ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Arte cinese

Li Cheng – Paesaggio fra le montagne X sec. – Museo di Pechino

Dario Lodi

Il pittore cinese in genere non era soltanto un artista di professione, ma un filosofo, un saggio. La pittura era vista come la perfezione del sapere. Le maggiori tematiche cinesi sono state per secoli paesaggi, uccelli, animali (cavalli in particolare), fiori, piante, la cui riproduzione specifica cela simbologie poetiche.

La cultura cinese afferma che l’arte è buona interpretazione della realtà esistente e non una sua semplice riproduzione. Raramente viene rappresentato l’uomo, concepito, nel caso, come un semplice ospite del mondo. Calligrafia e pittura sono strettamente collegate. Nessuno può diventare grande pittore se non è pure calligrafo.

La Cina ha avuto una storia complessa e difficile a causa delle numerose dispute per il potere, sino all’avvento di Mao. La base si è autoregolata, e si autoregola tuttora, grazie al Confucianesimo, che l’occidentalizzazione in atto condiziona solo superficialmente.

La riverenza spontanea e grata verso il mondo è stata tesaurizzata da Confucio e dal suo sistema basato su un ordine patriarcale non violento. Verso il mondo non c’è speculazione come in Occidente. E non c’è neppure contemplazione come quella degli antichi greci o quella più complessa degli umanisti. La contemplazione orientale è “solo” spirituale.

La pittura cinese esprime con chiarezza la spiritualità, per così dire pragmatica, che Confucio predica ispirandosi alla sensibilità orientale. Il suo sviluppo viene garantito anche dell’influenza di pensiero portata da Buddha, per quanto il pragmatismo, nel caso, è sottinteso. Tutto ciò contribuisce alla nascita del rispetto mistico per la realtà e allo stabilirsi della relativa idealizzazione.

Il fenomeno comincia a essere incisivo già nel terzo secolo della nostra era con le opere di Gu Zaikhi, un secolo dopo con quelle di Lu Danwei e un secolo dopo ancora con quelle di Zhang Sengyou: tre grandi maestri accomunati da una capacità pittorica irreprensibile, profondamente lirica, come trasognata (per scelta consapevole), un lirismo sconosciuto in Occidente.

La grandezza cinese sta in un’effusione sentimentale estremamente controllata e indirizzata verso un reale godimento dell’immagine, non in quanto prodotto umano, bensì in quanto prodotto di una parte della natura stessa. Una parte per il tutto, insomma. L’opera diviene simbolica senza perdersi nella simbologia.

Le vicissitudini della Cina, costringono l’arte a un rallentamento, si riprende nell’VIII secolo con Wu Daozi, Yan Liben e una delle glorie cinesi, Wang Wei, anche grande poeta. Quindi Han Gan (pittore sommo di cavalli) e Bian Luan che diventerà il più celebre pittore di fiori, uccelli e animali.

Tocca saltare la Scuola del Nord (Li Suxun e suo figlio Li Zhaodao), per questioni di spazio, e arrivare al sec. X, forse il più fulgido dell’arte pittorica cinese: Juan Dong e Ju Ran si dedicano al paesaggio, curandolo nei minimi dettagli. A loro si ispira Li Cheng, fiabesco e realistico allo stesso tempo.

Certo Li Cheng è fra i più sensibili artisti cinesi di tutti i tempi. La sua bravura tecnica sposa la sensibilità nel sentire l’oggetto rappresentato. I suoi paesaggi risentono di un’atmosfera particolare, come sospesa su un’emozione compresa.

La mano è ferma, abituata alla grafia, il colore è sfumato, diluito in continuazione: il pittore deve dipingere l’aria, l’atmosfera (stranamente il nostro Leonardo, che non ebbe certamente contatti con i Cinesi, si cimenterà nella medesima impresa).

La natura del paesaggio in questione è rappresentata secondo una visione forse più immaginata che reale. Li Cheng sembra entrare in comunicazione con un momento particolare, un momento in cui la natura rivela per un attimo il suo mistero di essere.

L’essenza del mondo non conosce cime e depressioni. Sono i pensieri che inseguono il mondo e che lo fanno secondo il sentire dell’istante in cui avviene l’interpretazione. Per l’artista cinese in genere l’interpretazione è una comunione con il tutto, non è una licenza personale.

Li Cheng ci trasporta nel suo paesaggio senza mettervi piede e impedendoci di fare altrettanto: c’è una cosa molto più importante da rispettare: Il mondo non va calpestato in alcun modo, il mondo va sentito, come se respirasse.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019