ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Arte giapponese

Ma yuan, Paesaggio, XIII sec., Shubun, Due donne, XV sec., Sesshu Toyo, Il monte Fuij, part., XV sec.,
Kano Tanyu, autoritratto (?), XVII sec. – National Museum Kyoto

Dario Lodi

La cultura giapponese deve molto a quella cinese (così come la romana alla greca), pur trovando, poi, una certa autonomia espressiva. L’arte pittorica (favorito il disegno a china) è legata alla natura, ma l’artista giapponese tenta interpretazioni che più coinvolgono il suo animo. Alla sensibilità cinese, diluita nei fenomeni naturali, risponde l’animus giapponese, più partecipe a ciò che la natura gli riserva, forse, persino, con della forzatura che però, nei grandi artisti, non è mai spiacevole.

Tutto ciò vuole significare che la personalità artistica giapponese è proiettata verso comprensioni della realtà più che verso contemplazioni della stessa, come nel caso cinese. La differenza non è di poco conto: denuncia la relativa giovinezza del Giappone rispetto alla lunga esperienza della Cina.

La seconda, con benefici nei confronti della profonda riflessione interiore, è appagata dagli stilemi iniziali mentre la prima vive con una certa drammaticità il reale presunto e immaginato.

Per il suo isolamento, durato molto tempo, la cultura giapponese non cambia negli anni, se non affinando le osservazioni e le visioni precedenti, secondo i dettami della filosofia “zen” che esclude qualsiasi atteggiamento totemico nei riguardi della natura: l’uomo la deve rispettare, amare e conviverci, non esservi soltanto ospite. E’ un atteggiamento che ha qualcosa di sbrigativo, di determinato senza scossoni psicologici, ed è qualcosa di preoccupato per il timore di un’esclusione, a priori e posteriori, dell’uomo dal mondo.

Al timore citato, l’artista giapponese oppone una serie di espressioni che comprendono razionalità, trasogno, incanto e sguardo lucido, coraggioso, diretto. Dal fondo proviene una specie di canto di meraviglia per la scoperta del creato e di se stessi coscienti dell’una e dell’altra cosa.

Dai pittori citati, e da altri (Kiyonubu Torii, XVII sec., Haronubu Suzuki, XVIII sec., sino a Kitagawa Utamaro, Utagawa Hiroshige e soprattutto Katsushika Hokusai, nel complesso, XVIII-XIX sec.) trarrà spunto la pittura impressionistica francese, riconoscente verso le magiche atmosfere delle opere giapponesi. Non una novità lo sfumato e neppure l’effetto nebbia, sin quasi alla in distinzione dell’immagine, nuova la sincerità dell’approccio verso una soluzione tecnica del genere, evidentemente sollecitata da precisi e condivisi moti dell’animo.

L’occidentalizzazione del Paese ha ridimensionato la tradizione artistica, bloccando il tradizionale sviluppo artistico nazionale. Personalità giapponesi di rilevanza artistica sono ripetitori di modelli convenzionali, realizzati serialmente, da Shinohara Ushio, Hirosaka Naoyoshi (naturalismo decorativo della scuola “rimpa”), Ogura Yuki, Shinoda Toko, Takashi Murakami. Vari i generi mescolati insieme, concettualismo occidentale, decorazione dichiarata, molta accademia. 

Katsushika Hokusai

La grande onda di Kanagawa

(Xilografia della serie le 36 vedute del Monte Fuij, copie sono presenti nei maggiori musei del mondo)

Grande, e del tutto insolito artista INDIANO, è Basawan (periodo Moghul, XVI-XVII sec.), conoscitore dei “trucchi” tecnici occidentali. Fu alla corte dell’imperatore Akbar I il Grande, ed era particolarmente apprezzato. Sono oltre cento le opere a lui attribuite. Il disegno proposto, di stupefacente vivezza, e originalissimo, ritrae un europeo ubriaco seduto ed è datato fine ‘500. E’ di proprietà del Freer and Sackler Gallery di Washington.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019