ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


Uno schizzo per Giovanni Boldini

di Fabia Zanasi

Il precoce talento ovvero la vocazione di Giovanni Boldini fu riconoscibile sin dall'infanzia: seppe disegnare ancor prima di imparare a scrivere.

La produzione pittorica di questo artista, nato a Ferrara nel 1842, attraversa alcuni decenni cruciali della cultura europea dal 1860 al 1930: si tratta infatti di un arco di tempo caratterizzato da scambi intensissimi fra scrittori, musicisti e maestri delle arti visive, spesso partecipi o almeno spettatori di una vita sociale assai mondana: salotti, teatri, corse al trotto, balli, esposizioni di toilettes femminili...

I dipinti di Boldini documentano pertanto le microstorie 'mascherate' di molti personaggi in posa: attrici famose, come Alice Regnault, intima amica del gelosissimo Alexandre Dumas jr, ritratta a cavallo (Milano, Galleria d'Arte Moderna, 1878 c.) secondo i dettami di un luminoso realismo, calligrafico e di sorprendente vivacità; dame, ossia 'Divine' - seguendo la dizione del maestro - contrassegnate da particolari dell'abbigliamento con vera funzione d'emblemi dei loro caratteri o dei loro sentimenti, così i lunghi guanti e il ventaglio nero contrapposti al simbolo della falce lunare nella spilla-gioiello, appuntata sulla scollatura dell'abito candido, oppure 'i fuochi d'artificio' compiuti da veli o piume di pavone, per irretire sguardi maschili verso spalle e braccia eburnee.

Donne che paiono concedersi generose alla vista, sebbene i loro sorrisi rimandino sempre ad una interiorità piuttosto inquieta e inafferrabile, consona, del resto, alle indimenticabili femmes dei romanzi di Proust, grande amico di Boldini, ma anche alle maliarde immortalate da D'Annunzio


La marchesa Casati

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Fanciulla sdraiata

Leggendo a letto

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Ragazza con cappello nero

Peraltro è possibile valutare in prospettiva diacronica l'immagine che di se stesso ebbe il maestro; emblematico, a tale riguardo, il raffronto tra l'autoritratto Montorsoli, voluto dalla direzione degli Uffizi (1892) e quello ora conservato al Museo Boldini di Ferrara (1911): la pennellata veritiera e spietata ha registrato le linee del tempo e i segni di una salute cagionevole, ma introduce anche un diverso rapporto con l'osservatore, perché la figura sembra effigiata nel preciso atto di ruotare il busto e il capo in direzione di chi guarda, pronto a fissare gli occhi come sempre indagatori alla scoperta dell'altro.

Clicca qui per vedere un autografo di Marcel Proust è un biglietto d'invito per l'Opéra Comique: lo scrittore ha prenotato due poltrone e prega l'amico di farsi trovare in abito da sera verso le 9, allorché passerà a prenderlo.

Diverso filone promettente per la critica, si offre a chi voglia immaginare l'iter formativo dell'artista, dall'inevitabile studio della pittura ferrarese tra '400 e '500, alla scoperta degli irrequieti frequentatori di caffè Michelangelo a Firenze e poi all'incontro con i naturalisti napoletani, fino alla svolta determinata dalla conoscenza dei grandi francesi: Corot, Sisley, Manet e Monet. Giovanni Boldini diventa allora il felice interprete di una città che esibisce la propria fisionomia urbanistica ormai in bilico tra passato e presente, la Parigi delle piazze attraversate dagli omnibus e dei ponti percorsi dalle carrozze.

Ritrattto di Mademoiselle De Nemidoff,
cantante all'Opéra di Parigi

Ritratto di donna Franca Florio
La prima versione del dipinto era meno castigata rispetto a quello riprodotto nell'immagine: la spallina caduta sottolineava una scollatura più pronunciata, mentre la gonna sollevata scopriva le gambe sino al ginocchio: don Ignazio, il marito della nobildonna, impose al pittore di rivestire la consorte in modo più serioso.

La sagace capacità d'osservazione di Boldini ci ha lasciato inoltre una documentazione formidabile per accostarci al mondo della musica e soprattutto dei suoi protagonisti: il 5 febbraio 1887 il pittore aveva assistito alla prima dell'Otello, ma soltanto nel 1893, in occasione della rappresentazione del Falstaff, donò a Verdi il ritratto che gli aveva dedicato (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). La fisionomia del musicista ci è così consegnata in tutta vivezza anche per quel dettaglio del suo sguardo azzurro che nessuna foto del tempo potrebbe comprovare.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019