Sito della Biblioteca Malatestiana

LA BIBLIOTECA MALATESTIANA
L'AULA DEL NUTI
UN TEMPIO LAICO IN MINIATURA

Sito del Comune di Cesena


LA PRODUZIONE DI UN CODICE (I, II)

Giustiniano, Infortiatum, cum glossa Accursiana
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Preparazione della pergamena

Generalmente i codici venivano scritti su pergamena, cioè su pelle di animale. I codici malatestiani avevano fogli di pelle di capretto. Per i suoi 126 codici Malatesta Novello ebbe bisogno di circa 10.000 capretti.

La pelle, per essere trasformata in materiale scrittorio, veniva immersa in una soluzione di calce e acqua; poi la si tirava per assottigliarla e infine la si ripuliva dalle impurità.

La pergamena presenta due parti: in una vi erano i peli dell'animale, nell'altra la carne. Le impurità andavano tolte con attenzione.

Le due parti hanno anche colori diversi: i copisti dovevano fare attenzione a mettere due parti dello stesso colore una di fianco all'altra, in modo da far risultare il codice più accattivante dal punto di vista estetico.

Il copista

Il copista eseguiva la copia di un manoscritto commissionatagli dal principe.

Per corregge gli errori di copiatura, il copista usava il raschietto, la mollica di pane o metteva sull'errore un colore uguale alla pergamena, lo lasciava asciugare e poi vi riscriveva sopra.

In un foglio era possibile scrivere a due colonne o a tutta pagina. Si rigava il foglio con lo stilo per fare le righe e infine si passava alla scrittura.

Si scriveva con le penne di alcuni volatili o con il calamo. L'inchiostro, fatto a mano, era contenuto nel calamaio o in un corno d'animale: si usava il rosso per i titoli e le lettere importanti, il nero per il resto.

I 126 codici sono stati realizzati in più di vent'anni. I copisti scrivevano solo su fogli non rilegati. Non si poteva appoggiare la mano sul foglio, per non correre il rischio di fare sbavature, ma si usava un sasso o un fermacarte.

Vi erano anche le abbreviazioni indicate con nodi o legature.

Gli amanuensi erano laici: oltre a italiani, vi erano anche francesi, tedeschi e olandesi. Alcuni erano di scrittura umanistica (littera antiqua), altri di scrittura gotica o semigotica (littera moderna).

Nelle scaffalature i manoscritti venivano collocati in senso orizzontale.

I miniatori

Sul foglio i copisti lasciavano del margine ai lati perché i miniatori potessero disegnare la miniatura ed eventualmente la cornice.

I pennelli dei miniatori avevano le setole di pelo di scoiattolo. Alcuni pennelli avevano una, due o tre setole.

Per realizzare i colori si pestavano e sminuzzavano le sostanze che davano i pigmenti. La polvere così ottenuta si mischiava con acqua, colle naturali e olio: i leganti.

Per decorare il figlio si usavano anche foglie d'oro. Veniva battuta una moneta d'oro fino a farne un foglio sottilissimo. Si prendevano poi parti di queste lamine d'oro e, con l'aggiunta di albume d'uovo, le si incollavano sul foglio.

L'etimologia della parola miniatura deriva da minio (sostanza usata per preparare il colore rosso).

I miniatori usavano le lenti d'ingrandimento e gli occhiali per disegnare alla perfezione i particolari.

I rilegatori

Dopo il lavoro dei copisti e dei miniatori, veniva quello dei rilegatori.

Le pergamene venivano poste sul telaio una dentro l'altra per essere rilegate con nervi d'animali.

Per proteggere la pergamena si creava un pezzo di legno forato per infilarvi i nervi, in modo da tenere saldi i fogli.

Le coperte dei codici venivano realizzate con pelli d'animali e per farle aderire al legno che faceva da supporto, venivano usate colle naturali, come p.es. l'albume dell'uovo.

Per chiudere il codice si usavano le bindelle: strisce che si applicavano sulla coperta.

Sulla coperta venivano anche applicate delle borchie, per non far strisciare la pelle sui plutei, i banchi della biblioteca.

Vedi esempi di scrittura umanistica e gotica
www.unigre.it/pubblicazioni/lasala/WEB/INDICE.HTM#RN28


Si ringrazia per la collaborazione la vicedirettrice della Biblioteca Malatestiana Paola Errani.
La musica è tratta da Intabulatura di Valentin Bakfark (1507-76), arrangiata da Harald Lillmeyer

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 03/11/2006