Indice
Percorso geografico

Premessa

I tempi geologici più antichi

I tempi geologici recenti

Dove e perché la centuriazione persiste o cede

Geologia e clima del territorio cesenate centuriato

Il territorio di S.Giorgio di Cesena


Premessa

Il territorio di S.Giorgio occupa la parte centrale della pianura cesenate tra il fiume Savio ad occidente e il mare Adriatico ad oriente. Tale territorio si eleva ad una quota media di 15 metri sul livello del mare, con generale pendenza verso Nord-Est. Si tratta di una vasta pianura alluvionale.
Nella sua struttura e formazione hanno agito prevalentemente due fenomeni: subsidenza (abbassamento del livello del terreno) e alluvionamento (fenomeno di trasporto di detriti fini e grossolani dato da straripamenti dei fiumi). Dove l'alluvionamento incontra la subsidenza si formano paludi, stagni ecc.
I fattori climatici che furono favorevoli a tali avvenimenti furono: alta piovosità, abbassamento della temperatura media e più erosione. Sulla base dei dati emersi con l'esecuzione di pozzi, sondaggi geotecnici, canali di bonifica e costruzione di edifici è stato possibile ricostruire le varie vicende geologiche che portarono alla formazione del territorio.



I tempi geologici più antichi

Nella zona attorno a San Giorgio, al di sotto di una copertura ghiaiosa, sabbiosa, argillosa, e torbosa, giacciono strati compatti e cementati.
La copertura si sedimentò negli ultimi 2.250.000 anni. Tra i sedimenti della copertura e quelli sottostanti, vi è uno strato di sedimentazione dovuto a movimenti orogenetici, causati dallo spostamento della microplacca che occupa l'area dell'Appennino e della pianura Padana.
Il sottosuolo di S.Egidio si trova nella fascia esterna degli Appennini e i corpi sedimentari del Pliocene superiore - Quaternario non sono stati mascherati dagli accavallamenti delle strutture appenniniche. I pozzi eseguiti dall'AGIP hanno raggiunto ed esplorato i terreni oligo-miocenici intensamente tettonizzati.
Terreni attribuibili alla parte più alta della Formazione marnoso-arenacea sono presenti anche nel sottosuolo della pianura cesenate. I terreni prevalentemente marnosi oligo-miocenici vengono attualmente indicati con il nome di Marne di Gallare. Si tratta di sedimenti di origine marina ricchi di microfossili. Sulla base della presenza di questi ultimi è stato possibile anche per i terreni miocenici del sottosuolo della pianura cesenate dettagliarne la successione stratigrafica. I pozzi "Cervia 1", "Cervia 3" e "Cesena 1" furono ubicati in corrispondenza di due zone di alto strutturale, denominate rispettivamente anticlinale di Cervia e anticlinale di Cesena. Si può infine accennare che con l'esecuzione da parte sempre dell'AGIP di due pozzi, nella parte più orientale della pianura cesenate, denominati "Gambettola 1" e "Rubicone 1", sono stati raggiunti e oltrepassati i terreni dell'Oligocene. Si è così potuto accertare che nel sottosuolo della pianura cesenate sono presenti tutte le formazioni geologiche dal Paleogene al Mesozoico, che affiorano nelle Marche. Si tratta in massima parte di terreni di natura calcarea e dolomitica. Tali terreni si sedimentarono intorno a 190-195 milioni di anni fa in un ambiente marino poco profondo.

da A. Veggiani

I tempi geologici recenti

I sedimenti del Quaternario non hanno, nella catena appenninica, subito traslazioni e piegamenti ed hanno pertanto una giacitura più tranquilla. Le correlazioni attraverso questi sedimenti, tramite i vari pozzi eseguiti, sono di più facile esecuzione ed è possibile seguire le successive fasi della sedimentazione. È stato così riconosciuto che dopo l'emersione di una parte della catena appenninica, ora sepolta nel sottosuolo della pianura cesenate, si creò in tale zona un vasto promontorio. Le colline si estendevano fino nei pressi di Cesenatico e Cervia. L'area in esame rimase emersa per buona parte del Pliocene inferiore e medio. Poi il mare invase le terre precedenti, fino a spingersi presso l'attuale bordo del Subappennino romagnolo.
Nel complesso di sedimenti del Pliocene si possono distinguere due fasi di sedimentazione: una, più antica, caratterizzata da depositi prevalentemente argillosi; ed una, più recente, con predominanza di sabbie con intercalazioni di argille, torbe e ghiaie. Il primo complesso viene indicato nella letteratura geologica padana con il nome di "Argille del Santerno" ed il secondo con "Sabbie di Asti". Osservando la sezione geologica attraverso il sottosuolo di San Giorgio, si può constatare che lo spessore del Pliocene rilevabile dal pozzo "Cervia 2" è doppio di quello dei pozzi "Cervia 1"e "Cervia 3", ed è quadruplo di quello del pozzo "Cesena 1". Ciò è dovuto al fatto che la subsidenza nell'area Nord dell'anticlinale di Cervia era molto maggiore di quella della pianura cesenate in esame. Nella parte più alta del Pleistocene si trova la documentazione delle fasi glaciali. L'alternarsi di periodi glaciali e di periodi interglaciali provocò vasti movimenti nella linea di riva dei mari, compreso l'Adriatico. Se si fa riferimento all'ultima grande glaciazione, il livello del mare Adriatico, rispetto a quello attuale, si abbassò di oltre 100 metri.
Ambienti palustri, lagunari, marino-costieri, vallivi e terrestri si alternarono nel corso dei millenni, a seguito del susseguirsi delle variazioni climatiche, delle oscillazioni della linea di spiaggia e degli apporti solidi dei fiumi al mare.
A nord di San Giorgio, il pozzo "Pisignano 1" ha individuato strati mineralizzati ed acqua dolce fino alla profondità di 340 metri, poi fino alla profondità di 500 metri dominano le acque salmastre. Spostandosi a sud di San Giorgio, la base delle acque dolci si trova via via a profondità minori. Così nel pozzo "Cesena 1", le acque dolci si trovano fino a 70 metri, seguono le acque salmastre fino a 125 metri, e a maggiori profondità si hanno acque salate.

da A. Veggiani

Il sottosuolo del territorio di S. Giorgio
Il sottosuolo del territorio di S. Giorgio

Dove e perché la centuriazione persiste o cede

Tutte quelle elencate nei paragrafi precedenti sono le caratteristiche geologiche e naturali a cui si è dovuto adattare il grande impianto della centuriazione.
Infatti, quando la si realizzò, la si mise in stretta relazione con le condizioni naturali del suolo, prima fra tutte le pendenze per assicurare il drenaggio. Così gli assi della centuriazione sono orientati secondo la direzione del corso dei fiumi. La centuriazione è andata incontro a un graduale degrado che però non è uniforme fra le varie zone. È successo che i territori centuriati sono stati sottoposti a risistemazioni e bonifiche per ripristinarvi le loro capacità di drenaggio aggredite da dissesti idrogeologici e, soprattutto, da alterazioni della rete idrografica nel corso del tempo, che hanno causato la perdita delle loro funzioni. I luoghi in cui la centuriazione si è ben conservata sono gli alti strutturali, zone poste sopra ai rilievi appenninici che continuano sotto la pianura, per esempio S. Giorgio.

da A. Veggiani


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