ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA |
|||||||||||||
|
Käthe Kollwitz, pittrice degli operai
Nel 1924 disegnò il manifesto dal titolo Mai più guerra! che esprime la sua protesta contro il militarismo. Negli anni '20 e '30 il tema della maternità assume sempre più un contenuto antimilitarista: le madri proteggono i loro figli da tutti i mali dei mondo. li tema della madre sarà presente sino al 1942, allorché disegnerà un'operala che guarda con aria di sfida il nemico mentre con le sue braccia robuste protegge i propri figli. A questo lavoro la Kollwitz diede un titolo che ha il sapore di un testamento spirituale, oltre che di un monito a tutta l'umanità: Non macinale i frutti della semina!, un'espressione presa dal grande poeta Goethe. La Kollwitz avvertì assai dolorosamente la morte di K. Liebknecht, uno dei fondatori dei partito comunista tedesco, assassinato da ufficiali reazionari. I parenti dei dirigente politico andarono a chiedere alla disegnatrice di farne un ritratto ma il volto fiero di quell'uomo lei non sapeva come riprenderlo: dai molti abbozzi rimasti si capisce che cercava la variante più espressiva. Cominciò con un'acquaforte ma subito vi rinunciò; provò poi con la litografia ma senza successo. Riuscì infine a realizzare il progetto mediante un'incisione su legno. In memoria di Liebknecht divenne famoso in tutto il mondo. Prima della morte di questo leader, avvenuta nel 1919, la Kollwitz, membro attivo dell'Accademia delle arti di Prussia, considerava la politica estranea all'arte, perché troppo ambigua e tendenziosa. Ma dopo comprese bene il significato della solidarietà dei lavoratori per la costruzione di un mondo diverso. Ecco perché accolse con gioia la vittoria della rivoluzione socialista in Russia. Nel 1921, provando una calda simpatia per i lavoratori affamati della Repubblica sovietica, disegnò un manifesto che acquistò subito una vasta notorietà: delle mani tese per sostenere un uomo indebolito dalla fame, con questa iscrizione: “Aiutate la Russia!”. Alla Kollwitz fu vietata qualunque attività artistica sin dal 1933, allorché la sua arte era stata definita “degenerata”. Ma Käthe - uscita insieme a M. Liebermann e H. Mann dall'Accademia - rimase fedele ai suoi ideali progressisti e, malgrado la malattia, l'età e le persecuzioni, continuò a lavorare, a frequentare gli amici e i colleghi, volendo persino partecipare, dimostrativamente, ai funerali di E. Barlach, anche lui artista “degenerato”. D'altra parte lei stessa aveva scritto che la sua arte non pretendeva d'essere “pura”. “Non ho difficoltà ad ammettere - disse una volta - che la mia arte si pone degli obiettivi. lo voglio agire nella mia epoca”. Era appunto questo che la rendeva diversa. Nella sua vasta opera, in questo senso, non si trovano né paesaggi né nature morte. In effetti, ben pochi artisti figurativi tedeschi di quell'epoca, paragonabili a lei per posizioni concettuali a livello artistico, avevano raggiunto con le loro opere tanta popolarità, specie nel movimento operaio tedesco e internazionale e fra tutti coloro che si battevano contro il fascismo e la guerra. Oggi come allora, la riuscita sintesi di sofferta umanità di dedizione alle lotte dei lavoratori e di maestria figurativa le hanno assicurato una vasta fama. Verso la fine della sua vita, rispondendo a una domanda sul valore dell'arte, Kollwitz espose con molta lucidità il suo credo filosofico. Nel 1944 aveva già dato un'identica risposta in un questionario dei governo nazista rivolto a un centinaio di noti pittori tedeschi, le cui risposte erano state poi pubblicate in un libro. Dopo qualche tempo Kollwitz ricevette una lettera anonima piena di insulti: le sue opere venivano giudicate “volgari, impudenti, repulsive”, ma lei pensava in modo diverso: “La mia formazione d'artista - disse - ha coinciso con la nascita del socialismo. Certo, a quel tempo non svolgevo un'attività militante vera e propria, ma di sicuro capivo che l'idea della bellezza per me era il proletariato, nelle sue tipiche espressioni di lotta e di sofferenza, che mi spronavano a dipingere. Più tardi, quando ho conosciuto gli operai più da vicino, al primo sentimento che avevo provato per loro s'aggiunse quello di dover mettere la mia arte al loro servizio” (cfr. Bekenntnisse, Leipzig 1981). Käthe Kollwitz morì il 22 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, nel piccolo centro di Moritzburg vicino a Dresda, dove aveva trovato rifugio presso alcuni amici dopo che i bombardamenti su Berlino avevano distrutto la sua casa. In luogo di quella casa è stato eretto un monumento in suo onore. Nel 1950 fu pubblicata in Germania una monografia per far conoscere la sua arte alle generazioni cresciute sotto il regime nazista. Nel frattempo sono uscite numerose altre pubblicazioni a lei dedicate. Le sue opere sono esposte in musei e gallerie. I bambini le conoscono già dai libri di scuola: imparano così sin dalla più tenera età a capire il senso di quell'espressione di Goethe... Fonti
|