ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


IL GENIO MUSICALE DI MOZART

Ritratto postumo di Mozart, dipinto da Barbara Krafft (Vienna, Società degli amici della musica)

I signori viennesi non devono credere che io sia al mondo unicamente per loro.
(da una lettera di Mozart al padre)

Il 27 gennaio 1756 nasce a Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart, figlio di Anna Maria Pertl e di Leopold Mozart, violinista e compositore di corte del principe arcivescovo Sigismund von Schrattenbach. Ai sette figli della coppia solo due sopravviveranno: Wolgang e la sorella Maria Anna, detta "Nannerl".

Al registro battesimale i nomi di Mozart non furono esattamente quelli che conosciamo, ma Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus, e nelle sue lettere a volte aggiungeva alla firma il nome di cresima Sigismundus. Solo dal 1777 egli adottò definitivamente la forma francese di Wolfgang Amadé (poi trasformato dalla critica in Amadeus, mentre in tedesco il padre lo chiamava Gottlieb).

Fu il padre a riconoscere subito il precoce talento musicale del figlio, che già a quattro anni, sotto la sua guida, veniva messo a studiare il cembalo e, successivamente, il violino e la composizione. Il tal modo il bambino ebbe la straordinaria fortuna di aver assimilato, prima ancora dei codici linguistici del parlato e dello scritto, quelli musicali. Dalla madre invece, ch'era figlia di un prefetto, prenderà il gusto del divertimento farsesco, assai tipico in molte sue opere.

Quando il padre s'accorge che il piccolo Amadeus era in grado di esibirsi in pubblico, suonando il violino e il cembalo, lo porta a Monaco nel 1762, davanti al principe Massimiliano, e poi allo Schönbrunn di Vienna, suscitando l'ammirazione della corte di Maria Teresa d'Austria. Si cimenta anche come compositore di brevi pezzi per pianoforte.

Il successo è così clamoroso che il padre, ch'era non solo colto ma anche ambizioso, decide di fare un primo grande viaggio in Europa nel 1763, toccando i centri più significativi delle corti signorili, principesche e reali, e sempre con identici apprezzamenti per le straordinarie capacità del figlio: Parigi, dove a sette anni pubblica le prime composizioni; Londra, dove studia canto con l'eunuco Manzuoli; Amsterdam, Bruxelles, Utrecht, Rotterdam, Anversa, Francoforte, Monaco, Heidelberg, Magonza, Bonn, Colonia, Coblenza e altre città ancora. Anche la sorella Nannerl suonava con maestria il clavicembalo con lui.

Mozart viene a contatto con musicisti e compositori di ogni stile e genere musicale, facendosi un'esperienza impareggiabile, che gli permetterà poi di produrre liberamente sui registri più diversi. Sono anzi note, nella sua vasta produzione artistica, i "prestiti" e le citazioni di opere altrui. Nel Requiem sono rintracciabili intere frasi musicali tratte da composizioni di G. F. Händel; l'ouverture de Il flauto magico ha una sorprendente somiglianza con l'ouverture de Il prigionier Superbo di G. B. Pergolesi e l'opera contiene arie particolarmente simili a lavori di D. Cimarosa e M. Clementi; lo stesso Clementi e D. Scarlatti sono più volte citati nelle sue sonate per pianoforte. D'altra parte lo stesso Mozart ha influito enormemente sugli operisti napoletani e italiani in generale, compreso Rossini. Anche in ambito tedesco Mozart fu "plagiato" da musicisti come Beethoven, che utilizzò due temi musicali mozartiani (Sonate K 332 e K 135; Fuga della Fantasia K 394) nella sua sinfonia pastorale e Felix Mendelssohn che sfruttò in diverse composizioni temi ispirati a Mozart.

Quando nel 1766 rientra a Salisburgo i musicisti sono convinti che non sia il piccolo Amadeus a comporre la musica ma suo padre, per cui deve sottoporsi a diversi esami prima di essere creduto. Può comunque dedicarsi intensamente, sotto la direzione del padre, allo studio della composizione, anche se proprio quei viaggi così stimolanti gli renderanno presto molto stretti i limiti della musica sacra della sua città, che pur vantava un'antica e gloriosa tradizione.

L'impegno comincia a produrre i primi veri frutti, anche in campo teatrale: l'opera buffa La finta semplice, tratta da una commedia di C. Goldoni, e il singspiel (opera buffa in lingua tedesca di argomento leggero, che alterna parti recitate e parti cantate con accompagnamento orchestrale) Bastien und Bastienne non sono più semplici esercitazioni.

Nel 1767 i Mozart suonano presso la corte imperiale di Vienna, e a Salisburgo l'undicenne Amadeus viene nominato dall'arcivescovo "Maestro dei concerti di corte".

Padre e figlio nel 1769 decidono di partire per l'Italia, patria del melodramma. A Verona, dopo controlli rigorosi sull'autenticità del suo genio, Amadeus è nominato "Maestro di cappella onorario dell'Accademia Filarmonica". A Mantova inaugura con un concerto il Teatro Scientifico. Il governatore di Milano, conte Firmian, gli commissiona un'opera seria, Mitridate re del Ponto, su libretto di Cigna-Santi basato sull'omonima opera francese di Racine tradotta dal Parini e che fu diretta dallo stesso Mozart nel 1770 con successo.

Sempre a Milano conosce le opere strumentali di Sammartini e in una locanda di Lodi compone il suo primo quartetto. A Firenze suona alla corte del granduca Leopoldo di Toscana. Poi è a Torino, Venezia... A Napoli ascolta Il barbiere di Siviglia, di Giovanni Paisiello, restandone molto impressionato, sia per i nuovi mezzi espressivi che per l'uso drammatico-psicologico degli strumenti. A Roma, dopo aver ascoltato nella Cappella Sistina il Miserere di Gregorio Allegri a 16 voci, per il quale il papa aveva voluto l'esclusiva, tanto da intimare la scomunica a chi se ne fosse impossessato al di fuori delle mura vaticane, riuscì a trascriverla tutta a memoria e a portarla in Austria.

Forse però l'incontro più significativo è avvenuto a Bologna, presso l'erudito padre Martini, con cui studia il contrappunto e che gli permette di diventare, nonostante avesse solo dodici anni, "Maestro di cappella dell'Accademia Filarmonica", una delle istituzioni più importanti dell’epoca. In una delle lettere indirizzate a Martini Mozart chiese un’opinione su alcune sue composizioni: è un fatto eccezionale, in quanto, a parte Haydn, rarissimamente Mozart chiedeva opinioni ad altri.

L'esperienza italiana gli sarà fondamentale, poiché gli permetterà di associare in una maniera assolutamente inedita l'estro, la libertà formale, la cantabilità e la teatralità dei paesi mediterranei, con la cultura strumentale, l'austerità del contrappunto, il sonatismo austro-tedesco, le fantasticherie romantiche, lo stile drammatico e impetuoso dello Sturm und Drang dei paesi nord-europei.

A Salisburgo i Mozart tornano nel 1771, ma alla fine dell'anno sono di nuovo a Milano, dove su un testo del Parini egli scrive la serenata teatrale Ascanio in Alba per le nozze dell'arciduca Ferdinando con Maria Riccarda di Modena, e l'anno dopo vi allestisce l'opera seria Lucio Silla.

Nonostante questi incredibili successi, il giovane Mozart continua a svolgere un lavoro di routine alle dipendenze di un arcivescovo in una città che in fondo era di provincia. Svolgere una vita musicale attorno alle cappelle ecclesiastiche gli stava diventando insopportabile.

Voleva diventare indipendente ma, pur cercando una sistemazione redditizia, non riusciva a trovarla. Non solo, ma il nuovo arcivescovo, Hieronymus conte di Colloredo, che pur l'aveva confermato come maestro dei concerti, non l'apprezzava.

In quegli anni (1770-73) patisce di eritema noduloso, frequenti bronchiti e febbri, tifo addominale, poliartrite e vaiolo. L'unica vera soddisfazione che ha è la composizione a Monaco di un'opera buffa, La finta giardiniera, per la corte del principe elettore Massimiliano (1775), che però non gli concede un posto presso la sua corte.

L'anno dopo scrive a Salisburgo il dramma per musica Il re pastore e 5 Concerti per violino, ma, nonostante gli entusiasmi generali, l'arcivescovo gli è sempre più ostile, al punto che gli nega una licenza di alcuni mesi per un viaggio in Italia.

Per tutta risposta Mozart abbandona il servizio e nel 1777 parte con la madre per Parigi, ma anche qui, nonostante i molti concerti, le sonate per violino e pianoforte e le composizioni ai Concerts Spirituels, non ottiene alcun impiego stabile. I cultori della musica erano troppo presi dalla rivalità tra Gluck e Piccinni per accorgersi del genio di Mozart, il quale anzi dovette subire l'improvvisa morte della madre per una grave malattia, sicché, di fronte alle insistenze del padre di ritornare quanto prima a Salisburgo per riprendere servizio presso la corte arcivescovile, non poté opporre alcun rifiuto. E si mise a scrivere la Sinfonia concertante per violino e viola e la Messa dell'incoronazione (1777-79).

Ma la rottura era alle porte. Quando in un soggiorno viennese del 1781 l'arcivescovo gli impedì di suonare in casa della contessa Thun, dov'erano presenti l'imperatore e la migliore nobiltà, egli attese soltanto l'occasione propizia per andarsene definitivamente da Salisburgo. E questa gli arrivò nello stesso anno da parte della corte di Monaco, che lo incaricò di comporre un'opera seria su un libretto d'impostazione metastasiana, Idomeo (1781). Il suo immediato trionfo lo convinse ad andare a vivere a Vienna.

In lui si era verificato il passaggio dalla vecchia figura del maestro di cappella al nuovo status di musicista che opera come un libero professionista, anche se proprio questa decisione gli sarà fatale, non avendo né lui né la moglie alcuna capacità di gestirsi finanziariamente.

Nella capitale austriaca tra lezioni e concerti Mozart, in un primo momento, non sembrava avere problemi di sussistenza. Ampio successo ottenne il singspiel Il ratto del serraglio, rappresentato al Burgtheater nel 1782, ambientato in un paese dell'impero turco.

Nella biblioteca del barone van Swieten Mozart scopre gli oratori di Händel e le opere di J. S. Bach, che lo affascinano, inducendolo a comporre delle fughe.

Contro il parere del padre sposa Konstanze Weber, meno raffinata intellettualmente della sorella Aloysia, cantante e artista di rango, di cui Mozart s'era in un primo momento invaghito. I due comunque non si lasceranno mai: avranno sei figli ma solo due giungeranno all'età adulta.

Nel 1784 il barone Otto von Gemmingeu lo fa entrare nella loggia massonica "Zur Wohltätigkeit" ("Alla benevolenza") e, successivamente, in quella chiamata "Zur Wahren Eintracht" ("Per la vera armonia"), per le quali compone diversi lieder e cantate: la Cantata K471 del 1785, L’Adagio per 2 clarinetti e 3 corni di bassetto K411 dello stesso anno e la Musica Funebre Massonica K 477 (pure questa del 1785), oltre alla Piccola Cantata Massonica K623 del 1791.

Questo approccio esplicito ai valori borghesi (non privi di un certo anticlericalismo) gli inimica gli aristocratici più conservatori, che infatti, nel 1786, non apprezzano Le nozze di Figaro (su un libretto che Lorenzo da Ponte aveva ricavato dalla commedia di Beaumarchais). Il motivo era l'eccessiva satira sociale. D'ora in poi Mozart si vedrà preferire, a corte, i concorrenti italiani. La pièce verrà addirittura proibita dall'imperatore in persona.

Nel 1785 incontra J. Haydn, restando molto impressionato dalle sue stupende sinfonie: gli dedicherà, alcuni anni dopo, i Quartetti Prussiani. Haydn fu forse uno dei pochi musicisti che capì veramente fin dove arrivava il genio di Mozart.

Per sua fortuna le Nozze incontrano a Praga un favore incondizionato del pubblico (1787), tanto che viene incaricato di scrivere un'altra opera, Don Giovanni, anch'essa su libretto di Da Ponte, il cui soggetto è preso dal dramma spagnolo del Seicento, El burlador de Sevilla, di Tirso de Molina, rielaborato da G. Bertati). Il successo è trionfale, una vera apoteosi, che durerà per tutto l'Ottocento. Mozart aveva frantumato le barriere che per decenni avevano segnato i tradizionali confini tra opera buffa e opera seria.

L'anno dopo tuttavia gli moriva il padre: il cognato, come liquidazione definitiva dell'eredità paterna, gli offrì mille fiorini, ch'egli accettò senza discutere.

Nonostante i successi di Praga, alla corte di Vienna, che non aveva apprezzato il Don Giovanni, si rifiutano di affidargli un impiego retribuito secondo il suo valore (prendeva solo 800 fiorini l'anno, a partire dal 1787). Una vita disordinata e frenetica lo conduce ad ammalarsi seriamente e a indebitarsi ancora di più (le sue ultime lettere sono tutte rivolte a Johann Michael von Puchberg, un agiato mercante della massoneria viennese, affinché lo aiuti a uscire dalla miseria).

Nel 1789 il teatro di corte viennese gli commissiona una nuova opera, Così fan tutte (La scuola degli amanti), l'ultimo dei tre capolavori su libretto italiano di Da Ponte, rappresentato al Burgtheater, almeno fino a quando il successore dell'imperatore Giuseppe II, Leopoldo II, non lo fa ritirare dalle scene, rifiutandogli anche l'incarico di "Secondo maestro di cappella". Gli ultimi tre anni della vita di Mozart saranno terribili.

Celando la propria identità, il conte Franz von Walsegg zu Stuppach gli commissiona, nel 1791, la composizione di un Requiem per la moglie appena morta. Ma Mozart, essendo già molto impegnato a concludere il singspiel Il flauto magico (su libretto di E. Schikaneder) e Clemenza di Tito, procede a rilento. Quando finalmente è in grado di lavorare all'opera a tempo pieno è talmente debilitato che scrive alla moglie di stare componendo un Requiem per se stesso. Di qui i toni altamente drammatici.

Nell'estate di quell'anno fa rappresentare a Praga Clemenza di Tito, un'opera seria su un vecchio libretto metastasiano rimaneggiato, scritta per l'incoronazione dell'imperatore Leopoldo II a re di Boemia. E alla fine di settembre appare Il flauto magico al Theater auf der Wieden di Vienna: un'opera che può essere letta sia come fiaba per bambini che come racconto massonico o come storia a contenuto illuministico (gli ideali della massoneria nel Settecento erano quelli della borghesia moderata). Il successo tra il pubblico borghese è enorme e questa, in effetti, è l'opera che per il suo contenuto di mistero e di magia preannuncia l'opera tedesca dell'Ottocento.

Quando si viene a sapere in Europa in quali precarie condizioni si trova Mozart, alcuni esponenti della nobiltà ungherese e di Amsterdam sono intenzionati a organizzare una sottoscrizione per liberare il compositore da ogni preoccupazione finanziaria. Ma è troppo tardi. Mozart è già sul letto di morte, ove continua a lavorare al Requiem, senza riuscire a terminarlo (lo farà il suo allievo Franz Xaver Süssmayer). Il conte, musicista dilettante, ottenuta l'opera, se la firmò come se ne fosse stato l'autore!

Mozart muore il 5 dicembre dello stesso anno, dopo aver composto più di ottocento opere, portando alla perfezione ogni genere musicale, dalla sinfonia al melodramma, dalla musica da camera a quella religiosa. Trovò sepoltura, dopo un servizio funebre di terza classe, in una fossa comune del cimitero viennese di St. Marx: i troppi debiti impedirono alla moglie di agire diversamente. Poche settimane prima di morire le aveva confidato che il potente Antonio Salieri l'aveva avvelenato, cosa che confermò lo stesso Salieri in punto di morte, nel 1824, ma sull'argomento ancora oggi i pareri sono molto discordi. Di fatto non si sa con sicurezza di cosa sia morto Mozart. D'altra parte il suo corpo, se si esclude forse il teschio presente nel Mozarteum di Salisburgo, non è più stato ritrovato.

Nel 1809 la moglie si risposò col diplomatico danese Georg Nikolaus von Nissen (1761–1826), grande ammiratore di Mozart e autore di una delle prime biografie dedicate al musicista, in cui alcune parti sono chiaramente idealizzate.

Le sue aperte simpatie per la borghesia gli impedirono di ricevere dagli ambienti aristocratici della corte viennese, che pur voleva frequentare, i riconoscimenti adeguati al suo ingegno musicale. Mozart s'illuse che fosse sufficiente esibire una genialità straordinaria per convincere i conservatori ad aprire le porte alle idee illuministiche di cui la sua musica si faceva portavoce. Ma quando scoppiò la rivoluzione francese pagò a caro prezzo la sua ingenua esuberanza. L'impero austro-ungarico non aveva alcuna intenzione di svecchiarsi e non l'avrebbe fatto sino alla prima guerra mondiale. A Mozart mancò quell'accorta prudenza che ebbe invece suo padre.

Quasi tutte le sue opere sono state classificate utilizzando un numero e la lettera K, che sta per Köchel, lo studioso austriaco che nel 1882 pubblicò il primo catalogo delle opere mozartiane, suddivise in ordine cronologico. Da allora il catalogo è stato rifatto otto volte, conservando sempre quella lettera.

Fonti

Testi

DVD musicali

Youtube

SitiWeb

Foto (clicca per ingrandire)


Leopold Mozart, il padre
di P. A. Lorenzoni

Anna Maria Pertl, la madre
di P. A. Lorenzoni

Nannerl, la sorella
(Salisburgo Mozarteum)

Famiglia di Mozart nel 1780
dipinto di J. N. Della Croce
Salisburgo Mozart Museum

Mozart col padre e la sorella
a Parigi nel 1763
di Louis Carrogis de Carmontelle

Mozart a sette anni
di P. A. Lorenzoni

Mozart da bambino

Mozart nel 1768

Hieronymus Colloredo
arcivescovo di Salisburgo

Padre Martini

Profilo di Mozart

Mozart nella loggia massonica
"Speranza incoronata"

Ritratto di Mozart

Ritratto di Mozart

Mozart
Biblioteca dell'Accademia Filarmonica
di Mantova

Salisburgo, Casa di Mozart

Mozart
dipinto da Barbara Kraff
Società degli amici della musica
Vienna

Cattedrale di Augusta
dove Mozart teneva concerti

Costanza Mozart
dipinto di H. Hansen

Costanza Mozart

Mozart compone il Don Giovanni

Mozart alla spinetta
dipinto di E. Hamman

Mozart e Haydn
Biblioteca Nazionale Austriaca
di Vienna

Mozart compone il Flauto magico

E. Schikaneder
librettista del Flauto magico

Lorenzo Da Ponte
librettista delle Nozze di Figaro,
Don Giovanni, Così fan tutte

Mozart morente dirige il Requiem

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019