Diritti umani nella società multiculturale

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QUANDO LA DIVERSITA' AIUTA L'IDENTITA'

L'educazione ai "diritti umani" nella società multiculturale non è forse un modo astratto di porre la questione dell'integrazione culturale?

I "diritti umani" prevalenti in questo momento a livello internazionale non sono forse quelli formulati nell'area delle società occidentali (o comunque delle società sottoposte all'influenza della civiltà capitalistica), o, se vogliamo, non sono forse quelli il cui controllo, in ultima istanza, dipende dalla volontà dei Paesi che, dopo aver vinto la II guerra mondiale, ancora oggi esercitano una decisa egemonia politica a livello internazionale?

Normalmente noi occidentali riteniamo sia sufficiente rispettare tali "diritti" per garantire l'esistenza e lo sviluppo della società multiculturale. Ma siamo sicuri che l'equazione sia così scontata?

Lo stesso concetto (filosofico e gius-politico) di “diritti umani" non è forse nato nell'ambito della cultura occidentale? Chi ci dice ch'esso sia sufficiente per valorizzare le "culture altre”?

Perché non dovremmo pensare che da un'effettiva integrazione culturale potrebbe anche emergere una nuova formulazione del concetto di "diritti umani", se non addirittura un suo superamento?

Il diritto infatti, se praticato, garantisce il rispetto della "diversità", ma di per sé non favorisce il processo integrativo delle diverse culture.

Peraltro il diritto riuscirebbe a garantire l'effettivo rispetto delle diversità culturali solo se la sua formulazione fosse il frutto di un processo integrativo già in atto, in cui tutte le parti in causa vengano considerate paritetiche, equivalenti. Il che, a tutt'oggi, non è.

Se esistesse un processo di questo genere, il diritto perderebbe buona parte della sua ragion d'essere. Le diverse culture si garantirebbero il reciproco rispetto proprio perché si sentirebbero inscindibilmente unite. Il rispetto, in tal caso, non potrebbe mai essere formale (come spesso invece accade nell'ambito del diritto).

Quando non c'è rispetto, è perché manca la disponibilità all'integrazione, e quando manca tale disponibilità, non c'è diritto che possa favorirla.

Per favorire l'integrazione occorre capire che la "diversità" non è una minaccia all'identità, ma una possibile ricchezza. Anzi, si potrebbe addirittura dire che l'identità si pone tanto più in essere quanto più si accetta la diversità.

Per capire quale diversità vada accettata e quale no, bisogna sempre fare riferimento ai bisogni umani. L'identità e la diversità sono positive quando rispondono alle esigenze umane e fondamentali della vita.

Per rispondere a queste esigenze occorre non tanto il diritto quanto la disponibilità a considerare la propria identità strettamente correlata all'identità altrui. E questo non è un processo che avviene automaticamente, soprattutto perché da secoli siamo abituati a considerare la nostra civiltà come un modello paradigmatico per tutte le altre.


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Diritto
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Aggiornamento: 11/12/2018