ECONOMIA E SOCIETA'
idee per il socialismo democratico


I CAPITALI DI ORDINE SUPERIORE

Adriano Torricelli

* Capitale = ciò che serve per la produzione di un determinato bene d’uso (oggetto o servizio che sia).

A) Capitali ordinari sono i capitali direttamente impiegati nella costruzione di tali beni (materie prime, macchinari, soldi…).

B) Capitali di ordine superiore sono invece i capitali indiretti alla base di tale creazione, ovvero quell’insieme di mezzi che, pur non direttamente utilizzati dal singolo imprenditore per la creazione dei beni in questione, sono in ogni caso capaci di influenzare profondamente – e anzi spesso di rendere possibile – tale creazione (ad esempio, un trattato di commercio tra Stati, una moneta di scambio, determinate tradizioni e modi di pensare...).

Qual è una delle particolarità di questi capitali di secondo ordine o di ordine superiore? Il fatto di non essere spesso riconosciuti come tali, ovvero di essere scambiati per fattori non economici, o solo marginalmente tali (ovvero di essere sottovalutati nelle loro reali implicazioni dal punto di vista economico).

In realtà, pur non essendo (contrariamente ai capitali intesi in senso classico) coinvolti in modo diretto nel processo di produzione, tali capitali hanno un peso essenziale nell’orientare l’economia di uno stato o di una comunità.

Un esempio per tutti: la guerra può costituire uno strumento essenziale per uno stato per estendere le proprie influenze politiche ed economiche su altri stati (ad esempio, può essere un valido mezzo per assoggettare una regione ricca di materie prime utili alla produzione di alcune merci o beni di consumo, facilitandosene l’approvvigionamento). Se la guerra è un utile mezzo di arricchimento, se ne evince che un potente apparato militare costituisce per uno stato un capitale di ordine superiore di primaria importanza (…e infatti, ieri quanto oggi, le grandi potenze militari sono quasi sempre anche potenze economiche).

Lo stesso discorso si potrà poi fare per una miriade di altri fattori: ad esempio, una società caratterizzata da un’etica diffusa del lavoro avrà in linea di massima più facilità a svilupparsi economicamente rispetto a una caratterizzata da una visione fatalistica della vita e quindi, della stessa economia. Altro esempio, la presenza del mare potrà costituire (e costituisce effettivamente) uno stimolo all’incremento delle attività economiche (pesca e commercio) connesse con tale realtà. La capacità diplomatica di stringere alleanze convenienti (ad esempio, trattati di commercio favorevoli), può costituire a sua volta per gli stati un valido strumento di crescita economica… E così via, di esempi se ne potrebbero fare all’infinito.

Mentre i capitali ordinari sono facili da riconoscere come strumenti economici (e ciò dal momento che essi sono tali già in prima istanza), l’utilità economica dei capitali superiori (nonostante non sia affatto inferiore a quella dei primi) è di solito quantomeno meno immediata da vedere. Un altro fattore che gioca a sfavore di tale riconoscimento, è il fatto che in tale categoria (seppure a diverso titolo e con margini di influenza differenti) possano rientrare una serie pressoché infinita di fattori, ovvero l’insieme o quasi di tutto ciò che dà forma o che comunque influenza la vita della società nel suo complesso (dai fattori geografici, ambientali, a quelli culturali, militari, politici, diplomatici….).

* Si sarà notata la somiglianza tra il concetto di capitale di ordine superiore e quello marxiano di sovrastruttura, ovvero di quell’insieme strutture sociali non direttamente economiche capaci di influenzare e favorire attivamente lo sviluppo delle attività economiche quali hanno preso forma in un determinato contesto sociale, nonché (e anzi prima ancora) riflesso sul piano extra-economico dell’organizzazione economico-produttiva vigente.

Vi sono però due differenze essenziali tra tali concetti: a) l’idea marxiana di sovrastruttura è in prima battuta il riflesso passivo (epifenomenico) della struttura economica, anche se poi, in seconda istanza e per una qualità secondaria o di ritorno, è in grado di influenzare e modificare la stessa struttura che l’ha generata; b) in secondo luogo, essa ha un carattere tendenzialmente trasversale a vari stati, laddove tutti gli stati accomunati da una medesima struttura economica o modo di produzione (ad esempio, il modo di produzione capitalistico, piuttosto che feudale, schiavile, asiatico...) tendono ad avere sovrastrutture in gran parte analoghe tra loro (in quanto, appunto, prodotto di una medesima organizzazione produttiva ed economica di base).

Il concetto marxiano di sovrastruttura insomma, segue quello di struttura produttiva o modo di organizzazione economica: come la Storia umana è, per Marx, il susseguirsi di alcuni modi economici, è anche tendenzialmente il susseguirsi di un numero definito di forme di organizzazione extra-economica (politica, giuridica, culturale).

L’accento nel discorso marxiano si pone quindi prevalentemente su un piano generale, più che su un piano specifico, ovvero con riferimento a una singola nazione o stato o comunque a una specifica regione dell’economia-mondo. Esso si muove, se non in una prospettiva mondiale, quantomeno con riferimento di volta in volta all’insieme delle regioni accomunate da un medesimo modo di produzione.

Questi due caratteri: a) epifenomicità rispetto alle strutture economiche e produttive concrete; b) trasversalità e a-regionalità, si rovesciano nel concetto di capitale di ordine superiore nei loro esatti opposti.

L’idea di capitale di ordine superiore difatti, non si pone per se stessa come epifenomenica rispetto all’organizzazione economica concreta. Ovviamente, possono esservi capitali superiori prodotto della situazione economica concreta (ad esempio, un trattato di commercio tra stati può essere prodotto di interessi economici ben definiti al loro interno), ma quel che caratterizza tali realtà è sempre in primo luogo l’influenza attiva che (in qualità appunto di capitali o mezzi di sviluppo economico) essi hanno sull’economia reale, piuttosto che il fatto di esserne una derivazione.

L’altro aspetto del concetto di capitale di ordine superiore è la sua intrinseca regionalità. Esso difatti, serve soprattutto a rendere conto delle differenze di sviluppo economico tra diverse regioni e stati in un medesimo periodo storico. Un tale concetto ci aiuta a rendere conto del fatto che, in virtù della presenza di alcune risorse di carattere apparentemente non economico (capitali non ordinari), alcune zone del mondo (caratterizzate da un’unità politica e culturale di fondo) siano riuscite a prevalere su altre per ricchezza e potenza. Esso ha, in una parola, un carattere competitivo ed è legato all’idea che l’economia-mondo sia divisa al suo interno in tante sotto-unità (stati) in competizione tra loro dal punto di vista dello sfruttamento delle ricchezze e della produzione. Sottostante a tale concetto dunque, non vi è più l’idea (marxiana) di avvicendamento delle forme di organizzazione produttiva, ma quella di realtà territoriali discrete in conflitto tra loro da un punto di vista innanzitutto economico (scrivo “innanzitutto” non perché pensi che i conflitti tra stati debbano avere un carattere prima di tutto economico, ma perché nucleo essenziale del discorso qui affrontato è appunto di tale natura).

Come quindi vi sono capitali di ordine superiore, così vi sono – all’interno del sistema-mondo – dei sottoinsiemi economici, gli stati, potenzialmente in conflitto reciproco. I capitali di ordine superiore costituiscono un elemento essenziale alla base della potenza di questi ultimi e come tali hanno un peso cruciale nel determinare le sorti di questa “guerra internazionale” per il benessere e il potere.

Un’altra osservazione può essere utile. I capitali d’ordine superiore sono costituiti in gran parte da fattori politici ed istituzionali (alcuni peraltro, come ad esempio i trattati commerciali o gli accordi internazionali, aventi una connotazione esplicitamente economica). Essi sono perciò, come già abbiamo sottolineato, spesso misconosciuti (o in ogni caso sottovalutati) dal punto di vista del loro apporto economico. Ciò peraltro, accade tanto più quanto maggiore è la separazione tra sfera economica e produttiva e sfera politica o pubblica in una data società. In altri termini, in contesti di economia pianificata dall’alto, in cui la sfera privata maggiormente dipende da quella pubblica (o al limite, come nelle repubbliche sovietiche, non esiste), il ruolo economico o “di capitale” svolto da alcuni fattori istituzionali e politici non direttamente produttivi è decisamente più evidente che in contesti di carattere privatistico o “capitalistico” (basati su libera iniziativa privata e concorrenza di mercato).

Fonte: adrianotorricelli.wordpress.com


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Economia -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 10/02/2019