ECONOMIA E SOCIETA'
idee per il socialismo democratico


SCHIAVISMO SERVAGGIO CAPITALISMO

E' famoso l'aneddoto di Plinio secondo cui l'imperatore Tiberio punì l'inventore di un nuovo tipo di vetro nel timore che la metallurgia non riuscisse a sostenerne la concorrenza.

E anche l'altro di Svetonio, secondo cui l'imperatore Vespasiano si rifiutò di utilizzare una macchina, presentatagli da un inventore, che permetteva il trasporto di pesanti blocchi di pietra, sostenendo ch'essa avrebbe privato del lavoro i salariati impiegati nell'edilizia.

Qui sono preoccupazioni dello Stato, ma gli affaristi privati non la pensavano molto diversamente.

Nel sistema schiavistico romano il rapporto sfruttato/sfruttatore era diretto. Lo schiavo non era solo alle dipendenze del padrone, che lo aveva acquistato sul mercato, ma era anche uno degli strumenti del lavoro aziendale, una res parlante.

Certo, lo schiavo aveva la consapevolezza della libertà, soprattutto perché prima di diventarlo era stato una persona libera, ma egli sapeva bene che nel diritto romano la sua figura sociale e giuridica non aveva alcun valore autonomo. Il valore di uno schiavo era in relazione alla volontà e alla proprietà del suo padrone, che lo aveva acquistato per un certo prezzo sul mercato e che lo aveva addestrato a fare determinati lavori.

La pretesa di diventare libero poteva essere pagata anche con la morte.

Essendo un oggetto appartenente in toto allo schiavista, lo schiavo non poteva nutrire alcun interesse a lavorare per lui, sicché il padrone, per poterlo far lavorare come avrebbe dovuto, era costretto a sorvegliarlo da vicino e a punirlo in caso di necessità, oppure doveva continuamente incentivarlo (e ciò fu reso inevitabile a partire dal momento in cui la scarsità di afflusso di schiavi cominciò a farsi sentire), promettendogli un aumento progressivo di momenti di libertà o un ampliamento di sfere di competenze, che comportassero l'acquisizione di determinati privilegi. Di qui la trasformazione dello schiavo in liberto e anche in cittadino libero vero e proprio.

In una situazione del genere non aveva senso che il padrone investisse i capitali nel perfezionamento delle tecnologie. Se lo schiavista non riusciva ad assicurarsi profitti favolosi, poteva comunque vivere di rendita senza alcun problema.

Un qualunque miglioramento della tecnologia presupponeva un rapporto di sfruttamento meno diretto. Cioè presupponeva il fatto che lo schiavo, lavorando meglio, potesse trarre un certo beneficio dall'impiego della nuova macchina.

Ma questo significava che la sfera di libertà doveva aumentare, cosa che a sua volta implicava un mutamento di mentalità da parte dello schiavista. Il che in parte avvenne quando l'impero cessò di espandersi e quando il cristianesimo cominciò a rivendicare la libertà di coscienza nelle questioni religiose, ovvero la separazione di chiesa cristiana e Stato pagano.

Nel mondo romano il rapporto schiavo/padrone non era molto diverso dal rapporto salariati/Stato. I salariati erano addetti ai lavori pubblici, potevano essere cittadini romani nullatenenti che vivevano del proprio salario.

Lo Stato romano doveva semplicemente limitarsi a impiegarli in qualche progetto edile, onde evitare che un'eccessiva disoccupazione sfociasse in forme di ribellione sociale. Non c'era alcun interesse a migliorare la tecnologia per rendere i lavori più produttivi.

Quando è crollato l'impero romano il rapporto schiavo/padrone s'è trasformato in servo/padrone. Tra i due rapporti vi fu quello di colono/padrone, che i romani cominciarono a sperimentare verso la fine dell'impero o comunque più che altro nelle sue zone periferiche.

Il servo feudale aveva più diritti dello schiavo. Ciò a testimonianza che la società, nel suo complesso, aveva capito quanto fosse difficile assicurare nel lungo periodo la pratica dello sfruttamento economico della manodopera senza garantire un minimo di libertà personale. L'uomo non può essere completamente ridotto a una cosa o a un animale.

La differenza fondamentale tra schiavista e feudatario stava nel fatto che il primo usava lo schiavo per vendere i prodotti sul mercato, ricavando introiti monetari; il secondo invece usava il servo per garantirsi una rendita in prodotti agricoli.

Nel Medioevo l'uso della moneta era scarsissimo, in quanto sostituito dal baratto, e praticamente resterà tale fino a quando in Italia, nelle Fiandre, nei territori d'azione della Lega Anseatica non si svilupperanno i Comuni, i traffici commerciali, le crociate, i movimenti ereticali ecc.

Nella condizioni pre-borghesi lo sviluppo della tecnologia era limitato, poiché non aveva senso sfruttare un lavoratore oltre un certo livello, né aveva senso usare la tecnologia per sostituire il lavoratore meno qualificato.

Non c'è mai sviluppo della tecnologia senza accumulo di capitali e senza che il lavoratore fruisca di una certa libertà personale. Questo spiega il motivo per cui la tecnologia non s'è mai sviluppata né sotto lo schiavismo (dove mancava la seconda cosa) né sotto il servaggio (dove mancava la prima).

Lo sviluppo del macchinismo ha cominciato a imporsi quando i traffici hanno reso di nuovo importante l'uso del denaro e quando si sono voluti allargare i diritti della libertà personale. Infatti, quando il rapporto salariato/imprenditore è basato su un contratto (scritto o non scritto), in cui entrambe le parti sono giuridicamente libere (il che per il salariato vuol dire "formalmente" libero), ecco che per il padrone diventa importante sviluppare la tecnologia per intensificare lo sfruttamento dell'operaio.

L'operaio riceve un salario da persona libera, perché è lui stesso che vende la propria forza-lavoro sul mercato, e lo fa proprio perché non dispone di altro che non sia la propria capacità lavorativa.

L'operaio ha ampliato la sfera dei diritti personali, ha diminuito l'importanza dei rapporti di dipendenza personale, ma, non avendo beni mobili o immobili, è costretto a vendersi sul mercato del lavoro.

La trasformazione del servo contadino in operaio manifatturiero è avvenuta proprio nel momento in cui l'affermata libertà personale, derivata dal cristianesimo, servì a negare questa stessa libertà, ovvero a illudere il lavoratore che avrebbe potuto essere più libero rinunciando ai rapporti feudali di dipendenza personale.

E l'imprenditore, sulla base di un certo salario pattuito in anticipo, si riserva la libertà di sfruttare l'operaio come gli pare, proprio con l'aiuto della tecnologia. Macchinismo e sfruttamento del lavoro servono per accumulare capitali e lo scopo, il senso ultimo di questo sfruttamento sta proprio nella continua valorizzazione del capitale.

Se non c'è possibilità di incrementare continuamente i propri capitali, l'imprenditore è costretto a chiudere l'azienda, a licenziare gli operai, ad abbandonare le macchine, a svenderle o a dislocarle altrove, dove il costo del lavoro è sensibilmente inferiore.

Il capitalismo, per sopravvivere, ha bisogno di "schiavi" che accettino di esserlo liberamente, proprio perché un accumulo progressivo di profitti è impossibile, sia perché esiste una competizione tra capitalisti, sia perché gli operai, con le loro rivendicazioni, fanno aumentare il costo del lavoro.

Ora, avere operai che accettino liberamente d'essere sfruttati come schiavi non è possibile in un ambito ove s'è sviluppata una cultura della libertà individuale, che risale all'ideologia cristiana. Il capitale non può sfruttare qualcuno oltre il livello di coscienza della propria necessità d'essere liberi.

Non a caso in questo momento i paesi in cui il capitalismo ottiene i migliori risultati sono quelli che non hanno conosciuto lo sviluppo del cristianesimo, che ha introdotto il concetto di persona e di libertà personale.

In questi paesi la tecnologia (importata dall'occidente) si abbina con uno sfruttamento molto intensivo della manodopera, che viene abituata a lavorare senza discutere, come fosse schiava.

Un capitalismo di questo genere ha necessariamente bisogno di uno Stato molto forte, capace non solo di reprimere ma anche di regolamentare l'economia.

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Fonti


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Economia -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 10/02/2019