Leggi, controlli
e sanzioni

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  1. E' entrata in vigore il 16 gennaio 1996 la direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri che in Italia vieta di fumare in tutti i locali, utilizzabili a qualunque titolo dalla pubblica amministrazione e dalle aziende pubbliche, nonché dai privati esercenti di servizi pubblici. La direttiva specifica che il divieto riguarda tutti i locali in cui la generalità degli amministrati accede senza formalità e senza bisogno di particolari permessi negli orari stabiliti. In Italia è vietata ogni forma di pubblicità del fumo dal 1962. E' anche vietato ai tabaccai di vendere sigarette ai minori di 14 anni, ma il C.P. prevede un'ammenda di sole 200.000. D'altra parte lo stesso Monopolio ha autorizzato i suoi rivenditori a installare macchinette distributrici per strada.
  2. La Corte Costituzionale italiana ha stabilito che il fumatore deve risarcire i danni provocati a un non-fumatore, se questi dimostrerà di aver patito conseguenza dal fumo passivo.
  3. Il governo italiano, nel 1996, ha emanato un decreto che prevede la trasformazione giuridica dell'Azienda Italiana di Monopoli di Stato prima in ente pubblico economico e poi in società per azioni, passando attraverso lo scorporo del settore sali e tabacchi da quello di giochi e lotterie.
  4. In Italia è stato proposto di far entrare, tra i requisiti preferenziali per le assunzioni e gli avanzamenti di carriera (almeno per certi incarichi e funzioni, la prima dei quali è quella del medico), la dichiarazione di non essere un fumatore.
  5. Il 3 luglio 1996 i pubblici ministeri di Napoli hanno aperto un fascicolo penale per associazione a delinquere e frode fiscale nei confronti della Philip Morris. In base alle leggi fiscali italiane, la tassazione dei redditi delle società straniere operanti in Italia prevede un doppio binario: le società che non operano "stabilmente" sono soggette ad ampie esenzioni fiscali, non pagano irpef e irpeg, ma un'aliquota fissa stabilita dal contratto di fornitura con gli acquirenti italiani (nel caso della Philip Morris il 5% delle entrate); quelle invece che hanno attività "stabili" sul territorio, sono equiparate, dal punto di vista fiscale, alle società italiane. La procura di Napoli ha ipotizzato che la Philip Morris abbia finto di operare "episodicamente" per non pagare il "dazio", ma che in realtà, anche attraverso sue controllate italiane (p.es. Intertaba di Milano), svolga in Italia stabili attività finanziarie. La suddetta Procura, in attesa delle indagini, ha sequestrato presso i Monopoli di Stato, 55 mld di lire destinati alla multinazionale ed equivalenti a tre mesi di "diritti commerciali" già maturati.
  6. Nel 1988 si è riconosciuto per la prima volta negli USA ciò che si sapeva con certezza dal 1963 (stando a un rapporto riservato che un Istituto di Ginevra fece all'industria USA di sigarette, Brown & Williamson): la nicotina dà dipendenza in maniera non molto diversa dall'eroina e dalla cocaina. Tant'è che i rappresentanti legali di 40 Stati, dopo essersi schierati contro le multinazionali delle sigarette, hanno ottenuto da quest'ultime un accordo secondo cui nei prossimi 25 anni le aziende sborseranno 368 miliardi di $ per risarcire le vittime del fumo e finanziare programmi di prevenzione.
  7. Una Corte d'Appello dell'Ohio ha stabilito che fumare il sigaro in faccia a qualcuno equivale ad aggredirlo fisicamente.
  8. Negli USA le assicurazione fanno pagare più care ai fumatori le assicurazioni sulla vita. Anche le banche mettono tasse aggiuntive sui mutui per la casa.
  9. Nel maggio `94 un barbiere USA, Burt Butler, morì di tumore al polmone. Non avendo mai fumato né bevuto in vita sua, aveva fatto causa a 13 società di tabacchi per lesioni, frode e negligenza. Le società si difesero così: "Perché non ha mai appeso nel negozio un cartello con scritto Vietato Fumare?" Per la prima volta si ammetteva che anche il fumo passivo faceva male. Il barbiere non aveva esposto il cartello per timore di perdere i clienti.
  10. Nel 1996 la giuria della Camera di Consiglio della Florida ha dato ragione al 66enne Grady Carter, ex-controllore di volo, accanito fumatore di Lucky Strike per 40 anni, il quale, dopo essersi ammalato di cancro, aveva intentato causa alla Brown & Williamson Tobacco. La Corporation ha dovuto risarcire 750.000 $ di danni.
  11. Il 13 marzo 1996 la Compagnia americana Ligget, produttrice delle sigarette Chesterfield, ha annunciato di aver raggiunto un accordo per chiudere in maniera amichevole due cause in cui era stata coinvolta: la prima era stata intentata da cinque Stati americani (Mississipi, Minnesota, Florida, Virginia occidentale e Massachussets), che avevano chiesto forti risarcimenti per le spese sostenute per curare i malati da fumo; la seconda intentata dalla famiglia Castano. In entrambi i casi La Liggett ha accettato di versare circa due milioni di $ l'anno, per 25 anni (solo per le spese legali l'impresa spende più di 10 mil. $ l'anno!). La Liggett copre il 2% del mercato americano, ovvero una torta di 45 mld di $.
  12. Negli USA molti ristoranti, sapendo che i clienti fumatori costituiscono dal 20 al 70% del loro business, spendono centinaia di migliaia di $ per creare stanze apposite con ingressi particolari e autonomamente ventilate.
  13. Negli USA fino ai primi anni `20 era illegale pubblicizzare le sigarette alle donne. Negli anni `60 e `70 la donna fumatrice era metafora di carrierismo e liberazione sessuale.
  14. Attualmente negli USA i negozianti devono verificare l'età dei compratori di sigarette (come per gli alcolici); i distributori automatici sono stati vietati; non ci sono più cartelloni pubblicitari a meno di 300 m. dalle scuole o dai terreni di gioco; nelle riviste per giovani è vietata la foto della sigaretta (non il testo dello spot); vietati berretti e magliette da baseball Camel o Marlboro. I produttori di tabacco devono pagare campagne pubblicitarie volte a scoraggiare l'uso del tabacco presso i giovani.
  15. Da notare però che dalla Food and Drug Administration sigari e pipa non sono considerati così pericolosi come sigarette e tabacco da masticare.
  16. Nonostante i suoi pericoli per la salute, il tabacco è il prodotto di consumo meno regolato negli USA. Nessuna agenzia federale controlla la produzione, la distribuzione, la vendita, l'etichettatura e la sicurezza degli additivi chimici nelle sigarette.
  17. In Francia è proibita qualunque spot di tabacco e alcol su giornali, periodici, radio e tv.
  18. In Cina il governo ha proibito sia il fumo che la vendita dei tabacchi nel Palazzo del Parlamento.
  19. In Canada, dove fino a qualche anno fa la Corte Suprema aveva dichiarato incostituzionale la legge che vietava la pubblicità di sigarette e affini, è passato alla Camera dei Comuni un disegno di legge che impone delle restrizioni alla pubblicità del tabacco (p.es. non si dovrebbe fare uso di personaggi o immagini che possano sedurre gli adolescenti). Attualmente le sigarette possono essere acquistate solo da chi ha già compiuto i 19 anni, e i tabaccai rischiano multe pensantissime (sino alla perdita della licenza) se non controllano l'età degli acquirenti; i ristoranti e i locali pubblici sono sempre dotati di aree riservate ai fumatori, mentre uffici e altri luoghi aperti al pubblico non prevedono affatto tali aree.
  20. Pubblicità delle sigarette. Quali divieti in Europa.
    Belgio: limitata da una legge dello Stato; vietata sulle pubblicazioni rivolte a un pubblico giovane; consentita solo sugli accessori personali dei partecipanti ad eventi sportivi e dei loro accompagnatori.
    Francia: proibita dal 1 gennaio 1993; consentita sulla stampa di categoria; consentita con alcuni eventi motoristici sponsorizzati dall'industria del tabacco, se essi avvengono fuori del territorio francese.
    Austria: limitata dalla legislazione vigente e in parte da un codice volontario; consentita sul punto vendita.
    Germania: consentita e disciplinata in parte da una legge dello Stato, in parte da codici di autoregolamentazione.
    Olanda: consentita e disciplinata in parte dalla legge e in parte da codici di autoregolamentazione; vietata a mezzo di affissioni.
    Gran Bretagna: consentita e limitata da leggi statali e in parte da codici di autoregolamentazione.
    Irlanda: consentita sulla stampa se non diretta a un pubblico inferiore ai 18 anni; consentite le sponsorizzazioni ma con restrizioni; le industrie produttrici devono indicare il contenuto di condensato e nicotina.
    Svezia: quasi totalmente vietata da una legge statale; soggetta a restrizioni sul punto vendita e per i prodotti diversi dalle sigarette (tabacco da pipa, sigari, tabacco da fumo).
    Italia: vietata dal 1962.

Per saperne di più:

benessere.paginemediche.it/it/244/storia-della-medicina/detail_1689_il-fumo-nella-storia.aspx?c1=0&c2=397


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