L’uno e due di Thomas Stearns Eliot

L’uno e due di Thomas Stearns Eliot

Dario Lodi


Americano naturalizzato Inglese, Thomas Stearns Eliot (1888-1965) è uno dei campioni intellettuali del secolo scorso. Particolarmente valido, risulta nelle sperimentazioni poetiche (destinate al teatro): “La terra desolata”, “Gli uomini vuoti” “Il canto d’amore di Alfred Prufrock” soprattutto. Siamo, per quanto riguarda le avanguardie inglesi, in un periodo di netta e felice opposizione alla mentalità vittoriana, di chiara vocazione romantica, ma nel suo aspetto più deteriore. Determinante, per Eliot, l’incontro con la poesia simbolista durante il suo soggiorno a Parigi. Da qui viene il “modernismo”, professato da Ezra Pound e da Joyce, ad esempio. Fu battezzato, il modernismo, nel 1912 ed ebbe un certo seguito sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Il “modernismo figliò “L’imagismo”, complesso e confuso pensiero basato sul valore della realtà esterna. Viene coniato il concetto di “correlativo oggettivo”, alto esercizio di pensiero accademico, molto cerebrale e molto elitario.

Per gli effetti del mondo materialista, opposto naturalmente ai valori universali della personalità umana, il movimento modernista propugnò l’assunzione di idee a favore di quel sentire, costretto alla decadenza, nobilitante la figura dell’uomo.

Queste idee condussero ad una iniziativa speculativa raffinata, dove il fare umano doveva ricevere una consacrazione speciale. Il “correlativo oggettivo”, contemplava, fra l’altro, la valorizzazione del mondo, di un oggetto che era sempre stato visto e che ora si faceva vedere e scoprire da sé. Tecnicamente, le composizioni artistiche dovevano rispettare una sorta di cerimonia vagamente prefissata e dare, invece ed in maniera più convinta, la possibilità del recepimento di espressioni più libere e meno personalizzate.

Ne sarebbe venuto un mondo rivoluzionato, con interscambi fra l’individuo e le cose d’intensità ben superiore a quella egocentrica.

Tutto questo, tuttavia, per la posizione profetica adottata (anche involontariamente) dagli intellettuali (ovvero per un protagonismo mutuato da quello relativo al successo materiale) c’era il rischio – così come era stato in parte per il Simbolismo – del ricorso ad una specie di soliloquio, con conseguenti significati delle espressioni esclusivamente in possesso del suo propositore. Rischio che trovò purtroppo soddisfazione. La lettura di quello che è considerato il capolavoro del primo Eliot, e cioè “La terra desolata” è difficoltosa: forse troppo simbologie, di sicuro troppe attribuzioni all’inserimento di vocaboli ricercati e troppe allusioni concettuali lasciate allo stato di abbozzo. Nelle intenzioni dello scrittore inglese, spalleggiato da Pound (la cui principale bellezza dei versi sta probabilmente nella loro sistemazione cadenzata, secondo un sentire quasi alchemico), i vocaboli ricercati, le allusioni, le simbologie erano tracce per la scoperta di un capolavoro aperto: qualcosa di completamente nuovo, catartico, rispetto ai lavori letterari tradizionali.

Che l’esperimento dell’imagismo, per quanto riguarda Eliot, sia fallito, lo dimostra la svolta che lo scrittore diede alla sua opera, con la composizione “Quattro quartetti”, ma specialmente con l’altra “Assassinio nella cattedrale”. In quest’ultima, Eliot rientra nell’ordine, lasciando definitivamente le sperimentazioni precedenti e nel contempo incrementando l’intensità dei propri interventi, dimostrando di sentirsi perfettamente a suo agio con essi, con i temi convenzionali, opportunamente e felicemente rivisitati.

Ulteriore dimostrazione del “ravvedimento” sta nei suoi saggi. Sono scritti di un conservatore idealista, magari un po’ demodé, lucidi ed appassionati. Come fosse un pentimento, peraltro non richiesto, Eliot, in questi saggi, raccomanda la realizzazione di un mondo regolato dalla saggezza cristiana (lui era anglicano): attenzione, quindi, alla libertà e alla democrazia, ovvero tutto il contrario delle sue ambizioni di gioventù.

Quale dei due Eliot è migliore? Pur suscitando tante perplessità, sicuramente il primo. Modernismo e Imagismo erano mezzi per svecchiare il mondo, strumenti per l’avvento di un nuovo rispetto verso il mondo e verso se stessi. Cambiamenti irrealizzabili in poco tempo, ma lo sprone a considerare la vita vera, completa, e dunque l’esistenza in tutte le sue forme, Eliot lo concepì alla grande, dando inizio un sogno che purtroppo non si è ancora realizzato.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10-02-2019