Sulle spalle dei giganti
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L'Umanesimo quattrocentesco è sicuramente un periodo capitale per la formazione dell'uomo moderno. I "preparativi" risalgono per lo meno al grande Francesco Petrarca, cultore di studi classici, buon latinista e scrittore in volgare di rara eleganza. Gli incentivi umanistici si devono alla riscoperta del classicismo greco, grazie anche alle Crociate e ai filosofi arabi penetrati in Europa dalla Spagna. Ecco due personaggi dell'Umanesimo: Girolamo Savonarola (1452-1498), predicatore ferrarese, "servo di Dio", reggitore della repubblica fiorentina per qualche anno, sino alla reazione papale (Alessandro VI) e alla sua condanna al rogo, con relativo ritorno dei Medici a Firenze. Ecco l'incipit originale del suo "Trattato sul governo di Firenze":
Pico della Mirandola (1463-1494) può essere considerato uno dei maggiori sostenitori della dignità umana. Per lui l'uomo non è, bensì diviene: è cioè libero di scegliere cosa fare, ma la sua ragione lo porterà ad agire secondo equilibrio e grandiosità d'intenti. La religione, per Pico, ha valori intellettuali e morali, non è fede "cieca. Segue il suo scritto forse maggiore (tratto da "La dignità umana"):
Nello scritto del Savonarola prevale una preoccupazione medievale per le sorti umane, risolta con l'intervento religioso (paternalismo). In quello di Pico, c'è l'uomo che prende piena consapevolezza di sé, andando on fiducia e convinzione persino oltre se stesso: è una rivoluzione copernicana che avrà sviluppi intellettuali e pratici immensi. Oltralpe, l'Umanesimo fu meno legato alle questioni religiose in senso filosofico. Due, fra i tanti, sono i personaggi che caratterizzarono diversamente il pensiero umanistico: Erasmo da Rotterdam e Michel de Montaigne. Erasmo da Rotterdam (1466?-1536) introdusse una critica bonaria alle pretese umanistiche di perfezione del pensiero dell'uomo. Il suo "Elogio della follia" è una sorta di richiamo alla moderazione comportamentale per via dei limiti umani. Erasmo mostra ancora ossequio nei confronti della religione, ma per una questione di prudenza e modestia, non certo per sottomissione. Ecco cosa scrive a pagina 69:
Michel de Montaigne (1533-1592) è un pensatore atipico nel periodo. Il francese è capace di un relativismo che sorprende e affascina. Il ridimensionamento dell'uomo segue quello di Erasmo, ma nel suo caso l'abbraccio religioso, sotto qualsivoglia forma, è scomparso. Ecco alcune citazioni dai suoi famosissimi "Saggi": C'è altrettanta differenza tra noi e noi stessi che tra noi e gli altri. La calamità dell'uomo, è il creder di sapere. La cosa più importante al mondo è saper essere autosufficienti. La cosa più grande al mondo è sapere come appartenere a se stessi. La paura è la cosa di cui bisogna aver più paura. La povertà di beni può essere curata facilmente; quella di spirito, è incurabile. La nuora di Pitagora disse che una donna che va a letto con un uomo dovrebbe riporre la propria modestia assieme alla gonna, ed indossarla di nuovo con la sottoveste. La superstizione reca in sé qualche immagine della pusillanimità. La vita è un sogno: quando dormiamo, siamo svegli e quando siamo svegli, dormiamo. Lasciateci dare una possibilità alla natura, perché sa il fatto suo meglio di noi. Le nature sanguinarie nei riguardi degli animali rivelano una naturale inclinazione alla crudeltà. Si può dire che Erasmo inizia un discorso nuovo sui rapporti fra uomo e realtà e che Montaigne lo concluda secondo una visione realistica, finalmente libera da pregiudizi. L'Umanesimo si concretizza, quindi, con un sostegno deciso dato alla figura umana. Il Concilio Tridentino (1545-1563) non conciliò affatto cattolici e protestanti. La chiesa comunque ne uscì mondata, rinnovata, come si dimostrerà negli anni seguenti. Fu l'imperatore Carlo V, forse il migliore del Sacro Romano Impero, a pretendere il cambiamento.. Roberto Bellarmino (1542-1621), cardinale, santo, padre della chiesa, ebbe a che fare con Giordano Bruno, al quale cercò di salvare la vita, e con Galileo Galilei, nei cui confronti fu molto aperto. Bellarmino chiedeva a Galileo di dimostrare la sua teoria eliocentrica in modo inoppugnabile, tenendo per sé la convinzione che non avrebbe potuto farlo in quanto la Bibbia, parola di Dio, era considerata infallibile. Il cardinale fu più attento alla ricostruzione ecclesiastica, come si desume dall'inizio di questa sua relazione:
Galileo Galilei (1564-1642) è il padre indiscusso della scienza moderna. Dovette ritrattare di fronte al Sant'Uffizio la sua proposizione eliocentrica. Lo fece per paura di conseguenze corporali, ma forse anche per il timore di aver osato troppo. Ma Galileo sapeva, infine, d'essere nel giusto. Ecco l'incipit del capitolo sul pensiero umano (Galileo, pensieri, motti e sentenze):
Galileo è l'espressione ideale, conclusiva dell'Umanesimo originale, un movimento filosofico straordinariamente idealistico, il cui abbraccio la chiesa non accettò. Si può ipotizzare una reazione umanistica culminata in una ricerca, quanto mai seria, di autonomia espressiva, da cui si formò la Scienza moderna, vale a dire una disciplina votata alla ricerca del vero, nemica di conoscenze aprioristiche, rese dogmatiche e vuote dalla chiesa per "comoda" sudditanza verso figure canoniche appartenenti all'antichità. La caduta della chiesa romana, con Lutero, poneva fine ad una centralità storica dominata dalla religione. Questa caduta portò traumi spirituali ed intellettuali, da sistemare secondo una nuova realtà: quella del mondo materiale, ormai emancipato e puntellato dai primi successi della scienza moderna. Cartesio (Renè Descartes, 1596-1650): il suo "cogito ergo sum" è un potente spartiacque fra credenza trascendentale e fiducia nella ragione umana. Praticamente, il filosofo francese "deifica" l'uomo, nel senso che dà ad esso la capacità di raggiungere l'assoluto, ovvero una relatività "speciale". Per farlo, l'uomo deve avere il metodo giusto. Cartesio lo precisa nel suo "Discorso sul metodo", ecco come:
Blaise Pascal (1623-1662), matematico, fisico, filosofo, teologo francese: è l'esempio della tenuta religiosa, nel suo caso, tuttavia, in senso, per lo più, strettamente spirituale. Si oppose alla razionalità di Cartesio, insistendo sulla inadeguatezza umana a trattare l'assoluto e raccomandando quindi, di affidarsi alla divinità. Dai suoi pensieri:
Dei due convince maggiormente Cartesio, anche se la sua idea comporta un impegno personale eccezionale. La spiritualità di Pascal è in tutti gli uomini e la sua natura va rispettata, meno gli eccessi e le dilatazioni relative che, infine, paralizzano il pensiero. Nel '600 si cerca un'affermazione umana al di là del condizionamento religioso. Il secolo si apre con la continuazione delle lotte fra cattolici e protestanti, culminate con la terribile Guerra dei Trent'anni (1618-1648). Si tratta di mettere le mani sui possedimenti della chiesa e quindi di annullare il potere religioso eccedente il governo spirituale. Baruch Spinoza (1632-1677) è il filosofo che considera l'umanità più di quanto essa sia per la religione. La sua tesi ha carattere panteistico, ma il suo dio tende a risolversi nell'animus, vale a dire in una "molla" perfetta dentro ogni organismo. Per quanto sia legato ancora ad una visione arcaica, Spinoza tenta un discorso nuovo basato su un'etica rigorosa da assumere con la sola oggettività. Un estratto:
Thomas Hobbes (1588-1679), filosofo inglese, sostiene l'importanza dello Stato autoritario, quale soluzione sociale ideale. Lo Stato autoritario è per Hobbes un freno e un correttivo alle intemperanze umane. Il suo "Leviatano" è un organismo retto da un potere forte e temporale. Hobbes è materialista e realista, soprattutto come reazione alla passività della chiesa. Taglienti le sue frasi, eccone un campionario (dal "Leviatano" e da "Il cittadino"):
In Italia, il 600 è il secolo del Barocco (tentativo di recupero del potere della chiesa, anche in buona fede). In Europa, invece, si copre il vuoto romano con l'esaltazione del pensiero. Nel passaggio, non mancano incertezze ed esitazioni (la religione continua a condizionare), ma la decisione di procedere razionalmente è ferma e determinata. Nel '600, gli Inglesi, privi di forti condizionamenti religiosi, furono in prima linea nel sostegno alla razionalità, preparando il terreno al successivo Illuminismo. Altrove i dubbi su questo valore persistono, (specie in Italia, dove la chiesa di Roma ancora incide). John Locke (1632-1704) è il padre dell'empirismo (non esistono conoscenze innate). Egli sostiene che sono i sensi e l'esperienza a guidare l'uomo, nient'altro. Il filosofo nega la reminiscenza platoniana e dunque toglie il concetto di finalismo. Con chiarezza, Locke è il primo relativista: ne esce un uomo nuovo, responsabile del proprio destino, indipendente dalla religione. Da "Saggio sull'intelletto umano":
Giambattista Vico (1668-1744) sembra ammonire i razionalisti dall'alto di un sapere appassionato quanto convenzionale, dove, contrariamente ai veri dettati cristiani, la partecipazione umana è subordinata al volere divino (non al principio relativo, vale a dire la sapienza profonda). Per Vico, se l'uomo si allontana dalla divinità, si perde . Da "De Antiquissima ." e "Scienza Nuova":
E' molto gratificante per la personalità umana la posizione degli empiristi, mentre i conservatori religiosi tendono a perdersi in tesi esangui per la mancanza di sviluppo dei principi relativi. Il '700 si apre con nuove speculazioni intellettuali indirizzate verso l'autonomia operativa. Davvero notevole la figura di Kant, teorizzatore di un comportamento laico rigorosamente morale come quello religioso (una cosa dell'uomo, tuttavia, che non ha niente a che vedere con la divinità). Il secolo si chiude con la rivoluzione francese e con la maturità di Hegel, sostenitore di una spiritualità, o animus di tipo panteistico, alla quale affidarsi per raggiungere l'assoluto. L'Illuminismo incisivo è francese. Charles-Louis de Montesquieu (1689-1755) predica l'abbandono di ogni forma di condizionamento, sia regale sia religioso. Ammira la costituzione inglese, esempio di libertà a quei tempi. Insiste per un sistema garantito da pesi e contrappesi legali. Sollecita così l'emancipazione. Ecco cosa scrive nel suo "Spirito delle leggi":
Denis Diderot (1713-1784) è forse il più significativo fra gli Illuministi. A lui si deve soprattutto la famosa enciclopedia: una finestra spalancata sulla realtà, contro l'ignoranza e la superstizione. Mente acuta, brillantissima, Diderot si batté per il trionfo della logica. Ecco alcuni suoi pensieri:
In questo secolo, la questione religiosa è ancora temuta, ma viene tenuta a bada da fitte argomentazioni prive, o semiprive, di coinvolgimenti metafisici. La novità è che l'uomo tende ad eliminare con forza l'influenza della religione nella sua esistenza pratica. La vita non richiede più affidamenti straordinari. L'esistenza, intanto, va alla ricerca di nuovi riferimenti: tutti umani, però. Assunti responsabilmente. La rivoluzione industriale cambia il mondo. A metà '800, il filosofo Comte ratifica questo cambiamento con la dottrina positivista. Il suo Positivismo si basa sul senso di responsabilità (ne verrà il paternalismo moderno), ma il nuovo fenomeno produttivo si limita al possesso individuale. Marx si opporrà con forza ai relativi disastri sociali (verrà travisato e manipolato). Intanto, le conoscenze scientifiche si moltiplicano. Darwin sosterrà una tesi rivoluzionaria, evolutiva e non creativa, mentre Freud proporrà, indirettamente, una nuova visione della realtà. Anche l'arte si rinnova. Soren Kierkegaard (1813-1855) è il padre, involontario, dell'Esistenzialismo. Visse drammaticamente, tormentato dall'idea religiosa, incerto sulla correttezza della propria libertà. Questa incertezza lo sconfisse. Resta il suo impegno intellettuale e sentimentale al calor bianco. Esemplare in sé, come da scritto che segue.
Claude Monet (1840-1926) è, a tre quarti dell'800, il creatore dell'Impressionismo: la sudditanza nei confronti della figura viene sostituita dal protagonismo. Monet dipinge ciò che sente. La realtà è così piegata alla personalità umana. Tutto ciò è la conseguenza del protagonismo materiale derivato dalla rivoluzione industriale, ma l'artista vi pone anche elementi di riflessione dovuti al Romanticismo, sorto in contrapposizione al materialismo e intellettualmente molto più ricco. Straordinario questo suo pensiero:
L'800 si chiude con Nietzsche, a cui si deve il concetto di superuomo: un essere che vuole vivere senza timori reverenziali di sorta. Non dominare la realtà, bensì conviverci a testa alta. Nietzsche è il prodotto finale del Romanticismo teorico. La traduzione pratica dell'impegno romantico verrà garantita dalla scienza attraverso speculazioni appassionate e rigorose e dalla filosofia rinnovata, adogmatica: una salvezza per la dignità umana. Il XX secolo ha visto due mondi: quello reale e quello ideale. Il primo caratterizzato dall'affarismo individualista, che ha causato due guerre mondiali, i lager, i gulag, la bomba atomica .. Il secondo intento alla ricerca pacifica e qualificante l'umanità. Il confronto è stato vinto largamente dal primo. Ma il mondo ideale ha fatto risorgere l'umanità dalle ceneri. Campioni di esso sono stati gli scienziati con le loro scoperte spregiudicate, tali da cancellare le vecchie certezze. Si è giunti ad una concezione relativistica della realtà: tutto avviene per caso, intendendo caso come circostanza imprevedibile alla quale il fenomeno si adatta. Un mondo diverso, più complesso, si apre così all'uomo. Max Planck (1858-1947) formulò la teoria dei quanti e ne dimostrò il valore (imprevedibile il comportamento del mondo infinitesimale e quindi dei fenomeni maggiori). Con Einstein, Heisenberg e Goedel fece crollare le vecchie convinzioni sul funzionamento delle cose. Rispettò la fede, trattandola come fatto a sé. Fu sorpreso e forse amareggiato dalla conseguenza delle sue scoperte: la casualità del mondo. Poi corretta dal relativismo moderno con una casualità non cieca. Dal suo "La conoscenza del mondo fisico":
Jean-François Lyotard (1924-1998) è il filosofo del "postmodernismo": fenomenologia aperta, nessun finalismo classico, considerazione del relativismo quale momento in sé assoluto. Lyotard invita alla riflessione incontaminata, riducendo definitivamente le verità cristallizzate (o ritenute cristallizzabili) ad assurdità. Ecco un estratto da una sua famosa intervista:
Il XXI secolo si apre con nuovi orizzonti speculativi, tutti da valorizzare, con una novità clamorosa: l'umanità ne è consapevole in maniera diretta. |
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