FRANCESCO GUICCIARDINI (1483-1540) - sintesi

SINTESI DI FRANCESCO GUICCIARDINI (1483-1540)

I - II - III

FRANCESCO GUICCIARDINI


Parte dall’idea di Machiavelli di analizzare la “realtà effettuale” (concreta), senza idee precostituite di tipo etico-religioso. Guicciardini è ateo come Machiavelli, perché vede solo corruzione nel clero, astrazione nella teologia, indifferenza per le vicende terrene nella fede, insussistenza della provvidenza divina, in quanto le vicende umane sono determinate dal caso (apprezza la Riforma luterana non per le idee espresse ma per la lotta contro la corruzione). Se può capitare che un credente realizzi le sue idee per l’ostinazione della sua fede, ciò in realtà dipende dal caso, in quanto col passare del tempo vi possono essere situazioni a lui favorevoli del tutto impreviste.

Tuttavia per Guicciardini la realtà concreta (il “particulare”) è troppo contraddittoria perché si possa trovare un senso logico con cui interpretarla. Non vi sono nessi di causa/effetto, in quanto il più delle volte gli effetti sono l’opposto di quel che s’era preventivato. È inutile quindi avere idee morali o politiche troppo elevate o ambiziose, poiché di sicuro non si realizzeranno come le abbiamo pensate. Occorre piuttosto cercare un compromesso tra volontà opposte, sperando di realizzare il meno peggio. I cittadini devono essere virtuosi non per ribaltare la tirannia ma per ridurne gli effetti negativi, mentre le autorità devono saper gestire il potere con moderazione, evitando gli eccessi. Secondo Guicciardini la svolta disgraziata per l’Italia è avvenuta con la morte di Lorenzo il Magnifico e di Innocenzo VIII, che avevano saputo creare un certo equilibrio nazionale (1492).

Il motivo di tutto ciò sta nella contraddittorietà dell’essere umano, che, pur essendo per nascita incline al bene, si lascia condizionare da circostanze negative (in cui sono in gioco la proprietà dei beni o il potere politico), facendo il contrario di ciò che vorrebbe. Il che non vuol dire che, comportandosi così, l’uomo compia necessariamente il male: tutto dipende sempre dalle circostanze.

A causa di questa instabilità del comportamento umano e della impossibilità di prevedere le conseguenze delle azioni umane, non ha senso cercare delle regole assolute con cui interpretare in maniera logica le azioni etiche e politiche. Non vi sono leggi universali, valide per ogni tempo e luogo, e la conoscenza umana è limitata e relativa. L’eccezione rende impossibile una regola assoluta. La storia e la cultura possono trasmettere solo eccezioni, che vanno affrontate, di volta in volta, con esperienza e discernimento (“discrezione”). Non servono neppure una particolare intelligenza, né una grande erudizione né alti valori umani.

L’unica cosa che si può fare è esaminare le situazioni particolari in tutti i loro aspetti, senza metterle in un rapporto di stretta necessità tra loro. Tutte le cose hanno “distinzione ed eccezione”. Le regole generali non hanno alcun valore interpretativo.

Non c’è nulla del passato che possa aiutarci a capire meglio il presente, proprio perché non esistono mai identiche condizioni di spazio e tempo.

Quindi l’opposizione al Machiavelli verte su questi argomenti: a) no all’idea che la repubblica sia di per sé migliore della monarchia; b) no all’idea che la repubblica romana abbia qualcosa di utile da insegnarci; c) no all’idea che la storia possa essere “maestra di vita” o che il passato possa essere migliore del presente o che si debba vivere proiettati verso un futuro migliore; d) no all’idea che virtù e fortuna (caso) si equivalgano, in quanto il caso prevale nettamente; e) no all’idea che gli eventi umani possano essere interpretati secondo leggi storiche aventi carattere di necessità (l’analisi è superiore alla sintesi); f) no alla milizia permanente e cittadina (i mercenari sono più esperti nell’arte militare); g) no all’unità nazionale in quanto obiettivo prematuro e anche perché i patti federativi tra le varie realtà territoriali sono più facili da realizzare, se si rispetta la reciproca autonomia; h) no alla forma del “trattato politico” (il Principe), in quanto è sufficiente la storiografia di eventi politici già accaduti.

Considerazioni. A) Anche il modo di affrontare le cose in maniera slegata tra loro, senza cercarne i rapporti di causalità, rispecchia una precisa concezione dell’uomo e della vita in generale, che poteva tornare molto comodo ai potenti di turno. Il fatto che Guicciardini sia passato a sostenere il governo repubblicano del Soderini e quello monarchico dei Medici dimostra il lato opportunistico del suo pensiero (peraltro era ateo ma lavorò tantissimo per il papato e per lo Stato della chiesa). B) Sostenere che nella realtà non vi sono leggi basate sulla necessità, può anche voler dire essere “amorali”, riservarsi una qualunque possibilità per acquisire prestigio, per fare carriera ecc. (come in effetti lui fece). C) L’idea che ebbe di opporsi, con le sole risorse del papato o di una Lega provvisoria dei maggiori Stati italiani, alla potenza di nazioni come la Spagna o la Francia, fu completamente sbagliata. D) L'ideale del Machiavelli, relativo all'unificazione nazionale, è fallito anche per l'opposizione di politici come il Guicciardini (contrario persino alla milizia cittadina).

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10-02-2019