PASOLINI UOMO ARTISTA E INTELLETTUALE
La voce della coscienza critica


CONTROCANTO A PASOLINI

Dario Lodi

Prima di tutto è necessario capire perché Pasolini è Pasolini. Perché, in altre parole, questo autore sia reputato da molti una stella di prima grandezza.

1. La letteratura italiana del secondo dopoguerra è stata condizionata parecchio dalla mentalità americana. Il condizionamento ha prodotto risultati positivi e risultati negativi. Quelli positivi: lo svecchiamento della scrittura e l'assunzione di uno stile giornalistico, chiaro e diretto. Quelli negativi: l'approssimazione e la disinvoltura. Il fenomeno calò sulla cultura italiana come un fulmine a ciel sereno e promosse seduta stante una pletora di autori mediocri, sempre meno legati alle regole del classicismo.

2. Il classicismo (pensiamo a Vincenzo Cardarelli, la cui scrittura è lo specchio impeccabile di un modo d'espressione preciso, concreto e incisivo, senza svolazzi) il classicismo, dicevo, non è ovviamente legge, ma è un punto di riferimento importante in quanto esso richiede un impegno e una preparazione assolute. Esige rigore e dignità nell'esprimersi. La sua riduzione e l'inserimento del modo giornalistico (frettoloso e presuntuoso) nei nuovi testi ha, d'altra parte, consentito una maggiore diffusione dei libri, in quanto questa strategia permise l'acquisizione di lettori della media e piccola borghesia.

La letteratura da fatto culturale che può diventare commerciale, se fatta bene, come si credeva una volta, grazie al condizionamento americano, divenne pian piano un fatto commerciale mascherato da fatto culturale. Insomma, sempre meno cultura reale, faticata, e sempre più luoghi comuni, formule, dogmi, furberie espressive.

3. Il cambiamento di cui si tratta, ha provocato due gravissime conseguenze: l'elevazione attuale di autori mediocri e pessimi e la nascita di fruitori imbavagliati dai media. La pubblicità soffoca ogni intento esplorativo del testo pubblicizzato e costringe il lettore ad un assenso circa la bontà del libro in base al tam tam del messaggio pubblicitario, specie se televisivo e se inserito in un programma ritenuto serio (si pensi al teatrino di Fabio Fazio, ad esempio). D'altra parte, non dimentichiamolo mai, il fruitore medio è in possesso di una preparazione scolastica per giunta messa in soffitta e, per effetto dell'importanza sociale che la preparazione riveste, lo stesso fruitore si ritiene sic et simpliciter un grande intellettuale, comunque un intellettuale, senza neanche lontanamente immaginare cosa comporti essere veramente un intellettuale (solo rogne, per farla breve). Ritenendosi un intellettuale, e dunque in possesso di un bagaglio espressivo, di parole insomma, messe insieme con diligenza imparata, questo fruitore (in ottima compagnia numerica) si aggrega all'andazzo creato dai media con sussiego e presunzione (cose indotte dai media stessi).

4. Non tutti i fruitori sono così per fortuna. Ma sovente i ribelli sono anche peggio in quanto avanzano riserve su base emotiva o su antipatie a pelle, volendo far valere la propria personalità fisica, non quella intellettuale perché della seconda sono poco dotati.

5. La scarsa intellettualità è un male endemico, una sorta di peste bubbonica, causato dalla mancanza di considerazione, e quindi dalla mancanza di rispetto, nei confronti dell'intelletto. In generale, lo si usa a supporto del corpo: è invece qualcosa di molto diverso e di molto più complicato di un rutto. Purtroppo se ne sta alla larga, ritenendo istintivamente che è un affare difficile da sbrigare. Meglio non insistere. Del resto il sistema non lo richiede. Il sistema richiede assuefazione alla minestra fredda.

La maggior parte degli esegeti di Pasolini (e di altri: Moravia e Testori, ad esempio) si muove in un ambito del genere. L'esaltazione di Pasolini avviene in quanto elemento di rottura con le convenzioni del tempo. Ma non si tratta di rottura culturale e dunque di rinnovamento relativo a livello di semenza, si tratta di un terremoto nel costume.

Pasolini ha sdoganato il sesso. Non nascondiamoci dietro un dito. Tutti quanti abbiamo letto, tutti quanti abbiamo visto i suoi film perché attratti dal proibito. Pasolini è diventato famoso per questioni morbose, non per virtù culturali.

Pasolini poeta: le sue poesie, spesso involute, chiacchierate, perse in sogni pruriginosi, sono in linea con le poesie italiane del '900, con la tendenza di posizionarsi sotto la linea.

Pasolini scrittore: un barocchismo esasperato al servizio di un male interiore più vitale che esistenziale. Pasolini vuole arrivare a dominare la situazione e tratta i personaggi dall'alto in basso. Ha un culto enorme di se stesso. Conta solo se stesso. Tutto questo pare la proiezione di un D'Annunzio particolarmente eccitato.

Pasolini critico letterario: è il Pasolini meno antipatico. La sua passionalità (una cosa vera, non artefatta) gli fa riscoprire l'importanza di Pascoli e sostenere la poesia di Biagio Marin, di Ignazio Buttitta. Come studioso appare un buon orecchiante e questo in funzione del fatto che Pasolini è soprattutto un intuitivo di vaglia. Come la maggior parte degli intuitivi, non sa tuttavia svolgere in maniera adeguata la propria intuizione e si affida al saputo, cercando di manipolarlo per dargli una propria impronta (solito protagonismo). La manipolazione raggiunge valori estetici notevoli (l'autore sa usare le parole) ma non aggiunge nulla a quelli culturali già raggiunti in materia.

Pasolini contro l'omologazione: memorabili per mole i suoi interventi sul “Corriere della Sera” dei primi anni Settanta. Discutibilissimi sul piano reale. L'omologazione linguistica ha vantaggi sociali (e in certo qual modo culturali) enormi. Ha creato il progresso. Il mondo dei dialetti (sicuramente interessanti in quanto custodi di una cultura storica) era quello anche della pellagra e della miseria dei contadini. La disamina pasoliniana era a senso unico, nostalgica, malinconica, quanto priva di logica e disattenta nei confronti del progresso umano (l'omologazione in parola va vista come una tappa verso un traguardo non certo di scimmie urlanti la stessa solfa). Insomma, sviluppo zero nelle parole di Pasolini, e stagnazione intorno al proprio ombelico. Battaglia, poi, contro l'inciviltà oligarchica e palazzinara (allora era così, ma oggi il cemento incombe ancora) senza uno straccio di proposta alternativa sensata.

Pasolini e il cinema: un mezzo disastro. L'affronto a Totò. Un linguaggio cinematografico lento e stentato. L'assurdità dei suoi attori di borgata. Le tematiche volgari. La finta profondità della trattazione. L'incapacità di sviluppo. I singulti, le omelie risapute, i tormentoni carnali, spirituali. I nudi gratuiti. Il sesso degradato. La religione svilita. Un ossessivo deja vu con occhi tormentati, ossessionati da una vitalità malata e incompiuta.

Pasolini è Pasolini per "merito" soprattutto del sistema. I media sono ossequiosi nei suoi riguardi (non tutti per fortuna, qualcuno dice apertamente che è una vergogna esaltarlo) perché il sistema stesso lo esige, direttamente o indirettamente. Viviamo in una realtà provinciale. L'Italia ha perso da tempo la guida culturale. Culturalmente non si sa più cosa sia. Di sicuro una boiata. il sistema è passato da Pasolini a Volo. Senza alcuna vergogna né in un caso né nell'altro. Sono figli dello stesso degrado. Solo che almeno Pasolini era sincero e consapevole (in parte). Aveva bisogno di aiuto, non di carezze fasulle e interessate. Sic transit ...

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 03/11/2014