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DIBATTITO SU PASOLINI

21 maggio 2006
Caro Leo, ho appena letto i tuoi scritti sul link che mi hai segnalato. Sei
sicuro dell'idea di "sacrificio" di Pasolini? O la sua vita, le sue opere, la
sua critica radicale alla modernità non erano forse originate da una "endemica"
impossibilità di essere "normali"? Quindi, senza un lucido fine di sacrificarsi
"per" qualcuno? Un abbraccio. Genni.
Caro Genni, ti ringrazio di aver letto quanto ho scritto sinora. Accolgo la
tua opinione, che considero vera per metà, nel senso che Pasolini, secondo me,
nacque già diverso, impossibilitato ad essere normale, costretto dal destino a
una sensibilità eccessiva, ma poi fece di necessità virtù, cioè "usò"
scientemente la propria diversità per un fine altruistico: quello di preservare
quanti più lettori affezionati possibile, dalla mutazione culturale che ha
trasformato moltissimi in superficiali consumatori (anche della cultura) - e non
è detto che io sia profondo, anzi sicuramente non lo sono abbastanza -. Questa
mia opinione, tieni conto che non è definitiva, perché ho riletto solo la quinta
parte delle sue opere, quindi sono pronto a correggermi, se è il caso.
Tuttavia dalle poesie, mi pare che emerga chiaramente questa figura altruistica
di Pasolini. Ovviamente si possono dare moltissime interpretazioni, anche
opposte, del medesimo testo, e io non voglio imporre la mia interpretazione,
anzi accetto con gratitudine le interpretazioni diverse dalla mia, come la tua
ad esempio. Quanto alla normalità sessuale, Pasolini poteva anche essere
eterosessuale: leggerai - in una nota - nel capitolo sulla narrativa, che sto
preparando in questi mesi, che gli capitò, pur senza averlo premeditato, di fare
l'amore con una prostituta. Da allora si disse che poteva scegliere anche di
essere eterosessuale, ma preferì seguire la via della diversità, probabilmente
perché quello era il destino della sua vita, diciamo pure la sua "missione".
Spero di rivederti quanto prima e parlare magari a voce di questo e di altro
ancora, come noi amiamo fare. Ti saluto con affetto, Leo
11 giugno 2006
Pasolini per me ha fatto essenzialmente una rilettura dell'antico, questo è
il SENSO della sua vita, riportare l'antico nel moderno, che lo sta perdendo...
(Adriano Torricelli)
18 giugno 2006
[Leggendo sulla concezione panteistica e teofanica della Natura da parte di
Pasolini, Zeubunga, una blogger di LIBERO scrive nel suo blog, autorizzandomi ad
inserire il messaggio in questo dibattito] piante: la forma di vita più
antica del mondo. A volte mi capita di soffermarmi ad osservare un albero,
in città. E certe volte, quando il rumore del traffico me lo consente, mi sembra
quasi di sentirlo mormorare una lingua antichissima, quasi un canto, un mantra
indiano.
Cerco di immaginare il significato di quel canto e l'unica cosa che mi viene in
mente è l'armonia. Le piante dovrebbero essere gli esseri viventi più antichi
del mondo. Vivono da molte centinaia di migliaia di anni più di noi. Si sono
evoluti anche loro. Ma credo che siano quegli esseri che hanno conservato più di
tutti il legame con la Terra e con la Vita. Loro sono in armonia col mondo e
questa armonia la comunicano cantando.
E' giusto ciò che afferma Pasolini, che le piante provano più gioia e amore di
noi. Credo che siano molto sagge. E conoscono a fondo il significato
dell'esistenza. Non è vero che, poiché non posseggono un cervello, non hanno
mente nè intelligenza. Credo che la mente corrisponda all'anima e l'anima alla
vita. Le piante posseggono la Vita e ne sono pienamente consapevoli. Il loro
vegetare non è che un inno alla vita stessa. Loro vivono molto semplicemente e
ciò basta a loro, come dovrebbe bastare a noi, per essere felici.
25 giugno 2006
Ho chiesto a Bluwarrior, un blogger di LIBERO che vive a Roma, se la
poeticissima espressione "rosa de fuego", che ritroviamo negli scritti di
Pasolini riferita alle ragazze carine, così apostrofate con simpatia dai giovani
"dritti" degli anni '50 nella capitale, si usa ancora. Mi ha risposto:
"Purtroppo non si usa più qui a Roma. E' più in uso dire: Fata, Pezzo
de fica, ecc... è finita la poesia caro mio."
3 luglio 2006
Stanotte ho scritto nel mio blog, come reazione all'affermazione di altro
blogger secondo il quale per Pasolini, considerata la sua diversità sessuale,
era facile spendere "belle parole" per l'integrazione dei "diversi" nel mondo
dei "normali", il seguente messaggio: "Non credo che il "diverso" (sessuale o
meno) voglia essere integrato nel mondo dei "normali"...
Forse vuole piuttosto che essi si rendano conto di quanto fragile sia in realtà
la loro cosiddetta "normalità" (adesione alle norme collettive, che impediscono
un effettivo processo di individuazione, tanto per usare un linguaggio
junghiano); una maggiore conoscenza delle opere di Pasolini, porta alla
sensazionale congettura (non tanto campata in aria) che la sua "diversità"
(anche sessuale) era funzionale non ai suoi bisogni ma ai nostri, per un
disvelamento (appunto) della "nostra" (non sua) rimossa fragilità... E quanto
più questa congettura ci scandalizzerà, tanto più essa avrà colpito nel segno!"
- Domande di Galarico: Pasolini grande come intellettuale ma
come uomo? Una posizione intellettuale critica della società è sufficiente a
giustificare una vita amorale? Un intellettuale può essere libero di vivere al
di là del bene e del male, solo perché li vede chiaramente entrambi? E poi per
conoscere il male è davvero necessario tuffarcisi dentro?
Rispondo:
- per me Pasolini è grande anche come uomo (cioè come
persona morale) e non solo come intellettuale; infatti che io sappia non ha
fatto del male a una mosca, e i ragazzi con cui faceva l'amore erano dei
ragazzi di vita;
- se per vita amorale, intendi i rapporti omosessuali con i
ragazzi di vita, penso, ricordando ciò che ne ha detto Walter Siti, che
Pasolini lo facesse non tanto per gusto personale quanto per una necessità
di conoscenza (a beneficio anche dei posteri);
- Pasolini aveva una visione chiara di ciò che diceva e
faceva, e quindi anche nella prassi si manteneva mentalmente puro, capace di
comprendere con quale tipo di ragazzo poteva assumere certi atteggiamenti
omoerotici (non andava mica con i bravi ragazzi un po' complessati della
borghesia; andava con i "dritti" della periferia romana);
- posso dire che grazie alle opere di Pasolini (e di altri)
ho potuto personalmente conoscere i contenuti non tanto belli del mio
inconscio, e quindi evitare di tuffarmici dentro in concreto. Pasolini non
poteva scrivere ciò che ha scritto e fare i film che ha fatto, se non avesse
fatto esperienza, anche sessuale, del mondo del suo tempo, trasfigurando poi
questa esperienza, in qualche modo necessaria, nelle sue opere.
29 luglio 2006
Alina, blogger di LIBERO, mi scrive: “Pasolini, per me, era un uomo mite. La
mitezza è uno degli aspetti del carattere umano che più apprezzo e ammiro. Che
non è remissività o sottomissione! Soprattutto quando nasce da un sedimento
culturale profondo. Il contrario esatto dell'arroganza e della presunzione che
purtroppo dilaga ai nostri tempi. Ho avuto modo di studiare con interesse il
primo Pasolini, quello dell'Academiuta.
Un Pasolini bucolico, maestro entusiasta e fantasioso, che insegnò a quei
ragazzi del Friuli il senso e il valore della cultura e della giustizia, fece
comprendere loro il valore dell'autocoscienza e instillò il bisogno
dell'emancipazione, senza dimenticare il rispetto della natura e il piacere
della poesia da vivere e da realizzare. Una specie di periodo "arcadico", forse
un po' manierista, ma di grande fascino, ancora poco studiato e oscurato dal
Pasolini successivo, quello degli scritti corsari, il regista, l'uomo-scandalo,
ecc.”
21 agosto 2006
L’amico Adriano Torricelli mi scrive:
A Pasolini non mi è facile resistere, tanto forte è la suggestione che evoca
in me, pur nella scarsa conoscenza che ne ho... (e che forse è un modo per
preservare un'idea confusa che ho di lui, e che temo verrebbe "rovinata" da una
conoscenza più approfondita della sua opera.
A me sembra in ogni caso che sia stato tutto e niente, che - come scrive Moravia
- egli si identificasse in tutto senza però essere davvero nulla, cioè senza
crederci fino in fondo (a volte più altre meno, a seconda dell'oggetto di
identificazione, ma mai del tutto...).
Forse la sua figura e' essenzialmente quella del liberatore: liberatore dai tabù
sessuali, dal qualunquismo politico e ideologico, e idealmente da tutto ciò che
vi era (e vi è) di gretto e superficiale e semplicistico nella società (compresi
fenomeni, come ad esempio la famosa contestazione giovanile, apparentemente
buoni!).
Ha difeso la debolezza umana dal progresso e dalla selezione, ha difeso - lo
dico ancora [v. questo dibattito al giorno 11 giugno 2006] - l'antico
dall'estinzione. Ma il suo messaggio, pur nell'originalità (....è stato un
controcanto del progresso), era comunque un messaggio debole, sentimentale e in
qualche modo velleitario.... perché non era propositivo ma nostalgico e basta.
Non si può "restare a Pasolini", sarebbe un grossissimo errore! Bisogna guardare
avanti, cercare di creare un mondo migliore senza disfattismi di sorta, alla
faccia anche di Pasolini.
Con tutto ciò la sua analisi della modernità è importante e originale, e ci ha
dato qualcosa di vero!!! ci ha reso più consapevoli delle dinamiche della
modernità (omologazione, massificazione, ecc.) e ha posto il problema di una
modernità nuova, cioè di nuovo antica... Riusciremo a crearla!???... [cosa
cerchiamo di fare noi - nel nostro piccolo - attraverso Internet, in fondo???].
Un mondo in cui i sensi non siano (così) sacrificati alla ragione, in cui la
libertà di azione e di parola sia sovrana, in cui la realtà acquisti nuovamente
i suoi colori, è forse questo a cui dovremmo tendere - è questa, secondo me, la
lezione (se così vogliamo dire...) del poeta friulano!
24 agosto 2006
Nella risposta n. 4 a una domanda di Galarico del 3 luglio 2006 (v. sopra),
ho scritto: "posso dire che grazie alle opere di Pasolini (e di
altri) ho potuto personalmente conoscere i contenuti non tanto belli del mio
inconscio, e quindi evitare di tuffarmici dentro in concreto."
Son passati meno di due mesi e oggi non avrei dato la stessa risposta, a
significare che il tutto e noi stessi siamo in divenire, e solo una ontologia
dell'attualità (che mi pare abbia promesso il filosofo Gianni Vattimo) potrebbe
giustificare le apparenti incoerenze e contraddizioni di questo "divenire".
Cosa direi oggi, sull'argomento del vivere in concreto i desideri "nascosti"?
Userei lo stesso discrimen vattimiano, che è quello della "caritas".
Tutto ciò che contraddice l'amore (un amore non dogmatico, si intende, ma
infinitamente elastico di fronte alla realtà) non va fatto; il resto possiamo e
a volte dobbiamo farlo.
Ad esempio, Pasolini consigliava, si può dire a tutti i ragazzi, l'esperienza
omosessuale, soprattutto per comprendere il proprio orientamento sessuale ed
anche - cosa non secondaria - per consolidare la complicità tra soggetti dello
stesso sesso: l'omoerotia intesa come amore tra gli uomini e quindi anche aiuto
reciproco (la "mutualità" di poundiana memoria) e l'affetto.
Per alcuni di noi il non aver vissuto l'esperienza omosessuale ha determinato
una sorta di nevrosi, con esiti anche di notevole sofferenza. Pazienza: Dio (o
la Realtà, secondo Pasolini) è infinitamente buono e dove noi abbiamo chiuso una
porta, spesso ce ne apre un'altra. Come dice una mia cara amica, la realtà è
quella che è, è inutile rimpiangere le occasioni perdute.
Doveroso è però ammettere i propri errori; riconoscere la superiorità morale
(sì, proprio morale) e il coraggio di coloro che si sono comportati meglio di
noi in situazioni analoghe; e naturalmente non colpevolizzarsi troppo, perché
(se ricordo bene un articolo su Dario Bellezza, in cui era riportato il seguente
pensiero del poeta morto prematuramente) è l'uomo stesso a non perdonarsi le
proprie colpe e quindi ad impedirsi la redenzione.
6 ottobre 2006
Ho portato a termine questo ipertesto su Pasolini. Il dibattito però è sempre
aperto ed esorto vivamente i lettori interessati a scrivermi. Ancor di più li
esorto ad "andare alle fonti" cioè alle opere stesse dell'Autore che ho
trattato, perché, come è giusto, le interpretazioni sono infinite ed ognuno
interpreta secondo il proprio vissuto e le proprie emozioni, e non solo secondo
il bagaglio culturale che possiede.
Ringrazio l'Amministratore di Homolaicus, il professor Enrico Galavotti,
che mi ha permesso di pubblicare questo saggio. Ringrazio altresì tutti quelli
che si sono messi in contatto sinora per partecipare al presente dibattito. Se
vogliono, possono continuare a farlo!
Chiedo scusa per eventuali sviste o errori che mi siano sfuggiti nella
correzione. Questo è il mio primo saggio di una certa entità che pubblico in
Internet e lo considero più un lavoro preparatorio per un futuro
approfondimento, criticamente e formalmente meglio impostato.
A chi volesse segnalarmi eventuali sovrainterpretazioni, cioè interpretazioni
del tutto arbitrarie, che sono sicuramente false, dico che così farebbe opera
meritoria per la comune trasmissione del sapere culturale. Per le restanti
interpretazioni, valga la democratica prassi della filosofia ermeneutica, cioè
il gioco/conflitto di interpretazioni. |