LE RAGAZZE DELLA MIA VITA
Ogni tanto me le ricordo
così, improvvisamente,
senza un vero motivo,
come un segno della vecchiaia,
quando il passato è più lucido del presente,
i volti femminili della mia vita:
la figlia del macellaio,
così pienotta, rubiconda,
una margherita sempre sorridente,
e quella della stazione di Santarcangelo,
così educata, così gentile,
che anche a me veniva voglia d'esserlo,
e quella della rosticceria di Pinarella?
com'era carina! simpatica!
mi faceva fare il galletto,
io che potevo essere suo padre:
un galletto in mezzo ai suoi polli arrostiti.
E la Rosella del liceo?
che ragazza intelligente!
e che sensibilità!
Aveva avuto la fortuna
di crescere in una famiglia sana,
di origine contadina,
non come la mia,
di borghesi falliti
e nobili decaduti.
Ma a me piaceva sua sorella,
forse perché si tingeva di biondo
e agli uomini, si sa, piacciono le bionde.
Ma io non ero un uomo,
non cercavo d'accasarmi,
volevo solo far quattro chiacchiere,
stare in compagnia,
con qualche bella ragazza,
bella dentro soprattutto.
Con la figlia del becchino
non ero mai riuscito a parlare,
e quella mi piaceva davvero,
quando la guardavo a messa,
lei a destra, tra le femmine, da lontano,
e pensavo che avrei sposato una come lei.
Anche mia nonna me lo diceva:
- Sposati la figlia del becchino,
così stai bene tutta la vita!
E io lo feci, bionda con gli occhi chiari,
l'opposto di me,
come ho sempre desiderato,
ma non era lei,
era come la Flavia,
anche lei mi piaceva,
ma lei guardava in alto
e io ero povero,
era come la figlia del fornaio,
anche lei bionda
e lei mi guardava
e per un po' ci siamo guardati,
ma poi mi diceva sempre quella frase:
- E adesso cosa facciamo?
e io non sapevo cosa fare,
lei aveva bisogno di un altro,
di uno col motore
che la portasse in giro
e non amasse le panchine.
Quante belle ragazze
hanno circondato la mia vita!
Ma non mi sono fatto
distrarre da nessuna,
eccetto quella che ho sposato
con cui dialogo alla pari.
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