POESIE IN LIBERTA'


RINA ACCARDO

NON SI PUÒ SCRIVERE POESIA SE NON SI È POESIA

Il mio spazio/poesia: "Lascia che parli il respiro" ainsi.wordpress.com - Contatto - Twitter - Linkedin - Facebook

IL MIO LUOGO È IN TE

Offuscate dal tempo gocce
ancora stillano.
Venne giorno
quel giorno, e nel giorno andai.
Mesi e mesi incastonati.
Un rudere,
un rampicante abbarbicato.
Tutto è fermo,
tutto è in essere.
Acqua alla terra,
nelle vene tracce di te.

I MORTI NON PARLANO NÉ SCRIVONO

Il mio orecchio vuole ascolto,
nei miei occhi
scaglie diffondersi auree
nel solco fuggente
di un aristocratico annichilimento.
E purpuree fronde alzarsi leggere,
un vento amico a cullarle.
Colorati colli
ormeggiano dinanzi al mio sguardo,
un canto muto s’eleva
e quasi soffoca.
Un pungente richiamo alla vita
spinge il nulla che avanza.
Sottesi entusiasmi cantano
e giungono alti nell’immenso,
ad ogni svolta dell’attimo
ala sicura.
I morti non parlano né scrivono,
ma sanno amare.

I TUOI OCCHI

Tu vedi
attraverso i miei occhi.
Al culmine di un sentito
lucentezza brillano.
Nervose dita
abbracciano il vento
che già si posò su di te.
Fermagli fermano le mie onde
che già ti abbracciarono.
Scandagliano sogni
i tuoi occhi nei miei.

TI VEDO

Muto presagio nel cuore della notte,
non voglio dormire.
A stento nei tuoi sogni,
per leggi incastonate a stella
irradiante sfrigolii di sensi intorpiditi.
Nel buio vedo,
ti vedo.
Ti vedo assopito.
Su cuscini sparsi hai smarrito
il tuo sogno più caro.

MALINCONIA

Malinconia, perché mi annienti?
Una spirale nel vuoto dei sensi.
Sopprimi nel fiato scosceso
una larva di vita
che più non nasce nel circuito del previsto
e nell'imprevisto giace.

MIRAGGI

Notti
custodite nel ricordo
del tuo sorriso addosso.
Guance che scottano
nell’ammanto di un sogno.
Son rimaste lì,
scolpite,
le lancette del nostro tempo.

DONNA

In attesa che si accenda una stella
perché donna non muoia.
Domani, al risveglio, sarà luce.
-Il macramè di un cuscino
rispecchia righe e rughe,
così pure
bellezza di ornato.-

Il volto, disteso, assapora già
il guanto caldo del bacio della vita.

Donne, su binari paralleli
inseguono sorrisi
oltre il varco.
Accogli bocca
parole sante,
nel fido di un’ora che tarda a venire.
C’è un angelo che sa
e muove incontro.

Tace - il silenzio uccide -
ossa al vaglio di un dolore.
La mano regge il volto
compagno di vita
-perché non crolli in una resa-.

DISTACCO

Ho amato e, nel distacco, ogni cosa ha un senso.
Una sublime follia mi vive, addosso. Veste il grigiore di fumi alterati.
Io non voglio esserci se non di soppiatto.
Elucubrazioni si annidano, sento di non essere sola.
Tutto mi avvolge senza reprimermi.
Un fase nuova mi accoglie. Non faccio domande.
Un rifugio mi attende.
Sarà lì che dormirò, e quando di luce saranno gli occhi
la distesa sarà senza orizzonte.
Quando andrò, un unico rimpianto: aver capito tardi.

ROSSO VERMIGLIO

Vermiglie fluiscono
ammantate di sudore.
Nell’incavo del sonno
turbano le notti.
Un terrore sottile
ghiaccia l’ieri,
oggi è l’estate
del buio infinito.

SIMBIOSI

Me ne andrò piano,
eppure l’urlo rintrona.
Cannule spente
gioco nell’ombra.
Caldo opprimente
nel guado.
Cieli danzano nell’oscurità.
Azzardo una piega
nel brivido del sonno,
lascio dettami nel varco.
Andrò poi
a raccogliere sassi,
nella spinta tu tremi,
ingoi cascate di polvere,
e getti all’indietro
la tua vita.
Barcolli, e conti nel foglio
righe su righe.
Assente nel palpito
reagire non puoi,
guarire oramai
è pura virtù.

LUCE NEL BUIO

Ti vedo senza cercarti
ho eretto barricate.

- Occhi nuovi tacciono.

Girotondo di affreschi,
ricordi infestati di grumo
bloccato nel ramo nascente
del giorno in essere.

VOCE

Visualizzo dialoghi inesistenti.
La mente vola
in quell’abitacolo
racchiuso da vetri appannati.
Parole lontane dal dire sentito,
discorsi enfatizzati
a coprire un silenzio di fondo,
loquace nell’aria.

HO VISTO VIOLE OGGI IN GIARDINO

Allorché io andai
approdi futuri
inermi garriti.
Il mondo intero labbra non ha,
perso è l’arco ridente.
Flaccido cascame di ottusa chiusura.
Ho visto viole oggi in giardino,
tu non esisti in nessuna stagione.
Vile fine di un approccio ostile.
Fermenti sfilacciati non hanno requie,
candelabri spenti i tuoi ammanchi di vita.

DISINCANTO

I tuoi occhi sfiatati.
Filari d’argento a incorniciare
l’impossibile risvolto anelato.
Sfoghi soppressi e addobbati consensi
interrogano il tuo cuore.
Derise e madide movenze
mentono.
Camuffati, nudi rami ti attraversano,
e sorridi.
Parvenze dorate di fori insanati.
Grezzi bisbiglii, impotenti,
annoverano della tua vita fluidi corsi impediti
da insormontabili onde.
Preghi, piangi, soffri, ami.
Unguenti zuppi di pietà non leniscono
le incandescenti acque avviluppanti ogni tua fibra.

SPRECO

Porto a spasso il mio corpo,
ma stasera faccio il punto.
Non sorrido, non piango.
Né il sole potrebbe…brucio già.
Niente e nessuno mi scuote.

Lunga vita mi si regala
per un contenuto di inezie.
È stato tutto uno spreco, spreco, spreco.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 25/08/2013