A spasso da qui Me ne andrò
a spasso da qui
in bilico sul filo
che porta l’energia
della luce – finta –
con le zampe di un uccello
strappato delle piume
che deve camminare a forza,
mantenendo l’equilibrio
sospeso tra il visibile
e il nascosto dell’umano…
-me ne andrò
a spasso da qui,
a cento passi dalla terra,
troppo lontana dal cielo-
Al mio giardiniere
Crescimi
nel giardino dei rifiuti
che è buon per me
far da concime agli scarti
e rammentati
- l'innaffio -
di tanto in tanto
quando questo fiore al vaso
china il capo alla vita
per sola fame d'amore.
A notte sveglia
A notte sveglia ho sognato!
Io passeggiavo il tempo tiepido e i colori
del mare limpidamente azzurri,
mentre, sola,
giravo l'ora del giorno
sulla riva del mare, al passaggio del tramonto.
Nessuno a camminarmi contro, ed io,
immersa e piena delle mie cose
guardavo a me intorno,
persa e ritrovata,
in un ricercare e rincorrere di domande
curiose, di risposte eccitanti,
ripetevo a memoria la poesia
tranquilla e pacifica dell'esistenza.
Ho passeggiato la lunga spiaggia
nel tempo,
ho sentito la stanchezza
appoggiarsi al corpo,
ed ho conosciuto il peso
che le membra
stira alla sabbia.
Ora, ricordo il calore
del suo essere fra le mani,
la dolcezza del suo tocco
era una sabbia fine, pulita,
tanto lucente
che pareva seminata d’argento.
Si è riposato lungamente
il mio sguardo
sull’immagine di una poesia,
poi, i pensieri,
in un profondo sospiro
hanno rapito il capo
sollevandolo a movimento,
hanno diretto la coscienza,
accompagnandola,
all'orizzonte del mare.
Attimi nella vita
Ci sono attimi
nella vita che valgono
quanto il paradiso,
come il calmo sospiro
di questo abbraccio;
come il nuovo raggio
sole alla primavera;
come il volo
a fil di terra
di un uccello;
come il profumo
di un fiore
morto domani;
come il godere infinito
dell’abbandono alle tue mani.
Ci siamo svegliati
14 luglio 2012 – Roma – Chioschetto San Lorenzo.
Ci siamo perduti
nei secoli delle paure
fame e guerre dell’individualismo;
ci siamo torturati e uccisi
l’un l’altro nel corpo e nell’anima;
ci siamo rinchiusi come schiavi
alle prigioni di pensiero e sentimento;
ci siamo addormentati
al sonno della morte in attesa di risveglio,
come la fanciulla neve bianca della favola
che ha stretto nei denti il boccone della malvagità;
ci siamo svegliati in un mattino principe di bontà
vincitore di tutte le battaglie che ha sciolto gli incantesimi …
E’ senza nebbie ora
il piccolo bosco ai confini delle strade,
cemento e catrame delle nostre differenti civiltà.
Schiudono, finalmente chiari, gli occhi
al bene delle umanità.
S’odono forti le melodie della gioia,
si comprendono -senza fraintendimenti-
le parole dell’amore in canto
mentre varcano libere il cancello
delle nostre umane diversità.
Corpi in desiderio Non ho sensi di colpa, non ho sbagliato ad amare!
L’errore, se c’è stato, appartiene a chi non ha continuato.
Affronterò il domani scevro di quesiti, che non è lungo
e dura solo un attimo dopo il suo attimo.
Avrà in me il respiro di quell’ignoto
che domanda: “Quale, il sentimento,
abitante al cuore dei suoi giorni?”.
Futuro,
che sarà frammenti, di un tempo da passare
al corpo indifferente al dolore, alla gioia,
all’attesa dell’anima, dei sogni suoi
- corpi in desiderio –
a cui ho dato il nome di un amore.
Che venga: “L’aspetto!”.
Senza frenesie – mansueta –
Immutabile
nel vecchio sentimento. |
Andrà tutto bene
L'arma
stretta alla mano
destra puntata al ventre
del mio amore coraggioso
col mantello lungo e rosso del Garibaldino
viso bianco di maschera a nascondere
le tumefazioni delle percosse
che hanno disegnato di sangue
il cerchio rosso
al bianco del fazzoletto
ora bandiera d'uomini
e donne
allo sbaraglio delle conoscenze
... Andrà tutto bene!
Non osi più alcuno
infliggere il marchio del dolore
sulle carni tue
... pure.
Amiamoci
Ci provo, a viaggiare la vita,
a confonderla di arrivi e partenze
come se entrambe
non avessero speranze e dolori,
spogliate d’ogni loro veste,
le accompagno di cuore
gettando ai binari
le lacrime dei distacchi.
Non escono,
e allagano le profondità dell’anima.
Stanotte ho sognato gl’incubi
delle mie lotte interiori,
avevano le sagome degli affetti
al passato.
Ho urlato nel sonno,
non ricordo cosa,
per difendermi dal male.
Poi, al mattino, prima del risveglio,
sei arrivato tu, bello e giovane
come alla mia età
con aria seria e sicura, quasi severa.
Mano sinistra alla tasca dei calzoni,
braccio destro oscillante al passo
più certo del volto.
Tutto di te mi veniva verso.
E si è fatto giorno
con un sorriso mio
che ha pregato all’universo
il desiderio di saperti guarito,
sanato nel corpo, nella mente,
nel cuore, nell’anima…
e dimentico il respiro
nell’asfissia della folla
ondeggiante al movimento
di corpi in viaggio, arrivi
e partenze di sogni
e bisogni, molecole d’anime
in agitazione del tempo …
e scordo d’essere nell’essere,
disimparo la via del pensiero,
e vago cieca
alla ricerca di numeri e orari,
di corsie e binari.
So che devo tornare da qualche parte,
ed ho in dubbio che questa sia la direzione giusta.
Mi ritroverò prima o poi,
forse accadrà solamente quando mi troverai.
Comunque: Amiamoci! Siamo uno ormai!
Balliamo
Balliamo
sole di notte
alla luna dei sogni,
come zingare disperse
alle terre dell'abbandono,
scaldandoci alle fiamme accese
dell'amore attesa...
Benevolenza
di un prim'attore-regista
che conceda, ai piedi nostri
scalzi e sporchi,
di calpestare nuovamente
e per sempre
il suolo caldo di quel carrozzone-palcoscenico…
suo universo di ironica magia,
nido nostro, fedele, d’alchimia e d’amore.
Con la falce in mano
Ho tracciato il sentiero d'ogni giorno
muovendo i passi a piedi scalzi,
piagandoli alle spinose pietre del mondo,
sempre con la falce in mano,
le lacrime agli occhi ed il sorriso alle labbra.
Non ho fatto mai cammino a ritroso,
anche quando credevo che l'andare
fosse errato e vano. Piuttosto
mi son detta: adagiati e muori qui
se sei stanca,
ma se ti resta ancora un respiro
-dallo alle mani-
che muovano la falce e facciano il sentiero...
altri te ne saranno grati.
Ed è l'autunno
Entra la terra in casa,
in quell'umido bruno dei funghi
appena raccolti, e s'accompagna
al brindisi d'aria
che frizza di mosto ubriacando l'anima.
Cadono i silenzi alla sera,
tra brusii di voci in passanti
andanti nel ritorno a quel fuoco,
già acceso, nelle tracce odoranti
di fumo in viaggio verso il cielo.
Li accompagnano, di lontano,
gli abbai dei cani,
giocatori della caccia
al volo notturno degli uccelli
... ed è l'autunno
della mia sera. |