POESIE IN LIBERTA'


Ninnj Di Stefano Busà

Ninnj Di Stefano Busà nata a Partanna, (Tp), laureata in Lettere. Nel 2013 le è stata conferita anche una laurea in Scienza delle Comunicazioni “ad honorem” dall’Università Pontificia Salesiana. È tra le figure più rappresentative della pagina culturale di oggi.

Poetessa, critico, saggista e giornalista. Scrive poesia dall’età di 13 anni. Si occupa di Estetica e di Letteratura italiana, di Storia delle Poetiche, oltre che di Critica, di Saggistica e Narrativa.

Si sono occupate di lei molte delle più qualificate personalità della critica contemporanea : C. Bo, M. Sansone, F. Fortini, G. Bàrberi Squarotti, W. Mauro, A. Frattini, A. Piromalli, D. Rondoni, G. Benelli, F. Tomizza, A. Bertolucci, R. Carifi, A. Schwarz, D. Maffìa, F. Ulivi, M. Forti, Geno Pampaloni, M. Luisa Spaziani, G. Raboni, S. Demarchi, V. Esposito, E. Giachery, P. Ruffilli, S. Gros-Pietro, G. Zavanone, A. Coppola, E. Sanguineti, F. D'Episcopo, A. Merini, P. Perilli, Arnoldo M. Mondadori, N. Pardini, S. Angelucci, A. Spagnuolo, F. Romboli, R. Carifi, Arnoldo Foà e molti altri. Ha presieduto le XX edizioni del Premio “Iniziative Letterarie-Unione Nazionale Scrittori” e ne presiede inoltre dal 1991 il Centro internazionale delle poetiche. È presidente di un progetto culturale con il Governo e il Consolato Generale dell’Ecuador in Italia. Fa parte di numerose e qualificate Giurie. Dirige la nuova collana “Magister” dell’Editrice Tracce di Pescara.

In Poesia ha pubblicato 23 raccolte, quasi tutte premiate. Della prima produzione si segnala il tutto esaurito, (il futuro ne riporterà solo documentazione).

Tra gli ultimi titoli in circolazione:

  • L’arto fantasma, (2005, Ed. Lineacultura, pref. Giovanni Raboni, vince il Premio "Maestrale, Sestri, 2006)
  • Tra l’onda e la risacca, (2007, Ed. Bastogi, pref. Marco Forti, introduzione di Francesco D' Episcopo, (pluripremiato)
  • L’assoluto perfetto, (2010, Kairos, pref. Antonio Spagnuolo, vincitore dei Premi “Franco Delpino”S. Margherita Ligure e “Histonium” Vasto)
  • Quella luce che tocca il mondo, (2010, Ed. Bastogi, pref. Emerico Giachery, pluripremiato) 
  • Il sogno e la sua infinitezza, (2012, ed Tracce Pescara, pref. di Walter Mauro
  • La traiettoria del vento, (2013, Ed Kairos Napoli, pref. di Davide Rondoni)
  • Eros e la nudità, Ed. Tracce Pescara, (interventi critici di Walter Mauro, Plinio Perilli, Artur Schwarz), 2013. (premiato al Lago Gerundo, Mi, all’Astrolabio Pi).
  • Ellittiche Stelle, Ed. ETS, Pisa, pref. di Nazario Pardini (pubblicazione come vincitrice del Premio Il Portone, 2013).
  • Soltanto una vita, 2014, Kairòs

In saggistica: Il valore di un rito onirico, (1989, Ed. Il Ponte, New York); L’estetica crociana e i problemi dell’arte. (Lineacultura, Mi, 1996) vince i premi: La Magra (Sp), il Premio G. Parise di Bolzano e il Premio “Nuove Lettere”Istituto Italiano di Cultura, tutti nel 1997.

La scrittrice è collaboratrice del giornale: "L’Ora di Ottawa" (Canadà), Presidente della Lombardia dell'Unione Nazionale Scrittori. 

È collocata nella Storia della Letteratura Italiana (in 6 vol.) Ed. Simone per Licei e Scuole Superiori. Premiata al Premio “Alfonso Gatto”; “Mario Luzi” e LericiPea, segnalazione d’onore al “Lorenzo Montano-Anterem”, al G. Pascoli” e al Città di Penne nel 2012; vincitrice del Vivarium, Catanzaro stesso anno. Le è stata aggiudicata la sez. silloge inedita del Premio IL PORTONE, Pisa, 2013 con la pubblicazione dell’opera: Ellittiche Stelle. Ha curato insieme ad Antonio Spagnuolo l’opera omnia: L’Evoluzione delle forme poetiche, Archivio Storico della Poesia (vent’anni della migliore produzione italiana contemporanea), Kairos Editore 2013. Nel 2014 è uscito il suo primo romanzo: SOLTANTO UNA VITA (ivi).

Fonte: www.literary.it - www.facebook.com/ninnj.distefanobusa - www.e-theca.net - www.larecherche.it - www.partecipiamo.it - www.tracce.org - www.valeriaserofilli.it - www.caffeletterariolalunaeildrago.org - www.multimedia91.it - blogletteratura.com - www.andrealucani.it - Contatto

Come frutto alabastrino,
o vento di mare che cede al respiro cosmico.
Nel suo corpo è già implicita la morte, l'ostaggio rugoso dell'inverno,
in grani di dolore la
secchezza del dono.
Si assottiglia, converge solo
al tempo delle chiare voci,
quando rispunta come un nido azzurro
tra le fronde, o bianca effusione
d'ali librate controvento è già lontana.

***

Guida la sua quiete mortale,
che serra invisibile e tenera,
quasi materna voce, ciò che s'acquieta.
Onda di spuma, madre di un sol giorno,
dove sostare nel labirinto minimo
del pianto il suo dolore.
Perché lo stelo riggemmi
l'amore non chiuda l'onice muschiato
del tramonto.
Ma l'amore è carne peregrina, flutto
che apre le vele alle maree.

***

Un diamante ha più facce,
la fragile accezione si concerta
in mille riflessi, come una gioia disciolta
in fissità d'immagine e colori.

***

E dilaga senza forma in amarcord
la bellezza smemorata e tenera,
rasserenante radice d'erba amara.
La sua sete necessita
alla carne,
se ne intuisce
l'esplicita sensualità azzurrina.

***

La vita che tu sai è nell'ardimento
di venti e di uragani. Né speranza
rifiorisce da fiore secco,
né soglia di pietra avrà più amara sorte.

Oggi che insegui con occhi nuovi
l’arroganza del cuore, più non avverti
le stesse meraviglie, l’alito del bosco,
le sue foglie brunite.

Ancora avranno spore lucenti
e grappoli maturi gli anni e l’ironia.
Preludio di vento le tue notti,
strappo di libeccio tra le cimase e l’anima.

***

Questo niente che avvampa,
e strappa frutti al grembo delle attese,
questo sentiero che accompagna
il senso del dolore, ne coglie i segni,
il travaglio delle lame, il gioco
che chiama altri silenzi, altri occhi…

Tu lo senti, cuore, il levarsi del poco?
quasi sempre precede la grazia di velluto
di un’anima che non mente: ti narra
di riverberi lucenti in fondo al pozzo.
Poi il segno delle ferite umane
torna a possedere le ore straziate,
l’arsura dell’erba, l’argento delle stelle.

La sera dolora di stupori, sono i teneri steli
a tremare nel buio.

***

Una ridda di insetti e ruggine
sugli albicocchi selvatici:
in quel profondo vivere c'è la sostanza
di ogni destino di dolore,
il tempo vagheggiato
in cui murare ogni bene perduto.

Perso nella sostanza eterna,
l'azzurro che nasce infnitamente remoto,
chiuso nella bonaccia di un giorno
spiovente e ribelle, come uccello
che traccia turbinìi in un cielo di nubi.
E scorre nel suo cangiante carminio
l'animula, sbenda le infinite incandescenze,
i bozzoli ancora chiusi di farfalle,
le dispiuma come fiori autunnali.

***

La bellezza, attimo incorrotto
dell'ultima rugiada che strazia consumando,
voluttuosa e mutevole ruota di pavone,
nella stagione degli amori.
Forse in una carne sognata è rimasto
il profumo di stelle corsare,
la grazia un po' gualcita di albatro.
Lo stupore, approdo assai lontano
in cui legare i remi e ancorarveli.

***

Discrezione ci grida
non più dentro, ma accanto
alla nostra maturità svuotata d'acque:
vi abita un silenzio, il sole che a tratti
richiama il rosso vespertino.
Ci stringiamo alle cose, le puntelliamo,
come il seme nel suo abisso.

***

Volti e croci, splendori sepolti
sotto arniche e grandine, la vita,
stride e gioisce del suo balzo di sole,
accende il suo magro bottino
in cerca di stupori  nella carne.
Come crisalidi d'ombra alla notte,
le linee segrete del suo
mutare, ancora per poco il suo flautato alfabeto.

***

Non so se questa è la stagione
a contenere i fuochi turbolenti,
o le sillabe sperse nel naufragio.
Restano le memorie ora
a intenerire la scintilla, il fuoco sacro è spento,
contiene appena il filo del ricordo.

Si spande in altri gridi o echi,
il dono di un pensiero che accende
alchimie di germogli;
come melograno da rosse labbra;
schermaglie di uccelli tra le fronde,
e maggesi tra dirupi e zolle.

Ad accompagnare una pagina di poesia
si piega quella luce che strazia.

***

Annoda fili il tempo, a tessere
lusinghe e fragili pochezze,
Gioca d’azzardo con distillati
silenzi in fondo al petto.
Viaggiamo incuranti dell’acqua
che manca alla azalee;
avvertiamo la luce balzare
da un capo all’altro del mondo,
come trottola impazzita
sfuggita di mano al burattinaio.
Il mondo, come un naufrago, si aggrappa
ad ogni legno che non lo tiri a fondo.

Non vi sono che abbagli e tumulti
a esasperare il cuore,
a issare stendardi alla fierezza dei vent’anni.
Tutto si esaurisce accanto all’anima,
rovista in quell’infinitesima parte di noi,
leggera come un fiato di brezza.
Nessun dono eguaglia le piccole cose di ieri.

Da aurore dilatate
quella luce sul becco di creature alari
si fa vita, si gonfia d'ali.
Lì, tutte le meraviglie si ricompattano, colmano distanze inusuali.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 28/08/2014