IL RACCONTO DEL TERRORE
IL RACCONTO
DEL TERRORE
G. De Chirico, Mélancolie et Mustère (Coll. privata USA).

Fabia Zanasi

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Abbiamo gia avuto modo di osservare che i testi narrativi svolgono, a seconda delle loro caratteristiche specifiche, una molteplicità di funzioni di vasta utilità sociale, giacché permettono di conservare e trasmettere certe conoscenze originarie, come nel caso del mito, oppure di fornire consigli morali, come nel caso della favola, e inoltre sono in grado di stimolare nei riceventi i processi di apprendimento e di osservazione della realtà.

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Questo nostro elenco potrebbe ampliarsi ulteriormente per dimostrare, proprio mediante le funzioni individuabili, che le tipologie narrative hanno il compito di soddisfare anche le numerose necessità psicologiche dell'uomo, descrivendone aspirazioni, sentimenti, debolezze e inquietudini.

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In un racconto, la tematica atta a suscitare paura determina nel lettore un'emozione stimolante, filtrata dai comportamenti dei personaggi della storia e dalla varietà delle loro reazioni, che vanno dall'esigenza di conoscere meglio ogni aspetto del fenomeno che impaurisce, al bisogno di escogitare un rimedio e una difesa nei confronti di quanto costituisce minaccia. La paura può essere suscitata da una situazione reale, quindi oggettiva, di pericolo, ma può anche sorgere da una motivazione inconscia, personale, dai contorni indefiniti.

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Usufruendo di un paragone tra diversi codici comunicativi, cioè quello visivo e quello verbale, appuriamo che la funzione di una maschera mostruosa, o di una divinità dall'aspetto terribile, e la funzione di un racconto del terrore sono analoghe, servono infatti entrambe per esorcizzare la più elementare delle angosce: quella che l'uomo avverte nei confronti dell'ignoto. Inoltre sia l'immagine sia il testo scritto, in virtù di quella ambivalenza che contraddistingue l'essere umano, contribuiscono a soddisfare anche la necessità e, forse, il piacere della paura.

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Sostenere la lettura di un racconto del terrore equivarrebbe dunque, in quest'ottica, a una sorta di prova del coraggio, a una sfida con se stessi, a rischio per così dire calcolato, tanto che, a lettura terminata, si riesce quasi a godere di un senso di conquista.

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Il racconto del terrore può essere strutturato in maniera inverosimile, rispetto a ciò che accade nella realtà, ma più spesso gioca ambiguamente con elementi verosimili, contrastati da altri inverosimili, come accade ad esempio nel testo di EDGAR ALLAN POE, Il cuore rivelatore, allorché il protagonista, un alienato omicida, è costretto ad autodenunciarsi a causa delle proprie allucinazioni uditive, che gli fanno percepire i battiti cardiaci della propria vittima:

Non fingete oltre! Confesso ogni cosa. Ma togliete, togliete quelle tavole, scoperchiate l'impiantito! E' là. E' là sotto! E' il battito del suo terribile cuore!

(Da E. A. Poe, Racconti, traduzione di G. Baldini, Garzanti, Milano, 1981)

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Pertanto, se il testo indaga proprio sulle zone misteriose presenti nell'anima umana, il racconto del terrore non è assurdo, poiché descrive componenti psicologiche comuni a ciascuno di noi, e svolge per di più una funzione terapeutica, consentendo al lettore di scaricare le sue pulsioni negative e aggressive.

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Attraverso l'uso di alcune tecniche, lo scrittore richiede a chi legge un'attenzione sempre vigile e l'esercizio della propria capacità immaginativa. Come al solito ogni racconto presenta caratteristiche specifiche, comunque è possibile elencare, qui di seguito, alcune tra le tecniche più frequentemente adottate:

  1. il narratore, nel raccontare i fatti, suscita nel lettore aspettative e curiosità;

  2. il narratore tralascia, in maniera evidente, certe informazioni e, mediante questa tecnica del non-detto, mette alla prova la fantasia del lettore;

  3. il narratore impiega elementi dilatori, che differiscono lo scioglimento della Spannung, allo scopo di provocare suspense;

  4. il narratore fornisce degli indizi fuorvianti, che suggeriscono al lettore predizioni in seguito smentite, allo scopo di provocare effetto sorpresa.

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Per quanto concerne i ruoli dei personaggi, nel racconto del terrore si riscontra raramente la presenza dell'eroe, mentre invece predomina la presenza della vittima o del carnefice.

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Inoltre l'effetto di terrore può essere rappresentato mediante le azioni di un essere umano, per mettere in evidenza non soltanto le caratteristiche negative della sua struttura psichica, ma anche per suggerire un confronto simbolico con un malessere effettivamente riscontrabile, nella realtà, in molti individui.

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Diversamente l'effetto di terrore può scaturire dai gesti di un essere mostruoso e malefico del tutto privo di caratteristiche antropiche.

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In ultima analisi, comunque, come abbiamo già anticipato, la paura più forte è quella che l'uomo avverte nei confronti di fenomeni ignoti che possono manifestarsi all'interno della sua anima o nello spazio vitale esterno.

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Con un appello al narratario, cui si richiede di esercitare la capacità di interpretare i fatti, ha inizio il racconto di IGINO UGO TARCHETTI, Un osso di morto .

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Nel testo che presentiamo, compaiono molti elementi costitutivi del racconto del terrore, che tuttavia vengono sdrammatizzati attraverso l'uso dell'ironia, impiegata, come vedremo, per esorcizzare la paura.

Il terrore - Un osso di morto - Analisi testuale

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 25-04-2015