La casa della sgualdrina (Oscar Wilde)
La casa della sgualdrina Avvertimmo il ritmo dei piedi danzanti, Dentro, fra schiamazzi e
baccano, Come strane creature, grottesche e meccaniche, Ci trattenemmo a guardare i ballerini spettrali Come automi manovrati da fili, Si prendevano ciascuno per la mano A volte un fantoccio meccanico stringeva A volte un’orribile marionetta Allora, voltandomi al mio amore, dissi: Ma lei, udito il suono del violino, Improvvisamente la musica si smorzò, Lungo la strada ampia e silente, |
The harlot's house We caught the tread of dancing feet, Inside, above the din and fray, Like strange mechanical grotesques, We watched the ghostly dancers spin Like wire-pulled automatons, The took each other by the hand, Sometimes a clockwork puppet pressed Sometimes a horrible marionette Then, turning to my love, I said, But she - she heard the violin, Then suddenly the tune went false, And down the long and silent street, |
Quando si è depressi si
vedono gli altri deformati nelle loro sembianze naturali, non si vedono
volti ma teschi, non corpi viventi, ma automi, dalle movenze meccaniche,
gli sguardi fissi, vuoti, pieni di colpe, incapaci di reagire al male di
vivere, oppure totalmente incoscienti, irresponsabili, come gli amici e
i parenti di Noè quando lui fabbricava l'arca. E' l'effetto alone di chi attribuisce a tutti un negativo giudizio dato a qualcuno, la generalizzazione che fa comodo alla propria alienazione, alla propria ideologia e a volte alla propria malattia mentale, che si sa di avere ma che non si vuole o non si sa come curare. Una malattia che in fondo è un pre-giudizio, un giudicare prima ancora di conoscere, una forma di ideologia a buon mercato, che risparmia dalla fatica di pensare un'alternativa all'esistente, che si bea delle proprie certezze non meno meccaniche di quelle costatate con gli occhi. Poi la crisi, causata, simbolicamente, dal tradimento della persona che più si pensava di amare. Il crollo subitaneo delle certezze acquisite. Ecco che improvvisamente amore e voluttà si confondono, lecito e illecito vanno a braccetto, si guardano negli occhi, oltre il confine di ciò che separa il bene dal male. Lo stereotipo viene vinto con l'accettazione del male, che proprio per questo si relativizza, non è più teschio al posto del volto, ma volto curioso, pronto a illudersi di trovare nel deviato una qualche fonte di vita. |
Il Principe Felice - Il mito di Salomè
Fonti