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Da Matrix 4 a Free Guy: quando il cinema flirta con la tecnologia digitale

 

Durante gli ultimi anni il mondo del cinema ha spesso raccontato storie dove la tecnologia aveva un ruolo determinante per la nostra società. Questo processo riflette in larga parte l’utilizzo che tutti noi facciamo di strumenti come personal computer, laptop, dispositivi mobili, senza contare gli elettrodomestici intelligenti di ultima generazione. Un upgrade a cui la nostra società oggi non saprebbe più rinunciare, come ampiamente documentato durante i giorni scorsi durante il crash di Instagram, Facebook e Whatsapp, quando sono state sufficienti poche ore di down per scatenare tra gli utenti attivi e più dipendenti da questi strumenti una sorta di crisi d’astinenza.

Il ruolo attivo tra cinema e tecnologia digitale

Il cinema ormai utilizza la tecnologia per raccontare storie dove l’elemento fondamentale è il rapporto tra uomo e macchina. Un tema da sempre molto caro alla fantascienza, prima ancora che determinati strumenti fossero davvero inventati e scoperti.  Pensiamo ad esempio a come il cinema di James Cameron, quello di Denis Villeneuve e degli stessi George Lucas e Steven Spielberg, siano stati capaci di miscelare elementi realistici, verosimili, con altri che invece erano solo legati a tematiche avveniristiche e futuristiche. Cameron al pari della Industrial Light and Magic di Lucas, è stato un grande innovatore, prima di tutto a livello di concetti e di contenuti, senza però escludere gli elementi tematici e testuali delle sue pellicole, di cui Avatar e la saga di Terminator, sono gli esempi più espliciti. Uno dei film dove la tecnologia ha un ruolo centrale degli ultimi anni è stato senza dubbio Ready Player One del regista Steven Spielberg. In questo caso però si trattava di una trasposizione di un best seller scritto da Ernest Cline.

Le comunità virtuali immaginate da Kurt Vonnegut e William Gibson

Oggi gli appassionati del genere attendono che venga realizzato il sequel, mentre le comunità e i canali Twitch.tv sono inondati da pareri su Dune e su ogni notizia trapelata sul nuovo capitolo della saga di Matrix. Nessun film infatti è stato capace di influenzare l’immaginario collettivo come quello realizzato sul finire degli anni novanta dai Wachowskis. Durante questi ultimi tempi sono usciti anche film dove il mondo dei videogames confluiva nella realtà creando un’interconnessione. Niente di nuovo per la narrativa fantascientifica, dove opere come Tron o Neuromante di William Gibson, erano profondamente fuse tra il linguaggio informatico e quello dei videogames.

Da Pixels a Free Guy, il cinema come elemento di fuga dalla realtà

Un caso recente è stato quello di Pixels, che immaginava una invasione aliena realizzata però da videogiochi arcade anni ottanta. Una sorta di retromania, per dirla alla Simon Reynolds per bambini degli anni ottanta che oggi sono però diventati adulti, ma non hanno mai smesso di giocare ai loro videogames preferiti di tipo arcade. Parliamo di veri classici del genere come ad esempio Tetris, Arkanoid, Pac-man e via dicendo. Sul canale di streaming video Disney Plus è stato invece lanciato un nuovo film con protagonista Ryan Reynolds, intitolato Free Guy. Il divo hollywoodiano ha legato il proprio successo a film come Deadpool, Lanterna Verde, Life e Mississippi Grind, dove gli elementi di gioco hanno sempre un ruolo importante. Gioco e tecnologia che sono alla base dei casino online sempre più praticati durante questo 2021, specialmente attraverso i dispositivi mobili come smartphone e tablet. Il gioco online è sempre più facile da reperire per merito della tecnologia digitale vigente.  L’elemento fondante per il film Free City (Eroe per gioco) è dato proprio dai videogames di categoria open world, che per certi versi ricalca in modo più pop lo stesso immaginario lanciato da Ready Player One, con la differenza che l’opera di Cline aveva degli elementi tipici della distopia di matrice cyberpunk e steampunk, mentre in questo caso lo scopo è quello di divertire e di intrattenere il pubblico. Proprio per questo motivo avere un attore come Ryan Reynolds, qui nella doppia veste di produttore-attore risulta congeniale e azzeccata. Si tratta di un film che tutti gli appassionati di videogiochi possono apprezzare, dato che il protagonista non è altro che un NPC, ovvero un Non-Playable Character.

Considerazioni finali

Da questo punto in poi la pellicola diventa un insieme di scene action ben studiate, che hanno punto uno scopo ludico e di intrattenimento. Ora senza entrare per forza in polemica come fatto da Paul Schrader e da Martin Scorsese, due autori fondamentali per la New Hollywood anni settanta, bisogna riflettere sul ruolo che sta avendo oggi il cinema come strumento escapista per evadere dalle realtà circoscritta. Una realtà dove molti giovani trascorrono il proprio tempo libero e le ore di svago davanti a un monitor per ultimare il nuovo gioco lanciato  probabilmente dalla Ubisoft.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Economia -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 10/02/2019