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Post fata resurgo.
Dopo la morte torno a rinascere. È il motto dell’araba fenice. Nello stile familiare lo fa proprio, nello scriver lettere, chi ha conservato a lungo il silenzio con la persona cui scrive. Post fata resurgo: "Finalmente mi faccio vivo!" Post nubila Phoebus. Dopo la pioggia il sole. Significa che in questa vita alle disgrazie sogliono succedere le giornate serene, ai dolori le gioie. Il famoso Bertoldo quando pioveva esclamava: "Allegri, che dopo verrà il bel tempo!" Post prandium stabis, post coenam ambulabis . Dopo pranzo riposare, dopo cena passeggiare. Posteriores enim cogitationes... sapientiores solent esse. I pensieri che vengono in un secondo momento di solito sono più saggi. Cicerone (Filippiche) Pravo favore Iabi mortales solent. Gli uomini sono soliti cadere in errore a causa di ingiusto favoritismo. Fedro L’uomo, per favorire ingiustamente questo o quello, si lascia trarre in errore, sostenendo ad oltranza giudizi sbagliati, che poi dovrà ritrattare di fronte all’ evidenza dei fatti. Pretium sceleris. Prezzo della scelleratezza. Prima digestio fit in ore. La prima digestione avviene nella bocca. Prima facie. Al primo aspetto, all'apparenza. Primum facere, deinde philosophari. Prima fa', poi filosofeggia. Primum non nocere. Primo non nuocere. Primum vivere, deinde philosophari. In primo luogo bisogna vivere, poi fare filosofia.. Principiis obsta. Non lasciare che la situazione diventi irreparabile. Ovidio (Remed. Amor, V, 91) Si usa per genericamente come consiglio a non indugiare a prendere provvedimenti fin dall'inizio contro eventuali pericoli. Dalla frase di Ovidio principiis obsta sero medicina paratur, "opponiti fin dal principio, la medicina si prepara tardi"; la massima trae la sua origine da un criterio medico. Prior in tempore, potior in iure. Prima cronologicamente, più forte giuridicamente. Massima che rientra nelle Regulae iuris del Digesto Pro captu lectoris habent sua fata libelli. Secondo l'intelligenza del lettore i libri hanno il loro destino. Terenziano Pro die. Al giorno. Pro domo sua. Per i propri interessi. Cicerone Si usa in riferimento ad azioni compiute per utile personale, per proprio tornaconto. Lett. "a vantaggio della propria casa". Promissio boni viri est obligatio. Ogni promessa è debito. Sentenza medievale. Si usa come ammonimento a mantenere ciò che si è promesso e a non promettere ciò che non si può mantenere. Lett. "la promessa di una persona onesta è un obbligo. Promoveatur ut amoveatur . Sia promosso perché sia rimosso. Oppure promuovere per rimuovere. Pulsate et aperietur vobis. Bussate e vi sarà aperto. San Luca, XI, 9 Nello stile popolare significa che per vincere le difficoltà bisogna insistere e perseverare; equivale al detto latino:"" (La goccia insistente riesce a forare la pietra; l’anello con l’uso si consuma). Pulvis es et in pulverem reverteris. Polvere sei e polvere tornerai. Genesi Punica fides. Fedeltà cartaginese. Ad ogni occasione i Cartaginesi violavano i patti stipulati coi Romani. Da qui è venuta la frase che è sinonimo di mala fede, di fedeltà ambigua e sospetta. Potrebbe fare il paio con il detto: "Timeo Danaos et dona ferentes" di Virgilio. Qua re. Per la qual cosa, perciò. Quae nocent docent. Le cose che nuocciono istruiscono (e rendono più furbi).. Qualis artifex pereo! Quale artista muore con me. Svetonio (Nerone, 44) Furono le ultime parole pronunciate da Nerone quando, in seguito alla ribellione delle legioni di Galba, si suicidò. Egli era stato attore nei pubbllci spettacoli, auriga e poeta da strapazzo, eppure rimpiangeva la grande perdita che il mondo faceva delle sue doti. Ironicamente si ripete la frase quando si ha qualche lieve insuccesso. Qualis pater talis filius. Quale è il padre, tale è il figlio. Con questo detto popolare si vuole significare che i difetti dei genitori generalmente vengono ereditati dai figli. Quamvis sublimes debent humiles metuere, vindicta docili quia patet sollertiae. Gli uomini di condizione elevata devono temere quelli di bassa condizione, perchè all'uomo astuto risulta facile la vendetta. Fedro Questa sentenza è illustrata nella favola della Volpe e dell’Aquila: questa aveva portato ai suoi aquilotti i piccoli della volpe perchè se ne cibassero, credendosi sicura, nel suo alto nido, ma l’astuto animale, rubata una torcia dall’altare di un tempio, diede fuoco alla pianta che sorreggeva il nido dell’Aquila. Quandoque bonus dormitat Homerus. Qualche volta si addormenta anche il buon Omero. Orazio (Ars poetica, 359) Anche il grande Omero non è sempre uguale a sè stesso. Ma la frase nel significato usuale ha valore alquanto diverso: anche le persone di genio ogni tanto commettono qualche errore. Quantum mutatus ab illo. Quanto era diverso da quello (che ricordo). Virgilio (Eneide,, II, 274) In sogno Enea aveva visto Ettore non già nella sua consueta aureola di prode ed eroico combattente, terrore dei nemici; bensì coperto di piaghe e sangue. Di qui la spontanea esclamazione. Nell’uso corrente si cita quando ci si trova davanti a persone o cose molto diverse dall’ ultima volta in cui si sono vedute, o nel fisico o, più spesso, nel morale. Quantum satis. Quanto basta. Locuzione corrente nel gergo dei medici che nelle ricette indicando le dosi dei vari ingredienti, per qualche elemento scrivono q.s., cioè quantum satis, o quantum sufficit, ossia suggeriscono di mettervene la quantità sufflcente. Quantum sufficit. Quanto basta. Formula farmaceutica, oggi usata in senso scherzoso. Quatuor abscondi non possunt: tussis, amor, ignis, dolor. Quattro cose non si possono nascondere: la tosse, l'amore, il fuoco, il dolore. Qui autem invenit illuminvenit thesaurum. Chi trova un amico trova un tesoro. Siracide Qui custodiet custodes? Chi controlla i controllori? Qui fert malis auxilium, post tempus dolet. Chi aiuta i malvagi, alla fine se ne pentirà. Fedro È la morale della favola del villano che riscaldò la vipera in seno e, per ricompensa, ne fu morsicato e ucciso. V’è anche un proverbio: "Nutri la serpe in seno, ti renderà veleno". Qui gladio ferit gladio perit. Chi di spada ferisce di spada perisce. Vangelo secondo Matteo Qui habet aures audiendi, audia. Chi ha orecchi per intendere, intenda. Frase ripetuta in vari passi dei Vangeli e che significa doversi approfittare dei consigli dati, cioè dover ciascuno trar profitto per sè di cose dette in generale. Qui in iure suo utitur naeminem laedit. Chi agisce nell'esercizio di un proprio diritto, non lede nessuno. Qui natus est infelix, non vitam modo tristem decurrit, verum post obitum quoque persequitur illum dura fati miseria. Chi è nato infelice, non solo conduce una vita grama, ma anche dopo la morte è perseguitato dalla perversità del suo duro destino. Fedro Un detto popolare molto espressivo traduce: "A chi è nato disgraziato, tutti i cani gli pisciano addosso". Qui non habet in aere, luat in corpore. Chi non ha danaro paghi con il corpo. Qui pretium meriti ab improbis desiderat, peccat. Chi vuole farsi pagare i favori fatti ai cattivi, sbaglia due volte. Fedro E' la morale della favola di Esopo: Il Lupo e la Gru: Il lupo con un osso infilato nella gola prometteva un premio a chi glielo avesse estratto: la gru gli fece la difficile operazione, ma quando chiese una ricompensa si sentì rispondere: "Ingrata, dopo aver ritirata la testa incolume dalla mia bocca hai ancora il coraggio di fare simili richieste?" Qui pro quo. Falsa interpretazione. Qui se committlt homini tutandum improbo, auxilia dum requirit, exitium invenit. Chi si rivolge ad un uomo improbo per avere un aiuto, nel cercare soccorso trova la sua rovina. Fedro Tratta dalla favola delle Colombe che, per evitare ogni pericolo, eleggono a loro re il Nibbio che però, montato sul trono, incomincia a mangiarsele ad una ad una. " Merito plectimur" (Ce la siam voluta!) dice una delle rimaste; ma ormai è troppo tardi. Qui se laudari gaudet verbis subdolis sera dat poenas turpes poenitentia. Chi gode sentirsi esaltare con parole adulatrici, ne porta poi la pena con pentimento e vergogna. Fedro E' la favola della Volpe che, per godersi il cacio che il Corvo tiene in bocca, lo adula, invitandolo a cantare per fare sfoggio della sua voce. Qui sine peccato est vestrum, primus... Iapidem mittat. Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra. San Giovanni, VIII, 3 Parole dette da Gesù Cristo a coloro che gli avevano condotta la donna adultera, con la speranza che egli ordinasse di lapidarla. Ma, alla risposta di Gesù, tutti uscirono dal tempio, cominciando dai più vecchi. Qui tacet non utique fatetur; sed tamen verum est eum non negare. Chi tace non sempre confessa; però è pur vero che non nega. Qui tacet non utique fatetur; sed tamen verum est eum non negare. . Chi tace non sempre confessa; però è pur vero che non nega. Quia tu gallinae filius albae, nos viles pulli, nati infelicibus ovis: Poichè tu sei figlio della gallina bianca, noi siamo poveri pulcini nati da uova disgraziate. Giovenale (Satire, XIII, 141) Si allude alla diversa sorte degli uomini: alcuni nascono sotto una buona stella, altri sotto un’infausta cometa. Quicumque amisit dignitatem pristinam, ignavis etiam locus est in casu gravi. Chiunque abbia perso la propria dignità, nella disgrazia è vittima anche dei vili. Fedro E' la favola del Leone morente che, percosso dal cinghiale e dal toro, sopporta con rassegnazione l’offesa ma, preso a calci dall’asino, gli sembra di morir due volte: "bis videor mori". Quicumque turpi fraude semel innotuit, etiam si verum dicit, amittit fidem. Chi è stato trovato bugiardo una volta, non è creduto anche se dice il vero. Fedro Sono i primi due versi della favola di Esopo: "Il Lupo e la Volpe al tribunale della Scimmia", nella qual favola la scimmia giudice dà torto ad entrambi, perchè li sa bugiardi. Quid dulcius quam habere, quicum omnia audeas sic loqui ut tecum? Cosa c'è di più dolce che avere qualcuno con cui parlare così come con se stessi? Cicerone (De Amicitia) Quidquid delirant reges, plectuntur Achivi. Gli errori dei re sono scontati dai greci. Orazio (Epist., I, 2, 14) In generale la storia insegna che è sempre il popolo che deve scontare gli errori dei governanti e, in senso più generale, sono i subalterni che fanno da capro espiatorio per gli errori dei loro superiori. Quieta non movere. Non smuovere le cose tranquille. Si usa come invito a non produrre guai andando a suscitare problemi che è meglio ignorare. Quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglierà i sorveglianti? Giovenale Quis tulerit Gracchos de seditione querentes? Chi avrebbe potuto sopportare i Gracchi quando si lamentavano di una sedizione? Giovenale (Satire, II, 24) Il significato fondamentale della frase è che non bisogna condannare negli altri i mezzi che noi stessi abbiamo adoperato, o i difetti che non riusciamo a correggere in noi stessi. Quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando? Chi, che cosa, dove, con quali mezzi, perchè, in qual modo, quando? Esametro nel quale sono contenute le principali fonti alle quali si può attingere nello svolgimento di un tema; considerare cioè la persona che agisce (quis); l’azione che fa (quid); il luogo in cui la eseguisce (ubi); i mezzi che adopera nell’eseguirla (quibus auxiliis); lo scopo che si prefigge (cur); il modo con cui la fa (quomodo); il tempo che vi impiega e nel quale la compie (quando). Quo ante. Cfr. statu quo. Quo vadis? Dove vai? Quod capita tot sententiae. Quante le teste, tante le opinioni. Quod Deus avertat. Che Dio ce ne scampi! Si usa col valore di scongiuro. Lett. "questo la divinità lo tenga lontano!". Quod erat demonstrandum. Come volevasi dimostrare. Si usa, propriamente, a conclusione di una dimostrazione matematica; nel linguaggio comune invece si usa per indicare ciò che si prevedeva e si è puntualmente avverato. Lett. "quel che si doveva dimostrare", formula usata da Euclide in conclusione ai suoi ragionamenti. Quod erat demostrandum. Come volevasi dimostrare. Euclide Quod erat in votis. Come si sperava. Orazio, Satire (II, 6, 1). Si usa a proposito della realizzazione di un desiderio. Lett. "ciò che era negli auspici". Quod fuimus lauda, si iam damnas, quod sumus. Loda ciò che fummo se non ti piace ciò che siamo. Fedro Il senso lo si capisce leggendo la favola del Cane invecchiato che, dopo aver reso tanti servigi al Cacciatore, ormai aveva perduto non il coraggio, ma le forze. Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini. Quello che non fecero i barbari fecero i Barberini. Quod scripsi scripsi. Ciò che ho scritto ho scritto. San Giovanni, XIX, 22 Sono le parole con cui Pilato rispose ai capi dei sacerdoti ebrei che volevano fargli cambiare la scritta posta sulla croce:" Gesù Nazareno, Re dei Giudei". Si cita la frase per dire che una decisione presa è irrevocabile e che non le si vuol apportare alcun mutamento. Quod sine die debetur, statim debetur. Ciò che è dovuto senza una data è dovuto immediatamente. Quod tu es ego fui, quod ego sum et tu eris. Quel che tu sei, anch'io lo fui, quel che io sono, anche tu lo sarai. Iscrizione di Fano Quomodo. In che modo, il modo in cui. Quorum pars magna fui. (Avvenimenti) dei quali io fui gran parte. Virgilio (Eneide, II, 6) Sono parole di Enea che racconta il suo triste esodo dalla città incendiata. Il motto si adopera per alludere ad avvenimenti, specialmente gloriosi, ai quali si è preso parte. Quorum. Dei quali (abbreviazione dell'espressione 'quorum maxima pars' : la maggior parte dei quali). Quos ego… A voi io… (Che io…) Virgilio (Eneide, I, 35) Reticenza messa da Virgilio in bocca a Nettuno, adirato contro i venti che avevano dispersa la flotta di Enea. È insomma un’oscura minaccia. Quos vult Iupiter perdere, dementat prius. A quelli che vuole rovinare Giove toglie prima la ragione. Euripide Motto usato quando si vede qualcuno far delle pazzie - come spese eccessive, o imbarcarsi in affari pericolosi - per dire che è sull’orlo dell’abisso, vicino alla catastrofe finale. Quot capita tot sententiae. Tanti uomini altrettante opinioni. Terenzio (Phormio, 454) Si usa per affermare che ciascuno ha opinioni e gusti diversi che difficilmente possono accordarsi con quelli altrui. Lett. "quante teste, tanti pareri". Quot homines tot sententiae. Tanti uomini tanti modi di pensare. Terenzio Quot servi, tot hostes. Tanti servi, tanti nemici. Proverbio Quousque tandem. Fino a quando? Si usa con valore enfatico o scherzoso riferito a persona o cosa noiosa. Si tratta dell'inizio della prima "Catilinaria" di Cicerone: Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?, "Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quousque tandem...? Fino a quando...? Cicerone (Catilinaria, I) La frase completa è:"Quousque tandem Catilina abutere patientia nostra?" Violente parole con le quali il grande oratore romano investì Catilina che osò presentarsi in senato dopo aver complottato contro Roma, e aver tentato di far uccidere lo stesso Cicerone che, della stessa, si riteneva il più ardente difensore. Si ripetono per smascherare l’ipocrisia di qualcuno, ma per lo più si usano in tono di scherzo. Ranae vagantes liberis paludibus clamore magno regem petiere a love. Le rane vaganti in libertà nelle paludi, con grandi grida chiesero a Giove un re. Fedro È la favola del Re Travicello, resa con arguzia dal Giusti, vero capolavoro di poesia popolare satirica. La morale è questa: finchè si gode della libertà, non bisogna andar in cerca della schiavitù. Rara avis in terris. Uccello raro sulla terra. Giovenale (Satire, VI, 165) Il poeta allude a Lucrezia, la nobile matrona romana, moglie di Collatino che, per non sopravvivere all’ oltraggio fattole da Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo, si tolse la vita; e a Penelope, moglie di Ulisse, mirabile esempio di fedeltà coniugale. Rari nantes in gurgite vasto. Rari naufraghi nell'immenso mare. Virgilio (Eneide, I, 118) È il quadro finale che Virgilio ci presenta dopo la descrizione del naufragio d’Enea e dei suoi compagni. In significato metaforico, per esempio, si dice di quanti in un naufragio generale, sono riusciti a mantenersi a galla e raggiungere l' obbiettivo. Rebus sic stantibus. Stando così le cose. Si usa riferito a fatti che dipendono necessariamente da una situazione pre-esistente che si reputa di non poter cambiare. Espressione tratta dal linguaggio giuridico. Reddite quae sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo. Rendete a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio. (San Matteo, XXII, 21) Risposta data da Gesù Cristo ai Farisei che gli avevano chiesto se conveniva pagare i tributi a Cesare. Corrisponde all’altra sentenza: "Unicuique suum" (A ciascuno ciò che è suo) Reductio ad absurdum. Riconduzione all'assurdità. Refugium peccatorum. Rifugio dei peccatori. Regis ad exemplum totus componitur orbis. Tutto il mondo segue l'esempio del re. Claudiano Gli astri minori sono attratti dai maggiori: sono i principi che formano i costumi dei loro popoli. Regnare nolo, liber ut non sim mihi. Preferisco non regnare piuttosto che perdere la libertà. Fedro È la risposta del Lupo al Cane che, vedendolo così magro e affamato, gli aveva proposto di mettersi a disposizione del suo padrone, che avrebbe ricevuto in premio ogni ben di Dio. Quando però, dopo l’enumerazione di tutti i privilegi della vita domestica, il Lupo sentì che doveva stare alla catena, cambiò idea. Relata refero. Riferisco ciò che mi è stato detto. Si dice quando, riferendo una notizia appresa da altri, si vuole precisare che non vi si aggiunge niente di nostro o che non la si garantisce come vera. Rem tene verba sequentur. Tieni stretto il concetto: le parole saranno una conseguenza. Catone Repente liberalis stultis gratus est, verum peritis irritos tendit dolos. Chi è generoso oltre il normale si rende amico degli stolti, ma inutilmente tende insidie agli stolti. Fedro Favola del Cane fedele che rifiuta il pane gettatogli dal Ladro per farlo star zitto. Ricorda il virgiliano: "Timeo Danaos et dona ferentes" (Temo i Greci anche quando offrono doni). Repetita iuvant. Le cose ripetute giovano. In senso proprio si usa per sottolineare che è bene tornare sulle cose già dette per ribadirle e farle capire meglio. Talvolta, specialmente in senso scherzoso si usa per esprimere il desiderio di ripetere esperienze piacevoli. Res est solliciti plena timoris amor. L'amore è cosa piena di ansioso timore. Ovidio Res magnae gestae sunt. Grandi cose furono fatte. Eutropio (Breviario, II, 19) La frase si usa per introdursi nella narrazione di grandi imprese di cui si è stati testimoni; ma per lo più si ripete in tono di scherzo, per dire che, volendo far troppo, non si è concluso nulla. Res non verba. Fatti, non parole. Res nullius. Cose di nessuno, senza padrone e quindi in balia di tutti. Res sacra miser. L'infelice è cosa sacra. Seneca (Epigrammi, 1V, 9) Sentenza che esprime il rispetto che si deve avere per i diseredati dalla fortuna. Ridendo dicere verum. Scherzando dire la verità. Ridentem decere verum, quid vetat? Cosa proibisce di dire la verità scherzando? Orazio Rideo advocatum qui patrono egeat. Mi fa ridere l'avvocato che ha bisogno di un difensore. San Gerolamo Risu inepto res ineptior nulla est. Non vi è cosa più goffa di un riso sciocco. Catullo (Odi, XXXIX, 16) Risum teneatis amici? Potete o amici trattenere il riso? Orazio (Ars poetica, 5) Risus abundat in ore stultorum. Il riso è abbondante sulla bocca degli sciocchi. Meandro Riut Hora. Il tempo precipita. Roma locuta, causa finita. Roma si è espressa, questione chiusa. Rudis indigestaque moles. Massa confusa e informe. Ovidio (Metamorfosi, I, 7) Parole riferite dal Poeta al caos primitivo in cui si trovava la terra secondo la concezione degli antichi Romani. Il detto poi è divenuto familiare per indicare in modo particolare qualche lavoro letterario male organizzato. Ruit hora. Il tempo fugge. Si usa in riferimento allo scorrere veloce del tempo verso l'inevitabile fine. Lett. "precipita l'ora". Rumores fuge, ne incipias novus auctor haberi: / nam nulli tacuisse nocet, nocet esse locatum. Fuggi le chiacchere, per non essere reputato un loro fomentatore: a nessuno nuoce aver taciuto, nuoce aver parlato. Catone Sacrificium intellectus. Sacrificio dell'intelligenza. Saepius ventis agitatur ingens pinus. Più spesso viene agitato dai venti il grande pino. Orazio (Odi, II, 10) Allusione ai pericoli cui sono esposte le persone altolocate, che coprono cariche eminenti. Il passo completo è il seguente:"Saepius ventis agitatur ingens pinus et celsae gravare decidunt turres feriuntque summos fulgura montes". Salus populi suprema lex esto. La salvezza del popolo deve essere la legge suprema. Cicerone (De Leg., IV) L’individuo deve scomparire quando si tratta del bene e dell’incolumità dello Stato. Salus populi suprema lex esto. La salvezza del popolo sia legge suprema. Cicerone, De legibus Si usa come ammonimento a chi detiene il potere. Salve magna parens frugum, saturnia tellus, magna virum… Salve terra di Saturno, grande genitrice di frutti e di uomini… Virgilio (Georgiche, II, 173) È il saluto del Poeta all’ Italia. Sapiens fingit fortunam sibi. Il saggio si plasma la fortuna da solo. Plauto Sat cito si sat bene. E' abbastanza presto, se è fatto abbastanza bene. Catone Satis vixi, invictus enim morior. Ho vissuto abbastanza in quanto muoio non sconfitto. Cornelio Nepote (Epaminonda, IX) È la celebre sentenza pronunciata da Epaminonda alla battaglia di Mantinea, quando, ferito gravemente da una lancia nemica, sapendo che sarebbe morto se avesse fatto estrarre il ferro micidiale, non volle farlo prima d’aver ricevuto la notizia che il suo esercito aveva vinto. Solo allora, pronunciata la tale frase, si fece togliere la lancia e morì dissanguato. Sedet aeternumque sedebit. Siede e siederà in eterno. Virgilio (Eneide, VI, 617) Virgilio allude al supplizio dì Teseo che, sceso nell’ inferno per rapire Persefone, moglie di Ades, fu da questi condannato a sedere sopra un macigno dal quale non potè più rialzarsi. Ma la sentenza non ebbe il suo pieno effetto, perchè venne poi Ercole a liberarlo. Semel abbas semper abbas. Chi è stato abate, rimane abate per sempre. Proverbio con cui si afferma il carattere incancellabile della consacrazione sacerdotale, per cui un sacerdote resta tale anche se lascia la veste e abiura la fede. Estens. Si usa in riferimento anche ad altre attività o professioni che lasciano un'impronta indelebile nel carattere di chi le esercita. Lett. "abate una volta, abate per sempre". Semel in anno Iicet insanire. Una volta all'anno è lecito fare baldoria. Sentenza divenuta proverbiale nel Medioevo e usata, con leggere varianti, da vari autori: Seneca, Sant’Agostino, ecc. Orazio la fece propria nella sostanza cambiandone la forma: "Dulce est desipere in loco (Carm., IV, 13, 28)". (È cosa dolce ammattire a tempo opportuno). Semel in anno licet insanire. Una volta l'anno è lecito impazzire. Semper avarus eget. L'avaro è sempre nel bisogno. Orazio Semper idem. Sempre lo stesso. Si usa specificamente in calce a una lettera, per affermare che nei confronti di una persona si provano sempre gli stessi sentimenti. Senatores boni viri, Senatus mala bestia. Senatori brave persone, Senato bestia cattiva. Senectus ipsa est loquacior: E' nella natura dei vecchi di essere più chiacchieroni. Senectus ipsa est morbus. La vecchiaia stessa è una malattia. Terenzio Senectus ipsa est morbus. La vecchiaia già di per sè è una malattia. Senectus, quam ut adipiscantur omnes optant, eandem accusant adepti. La vecchiaia, che tutti si augurano di raggiungere, ma poi criticano dopo averla raggiunta. Cicerone Seniores priores. Prima gli anziani. Sequitur superbos victor a tergo Deus. Dio segue alle spalle i superbi. Seneca (Ercole fur., 386) Dio ha pronto il castigo per i superbi; prepara la loro umiliazione. Servum pecus. Gregge servile. Orazio (Epist., I, 19) Parole con cui il Poeta stigmatizza i volgari imitatori di opere letterarie. Ma nell’uso comune si cita per bollare quella stirpe di adulatori, cortigiani e leccapiedi che fa consistere tutto il travaglio della propria vita nel lisciare gli altri. Sesquipedalia verba. Parole di un piede e mezzo. Orazio (Ars poetica, 97) Sesquipedalia verba: Parole di un piede e mezzo. (Orazio, Ars poetica, 97).Parole che riempiono la bocca. Si cita a proposito di certi oratori e conferenzieri che pare facciano un apposito studio per tirar fuori paroloni ad effetto, molte volte incomprensibili; in simili casi si potrebbe citare il motto: "Res non verba"( fatti, e non parole). Si absis uspiam / aut ibi si cesses, evenire ea satius est / quae in te uxor dicit et quae in animo cogitat / irata quam illa quae parentes propitii. Se sei da qualche parte lontano e ritardi, è meglio che ti capiti ciò che dice contro di te e pensa in se stessa tua moglie irata che ciò che temono i tuoi affettuosi genitori. Terenzio Si Deo pro nobis, quis contra nos? Se Dio è con noi chi ci ostacolerà? Si fractus illibatur orbis impavidum ferient ruinae. Anche se il mondo cadesse a pezzi, le sue rovine mi colpirebbero impavido. Orazio (Odi, III, 3) Descrizione dell’uomo di carattere, tenace, di principii inossidabili, che non si piega davanti a difficoltà ed ostacoli. Si mihi difficilis formam natura negavit, ingenio formae damna rependo meae. Se la natura matrigna mi ha negato la bellezza, con l'ingegno supplisco ai difetti della mia figura. Ovidio (Epist., XV, 31) Il distico è messo in bocca alla celebre poetessa greca Saffo, la più gentile di tutta l’antichità, dalla quale prese il nome l’Ode Saffica: con le sublimi doti dello spirito faceva dimenticare le deformità che la tradizione attribuisce al suo corpo Si non caste autem caute. Se non puoi comportarti in modo casto, agisci almeno con cautela. Si usa per suggerire un comportamento riservato e cauto a chi, pur essendo tenuto dalla propria condizione a rispettare certi vincoli (ad esempio la castità) non può fare a meno di violarli. Si parva licet componere magnis. Se è lecito paragonare le piccole cose alle grandi. Virgilio (Georgiche, IV, 176) Si usa quando, in una argomentazione, si introduce un paragone sproporzionato istituendo un parallelo con qualcosa di livello superiore. L'espressione è tratta da un passo delle Georgiche dove il lavoro delle api è paragonato a quello dei Ciclopi che preparano i fulmini. Si quis non vult operari, nec manducet. Se uno non vuol lavorare, non mangi. San Paolo Si tacuisses phiposophus manuisses. Se tu avessi tenuto la bocca chiusa, avrebbero continuato a considerarti un filosofo. Boezio Si vir es Se sei un uomo. Si vis amari, ama. Se vuoi essere amato, ama. Seneca Si vis me fIere, flendum est primum ipsi tibi. Se vuoi che io pianga, devi piangere prima tu stesso. Orazio (Ars poetica, 102) Questi due versi esprimono la dote principale dell’attore drammatico e dello scrittore in genere che, se vogliono commuovere il pubblico o il lettore, devono essi stessi sentire per primi quanto vengono esponendo. Anche nelle opere d’arte non si ha mai un capolavoro, se l’artista non vi lascia una parte viva della propria anima. Si vis pacem para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra. Vegezio Si usa per affermare che il modo migliore per evitare la guerra è mostrarsi forti e capaci di difendersi, così da dissuadere chi abbia intenzione offensiva. Si vitam inspicias hominum, si denique mores, cum culpant alios: nemo sine crimine vivit. Se osservi la vita degli uomini, se osservi i loro costumi, quando incolpano altri: nessuno vive senza commettere colpe. Sibi non cavere et aliis consilium dare stultum (est). Non provvedere a sè stessi e pretendere di dare consigli agli altri è cosa stolta. Fedro Morale della tavola: Il Passero e la Lepre. Il passero scherniva una lepre caduta fra gli artigli dell’aquila; ma, proprio in quell’ istante, un avvoltoio lo afferrò e lo uccise. Sic stantibus rebus. Stando così le cose. Sic transit gloria mundi. Così passa la gloria del mondo. (Imitazione di G. C., I, 3, 6).Queste parole vengono ripetute al Papa all’atto della sua elezione al trono pontificio, per ricordargli la caducità e vanità di tutti gli sfarzi terreni. Si cita a proposito di insuccessi seguiti a qualche trionfo, o per la morte di personaggi famosi. La sentenza è incisa come iscrizione anche su qualche tomba di uomini che in vita hanno avuto il loro quarto d’ ora di celebrità. Sic vos non vobis. Voi, ma non per merito vostro. Si usa per indicare la frode di chi si appropria di meriti e compensi per un lavoro altrui. Lett. "così voi non per voi", parole ripetute all'inizio di quattro esametri che, secondo la tradizione, Virgilio compose per rivendicare la paternità di un distico encomiastico ad Augusto, che il poetucolo Batillo aveva spacciato per suo. Sicut et in quantum. Così è quanto. Si usa come formula limitativa di quanto è stato precedentemente espresso per avvertire che una cosa è vera solo quando si verifichino determinati fatti o condizioni. Silent... leges inter arma. Quando ci sono le armi le leggi tacciono. Cicerone Similia similibus curantur. I simili si curano con i simili. Sine causa. Senza motivo. Sine die. Senza fissare il giorno Frase molto in uso nel linguaggio diplomatico: La seduta è rimandata sine die, cioè senza determinare il giorno in cui dovrà riconvocarsi. Molte volte questo termine equivale all’italiano: alle calende greche, per indicare una data che non verrà mai. Sine ira et studio. Senza prevenzione e partigianeria. Tacito (Annali, I, 1) È la premessa che il grande storico mette a fondamento basilare delle sue narrazioni, affermando che non si lascerà trascinare nè da prevenzioni o rancori, nè da favoritismi verso questa o quella parte. Sine pennis volare haud facile est. Non è facile volare senza ali. Sine qua non. Condizione indispensabile. Abbr. di conditio sine qua non, "condizione senza la quale non". Sint ut sunt aut non sint. Siano come sono o non siano. Risposta del Padre Ricci, generale dei Gesuiti, a chi gli proponeva di cambiare la loro Costituzione. In altre parole voleva dire: i Gesuiti o rimangono come furono creati da Sant’Ignazio, oppure è meglio che cessino di esistere. L’energica frase divenne celebre e si usa ripetere per cose od argomenti nei quali non si vuol introdurre alcuna modifica. Sit tibi terra levis. La terra ti sia leggera. Formula augurale, spesso incisa sulle lapidi funerarie greche e latine. Sit tibi terra levis. Ti sia la terra leggera. Equivale al saluto cristiano:" Requiescas in pace". Sol omnibus lucet. Il sole splende per tutti. Petronio Nel senso figurato significa che tutti hanno diritto al loro raggio di Sole. Cioè che vi sono dei beni naturali comuni ad ogni individuo, dei quali non si può esser privati che con la prepotenza e l’ingiustizia. Solamen miseris socios habuisse malorum. E' consolazione per i disgraziati aver avuto compagni di sventura. Solent mendaces luere poenas malefici. I bugiardi sono soliti pagare per il male che fanno. Fedro Morale della favola: "La Pecora, il cane ed il lupo". Un cane chiedeva alla pecora la restituzione di un pane che diceva averle prestato. Il lupo, citato a testimonio, affermò che la pecora doveva non uno ma bensì dieci pani. La povera pecora pagò così quel che non aveva affatto ricevuto; ma dopo pochi giorni ebbe la soddisfazione di vedere il lupo preso in trappola. Solet a despectis par referri gratia. I disprezzati spessono rendono pan per focaccia. Fedro È il primo verso della favola: "La Pantera e i pastori", che racconta della Pantera caduta nella fossa e lapidata dai contadini, mentre solo qualcuno, considerandola ormai votata alla morte, le getta un tozzo di pane. Sopravvenuta la notte, la Pantera riesce a fuggire e nei giorni seguenti fa strage dei suoi lapidatori, ma risparmia quelli che avevano avuto compassione dicendo loro:"Illis revertor hostis, qui me laeserunt" Solve et repete. Paga e poi reclama. Somnia ne cures, nam mens humana quod optat, dum vigilat sperat, per somnum cernit id ipsum. Non badare ai sogni: ciò che la mente umana desidera, quando è sveglia lo spera, nel sogno lo vede realizzato. Catone Spes sibi quisque. Ciascuno sia speranza a sè stesso. Virgilio (Eneide, XI, 309) Confidi ciascuno unicamente nelle proprie forze, nei propri mezzi. Spes ultima dea. La speranza è l'ultima a morire. Si usa per indicare che la speranza sopravvive anche dopo ripetute contrarietà e delusioni. Lett. "la Speranza (è) l'ultima dea"; l'espressione appartiene al tardo latino ma il concetto ad essa legato deriva da un'antichissima tradizione già presente nelle Opere e giorni di Esiodo (vv. 96 s.). Spiritus ubi vult spirat. Lo spirito spira ove vuole. Spiritus ubi vult spirat: Lo spirito spira ove vuole.Cioè l’ ispirazione non è frutto degli sforzi dell’uomo, ma dono del Cielo. Lo conferma Orazio nell’ Ars poetica:"Tu nihil invita dices faciesve Minerva". Sponte sua. Di sua volontà. Stat sua cuique dies. Ognuno ha il suo giorno. Virgilio Statu quo. Nella condizione in cui(si trova). È una locuzione d’uso frequente nel linguaggio diplomatico per alludere a quel complesso di circostanze e di condizioni in cui si trova una nazione, una città, una categoria di cittadini. Dal linguaggio diplomatico è passata all’uso comune e familiare, nel quale significa che una cosa rimane allo stato in cui si trovava prima. Stude sapientiae. Ama lo studio. (Proverbi, XXIII, 30) È un monito della Sacra Scrittura, che si trova nel libro dei Proverbi, attribuito a Salomone. cercando di ricordare che lo studio dev’essere diretto non già al buon successo nella scuola, ma alla pratica della vita: "Non scholae, sed vitae discimus". Studia adolescentiam alunt, senectutem oblectant. Gli studi alimentano la giovinezza e rallegrano la vecchiaia. Cicerone (Pro Archia, VII, 16) Sentenza che, nella seconda parte, si può intendere in due modi: cioè sia che gli studi sono un conforto anche nell’età senile, sia che gli studi fatti in gioventù preparano una vecchiaia decorosa ed agiata. Stulta credulitas. La sciocca credulità. Fedro Stultitia maxime soror est malitiae. La stoltezza è soprattutto sorella della malvagità. Stultitiam simulare loco prudentia summa est. Sii stupido, quando lo richiede la situazione stessa! Stultorum incurata pudor malus ulcera celat. Gli sciocchi, nel loro stupido pudore, nascondono le piaghe senza curarle. Stultorum infinitu est numerus. Il numero degli stolti è infinito. (Ecclesiaste, I, 15) È una delle sentenze di Salomone, che il Petrarca traduce alla lettera: "Infinita è la schiera degli sciocchi" Stultum consilium non modo effectu caret, sed ad perniciem quoque mortales devocat. Un consiglio stolto, non solo non ottiene buoni risultati, ma porta gli uomini alla rovina. Fedro Questa morale si trova nella favola: I cani affamati. Sua enim cuique prudentia deus est. Per ognuno la propria saggezza equivale all'aiuto di un dio. Sub iugum miserunt. Li fecero passare sotto il giogo. Eutropio (Breviario, I, 9) Passare sotto il giogo era per i Romani la più grande umiliazione, che gettava un’ ombra di disonore su tutta la vita, come segno di sconfitta patita. La subirono, come narra Eutropio, i consoli T. Veturio e S. Postumio, con l’esercito romano, alle Forche Caudine (Gola di Montesarchio) per opera dei Sanniti. La frase si ripete per alludere a una qualche sconfitta. Sub lege libertas. Sotto la legge, la libertà. Proverbio antico. La libertà deve essere moderata dalle leggi dello Stato, per non degenerare in licenza. Successor est missus. Fu inviato il successore. Eutropio (Breviario, VI, 9) Mentre Lucullo, condottiero Romano, passando di vittoria in vittoria, preparava una spedizione contro i Persiani, fu sostituito da un altro generale. Ad episodi di questo tipo allude anche Virgilio con quel verso: "Carpent tua poma nepotes" che può essere tradotto: "Altri mieteranno dove tu hai seminato; altri mangeranno il frutto dei tuoi sudori". Successus ad perniciem multos devocat. Il successo apre a molti la strada per la perdizione. Fedro È dimostrato con la favoletta di quel petulante che, tirato un sasso ad Esopo non solo si sentì rispondere "bravo" ma ebbe anche dallo stesso in premio una moneta. "Mi dispiace", aggiunse dispiaciuto il poeta, "di non aver altro, ma vedi quel ricco e potente signore che viene verso di noi? Tiragli una pietra e ne riceverai un premio". Infatti, a titolo di premio, quell' importuno venne crocifisso. Successus improborum plures allicit. Il successo dei malvagi alletta molti. Fedro Fedro ricava questa morale dalla seguente favola: Un tale, attaccato da un cane furibondo, gli gettò un pane bagnato del suo sangue, che si riteneva essere in simili casi un rimedio infallibile. Ma Esopo gli disse: Per carità, non farti vedere dagli altri cani, perchè vedendo che questo è il premio che diamo loro, ci mangeranno vivi! Sufficit diei malitia sua. A ciascun giorno basta la sua pena. San Matteo, VI, 34 Ossia non dobbiamo preoccuparci per gli eventuali mali futuri; basta rassegnarci a sopportare la croce quotidiana. In altre parole è l’antico nostro proverbio: "Non fasciarsi la testa prima d’averla rotta". Suffucit diei malatia sua. Ad ogni giorno basta il suo male. Summa ius summa iniuria. Estrema giustizia, estrema ingiustizia. Summum ius, summa iniuria. Eccesso di giustizia, eccesso d'ingiustizia. Cicerone (De off., I, 10, 33) Quando l’applicazione delle leggi è eccessivamente severa, non si ha più un freno o un giusto castigo Summum ius, summa iniuria. Massima giustizia, massima ingiustizia. Cicerone Sunt lacrymae rerum. Vi sono lacrime per le nostre disgrazie. Virgilio (Eneide, I, 462) Sono parole di Enea al fedele Acate. Dando alla frase un senso diverso da quello virgiliano, si cita per dire che talora anche le cose inanimate sembrano piangere sulla infelicità dell'uomo. Superflua non nocent Le cose in più non sono dannose. Sant'Agostino Supremum vale. Addio per sempre. Ovidio (Metamorfosi, X, 62) Il Poeta mette la frase in bocca di Orfeo che perde per la seconda volta, e questa volta per sempre, la sua diletta Euridice. Nell’uso comune si adopera col significato di rinunziare a qualche persona o a qualche cosa per sempre e completamente. Sursum corda! In alto i cuori! Si usa genericamente come esortazione a non lasciarsi abbattere o come generico incoraggiamento. Dal Prefatio della Messa latina. Suscipe Domine lites infra clientes bene nummatos ac transigere nolentes, sicut nos, honeste, locupletari possimus. Suscita, o Signore, liti fra clienti danarosi e non disposti a transigere, così che noi si possa onestamente guadagnare. Sustine et abstine. Sopporta ed astieniti. Epitteto Sustineas tibi habitu esse similes, qui sint virtute impares. Sopporta che ti siano pari nella dignità quelli che sono inferiori a te per valore. Fedro È una filosofia molto necessaria per la tranquillità della vita. Fedro la deriva dalla favoletta delle Capre che, avendo ottenuto da Giove "l’onor del mento", cioè la barba, provocarono la gelosia dei caproni ritenendosi sminuiti nelle loro prerorative mascoline. Viene a proposito il proverbio: La barba non fa il filosofo Sutor, ne supra crepidam! Calzolaio, non oltre la scarpa. Plinio (Storia Nat., 35) È la famosa risposta data dal pittore Apelle al calzolaio che, dopo aver criticato una calzatura d’un suo quadro, ne criticava anche altre parti per le quali non era affatto competente. Si ripete il proverbio all’indirizzo di persone che danno giudizi a vanvera, pur non avendo alcuna conoscenza specifica dell'argomento. Suum cuique decus posteritas rependit. I posteri rendono a ciascuno il proprio onore. Il tempo è buon giudice, e mette in chiaro i meriti o demeriti di tutti gli uomini. Tabula rasa. Tavola pulita. Talis pater, tali filius. Tale il padre, tale il figlio. Si usa per indicare il perpetuarsi nei figli delle caratteristiche paterne, soprattutto se vizi e difetti. Tantae molis erat Romanam condere gentem. Era così difficile fondare il popolo romano. Virgilio (Eneide, I, 33) Verso che riassume tutti gli ostacoli, le difficoltà incontrate nello sviluppo della città "caput orbis" e del popolo che doveva dettar leggi al mondo intero. Ricorre spontaneo quando ci si trova innanzi a problemi che sembrano insormontabili. Tantaene animis caelestibus irae? Può esistere tanto sdegno nell'animo degli dei? Virgilio (Eneide, I, 11) Esclamazione di meraviglia di Virgilio, nel vedere tanto accanimento e odio contro i Troiani nell'animo di Giunone. Si usa la frase quando la fortuna è avversa alle nostre imprese, quando cioè il Cielo sembra sordo alle nostre preghiere. Tanti est exercitus, quanti imperator. Di tanto valore è l'esercito, di quanto il suo condottiero. Tardiora sunt rimedia quam mala. Sono più lenti i rimedi dei mali. Tacito Telum imbelle sine ictu. Freccia innocua e senza forza.Virgilio (Eneide, II, 544) Il poeta lo dice a proposito della freccia scagliata dal vecchio Priamo a Pirro. Nel senso figurato, significa un attacco inutile, che lascia il tempo che trova. Si applica bene a certe critiche che dimostrano più il livore dell’attaccante che i difetti del criticato. Temporibus callidissime inserviens. Servendo con somma astuzia ai tempi. Cornelio Nepote (Alcibiade, I) Cioè adattandosi astutamente ai tempi ed alle circostanze. Plutarco dice, in proposito, che alcuni possono prendere tutti i colori, come il camaleonte, e che anzi gli sono superiori, perchè esso non può prendere il color bianco (figuratamente la veste dell’innocenza) Tempus edax rerum. Il tempo che tutto divora. Ovidio (Metamorfosi, XV, 234) Teres atque rotundus. Sferico e rotondo. Orazio Terminus a quo... Terminus ad quem. Punto di partenza...Punto di arrivo. Si indicano cioè i due termini estremi in cui s’aggira qualche soggetto, e più frequentemente gli estremi tra i quali è contenuta una data che non si sa precisare del tutto. Tertium non dator. Il terzo non è concesso - i casi sono due. Tertium non datur. Non è concessa una terza possibilità. Si usa per dire che in una scelta tra due alternative contrastanti non esiste una terza possibilità. Nella logica aristotelica l'espressione indica che una posizione è vera o falsa senza nessuna possibile mediazione. Testi unus testis nullus. Un solo teste nessun teste. Testibus, non testimoniis creditur. . Si crede ai testimoni, non alla testimonianza.. Testis temporum. Testimone dei tempi. Cicerone (De Oratore, II) Epiteto attribuito da Cicerone alla Storia. Ecco la frase intera:"Historia est testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis" (La Storia è il testimonio dei tempi, la luce della verità, la vita della memoria, la maestra della vita e il messaggero del passato). Testis unus testis nullus. Un solo teste nessun teste. Timeo Danaos et dona ferentes. Bisogna diffidare dei nemici soprattutto quando si mostrano gentili e disponibili. Virgilio (Eneide, II, 49) Si usa per esprimere sospetto e diffidenza verso chi si professa amico non essendolo. Lett. "temo i Danai (cioè i greci) anche quando offrono doni", parole pronunciate da Laocoonte, per dissuadere i troiani dall'accogliere nelle mura della città il cavallo di legno lasciato sulla spiaggia dai greci. Timeo hominem unius libri Temo l'uomo che ha letto un solo libro. San Tommaso d'Aquino Sentenza con la quale l'Aquinate esprimeva la forza e la competenza che acquista in un dato argomento, in una data professione, chi si è coltivato unicamente, e quindi profondamente, in essi. Qualcuno però la vuol interpretare con senso opposto: "a chi è digiuno di cultura", quasi che "homo unius libri" volesse significare "ignorante". Tolle et lege. Prendi e leggi. Tot capita, tot sententiae. Tante persone, tanti pareri Si allude alla inevitabile diversità di opinione e, più indirettamente, alla difficoltà della loro conciliazione. Totam aeque vitam miscet dolor et gaudiumì. La vita è un giusto miscuglio di dolori e di gioie. Fedro Fedro nella favoletta da cui ricava tale massima dà questo consiglio: Bisogna moderarsi nel godere e frenarsi nelle lamentele. Toto cælo errare. Fare un errore grande come il cielo. Trahit sua quemque voluptas. Ciascuno ha le proprie inclinazioni. Virgilio (Egloghe, II, 65) E il Manzoni, al cap. VII dei Promessi Sposi, parlando del ragazzetto Menico, ce lo dipinge appunto per mezzo della sua inclinazione particolare: "Bisogna saper che Menico era bravissimo per fare a rimbalzello; e si sa che tutti, grandi e piccoli, facciam volentieri le cose alle quali abbiamo abilità: non dico quelle sole". Trahit sua quemque voluptas. Ognuno è attratto da ciò che gli piace. Virgilio Transactio est timor litis. La transazione è paura della lite. Tu ne cede malis, sed contra audentior ito. Non lasciarti opprimere dalle calamità, ma va loro incontro coraggiosamente. Virgilio (Eneide, X, 30) Senza sforzo, senza sacrificio, generalmente non si progredisce nella vita. Tu quoque. Anche tu! Svetonio (Svetonio, Vita di Cesare (82).) Si usa per stigmatizzare il comportamento sorprendente di una persona, soprattutto se tradisce le aspettative di chi la credeva alleata e la trova ora avversaria. Dalle parole pronunciate da Cesare quando riconobbe Marco Bruto tra i suoi uccisori: tu quoque, Brute fili mi, "anche tu Bruto, figlio mio". |
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Tu regere imperio populos, Romane, memento.
Tu o romano ricordati di governare i popoli con il tuo dominio. Virgilio (Eneide, VI, 851) Tulit alter honores. Un altro ebbe gli onori (a lui non dovuti). Virgilio Il verso completo è questo: "Hos ego versiculos feci, tulit alter honores", dal quale si rileva che il Poeta si lamentava che alcuni suoi versi gli fossero stati rubati e fatti passare sotto altro nome. In generale la frase si cita quando uno raccoglie ove altri hanno seminato. Tuta est hominum tenuitas, magnae periclo sunt opes obnoxiae:.. La mediocrità è al sicuro, le grandi ricchezze sono esposte ai pericoli. Fedro Morale della favoletta "I due muli", uno dei quali portava oro, l’altro orzo. Al sopraggiungere dei ladri, il primo fu derubato e ferito, mentre il secondo non fu degnato d’uno sguardo, e rimase incolume con il suo carico. Ubi commode, ibi incommode. Dove ci sono i vantaggi ci sono anche gli svantaggi. Si usa per sottolineare come ogni cosa presenti aspetti positivi e aspetti negativi e come gli onori non siano mai privi di oneri. Ubi deficiunt equi trottant aselli. Quando mancano i purosangue fanno trottare gli asini. Teofilo Folengo Conosciuto anche con lo pseudonimo di Merlin Cocai il Folengo fu un maestro impareggiabile nell'usare la lingua burlesca del latino maccheronico in cui a parole dei gerghi e dei dialetti si aggiungono desinenze e forme latine rispettandone la sintassi. Si racconta sia stata pronunciata dal Card. Angelo Roncalli quando fu nominato Nunzio Apostolico di Parigi. Ubi leonis pellis deficit, vulpina induenda est. Quando manca la pelle del leone, bisogna indossare quella della volpe. Fedro Ubi leonis pellis deficit, vulpina induenda est. Quando manca la pelle del leone, bisogna indossare quella della volpe. Fedro Ubi lex voluit. Dixit. Ubi noluit. Tacuit. Dove la legge ha voluto, si è pronunciata, dove non ha voluto, non si è pronunciata. Ubi maior, minor cessat. Dove c'è il maggiore, il minore si fa da parte. Ubi mel ibi fel. Dove c'è il miele c'è il fiele. Ubi rem meam invenio, ibi vindico. Dovunque trovo la mia cosa lì la rivendico. Molière Ubi tu Gaius ego Gaia. Dove tu sei, li io sarò. Formula matrimoniale latina Ultima forsan. Forse l'ultima. Iscrizione spesso riportata su meridiane che significa: "Passeggero, che guardi l’ora, pensa che questa potrebbe esser la tua ultima". Su altre meridiane ve ne sono di simili: Omnes feriunt, ultima necat (Tutte portano un dolore, ma l’ultima uccide). Ultima ratio regum. (La forza) è l'ultima ragione dei re. Luigi XIV Re di Francia Motto che Luigi XIV fece incidere sui suoi cannoni e che ormai è divenuto proverbiale nel senso che la forza, nei regnanti, supplisce gli argomenti. Nella favola di Fedro il leone fa le parti così giuste, da tenere per sè tutta la preda! Ultima ratio. Ultima ragione (misura estrema). Una salus victis, nullam sperare salutem. L'unico vantaggio dei vinti, è quello di non sperare nella salvezza. Virgilio (Eneide, II, 354) E' in altre parole il coraggio della disperazione. Ed è appunto questo che Enea cercava d'infondere nei suoi compagni durante l'ultima cruenta anche se inutile difesa di Troia. Una tantum. Solo una volta. Unguibus et rostro. Con le unghie e con il becco Motto derivato dall'uso degli uccelli che normalmente si difendono con le unghie e con il becco. Nel linguaggio corrente la frase significa difendersi con ogni mezzo. Unicuique suum. A ciacuno il suo. Espressione del diritto romano. Urbi et orbi. Alla città di Roma ed al mondo. Intestazione di Bolle o altri Atti papali, o di benedizioni dirette al mondo intero. Nel linguaggio corrente, pubblicare una cosa Urbi et orbi è lo stesso che pubblicarla ai quattro venti. Si usa comunemente in tono di scherzo. Ut pictura poesis. La poesia è come la pittura. Orazio (A. Pisone, 361) Il Poeta spiega che esiste un tipo di poesia che piace maggiormente se vista da vicino, ed un'altra che piace solamente se guardata da lontano come avviene per la pittura. Ut sementem feceris ita metes. Mieterai a seconda di ciò che avrai seminato. Cicerone Utere temporibus Sfrutta il momento felice. Ovidio Utere temporibus. Sfrutta il momento felice. Ovidio Utilius homini nihil est quam recte loqui...sed ad perniciem solet agi sinceritas. Non vi è cosa più utile all'uomo che la franchezza nel parlare, ma la sincerità suole finire con il danno. Fedro In altri termini è il proverbio che forse è preso da Terenzio: "Obsequium amicos, veritas odium parit" (Andria, a. I). Vae victis. Guai ai vinti! Tito Livio (Storie, V, 48) Sono le storiche parole di Brenno ai Romani quando in seguito alle loro proteste per le bilance false adoperate per pesar l’oro del riscatto, gettò su un piatto delle medesime la sua pesante spada. Nel significato generale, l’esclamazione esprime la triste verità che il vinto è alla mercè del vincitore. Vana est sine viribus ira L'ira è inutile se non è accompagnata dalla forza. Tito Livio Vanitas vanitatum et omnia vanitas. Tutto è vano. (Ecclesiaste, I, 2) Si usa per indicare la vanità dei beni terreni e l'inutilità degli sforzi per conseguirli. Lett. "vanità delle vanità, e tutto è vanità", frase con cui inizia il libro dellíEcclesiaste. Vare, legiones redde. O Varo, restituiscimi le legioni. Svetonio (Augusto, XXIII) È la celebre esclamazione di Augusto dopo la sconfitta e morte di Publio Quintilio Varo e l’annientamento delle sue tre legioni, assalite da Arminio nella foresta di Teutoburgo, l’anno 9 dell’ era volgare. Nello stile familiare si cita la frase come per domandar conto a qualcuno del suo operato, o per chiedere la restituzione di qualche cosa non sua. Variam habuere fortunam. Ebbero varia fortuna. Eutropio (Breviario, VI, 6) Ciascuno in vita ha le sue ore di piccola o grande gloria, e quelle di piccolo o grande lutto. Vasa inania multum strepunt. I vasi vuoti fanno un grande rumore. Velut aegri somnia. Come sogni di malato. Orazio (Ars poetica, 11) Il Poeta paragona un libro mal organizzato, senza legame, sconclusionato, al delirio d’un malato assalito da forte febbre. La frase è d’uso molteplice per indicare cose vane, inconsistenti o castelli in aria. Veni vidi vici. Sono venuto, ho visto, ho vinto. Plutarco (Detti di Cesare) VSono le storiche parole di Giulio Cesare, con le quali annunciava al Senato la sua vittoria su Farnace, re del Ponto. Nello stile epistolare o nel linguaggio familiare si usano per esprimere un facile successo. Veniam petimus damusque vicissim. Domandiamo e concediamo scambievolmente questa licenza. Orazio (Ars poetica, 11) Nell’uso più comune si dà a "venia" il significato di perdono, e allora la frase significa doversi capire gli altrui difetti come si desidera siano compatiti i propri. Verae amicitiae sempiternae sunt. Le vere amicizie sono eterne. Cicerone Verba volant, scripta manent. Le parole volano, gli scritti rimangono. Proverbio usato per consigliare o sconsigliare di mettere qualcosa per iscritto, a seconda che possa nel tempo risultare utile o dannoso. Verbi gratia. Per esempio. Verbum de verbo. Parola per parola. Terenzio Veritas filia temporis. La verità è figlia del tempo. Aulio Gellio Veritas laborat saepe, exstinguitur numquam. La verità spesso si trova in pericolo, ma non muore mai. Veritas odium parit. La verità offende (o partorisce odio). Terenzio (Andria) Si usa con riferimento alle conseguenze spiacevoli in cui incorre chi parla e agisce con schiettezza e senza ipocrisia. Lett. "la verità genera odio". Verum] est aviditas dives et pauper pudor. (Ma) è l'avidità che trionfa, e la modestia è disprezzata. Fedro Sentenza amara, ma anche troppo vera. Spesso si apprezza solo chi sa vantare le cose sue, mentre i modesti, gli uomini di valore che non si mettono in mostra, non sono stimati affatto. Vestigia terrent. Mi fanno paura le orme. Orazio Invito a procedere con cautela e ad esaminare bene ogni piccolo indizio. Video lupum. Vedo il lupo. Analoga alla frase: Lupus in fabula. Si cita allorchè una persona che si teme o della quale si sta parlando, appare all’ improvviso. Video meliora proboque, deteriora sequor. Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo quelle peggiori. Ovidio (Metamorfosi, VII, 20) Verso che rende bene la debolezza, e le cattive inclinazioni dell’ umanità. Vincere scis, Hannibal, victoria uti nescis. Tu sai vincere, Annibale, ma non sai sfruttare la vittoria.. Livio Vires acquirit eundo. Acquista le forze camminando. Virgilio (Eneide, IV, 175) Il Poeta parla qui della fama, che tanto più cresce quanto più si diffonde. Per questo un nostro proverbio dice: "Acquista fama e dormi", intendendo che penserà essa a far i tuoi interessi. Viribus unitis. Con L'unione delle forze. Nome della corazzata austriaca affondata dal maggiore Rossetti e dal tenente medico Paolucci nelle acque di Pola il 31 ottobre 1918. La locuzione si ripete come appello alla concordia, all’unione, base fondamentale per la buona riuscita in tutte le imprese. Virtute duce, comite fortuna. Con la virtù come guida e la fortuna come compagna.. Cicerone (Epist. fam., X, 3) La prima è necessaria per ben vivere, la seconda per ben riuscire. Virtutis expers verbis iactans gloriam ignotos fallit, notis est derisui. Chi manca di valore, e tuttavia esalta le sue opere, inganna chi non lo conosce, ma viene deriso da chi sa valutarlo. Fedro È la morale derivata dalla favola: "L’ Asino e il Leone alla caccia", dove l’asino spaventa con i suoi fortissimi ragli le fiere per farle prendere dal Leone. Ad impresa finita, l’asino chiede quale impressione gli abbiano fatto i suoi ragli. "Terribile! - rispose il leone - se non avessi saputo chi eri, sarei fuggito anch’io!". Vita brevis, ars longa. Vita breve arte duratura. Vivit sub pectore vulnus. La ferita sanguina nell'intimo del cuore. Virgilio (Eneide, IV, 67) Il Poeta allude alla passione di Didone per Enea, passione che la porterà in seguito alla disperazione. Si cita a proposito di passioni forti, violente, che lasciano una impronta indelebile. Vocatio in ius . Chiamata in giudizio. Volenti non fit iniuria. A chi acconsente non si fa offesa. Principio di giurisprudenza che nega l’esistenza dell’offesa quando una persona ha consentito ad un’azione. Chi consente, non ha più diritto di lamentarsi. Vox clamantis in deserto. Voce di uno che grida nel deserto. San Matteo, III, 3 Parole dette da Gesù Cristo a proposito della predicazione fatta da S. Giovanni Battista nel deserto. Comunemente però la frase si cita con altro significato, alludendo a persona che non è ascoltata. Vox populi, vox Dei. Voce del popolo, voce di Dio.. Alcuino Antico proverbio che stabilisce la verità d’una cosa, quando il popolo è concorde nell’ affermarla. Per questo si attribuisce comunemente il marchio della verità ai proverbi coniati dall’esperienza e dalla logica popolare. Si ripete in adunanze, quando la maggior parte dei coinvenuti è d’accordo su un dato argomento. Vulgare amici nomen, sed rara est fides. Frequente il nome di amico, ma la fedeltà è rara. Fedro Un tale vedendo la casetta che Socrate s’era fatto costruire chiese: "Come mai tu, uomo sì celebre, ti accontenti di una casa così piccola?" "Volesse il cielo, rispose il filosofo, che io trovassi tanti amici da riempirla!" Vulgo. Comunemente, correntemente. Si usa quando a una definizione o a un'enunciazione in forma dotta si fa seguire il corrispettivo in linguaggio corrente. Lett. "per il volgo, per la gente". Vulgus veritatis pessimus interpres. Il popolo è il peggiore interprete della verità. Seneca Vulpem pilum mutare, non mores. La volpe cambia il pelo, non le abitudini. Svetonio |
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