IL COMPLEMENTO PREDICATIVO

CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA


Gioca gratis

IL COMPLEMENTO PREDICATIVO

Ha indubbiamente un lato comico il fatto che la Zordan, alla fine della spiegazione del complemento predicativo del soggetto e dell'oggetto, metta degli avvisi con la scritta "Attenzione!" invitando lo studente a non fare confusione tra apposizione, attributo, nome del predicato, complemento predicativo del soggetto e complemento predicativo dell'oggetto.

E' comico perché l'astruseria, creata a bella posta, cade proprio nella confusione che si vorrebbe evitare. E questo ha conseguenze deleterie sulla "psiche" degli studenti. E' noto infatti, anche per noi adulti, che il tecnicismo maniacale porta in sostanza all'apatia, all'indifferenza per le regole, a confidare unicamente nel buon senso o nell'intuito.

Ma a noi qui non basta l'indifferenza, come non basta l'agnosticismo nei confronti della religione. Ci vuole la critica, proprio per superare una volta per tutte il primato assoluto dell'astrazione sulla concretezza, della sintassi sulla semantica.

Una grammatica del genere è come una sorta di codice civile o penale, in cui gli articoli si contraddicono a vicenda, in cui le interpretazioni sono tutte opinabili e in cui, alla fine, chi ci guadagna è solo l'azzeccagarbugli di turno.

Il bello è che la pretesa di questi grammatici pedanti è quella, con la loro astruseria, di indurre lo studente a "non fare confusione".

Il loro ragionamento si riduce in soldoni ai seguenti termini: "quanti più dettagli ti offro per capire il senso sintattico di una frase, tanto meglio sarai in grado di scrivere in italiano". Cioè la capacità di saper scrivere sarebbe direttamente proporzionale alla conoscenze delle regole della grammatica. Prima di devono imparare le regole tecniche e poi si impara a scrivere. Prima l'astrazione, poi la concretezza.

Peccato che nella vita avvenga esattamente il contrario. Di regola infatti non esiste un "prima" e un "dopo" nel processo della scrittura, e lo stesso vale per il disegno, il canto, il ballo ecc., se non a livelli molto minimali, nel senso che bisogna saper tenere una penna o un pennello in mano.

Le cose s'imparano facendole, in maniera contestuale: le regole seguono e precedono i tanti tentativi che caratterizzano la nostra vita, che nascono spontaneamente o sono indotti da qualcuno o da qualcosa. Learning by doing, diceva l'attivismo pedagogico di Dewey, e si può aggiungere anche "by thinking", "by loving" ecc.

Che questo sia vero la stessa Zordan l'attesta quando è costretta a dire, tra parentesi, allo studente "smemorato": "Per non sbagliare ricorda che, mentre l'apposizione è un nome che accompagna un altro nome per meglio precisarlo o determinarlo, il complemento predicativo completa il significato del verbo e quindi, se provi a eliminarlo, la proposizione non ha più lo stesso significato".

Quindi, per non sbagliare la sintassi, lo studente deve ricordare il valore della semantica. Ma come! Non s'era detto fino adesso che la sintassi va tenuta scrupolosamente separata dalla semantica, essendo del tutto autosufficiente? "Io studio" non è forse una proposizione minima completa? che prescinde completamente dall'oggetto che ho di fronte a me? (e che per fortuna non è un libro di grammatica).

Ma ora godiamoci gli esilaranti esempi che mettono sull'avviso gli studenti smemorati. Naturalmente s'è fatta qualche piccola, insignificante, variazione.

  1. Sensini viene considerato pedante (complemento predicativo del soggetto);
  2. Tutti hanno ritenuto il Sensini un pedante (complemento predicativo dell'oggetto);
  3. Sensini è pedante (nome del predicato);
  4. Ritengo il Sensini un pedante (attributo del complemento oggetto);
  5. Sensini, il pedante, è naturalmente un grammatico (apposizione del soggetto).

E' dunque chiara, sul piano logico, l'equivalenza tra grammatica e pedanteria? Se non è chiara, si faccia almeno mente locale sul fatto che alunni della scuola media dell'obbligo si devono sorbire nel triennio ben tre volumacci distinti, più uno di ortografia e un opuscolo per il portfolio, oltre all'inevitabile cd-rom (a tutto questo va aggiunto un ulteriore libro per le verifiche che il docente deve somministrare alla classe). In tutto sono circa 200.000 esercizi, finiti i quali i ragazzi continuano imperterriti a scrivere "un po'" con l'accento!



Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 27/08/2015