Bibliographic Notes – Zago

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Names of books and journals are distinctively colored.
  1. N. Vianello, "'Lingua franca' di Barberia e 'Lingua franca' di Dalmazia," Lingua Nostra 16 (1955), pp 67-69, p. 69.<--
  2. H. Schuchardt, "Die Lingua franca," Zeitschrift für romanische Philologie 33 (1909), pp. 441-461, p. 448.<--
  3. A. Sammarco, Gli italiani in Egitto, edizioni del Fascio, Alessandria d'Egitto, 1937, pp. 147-148. In questo caso, oltre all'equivoco sul significato di "franco", è presente anche una forzatura della storia per fini apologetici, visto che in questo passo Sammarco era impegnato a dimostrare la legittimità della presenza coloniale dell'Italia in Africa, tanto da affermare che colui che si fosse recato per la prima volta in Egitto agli inizi del secolo "riceveva l'impressione che il nuovo Egitto fosse figlio spirituale dell'Italia" (p. 149).<--
  4. cfr. P. Perego, "Les sabirs," in Le langage. Enciclopedie de la Pléiade, Gallimard, Paris, 1968, pp. 597-607. Ed anche: A. Martinet, "Le problème des sabirs," Bollettino dell'Atlante Linguistico Mediterraneo 10-12 (1968-70), pp. 1-9.<--
  5. G. Cifoletti, "Lingua franca e sabir: considerazioni storiche e terminologiche," Incontri linguistici 4 (1978), pp. 205-212, p. 211. <--
  6. cfr. Faidherbe L.L.C., "L'Alliance française pour la propagation de la langue française dans les colonies et les pays étrangers," Revue scientifique 26-1-1884, pp. 104-109, p. 107: "Depuis la conquête de l'Algérie, les Français l'appellent le SABIR." Il fatto che l'Algeria fosse stata conquistata dai Francesi segnò la fine di questa lingua. V. sotto.<--
  7. E. Rossi, "La lingua italiana sulle coste dell'Africa settentrionale e particolarmente a Tripoli nei secoli XVII-XVIII," L'idea coloniale, 10-4-1926. <--
  8. Faidherbe, art. cit., pp. 107-108. <--
  9. G. Praga, recensione a Vianello, La rivista Dalmatica 27 (1955), pp. 82-84, p. 82. <--
  10. K. Whinnom, "The Origin of the European-based Creoles and Pidgins," Orbis14, 2 (1965), pp. 509-527: "a contact language which is spoken only as a second language". <--
  11. Cfr. a questo proposito anche Nota n. 27.<--
  12. Cfr., ad es., Perego, art. cit., p. 603.<--
  13. V. Clarke, per esempio, oppure Hall in: Whinnom K., "The Context and Origins of Lingua Franca" in J.M. Meisel (ed.), Langues en contact-Pidgins. Creoles-Languages in Contact, Narr, Tübingen, pp. 1-18, pp. 7-8.<--
  14. Whinnom, K., Linguistic hybridization and the 'special case' of pidgins and creoles, in: Dell Hymes (ed.), Pidginization and Creolization of Languages, Proceedings of a conference held at the University of the West Indies Mona, Jamaica, April 1968, Cambridge University Press, 1971, pp. 91-115. <--
  15. Whinnom, Linguistic…, p. 91<--
  16. Whinnom, Linguistic…, p. 97.<--
  17. Whinnom, Linguistic…, pp. 104-105. <--
  18. Dell Hymes (ed.), Pidginization and creolization of languages, Proceedings of a conference held at the University of West Indies Mona, Jamaica, April 1968, Cambridge University Press, 1971, p. 66. <--
  19. P. Fronzaroli, "Nota sulla formazione della lingua franca," estr. da Atti e memorie dell'Accademia Toscana di scienze e lettere 'La Colombaria' a10 (1955), pp. 3-42, p. 6.<--
  20. D. Decamp, "Introduction: the study of pidgin and creole languages," in: Hymes (1971), pp. 13-39, p. 22<--
  21. Whinnom, The context…, p. 18.<--
  22. Il primo documento veramente certo è un "villancico" di Juan del Encina, datato 1520. Quanto alla lingua franca de Il contrasto della Zerbitana, sono stati avanzati seri dubbi sulla sua autenticità. V. sotto. <--
  23. Schuchardt, art. cit., p. 442. <--
  24. Perego, art. cit., p. 603.<--
  25. Schuchardt, art. cit., p. 442.<--
  26. "The Lingua Franca," in Frances Ingeman (ed.), Papers of the Fifth Kansas Linguistic Conference, University of Kansas, Lawrence, Kansas, 1971, pp. 25-30 a p. 25.<--
  27. E questo calcolo è stato fatto partendo dalla data del "villancico" di Encina (1521) giungendo alle testimonianze riportate da Rossi (XIX sec.). Volutamente non ho incluso Il Contrasto della Zerbitana, cfr. nota n. 11<--
  28. Cfr. Paragrafo "Sintassi della Lingua Franca". <--
  29. Cfr. Paragrafo "Documenti".<--
  30. Cifoletti, Lingua…, p. 208. Cfr. inoltre i documenti riportati da G. Folena, Introduzione al veneziano "de la da mar", Bollettino dell'Atlante Linguistico Mediterraneo 10-12 (1968-70), pp. 331-376. <--
  31. [Note deleted.]<--
  32. Cfr. H. Schuchardt, art. cit., p. 450. <--
  33. P. Fronzaroli, art. cit., pp. 11-12. <--
  34. Non possiedo questo testo, quindi cito da G. Cifoletti, Lingua…, p. 210<--
  35. Dictionnaire de la langue franque…, Préface. <--
  36. [Note deleted.]<--
  37. E questo perchè il fatto che essa venga tramandata di generazione in generazione, e che sia parlata non solo dagli appartenenti ad un popolo , ma da persone che appartengono a tutti i popoli entrati in contatto, la rende più solida e meno esposta a variazioni individuali. A questo proposito cfr. Schuchardt, art. cit., p. 442.<--
  38. Whinnom, The Context…, p. 11. <--
  39. Whinnom, The Context…, p. 11. <--
  40. Il che dimostra l'infondatezza del "ciclo vitale" linguistico – supposto da Hall – che inizierebbe con la spontanea generazione di un pidgin e proseguirebbe con l'evoluzione del pidgin in creolo. Cfr. Decamp in Hymes (1971), p. 17. <--
  41. C. Tagliavini, "Franca, lingua," in: Enciclopedia Italiana, vol. XV (1932), p. 837.<--
  42. Dictionnaire…, Préface. <--
  43. Cfr. Faidherbe, art. cit.; Rossi, art. cit.; Schuchardt, art. cit. <--
  44. Schuchardt, art. cit., p. 441 seppure "sie ist auf die Berberai beschrankt, und zwar wohl mit Ausschluß Marokkos."<--
  45. M. Cohen, Le parler Arabe des juifs d'Alger, par M. C. chargé des cours à l'école des langues orientales. Paris, H. Champion, 1912.<--
  46. Ameno che non si approfondisca lipotesi relativa al "linguaggio degli ascari". V. nota n. 89.<--
  47. Decamp, art. cit., pp. 15-16.<--
  48. [Note deleted]<--
  49. A. Naro, "A study on the origins of pidginization," Language 54 (1978), pp. 314-347, p. 340: "Express each invariant, separately intuited element of meaning by at least one phonologically separate, invariant stress-bearing form."<--
  50. Cfr. Naro, art. cit., pp. 340-341. <--
  51. È frequente il caso della sostituzione di verbi dal significato "impallidito" con altri semanticamente più "decisi ". Per la lingua franca cfr. Schuchardt, art. cit., p. 445.<--
  52. Ta, ja e logo per i pidgin a base portoghese; varii verbi per la lingua franca (v. sotto). <--
  53. Per la lingua franca è il caso della preposizione "per". <--
  54. Cfr. Samarin, "Salient and substantive pidginization," in Hymes (1971) pp. 117-140. A p. 122: "… the pidgin speaking community is not normal from a socio-linguistic point of view. Neither is the language normal. A pidgin is a language, but a different kind of language". <--
  55. Cfr. P. Fronzaroli, art. cit., p. 10. <--
  56. Cfr. Naro, art. cit., p. 341.<--
  57. Danotare però che questa forma è solo una cattiva traslitterazione dellarabo.<--
  58. Ma in questo caso possono esserci anche delle motivazioni letterarie, come la necessità di completare il verso o di trovare una rima.<--
  59. Vedi nota precedente.<--
  60. Fray Diego de Haedo, Topographia e historia general de Argel, Valladolid, 1612. Vedi f. 24 r: "… algunos (bocablos) portogueses de poco aca, despues que de Tetuan, y Fez truxeron a Argel grandisimo numero de portugueses, que se perdieron en la batalla del Rey de Portugal, don Sebastian". <--
  61. Cfr. Faidherbe, art. cit.<--
  62. Come invece accade nei pidgin portoghesi, dove vengono impiegati i "markers" ta, ja e logo per indicare rispettivamente presente, passato e futuro; oppure come nei creoli spagnoli delle Filippine, che impiegano ta, ja e de. Ed è questo un tratto che la lingua franca ha in comune con il Chinese Pidgin English.<--
  63. La quale può essere con (Indo-Portoghese) oppure por (la maggior parte dei dialetti portoghesi) o per (Indo-Portoghese, Olandese del Capo, oltre naturalmente alla lingua franca). <--
  64. Cfr. Schuchardt, art. cit., p. 444.<--
  65. Fronzaroli, art. cit., p. 9.<--
  66. [Note deleted.]<--
  67. C.A. Ferguson,"Absence of copula and the notion of simplicity, A study of Normal Speech, Baby talk, Foreigner talk, and Pidgins," in Hymes (1971) pp. 141-150, pp. 143-144.<--
  68. Schuchardt, art. cit.<--
  69. Fronzaroli, art. cit., pp. 24-26.<--
  70. Cfr. Ferguson, art. cit., p. 144.<--
  71. Sipensi ancora una volta alla lingua semplificata con cui ci si rivolge agli stranieri, nonchè alla convenzione cinematografica del linguaggio degli Indiani dAmerica.<--
  72. Fronzaroli, a proposito delluso del participio senza ausiliare, afferma (p. 28) che "ciò si giustifica bene da un punto di vista romanzo dove lantitesi tra tempo semplice e tempo composto è immediatamente evidente per il parlante. Il semitico invece non usa tempi composti e questo può aver favorito la caduta dellausiliare nella lingua franca."
    Quanto poi allaffermazione enunciata a p. 29 che "nellarabo magrebino del 1000-1200 dei veri e propri tempi composti non potevano esserci e ciò devessere stata una delle cause per cui la lingua franca non ha conservato lausiliare romanzo" mi sembra un po macchinosa e di debole valore probante. Se la si ritiene completamente corretta, infatti, non si potrebbe comprendere luso del participio, ad esempio, per esprimere lidea del futuro come (Zing., atto 4, scena 5) "… canda passata el bericola, mi turnata e piar tuto l cosa…", che è invece perfettamente spiegabile con litaliano "quando sarà passato il pericolo io sarò tornata e prenderò ogni cosa".<--
  73. Fronzaroli, art. cit., p. 29: "L'antitesi mi andar-mi andato viene inoltre a ristabilire lo schema verbale semitico coi due aspetti contrapposti fa?ala-yaf?alu"; ma contemporaneamente precisa che "in questo senso la forma mi andato può essere avvicinata al compiuto", e non in altri sensi.<--
  74. art. cit., p. 447.<--
  75. Cifoletti, Introduzione al "Dictionnaire", p. 26, ed in particolare nota 6.<--
  76. V., ad esempio, Faidherbe, art. cit., p. 108: "La syntaxe est nulle".<--
  77. Cifoletti, Introduzione…, p. 23.<--
  78. Whinnom, The Origin…, p. 525.<--
  79. Cfr. Martinet, art. cit., p. 2.<--
  80. Whinnom, The Context…, p. 10<--
  81. Whinnom, loc. cit.<--
  82. Questose si considera il Contrasto della Zerbitana come il primo testo di lingua franca conosciuto.<--
  83. Schuchardt, art. cit., p. 449.<--
  84. Whinnom, The Context…, p. 11.<--
  85. L'araboconosce addirittura due forme distinte: pronomi soggetto e pronomi oggetto.<--
  86. Cfr. Fronzaroli, art. cit., pp. 22-23.<--
  87. Whinnom, The Context…, p. 512.<--
  88. Schuchardt, art. cit., p. 445.<--
  89. Fronzaroli, art. cit., p. 24.<--
  90. Cfr. Cifoletti, Introduzione…, p. 31.<--
  91. Fronzaroli, art. cit., p. 13.<--
  92. Cfr. Cifoletti, Introduzione…, p. 31.<--
  93. I. F. Hancock, "A survey of the pidgins and creoles of the world," in Hymes (1971), pp. 509-523.<--
  94. Cos" Harvey, Jones e Whinnom, "Lingua franca in a Villancico by Encina," Revue de littérature comparée 41 (1967), pp. 572-579<--
  95. Cfr. Schuchardt, art. cit., pp. 446-447; e Cifoletti, Introduzione…, pp. 33-35<--
  96. Schuchardt(art. cit.) afferma che il loro numero non è superiore ai prestiti arabi dello spagnolo.<--
  97. Fronzaroli, art. cit., p. 10<--
  98. Bisognaperò qui ricordare che anche nel siciliano è frequente lattribuzione di un significato fattitivo ad un verbo intransitivo, come ad esempio "uscire qualcosa" = "tirare fuori (far uscire) qualcosa"; "salire qualcosa" = "portare su (far salire) qualcosa".<--
  99. Vedi: G. Folena, "Introduzione al veneziano 'de là da mar', " Bollettino dell'Atlante Linguistico Mediterraneo 10-12, pp. 331-376.<--
  100. Cifoletti, Introduzione…, p. 13.<--
  101. Cfr. G. Contini, Contrasto della Zerbitana, in Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano-Napoli, 1960, pp. 919-921, p. 919.<--
  102. Cifoletti, Lingua franca…, p. 208.<--
  103. [Note deleted.]<--
  104. Cfr. G.B. Pellegrini, "L'elemento arabo nelle lingue neolatine…", in G.B. Pellegrini, Gli arabismi nelle lingue neolatine…, Brescia, Paideia, 1972, vol. I, pp. 43-128.<--
  105. Haedo, op. cit., ff. 23v e 24 r.<--
  106. Questastessa parte, in un'edizione di poco più tarda (1682), risulta leggermente diversa.<--
  107. Inrealtà non si tratta di vero turco, ma di una lingua immaginaria che unisce elementi turchi ad elementi fantastici, un po' come avviene nella Lugrezia Romana a Costantinopoli di Goldoni. In più, qui viene fornita anche la traduzione francese di queste battute, cosa che dimostra che il valore attribuito alle parole turche è puramente musicale.<--
  108. V. Malamani, Il Settecento a Venezia, Torino-Roma, 1891-2, pp. 83-86.<--
  109. Così accanto alla parlata del turco e dell'armeno (che sono sostanzialmente identiche e caratterizzate dai verbi all'infinito, dall'incertezza nel segnare le terminazioni di sostantivi e verbi ecc.) viene riportata, ad esempio, quella di un tedesco, caratterizzata dallo scambio di b con p, e con o, v con f, g con c ecc.:
    Sippen mi star pon tettesche
    saver ben parlar taliane, piaser putte feneziane
    e foler mi molto pen;
    ostarie e mazaghen molte spesse frequentar,
    e foler far trinche baine,
    e per questo contar traine
    quante posse fino bono
    qualche loco me trofar. <--
  110. Maquasi tutti i documenti presentano entrambe i generi.<--
  111. Vedi, ad esempio:

    arangi arancio
    castali castagna
    cortiné tenda
    datoli dattero
    denti dente
    detti dito
    dolci confettura
    douros piastra
    fagioli fagiolo
    forbichi forbici
    forti forte
    genti persona
    guanti guanto
    pechi pesce
    pernichi pernice
    piedi piede
    piselli pisello
    piskéri facchino
    scarpé scarpa
    tapétos tappeto
    volté volta

    <--

  112. E. Rossi, "La lingua franca in Barberia," Rivista delle colonie italiane, numero speciale (1928), pp. 143-151, p. 146.<--
  113. E. Rossi, La lingua franca…, p. 147.<--
  114. A. Sammarco, op. cit., p. 148: "Il grande viaggiatore danese Federico Luigi Norden, che percorse negli anni 1737 e 1738 la Valle del Nilo per studiare e disegnarne i monumenti, cos" annotava nel suo giornale: "Un voyageur prendra ensuite un janissaire à son service et, s'il est possible, il en choisira un qui soit accoutumé à servir les Francs. On a des janissaires pour peu de chose. Ils savent ordinairement ce qu'on appelle lingua franca."<--
  115. P. Dan, Histoire de la Barbarie et des ses corsaires, Paris, 1637.<--
  116. E. Rossi, La lingua franca…, p. 148.<--
  117. G. Folena, Litaliano in Europa. Esperienze linguistiche del Settecento, Torno, Einaudi, 1983, p. 377.<--
  118. Carlo Goldoni, " I lettera al Bettinelli," 1750; "Prefazione dell Autore alla raccolta di commedie," 1750.<--
  119. G. Folena, op. cit., p.143<--
  120. Ilimiti di questa comprensione sono facilmente identificabili tanto nei gerghi e nei dialetti quanto negli arcaismi e nellimpiego delle lingue straniere. Goldoni fu molto attento alle preferenze del pubblico perché fortemente condizionato dalle leggi della domanda e dellofferta, in quanto scriveva quasi esclusivamente su commissione.<--
  121. G. Folena, op. cit., p.314.<--
  122. [Note deleted.]<--
  123. Cfr. F. Del Beccaro, "Lesperienza 'esotica' del Goldoni, in: Studi Goldoniani, quaderno n. 5, pp. 62-101. E particolarmente a p. 70: "… il pubblico capirà che cè qualcosa di straordinario alludire soltanto i nomi dei personaggi: Fatima, Machmut, Tamas, a vedere i loro abiti e turbanti orientali, le scene inusitate (il salotto del finanziere arredato dun sofà e di cuscini alla maomettana)".<--
  124. Si tratta de lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo… scritto in inglese dal Sig. Salmon. Tradotto in ollandese et franzese et ora in italiano, uscito a Venezia nel 1731 presso la Tipografia Albrizzi. "Javois parcouru lHistoire des Peuples modernes de Salmon, traduite de lAnglois en Italien; ce nest pas là que je trouvai la fable qui forme le sujet de la Piece que jaois projetée; mais cest dans ce livre instructif, exact et intéressant que je puisai les loix, les moeurs et les usages des Persanes". (Mémoires II, cap. XVIII).<--
  125. Perla biografia di Goldoni cfr. G.Nicastro, Goldoni e il teatro del secondo Settecento.<--
  126. Mémoires II, cap. XI.<--
  127. Ne L'Impresario delle Smirne si tratta di un turco; ne I Pettegolezzi delle Donne di un armeno; ne Le Donne de casa soa si parla di un generico "levantino" il quale parlerà della sua patria nominando Costantinopoli e Corfù ed offendendosi che questi luoghi siano paragonati all Barberia; nella Lugrezia Romana a Costantinopoli appaiono ancora dei turchi; ne La Fiera di Sinigalliaè invece un grego a parlare la lingua franca.<--
  128. Lugrezia Romana a Costantinopoli atto 1, scena 1.<--
  129. Faidherbe,"L'Alliance Française por la propagation de la langue française dans les colonies et les pays étrangers" Revue scientifique, 26 gennaio 1884, p. 108: "Ce qu'il y a de curieux, c'est qu'en se servant de ce langage, le troupier est persuadé qu'il parle arabe et l'arabe est persuadé qu'il parle français."<--
  130. Cfr. C. Goldoni, Prologo apologetico alla commedia intitolata La Vedova scaltra, contro le critiche contenute nella commedia intitolata La schola delle Vedove (ottobre 1749) "Eh, Signor Prudensio, la lingua non fa la Commedia, ma il carattere. Li Francesi rappresentano tutte le commedie in francese. A Parigi sul Teatro Francese i personaggi, di qulunque nazione siano, tutti se fanno parlar francese. Parlano il francese il Pantalone, l'Arlichino, il Dottore sendo persuasi i Francesi da questa stessa ragione che la lingua non fa la Commedia." (II, 410) <--
  131. E questo non solo per quanto riguarda le lingue straniere ma anche, ad esempio, per quello che riguarda il veneziano, basti pensare all'enunciazione programmatica dei principi ortografici che poi vengono quasi sistematicamente contraddetti: egli sostiene che il veneziano si scrive come si parla anche quando si incontrano delle doppie, ma poi ora le scrive ora no; afferma che il suono palatale c viene indicato dal gruppo ch, ma il corrispondente suono palatale g è indicato dalla sola lettera g, e così via.<--
  132. G. Folena, op. cit., p. 205.<--































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Alan D. Corré
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