Matrix revolutions

LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE


Matrix revolutions

Mai, nella storia del cinema, la conclusione di una trilogia ha così grossolanamente tradito le premesse, le basi psicologiche e logiche dei personaggi, la storia, del primo episodio. Tra Matrix Revolutions e Matrix vi è un abisso talmente incolmabile che sembrano scritti da artisti diversi, girati da registi diversi e recitati da altri attori. Se questo è dovuto alle pressioni ricevute dai fratelli Wachowski o se è una trovata per produrre altri episodi lo vedremo. Di certo un film come Matrix non si meritava un epilogo del genere.

Prima ancora delle conclusioni ideologiche e politiche a cui il film arriva, vale la pena osservare la debolezza filmica di Matrix Revolutions. Se in Matrix non c’è un solo dialogo di troppo, non c’è un solo fotogramma che non sia necessario e sufficiente alla storia, qui vale decisamente il contrario. Non c’è un solo dialogo degno di questo nome. La puerilità degli scambi tra i personaggi, rispetto alla complessità di Matrix Reloaded è tale che sembra girato da due analfabeti che, avendo visto Matrix e Matrix Reloaded, volevano farne una parodia con i limitati mezzi culturali a propria disposizione.

Matrix è un continuo stupire lo spettatore, in Matrix Revolutions non c’è nessuna scena che non derivi pedissequamente, trivialmente, dalla scena precedente secondo una concatenazione bambinesca. L’attacco delle macchine a Zion è qualcosa di visto mille volte, è l’ennesima ripetizione delle Termopili, di Fort Alamo e di qualunque altra battaglia in cui il manipolo di eroi si oppone a un invasore infinitamente più potente. Non c’è un solo frammento dell’attacco (dagli amici che muoiono dopo atti di eroismo ai nemici che vengono distrutti come mosche) che non si sia stato visto altre mille e mille volte. Al massimo, con quella sorta di bazooka che gli uomini usano contro le macchine, i fratelli Wachowski hanno voluto rendere omaggio ai talebani che combattevano i russi o forse agli iracheni che combattono gli americani.

Il ruolo di Neo appare confuso e incerto quanto Neo stesso. L’eletto appare vivere a cavallo del mondo degli uomini e delle macchine ma senza che ciò sia spiegato in alcun modo. La sua missione nel mondo delle macchine è risolta in modo patetico. La sorte fa morire Trinity cosicché, a differenza di Matrix Reloaded, l’eletto non abbia dubbi sulla scelta da fare. Ma in che cosa si risolve la sua missione di liberatore? Penetra nel mondo delle macchine con facilità, trova niente meno che il dio delle macchine che gli pone delle domande come fosse Mosè salito sul monte Sinai. Ora mentre Neo conclude Matrix spiegando alle macchine che sta per mostrare agli uomini un “mondo senza di loro”, ovvero sta armando politicamente la razza umana per estirpare le macchine dalla faccia della Terra, posto di fronte alle macchine che cosa è in grado di dire? Pace e amore. Neo l’eletto si riduce a un hippie. La tigre, alla prova decisiva, si dimostra una pecora. Ovviamente a quel punto che senso ha il lungo e noioso combattimento con Smith? A quel punto del film sappiamo che Neo e Smith sono niente meno che la stessa cosa, sono come le due facce della stessa medaglia, il bene e il male, lo yin e lo yang. Smith è stato creato per equilibrare le equazioni del programma che l’eletto squilibrava. Alla fine l’eletto “libera” Smith dandogli la libertà. Qui dovrebbe esserci il senso filosofico del film: il libero arbitrio dell’uomo che sconvolge le macchine. Ma l’esito è decisamente misero. Che cos’è infatti la libertà? Morpheus in Matrix lo spiega bene a Neo: la libertà è in’illusione in un mondo di schiavitù e finché esisteranno le macchine l’uomo non sarà libero. Qui invece basta l’idea di libertà per portare Smith all’autodistruzione, salvo vedere l’agente Smith morto trasformato nell’oracolo.

Tanto basta alle macchine per decidere una tregua a tempo indeterminato con gli uomini. Le macchine, dopo aver semidistrutto Zion, si ritirano felici e contente. E Morpheus piange di gioia. Il sacrificio dell’eletto, che intanto viene condotto, deposto come il Cristo, nel cuore della città delle macchine, ha salvato la razza umana.

La scena finale a questo punto è ovvia: le due facce di Matrix, l’architetto e l’oracolo, il padre e la madre, l’equilibratore e la sparigliatrice del sistema, sono contenti che seppur a fatica l’ordine sia ristabilito e il gioco può ricominciare.

Ed alla fine ci si rende dunque conto del senso del titolo del film. Non una rivoluzione, un cambiamento radicale e definitivo del sistema, ci proponeva il film, ma le rivoluzioni, cioè un ciclo, l’eterno ritorno, la ruota del karma (che una famiglia di indiani spiega all’eletto), una giostra in cui i combattenti salgono sperando di cambiare le cose non sapendo di essere manovrati come marionette sin dall’inizio.

Il tradimento dello spirito di Matrix è completo. Ed è anche riconosciuto apertamente. Matrix ci racconta di una guerra senza quartiere. Ma qui “the war is over” annuncia il ragazzino-San Gabriele. Dunque è finita, non è vinta. Ma siccome sappiamo che l’uomo finché esisteranno le macchine non sarà libero, la guerra in realtà è persa, la schiavitù continua.

I fratelli Wachowski hanno detto che Matrix è per loro il “lavandino di cucina” nel senso che vi hanno posto tutti i riferimenti culturali possibili. Nei primi due film questo è chiaro fino all’eccesso ed alcuni dialoghi di Matrix Reloaded occorre sentirli diverse volte per sviscerarli teoreticamente. Qui siamo alla farsa. Qui del lavandino di cucina è rimasto l’avanzo della cena prima. I riferimenti si sono ridotti alla parodia dei vangeli, ad alcuni riferimenti al Signore degli anelli (l’eletto che va nella città del nemico mentre l’esercito di questo attacca la sua città) e a poco altro tra cui, nelle conclusioni, il mago di Oz. La perdita di spessore è impressionante. Questo colpisce più di tutti i personaggi più complessi. In fondo, Neo e Trinity sono personaggi abbastanza lineari, si amano, combattono. Sebbene Neo, come detto, si sia fatto da lupo agnello, in definitiva non ha mai capito che cosa stava facendo. Ma che dire di Morpheus, un uomo che ha passato la vita intera a cercare l’eletto per annientare le macchine e si ritrova a gioire della tregua da esse accordata. Un capo vigoroso e autorevole che quando Niobe conduce la nave in salvo è appena in grado di eseguire i suoi ordini. Trinity dal canto suo si è trasformata in una bisbetica, buona solo per colpire con i suoi ridicoli calcettini i cattivi e condurre l’eletto sul Golgota.

L’agente Smith non ha fatto una fine migliore. Era il capo dell’apparato ideologico-repressivo delle macchine, qui diventa un pazzo, ma anche il fratello gemello dell’eletto. Cercare una connessione tra lo Smith che diceva “male, molto male signor Anderson” e questo patetico teppista non ha senso.

Ma lo stesso Merovingio, che spiegava deliziosamente che il potere è controllo, qui si riduce a un mafioso che per giunta si fa incastrare sotto la minaccia delle armi e in casa sua.

Se Neo e Morpheus, come caratteri, sono stati totalmente traditi nell’epilogo, le illogicità si ammassano l’una sull’altra, il che stride apertamente con la coerenza cristallina di Matrix. Partiamo dalla battaglia stessa. Gli uomini sanno di essere in enorme inferiorità numerica. Affrontare la battaglia a viso aperto con nemici che non hanno alcun rimorso o scrupolo, è dunque inutile. Ma gli uomini hanno gli EMB, l’arma che devasta le macchine a costo di una ridotta perdita per gli uomini stessi. La logica vorrebbe che la difesa fosse affidata a sequenze di EBM che annientassero le ondate delle macchine. Invece si va al massacro sparando con armi da fuoco...; ma le macchine non sono da meno. Potrebbero annientare in pochi secondi tutti gli abitanti di Zion veicolando gas nervini o prodotti analoghi nelle condotte di areazione, invece svolazzano come api impazzite trafiggendo qui e là qualche malcapitato. E perché mai le macchine dovrebbero far sopravvivere Zion? Quale vantaggio gliene viene?

Ma l’incoerenza maggiore è proprio il dio delle macchine. Il senso di Matrix, profondo e potente, è che le macchine non sono “cattive”, non c’è il grande vecchio, la Spectre di Bond o Sauron del Signore degli anelli che si incarica di assorbire tutto l’odio degli spettatori. Le macchine hanno cominciato a sfruttare l’uomo per necessità e continuano a farlo secondo un piano logico ma non teleologico, senza un centro. Matrix è un programma, un sistema, non un’entità astrattamente malvagia. Qui questa struttura è rovesciata e Neo parla con questa incarnazione malefica circondata di insetti che non fanno mai male per accrescere lo schifo, quando le idee difettano.

Come si diceva i riferimenti religiosi hanno preso il sopravvento, laddove in Matrix l’equilibrio tra funzione politica e mistica dell’eletto era del tutto azzeccato. La battaglia finisce quando i sopravvissuti si rifugiano nel tempio (un ricordo delle campagne di Israele dell’esercito romano?). Non solo, ma la fine dei due eroi è inconograficamente palese. Neo muore e siede alla destra del padre, Trinity muore trafitta come San Sebastiano.

I romani dicevano che repetita iuvat. Ma non funziona così per Matrix. I combattimenti, le sparatorie, sono nel terzo una parodia di quelli del primo Matrix. Sono risapute, semplicemente più ricercate, non aggiungono nulla se non noia. E che dire dell’oracolo, enigmatica sfinge che diviene cialtrona, attaccata da Morpheus e da Smith per ragioni opposte, che non trova di meglio che dire all’agente Smith “sei un bastardo”, forse con riferimento alla sua origine di programma sentinella?

Che i fratelli Wachowski vogliano eliminare ogni speranza nel pubblico lo si vede da una scena rivelatrice. La nave di Trinity e Neo vola sopra la coltre di nuvole per evitare le macchine che l’eletto non era riuscito a scassare. Trinity vede il Sole e commenta: è bellissimo. Potrebbe essere l’inizio di un’idea: loro due che scappano per restare nel paradiso terrestre iperuranio. Oppure anche, semplicemente, un suggerimento: le macchine non possono volare in alto. Basta porsi a poche centinaia di metri dal suolo per vivere felici. E invece la nave dopo pochi istanti piomba nella cupa e plumbea realtà, Trinity viene uccisa, Neo si avvia al suo calvario.

Un’ultima osservazione può essere fatta per la colonna sonora. Matrix conteneva brani di musica rock molto potenti e combattivi. Matrix revolutions contiene solo placidi e sonnolenti pezzi strumentali. Evidentemente chiudere con un pezzo dei Rage against the machine dopo averci ammorbato con due ore di “pace e amore” è sembrato troppo anche a loro.

Rimaniamo dunque con enormi interrogativi irrisolti. E' Zion la realtà vera o solo in’illusione. La bambina indiana è il nuovo eletto, o il nuovo oracolo o tutti e due. Morpheus continuerà a cercare l’eletto o si renderà conto che è inutile e si darà all’alcol. La ribellione stessa è un trucco di Matrix o un genuino sentimento degli sfruttati riassorbito grazie ai traditori e ai doppiogiochisti. A questo punto occorre attendere il quarto episodio per avere risposte o forse il quinto. Il problema è che se questi episodi si porranno sulla scia del terzo, si tratterà di spazzatura cinematrografica.

Ma tutto sommato, emerge un dato positivo. Matrix è un film che sta in piedi da solo. A differenza della trilogia nel suo complesso, ha una sua logica ferrea e conclusioni inequivoche. Basterà considerarlo come tale, e prendere gli altri due per quello che probabilmente sono: un mezzo per allungare il brodo allo scopo di accrescere il conto in banca.

“Tutto ciò che ha un inizio ha una fine” è il refrain del film. Ma che dire di una tragedia di Euripide con le conclusioni di un cartone di Disney?

utenti.lycos.it/xepel/matrix_revolutions.htm


Matrix. Calci volanti, filosofia e rivoluzione

Introduzione Che cos’è Matrix? Lo sviluppo del mondo di Matrix Che cos’è reale? La teoria matrixiana della conoscenza I personaggi

Influenze

Lo sviluppo dei temi di Matrix in Matrix Reloaded Riferimenti sparsi Bibliografia

Appendice: le sceneggiature di Matrix

Versione: giugno 2003

1. Introduzione

Nel 1999, ma i fratelli Wachowski cominciarono a pensare alla trilogia già nel ’92, usciva un film che avrebbe rivoluzionato profondamente la cinematografia, tanto per la forma filmica (gli effetti speciali, le tecniche utilizzate) quanto per i contenuti proposti. L’opera dei fratelli Wachowski ha cambiato per sempre la storia del cinema. Con Matrix la fantascienza ha fatto un passo in avanti, presentando un’interpretazione del reale profonda, potente, implacabile. Tecnicamente parlando gli effetti speciali servono a uno scopo: dopo Matrix non c’è più differenza tra disegno e ripresa: il realismo ingenuo si è allontanato per sempre dall’arte filmica. Ciò che si vede potrebbe o meno essere mai esistito davanti alla telecamera.

Come sempre succede con una nuova forma artistica, essa rivoluziona i contenuti e insieme la forma di un’arte. Fornisce nuove vie per dire cose nuove e insieme esprimere concetti antichi.

Matrix è insieme un nuovo modo di fare cinema, ma anche un nuovo modo di vedere la realtà. Convergono in Matrix filoni assai diversi, dal fumetto, al cinema di arti marziali Ma la forma concettuale è anche quella del videogioco.

Il tutto viene sezionato alla luce di una sorprendentemente vasta serie di riferimenti culturali, filosofici, scientifici, su cui predominano alcuni temi di fondo. Come le grandi opere d’arte, Matrix può essere fruita a ogni livello, dal puro piacere estetico alla visione di ciò che non appare immediatamente ai nostri occhi, la realtà. Alla base del successo, certo, c’è l’avvincente vicenda, la bravura dei protagonisti, la raffinatezza degli effetti speciali, la spettacolarità dei combattimenti di arti marziali. Ma soprattutto il de te fabula narratur filo conduttore della storia: gli uomini che vivono in catene siamo noi. Siamo vittime inconsapevoli di forze che non sappiamo nemmeno esistere.

2. Che cos’è Matrix?

L’essenza di Matrix è il controllo. Il controllo di chi ha il potere, le macchine, su chi non ne ha, gli uomini, da cui le macchine traggono l’energia:

MORPHEUS: What is the Matrix? Control…The Matrix is a computer-generated dreamworld built to keep us under control in order to change a human being into this [energy].

Il controllo si esprime attraverso la distorsione del reale. La verità viene nascosta alla vista tramite un mondo fantastico in cui sembra di avere rapporti con altri uomini mentre sono le cose, le macchine, a dettare legge:

MORPHEUS: Matrix is …the world that has been pulled over your eyes to blind you from the truth.

Neo: What truth?

MORPHEUS: That you are a slave, Neo. Like everyone else, you were born into bondage, kept inside a prison that you cannot smell, taste, or touch. A prison for your mind.

Matrix è dunque una gabbia, uno “zoo” come dice l’agente Smith. Evidentemente, perché Matrix funzioni, gli uomini devono credere che sia vera. Ma che succede se qualcuno non ci crede? Che le macchine devono fargli credere che la sua stessa mancanza di fiducia sia prevista. La ribellione, la lotta, il rifiuto, la scelta sono tutte apparenze. Ma è davvero così?. Lo stesso “architetto” (il progettista di Matrix) ammette che l’anomalia è un fatto e non è creata da loro. Ma allo stesso tempo emerge il tema dell’illusorietà del libero arbitrio. Ad ogni modo, le macchine vogliono dare l’impressione che sia tutto sotto controllo, tutto già scritto. E chi lo sa, forse è vero:

AGENT JONES: Then the informant is real.

AGENT SMITH: Does that surprise you? It was inevitable.

Come dire: è già tutto scritto, compreso il tradimento.

La struttura complessiva di Matrix è ovviamente quella della società moderna: le macchine sono i capitalisti, gli uomini i lavoratori e gli uomini liberati i rivoluzionari. Le “seppie” sono l’apparato repressivo dello Stato così come gli agenti. Proprio come succede in periodi normali nel capitalismo, gran parte degli uomini non è ancora pronta a essere liberata come nota Morpheus:

«Our goal is to free the people from that system. The system is the enemy. However, some people are so hopelessly dependant on the system, so blissfully ignorant, that they will give their lives to protect it.»

Le macchine/capitalisti possono sopravvivere e prosperare solo sull’ignoranza degli uomini.

Rispetto ai molti film in cui viene trattato il tema macchine versus uomini (si pensi a Terminator, ad esempio), Matrix ha una superiorità decisiva per una ragione precisa: le macchine non possono fare a meno degli uomini (mentre in Terminator, ad esempio, lo vogliono sterminare, non controllare), le macchine si nutrono di uomini. In questo modo, Matrix riesce ad evidenziare con estrema precisione il funzionamento del capitalismo: l’energia, la ricchezza è prodotta dall’uomo di cui le macchine, il capitale costante, vivono, come spiegava la teoria del valore degli economisti classici e di Marx. Inoltre, le macchine producono all’unico scopo di creare nuove macchine secondo lo schema denaro-merce-denaro, in una spirale senza senso e scopo se non l’aumento in sé.

Un altro aspetto decisivo di Matrix è che nessuno può spiegarla ad altri: l’unica esperienza che conta è quella diretta, non l’autorità.

MORPHEUS: I’m trying to free your mind, Neo, but all I can do is show you the door. You’re the one that has to step through.

D’altra parte Neo per molto tempo non crede a Morpheus e questo lo rende inefficace come combattente. Vi sono dunque due profili: le qualità oggettive del combattente (e del reale in genere) e la sua fiducia nelle proprie forze. L’oracolo ribatte sullo stesso concetto:

ORACLE: Sorry, kid. You got the gift but looks like you’re waiting for something.

NEO: What?

ORACLE: Your next life, maybe. Who knows. That’s how these things go.

Questo è insieme un tema galileiano (conta la verità non l’autorità) e di polemica antisensista, come spiegheremo in seguito.

Chi riesce a ribellarsi a Matrix? Chi ha dei problemi con il fatto di essere controllato. Neo è perfetto da questo punto di vista: ha sempre avuto problemi con l’autorità, tanto che il suo capo gli dice profeticamente: “You have a problem with authority, Mr. Anderson. You believe that you are special, that somehow the rules do not apply to you”. E al suo mentore Morpheus, the One spiega. “I don’t like the idea that I‘m not in control of my life”. Ma tutto questo non basta. La ribellione spontanea contro qualcosa che si percepisce senza sapere bene cosa sia, non è sufficiente. Neo, presagiva che qualcosa non andava ma era lungi dall’immaginare la realtà e, in un primo tempo, non riesce a capacitarsene, la rifiuta. Occorre l’aiuto di Morpheus, che ha un ruolo maieutico e antispontaneista. E una volta compresa la realtà di Matrix occorre trarne tutte le conseguenze:

MORPHEUS: The Matrix is a system, Neo, and that system is our enemy. When you look around, what do you see? Businessmen, lawyers, students. People. Everywhere you look, there are people. Somewhere else, somewhere in the future they may be human beings but here these people are a part of the system. That makes every one of our enemy…It is important to understand that if you are not one of us, you are one of them.

Dunque non c’è possibilità di mediazione, di accordo. La lotta è alla morte. E questo contrasto insanabile lo si vede nel modo stesso con cui Neo è condotto fuori da Matrix: pillola rossa e pillola blu, destra o sinistra, menzogna o verità.

3. Lo sviluppo del mondo di Matrix

MORPHEUS: Through the blinding inebriation of hubris, we marveled at our magnificence as we gave birth to A.I.

L’uomo è caduto preda delle macchine. Dopo aver creato l’intelligenza articiale, con la sua “sinistra coscienza”, l’uomo cercò di sbarazzarsene muovendogli guerra (luddismo?), ma perse su tutta la linea. Le macchine cominciarono a estrarre energia da lui, rendendolo schiavo. Ma la schiavitù senza controllo non poteva esistere. La creazione di un mondo fittizio fu la risposta a questo problema. Da subito, per quello che si può capire nei primi due film, Matrix vive attraverso dei cicli. In ogni ciclo vi è un’anomalia che riesce a ribellarsi alle macchine:

MORPHEUS: When the Matrix was first built there was a man born inside that had the ability to change what he wanted, to remake the Matrix as he saw fit. It was this man that freed the first of us and taught us the secret of the war; control the Matrix and you control the future.

Ma non è l’eterno ritorno di Nietzsche o della religione indiana. Vi è invece un vero sviluppo. Le macchine imparano dall’uomo:

AGENT SMITH: Did you know that the first Matrix was designed to be a perfect human world? Where none suffered, where everyone would be happy. It was a disaster. No one would accept the program. Entire crops were lost.

E nella prima versione della sceneggiatura il traditore confermava:

CYPHER I’m going to let you in on a little secret here. Now don’t tell him I told you this, but this ain’t the first time Morpheus thought he found the One…

NEO: How many were there?

CYPHER: Five. Since I’ve been here.

Al che, dopo aver saputo di questi cicli, Neo ne chiedeva conto a Morpheus il quale ammetteva di aver peccato di ottimismo, vedendo l’eletto dove non c’era sostituendo il proprio livello di coscienza a quello dei soggetti che liberava. Matrix si evolve, dunque, e riesce a incanalare la rabbia e la rivolta dell’uomo, servendosene per migliorarsi.

4. Che cos’è reale? La teoria matrixiana della conoscenza

A prima vista Matrix potrebbe sembrare un’opera scettica: i sensi ingannano, la realtà è illusione. Ma questa sarebbe un’interpretazione assai superficiale. L’essenza della gnoseologia matrixiana è invece che la realtà esiste al di fuori dell’uomo, ma questa realtà è rovesciata rispetto a quella di cui l’uomo ha immediata consapevolezza. È dunque un attacco al sensismo, alla immediatezza gnoseologica dei sensi. Questo lo si vede più volte. Ad esempio Morpheus, quando libera Neo lo accoglie con “welcome in the real world” (“benvenuto nel mondo vero”). E gli spiegherà poco dopo:

MORPHEUS: What is real? How do you define real? If you’re talking about your senses, what you feel, taste, smell, or see, then all you’re talking about are electrical signals interpreted by your brain.

Allo stesso modo, Cypher e Trinity hanno una discussione sul tema:

CYPHER: Yes. You see, the truth is, Trinity, that we humans have a place in the future. But it’s not here. It’s in the Matrix.

TRINITY: The Matrix isn’t real!

CYPHER: Oh, I disagree, Trinity. I disagree. I think the Matrix is more real than this world. I mean, all I do is pull a plug here. But there, you watch a man die.

Nel complesso vi è dunque una vera e propria teoria della alienazione, della conoscenza reificata, dello scambiare oggetti seppure avanzati (la programmazione di Matrix) per uomini e uomini per oggetti. Questo è appunto la concezione materialistica della storia. Ma vi è un altro aspetto per cui la teoria della conoscenza di Matrix è particolarmente potente. In questo mondo la conoscenza non basta a rendere l’uomo libero. Occorre che ci sia una scelta cosciente per il conflitto con il reale. Non abbiamo dunque di fronte un realismo passivo, che si limita a constatare la bruttezza della realtà, ma un materialismo militante, attivo, che va oltre la semplice e inutile conoscenza per l’azione. Secondo la nota formula: i filosofi hanno solo interpretato la realtà, si tratta di cambiarla. Questo è particolarmente presente nei dialoghi tra Morpheus e Neo. Morpheus insiste più volte sul concetto che nessuno può liberare un altro uomo senza che questo prenda coscienza da solo della realtà e agisca.

Il rapporto tra conoscenza delle leggi obiettive di funzionamento di Matrix e scelte degli uomini in merito alla propria vita introduce il tema del libero arbitrio. Questo aspetto è poco approfondito in Matrix, dove il tessuto ontologico è più semplice (uomini e macchine, lotta per la liberazione), mentre è sviscerato in Matrix reloaded. I tre dialoghi fondamentali: Neo e l’oracolo, i tre e Merovingio, Neo e l’ingegnere fondatore di Matrix, sono incentrati esattamente su questo punto: la conoscenza è potere, la scelta è un’illusione. Naturalmente, e in questo Neo, con tutte le sue capacità acrobatiche, si mostra davvero un ingenuo neofita, le macchine tentano di manipolare la realtà. Le macchine vorrebbero che gli uomini credessero che tutto è sotto controllo, che tutto è previsto. Che i cicli di lotte (le sei Matrix e le sei Zion) sono addirittura creati da loro allo scopo di incanalare l’imperfezione umana di cui non si possono liberare. Il libero arbitrio, come spiega Merovingio, non è dunque che un’illusione utile per tenere occupati gli uomini mentre vengono sfruttati. Neo crede a questa idea, ed è solo l’amore per Trinity che lo spinge a ribellarsi a quello che le macchine gli indicano come suo destino ineluttabile. Morpheus invece crede che lo scopo che loro si danno sia reale e non eterodiretto, ma sbaglia nel modo con cui lo crede. Il loro alleato “sin dal principio”, l’oracolo, è addirittura la madre di Matrix. Ma sebbene Neo sia pessimista, il padre e la madre di Matrix gli insegnano una cosa vera: la rivoluzione nasce sempre dall’alto, nasce dalla spaccatura al vertice della società, riflesso dell’insopportabile contraddizione di classe e dunque segnale dell’inevitabilità dell’insurrezione stessa. Ad ogni modo Matrix cerca di incanalare un istinto insopprimibile; e finora, con successo.

5. I personaggi

I tre

Il cuore di Matrix è costituito dal trio Morpheus-Neo-Trinity. Le caratteristiche “trinitarie” sono ovvie persino nel nome. Ma i fratelli Wachowski non vogliono eccedere nei riferimenti a una specifica religione. Così ecco che Neo e Morpheus sono nomi greci.

Neo, Trinity e Morpheus costituiscono un’unità organica. Neo è l’uno (the one in inglese) ed è anche una figura filiale, mentre il nome della sua donna non lascia adito a dubbi. Morpheus è un padre per i suoi uomini (come dice Tank), e il rapporto Neo-Morpheus è anche di maestro e allievo, nonché di profeta e messia. Non a caso, in un’intervista Lawrence Fishburn dice, rispondendo a una domanda sul suo personaggio:

“John the Baptist? Well obviously, the Baptist is one of the elements, one of the things that’s inside of him. But the other thing that is inside of him is the mythological thing, the idea of dream. So it was really about embracing all of that and anything else that was valuable, whether it was somebody specific some specific story, anything. I don’t know.”

Morpheus ha una fede incrollabile, non tanto nel destino (come riporta la prima sceneggiatura di Matrix) quanto nel fatto che riuscirà a trovare il liberatore, l’eletto. Ha ragione, o forse no. La sua fiducia incrollabile lo ha condotto a fare errori di soggettivismo in passato. E nessuno sa se finalmente ha imparato. In Matrix Morpheus è il capo di una banda di terroristi e spiega a Neo che in quanto liberatori loro hanno il diritto e il dovere di non concedere tregua, di non avere pietà per nessuno perché chiunque può essere un agente. In Matrix reloaded è il capo della frazione estrema degli uomini liberi. Per tutto questo è considerato dalle macchine l’uomo più pericoloso del mondo. Nel suo nome c’è l’essenza della paradossalità del suo ruolo: deve liberare dal sogno, dall’illusione, ma deve insegnare allo stesso tempo quanto sia complesso comprendere il reale. Morpheus riconosce di essere fallibile quando, vedendo distruggere la sua nave, sospira “avevo un sogno. Ma si è allontanato”.

Trinity è l’allievo più fedele e dotato di Morpheus, almeno fino all’arrivo di Neo. Il suo ruolo è in fondo semplice, da quando l’oracolo le ha predetto che si innamorerà dell’eletto. E Neo è di gran lunga il soggetto più affascinante nei paraggi.

Neo

È uno qualunque, ma è l’eletto, the one. La trasformazione è in fondo semplice (da Neo a One basta cambiare una lettera), eppure complessa. L’unica cosa che lo convincerà delle sue doti è sempre l’amore.

Switch, Apoc e Mouse

Sono l’equipaggio di Morpheus, a cui rispondono con una dedizione totale. Muoiono traditi dal giuda cibernetico. Mouse ha l’onore di introdurre il problema del rapporto realtà-sensi sotto un ulteriore profilo: come facciamo a sapere quale fosse il vero sapore di ciò che Matrix ci spaccia per cibo? Inoltre, proponendo a Neo un incontro a luci rosse con un programma, sottolinea ancora una volta che cosa distingue l’uomo dalle macchine: l’amore e il sesso.

Tank, Dozer e Link

Sono uomini veri. Nati a Zion. Dunque non possono entrare in Matrix. Sono solo operatori. Questo pone un interessante tema: gli uomini “vecchia maniera” non possono combattere Matrix sul suo terreno. Solo i liberati, uomini una volta connessi a Matrix, possono liberare tutta l’umanità.

L’oracolo

Neo lo chiama oracolo (minuscolo) prima di andarci, e Oracolo dopo averlo incontrato. Evidentemente ha un potere sugli uomini. Eppure è un programma (nonché, ovviamente, la omonima marca di software). Morpheus la presenta così:

MORPHEUS: When he died, the Oracle prophesied his return and envisioned an end to the war and freedom for our people. That is why there are those of us that have spent our entire lives searching the Matrix, looking for him.

MORPHEUS:…She’s very old. She’s been with us since the beginning.

NEO: The beginning?

MORPHEUS: Of the Resistance.

NEO: And she knows what? Everything?

MORPHEUS: She would say she knows enough.

NEO: How does she know?

MORPHEUS: She is a true psychic. She sees beyond the relativity of time. For her there is no past, present or future. There is only what is.

NEO: And she’s never wrong.

MORPHEUS: Don’t think of it in terms of right and wrong. She is a guide, Neo. She can help you find the path.

Ma di che tipo di guida si tratta? In Matrix reloaded apprendiamo che è un programma, e addirittura la madre di Matrix, che riuscì a salvare dall’anomalia studiando la psiche umana. E allora, come fidarsi di lei? Difficile a dirsi. Lei dal canto suo, dichiara di avere piena fiducia in Neo. Ma allora, Neo è il salvatore o uno qualsiasi, o addirittura un veicolo di sottomissione dell’umanità? Probabilmente tutto questo. Sociologicamente parlando, l’oracolo sembrerebbe rappresentare la borghesia illuminata che vuole un accordo con la classe sfruttata (ha fiducia in Neo) e che per questo ha dei dissidi con il resto dell’establishment

L’agente Smith

La punta di diamante dell’apparato repressivo di Matrix. Spietato, senza cuore. Un vero Terminator, anzi peggio: non esistendo fisicamente non può neppure essere ucciso, talché persino l’eletto ottiene, battendolo, l’unico effetto di trasformarlo in una scheggia impazzita, una specie di cellula tumorale. Eppure, questo cane da guardia del sistema (di cui ha tutte le chiavi, come dice Morpheus) non ama affatto Matrix. Anzi, lo odia, ma non può farci nulla. Vuole eliminare i ribelli come mezzo per andarsene. Quando cattura Morpheus comincia con il beatificare Matrix e la sua perfezione ma finisce per attaccare il sistema:

AGENT SMITH: I hate this place. This zoo. This prison. This reality, whatever you want to call it, I can’t stand it any longer. It’s the smell, if there is such a thing. I feel saturated by it. I can taste your stink and every time I do, I fear that I’ve somehow been infected by it…I must get out of here, I must get free.

Dunque nemmeno l’apparato repressivo di Matrix è libero. Anzi, Smith per ammettere questo con Morpheus (che, ricordiamo, è considerato il più pericoloso uomo in circolazione), si toglie l’auricolare. E dopo aver fatto queste ammissioni: “Agent Smith recovers, replacing his ear-piece”. Non solo, ma poco dopo, quando si sostituisce all’anziano della metropolitana per combattere Neo la sceneggiatura riporta: “Agent Smith stares, his face twisted with hate. He will never be free of the Matrix.”

In Matrix reloaded Smith è come impazzito. Che cosa diventa? Ancora non è del tutto chiaro. Di sicuro, non era pronto a essere liberato. Così, pur libero, continua ad agire per il vecchio padrone. Non ha altro scopo che eliminare gli scopi altrui, non ha libertà se non nel togliere la libertà altrui. Solo il terzo film chiarirà il destino di Smith.

Questa figura contiene in sé anche un’altra citazione. Nota l’oracolo che i programmi migliori sono quelli che non si vedono. Che cos’è questa se non la mano invisibile di Adam Smith?, il riconoscimento che il mercato, il dominio dell’uomo sull’uomo non può essere pianificato, visibile? E per l’appunto l’agente si presenta come “A Smith” (cioè uno Smith, uno qualsiasi, ma insieme Agent Smith e infine, appunto, Adam Smith, il teorico della mano invisibile).

Cypher

È il traditore, Giuda, Gano, figura chiave di ogni vicenda eroica. È l’infame che si vende per 30 denari (che per giunta sa essere falsi), perché pensa che l’uomo non ce la farà mai contro il potere. Vuole rientrare nei ranghi e quando spiega a Trinity il suo piano le dice: “I’ll be fat and rich and I won’t remember a goddamn thing. It’s the American dream.”. Ancor più esplicitamente, gli autori vogliono far capire con chi ce l’anno: Cypher viene chiamato Reagan dalle macchine e all’agente Smith chiede di essere un attore (Reagan appunto…). Come succede in Matrix, il suo nome è una sintesi di versi aspetti. È senz’altro l’abbreviazione di Lucifero, ma c’entra col cyber, con la cifra.

Merovingio

Qual è il ruolo di Merovingio? Nel Medioevo i Merovingi furono la dinastia immediatamente precedente a Carlo Magno, l’apice dell’impero. Dunque sembrerebbero rappresentare la versione precedente di Matrix. Ma sono nel contempo la frazione sconfitta del programma, cioè della borghesia (e Merovingio parla proprio di se stesso come annoiato bourgeois). La frazione sconfitta della borghesia a livello mondiale è ovviamente la Francia. La borghesia è decadente, nei suoi rapporti umani, nella visione che ha del sesso. Concepisce ogni rapporto sotto forma di controllo. Eppure la moglie dice di lui che Merovingio una volta era come Neo mentre ora è “noioso, bourgeois, prevedibile”.

Persefone

Chi è Persefone? Nella mitologia greca Persefone viveva per metà sotto terra col marito Ade e per metà sopra la terra con la madre Demetra. Si tratta dunque di una figura a metà strada. Un programma che aiuta gli uomini (o forse un uomo che aiuta le macchine). Nello stesso tempo dà alla coppia Neo-Trinity una lezione fondamentale: costringendo Neo a baciarla e Trinity ad assistere (proprio di fronte a uno specchio) li rende coscienti dell’importanza che la loro relazione ha non solo per loro ma per tutti. Introduce inoltre il tema dell’amore come imprevedibilità. La sua gelosia permette al trio di raggiungere i propri obiettivi.

Gli scagnozzi di Merovingio sono invece spiriti, fantasmi, residui di vecchie ideologie con cui le macchine spaventavano e che ora non servono più.

6. Influenze

Matrix è, oltre a tutto il resto, un vero e proprio compendio filosofico da gustare al cinema. I suoi creatori l’hanno definito “il lavandino di cucina” (in italiano: la pattumiera) per la quantità di riferimenti che vi hanno inserito. Dall’Odissea alla Bibbia, dallo Zen a Marx, c’è davvero di tutto. Tante e tali sono le citazioni che i fratelli Wachowski dicono agli spettatori “non riuscirete mai a trovarli tutti”. Per questo i film hanno sollevato critiche e commenti di filosofi, scienziati, intellettuali Eppure quando il primo Matrix è uscito, pochi lo avevano preso sul serio, pochi avevano intuito che sotto il cartone animato c’era dell’altro.

Influenze religiose

Le citazioni religiose sono state enfatizzate da molti commentatori. Ma a ben guardare si tratta di una lunga serie di citazioni testuali, estemporanee. Neo, certo, è una figura messianica, salvifica, mentre Morpheus è un profeta. Con Trinity costituiscono, appunto, la sacra famiglia, anche se il rapporto tra il figlio e lo spirito santo appare un tantino troppo carnale…Inoltre, gli uomini, come i primi cristiani, vivono in catacombe, ecc.

Ma nel complesso, si tratta di una visione sempre immanente e si ha il netto sospetto che nessuno parli mai di Dio perché c’è coscienza che sarebbe un’invenzione delle macchine. Negli Animatrix storici poi, la religione come viatico per le guerre è ben documentata.

Ad ogni modo, i riferimenti spicci a una qualche religione, come detto, sono molti. L’impiegato della Fedex che consegna il telefono a Neo è un annunciatore, un novello arcangelo Gabriele. Cypher, la spia, il Giuda, è anche il diavolo. La nave di Morpheus si chiama Nabucodonosor, il nome del re mesopotamico che conquistò Israele. Neo è mancino, il che ne dovrebbe fare una figura satanica, ma allo stesso tempo resuscita e ascende al cielo. Sotto il profilo strettamente dottrinario, Neo dà la conoscenza non la libertà e questo ne dovrebbe fare una divinità gnostica. Quanto a Morpheus, nota in un’intervista Laurence Fishburne:

”There’s a lot of things, and I think the major thing is that in crafting their story and structuring their story, the Wachowski brothers relied heavily on Greek mythology and primarily the old myths and the hero’s journey, the reluctant messiah story, which is one of the oldest stories and has been with us in every culture, in every clime in some way or form. And they basically put it in a modern context and I think that’s the thing that everybody connected to. There are also religious connotations. Yes there are.”

E sulla Nabucodonosor si legge Mark III No. 11 (ovvero: Marco, versetto 3.11) che in inglese suona così: “Whenever the unclean spirits saw him, they fell down before him and shouted, ‘You are the Son of God!’”. Piuttosto chiaro.

In Matrix Reloaded quando l’agente Smith esce dalla macchina all’inizio del film sul distintivo leggiamo IS 5416, ovvero Isaiah 54:16 che nella traduzione inglese suona così: "Behold, I have created the smith that bloweth the coals in the fire, and that bringeth forth an instrument for his work; and I have created the waster to destroy."

Qui e la non è difficile trovare riferimenti allo Zen e al sufismo, al profetismo ebraico e al buddismo. Insomma, Matrix è un put porri di religioni e con ciò non è la difesa di nessuna[1]. Alla fine è l’uomo che deve combattere le macchine, profezia o non profezia.

Influenze filosofiche

In Matrix si possono trovare riferimenti a diverse teorie filosofiche. Questi riferimenti riguardano fondamentalmente il rapporto tra mondo vero e mondo fittizio. La verità è altra rispetto a quella che ci appare, ne è anzi un totale rovesciamento. Ma Matrix non è il mondo delle idee di Platone, non è la perfezione, ma una falsa imperfezione e una normalità irreale. Se mai c’è un riferimento al mito della caverna. Ecco che allora occorre dubitare di tutto. Come insegnava Cartesio, i sensi spesso ingannano. Chi mi assicura che ciò che vedo esista, oltre che nella mia testa come idea, anche nella realtà? Neo, come Cartesio, è chiamato a mettere in dubbio ogni cosa per prendere atto della propria esistenza come soggetto pensante; e il fatto di esistere come soggetto pensante é l’unica verità certa di cui egli disponga in partenza. Ma le caratteristiche messianiche e di superuomo di Neo lo avvicina allo Zarathustra nietzscheano. Con una differenza, però, l’eletto non si serve della sua superiore potenza per soggiogare gli altri, anzi è il primo a dubitare sempre delle proprie capacità.

La problematica del dubbio cartesiano è espresso con estrema chiarezza nel dialogo tra Morpheus e Neo:

NEO: You ever have the feeling that you’re not sure if you’re awake or still dreaming?

MORPHEUS: Have you ever had a dream, Neo, that you were so sure was real?

…What if you were unable to wake from that dream, Neo? How would you know the difference between the dream world and the real world?

Ma il dubbio iperbolico di Cartesio non deve condurre allo scetticismo. La realtà esiste, come si vede nella scena in cui l’agente Smith inserisce un rilevatore “vivo” dentro Neo e che è al confine tra sogno e realtà ma che si conclude in senso chiaramente realista: Trinity lo trova e Neo riconosce “ma allora è vero”.

Matrix è anche ricco di citazioni dalle teorie postmoderniste di Braudrillard. In una versione non definitiva della sceneggiatura, la citazione della concezione postmodernista era esplicita (d’altra parte Neo nasconde il dischetto per il suo amico in un libro di Braudillard): Morpheus dicendo la famosa frase «Welcome to the desert of the real» citava esplicitamente Baudrillard in persona. D’altra parte c’è da dire che lo stesso Braudillard nelle sue opere ricorre spesso alle storie di Philip K. Dick, un autore di fantascienza che ha fortemente influenzato i fratelli Wachowski. Braudillard non sembra aver gradito la citazione:

“In an interview with The New York Times last year, Mr. Baudrillard said that the movie’s use of his work «stemmed mostly from misunderstandings.» But this time, the Wachowskis have found a more willing philosophical accomplice. Dr. West appears (minus his trademark glasses) as a wise councillor of Zion, the last free human city on earth. He delivers only one line, but it’s a doozy: «Comprehension is not requisite for cooperation.» Those words have already been spotted on T-shirts in Los Angeles.”

Infine, c’è un riferimento esplicito al marxismo:

“For Morpheus, as for Marx, the ruling system is the enemy, as are all those who live within it and by their silence support it. Violence against anyone complicit with the system becomes justified on those grounds: Neo and Trinity’s vicious slaughter of security guards with «guns, lots of guns,» is but one example. A revolution is by its nature violent, and terrorism can be justified in the name of freedom.” (L. Johnson)

Alla fine, il messaggio rivoluzionario del film è evidente nella sua conclusione. Il monologo finale di Neo non lascia adito a dubbi:

“I know you’re out there. I can feel you now. I know that you’re afraid. You’re afraid of us, you’re afraid of change. I don’t know the future. I didn’t come here to tell you how this is going to end. I came here to tell you how it’s going to begin. I’m going to hang up this phone, and then I’m going to show these people what you don’t want them to see. I’m going to show them a world without you, a world without rules or controls, without borders or boundaries. A world where anything is possible. Where we go from there is a choice I leave to you.”

Vi è poi un riferimento alla teoria dell’intelligenza artificale che sembra validata. Senza di essa il film non esisterebbe: le macchine diventano il cattivo prendendo coscienza.

Influenze musicali e artistiche

Esiste un riferimento letterario esplicito in Matrix ad “Alice nel paese delle meraviglie” (“follow the white rabbit ”, la tana del bianconiglio, ecc.), ma anche al “mago di Oz” (citato da Cypher quando avverte Neo di quello che vedrà uscendo da Matrix: “Buckle your seat belt Dorothy, ‘cause Kansas is about to go bye, bye!”) che però scompare nella traduzione italiana. Alice rappresenta la meraviglia, la logica rovesciata, il mago di Oz la patacca, il mostro che alla fine si rivela un nanetto.

In Matrix reloaded nella scena dell’autostrada su un veicolo leggiamo “Big Endian Eggs”, un riferimento ai Viaggi di Gulliver: “The Lilliputians, being very small, had correspondingly small political problems. The Big-Endian and Little-Endian parties debated over whether soft-boiled eggs should be opened at the big end or the little end”.

Scontati I riferimenti a 1984 di Orwell, tanto che non vale neppure la pena parlarne.

Gli autori hanno scelto, a chiusura dei film, le canzoni di un gruppo comunista il cui nome è una sorta di sintesi intellettuale della trilogia stessa Rage against the machine.

Vi sono diverse citazioni del periodo e della cultura dark (soprattutto nella discoteca dove Neo conosce Trinity, ma in fondo i protagonisti sono sempre vestiti di pelle nera). Vi è poi una citazione esplicita dei Depeche Mode. L’amico di Neo dice ringraziandolo: “Hallelujah! You are my savior, man! My own personal Jesus Christ!”.

In Matrix reloaded è stato scelto dai registi, per fare un consigliere di Zion, Cornell West, noto dirigente socialista (dei Democratic Socialists of America), un intellettuale socialista nero.

In generale il consiglio rappresenta al meglio la multietnicità di Zion. È chiaramente una coalizione arcobaleno seppure afrocentrica, come si vede dai riti e dalla musica, dalle danze ecc.

Come detto, la trilogia è anche un omaggio alla cultura cinematrografica di Hong Kong. Le scene di combattimento sono state ideate e realizzate grazie a un team di Hong Kong, Neo e Morpheus spesso citano note scene di film di Bruce Lee (ad esempio quando Neo “invita” l’agente Smith ad attaccarlo). Nel complesso, sebbene all’inizio Neo impari il Ju-jitsu e il Savate, il perno di tutto è lo stile di kung fu Shaolin classico della Cina del Nord, sebbene in Matrix reloaded, dove le scene di combattimento sono enormemente dilatate, compaiono armi anche giapponesi (una katana), e c’è spazio anche per il Kali filippino.

Influenze di film precedenti

Sono ovviamente innumerevoli. Si va da Metropolis, a They Live di Carpenter. Ma c’è anche The Truman Show, Blade Runner, Guerre stellari, Total Recall, e ogni genere di film su realtà fittizie e su scontri uomo-macchina. Ma pur prendendo un po’ da tutti questi, ne è una sintesi assolutamente superiore. L’eletto in Guerre stellari è uno che sa manovrare la forza…, cioè muove gli oggetti e sa usare bene la spada laser. In Terminator, le macchine riproducono uomini-robot sempre più simili agli originali, negli altri film citati il protagonista deve scoprire che sta vivendo in un mondo fasullo e deve lottare per liberarsi. Ma in tutti questi film manca un aspetto chiave: l’organica necessità del conflitto. In fondo, nessuno sa di quale energia si servissero le macchine in Terminator, né perché l’imperatore di Guerre Stellari sia così cattivo. Ma qui il rapporto tra i due poli della realtà: schiavi e macchine, è simbiotico, ed inconfutabilmente conflittuale.

Influenze politiche L’influenza del marxismo è piuttosto chiara in Matrix. Gli uomini come schiavi e così via. E l’influenza si evolve. Nel primo è decisivo l’aspetto della violenza, un’interpretazione quasi da “azione diretta” del marxismo: i nostri eroi sono una banda di terroristi, del tutto giustificati nella loro spietatezza e noncuranza della vita altrui perché “se non sei uno di noi, sei uno di loro”. Nel secondo, anche per l’essenza dialettica della storia, la concezione del marxismo appare più matura. Ma al fondo si tratta sempre di conflitto sociale tra sfruttati e loro aguzzini.

C’è anche qualche riferimento all’ecologismo, come si vede quando l’agente Smith rimprovera agli uomini di distruggere l’ambiente in cui vivono come un virus o quando Mouse ricorda che oggi “sa tutto di pollo”.

7. Lo sviluppo dei temi di Matrix in Matrix reloaded

Il tema di fondo di Matrix è il controllo. Chi controlla (le macchine) ha il potere e costringe gli altri (gli uomini) a obbedire, ad agire conformemente allo scopo fornito. Senza conoscenza non c’è scopo ma solo una falsa idea di libertà fornita essa stessa dall’alto. In Matrix queste idee sono sviluppate con linearità. Nel secondo le cose si complicano. Non è più chiaro chi controlla chi e come.

In Matrix si trattava di impostare il problema. Le macchine controllano l’uomo. I prodotti dell’uomo sono divenuti i suoi padroni e incubi. Da controllore l’uomo è divenuto schiavo e vive in un mondo immaginario fatto per controllarlo, con lo scopo di massimizzare la produzione. Ci sono così le macchine, come un monolite crudele, da una parte, e un pugno di eroi dall’altro. Matrix è lineare, quasi meccanica; controlla lo spettatore, lo prende per mano e lo costringe a capire. Matrix reloaded è dialettico, complesso, problematico. Lo spettatore sembra avere una certa scelta, la libertà di interpretazione. Così in fondo gli stessi autori conducono lo spettatore dal controllo alla scelta. Si scopre un mondo assai più complesso e sfaccettato. In Matrix le macchine sono cattive in sé, e di conseguenza gli uomini sono quasi luddisti. Qui vediamo macchine sotto il controllo dell’uomo. Ecco che si esce dalla reificazione. Le cose non sono cattive. È il rapporto di subordinazione che rende le macchine aguzzini dell’uomo. Esiste un uso non capitalistico delle macchine. Allo stesso tempo, il controllo che le macchine sembrano avere sull’uomo è assai più profondo e raffinato di quanto poteva sembrare. L’oracolo, l’eletto, Zion, sembrano tutti meccanismi di controllo anziché i contendenti della spietatezza artificiale delle macchine.

Il mondo delle macchine e dei programmi appare ben più variegato. Vi sono “programmi che craccano programmi” come nota Neo, vi è cioè una lotta interna al sistema sul da farsi. Che questo stia a dimostrare che sono disperati, come ritiene Morpheus commentando la trivellazione, o meno, fatto sta che, come insegnano due secoli di lotte tra operai e capitalisti, i germi di una stagione rivoluzionaria compaiono sempre al vertice della società. Le spaccature nella classe dominante segnalano l’imminenza della rivolta.

Rimane il fatto che, dopo aver sentito Neo e gli altri discutere con i capi del mondo delle macchine (tra cui il padre e la madre di Matrix), rimaniamo col dubbio: i programmi dominano davvero Zion? O mentono per deprimere l’eletto?

Teoreticamente parlando, Matrix reloaded approfondisce il tema del libero arbitrio. La scelta, alla prova dei fatti, non esiste. Al massimo l’uomo può essere consapevole del perché ha fatto una scelta che era obbligata. E questo vale anche per Neo, l’eletto. Questa posizione filosofica ricorda, naturalmente, la famosa massima di Engels: la libertà non è che la presa di coscienza della necessità.

Molti critici hanno attaccato le parti “filosofiche” di Matrix reloaded e i troppi combattimenti. Infatti, i discorsi filosofici in Matrix reloaded sono insistiti e assai densi, condensati in pochi spazi inframmezzati da scene d’azione dilatate ed esagerate. Il film è dunque meno organico, più contrappuntistico. Ma in questo sviluppo è da vedersi il senso dello sviluppo del conflitto che anima la storia: uomini e macchine sono arrivati ai ferri corti. Inoltre, questa maggior complessità sembra come rappresentare il capitalismo al massimo grado di sviluppo, a maggior dimostrazione che il luddismo non è un’alternativa.

Nel secondo film della trilogia si vede anche Zion. Zion è rappresentata come una grossa fabbrica abitata da una popolazione multietnica e retta da un regime estremamente democratico. In particolar modo, è sottolineato più e più volte l’aspetto di subordinazione del potere militare a quello politico fino alla vera e propria umiliazione del capo militare a cui un consigliere dice “la comprensione non è un requisito per la collaborazione”. I militari dunque sono sottomessi al potere politico che peraltro si esercita assai democraticamente. Uomini e donne, bianchi e neri sono tutti uniti nello scopo comune. Non si ravvisano distinzioni di classe. I consiglieri, un po’ anziani (quasi una gerusia o un senato si direbbe) vivono però come tutti gli altri uomini e accettano le critiche della “base” senza problemi.

In questo quadro qual è il ruolo dei tre? In Matrix si parlava di Zion, ma si vedeva agire solo una ridotta squadra di arditi. In Matrix reloaded questa squadra è posta in un nuovo contesto: è la corrente radicale, rivoluzionaria di un’organizzazione di massa. La selva di pugni chiusi che saluta Morpheus basta a chiarire di che tipo di organizzazione si tratti (eppure sono solo le prime file ad alzare il pugno, a dimostrazione che le posizioni rivoluzionarie sono comunque ancora minoritarie, seppure bene accolte). In generale Zion è un’organizzazione sana. Lo si vede da molti particolari: la minoranza non viene schiacciata ma può anzi arringare la folla. Inoltre, anche i rapporti tra gli uomini sembrano improntati alla schiettezza e alla fraternità. Certo ci sono molti disagi (in fondo la vita dentro Matrix è assai più facile) e paura per l’attacco delle macchine.

L’estremo e sano collettivismo che anima Zion lo si vede al meglio nel ballo, un rito collettivo altamente sessualizzato. È un’orgia dove tutti si ritrovano, anche se non fisicamente (Neo e Trinity si appartano eppure sono lì).

Allo stesso tempo, Zion ha degli aspetti fittizi. La scena del cucchiaio potrebbe rivelarsi decisiva in questo senso. In Matrix Neo capiva grazie ad un ragazzino, che la realtà di Matrix “non esiste” e che dunque la può modificare a suo piacimento. In Matrix reloaded il cucchiaio è nel mondo “vero”, a Zion. Ma allora anche Zion è un pezzo di Matrix? Quando Neo alla fine del film dice “è cambiato qualcosa” e riesce a usare i suoi poteri contro le macchine e non più solo contro i programmi, ci rivela qualcosa sulla esistenza di un altro mondo falso? Zion è essa stessa governata da un mainframe, però suppostamene “buono”. E d’altra parte negli Animatrix storici, dove, per inciso, le macchine sono i buoni, queste scappano in una loro città che si chiama 01 (cioè, di nuovo, Zion). In genere, da questi cortometraggi emerge che nel corso della storia i cattivi sembrano essere stati gli uomini, che hanno attaccato per primi e che hanno schiavizzato per secoli le macchine.

8. Riferimenti sparsi

Matrix costringe a un nuovo modo di vedere i film. Costringe all’attenzione continua. Emergono riferimenti ad ogni nuova visione.

Ai fratelli Wachowski piace giocare e I film sono pieni di trucchi linguistici, anagrammi, riferimenti nascosti. Il tutto è ben sintetizzato dal nome del protagonista. Il signor Anderson si fa chiamare Neo, nuovo, ma anche neo cioè imperfezione. Ma è anche the One (cioè Neo con una semplice traslitterazione). Si pensi al posto dove lavora Neo: Metacortex, ovvero al di là della corteccia cerebrale. Il suo capo si chiama Rhineheart (cuore di rinoceronte, cioè insensibile, senza cuore, come tutti i capi), e così via.

Come detto, gli autori della trilogia sfidano il pubblico a trovare tutti i riferimenti che hanno infilato nei loro film. Qui diamo una prima risposta alla sfida dei fratelli Wachowski:

- all’entrata della casa dell’oracolo si vede, ma è confusa, una falce e martello;

- più chiara è invece quest’altra citazione: nell’atrio del palazzo dell’oracolo siede un vecchio cieco assai scuro (un “moro”) straordinariamente simile a Marx che saluta Morpheus; nell’ascensore dove salgono i due si legge KYM (sta forse per Yes Karl Marx?);

- lo stesso nome Matrix potrebbe stare per marxist o per Marx TI;

- Zion è anche Troia assediata dagli Achei; con tanto di Cassandra e di cavallo di Troia;

- in Matrix Reloaded si vedono Hitler e i due Bush quando si parla di barbarie.

Ironia

Sebbene le doti dell’eletto possano sembrare esagerate, non lo sono se considerate nel contesto del film. Gli stessi protagonisti ci scherzano:

Morpheus (asking about Neo): “Where’s he now?”

Link: “He’s doing the Superman thing”

Che è un ulteriore riferimento ai fumetti di supereroi.

Amore e politica

L’amore è ciò che distingue l’uomo dalle macchine. È l’imprevedibile, l’imponderabile. In Matrix l’amore di Neo e Trinity salva Morpheus e quello di Trinity salva Neo. Nel secondo Neo restituisce il favore. L’amore è quello che le macchine non si aspettano. Ma in fondo, se Cipher tradisce è proprio perché Trinity tradisce il suo amore. Ancora una volta, la connessione appare strettissima.

L’oracolo stesso riconosce questo tema dicendo che essere innamorati è come essere l’eletto: lo sai solo tu. L’unica esperienza che conta è quella diretta.

Numerologia

Domina il numero 6, il numero satanico per eccellenza, a volte come combinazione di altri numeri (soprattutto 101 e 303). La stanza dell’albergo dove Morpheus incontra Neo è la numero 1313; lo stesso vale per l’uscita da cui Neo fugge: “TANK: I got a patch on an old exit. Wabash and Lake. A hotel. Room 303.”e l’oracolo vive nella stanza 303. La stanza dove sta Neo è la 101, come il piano dove vive Merovingio (una connessione che non può essere casuale), le autostrade sono la numero 101 e 303 (peraltro, in alcuni cartelli dell’autostrada si vedono uscite realmente esistenti sulla 101 per San Francisco). E quando Trinity entra nel sistema informatico della centrale usa la password Z10N0101. E che dire dei 23 uomini, 16 femmine e 7 maschi di Matrix reloaded?

In Matrix Reloaded sono passati 6 mesi da Matrix e Morpheus dice “abbiamo liberato più persone in questi ultimi sei mesi che negli ultimi sei anni”, Neo è il sesto degli eletti.

Anche il tre ricorre spesso. Tre sono i protagonisti, tre gli agenti e tre gli stessi film. Si potrebbe in questo cogliere un’ulteriore citazione: tre Matrix come i tre libri del Capitale.

Imprevisti

Per dirla con Hegel, nel caso si esprime la necessità. Marcus Chong (Tank) non si è messo d’accordo con la produzione per il compenso di Matrix Reloaded. È dato per morto. Cosè sua sorella Zee può insistere con il marito Link perché faccia attenzione. Gloria Foser (l’oracolo) muore alla fine di Matrix reloaded, che ruolo avrebbe giocato nel terzo?

E ora?

Tutta l’analisi sviluppata sin qui è provvisoria, in attesa di vedere quali sorprese i fratelli Wachowski ci hanno riservato per il terzo film. Il titolo dovrebbe già essere rivelatore: Matrix revolutions, ovvero la storia di Matrix è contraddistinta da rivoluzioni. Si dice che la liberazione dovrebbe svolgersi soprattutto nel mondo reale e che si vedranno macchine buone. Emergerà che le macchine volevano la coesistenza pacifica e che sono gli uomini i cattivi? Emergerà che Zion è un altro strumento di controllo dei programmi sugli uomini? In fondo Smith sembra penetrare in Zion, ma Smith non è un programma? Allora Neo e la profezia sono tutte invenzioni delle macchine? Chi vivrà vedrà.

9. Bibliografia

10. Appendice: le sceneggiature di Matrix

Riportiamo qui alcune citazioni tratte dalle sceneggiature precedenti ai film.

La sceneggiatura del ‘96 di Matrix è simile a quella definitiva ma più incentrata sul mondo degli hacker. In generale “spiega” di più, lasciando meno alla comprensione del pubblico. Di seguito riportiamo le differenze più notevoli.

In un dialogo tra hackers su Matrix:

JACKON: I heard Morpheus has been on this board.

SUPERASTIC: Morpheus doesn’t even exist and the Matrix is nothing but an advertising gimmick 4 a new game…

QUARK: The Matrix is a euphemism for the government.

SUPERASTIC: No, The Matrix is the system controlling our lives.

TIMAXE: You mean MTV.

SUPERASTIC: I mean Sega.

FOS4: ALL HAIL SEGA!!!

Quando l’amico di Neo va a prendersi il programma si parla ancora del sistema:

ANTHONY: I need your help, man. Desperate. They got me, man. The shackles of fascism…I told you, honey, he may look like just another geek but this here is all we got left standing between Big Brother and the New World Order.

Cioè si esplicita il riferimento a 1984 di Orwell (anche se poi si parla di una dittatura fascista anziché stalinista). La famosa frase: “if you’re not one of us, you’re one of them” la dice Trinity a Neo quando lo scannerizzano per le cimici.

Il “dono” dell’eletto appare assai banalmente una capacità connessa alla programmazione:

MORPHEUS: Let me tell you why you are here.You are here because you have the gift.

NEO: What gift?

MORPHEUS: I’ve watched you, Neo. You do not use a computer like a tool. You use it like it was part of yourself. What you can do inside a computer is not normal. I know. I’ve seen it. What you do is magic.

Spiegando perché è difficile liberare gli adulti, Morpheus dice:

MORPHEUS: We are trained in this world to accept only what is rational and logical. Have you ever wondered why?...As children, we do not separate the possible from the impossible which is why the younger a mind is the easier it is to free while a mind like yours can be very difficult.

La problematica del dubbio iperbolico di stampo cartesiano è introdotta assai più banalmente con la questione dello sviluppo della realtà virtuale anziché con le suggestioni oniriche:

MORPHEUS: If the virtual reality apparatus, as you called it, was wired to all of your senses and controlled them completely, would you be able to tell the difference between the virtual world and the real world?

La città è proprio Chicago (che Morpheus cita esplicitamente e dove peraltro sono nati i fratelli Wachowski), così come il riferimento al post-modernismo:

MORPHEUS: You have been living inside Braudillaurd’s vision, inside the map, not the territory.

Quanto alle macchine, la cosa è assai più banale. Si ribellavano per questioni di giustizia:

MORPHEUS: At first all they wanted was to be treated as equals, entitled to the same human inalienable rights. Whatever they were given, it was not enough.

Ma subito dopo sembra esserci una coloritura, è proprio il caso di dire, politica:

MORPHEUS: The war raged for generations and turned the face of our planet from green and blue to black and red.

L’oracolo vive nientemeno che nel Tempio di Zion, con tanto di sacerdotesse…con Neo, poi l’oracolo è molto esplicito:

ORACLE: Hmmm. You sure got the gift, but it’s tricky. I’d say the bad news is, you’re not the one. Still got a lot to learn. Maybe next life.

E il dialogo finale è assai più debole:

NEO: Hi. It’s me. I know you’re out there. I know you’re working as fast as you can to catch me.

I thought I should call and let you know how things stand. I know you’re real proud of this world you’ve built, the way it works, all the nice little rules and such, but I’ve got some bad news. I’ve decided to make a few changes.

Per confronto, il finale della sceneggiatura definitiva è questo:

NEO: The One: I know you’re out there. I can feel you now. I know that you’re afraid. You’re afraid of us. You’re afraid of change. I don’t know the future. I didn’t come here to tell you how this is going to end. I came here to tell you how it’s going to begin. I’m going to hang up this phone and then I’m going to show these people what you don’t want them to see. I’m going to show them a world without you, a world without rules and controls, without borders or boundaries, a world where anything is possible. Where we go from there is a choice I leave to you.

La sceneggiatura di The Matrix Reloaded del ‘99 è assai deludente. È così differente da quella realizzata che è difficile anche solo compararla. Riportiamo qui alcuni passi di un certo rilievo.

Le abilità di Neo sono connesse a mutazioni genetiche. Spiega Trinity.

TRINITY For the past 50 years or so, something has been happening to children in the Matrix. They’ve been mutating, changing in ways the machines never predicted. Some seem to gain faster reflexes and strength. Others seem to have psychic powers.

E poco dopo lo stesso agente Smith:

SMITH: But as humans continue to evolve, some are developing capabilities beyond those of the average man. Reality-altering abilities. I have them. Others in the Agency have them. And you have them, too. We’re all that stands between law and order, and a terrorist dictatorship lead by the one called Morpheus.

Morpheus spiega così la sua strategia:

MORPHUES: For decades, we have fought force-on-force, in the real world, without a conclusion. Now, after nearly a century of war, we’re at a standstill. The only way that we can see to win is by destroying their source of energy. We have to pull the plug on them. We must crash the Matrix.

Neo avrebbe la capacità di distruggere Matrix ma non vuole perché ucciderebbe degli innocenti:

SMITH: So, why don’t you take it all down?

NEO: The Matrix?

SMITH. Yes.

NEO: I can. But if I destroy the Matrix, everyone within it will die.

Mentre Neo si pone questi scrupoli, Morpheus cerca di convincerlo che è giusto farlo.

Torna indietro


[1] Un esempio di esagerazione nell’interpretazione spirituale in: awesomehouse.com/matrix/whatis.html

utenti.lycos.it/xepel/matrix.htm


Commenti

Riportiamo qui di seguito i primi commenti ricevuti sullo scritto relativo a Matrix. Vengono numerati progressivamente. In corsivo è riportato il commento e in sottolineato la citazione dallo scritto. Nel riquadro c’è la risposta.

1

Riprendendo quanto scritto, Matrix prende per mano lo spettatore e squarcia il velo di un mondo costruito dalle macchine per ingannare gli uomini e sfruttarli; una volta però squarciato questo velo la realtà assume una sua nuova coerenza e i protagonisti sembrano muoversi coscienti delle nuove regole del gioco.

In Matrix Reloaded, tutto si fa più complesso: la distinzione tra ciò che reale e ciò che non lo è di difficile identificazione; in particolare i protagonisti spendono la loro vita nella lotta di liberazione del genere umano, ma quale vita? La loro vita ha veramente le caratteristiche di quella che noi definiamo tale, prima tra tutti l’essere limitata nel tempo ovvero la morte? Come si fa lottare efficacemente se non si è coscienti che la propria vita è in gioco e che la si potrebbe perdere?

Quando Neo combatte contro gli scagnozzi di Merovingio viene colpito e inizia a sanguinare, Merovingio allora commenta dicendo qualcosa come: “vedete anche lui è un essere umano”; dunque l’essenza dell’umanità è l’essere vulnerabile, il rischiare la vita.

Quando però Trinity sta per morire, Neo interviene entra in Matrix, modifica la realtà virtuale e Trinity si salva. Mi chiedo che senso ha questo lieto fine?

La risposta più banale potrebbe essere che hollywood non ha premesso che Trinity morisse…ma non credo sia così.

Una seconda risposta è che Neo è l’eletto che ha dei poteri “soprannaturali” (“soprareali” ?) e dunque, è in grado di salvare le persone che ama (ma non è un po’ troppo miracolistica o evangelica come spiegazione?).

La terza risposta potrebbe essere che la vita e quindi la morte non è né Matrix né in Zion, ma allora mi chiedo, dov’è? Di quale sovrastruttura i protagonisti devono ancora liberarsi per comprendere l’essenza della lotta?

Non so .. a dire il vero la cosa mi confonde alquanto.

2

Ci sono alcuni begli spunti - in generale mi piace. Un piccolo consiglio: al posto di citare quel egocentrico di Baudrillard parlando dei collegamenti filosofici con il postmodernismo (che sono tantissimi - come in maniera letteraria cosi anche in maniera estetica), potresti cercare dei punti di contatto con Jean-Francois Lyotard, Derrida o la interpretazione filosofica Baudrillardiana di Melford Spiro.

p. s. Non esagerare: Anche il tre ricorre spesso. Tre sono i protagonisti, tre gli agenti e tre gli stessi film. Si potrebbe in questo cogliere un’ulteriore citazione: tre Matrix come i tre libri del Capitale.”

Braudillard andava citato perchè i fratelli Wachowski lo citano esplicitamente (col libro, e nella prima stesura di Matrix addirittura nei dialoghi), peraltro si è quasi irritato delle citazioni...

Per quanto riguarda l'esagerazione, il tre non si riferisce al numero ma alla struttura interna delle opere. Matrix uno è diretto e lineare (come la legge del valore nel I libro), Matrix due è molto più dialettico e complesso (la circolazione del capitale e gli schemi di riproduzione del libro II). però, secondo altri, il primo Matrix potrebbe anche stare a indicare opere giovanili come l'Ideologia tedesca e il Manifesto. La realtà è che bisogna aspettare il terzo.

3

Ho finalmente letto il tuo saggio su Matrix e devo dire che sostanzialmente mi è piaciuto, mi è parso organico e completo.

C'è però una cosa sulla quale non sono d'accordo, il ruolo dell'agente Smith; tu scrivi In Matrix reloaded Smith è come impazzito. Che cosa diventa?Ancora non è del tutto chiaro. Di sicuro, non era pronto a essere liberato. Così, pur libero, continua ad agire per il vecchio padrone. Non ha altro scopo che eliminare gli scopi altrui, non ha libertà se non nel togliere la libertà altrui. solo il terzo film chiarirà il destino di Smith.

Bisogna, a mio avviso tenere presente che Smith altro non è che un programma, e quindi non si può pensare a lui come ad un uomo; partendo da questo presupposto, non possiamo dire di lui che è stato liberato, o che non era ancora pronto a questo, se per liberato intendiamo ciò che si intende per gli umani, vale a dire far loro prendere coscienza di che cosa è il matrix e tirarli fuori da esso; infatti Smith ha coscienza pienissima di ciò che è il Matrix; si può dire di Smith che è liberato, come lui stesso dice, ma con un significato differente: iniziamo con il ricordare che in Matrix, nel monologo che Smith fa a Morpheus incatenato, gli dice di essere stufo, di volersene andare; quando, alla fine di Matrix, Neo l'ha distrutto, qualche cosa è cambiato in Smith, e questo cambiamento l'ha portato a non dover più "fare ciò per che cui era stato creato"; intendo dire che se il suo scopo, da principio, era quello di controllare i rivoltosi, servendo la ragione di Matrix, assoggettato all'architetto, dopo il cambiamento Smith viene "liberato" dall'obbedienza all'architetto, in un certo senso acquisisce il pieno controllo di se stesso, oltre alla capacità di replicarsi. Da questo deriva, a mio parere, che Smith non agisce più per il vecchio padrone, e che il suo scopo non è come dici tu eliminare gli scopi altrui; Smith diventa un virus, il cui scopo è quello di replicarsi, di fare proseliti: non dimentichiamo che quando incontra altri agenti, Smith gli si sovrascrive, uccidendoli, in un certo senso. Forse Smith, quindi, potrebbe rappresentare una spaccatura, come più volte hai scritto, ai vertici del potere, una sorta di fazione che si stacca dal potere costituito cercando una propria nicchia di consenso per prendere il controllo di tutto: Smith lotta sia contro i rivoluzionari sia contro il potere, infatti non fa distinzione, cerca di copiarsi su chiunque incontri.

Affrontato questo argomento vorrei fare una precisazione, che comunque non pregiudica in alcun modo la tua analisi, su un altro punto; scrivi: Ma il dubbio iperbolico di Cartesio non deve condurre allo scetticismo. La realtà esiste, come si vede nella scena in cui l'agente Smith inserisce un rivelatore "vivo"dentro Neo e che è al confine tra sogno e realtà, ma che si conclude in senso chiaramente realista: Trinity lo trova e Neo riconosce "ma allora è vero". Bisogna ricordare che tutta quella scena si trova sempre all'interno del Matrix, Neo non è ancora stato "risvegliato", quindi quel rivelatore è vero solo all'interno del Matrix. Ma questo, dicevo non inficia la tua analisi, è semplicemente, penso, un esempio non del tutto corretto

Infine vorrei chiederti alcune spiegazioni: dici che domina il numero sei a volte anche come combinazione di altri numeri, come ad esempio 101....???? cioè? ho pensato che 101 fosse 6 in binario, ma è invece 5...cosa c'entra dunque il sei con 101? e sempre in merito alla numerologia, come leghi i 23 individui, 16 femmine e 7 maschi, al numero 6? Un'ultima cosa: scrivi che l'oracolo, alla fine di Reloaded, muore. Ma in quale scena viene detto e fatto vedere o capire che muore? proprio non me ne sono accorto. In ogni caso, attendo il terzo con ansia.”

...un'ultima cosa: ti prego di motivare quel tuo " nell'ascensore dove salgono i due si legge KYM (sta forse per Yes Karl Marx?)" non ti sembra un po' forzato?

Osservazioni tutte molto profonde e sostanzialmente giuste.

Il ruolo di Smith è molto controverso. Secondo me un legame con Matrix lo mantiene, tanto è vero che il suo "pupillo" fa fallire l'attacco alle macchine, ma nel complesso l'idea che sia una specie di virus è vera. Per quanto riguarda il rifiuto dello scetticismo, secondo me l'esempio regge perchè la cimice esiste, esiste all'interno del mondo di Matrix. Dunque lo scetticismo non è respinto sic et simpliciter, ma è respinto assieme al sensismo. Comunque la scena del cucchiaio in MR sembra rovesciare tutto. Dunque attendiamo il terzo.

Per quanto riguarda la numerologia, non ho analizzato il codice binario anche se è ovvio che ci si troverebbero parecchie cose interessanti. il 6 però viene fuori anche dal 101 e dal 303, basta utilizzare la legge della distribuzione della somma rispetto al prodotto: 1*3+1*3.

La faccenda degli individui, che pure è vistosamente "numerologica" non sono proprio riuscito a capirla. temo che bisognerebbe studiarsi la dottrina pitagorica per capirne qualcosa. anche se certo 23 può anche fare 6: 2*3=6 e lo stesso vale per 16: 1*6.

Attenzione, io non dico che l'oracolo muore, ma che l'attrice è morta. Dunque la produzione ha dovuto cambiare alcuni pezzi del terzo perché non era più disponibile.

Sulla questione di KYM sono d'accordo che è un'esagerazione. Però io invito a riflettere sul fatto che il vecchio scuro con la barba all'ingresso del palazzo è talmente fuori luogo da dover dire qualcosa. se uno gli fa una voto e la pone vicino a delle foto di Marx da vecchio (soprattutto la famosa foto del 1882 ad Algeri riportata qui sotto) nota una somiglianza incredibile. Sono sicuro che i fratelli W hanno nascosto altri riferimenti, KYM è un'ipotesi al riguardo.

utenti.lycos.it/xepel/commenti_matrix.htm

Csepel

Vedi anche Matrix e la filosofia (pdf)


Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 11/12/2018