Il Dibattito I

07 Nov 97

Enrico

Cari Colleghi,

eccovi la sintesi della p. 2 dell'Avvenire del 7 c.m. È tutta dedicata alla pubblicità...

Elisa Manna, responsabile del settore politiche culturali del Censis, che ha fatto una ricerca, non ancora pubblicata, sul tema "Il bambino mediato", monitorando per due anni 7 tv nazionali, 12 quotidiani e 5 periodici tra i più diffusi, ha detto:

1. Il bambino nella pubblicità viene usato strumentalmente in base a luoghi comuni sessisti, costruiti in virtù di categorie utilizzate per gli adulti.

2. Nel 15,4% degli spot il bambino ha una funzione narrativa, nel 24,3% è garante della qualità del prodotto, nel 67,2% ne è consumatore diretto.

3. Quando si vuol dare il senso di vitalità-energia si usano maschi fra gli 11 e i 13 anni; quando si vogliono evidenziare situazioni affettive si usano femmine tra i 3 e i 5 anni; quando interessano intelligenza e curiosità ecco i maschi di 14-18 anni; per l'ingenuità le femmine tra i 3 e i 5 anni.

4. La parità sessuale si esprime solo negli spot su salute, bellezza e forma fisica.

5. La figura del padre compare solo nel 18% dei casi e quasi sempre non esercita il ruolo paterno, essendo una specie di "bambinone". Solo nel 3,3% dei casi i soggetti che interagiscono coi minori hanno un ruolo educativo.

Nel 15,8% la relazione è paritaria, nel 26,5% complice, nel 36,5% affettiva.

6. Un tabù al contrario tipico degli spot: guai a toccare la donna nuda!

7. La pubblicità veicola valori che vanno al di là del prodotto. I modelli proposti sono tirannici perché monocordi. P.es. tutti gli spot sulle auto sono uguali: l'auto non ha tanto una funzione di mezzo di trasporto, ma piuttosto di uno strumento per affermare la propria personalità.

Dice il garante per l'editoria, F.P. Casavola:

"Ci avviamo verso la fine della società occidentale se non si inverte il cammino. Sembrano riecheggiare i tempi del *possideo quia possideo*.

Il paradosso dei media è diventato questo: si cerca il consenso, attraverso lo spot, ma si prescinde dal consenso sul suo contenuto. La pubblicità è dunque uno strumento autoritario che si maschera di democraticità".

È stato intervistato anche il linguista T. De Mauro, che ha detto:

"Tutti questi slogan insieme forniscono un'immagine bassa e sconfortante.

C'è dello stupido e del grottesco. Molti testi sono complicati e allo stesso tempo poveri di contenuto informativo. Sono quasi tutti un po' sgraziati, arzigogolati, presuntuosi, megalomani. Ci sono giochini di parole da quarta ginnasio, senza nessun guadagno informativo sulla qualità e le caratteristiche del prodotto. Alcuni testi sono semplici esaltazioni dell'aggressività... Altri sfruttano i bassi istinti. Altri ancora offrono un'immagine arretrata del mondo femminile".

E per concludere, l'affermazione di Felice Lioi, presidente dell'Upa (associazione che riunisce le marche):

"Sono anni che la pubblicità peggiora a ritmi costanti. Purtroppo il cattivo gusto non si può perseguire, solo il pubblico lo può punire".

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Ebbene, allora facciamolo!

Visto e considerato che mammaRai ha voluto a un certo punto porsi in antitesi alla scuola, scriviamo una lettera di protesta, non solo contro l'infimo livello degli spot, ma anche contro la funzione diseducativa che svolge questo strumento mediale, globalmente considerato.

Chi ci sta alzi la mano!

Badate che il recente rapporto ESPAD sui consumi di sostanze dannose da parte dei 16enni di 26 paesi europei, annovera anche la "videodipendenza".

In Italia gli studenti che passano da 2 a 3 ore della giornata davanti alla tv e ai videogames sono il 60% (superando la media europea); mentre quelli che vi dedicano 4 o più ore sono più del 15%.

Se aderite a questa protesta, la bozza della lettera la scrivo io.

Poi la sottopongo ai vostri emendamenti.

25 Nov 97

Enrico

Eccovi un bell'art. di Fabiana Giacomotti (Italiaoggi 25 c.m.), su un'indagine fatta nel mondo dei giovani.

Ho tolto solo pochissime frasi...

Mi piacerebbe discuterlo...

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Non sono svagati come si crede. E non sognano solo di consumare. Leggono. Tanto. E non solo quotidiani sportivi, ma anche testate di informazione, settimanali e mensili. Non vanno solo in discoteca. Anzi: il 65% frequenta i cinema almeno una volta al mese, ma di solito di più. E non è vero che sono scarsamente tecnologizzati: il 51% ha esperienza personale di pc e il 50% possiede o può usare un computer liberamente.

E, ancora, non è vero che amano intrupparsi in una tribù: amano il loro nucleo, i loro riferimenti. Non la massa.

Ecco la realtà sull'universo giovanile che emerge da Divinator, l'Osservatorio sull'anticipazione delle tendenze giovanili realizzato da J. Walter Thompson in collaborazione con Astra e Alphabet.

Dai lunghi colloqui di gruppo con giovani fra i 14 e i 24 anni effettuati in quattro città italiane esemplificative della realtà nazionale come Milano, Modena, Roma e Brindisi, oltre a 800 interviste individuali, è infatti apparso evidente che i giovani sono molto preoccupati per il futuro sia in termini sociali (lavoro, razzismo, criminalità) sia in termini personali (felicità, famiglia, coppia) come si dice da tempo; ma è altrettanto vero che i valori espressi dagli stessi giovani sono molto forti. Temi come famiglia, amicizia, amore, libertà e democrazia arrivano ai primi posti nella graduatoria. E la tanto vituperata dipendenza dei giovani contrasta con una forte autonomia di scelta in campi come gli studi, il lavoro, il tempo libero e le spese personali anche fino all'86% dei casi.

D'altronde questi ragazzi, pur non desiderando consumare come forsennati se non in zone periferiche e desiderose di affermazione sociale, dispongono di un reddito mensile piuttosto significativo: il 20% può permettersi di spendere dalle 200 alle 400 mila lire al mese, e il 22% dalle 100 alle 200 mila lire.

Altra sorpresona: non è vero che i giovani hanno miti e modelli forti: il 47% degli intervistati non ha o non indica personaggi che considera modelli da imitare: il Che conquista solo il 4,3% dei consensi, Jim Morrison il 2,9%, Elvis Presley il 2,3% e Freddy Mercury il 2,1%. Per il resto, vuoto pneumatico.

Ciò che interessa sono piuttosto le "connessioni": siti Internet da e per giovani, e-mail, segreterie, telefoni cellulari per essere sempre raggiungibili.

E allora quali sono i "germi del futuro" che hanno maggiori potenzialità di moltiplicarsi nel prossimo futuro? Le forme gergali (da <fare zapping fra i vestiti> a <lambruschizzarsi>), musica (per il 98% è la colonna sonora della vita: l'80% ascolta regolarmente musica alla radio e ama anche la musica classica); mode e accessori (ha grande popolarità il multirazziale ed etnico, ma si assiste anche alla diffusione del vegetarianesimo legato alle palestre e alle grandi potenzialità del cyborg); nuovi media e sport. Ma misurato come ingrediente di stile di vita. Non a caso sono in netta ascesa gli sport di strada.

28 Nov 97

Enrico

Preso da Italiaoggi del 27 c.m.

CODICE MINORI-TV ECCO LE REGOLE

Firmato ieri il "codice di comportamento nei rapporti tra tv e minori".

Istituita una "fascia tv protetta": dalle ore 7 alle 22,30 no a immagini crude nei tg tranne in casi di "straordinario valore sociale e informativo", e con l'annuncio "non adatto ai minori".

Film e telefilm: in ogni azienda un comitato di autocontrollo dovrà decidere se trasmettere certa fiction nella "fascìa protetta".

Spettacolo: tra le 7 e le 22,30 no a trasmissioni "che usino in modo gratuito conflitti familiari come spettacolo".

Pubblicità: Dalle 16 alle 19 no ad alcolici, profilattici, contraccettivi e 144.

No a spot con minori in "situazioni di violenza, aggressivítà, autoaggressività".

Interviste: vietate a minori in situazione di grave disagio.

Handicap: no a immagini dì adolescenti "portatori di handicap o affetti da gravi patologie per propagandare terapie in forme sensazionalistiche".

Bene, che ne dite di controllare che queste regole (ne abbiamo in mente delle altre?) vengano rispettate...?

Magari con l'aiuto degli studenti...

29 Nov 97

Giuliano

Enrico:

>Preso da Italiaoggi del 27 c.m.

>CODICE MINORI-TV

>Pubblicità: Dalle 16 alle 19 no a ... profilattici, contraccettivi ...

Qualcuno dimentica che non solo c'è l'AIDS ma che in Italia sono in aumento, anche tra i minorenni, le malattie a trasmissione sessuale.

E con uno sconcertante sfoggio di bigottismo sessuofobo si mettono insieme i contraccettivi, la pornografia e la violenza.

I minorenni non sono solo dei bambinetti ma anche adolescenti di 14-18 anni, che (lo vogliamo o no) hanno una sessualià che (se ci riescono :-)) praticano e sarebbe bene praticassero con sicurezza e serenità.

Mi viene da pensare allora che sia giusta la tesi di un recente libro (Luther Blissett, Lasciate che i piccoli, Castelvecchi editore) secondo il quale si stia sfruttando la sacrosanta preoccupazione per la (presunta?) ondata di pedofilia per imporre una sorta di crociata nella quale, come avviene spesso in questi casi, si colpiscano alcuni comportamenti ritenendo e facendo intendere di colpirne altri, ben più pericolosi e riprovevoli.

Per il resto mi sembra che stabilire una fascia così larga, 7,30-22,30, sia indicativo di una diffusa carenza delle figure educative nella vita dei minori: si ipotizza (e certamente è vero) che siano piazzati davanti al televisore anche nelle ore di scuola, nel pomeriggio che non passano né con i genitori né con coetanei, la sera invece di andare a letto, magari a leggere favole o romanzi o fumetti (a seconda dell'età) o a sentire musica.

È possibile risolvere un problema così importante e strutturale come l'assenza di una complessiva attenzione pedagogica semplicemente imponendo la censura? È come quando, temendo la caduta dei valori nell'incipiente civiltà dei consumi, il cinema americano degli anni '50 affiancò al maccartismo un codice di autocensura dalle forme a volte francamente ridicole. Con quali risultati?

01 Dec 97

Enrico

Giuliano:

>Qualcuno dimentica che non solo c'è l'AIDS ma che in Italia sono in aumento, anche tra i minorenni, le malattie a trasmissione sessuale.

>E con uno sconcertante sfoggio di bigottismo sessuofobo si mettono insieme i contraccettivi, la pornografia e la violenza.

Non solo, ma hai notato le altre incongruenze?

1. durante i tg le immagini crude non si potranno vedere, però per i film e telefilm s'è detto che a decidere saranno i comitati di autocontrollo delle singole aziende... Certo se dovessero togliere dai film sesso sangue e violenza, quanti ne farebbero vedere?

2. Fino alle 22,30 non dovrebbero mandare in onda trasmissioni che usano in modo gratuito conflitti familiari come spettacolo... E "Amici"? e "Uomini e Donne"? e "Forum"?... dovrebbero essere chiuse tutte... Lo faranno?

3. La pubblicità degli alcolici sarà vietata *solo* dalle 16 alle 19 e non 24 ore su 24... Anche lo spot del 144 sarà vietato *solo* in quell'orario!

>È possibile risolvere un problema così importante e strutturale come l'assenza di una complessiva attenzione pedagogica semplicemente imponendo la censura?

No, hai ragione: infatti secondo me la tv andrebbe smessa del tutto, in quanto di "pedagogico" non ha assolutamente nulla...

Anche quando fanno vedere cose buone (p.es. a Mixer, a Format, a Quarck...), essendo mischiate a una gran schifezza, non sortiscono mai l'effetto voluto...

Io mi chiedo se come educatori, come insegnanti e (per chi di noi lo è) come genitori possiamo fare qualcosa contro l'assoluta mancanza di senso civico e morale che regna sovrana nella tv...

02 Dec 97

Orazio

Enrico:

> Io mi chiedo se come educatori, come insegnanti e (per chi di noi lo è) come genitori possiamo fare qualcosa contro l'assoluta mancanza di senso civico e morale che regna sovrana nella tv...

Ritengo che si possa e si debba fare qualcosa. Il collegamento telematico di cui godiamo può aiutare a studiare azioni di orientamento immediate e programmate, dirette non solo verso la TV, ma anche verso tutti i mass-nedia; anche il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e della P.I potrebbero trarre beneficio dall'attuazione di una strategia complessiva ben programmata e che noi in quanto educatori potremmo contribuire a suggerire e programmare.

Penso a quanto potrebbe fare un bravo regista che riuscisse a veicolare, attraverso la propria e indiscutibile arte il penetrante linguaggio cinematografico o televisivo, temi di rispetto ambientale, sulla tolleranza, ecc.

Ritengo, quindi, che gli incentivi del settore cinematografico e televisivo dovrebbero essere distribuiti con criteri di selettività in base agli obiettivi educativi che le opere riescono a trasmettere, oltre che, naturalmente, all'efficacia del linguaggio e alla qualità artistica dell'opera nella sua interezza.

03 Dec 97

Franca

Enrico:

> Io mi chiedo se come educatori, come insegnanti e (per chi di noi lo è)

>come genitori possiamo fare qualcosa contro l'assoluta mancanza di senso

>civico e morale che regna sovrana nella tv...

> Se l'argomento interessa, battete un colpo!

L'argomento interessa e molto. Come docente e come madre.

04 Dec 97

Davide

Enrico:

> Elisa Manna, responsabile del settore politiche culturali del Censis, che ha fatto una ricerca, non ancora pubblicata, sul tema "Il bambino mediato", monitorando per due anni 7 tv nazionali, 12 quotidiani e 5 periodici tra i più diffusi, ha detto:

>1. Il bambino nella pubblicità viene usato strumentalmente in base a luoghi comuni sessisti, costruiti in virtù di categorie utilizzate per gli adulti.

>2. Nel 15,4% degli spot il bambino ha una funzione narrativa, nel 24,3% è garante della qualità del prodotto, nel 67,2% ne è consumatore diretto.

>3. Quando si vuol dare il senso di vitalità-energia si usano maschi fra gli 11 e i 13 anni; quando si vogliono evidenziare situazioni affettive si usano femmine tra i 3 e i 5 anni; quando interessano intelligenza e curiosità ecco i maschi di 14-18 anni; per l'ingenuità le femmine tra i 3 e i 5 anni.

Davide:

la pubblicità in generale condiziona il comportamento dei soggetti, fin dalla più tenera età. Il fatto (tra gli altri) veramente "pesante" è che questa forma di comunicazione possiede contenuti mediocri, destinati a una "massa" mediocre e deprivante dell'ultimo briciolo di autonomia intellettiva...

Una pubblicità più "intelligente", legata alla realtà, che associasse contenuti istruttivi a carattere ecologico, economico, etico non potrebbe forse essere uno strumento di crescita culturale e sociale? Ma i bambini, i papà le mamme, i compagni di scuola sono proprio come ce li fa vedere lo spot? Attualmente esso è un pericolo pubblico che fa comodo a molti... L'omologazione prima di tutto; "appiattisce" bene i soggetti, che sono felici di vestirsi tutti uguali senza sapere il perché, predisponendoli al successivo transito verso un sistema di istruzione "adeguato" che concluderà l'assemblaggio...

Enrico:

>5. La figura del padre compare solo nel 18% dei casi e quasi sempre non esercita il ruolo paterno, essendo una specie di "bambinone". Solo nel 3,3% dei casi i soggetti che interagiscono coi minori hanno un ruolo educativo.

Davide:

la figura maschile è stata ridotta così(e lo è realmente anche nella nostra società, purtroppo) quasi per ricodarci che la nostra società non ha bisogno di figure autoritarie ma solo di "compagnoni" che, con una pacca sulla spalla ti vendono qualunque cosa. Quanto alle figure autorevoli, sono "pericolose" sia per la pubblicità che per la vita reale perché indurrebbero a pensare e ciò "rovinerebbe" l'"oggetto-consumatore"... Il ricorso a figure maschili apparentemente autoritarie (vedi "l'uomo che non deve chiedere mai") evidenzia come in realtà il poveretto, per quanto "duro" possa apparire, si dimostra invece strettamente dipendente dal prodotto per "sembrare" un s..oggetto sicuro...

Enrico:

>7. La pubblicità veicola valori che vanno al di là del prodotto. I modelli proposti sono tirannici perché monocordi. P.es. tutti gli spot sulle auto sono uguali: l'auto non ha tanto una funzione di mezzo di trasporto, ma piuttosto di uno strumento per affermare la propria personalità.

Davide:

non è un caso che sia la pubblicità che fa più presa tra i soggetti frustrati e mediocri;

Enrico:

>Il paradosso dei media è diventato questo: si cerca il consenso, attraverso lo spot, ma si prescinde dal consenso sul suo contenuto. La pubblicità è dunque uno strumento autoritario che si maschera di democraticità".

Davide:

si potrebbe tranquillamente affermare che oggi il controllo delle masse è diventato molto più facile rispetto a secoli addietro... Basta mettere in grado la gente di procurarsi un televisore... Tanto, poi, l'informazione (e la pubblicità) la fanno "loro"...

Enrico:

>"Sono anni che la pubblicità peggiora a ritmi costanti. Purtroppo il cattivo gusto non si può perseguire, solo il pubblico lo può punire".

>-----------------

>Ebbene, allora facciamolo!

>Visto e considerato che mammaRai ha voluto a un certo punto porsi in antitesi alla scuola, scriviamo una lettera di protesta, non solo contro l'infimo livello degli spot, ma anche contro la funzione diseducativa che svolge questo strumento mediale, globalmente considerato.

Davide:

sarei ancora più d'accordo se la contestazione riguardasse non solo la pubblicità in sé, ma anche la corretta informazione in tutti i settori del vivere civile (politica, istruzione, informazione, economia) che, se facciamo bene i conti, è proprio quella che ci condiziona tutti, grandi e piccoli....

Enrico:

>Se aderite a questa protesta, la bozza della lettera la scrivo io.

Davide:

ti avevo mandato la mia adesione senza commenti per ragioni di tempo.

Come primo "emendamento" proporrei come condizione proprio la contestazione in "toto" dianzi riportata....

05 Dec 97

Enrico

Franca:

>L'argomento interessa e molto. Come docente e come madre.

Ho cominciato a distribuire ai miei ragazzi, fotocopiato, il Codex di tutela dei minori che ho trovato nei giornali (se Dario potesse farci avere il doc. integrale farebbe una gran cosa), chiedendo loro di verificare mentre guardano la tv dove, come e quando esso viene violato...

Cioè in pratica ho chiesto loro di munirsi di carta e penna e di trasformarsi in giornalisti mediatici, guardando la tv attivamente, con pretesa di coerenza tra quel che si dice e quel che si fa...

Ho chiesto loro di lavorare soprattutto durante le vacanze di Natale e di portarmi i risultati subito dopo...

Se altri colleghi di questa ML facessero la stessa cosa, potremmo avere dei riscontri oggettivi maggiori e potremmo così preparare una motivata letterina di protesta da indirizzare a mammaRai e a Mediaset, specificando ovviamente che il lavoro è stato fatto da studenti e non da docenti (i quali, si spera, abbiano smesso da tempo di guardare la tv).

Ho fiducia che i nostri ragazzi, grandi consumatori di tv, faranno un lavoro serio e scrupoloso...

8 Dec 97

Dario

Cari amici di lista,

il tema del rapporto pubblicità - educazione ha ''solleticato'' me e Nadia a sottoporre a tutti voi questa idea.

Perché non organizzare insieme, coinvolgendo i nostri alunni, il PRIMO PREMIO PUBBLICITA' ...REGRESSO?

Per quanto riguarda modalità e premio:

avevamo pensato (in puro stile telematico) di lasciare a questa stessa ML il compito di segnalare i migliori interventi che alla fine saranno ammessi al primo premio che potrebbe consistere in una pagina su E&S dedicata al vincitore con annesso il testo prescelto.

Cosa ne pensate?

Di seguito quella che (se siete d'accordo) potrebbe essere la scheda di raccolta dati.

In attesa di un vostro parere invio a tutti il più cordiale saluto

PRIMO PREMIO PUBBLICITA' ...REGRESSO

La scheda di raccolta dati:

1. titolo dello spot e canale di diffusione......................

2. ora di trasmissione, durata e ripetitività...............

3. cosa ti ha colpito e perche

- nel testo..........

- nelle immagini..........

- nel commento sonoro................

4. quali elementi di "regresso" hai colto?

........................

(max una cartella)

10 Dec 97

Dario

Cari amici di lista,

sulla base delle segnalazioni ricevute e d'accordo con Nadia sono state apportate alcune modifiche alla scheda di raccolta dati che invio a tutti voi per un parere definitivo.

Attendiamo le vostre osservazioni e commenti.

PRIMO PREMIO PUBBLICITÀ ...REGRESSO

La scheda di raccolta dati:

1. titolo dello spot e canale di diffusione......................

2. ora di trasmissione ............,

durata .............

ripetitività...............

contesto (nel corso di quali trasmissioni) ............................

3. cosa ti ha colpito e perche

- nel testo..........

- nelle immagini..........

- nel commento sonoro................

4. individua la promessa del dono che non c'è (*)

.......................................

5. quali elementi di "regresso" hai colto?

.............................

(max una cartella)

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

(*) da ''Un ossimoro rampante: sviluppo sostenibile'' intervista a Serge Latouche (http://www.scuolaitalia.com/es/archivio/latouche.html)

''(...) Quali strategie per decolonizzare l'immaginario?

È difficile da trasmettere : è una sorta di risveglio, tutto ciò che è necessario c'è già, ma non si vede.

Il dono per esempio.

Il dono crea e rafforza i legami sociali , il commercio invece li rende sterili e impersonali.

Occorre soprattutto svelare l'impostura della pubblicità: la promessa del dono che non c'è."

12 Dec 97

Davide

Dario:

>sulla base delle segnalazioni ricevute e d'accordo con Nadia sono state apportate alcune modifiche alla scheda di raccolta dati che invio a tutti voi per un parere definitivo.

>Attendiamo le vostre osservazioni e commenti.

Davide:

propongo un'aggiunta (tratta da un mio reply a Enrico)

>(...)sarei ancora più d'accordo se la contestazione riguardasse non solo la pubblicità in sé, ma anche la corretta informazione in tutti i settori del vivere civile (politica, istruzione, informazione, economia) che, se facciamo bene i conti, è proprio quella che ci condiziona tutti, grandi e piccoli (...)

Includere in questa scheda gli aspetti, assolutamente non marginali, della corretta informazione (della quale la pubblicità non è che un frammento) in toto, consentirebbe di stimolare nei ragazzi il (sopito) senso critico verso un'informazione che è sempre più monopolizzata. I particolarismi vanno bene ma rischiano, secondo me, di far eludere il problema di fondo: la corretta informazione...

In pratica aggiungerei, come primissime domande:

- Iª Sezione

a] quanto spazio viene dedicato in tv e alla radio alla trattazione dei problemi dei nuovi poveri, degli immigrati, dei disoccupati e così via?

b] guardateli un po' in tv: che cosa vi suggerisce la continua contrapposizione "ideologica" fra i cosiddetti "politici" condotta adesso attraverso gli scranni della magistratura?

c] perché la gente non va più a votare?

d] come possiamo noi ragazzi non farci coinvolgere da questi modelli poco edificanti e antisociali?

e] perché fruire dell'informazione è un "diritto" e costruire un'"onesta" informazione è un privilegio riservato agli "eletti"?

... e altre domande; LA TV, I GIORNALI, SONO TUTTI PUBBLICITà POLITICA VEICOLATA IN FORMA ALTRETTANTO SUBDOLA... Anche nei TG si può osservare "la promessa del dono che non c'è"...

Le domande relative allo specifico della pubblicità, come quelle che qui sotto hai elaborato, dovrebbero essere collocate in una IIª sezione.

- IIª sezione

>1. titolo dello spot e canale di diffusione .......

>2. ora di trasmissione ............,

> durata .............

> ripetitività ...............

> contesto (nel corso di quali trasmissioni) ........

>3. cosa ti ha colpito e perche

>- nel testo ..........

>- nelle immagini ..........

>- nel commento sonoro ................

>4. individua la promessa del dono che non c'è

>...................................

>5. quali elementi di "regresso" hai colto?

>....................................

>(max una cartella)

>''(...) Quali strategie per decolonizzare l'immaginario?

>È difficile da trasmettere: è una sorta di risveglio, tutto ciò che è necessario c'è già, ma non si vede.

>Il dono per esempio. Il dono crea e rafforza i legami sociali, il commercio invece li rende sterili e impersonali.

>Occorre soprattutto svelare l'impostura della pubblicità: la promessa del dono che non c'è."

****

Carissimi Dario e Nadia, solo così potremmo far fare ai nostri ragazzi qualcosa che ricorderebbero per il resto della loro vita ....

01 Jan 98

Claudio

1- I commercial non hanno un titolo. Sarebbe meglio dire: Prodotto reclamizzato

2- Pensate che chi vede la televisione se ne stia con un cronometro in mano? In ogni caso i commercial sono generalmente di 15 o 30 secondi

Dal momento che insistete sulla ripetitività, che più volte vi ho detto essere impossibile da determinare se non chiedendola all'uffico programmazione della Rai o alla centrale media che ha pianificato lo spot, spiegatemi perché volete mantenere questa voce a mio avviso inutile

3 - Pretendere un'analisi del commento sonoro mi sembra francamente eccessivo. Quando parlate di testo, vi riferite al testo eventualmente scritto o al testo parlato?

4 - La promessa del dono che non c'è mi sembra un po' demagogica, anzi ideologica. E un po' semplicistica. Chi darà l'interpretazione delle risposte che riceverete?

Non vi sembrerebbe forse utile approfittare dell'occasione per spiegare agli studenti cosa è in pubblicità un rough, un claim, un pay-off, uno storyboard. Aggiungere, cioé, sotto il questionario, semplificato, una decina di voci di glossarietto, in maniera che quando rispondono non si arrampichino sugli specchi per cercare di spiegare quanto hanno visto in maniera incomprensibile?

01 Jan 98

Enrico

Claudio:

>1- I commercial non hanno un titolo. Sarebbe meglio dire: Prodotto reclamizzato

In effetti è così...

Mi pare che Claudio conosca i meccanismi dello spot meglio di noi docenti..., anche se non sa che i nostri ragazzi stanno effettivamente col cronometro in mano se glielo chiediamo facendo capire loro che si tratta di una cosa importante...

P.es. ho chiesto loro di cronometrare il tempo in cui appare il bollino rosso nei film non adatti ai minori: hanno scoperto che si aggira sui 20 secondi e che il suddetto bollino appare ad ogni inizio di ripresa del film dopo lo spot...

Lo sapevano già? Sì, però così hanno potuto verificarlo oggettivamente; altri della stessa e di altre classi lo hanno potuto costatare e, dulcis in fundo, molti hanno (forse per la prima volta) guardato la tv con uno sguardo che non era il solito... Sapevano infatti che avrei chiesto loro di darmi precisi riscontri... Sapevano che di fronte a un codice (di tutela dei minori) così importante, bisogna pretendere la massima coerenza possibile...

Spero vivamente che finite le vacanze mi portino del materiale sufficiente a dimostrare che la tv va spenta...

Quanto al resto, propongo che Claudio invii a tutti gli interessati del materiale che ci possa permettere di fare coi nostri ragazzi un buon lavoro di ricerca e indagine sia sullo spot che sui codici di autoregolamentazione che la tv (pubblica e privata) dovrebbe rispettare.

Il discorso infatti andrebbe allargato... dallo spot ai cartoons, dai tg alla fiction... I ragazzi guardano di tutto... È la tv stessa che ha abolito le differenze tra adulti e non.

>Dal momento che insistete sulla ripetitività, che più volte vi ho detto essere impossibile da determinare

La ripetitività io l'ho intesa nell'arco di un medesimo programma: sia esso cartoon, film o altro.

>3 - Pretendere un'analisi del commento sonoro mi sembra francamente eccessivo.

Anche per me, però aspetto che me lo dicano i ragazzi...

>Quando parlate di testo, vi riferite al testo eventualmente scritto o al testo parlato?

Ho detto loro entrambe le cose...

>4 - La promessa del dono che non c'è mi sembra un po' demagogica, anzi ideologica. E un po' semplicistica. Chi darà l'interpretazione delle risposte che riceverete?

Qui ho detto loro d'indicarmi i casi in cui dopo aver acquistato il prodotto reclamizzato sono rimasti delusi...

>Non vi sembrerebbe forse utile approfittare dell'occasione per spiegare agli studenti cosa è in pubblicità un rough, un claim, un pay-off, uno storyboard. Aggiungere, cioè, sotto il questionario, semplificato, una decina di voci di glossarietto...

Yes, sono completamente d'accordo su questo, ma ammetto la mia ignoranza...

Attendo lumi...

03 Jan 98

Davide

Carissimi Dario, Nadia, Claudio, Enrico, e tutti coloro che seguono con interesse la fase preparatoria di questa scheda,

sto seguendo da un po' tempo il vostro dibattito sui contenuti, la forma e le finalità che dovrebbe avere la su riprodotta scheda di raccolta dati. Non sono intervenuto per cercare di capire meglio gli obiettivi nonché il livello di coinvolgimento (locale e ristretto oppure facente largo ricorso ai media?) che intenderemo conseguire con un'indagine di questo tipo.

Mi sono chiesto (può anche darsi che la mia proposta cada nel vuoto come la precedente, anche se devo ammettere che quella avrebbe assunto sicuramente i connotati di un'indagine giudiziaria) se non sia il caso di proporre, oltre alle domande di cui sopra, anche un'area (intenzionalmente lasciata in bianco) nella quale siano proprio i ragazzi a formulare delle domande (decise nell'ambito di collaborazioni e confronti infra-gruppo).

Cercherò di spiegarmi meglio:

1a fase] OK batteria di domande di cui sopra (con qualche modifica e integrazione);

2a fase] censite le risposte (da pubblicare in rete con link a tutte le scuole partecipanti), suggerirei di dividere la classe in gruppi di collaborazione per affidare loro il compito di:

a} individuare le implicazioni che i dati forniti dall'indagine hanno o potranno avere sul loro comportamento di consumatori e di cives;

b} ricercare quali comportamenti, nel loro vivere quotidiano, se modificati, potrebbero avere la "forza" di condizionare le scelte operate dagli operatori del settore pubblicitario per indurli a finalizzare gli spot anche per la promozione di valori etici;

c} formulare delle domande o delle proposte (in numero non inferiore a quelle da noi proposte e scelte da una commissione "virtuale" mista rappresentativa delle scuole) alle redazioni delle agenzie pubblicitarie tramite e-mail - un FORM andrebbe benissimo -). L'obiettivo che intenderei far raggiungere con questa azione è quello di "chiudere il trigono"

<->giovani consumatori><-media-><-agenzie pubblicitarie<->.

Come dire: "i giovani consumatori, grazie alle potenzialità offerte dalla rete, hanno voce; essi non sono solo un pubblico televisivo e possono dimostrare il loro peso nel condizionare le scelte degli operatori pubblicitari per indurli (momento della ricerca di un dialogo costruttivo) alla realizzazione di spot pubblicitari che abbiano anche un valore etico".

Un procedere di questo tipo, sebbene leggermente più complesso da gestire, ci consentirebbe di svincolare i ragazzi dalla tradizionale "batteria di domande imposte" e di coinvolgerli affinché siano essi a fare delle domande e delle proposte "direttamente alle fonti" del messaggio pubblicitario.

Credo che un siffatto modo di operare produca un "valore pedagogico" aggiunto di indubbia utilità, SOPRATTUTTO SE CONDOTTO SU LARGHISSIMA SCALA (dovremmo coinvolgere tutte le scuole medie in rete), IN QUANTO PERMETTEREBBE DI METTERE IN LUCE LE EFFETTIVE CAPACITA' DI COLLABORAZIONE E DI PARTECIPAZIONE DEI GRUPPI ANCHE A DISTANZA.

Dobbiamo gradualmente abituarci (e abituarli) a uscire dalla "classe-nicchia", A COLTIVARE IL GERME DEL PENSIERO CRITICO, A PORSI SEMPRE DELLE DOMANDE E A FARLE AGLI ALTRI per divenire cives che sappiano agire anche per il bene comune....

"Controlla il conto,
sei tu che devi pagare.
Punta il dito su ogni voce,
chiedi: e questo, perché?
Tu devi prendere il potere."

(Bertolt Brecht)

05 Jan 98

Enrico

Davide:

Caro Davide, a proposito del lavoro sulla pubblicità, hai chiesto di:

> a} individuare le implicazioni che i dati forniti dall'indagine hanno o potranno avere sul loro [dei ragazzi] comportamento di consumatori e di cives;

In effetti questo è bene farlo, anche se non sarà semplice...

I ragazzi non guardano lo spot con la nostra stessa insofferenza, anzi il più delle volte ne vanno matti (specie se sono nuovi)...

Il vero fastidio per loro è soltanto la ripetitività...

D'altra parte il linguaggio stesso dello spot si addice molto al tipo di apprendimento che può avere un bambino o una persona istintiva o di poca cultura...

Il condizionamento relativo ai prodotti che ad un certo punto si finisce coll'acquistare per tanti ragazzi non costituisce "problema"... Anzi, lo spot è in un certo senso considerato come "veicolo di socializzazione", in quanto "beni comuni" acquistati grazie allo spot favoriscono amicizie o gruppi ad hoc...

... quanto solidi è facile immaginarlo...

D'altra parte anche tra noi adulti "informatici" è facile essere più amici di chi lavora al pc o di chi naviga in rete...

Poi hai detto:

> b} ricercare quali comportamenti, nel loro vivere quotidiano, se modificati, potrebbero avere la "forza" di condizionare le scelte operate dagli operatori del settore pubblicitario per indurli a finalizzare gli spot anche per la promozione di valori etici;

Sulla possibilità di realizzare questo nutro fortissimi dubbi...

- Sia perché l'attribuire a uno spot commerciale il compito di trasmettere valori etici mi pare un controsenso... In un regime di concorrenza uno spot non può mai essere sincero... (in questo momento l'unico aspetto "etico" della pubblicità è che non si può esplicitamente parlar male della concorrenza: il che poi non significa che la concorrenza non possa essere distrutta in tante altre maniere...).

- Sia perché l'odierna tv ha costi così elevati che non può più fare a meno degli spot commerciali... (la Rai s'è messa praticamente sullo stesso piano delle reti commerciali, anche se continuano a farci credere, per giustificare il pagamento del canone, ch'essa è un servizio pubblico, culturale e altre amenità del genere).

Tante volte ci siamo detti che uno spot dovrebbe essere solo informativo, lasciando all'utente la libertà di scegliere, ma uno spot del genere non fa presa come quelli basati sull'istinto, sull'erotismo, sulla frenesia dei 15-30 secondi...

Rebus sic stantibus, gli spot della "pubblicità progresso" mi paiono sempre e in ogni caso incredibilmente "penosi"...

Il difetto della pubblicità è a monte e non riusciremo a risolverlo neppure tornando a "Carosello", quando lo spot vero e proprio era diviso dalla storia...

Il max che possiamo fare è, come nel caso della lotta alla droga, "ridurre il danno"... (in fondo non c'è molta differenza tra chi "pippa cocaina" e chi "pippa baudo"...).

Mi piacerebbe su questo sapere come la pensi...

> c} formulare delle domande o delle proposte... alle redazioni delle agenzie pubblicitarie....

>L'obiettivo che intenderei far raggiungere con questa azione è quello di "chiudere il trigono"

> <->giovani consumatori><-media-><-agenzie pubblicitarie<->.

> Come dire: "i giovani consumatori, grazie alle potenzialità >offerte dalla rete, hanno voce; ...

Ho l'impressione che se su questo non ci aiuta Claudio (in "Italiaoggi" c'è una pagina interamente dedicata ai media), riusciremo a fare ben poco...

1. Direi anzitutto di non darci delle scadenze troppo ravvicinate per verificare il lavoro finale (entro Pasqua per me andrebbe benissimo)...

2. Abbiamo bisogno di altri materiali oltre al codice integrale di tutela dei minori (che abbiamo già avuto): p.es. il codice di autodisciplina pubblicitaria e altri codici della Rai e leggi relative al Garante dell'editoria... Esiste una legge sulla "disciplina della pubblicità ingannevole"?

3. Tempo fa in un bollettino della Coop lessi che il Movimento Consumatori di Torino aveva attivato un nuovo servizio (una specie di Osservatorio) che fungeva da supporto all'autorità antitrust (ora vedo se riesco a saperne di più)...

4. Occorre prendere contatti con Associazioni, Leghe, Cooperative di consumatori che abbiano preso delle iniziative sul cd. "altro consumo"... (occorre fare una ricerca sui motori per vedere se hanno degli Url).

5. Occorrono dei dati recenti sui miliardi che si spendono ogni anno per la pubblicità (stampa, tv, radio, cinema...). Insomma quanto costa uno spot? Ancora oggi si sente in giro la fanfaluca secondo cui l'utente di Mediaset non paga alcun canone, quando di fatto i costi della pubblicità ricadono proprio sull'utente che acquista i prodotti reclamizzati...

Insomma, come vedi il lavoro non è semplice...

Ma sicuramente più siamo e meglio è...

06 Jan 98

Davide

Enrico:

> Caro Davide, a proposito del lavoro sulla pubblicità, hai chiesto di:

>> a} individuare le implicazioni che i dati forniti dall'indagine

>>hanno o potranno avere sul loro [dei ragazzi]

>>comportamento di consumatori e di cives;

> In effetti questo è bene farlo, anche se non sarà semplice...

> I ragazzi non guardano lo spot con la nostra stessa insofferenza, anzi il più delle volte ne vanno matti (specie se sono nuovi)...

Davide:

le strade semplici sono prive di difficoltà; la strada per l'autonomia è un lunghissimo cammino individuale e collettivo. L'autonomia non si consegue attendendo un decreto. L'autonomia delle nostre coscienze è il punto di partenza....Sono anche le difficoltà che stimolano l'intelligenza, il senso critico e la ricerca di soluzioni originali....

Enrico:

> Il vero fastidio per loro è soltanto la ripetitività...

> D'altra parte il linguaggio stesso dello spot si addice molto al tipo di apprendimento che può avere un bambino o una persona istintiva o di poca cultura...

Davide:

il vero guaio (ma non se ne accorgono) è l'omologazione; la necessità di identificarsi col gruppo solo perché tutti si "identificano" col marchio pubblicitario è la negazione completa del "sè" fisico e psichico. Se solo fossero a conoscenza (ma difficilmente riusciranno ad aprire gli occhi, nelle condizioni attuali) degli strumenti a disposizione degli operatori pubblicitari per manipolare perversamente i "centri" dell'emulazione...

Enrico:

> Il condizionamento relativo ai prodotti che ad un certo punto si finisce coll'acquistare per tanti ragazzi non costituisce "problema"... Anzi, lo spot è in un certo senso considerato come "veicolo di socializzazione", in quanto "beni comuni" acquistati grazie allo spot favoriscono amicizie o gruppi ad hoc...

> ... quanto solidi è facile immaginarlo...

> D'altra parte anche tra noi adulti "informatici" è facile essere più amici di chi lavora al pc o di chi naviga in rete...

Davide:

il veicolo della gregarizzazione, direi... ma nefandamente utilizzato per fini di interesse privato. Credo che si possano condividere (o non condividere) molte cose, necessariamente identificandosi (o non identificandosi) con l'uso di strumenti di collaborazione comuni...

Enrico:

> Poi hai detto:

>> b} ricercare quali comportamenti, nel loro vivere quotidiano, se modificati, potrebbero avere la "forza" di condizionare le scelte operate dagli operatori del settore pubblicitario per indurli a finalizzare gli spot anche per la promozione di valori etici;

Enrico:

> Sulla possibilità di realizzare questo nutro fortissimi dubbi...

> - Sia perché l'attribuire a uno spot commerciale il compito di trasmettere valori etici mi pare un controsenso...

Davide:

sta proprio in questo "nodo" la sostanza della "sfida"! Nel momento in cui la pubblicità ci mostra tutti "belli" e scattanti, essa promuove degli anti-valori e questi finiscono per diventare le "balie" delle giovani menti (e anche di quelle meno giovani..). Gli anti-valori hanno la stessa natura dei valori etici: è solo questione di decidere CHE COSA di "utilitaristico" deve entrare nelle loro-nostre menti... per asservire non solo un potere economico ma anche politico e così via... Nei secoli dei secoli ?

Enrico:

>In un regime di concorrenza uno spot non può mai essere sincero...

Davide Suraci:

fino a quando una "forza" di consumatori dotata di coscienza e di autonomie individuali non si muove a correggerne le devianze. È questo il valore pedagogico che intendevo trarre dal test-ricerca.

Vorrei ricordare i valori pedagogici che promuoveva Don Milani quando incitava i suoi allievi all'autodifesa dalla pubblicità ingannevole perpetrata da una scuola guida del posto o da imbonitori che vendevano ai contadini di Barbiana dei servizi fotografici a prezzi da strozzinaggio...

Enrico:

> - Sia perché l'odierna tv ha costi così elevati che non può più fare a meno degli spot commerciali...

Davide:

la TV certamente; noi invece ne possiamo fare a meno... e condizionarne le politiche di distorsione delle coscienze!

Enrico:

> Rebus sic stantibus, gli spot della "pubblicità progresso" mi paiono sempre e in ogni caso incredibilmente "penosi"...

Davide:

altamente (e volutamente) decontestualizzati e riferentisi soprattutto ad una realtà "eccezionale", quasi che la droga o le stragi del sabato sera fossero roba dell'altro mondo e invece sono in mezzo a noi come lo è l'aria che respiriamo...

Enrico:

> Il difetto della pubblicità è a monte e non riusciremo a risolverlo neppure tornando a "Carosello", quando lo spot vero e proprio era diviso dalla storia...

> Il max che possiamo fare è, come nel caso della lotta alla droga, "ridurre il danno"... (in fondo non c'è molta differenza tra chi "pippa cocaina" e chi "pippa baudo"...).

> Mi piacerebbe su questo sapere come la pensi...

Davide:

come la penso è presto ripetuto... Se non proponiamo qualcosa che faccia sentire i nostri ragazzi come soggetti (le tappe dell'esperienza le ho suggerite, adesso resta da vedere se ci sarà una volontà di non suggerire la solita "ricerchina-intervistina", per niente pedagogica) piuttosto che come oggetti, non potranno mai affermare di aver appreso qualcosa su come convincere gli altri ad essere più onesti nei confronti del prossimo e di sé stessi. Questo mi sembra un fine edificante che giustifica i mezzi. perché la nostra società è così densa di ipocrisia? perché l'ipocrisia è un anti-valore propinato a piene mani!!! Pane al pane...

Enrico:

> Ho l'impressione che se su questo non ci aiuta Claudio (in "Italiaoggi" c'è una pagina interamente dedicata ai media), riusciremo a fare ben poco...

Davide:

da bravo mass-mediologo potrà darci una mano, ma credo che se in questo progetto non inseriremo degli elementi di stimolo e di partecipazione ad un confronto globale con chi dalla pubblicità fa il pane quotidiano, non potremo affermare che questa esperienza sarà destinata a lasciar traccia di sè... Queste esperienze saranno utili per i nostri futuri cives se e nella misura in cui stimoleranno nelle loro individualità la "percezione del diritto a far valere i propri diritti". A tal proposito la frase di Bertold Brecht(*) e il pensiero di Don Milani mi sembrano emblematiche.

(*) "Controlla il conto,
sei tu che devi pagare.
Punta il dito su ogni voce,
chiedi: e questo, perché?
Tu devi prendere il potere."

(Bertolt Brecht)

06 Jan 98

Claudio

Davide:

> gradirei sentire i pareri di Anna e di Claudio, anche se quelli dei "dormienti" sarebbero comunque bene accetti.....

L'Associazione degli utenti pubblicitari e delle agenzie americane quattro anni fa lanciarono una campagna internazionale che suonava così:

Quando la pubblictà fa bene il suo lavoro, milioni di persone mantengono il proprio.

06 Jan 98

Claudio

Enrico:

> se su questo ci aiuta Claudio Mori (in "Italiaoggi" c'è una pagina interamente dedicata ai media)

Ringrazio della fiducia mal riposta. Ho fatto il compito richiesto e risposto ad alcune vostre curiosità. Mi auguro vi basti.

GLOSSARIO

Above the line. Ogni tipo di pubblicità che impiega i grandi mezzi classici: stampa, televisione, radio, cinema, affissione.

Account. Dipendente di agenzia che ha il compito di tenere i collegamenti fra cliente e agenzia stessa.

Animatic. Sviluppo dello story board (vedere alla voce) televisivo in un certo numero di sequenze che in sostanza animano delle illustrazioni. Viene impiegato dall'agenzia per dare al cliente un'idea sufficientemente precisa di quello che sarà il telecomunicato finale.

Art director. È il creativo che si occupa della parte visuale della pubblicità.

Awareness. Misura per valutare la notorietà della pubblicità, della marca.

Barter. Baratto. Pagamento del tempo pubblicitario con beni prodotti dall'azienda.

Below the line. Pubblicità da cui le agenzie non ricavano la commissione. Per esempio, la pubblicità diretta, il materiale sul punto vendita. Per esteso, per below the line si intende tutta l'area della pubblicità non classica.

Billing. Somma della pubblicità amministrata da un'agenzia

Benefit. Vantaggio di base offerto al pubblico in un annuncio pubblicitario per l'acquisto di un dato prodotto.

Body copy. La parte informativa del testo, che viene dopo la headline (vedere).

Briefing. Istruzioni date per lo svolgimento di un lavoro pubblicitario

Budget. Bilancio che un utente prevede di dover spendere per la pubblicità in un dato periodo.

Brokeraggio. Acquisto di spazio o tempo pubblicitario, non per usarlo direttamente, ma per rivenderlo a chi vi inserirà effettivamente la pubblicità.

Claim. In senso generale la frase che richiama l'annuncio, lo slogan di una campagna diverso dalla headline (vedi voce) e dal payoff (vedi voce).

i.e. "Twingo Velvet monovolume multicomfort" è il claim, "Renault le auto da vivere" è il payoff, "Oggi mi gira bene" è l'headline

Contatto. Esposizione di un individuo a un mezzo pubblicitario.

Copywriter. Colui che scrive il testo di un annuncio o telecomunicato. In agenzia lavora sempre in coppia con l'art.

Frequenza. Numero di volte che un dato target può ricevere il messaggio pubblicitario.

Grp. Gross rating point. Unità di misura per indicare la pressione pubblicitaria. Numero di contatti che si possono ottenere con una data campagna pubblicitaria in un certo lasso di tempo.

Headline. È la frase iniziale dell'annuncio pubblicitario. Generalmente scritta in grande, sintetizza il messaggio.

Layout. Sistemazione grafica di un annuncio.

Ots. Opportunity to see. Impatto. Possibilità di un annuncio di essere visto dal pubblico a cui è destinato.

Panel. Gruppo di persone scelte per effettuare rilevazioni continuative su atteggiamenti o comportamenti di consumo.

Payoff. Frase conclusiva dell'annuncio. È in pratica la firma dell'utente, che ricorre in tutti gli annunci della campagna pubblicitaria.

Penetrazione. Percentuale degli individui raggiunti da un messaggio pubblicitario rispetto al target totale.

Peak time. Orario di massimo ascolto televisivo.

Rough. Abbozzo di un annuncio pubblicitario.

Script. Sceneggiatura dell'annuncio televisivo.

Story board. Serie di immagini che raccontano visivamente la proposa di uno spot.

Usp. Unique selling proposition. Proposta unica di vendita. È una tecnica utilizzata nella realizzazione di una campagna.

Investimenti pubblicitari.

Le ultime rilevazioni parlano di circa 10 mila miliardi investiti in Italia in pubblicità classica, che arrivano a circa 20 mila miliardi se si considerano anche le altre attività di comunicazione come marketing diretto, promozioni, pubbliche relazioni e business to business. I dati più precisi, riferiti al mese di ottobre (quindi ad anno non concluso) secondo le rilevazioni della AcNielsen sui mezzi classici, evidenziano un totale investimento di 7939,5 miliardi (+7,7% rispetto al corrispondente periodo del '96), con la tv a quota 4618,5 miliardi (+9%), la stampa a 2825,4 miliardi (+5,5%), la radio a 284,2 miliardi (+17,4% per le commerciali, +10,2% per le reti Rai) e le affissioni a 211,3 miliardi (+3,3%). A detta delle ultime stime, l'anno dovrebbe chiudersi con una crescita complessiva attorno al 6%.

Quanto costa uno spot? È come dire quanto costa un vestito all'Upim o da Valentino. Dipende da quanto si vuole o si può spendere. Uno spot (o commercial, come dicono all'estero: spot si usa, curiosamente, solo in Italia) può costare solo in realizzazione 10 milioni o anche un miliardo (vedi i casi Superga, Ariston o, nei tempi migliori, Barilla). Nike-"diavoli", per esempio, è andato vicino ai 2 miliardi. Per spendere poco (e magari essere creativi lo stesso) si può girare uno spot in uno scantinato con attori sconosciuti e con una casa di produzione a basso costo. Per superare il miliardo (anche escludendo il compenso ad eventuali testimonial), basta girare in Australia con un super-regista del calibro di Ridley Scott e prevedere una settimana di riprese in costume. In media, un buono spot costa più di un medio film realizzato in Italia.

Codice di autodisciplina pubblicitaria. È un volume. Per averlo, basta richiederlo allo Iap,-via Larga, 15-20121-Milano. Tel. 02/58304941.

Smettiamo di chiamare l'iniziatica Pubblicità... regresso. È come dire che l'invenzione del fuoco è il diavolo. Facciamo solo ridere.

07 Jan 98

Enrico

Davide:

>Se solo fossero a conoscenza (ma difficilmente riusciranno ad aprire gli occhi, nelle condizioni attuali) degli strumenti a disposizione degli operatori pubblicitari per manipolare perversamente i "centri" dell'emulazione...

Il guaio è che neppure noi adulti riusciamo a renderci conto di questo...

Una volta, p.es., si faceva distinzione tra "pubblicità" e "propaganda"... Oggi c'è solo "confusione"... Uno spot è anche latore diretto, esplicito di messaggi inerenti a valori, stili di vita che si vogliono assolutamente dominanti ecc.

Le campagne politiche (negli Usa da decenni) vengono sempre più spesso gestite secondo criteri analoghi a quelli della pubblicità...

>Davide:

> fino a quando una "forza" di consumatori dotata di coscienza e di autonomie individuali non si muove a correggerne le devianze. È questo il valore pedagogico che intendevo trarre dal test-ricerca.

Non sarà facile fare un lavoro di "smontaggio" con dei ragazzi che considerano lo spot come una sorta di "idolo" da adorare...

Sono "assuefatti" all'idea della sua inevitabilità...

Sanno benissimo che lo spot mente, esagera, inganna... come il serpente dell'Eden, però se ne sentono attratti, in maniera non molto diversa dall'atteggiamento che hanno i drogati per le loro sostanze...

Lo spot rassicura come i miti greco-romani...

Gli dei sono falsi e bugiardi, però non se ne può fare a meno... Persino Cicerone la pensava così... Quella volta però non venivano le convulsioni davanti a un cartoon o smanettando a un videogiochi ;-)

> Vorrei ricordare i valori pedagogici che promuoveva Don Milani quando incitava i suoi allievi all'autodifesa dalla pubblicità ingannevole perpetrata da una scuola guida del posto o da imbonitori che vendevano ai contadini di Barbiana dei servizi fotografici a prezzi da strozzinaggio...

A proposito di don Milani, mi pare che in lista non si sia detto nulla sul recente sceneggiato televisivo...

07 Jan 98

Enrico

Claudio:

>Ringrazio della fiducia mal riposta. Ho fatto il compito richiesto e risposto ad alcune vostre curiosità. Mi auguro vi basti.

Bene Claudio, hai fatto un ottimo lavoro: il glossario e i costi sono due elementi che sicuramente devono essere trattati nel lavoro coi nostri ragazzi.

In questi giorni ho provato a buttar giù uno schema di unità didattica (dandomi pasqua come scadenza ultima del lavoro).

Ho intenzione di partire subito, per cui chiedo ai docenti interessati di farmi un fischio **(entro domenica sera)**, poi usciamo dalla lista con questo argomento specifico e ci rientriamo a cose fatte, per far conoscere a tutti i risultati.

Lo skema (bozza) dell'U.D. che ho intitolato PUBLISPOT è il seguente:

1. Skedaspot (piccola indagine per verificare in Istituto la disinformazione degli studenti su quello che mangiano... magari prendendo come campione alcune cose del bar d'Istituto).

2. Storyspot (breve storia della pubblicità da Pompei a oggi).

3. Mixspot (antologia della critica, da Eco -uno dei primi- a oggi: naturaliter solo alcuni art. o pp. di saggi veramente significativi).

4. Diziospot (glossario per capire il fenomeno).

5. Agenspot (tipologia di un'agenzia pubblicitaria: struttura, soggetti, competenze, funzioni, incassi ecc.).

6. Campaspot (strategia di una campagna pubblicitaria)

7. Howmanyspot (quanti spot si producono per giornali, tv, radio ecc.).

8. Howmuchspot (i costi della pubblicità).

9. Sponspot (sponsor e pubblicità indiretta, occulta, subliminale ecc.)

10. Speakspot (i messaggi della pubblicità, loro contenuto ideologico, valori, stili di vita, modelli di comportamento ecc.).

11. Slangspot (il gergo inventato dalla pubblicità).

12. Assospot (associazioni, leghe, cooperative ... che s'interessano del fenomeno, hanno fatto iniziative, denunce... o prodotto documenti ecc.).

13. Giuspot (attività del garante dell'editoria, leggi, codici in vigore ecc.).

14. Readspot (analisi e valutazione generale del fenomeno).

15. Ideaspot (creazione di poster, ipertesto per Internet, filmati in VHS -magari in forma di Pubblicità Progresso-, realizzazione di una campagna pubblicitaria di un prodotto reale o virtuale, simulazione di una campagna contattando un'azienda, contatti con agenzie vere e proprie ecc.).

Ho tenuto volutamente a parte gli spot della Pubblicità Progresso per non appesantire troppo il lavoro e poi perché questi spot meriterebbero un lavoro ad hoc, che potremmo anche decidere di fare next year.

Naturally spero che tu Claudio o il tuo collega Triani ci diate una mano nei momenti di particolare... bisogno. Lo fa anche il "metano", figuriamoci dei bravi giornalisti come voi.

07 Jan 98

Davide

Claudio:

>L'Associazione degli utenti pubblicitari e delle agenzie americane quattro anni fa lanciarono una campagna internazionale che suonava così:

>Quando la pubblicità fa bene il suo lavoro, milioni di persone mantengono il proprio

Davide:

non vi è alcun dubbio; la perplessità affiora quando la pubblicità diventa strumento di condizionamento collettivo, fatto che non può essere considerato "far bene il proprio lavoro" e diminuire la disoccupazione sulla pelle degli altri.

Il malessere diffuso rappresenta un "grosso affare" (se ci pensiamo, i grandi mali della "moderna" società sono induttrici di un "businness" da svariati miliardi di dollari); se ciò sta bene a tutti, perché non vivere "idioti e felici" piuttosto che consapevoli e capaci di pianificarci il futuro anziché di farcelo programmare dagli altri? Non è un sacrosanto diritto (e dovere) a che ognuno di noi possa, insieme agli altri, esercitare le adeguate pressioni verso chi "fa bene il proprio lavoro e mantiene quelli degli altri" affinché, ad es., si ridimensionino le stragi del sabato sera, non ci propinino schifezze con ciò che mangiamo, oppure sia possibile sceglierci le cure che riteniamo più opportune?

La rete sarà in grado di metterci tutti sullo stesso livello di confronto? perché chi "subisce" il messaggio pubblicitario non deve essere messo sullo stesso piano di chi detiene un sia pure limitato (o illimitato?) potere economico (la pubblicità lo è)?

Se hai compreso il valore pedagogico della mia proposta operativa (si tratta di allenare i ragazzi all'uso di comunissime tecniche di brainstorming) non ci dovrebbero essere problemi ad aver coraggio di stimolare un vero senso critico nei nostri ragazzi... Oppure hai paura che alcuni milioni di persone possano non conservare il proprio posto di lavoro?

08 Jan 98

Anna

Davide:

> (*) "Controlla il conto,
> sei tu che devi pagare.
> Punta il dito su ogni voce,
> chiedi: e questo, perché?
> Tu devi prendere il potere."

> (Bertolt Brecht)

> gradirei sentire i pareri di Anna e di Claudio, anche se quelli dei "dormienti" sarebbero comunque bene accetti...

... ho seguito il dibattito... il mio pensiero??? non credo sia molto importante, in oni caso mi piace molto la citazione di Brecht ricordata da Davide: un pizzico di "sano" pragmatismo, l'analisi è importante se finalizzata mentre la demonizzazione conduce... al concilio di Trento.

Metabolizzare il presente (di cui, ci piaccia o meno, tv e pubblicità sono parte integrante) attraverso un positivo e critico processo di "umanizzazione" sorretto da un corretto apporto civico.


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