NIMEI

extè
Extè Jeans

ITG "L. da Vinci" di Cesena
(Classe 1 C)

Prodotto: Jeans Extè.
Visual: due ragazze indossano due tipi di jeans; sono nude dalla cintola in su e, appoggiate a una parete (lo sfondo è incomprensibile), si stringono in un atteggiamento molto intimo.
Commento: ciò che colpisce di questo spot è che i jeans si vedono solo per 1/4 e che la parte centrale è costituita non dal prodotto da vendere, ma dall'atteggiamento delle due ragazze. Che forse vuole essere aggressivo. Ma allora sono i jeans lo spot o il rapporto delle due ragazze? Inoltre, fino a che punto può essere considerata realistica un'immagine di cui non si comprende assolutamente il contesto?

ITC "R. Serra" di Cesena
(Classe 2 G Igea)

Spot: Nimei la Perla (gioielli).
Due visual che portano lo stesso headline: "Helmut Newton interpreta i mondi NIMEI. NIMEI interpreta il tuo mondo". In entrambi due donne in atteggiamenti equivoci, o meglio tipici di una coppia gay. Le protagoniste sono le stesse. In basso la spiegazione dei due diversi visual:
1. "Un'unica immensa perla. Per avere tra le dita iridescenti riflessi di me".
2. "Un filo di luna. Una collana di dolcezza. Una carezza preziosissima. A queste perle è appeso il mio desiderio".

Commento
In una pubblicità di gioielli normalmente si affianca un uomo (che fa la parte del seduttore) a una donna (la sedotta). Qui invece vi sono due donne, in un atteggiamento ambiguo nel visual n.1 (tengono insieme uno specchio) e scopertamente gay nel visual 2 (una afferrra coi denti la collana dell'altra tenendole un braccio attorno alla vita). Questi spot sembrano invitare le persone a riflettere su un possibile modo alternativo di "amarsi". Cioè non abbiamo capito se le donne sono state utilizzate per reclamizzare dei gioielli o se è accaduto il contrario. Chi ce lo vuole spiegare?

nimei
Nimei

nimei
Nimei

risponde Giorgio Triani
sociologo e docente presso l'Università di Parma

Nimei ed Exté: ma il contesto dov'è? Forse inutile chiederselo, perchè i nomi sono programmatici.
La pubblicità di moda&accessori s'è mangiata tutto, tranne il marchio. Al punto che il prodotto sembra essere diventato secondario, anche per la ragione che i diversi prodotti, nell'ambito di una stessa categoria merceologica, sono più o meno tutti uguali. La differenza, appunto, la sola, la fa il marchio.
Quanto al carattere equivoco, però sin lì, perchè il richiamo alla "gaiezza" è molto scoperto, quasi urlato, si può osservare:
1) che la provocazione è coniugata al mercato: le coppie gay cominciano ad essere relativamente numerose;
2) ma se anche gli omosessuali consumano, un pò di trasgressione (immaginaria) non dispiace nemmeno agli eterosessuali;
3) se i gioeilli sono per eccellenza oggetti da innamorati, i jeans sono per definizione un capo unisex.

Italiaoggi 17/02/98

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