Giovanni Giolitti e papa Bergolio

LA STORIA CONTEMPORANEA
dalla prima guerra mondiale ad oggi


DA Giolitti A PAPA BERGOGLIO

Giovanni Giolitti fu il tentativo di mediare gli interessi dei capitalisti del nord Italia e degli agrari del sud con gli interessi degli operai e dei contadini. Ma se nei confronti degli operai si adoperò per varare alcune riforme, nei confronti dei contadini non fece nulla, se non favorendo l'emigrazione, insistendo con le repressioni e illudendo che si potesse risolvere la questione agraria con la guerra coloniale in Libia.

Quando poi s'accorse che all'interno del partito socialista si stavano imponendo le correnti più rivoluzionarie (massimalistiche) e che persino da destra la contestazione antigovernativa dei nazionalisti era molto forte (espressa in campo artistico dai futuristi, in campo letterario da D'Annunzio, Papini, Prezzolini ecc. e in campo filosofico dal neoidealismo di Croce e Gentile), preferì scendere a patti coi cattolici ("patto Gentiloni"), pur essendo stati i governi piemontesi, di destra e di sinistra, marcatamente anticlericali. Cioè preferì cedere sul terreno ideologico, piuttosto che farlo su quello politico.

Questo anche perché si era accorto che fra gli stessi cattolici vi erano correnti favorevoli al compromesso con la borghesia e col governo liberale, delle correnti cioè che pensavano, così facendo, di porre un argine al dilagare del socialismo, che, per loro, era un nemico molto più pericoloso del nazionalismo, essendo particolarmente impegnato sul terreno socioculturale, un terreno che i cattolici, già impediti dai papi a partecipare alla vita politica (non expedit), non potevano trascurare.

Il compromesso tra borghesia e cattolicesimo progressista ostacolò sicuramente la strada ai socialisti rivoluzionari di andare al potere, favorì - insieme al socialismo riformista - la partecipazione alla prima guerra mondiale e, indirettamente, determinò l'ascesa del fascismo, in quanto i popolari non fecero mai accordi coi socialisti.

Viceversa, il compromesso coi nazionalisti Giolitti lo realizzò favorendo l'entrata in guerra contro la Libia, cosa che, a sua volta, contribuì a creare il clima per partecipare alla guerra mondiale, che pur lo statista piemontese non voleva.

I cattolici apparivano "progressisti" anche perché, se si esclude l'enciclica Rerum Novarum del 1891, il papato restava nettamente contrario al governo sabaudo, responsabile d'averlo privato dello Stato della chiesa, tant'è che non ebbe scrupoli a scomunicare quegli esponenti del clero o quei laici credenti che professavano idee troppo vicine o all'ideologia borghese o a quella socialista (vedi i fautori della democrazia cristiana e del Modernismo). Pio X, nel 1904, fece chiudere persino l'Opera dei Congressi, che solo con la direzione Grosoli, dopo anni d'assoluta intransigenza, aveva cercato d'imboccare la via del superamento del clericalismo. Insomma da un lato il papato non voleva alcun rapporto coi modernisti, dall'altro voleva fare un piacere a Giolitti, col quale si poté inaugurare una politica clerico-moderata.

La cosiddetta "questione romana" verrà risolta politicamente solo dal Concordato del 1929, con cui si realizzò il connubio tra fascismo e clericalismo (lo Stato diventava corporativo e confessionale): la religione cattolica era a "fondamento e coronamento" di uno Stato fortemente nazionalista e autoritario, che ambiva a porsi in alternativa ai cosiddetti "paesi plutocratici" come Francia e Gran Bretagna, oltre che ovviamente a quelli socialisti di stato. Un partito cattolico come quello popolare di don Sturzo andava semplicemente chiuso.

Ma dal punto di vista sociale e culturale il compromesso tra prassi borghese e ideologia cattolica avverrà soltanto col Concilio Vaticano II, che legittimerà la nascita del cristianesimo-borghese, contro cui cercherà d'opporsi, invano, papa Wojtyla, col proprio vetero-integralismo politico-religioso di matrice polacca, cui il socialismo craxiano opporrà una timida revisione del Concordato, eliminando quei due odiosi aggettivi che sanzionavano la confessionalità dello Stato ("timida" perché di fatto l'art. 7 della Costituzione rimaneva intonso).

Dopo la parentesi scialba, dal punto di vista mediatico, di papa Ratzinger, il cui pontificato rimase ideologicamente molto conservatore, si assiste ora, con papa Bergoglio all'ennesimo tentativo di far recuperare credibilità a una chiesa minata da scandali d'ogni tipo e da forme di corruzione sempre più accentuate. Si è capito che, per sopravvivere, era meglio recuperare qualcosina del cattolicesimo terzomondista (dopo le tante reprimende ai danni della teologia della liberazione). Ancora non si vuole ammettere che è il sistema in sé della chiesa romana che va superato.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/12/2018