Le virtù delle piante
Nelle campagne emiliane, fino al secolo scorso, ogniqualvolta nasceva una bambina, il capo famiglia piantava un pioppo, affinché il legno costituisse la sua dote di futura sposa.
L'albero può altresì simboleggiare la femminilità: infatti un'antica tradizione cinese faceva corrispondere ad ogni donna un albero, ì cui fiori erano il presagio dei figli, ch'essa avrebbe avuto.
'Figli dei fiori' erano chiamati dai romani gli illegittimi e dagli ebrei 'figli delle erbe'.
Ricorderemo poi che alcune erbe, quali la verbena, avevano il potere di rendere invulnerabili: infatti gli ambasciatori romani di pace erano chiamati 'verbenari', poiché si presentavano all'avversario tenendo in mano un ramo di verbena, simbolo di immunità.
Mediante la simbologia di piante e fiori i giovani si sentivano liberi di esprimere sentimenti e giudizi riguardanti le fanciulle da marito della loro comunità; qualche volta l'usanza poteva assumere toni piuttosto aggressivi, come nel caso delle schernete friulane.
La felce invece rendeva invisibili, come dice uno dei personaggi di Shakespeare nell'Enrico IV: "Noi abbiamo raccolto i semi della felce, per loro noi siamo invisibili."
E persino il libro della Genesi riporta la memoria dell'uso superstizioso delle mandragole, dette pomi d'amore, assai ricercate dalle donne per le loro facoltà fecondatrici.
Molte piante furono oggetto di culto, essendo ritenute antropogoniche, cioè generatrici della specie umana: ad esempio alcune popolazioni aborigene indiane ritenevano che il loro progenitore fosse un bambù, altre una zucca, oppure una mimosa.
Plinio il vecchio scrive che a Roma era venerato un fico cresciuto nel foro imperiale, perché si diceva che alla sua ombra si fosse riposata la lupa mentre allattava Romolo e Remo. Presso le popolazioni latine il fico divenne dunque l'albero fecondatore per eccellenza: col suo legno venivano fabbricati amuleti propiziatori.