Tradizioni e leggende popolari riguardanti alberi e piante
Tradizioni e leggende popolari
riguardanti alberi e piante
La quercia fu fin dai
tempi antichi tenuta in grande onore e nel Medio Evo anche a Bologna era consuetudine
pubblicare i bandi e organizzare liberi commerci sotto di essa, mentre nel contado i
maggiorenti si riunivano all'ombra dell'albero per discutere le faccende del governo.
L'ulivo: le sue foglie
servono a scongiurare i temporali e con la sua cenere si copre il capo dei credenti nel
giorno della Quaresima. Una leggenda afferma che l'ulivo deve essere piantato da una
vergine e i suoi frutti raccolti da giovanetti innocenti.
I pioppi anticamente
venivano piantati dal capo famiglia allorché nasceva una bambina e venivano abbattuti e
venduti quando la ragazza andava sposa per farle una dote.
Il noce: i passanti non
sostavano mai sotto di esso, poiché si riteneva che il luogo fosse contaminato dai
convegni notturni delle streghe. La devozione popolare riabilitò il noce dedicandolo a
San Lorenzo.
La campanula bianca,
chiamata bastoncino di San Giuseppe, è venerata perché si vuole che il suo fusto
servisse da bastone a San Giuseppe e gli fiorisse in mano allorché ricevette dall'angelo
l'annunzio che egli doveva divenire lo sposo della Madonna.
La sabina e la valeriana hanno fama d'esser manipolate dalle streghe e la ruta ha
necessità per crescere e fiorire di essere piantata con un accompagnamento di ingiurie e
maledizioni. La ruta è nemica delle serpi: quando la donnola vuole combattere
contro di esse, mangia ruta o su di essa si strofina.
L'artemisia serve
invece per il pronostico degli ammalati, sotto il guanciale dei quali si mettono le sue
foglie. Se essi si addormentano, guariscono, se restano svegli, muoiono.
Il rosmarino ha fama
ancora migliore, poiché i suoi fiori posti sul cuore, a pelle nuda, arrecano felicità.
L'erba mandragola nelle
regioni appenniniche del lago Scaffaiolo è considerata un potente rimedio contro i
temporali e le bufere. I pastori del luogo guardano di mal occhio gli escursionisti,
temendo che essi raccolgano la mandragola e più volte, dopo una tempesta, hanno aggredito
brutalmente i malcapitati, ritenendoli responsabili delle perturbazioni atmosferiche.
(Da Oreste Trebbi - Giuseppe Ungarelli, Costumanze
e tradizioni del popolo bolognese, Bologna 1921)