LA SCIENZA OCCIDENTALE

IDEE PER UNA SCIENZA UMANA E NATURALE


LA SCIENZA OCCIDENTALE

Oggi la scienza occidentale è tanto più specialistica quanto più inutile. Cioè la sua utilità è strettamente legata agli interessi di potere, politico o economico, dell'occidente e quindi a una parte relativamente ristretta del mondo.

La scienza occidentale è diventata "di parte" (o forse lo è sempre stata), nel senso che non si pone al servizio degli interessi della comunità internazionale, anzi li danneggia.

Le ricerche sono diventate ormai così settoriali che gli investimenti per sostenerle sono assolutamente sproporzionati rispetto alla ricaduta positiva sulla gran parte del genere umano dei risultati che si ottengono. Non è quindi una scienza conveniente sul piano economico.

Peraltro non si tiene neppure in considerazione che gli sviluppi progressivi della scienza occidentale contribuiscono non a risolvere ma ad accentuare i problemi del Terzo mondo, che sono poi i problemi causati dallo stesso rapporto ineguale tra Nord e Sud e che, se non risolti, porteranno al crollo dell'occidente e della sua stessa scienza.

L'occidente sbandiera la propria scienza come un qualcosa di "universale", quando tutti sanno che l'universalità delle cose non è data tanto dalla loro diffusione quanto piuttosto dalla loro facilità d'uso, e soprattutto dalla loro riproducibilità - e questo, con l'alta specializzazione tecnologica della scienza occidentale, oggi non è più possibile.

Nell'ambito dell'imperialismo la scienza occidentale è in grado di riprodursi facilmente nei paesi del Terzo mondo grazie alle filiali delle multinazionali, che concentrano nelle mani di poche persone l'enorme bagaglio di conoscenze acquisite in occidente.

Tuttavia questa scienza esportata non serve alle nazioni che ospitano le multinazionali, se non alle poche persone che ne ricavano un guadagno indiretto. Serve piuttosto alle multinazionali e ad arricchire il personale che lavoro attorno a queste imprese, che è sempre un numero ristretto di persone.

Il capitalismo appare ogni giorno di più come un sistema economico mondiale che serve gli interessi di una fascia limitata di persone.

Il prossimo sistema economico dovrà dunque essere basato su una "democrazia sociale", cioè non meramente "politico-parlamentare". Ci vorrà una democrazia di tipo "diretto", non "delegato", una democrazia "autogestita", non "centralizzata", una democrazia basata sulle leggi di autovalorizzazione non del capitale ma dello stesso essere umano.

PER UN SUPERAMENTO DEI LIMITI DELLA SCIENZA OCCIDENTALE

Tempo fa si diceva che la religione non è una scienza, per cui non può unire gli uomini, ma soltanto dividerli. Anzi, è già molto che una fede religiosa riesca a tenere uniti gli stessi credenti che la professano, poiché la storia sta lì a dimostrare con infiniti esempi proprio il contrario: basti vedere le enormi diversità che caratterizzano le tre fondamentali correnti cristiane: ortodossa, cattolica e protestante.

Essendo soltanto un riflesso di interessi materiali di parte, la religione, come ogni altra ideologia non umanistica o non democratica, tutela sempre le classi privilegiate, anche quando sostiene, in via di principio, per ingannare le masse, di voler fare il bene comune.

D'altra parte non esistono ideologie, neppure quelle che si dicono "proletarie", che di per sé garantiscano contro gli abusi pratici che dei loro principi si può fare; e gli abusi avvengono, in genere, proprio da parte di chi si sente coinvolto in prima persona nella realizzazione di quei principi.

Oggi però sarebbe stupido sostenere che la scienza ha più capacità di unire che non la religione. La scienza cui si fa generalmente riferimento, quando se ne parla, è una sola: quella occidentale, cioè quella sorta con la teorizzazione galileiana dello sperimentalismo induttivo. La concezione di "scienza" che abbiamo ancora oggi è quella che considera l'uomo superiore alla natura e questa un oggetto di sfruttamento puro e semplice.

Come noto, le religioni hanno contrastato questa posizione non perché considerassero la natura superiore all'uomo (per trovare una concezione del genere bisogna risalire alle primitive religioni animistiche o totemiche, forse le uniche vere "religioni", in quanto quelle monoteistiche sono delle vere e proprie "teologie", specie il cristianesimo), quanto perché nella pretesa superiorità dell'uomo sulla natura, la scienza tendeva a escludere la dipendenza dell'uomo nei confronti di qualsivoglia divinità.

Le religioni monoteistiche si sono opposte allo sviluppo della scienza non per difendere la natura o l'uomo naturale, ma per un interesse di parte, in quanto l'ateismo della scienza faceva perdere loro prestigio, credibilità e, in definitiva, potere politico e culturale.

Ecco perché oggi una qualunque critica alle teorie scientifiche che pongono l'uomo al di sopra della natura non ha bisogno, per essere efficace, di rifarsi a qualche ideologia religiosa. Oggi la scienza occidentale va contestata dal punto di vista dello stesso umanesimo laico che l'ha generata, anche se con tale umanesimo, all'inizio, si pensava che l'uomo potesse fare a meno di una qualsivoglia dipendenza non solo da dio ma anche dalla natura.

Nel secolo XVI l'umanesimo laico era di tipo borghese, cioè settario, immaturo, condizionato dall'arroganza di ciò che, sul piano religioso, l'aveva preceduto nei secoli: il cattolicesimo-romano, che a quell'epoca cominciò ad assumere la forma esteriore del protestantesimo, molto più adatta alla pratica individualistica della classe borghese.

Oggi dobbiamo darci una sorta di ideale di vita che vada al di là non solo di ogni religione, ma anche della stessa scienza occidentale, poiché se ciò che si presume "scientifico" si pone contro gli interessi riproduttivi della natura e quindi, di conseguenza, dello stesso genere umano, di "scientifico" questa teoria e questa prassi (che è la tecnologia) non hanno proprio nulla. Oggi dobbiamo considerare come autenticamente "scientifico" solo ciò che tutela un rapporto equilibrato tra natura e uomo.

Sembra un dire banale, scontato, eppure, se guardiamo lo sviluppo del marxismo-leninismo, ci si accorgerà di quanto questo dire risulti praticamente sconosciuto a questa ideologia, che pur indubbiamente, per chi è "proletario", resta la punta più avanzata della riflessione teorica europea.

I classici del marxismo non hanno mai messo in discussione la superiorità dell'uomo sulla natura, che si pensava definitivamente acquisita proprio in virtù della rivoluzione tecno-scientifica.

Oggi una qualunque realizzazione del socialismo democratico non può tenere in considerazione soltanto le problematiche della giustizia sociale ed economica, deve anche porre all'ordine del giorno il rapporto uomo-natura, connesso al quale vi è il discorso, ben più complessivo, riguardante il senso generale della civiltà industriale.


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 14/12/2018