DECALOGO PER FAR CRESCERE UN BAMBINO

PER LA RIFORMA DELLA SCUOLA
pubblica laica territoriale


DECALOGO PER FAR CRESCERE UN BAMBINO

  1. Non si può pretendere di fare troppi ragionamenti con un bambino molto piccolo: anzitutto deve capire che cosa può e non può fare, eseguendo alla lettera delle direttive sufficientemente precise. I ragionamenti si fanno col tempo, man mano che cresce. Anche perché quanto più il contesto sociale in cui ci si trova a vivere è difficoltoso e complicato, tanto più importante diventa la sicurezza, l'integrità psico-fisica.
  2. Più peso si danno ai suoi capricci, più attenzioni lui ci richiederà, in un crescendo continuo, che finirà con l'insoddisfare chi chiede e con l'esasperare chi offre.
  3. Se lo si minaccia di una qualche punizione e poi, all'occasione, non la si esegue, penserà che abbiamo scherzato e che lo faremo anche la prossima volta.
  4. Più che la vicinanza, il bambino deve capire la distanza che lo separa dall'adulto. Non ci si può abbassare al livello di un bambino più di quanto il bambino non debba alzarsi al livello dell'adulto. La prossimità va guadagnata con fatica.
  5. Il bambino deve capire quanto prima che l'autonomia è più importante della dipendenza. E l'autonomia la si apprende interiorizzando una certa scansione del tempo, una certa ritualità nelle azioni.
  6. Qualunque occasione, buona o cattiva che sia, deve servire per responsabilizzarlo, cioè per fargli capire quali sono i limiti entro cui può muoversi.
  7. I bambini più grandi sono responsabili nei confronti di quelli più piccoli, almeno finché non si dimostra che per motivi oggettivi non potevano esserlo.
  8. Un adulto che non riesce ad applicare questi principi elementari, deve chiedersi se il motivo non stia nel fatto d'aver avuto un'educazione troppo permissiva.
  9. Un adulto deve sempre chiedersi se sia preferibile che il bambino impari a vivere grazie ai propri errori o non piuttosto grazie a indicazioni che può ottenere da un adulto.
  10. Un adulto deve capire di non poter riversare sui propri figli né le proprie frustrazioni né le proprie aspettative, e che, nonostante questo, egli non può esimersi dall'impartirgli l'educazione in cui crede. Ritenere che il bambino vada lasciato libero di autoeducarsi, significa esporlo, senza criterio, a tutte le influenze esterne, che sono sicuramente superiori alle capacità o possibilità di una singola famiglia. Neppure se tutte le influenze esterne fossero positive, un bambino dovrebbe essere lasciato solo ad autoeducarsi. D'altra parte un figlio non appartiene ai genitori più di quanto non appartenga all'intera società. I figli vanno educati, non assecondati, e i genitori stessi vanno educati a educare, facendo superare loro gli inevitabili conflitti interiori.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Formazione
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Aggiornamento: 10/02/2019