E' POSSIBILE FINANZIARE CON LE PROPRIE TASSE LA PROPRIA SCUOLA?

PER LA RIFORMA DELLA SCUOLA
pubblica laica territoriale


E' POSSIBILE FINANZIARE CON LE PROPRIE TASSE LA PROPRIA SCUOLA?

Di regola, le persone cosiddette "laico-democratiche" rifiutano l'idea di dover finanziare le scuole coi soldi pubblici, poiché ritengono che ogni scuola privata sia "ideologica", cioè di parte.

Sarebbe qui inutile aprire una parentesi sull'effettiva "a-confessionalità" di uno Stato centralista e strettamente legato alla cultura borghese.

Da secoli il dibattito culturale nazionale ondeggia fra due Scille integraliste: quella appunto "borghese" e quella "cattolica", alle quali s'è poi aggiunta l'ideologia marxista, che rivendica il primato assoluto della politica su tutto, ivi inclusa la coscienza morale.

E' inutile discutere su tali cose poiché sarà la storia a decidere quanta importanza abbia l'umano sul politico, il sociale sull'individualismo borghese, la laicità sul clericalismo.

Qui forse varrebbe la pena affrontare la vexata quaestio circa la legittimità dell'art. 33 della Costituzione, ponendo in essere un'argomentazione molto pratica e concreta.

E cioè a dire: posto che il principio educativo inevitabilmente viene concepito in maniera "partigiana" e che l'idea di attenuare tale "faziosità" mediante l'istituzione di una scuola statale (che si presumeva super partes) s'è rivelata illusoria (giacché lo Stato centralista non ha fatto altro che imporre la propria "cultura" su tutte le altre), per quale motivo si violerebbe la Costituzione permettendo ad ogni famiglia (o gruppo sociale) di sostenere l'educazione che predilige?

L'unico vero scoglio che s'oppone a detta considerazione è -come noto- il seguente: una determinata scuola privata (p.es. cattolica) non può essere finanziata coi soldi di chi ha deciso di mandare il proprio figlio in un'altra scuola (o comunque di chi "cattolico" non è).

Tuttavia, se il problema è solo di questo tipo, e non più quello di come garantire il "pluralismo delle idee" nella scuola statale (che si è rivelata del tutto incapace di garantirlo), allora la soluzione può essere più semplice di quel che non si creda: realizziamo il federalismo fiscale, permettendo alle famiglie di finanziare, in toto, con le proprie tasse le proprie scuole. (La defiscalizzazione delle rette d'iscrizione, proposta da certi ambienti di destra, è del tutto insufficiente).

Fatto questo, lo Stato, dal canto suo, dovrà unicamente accertarsi che il livello di istruzione sia il più possibile omogeneo a livello nazionale, nel senso cioè che non ci si può diplomare senza conoscere determinate cose (i cosiddetti "obiettivi minimi").

Lo Stato, in altre parole, dovrebbe assolutamente evitare di sindacare sul merito dei contenuti trasmessi.

Naturalmente qualcuno obietterà che in tal modo verrebbero a crearsi tante scuole private, confessionali, l'un contro l'altra armata, e che non esisterebbe più una cultura democratica, una "società aperta".

Si può rispondere anzitutto che tali scuole sarebbero non private bensì pubbliche, perché pagate con le tasse di tutti i cittadini e non coi redditi dei più abbienti e con fondi pubblici surrettizi.

In secondo luogo si potrebbe dire che solo in teoria tali scuole sarebbero confessionali; in pratica bisognerebbe vedere caso per caso.

Non rischia forse di cadere nel dualismo manicheo il ragionamento di chi sostiene che una scuola è confessionale solo perché privata e laica solo perché statale? Sarebbe come dire che la Rai offre un servizio migliore di Mediaset solo perché pubblica.

Se una scuola sforna studenti ottusi o intelligenti, ciò non può dipendere, sic et simpliciter, dal suo carattere "privato" o "statale".

Tutti i maggiori tentativi d'innovazione didattica, nel campo della moderna pedagogia, non sono certo avvenuti col placet dello Stato. Né si può affermare che il fior fiore delle istituzioni scolastiche statali, e cioè i Licei, abbiano prodotto soltanto studenti progressisti, lungimiranti, sensibili al "bene comune" ecc.

Lasciamo dunque che siano il mondo del lavoro, la vita sociale, culturale e politica a stabilire, col tempo, se una scuola contribuisce veramente alla formazione dell'homme-citoyen o non piuttosto a una sua caricatura.

Scuola statale e scuola privata debbono entrambe risolversi nella sintesi della vera scuola pubblica.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Formazione
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Aggiornamento: 10/02/2019