PER LA RIFORMA DELLA
SCUOLA
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Il sacrificio di Wanjiru La fiaba Il sole era molto caldo, e non pioveva, così le messi morivano e la fame era
grande. Ma c'era un giovane guerriero che amava Wanjiru, e non cessava di
piangerla, dicendo: "Wanjiru è perduta, e la sua stessa gente ha fatto questo." Successe che il giorno dopo c'era una grande
danza, e il suo innamorato andò con gli altri. Ma la madre e la ragazza
aspettarono che tutti fossero andati alla danza e la strada fosse deserta.
Allora uscirono di casa e si cacciarono nella folla. Quando i parenti videro Wanjiru dissero: "Quella è certamente Wanjiru che avevamo perduta." E le si
strinsero attorno per salutarla, ma il suo innamorato li allontanò a botte,
perché disse: "Avete venduto Wanjiru in modo ignobile." (Fiaba centroafricana, tratta da Fiabe dal mondo, Einaudi) Riassunto interpretativo C'era in un paese centro-africano un grave problema ambientale da risolvere, che aveva ripercussioni sociali: una siccità triennale aveva portato una tribù alla fame. Non sapendo più come fare, il popolo andò dallo stregone, che, facendo mostra di possedere poteri divinatori, svuotò varie zucche del loro contenuto, leggendo il quale disse d'aver trovato la soluzione: se si voleva davvero la pioggia, bisognava comprare la fanciulla Wanjiru e, a tale scopo, ognuno doveva portare con sé una capra. Ufficialmente dunque a tutti era noto che per comprare Wanjiru ci volevano tante capre. Ma lo stregone aveva mentito: si tratta in realtà di sacrificarla e le capre sarebbero dovute soltanto servire per ostacolare l'inevitabile resistenza da parte dei genitori di lei. Il motivo per cui lo stregone volesse sacrificare proprio Wanjiru nessuno lo sa. Si sa soltanto che, esclusi i parenti di lei, nessuno fece obiezione. Forse Wanjiru apparteneva a una famiglia (o clan) benestante, che aveva saputo affrontare la carestia meglio degli altri, magari sfruttando proprio il lavoro altrui, oppure Wanjiru era semplicemente una ragazza che aveva un modo di fare che ai detentori del potere e alla maggioranza della tribù non piaceva. O forse avevano cercato di colpire quella che a loro appariva il soggetto più debole, il cui sacrificio non avrebbe incontrato una forte opposizione. Fatto sta che quando la tribù si ritrovò sulla collina, la ragazza cominciò a sprofondare nel terreno: era una trappola per farla morire, un modo di trovare soddisfazione alle proprie frustrazioni, una sorta di capro espiatorio da utilizzare nei momenti più drammatici della vita, nella convinzione che gli dèi avrebbero placato la loro ira. I genitori e i parenti cercarono d'intervenire, ma tutti gli altri li ostacolavano, interponendo fra loro e la ragazza la mandria di capre, cioè il loro potere. Wanjiru morì dicendo che la sua stessa gente l'aveva uccisa. Dopodiché venne una pioggia incessante e la tribù credette che quella pioggia fosse appunto dipesa dal sacrificio espiatorio compiuto. Ma in mezzo alla tribù o forse appartenente a un'altra tribù c'era un giovane guerriero che amava Wanjiru. Si mise a cercarla proprio là dov'era scomparsa, e ad un certo punto scomparve anche lui. Si era come ucciso dalla disperazione, o forse stava escogitando qualcosa per riportare alla luce la memoria della sua ragazza. La ritrovò in una lunga strada sottoterra, cioè dopo molte fatiche: era in uno stato da far pietà, con le vesti tutte stracciate, come non s'era mai vista. Decise di riportarla in superficie, chiedendole di non tornare più tra la sua gente. Di notte il giovane guerriero la portò nella propria casa, impedendo a chiunque di vederla. Ma la madre del giovane lo pretese ugualmente, sicché dopo un po' lo seppe tutto il villaggio. Durante una festa importante molti cercarono di avvicinare Wanjiru, ma il giovane lo impediva con la forza. La ragazza stette per un po' in casa del giovane, dove non le mancava assolutamente nulla, ma un giorno i genitori di lei vennero a chiedere che se ne tornasse a casa propria. Il giovane lo permise, ma solo a condizione che i genitori accettassero il prezzo d'acquisto e gli permettessero di sposarla. E così fu. Commento finale Questa non è una storia molto diversa da quella descritta nei vangeli. Wanjiru è Gesù Cristo. Il popolo è il Sinedrio. Lo stregone è il sommo sacerdote. Si uccide Wanjiru-Cristo con l'inganno, facendo passare l'esecuzione per un atto giusto e necessario per tutto il popolo. Ma qualcuno non ci sta: un giovane guerriero, avverso alle credenze tradizionali, giudicate troppo superstizione, troppo primitive, fa resuscitare Wanjiru-Cristo, dopo aver deciso di cambiare totalmente vita (come Paolo sulla strada di Damasco). Quando fa rivivere Wanjiru, alcuni si pentono d'averla sacrificata e cercano di riconciliarsi col giovane, il quale accetta sì di perdonarli, ma non senza prima aver chiesto che Wanjiru diventi di sua proprietà. Ora infatti era lui a essere diventato il nuovo stregone. La sua idea di resurrezione doveva sostituire tutte le altre idee religiose. Bibliografia
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