STUDI LAICI SUL CRISTIANESIMO PRIMITIVO
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I MACCABEI

Menorah, il candelabro ebraico a otto braccia
Menorah, il candelabro ebraico a otto braccia

I Maccabei furono una dinastia ebraica che guidò la ribellione della Giudea contro il re Antioco IV Epifane nel II secolo a.C. La dinastia governò la Giudea con questo nome dal 166 al 134 a.C., restaurando le istituzioni politiche e religiose dell'antico Israele.

La loro storia è raccontata soprattutto nel I e nel II libro dei Maccabei. Dopo essere stati sconfitti dai romani, i Seleucidi furono costretti al pagamento di un esorbitante indennità di guerra e per rastrellare il denaro occorrente, non esitarono a saccheggiare i templi. Il re seleucide Antioco IV, in cambio di privilegi concessi all'élite ebraica ellenizzata, riuscì ad impadronirsi del tesoro del tempio di Gerusalemme, che fece sconsacrare e adibire al culto pagano di Zeus Olimpo. Il sacerdote Matatia uccise l'apostata ebreo preposto al nuovo culto e si rifugiò sui monti insieme ai suoi cinque figli e a numerosi seguaci, dando l'avvio alla rivolta.

Alla morte di Matatia (166 a.C.), suo figlio Giuda guidò i ribelli alla vittoria contro l'esercito seleucide, occupò Gerusalemme e riconsacrò il tempio al culto di Yahwè (164 a.C.); in memoria di questi eventi fu istituita la festa di Hanukkah. Le grandi capacità di condottiero implacabile contro i nemici valsero a Giuda il soprannome di Maccabeo (martello, martellatore) che poi passò all'intera famiglia.

Giuda Maccabeo morì in battaglia nel 161 a.C. e gli succedette il fratello Gionata che, servendosi di alleanze con i nemici di Demetrio I, tenne a bada il monarca seleucide prima di essere assassinato. L'ultimo dei figli di Matatia, Simone, sconfisse una spedizione di Antioco VII, ma morì nei disordini successivi (134 a.C.).

Con la salita al trono di suo figlio Giovanni Ircano, inizia la dinastia degli Asmonei come furono chiamati i discendenti dei Maccabei, dal nome di un loro antenato (Asmon). Giovanni ampliò notevolmente il regno di Giudea portandolo alla sua massima potenza. Gli succedettero i figli: per breve tempo il sanguinario Aristobulo, che prese il trono dopo aver ucciso la madre ed il fratello maggiore, quindi suo fratello minore Alessandro Jannai, non meno sanguinario, che parteggiò per i sadducei nelle loro lotte contro i farisei.

Alla sua morte, Salomè Alessandra, che era stata moglie di entrambi, salì al trono nel 78 a.C. e favorì invece i farisei. Il figlio Giovanni Ircano II divenne re e sommo sacerdote, ma fu contrastato dal fratello Aristobulo II. Ne scaturì una guerra civile che offrì a Roma il pretesto per intervenire e Gerusalemme fu quindi conquistata da Pompeo nel 63 a.C.

I SELEUCIDI

Frontespizio di una Bibbia ebraica del XIV sec. con la prima parola del Genesi: "Bereshit" ("In principio")
Frontespizio di una Bibbia ebraica del XIV sec. con la prima parola del Genesi: "Bereshit" ("In principio")

I Seleucidi furono una dinastia ellenistica che regnò sulla parte orientale dei domini di Alessandro Magno.

Dopo la sua morte (323 a.C.), il potere effettivo passò nelle mani dei suoi generali, detti diadochi, che si divisero le sue immense conquiste. La Persia fu suddivisa tra vari governatori (satrapi) delle province, tra i quali emerse presto la figura di Seleuco, satrapo di Babilonia.

Seleuco si fece incoronare re di Babilonia e nel 306 a.C. impose la sua autorità su tutte le province orientali. Nel 301 a.C. Antigono Monoftalmo, che governava l'Asia Minore e la Siria, fu sconfitto da una coalizione degli altri diadochi e Seleuco si impossessò della Siria dove, sulle rive dell'Oronte, fondò Antiochia in onore di suo padre.

L'impero di Seleuco raggiunse la sua massima estensione nel 281 a.C., quando Lisimaco, signore di Tracia e Asia Minore, fu sconfitto e ucciso alla battaglia di Corupedio; Seleuco inglobò nei suoi possedimenti l'Anatolia e si apprestava a invadere le terre europee di Lisimaco, quando fu assassinato, ormai ottantenne, da un sicario dell'egiziano Tolomeo Cerauno.

La corona passò al figlio Antioco I e da questi al figlio Antioco II, che regnarono con il titolo persiano di Gran Re su un impero che si estendeva dall'Afghanistan al Mar Egeo. Durante quegli anni, l'attenzione dei Seleucidi fu concentrata a occidente per le ripetute guerre con l'Egitto tolemaico e un'invasione di Galli in Asia Minore.

Ne approfittarono i satrapi delle province più orientali per rendersi indipendenti: Diodoto fondò il regno della Battria, che sopravvisse fino al 125 a.C., e la dinastia arsacide fondò in Partia un piccolo ma agguerrito stato che presto avrebbe soppiantato quello seleucide. Sotto Seleuco II la crisi proseguì con la sconfitta nella guerra contro Tolomeo III e con la guerra civile contro il proprio fratello Antioco Ierace. Nel frattempo i Galli si erano stabiliti saldamente in Galazia e le province di Bitinia, Ponto, Cappadocia e Pergamo si erano rese quasi indipendenti.

Antioco III il Grande, salito al trono nel 223 a.C., riuscì però a restaurare l'autorità e la gloria dei Seleucidi. Nonostante la sconfitta alla battaglia di Raphia contro Tolomeo IV, intraprese un'epica campagna decennale in oriente (anabasi), durante la quale sottomise le province ribelli di Partia e Battriana. Al suo ritorno, nel 205 a.C., approfittò della minorità di Tolomeo V e si alleò con Filippo V di Macedonia per scacciare i Tolomei dalla Celesiria, che finì sotto il suo controllo dopo la battaglia di Panion nel 200 a.C.

A seguito della sconfitta del suo alleato macedone ad opera dei romani, Antioco invase la Grecia per rivendicare la supremazia su tutti i domini di Alessandro Magno. Questo passo segnò l'inizio della sua disfatta. Sconfitto rovinosamente alla battaglia di Magnesia, fu costretto a cedere i territori in Asia Minore, a mandare ostaggi a Roma e a pagare un'esorbitante indennità di guerra. Antioco III morì nel 187 a.C.

Suo figlio e successore Seleuco IV trascorse gli anni di regno alla ricerca del denaro per pagare l'indennità a Roma, arrivando a saccheggiare i templi e facendo guadagnare alla dinastia l'odio dei sudditi; finì assassinato dal suo ministro Eliodoro. Antioco IV, noto per il tentativo di ellenizzazione e la conseguente guerra contro i Maccabei, cercò di restaurare i domini seleucidi, ma morì durante il tentativo. Dopo la sua morte l'impero fu preda di rovinose guerre interne fomentate dai romani e dagli egiziani, mentre i Parti conquistavano e sottomettevano la gran parte delle province orientali.

Nel 140 a.C. Demetrio II raccolse tutte le sue forze per fermare l'avanzata dei Parti, ma fu sconfitto e catturato. Babilonia divenne provincia partica. Antioco VII fece un ultimo tentativo di ristabilire i domini seleucidi, ma dopo alcuni successi iniziali fu sconfitto definitivamente da Fraate II nei pressi di Ecbatana. Finiva così il periodo ellenistico dell'Iran. Gli ultimi cinquanta anni della dinastia trascorsero nell'agonia delle guerre civili per il controllo di ciò che restava dei suoi domini, una porzione della Siria, fino all'annessione romana nel 64 a.C.

Fonti

Primo Andrea, La storiografia sui Seleucidi da Megastene a Eusebio di Cesarea, 2009, Fabrizio Serra Editore

Costantino Biglietto (morto nel 2019)


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Nuovo Testamento - Sez. Religioni - Sez. Storia
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