LA GRECIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Storia ed evoluzione della Grecia classica


1- Il cammino di Atene verso la democrazia

Abbiamo già parlato dei mutamenti sociali e (conseguentemente) anche politici avvenuti all'interno della principale polis attica, Atene, nel periodo che va dall'arcontato di Dracone fino a quello di Solone. Va ricordato poi come tale città, pur non essendo l'unico centro urbano presente in tale vasta regione (altri furono ad esempio Maratona, Eleusi, Tetrausi, ecc.), ne fosse in ogni caso il solo capoluogo [1], il centro cioè delle attività politiche riguardanti l'Attica nel suo complesso!

Dopo la guida illuminata di Solone, il quale aveva tentato (con un successo peraltro soltanto parziale) di ridare alla vita politica e sociale di Atene parte almeno di quell'armonia o concordia che aveva lentamente perduto nei secoli precedenti, a causa soprattutto dello sviluppo di notevoli squilibri nella distribuzione della proprietà terriera, fu la volta della tirannide di Pisistrato. Dotato senza dubbio di grande statura politica, questi favorì con la propria azione soprattutto la crescita economica e sociale dell'Attica, determinandone anche però un temporaneo arretramento politico, in direzione di un regime tirannico e assolutistico, seppur tollerante.

Cariatidi

La fine della tirannide instaurata da Pisistrato (e proseguita poi con i suoi due figli: Ipparco e Ippia), sfociò tuttavia in tempi relativamente brevi nell'instaurazione di un regime completamente nuovo anche per le tradizioni politiche ateniesi (tanto più, quindi, per quelle degli altri stati della madrepatria) : il regime democratico. Una trasformazione questa, che si dovette essenzialmente a un vasto movimento di rinnovamento politico guidato da Clistene, personaggio appartenente a una delle famiglie più potenti dell'Attica, quella degli Alcmeonidi.

Merito essenziale di Clistene fu quindi la prima apparizione della democrazia ateniese, divenuta ben presto modello e sprone per le molte rivoluzioni democratiche avvenute in Grecia.

- La tirannide

Le riforme soloniane - pur costituendo senza dubbio delle acquisizioni stabili per l'asseto costituzionale e politico della città-stato ateniese - non avevano risolto definitivamente i profondi contrasti sociali che laceravano l'Attica dal suo interno. Soprattutto, restava ancora vivo lo scontento dei ceti più poveri, quali i teti e i piccoli proprietari, i quali, pur affrancati dall'incubo della schiavitù per debiti, per il resto non avevano visto migliorare sensibilmente le proprie condizioni patrimoniali.

Ciò non deve stupire, dal momento che l'obiettivo di Solone era stato in realtà quello di potenziare sia economicamente che politicamente soprattutto i ceti emergenti, legati essenzialmente ad attività urbane quali il commercio e l'artigianato, come dimostra chiaramente l'instaurazione da parte sua di un regime di tipo timocratico (nel quale è appunto il possesso patrimoniale a definire l'influenza politica dei singoli cittadini).

Come vedremo meglio più avanti, quando parleremo delle riforme territoriali di Clistene, la popolazione dell'Attica era geograficamente divisa fra tre differenti regioni, a ciascuna delle quali corrispondeva un diverso gruppo sociale: da un parte vi era la popolazione delle montagne (paralii), costituita soprattutto dai piccoli proprietari di terre; dall'altra vi era quella della pianura (pediaci), dominata prevalentemente dai poteri dei grandi latifondisti; e infine vi era la popolazione delle coste (diacri), dedita in gran parte ad attività di carattere commerciale.

A ciascuna di tali zone poi, corrispondeva una famiglia dominante. Nelle zone pianeggianti per esempio, prevalevano gli Alcmeonidi, mentre in quelle montuose era molto forte l'influenza dei Pisistratidi.

E fu appunto da questa seconda famiglia che provenne la prima e unica dinastia di tiranni - il cui capostipite fu appunto Pisistrato - che conquistò il potere in Atene.

L'ascesa politica di Pisistrato fu lenta e tortuosa, prodotto della capacità del tiranno di sfruttare le opportunità fornitegli via via dalle situazioni in cui si trovava. Iniziata la propria carriera nell'esercito, e guadagnatasi la stima popolare con le imprese legate alla conquista di Salamina (un'isola a metà strada tra Atene e Megara, da esse contesa da lungo tempo), egli riuscì a ottenere dal popolo una scorta personale, che gli servì in seguito per attuare il colpo di mano che lo trasformò tiranno (560). Costante rimase, soprattutto nel momento della ricerca del potere personale (prima cioè dell'instaurazione del regime tirannico), l'appoggio e il consenso delle popolazioni delle montagne (le più povere), attraverso la promessa di riforme in loro favore.

Il suo dominio inoltre non fu affatto privo di oppositori, come dimostra l'esilio impostogli dall'azione congiunta delle fazioni dei pediaci e dei paralii [2] nel 556, avverse a un colpo di mano che toglieva all'Attica la libertà politica, sua antichissima prerogativa.

Tale provvedimento però, conobbe presto la propria sconfitta. Dopo circa dieci anni difatti, nel corso dei quali la situazione interna divenne sempre più incontrollabile, a causa ovviamente dei profondi conflitti che dividevano la popolazione (e che erano dovuti essenzialmente a motivi patrimoniali oramai ben noti), fu abbastanza facile per Pisistrato ritornare in patria e instaurarvi una nuova tirannide (545).

Con l'aiuto sia di una parte della popolazione ateniese, a lui favorevole, sia di vasti eserciti mercenari che egli (data la sua nobile e ricca origine) poteva mantenere con risorse private, Pisistrato riuscì presto a riconquistare una supremazia incontrastata sulla città, mantenendola poi fino all'anno della propria morte (528).

Nonostante i suoi enormi poteri, Pisistrato mantenne in vigore le trasformazioni costituzionali poste in atto da Solone - le quali infatti, subirono un'ulteriore evoluzione solo nel periodo di Clistene.

Le linee fondamentali della politica di Pisistrato ruotarono attorno alla volontà del tiranno di sviluppare l'economia ateniese in un senso imperialistico. Nei suoi anni, difatti, Atene conobbe una vera espansione coloniale verso le coste del Mar Nero, dalle quali provenivano - tra l'altro - grandi quantità di grano, alimento fondamentale per assicurare prosperità e benessere alla popolazione. Vennero così fondate colonie (essenzialmente commerciali : gli empori) come quella del Sigeo, situate nella regione degli stretti, assieme ad altre poste nelle regioni costiere della Tracia. In questi anni, inoltre, Atene sopravanzò sul piano coloniale centri come Egina e Corinto, che avevano una tradizione coloniale molto più antica della sua.

Ma l'incremento delle colonie produsse inevitabilmente anche quello dei traffici e, assieme ad essi, un notevole potenziamento delle classi urbane e commerciali, comportando altresì per l'Attica un afflusso molto maggiore di prodotti di consumo (soprattutto alimentari), accrescendone così il tenore economico [3]. Un fattore che attenuò, più di quanto lo stesso Solone con le sue riforme non avesse saputo fare, i profondi conflitti che laceravano l'Attica (ciò che costituì una premessa essenziale per lo sviluppo democratico dei decenni successivi).

Caratteristica fondamentale della reggenza di Pisistrato fu dunque la capacità di guidare la città verso un'espansione coloniale e commerciale del tutto nuova, attraverso una guida in politica estera sicura e autorevole (è nei suoi anni, ad esempio, che Atene si dotò della prima flotta marittima).

Il suo regime inoltre si distinse per una certa tolleranza nei confronti delle fazioni politiche avverse, per gli abbellimenti apportati alla città, nonché per una vasta opera di mecenatismo culturale (la quale tuttavia non fu prerogativa soltanto di Pisistrato, accomunando tra loro quasi tutte le tirannidi greche - tanto quelle della madrepatria, quanto quelle asiatiche e occidentali) la quale si esplicò tra l'altro nella prima redazione dei due grandi poemi omerici.

Un'eccezione nei confronti del generale clima di tolleranza verso i nemici posto in atto dal tiranno, costituì l'esilio degli Alcmeonidi.

Colpevoli di atti di arbitrio nei confronti di alcuni avversari politici (nel periodo precedente il ritorno in patria di Pisistrato), essi vennero difatti espulsi da Atene, senza alcun diritto di ritorno. Un provvedimento che, forse, si dovette anche alla profonda rivalità esistente tra le due famiglie (dei Pisistratidi e degli Alcmeonidi), da sempre in lotta per la conquista del potere politico. E fu inoltre dalla famiglia degli Alcmeonidi che provenne Clistene, il successivo leader di Atene, il quale con l'aiuto degli spartani riuscì a scacciare Ippia, figlio di Pisistrato e ultimo tiranno.

- La democrazia

Se Pisistrato si distinse soprattutto per le proprie capacità strategiche, portando a termine (seppure con metodi molto diversi) il programma di sviluppo sociale ed economico inaugurato da Solone, Clistene si distinse al contrario per le proprie doti di riformatore della costituzione e dell'organizzazione dello stato. Con lui infatti, Atene e l'Attica assunsero per la prima volta una conformazione pienamente democratica.

Esiliato da tempo perché appartenente alla famiglia degli Almeonidi, Clistene riuscì a tornare in patria solo nel 510, grazie all'aiuto degli Spartani e del loro re Cleomene, i quali - preoccupati della diffusione dei nuovi orizzonti politici, ostili a quelle tradizioni gentilizie cui, come si è visto, essi erano rimasti profondamente legati - erano impegnati già da tempo in un'opera di 'smantellamento' delle tirannidi che imperversavano in tutta la Grecia.

Tuttavia, conquistata la fiducia delle masse popolari, Clistene si dimostrò ben presto molto diverso da quello che gli Spartani si aspettavano che fosse (cioè un sostenitore e un propugnatore delle tradizioni arcaiche). Egli divenne difatti in breve il campione di una riforma del tutto nuova, imperniata sul principio della parità politica di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di censo: ovvero il fondatore di una forma costituzionale, quella democratica, ancor più rivoluzionaria rispetto alla tirannide!

Ma quando tutto questo venne alla luce, era già troppo tardi per un intervento sia degli Spartani che delle fazioni oligarchiche ateniesi. Il tentativo dei primi, assieme a un certo Isagora (capo della fazione aristocratica ateniese), di attuare un colpo di mano, venne difatti isolato dalla popolazione stessa, ed essi furono costretti a fuggire (507).

Illustreremo qui di seguito - ovviamente molto a grandi linee - le modifiche apportate da Clistene alla Costituzione ateniese, in direzione di una democrazia radicale.

Alla base di tutto, vi fu una nuova divisione territoriale. Abbiamo già detto come l'Attica fosse divisa essenzialmente in tre zone (pianura; montagna; coste), lungo le quali correvano i poteri gentilizi che si contendevano il dominio politico. Proprio per questo Clistene ripartì la regione in un modo nuovo, tale da spezzare la continuità di tali territori, nonché (di conseguenza) quella dei poteri nobiliari che si contendevano la regione.

Più esattamente, le unità territoriali di base divennero i demi. Essi, sommati in un certo numero (2/3/ecc.) davano una trittia. Le trittie erano trenta, dieci affacciate sul mare, dieci collocate in pianura e dieci corrispondenti a zone collinari e montuose. Particolarità dell'ordinamento di Clistene, fu il fatto che ognuna delle dieci tribù (composte ciascuna da tre trittie) contenesse all'interno una zona collinare, una pianeggiante, ed una costiera. In tal modo, ogni tribù (o circoscrizione territoriale e politica) racchiudeva al proprio interno le diverse "anime" dell'Attica obbligandole a mescolarsi e a cooperare, e infrangeva inoltre - come si è già detto - i poteri gentilizi e territoriali che se ne contendevano il dominio.

La divisione territoriale dell'Attica da Clistene in avanti
1 Trittia
1 Trittia
1 Trittia
1 Trittia
1 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
TRIBU' 1
TRIBU' 2
TRIBU' 3
TRIBU' 4
TRIBU' 5
1 Trittia
1 Trittia
1 Trittia
1 Trittia
1 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
2 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
3 Trittia
TRIBU' 6
TRIBU' 7
TRIBU' 8
TRIBU' 9
TRIBU' 10

Era chiaro insomma come lo Stato, oramai emancipatosi dalla sua antica dipendenza dai poteri nobiliari, si ponesse rispetto ad essi come un'entità superiore ed indipendente !

D'altra parte una tale divisione, sebbene fosse effettivamente uno degli elementi centrali - forse quello essenziale - delle riforme democratiche di Clistene, non ne era certo il solo. Delineeremo perciò, qui avanti, le altre principali innovazioni.

Innanzitutto la Bulè, che ai tempi di Solone contava solo quattrocento membri (cento da ciascuna delle allora quattro tribù), passava ora a contenerne cinquecento, cinquanta per ciascuna delle dieci tribù o distretti territoriali.

Notevoli cambiamenti furono poi apportati ai princìpi stessi della partecipazione politica. Se infatti, ancora ai tempi di Solone, i membri delle classi 'povere' - che pure erano riconosciuti parte della cittadinanza - detenevano solo poteri 'attivi' (in sostanza il diritto di voto, attraverso la partecipazione all'Ecclesia) senza però poter essere oggetto di elezione, a partire dalle riforme di Clistene goderono invece - al pari delle altre classi - il diritto di partecipazione alle magistrature (anche se, inizialmente, non a tutte).

Anche il popolo minuto quindi, entrava a fare parte della vita politica a pieno titolo e come membro attivo, in base al principio fondamentale per il quale "quanti si rendevano utili alla comunità avevano diritto, in proporzione alla loro utilità, a partecipare all'azione di governo" (Mario Attilio Levi). E' inutile ricordare poi come quella ateniese fosse - quantomeno in tale forma - una rivoluzione unica a livello mondiale.

Significato profondo di un tale sistema era inoltre che ogni cittadino, sia mediante il principio dell'elezione popolare che mediante quello del sorteggio (molte cariche difatti venivano estratte a sorte!), "avesse sin dalla nascita una possibilità più che teorica di entrare a fare parte delle istituzioni che reggevano il suo paese" (Moses I. Finley).

Un altro dato rilevante, che dimostra una concreta preoccupazione nel prevenire un accentramento dei poteri politici entro poche mani (il formarsi cioè delle cosiddette 'oligarchie di potere') fu il fatto che quasi tutte le magistrature avessero una durata piuttosto breve (annuale a volte, altre volte anche giornaliera!), di modo che scaduto il mandato di un singolo cittadino questo passasse subito a un altro (proveniente da un altro distretto, ecc.)… in breve, una costante rotazione delle cariche !

La democrazia istituita da Clistene fu insomma, un delicato meccanismo il cui fine era quello di consentire a un numero quanto più alto possibile di cittadini liberi (maschi) un'effettiva partecipazione alle attività politiche della propria città, senza (eccessive) distinzioni di censo o di nascita.

In un tale sistema poi, un ruolo primario giocava l'Assemblea o Ecclesia, l'organo a cui tutti i cittadini (superati i vent'anni) avevano diritto di partecipare, e il cui compito era di bocciare o approvare le proposte di legge, i magistrati…

In ultimo, sempre al fine di evitare pericolose influenze personalistiche, venne istituita da Clistene anche un'altra misura, l'ostracismo, con la quale si dava ai cittadini la possibilità di arginare l'eccessiva influenza politica di singoli personaggi, che potevano con essa essere espulsi per un certo periodo dalla città.

E' chiaro infine come la trasformazione costituzionale avvenuta in Atene in questi anni non debba essere presa 'a misura' di quella delle altre poleis greche (anche se alcune di esse - una fra tutte, Argo - assunsero a propria volta, ed anche abbastanza presto, una forma democratica). Ciò non toglie comunque che una tale evoluzione fosse senza alcun dubbio sintomatica di un certo clima politico e sociale che caratterizzava in quegli anni le città-stato elleniche. Un clima che - come presto vedremo - le contrapponeva nettamente ai grandi… o meglio, al grande stato asiatico: la Persia.


[1] Il processo attraverso il quale i diversi centri urbani o semi-urbani dell'Attica si riunirono attorno alla città di Atene, viene di solito chiamato "sinecismo". Esso fu dovuto molto probabilmente alla tendenza verso l'unità di tale regione, caratterizzata da confini naturali che la determinavano come un territorio ben definito.
L'istituzione di un unico centro politico inoltre, ebbe notevoli ripercussioni anche sugli sviluppi economici di tale area, favorendo l'integrazione di tutte le attività che in essa si svolgevano. (torna su)

[2] Si possono fare a questo proposito alcune osservazioni. Salito al potere anche e soprattutto con l'aiuto dei paralii (i piccoli proprietari insediati nelle zone montuose), Pisistrato godette in seguito soprattutto dell'appoggio dei cittadini delle coste (diacri), dediti ad attività mercantili, più favorevoli quindi all'instaurazione della tirannide - la quale, come noto, si poneva in netta opposizione con le più antiche tradizioni politiche.
Affermatosi quindi con l'aiuto e il sostegno delle classi più povere (ancora legate all'antico mondo rurale, e come tali più tradizionaliste di quelle commerciali), egli proseguì la sua azione - almeno tendenzialmente - come sostenitore del commercio e dei traffici. (Questa valutazione verrà però approfondita più avanti…) (torna su)

[3] L'accresciuto afflusso di beni, infatti, determinò una diminuzione del loro prezzo, rendendoli così maggiormente accessibili a tutta la popolazione. (torna su)


a cura di Adriano Torricelli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015