DONNA E POLITICA, DONNA E GUERRA
Riflessioni sulla condizione femminile nella Grecia classica


IL PROBLEMA DELLA CONDIZIONE FEMMINILE NEL MITO DI ELENA

Rubens Il giudizio di Paride (1635-1637 ca., National Gallery, Londra)

Il percorso culturale tracciato è stato suggerito dalla trattazione dell'Elena di Euripide, ed è arrivato il momento di tirare le fila conclusive del discorso. Un poeta così sensibile a tutte le problematiche del tempo, specialmente quelle femminili, non poteva che attenersi alla versione meno attestata, quella rovesciata del mito di Elena.

Seguiremo il saggio di N. Loraux (“Il femminile e l'uomo greco...'Il fantasma della sessualità' pagg. 207-226) che in apertura afferma: "... la mia idea è che attorno al nome di Elena ruoti il problema della sessualità in quanto fatto originario per i Greci." (pag. 208) Elena all'inizio della storia umana e culturale greca costituisce un modello, dato che nella cultura greca ogni guerra successiva ebbe all'origine un ratto.

Quando il poema la presenta per la prima volta, essa è intenta a tessere; successivamente la incontriamo a parlare per sette volte e "ogni volta sarà per cercare di mettere a distanza colei che parla da quella che gli altri vedono" (pag. 209).

Elena vive al di fuori di Elena come oggetto bramato e per questo sono usati ampiamente i neutri àgalma (¥galma), cosa preziosa, kallìsteuma, (kall…steuma) cosa bella, tèras (tšraj) cosa straordinaria, thàuma (qaÚma) cosa prodigiosa, ma anche pèma (pÃma), flagello.

Gli Achei combattono per vendicare le ribellioni e i gemiti di Elena (Il. 356 e 390 ) Ma di che si tratta, delle lacrima versate da Elena o di quelle fatte versare da Elena? Quando Elena, nel III libro compare e si autoaccusa è lo stesso Priamo a discolparla e ad attribuire la causa della guerra al volere divino.

E' difficile distinguere Elena-soggetto da Elena-oggetto in Omero. In Euripide Elena prende subito distanza dal mito e dato che a Troia è stato portato un fantasma, la persona reale dimostra che la fama vive una vita distinta dal soggetto che l'ha ispirata.

Elena sicuramente sotto il segno di Afrodite, la donna più bella promessa come premio al giudice della contesa divina. Omero però non accenna mai alla minima descrizione fisica della bellezza, "terribilmente, a vederla, somiglia alle dee immortali", esclamano i vecchi, ma ciò significa soltanto la straordinarietà di una donna-divina.

Elena suscita l'hìmeros (†meroj), il desiderio amoroso; ma lei non ricambia questo desiderio e vi soggiace solo dopo l'imposizione di Afrodite. Sembra più forte la dimensione del pòthos (pÒqoj) del desiderio di ciò che è assente, che essa stessa prova e di cui è oggetto.

Teseo l'ha sottratta giovanissima a Tindaro, Menelao a tanti pretendenti, Paride a Menelao ma può aver rapito anche solo una bambola d'aria, (e‡dwlon œmpnoun, èidolon èmpnoun) come dice Euripide, un fantasma che vaga sempre oltremare.

Nella già ricordata esclamazione dei vecchi Troiani due versi indicano la legittimità della guerra per questa donna divina, altri due affermano la necessità di liberarsi dal pèma (pÁma) dal flagello, in una struttura di pensiero contraddittoria ed in una struttura espressiva ossimorica.

Nell'Odissea essa, da sola, si appellerà kynòpis (kunîpij), faccia di cagna come Pandora e Clitennestra, simbolo della sfrontatezza e della lascivia femminile.

Elena compare come premio della Eris, della contesa, da cui deriva Ares, la guerra. Elena è l'unica figlia femmina fra i figli mortali di Zeus. Euripide (Troiane 765-769) prova ad esimere Zeus dalla paternità e la dice figlia del Genio vendicatore, dell'Odio, del Delitto, di Thanatos.

Elena nata da un uovo, come simbolo di una generazione primordiale cosmogonica. Elena, sorella di Cltennestra, l’una simbolo dell’amore l’altra della morte, ambedue seduzione e tradimento.

Elena figlia della violenza di Zeus su Nemesi (Apollodoro III 10 6-7; Pausania I 33 7). Nemesi, giusta ripartizione ma anche e soprattutto nome della Vendetta, figlia della Notte che è preceduta nel catalogo esiodeo dalle Chere, le Vendicatrici e seguita da Philote, amore carnale, ed Apate, inganno.

Nel VII dei Canti Cipri si racconta: "Allora egli [Zeus] generò Elena, meraviglia per i mortali, lei che un giorno, per colpa di una brutale necessità, fu partorita da Nemesi dalle belle chiome unitasi a Zeus, re degli dei. Lei fuggiva e non voleva l'unione carnale con il Padre, il dio figlio di Crono. Giacché nella sua anima era tormentata dalla vergogna e dall'indignazione (a„dò ka… nemšsei, aidò kai nèmesis)".

La madre di Elena, sotto il segno di aidòs, pudore (anche se a„do…a, aidòia, è pure denominazione degli organi genitali), e nemesi, indignazione. Tale dimensione sarà recuperata nelle palinodie, ed ed anche nella tragedia euripidea.

A proposito della causa della guerra di Troia ancora nei Canti Cipri (I) si afferma: "C'era un tempo in cui infinite tribù di uomini, errabondi di terra in terra, opprimevano il suolo dal seno profondo. Zeus a vederlo ne ebbe pietà e nella sua mente accorta stabilì di sollevare dal peso degli uomini la terra che tutto nutre, suscitando la grande contesa della guerra di Ilio, per alleviare il peso della morte. E in Troia perivano gli eroi e si compiva il disegno di Zeus."

La guerra di Troia, come nemesi divina, per liberare la terra dall'eccesso di popolazione. Tale tradizione fu ripresa dalla Palinodia di Stesicoro e successivamente da Platone, (Fedro 243 a e Rep. 586) da Isocrate (Encomio di Elena 64) ed ovviamente da Euripide.

Non solo, ma nell'Iliade, quando rifiuta le profferte amorose di Paride, Elena dice: "No, io non andrò là, sarebbe vergognoso (nemessetÒn, nemessetòn) (Il. III 411).

Nella leggenda della contesa fra i pretendenti, il padre Tindaro fa loro giurare di collaborare a punire chi, spogliandosi del senso del pudore e dell'onore (a„dèj kaˆ nšmesij, aidòs kai nèmesis), avesse osato rapire la moglie al marito legittimo.

Ed i vecchi: "Non è vergogna"...( nšmesij ou nèmesis) perché Elena somiglia alle dee immortali, o perché essa stessa ha detto di vergognarsi, o non è vergogna... ma quella donna è un pèma (pÁma), una rovina?

Eschilo dice (Agamennone 691-698): "Il nome di Elena, la sposa di guerra, la donna contesa; poiché Elena, la sterminatrice di navi, di uomini, di città, lasciando le preziose coltri del talamo, salpò via, portata dal soffio di un vento gagliardo... Elène, èlaunos, èlandros, elèptolis (Hlšnh, ›lenauj, ›landroj, ˜lšptolij); efficace anche il composto drygambron (dor…gambron) in cui dòry (dÒru) la lancia, è unito con gamèo (gamšw) che indica l'unione sessuale e matrimoniale.

Il pensiero corre, per associazione, a Platone che afferma nella Repubblica che il piacere sessuale è il fantasma del vero piacere e per questo èeidolon (e‡dwlon) si combatte "come si combatteva sotto Troia per il fantasma di Elena, non conoscendo la verità."

La vicenda del rapimento e dell'occultamento di Elena è ambientata da Euripide in Egitto, terra in cui è nata l'agricoltura ed il culto del dio Osiride, che muore e rinasce; terra della saggezza (Proteo) e delle divine adoratrici (Teonoe).

La vecchia custode del palazzo è la guardiana degli Inferi; dall’Egitto Menelao uscirà come un morto per prendere nuova vita. "Elena, nel suo sdoppiamento in eidolon (e„dwlon) (rapito da Paride a Troia) e autè (aÙt») (ritrovata da Menelao in Egitto) rappresenta l'unificazione dello spirito del morto con il cadavere... Così in Egitto i due aspetti di Elena si unificano nel paese della morte: nel linguaggio iniziatico ciò rappresenta la rinascita del neofita. I riti eleusini del resto parlano di una risurrezione di Kore (KÒrh) da parte di Demèter Erynys (Dhm»thr `HrinÚj), che il Kerenyi identifica con Nemesi, cioè, secondo i Cipria, la madre di Elena... I documenti sul culto di Elena permettono di riconoscere in lei una divinità femminile connessa con la vegetazione e vittima di un periodico passaggio nell'aldilà." (da F. Jesi, L'Egitto infero nell'Elena di Euripide in 'Aegyptus' 1966 pagg. 56-69).

Tale culto conclude la parabola dei significati e delle valenze della donna e della sessualità femminile interamente racchiusi nel mito originario di Elena.

cfr di Loraux Nicole: La voce addolorata. Saggio sulla tragedia greca, Einaudi; Nati dalla terra. Mito e politica ad Atene, Meltemi; Le madri in lutto, Laterza; Come uccidere tragicamente una donna, Laterza; La Città divisa, Neri Pozza

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a cura di Gerardo Pompei

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015