DONNA E POLITICA, DONNA E GUERRA
Riflessioni sulla condizione femminile nella Grecia classica


DALLE PREMESSE TEORICHE ALL'APPLICAZIONE POLITICA
L’ESCLUSIONE DELLE DONNE
Houdon Jean-Antoine - Diana cacciatrice (particolare, Parigi, Louvre)

3) l’eccezione all’esclusione politica delle donne: l’etèra

La storia ci ha tramandato una figura femminile che sembra far eccezione, in maniera molto marcata, a questo modello di esclusione politica, quella di Aspasia. Ma proviamo a delinearne i tratti seguendo l'analisi di Nicole Loreaux (in Grecia al femminile, Laterza, Bari 1993 pagg. 125-154).

Plutarco, nella Vita di Pericle, la definisce sof» ka… politik» (sophè kai politikè), sapiente e versata nella politica; dice che frequentava Socrate e che molti Ateniesi la stimavano per la sua intelligenza, perché si stupivano come questa semplice donna ( gÚnaion, tò gynaion) fosse maestra di retorica; di quest'ultima affermazione è dichiarata la fonte: un passo del Menesseno platonico.

Plutarco afferma poi (Per. 24,6) che "Lisicle, il mercante di pecore, uomo di umili natali e volgare, divenne a sua volta il primo degli ateniesi, per aver vissuto con Aspasia dopo la morte di Pericle."

Aristofane (Cav. vv. 132, 765) conferma questa notizia per cui si potrebbe dedurre che le virtù pedagogiche di Aspasia non solo illuminarono il grande Pericle ma addirittura crearono dal nulla un nuovo personaggio politico, anch'egli raffinato ed ingentilito dalle virtù della donna; la degenerazione del potere politico personale - che concordemente si individua dal prossimo successore, Cleone - sarebbe da imputare alla scomparsa di Aspasia dalla scena politica! Ambedue le fonti da cui dipende Plutarco appartengono al genere comico, perché anche il dialogo platonico in questione, il Menesseno, come riconosce Plutarco stesso, gioca continuamente su questo registro, tant'è che in esso Aspasia viene definita in maniera incongrua "la maestro" (¹ did£skaloj e didàscalos).

Anche Senofonte ci parla di Aspasia come maestra di Pericle, in diversi passi (Mem. III,11; Socr. Rel. VI A 62, I C 17 e 18) ma restringe l'influenza della donna su Pericle al campo amoroso richiamando la funzione analoga che svolge un'altra etera, Diotima, nel Simposio platonico.

Rimane più interessante, per l'oggetto della ricerca, il parallelo che Plutarco istituisce fra Aspasia ed un'altra etera, Targelia che (Per. 24,3) "conquistò al re di Persia tutti coloro che l'avvicinarono e, per mezzo di questi uomini, che erano i più potenti ed influenti, seminò nella città germi di medismo".

L'accusa di medismo fu forse il principale capo d'imputazione nel processo e nella condanna subita dall'amica di Pericle; ma c'è dell'altro: "Quanto alla guerra contro Samo, l'accusa più grave che si muove a Pericle è di averla fatta decretare per soccorrere Mileto, su richiesta di Aspasia " (Per. 25,1); alla bella Milesia, Aristofane affibbia un'accusa ancora più grave, (Acarnesi vv. 526-527) la guerra del Peloponneso è stata cagionata dal rapimento, da parte dei Megaresi, di due prostitute appartenenti ad Aspasia; non poteva mancare il topos della guerra per colpa di una donna!

Anche l'accusa di prossenetismo è accolta da Plutarco (Per. 24,5) "Esercitava un mestiere che non era né rispettabile né onesto: preparava giovani cortigiane" la verosimiglianza di tale accusa è molto discutibile, in quanto era consuetudine per i comici la maldicenza e la beffa a sfondo sessuale.

Non c'è dubbio invece che sul piano dell'immagine esemplare, la coerenza dei modelli è perfetta: intorno a Socrate ci sono due donne-modello: una, la moglie, Santippe, ignorante e stizzosa, ateniese; l’altra Aspasia, l'etera, intelligente e disponibile, straniera.

Come poteva essere rappresentata altrimenti una donna bella, colta e che frequentava liberamente uomini importanti? Per il comico Cratino essa è una pallak» kunîpij (pallakè kynòpis) concubina sfrontata; Eupoli la rassomiglia ad Elena ed anche ad Onfale, che rende suo schiavo Eracle; o a Deianira, che fa morire tale eroe.

"I commediografi, invece, la chiamavano 'novella Onfale,’ ‘Deianira’ e persino 'Era’. Cratino in questi versi la definì senza tanti giri di parole 'concubina’.
L'impudicizia gli genera Aspasia,
- Era, laida concubina” (Per. 25,9)
Il modello femminile sembra completo.

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a cura di Gerardo Pompei

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Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015