DONNA E POLITICA, DONNA E GUERRA
Riflessioni sulla condizione femminile nella Grecia classica


DALLE PREMESSE TEORICHE ALL'APPLICAZIONE POLITICA
L’ESCLUSIONE DELLE DONNE

Venere al bagno, 1612-15 circa, Vaduz, Fürstlich Lichtensteinische Gemäldegalerie

4) l’eccezione all’esclusione politica: la donna morta nel parto. Il letto e la guerra, il piacere ed il dolore

Ad Atene la progressiva instaurazione del dominio marittimo e la grande crescita della flotta resero necessaria una massiccia manodopera. Tale evento economico e sociale fece assurgere alla dignità di cittadini questi nuovi guerrieri, i marinai, ed il progressivo ampliamento della cittadinanza creò questo nuovo novero di beneficiari dato che l'esame preventivo per accedere alle cariche detto docimasia - che obbligava a dichiarare di non essere un teta, previa esclusione - era caduto in disuso.

Ma se questi antichi nullatenenti riuscirono per un certo tempo a far parte attiva della vita politica, soprattutto dopo l'introduzione della mistoforia (ricompensa per le cariche rivestite) propugnata da Efialte, se, in circostanze rare e drammatiche si propose l'estensione della cittadinanza agli schiavi (per quelli imbarcati sulla flotta per la battaglia delle Arginuse [406] o per quelli che avrebbero dovuto difendere Atene dopo la sconfitta di Cheronea [338] ), se si propose l'estensione agli stranieri (per i cittadini di Samo dopo la sconfitta di Egospotami [405]) una esclusione rimase sempre invariabile: quella delle donne.

Solo in una condizione si registra una equivalenza civica fra l'uomo e la donna: fra la donna morta nel parto e l'oplita caduto in guerra. (Cfr. Nicole Loraux, Il femminile e l'uomo greco, Laterza 1991 'Il letto, la guerra’ pagg. 5-29).

’En polšmò, lecè: Ainetos, morto in guerra; Aghippia, morta in parto. Due menzioni di nomi, altrimenti sconosciuti, in una stele spartana. "Sulle tombe era vietato scrivere i nomi dei defunti, ad eccezione di quelli degli uomini morti in guerra e delle donne morte di parto." (Plutarco, Lic. 27 2)

Anche nelle tombe private ateniesi troviamo un simile parallelismo; nelle tombe il defunto veniva rappresentato in azioni che lo avevano distinto in vita, senza far menzione della morte ad eccezione di due casi: il soldato morto in guerra e la donna morta in parto. Una tradizione impediva, però, la rappresentazione del parto, e così i marmorai ateniesi rappresentarono la donna o sofferente, con la cintura sciolta ed i capelli scomposti, prima di partorire e morire, o già assente, con lo sguardo fisso sul neonato tenuto in braccio dalla schiava.

Abbiamo anche un epitaffio per una donna del IV secolo morta di parto e sepolta al Ceramico. Lšcoj, (lèchos) è il letto, ¥locoj, (àlochos) sposa legittima, ¥koitij (àkoitis) colei che condivide il letto, donna riproduttrice di una discendenza legittima, lecè (lechò) la puerpera, loceÚw (lochèuo) partorire, lÒcoj (lòchos) parto ma anche agguato.

Perciò lo Chantraine afferma che lÒcoj (lòchos) e derivati "si ricollegano sia alla nozione di parto sia all'impiego militare"; Crono viene appostato per l'imboscata (lÒcw lòcho) dalla Terra, stanca di Urano e fuoriesce ™k locšoio (ek lochèio) -dall'agguato e dalla vagina materna- per recidere i genitali di Urano.

Lisistrata afferma (589-590) di "pagare la sua quota" di contributo alla città sotto forma di contributo in uomini. La Medea di Euripide, mantenendo questo parallelismo, afferma: "Vorrei tre volte trovarmi in prima linea piuttosto che partorire una volta sola". (250-251)

Ponos è il travaglio del parto e la fatica del guerriero. Per affrontare la guerra l'uomo si cinge delle armi; la donna che si scioglie della sua zènh (zone), cintura, indica invece l'iniziazione alla vita sessuale, l'unione [gamos] del matrimonio e lo scioglimento di quella cintura sotto la quale ha portato il nascituro.

Rovesciato è il simbolo che accomuna. Artemide, detta Lochia fa morire improvvisamente le donne colpendole con i suoi dardi. Anche in questa occasione la situazione è rovesciata: la bella morte oplitica è consapevolmente data e ricevuta, improvvisa ed inconsapevole è la morte della puerpera.

I dolori lancinanti del parto vengono detti odynai. "Piace alla malvagia, funesta aporia, coabitare con l'invisibile costituzione delle donne: dolori del parto e delirio" (Ippolito 161-162) ædÚnwn te ka… ¢frosÚnaj (odynon te kai aphrosynas) parto e follia indicano la costituzione femminile.

Ma anche di Agamennone ferito nel canto XI dell'Iliade (264 segg. il poeta dice: "Dolori acuti invasero l'anima dell'Atride. Come quando donna in travaglio colpisce il dardo acuto, lancinante, che scagliano le Ilizie, strazio del parto, figlie di Era, dee delle doglie amare; tali acuti dolori invasero il cuore dell'Atride."

Il parallelismo risale ancora una volta all'origine della cultura greca. Ippolito, Giasone, Eteocle che nelle varie tragedie misconoscono tale funzione saranno duramente puniti per questa grave forma di Ûbrij (ybris).

Altri parallelismi si possono riscontrare nell’immaginario greco a proposito della morte, e per questo costituisce fonte di documentazione ricchissima la tragedia. Un uomo degno di questo nome ¢n¾r (anèr) e della virtù che è collegata al suo essere ¢ndre…a (andrèia) non può che morire in un campo di battaglia, sotto i colpi inferti da un altro uomo; i segni delle ferite ricevute sono per l’uomo testimonianza del suo valore; anche i rari casi di suicidio corrispondono a questa tipologia.

Le morti tragiche delle donne sono quasi tutte legate al suicidio mediante la corda, o attraverso la cintura o qualche oggetto inerente al corredo femminile, in un luogo chiuso o meglio all’interno del talamo, a simboleggiare in maniera ancor più inequivocabile lo stretto legame esistente fra matrimonio (sessualità, procreazione) e morte.

Il Coro, ad Admeto che ha lasciato morire Alcesti al suo posto, propone la morte con queste due tipologie alternative: spada o corda; la prima degna di un uomo, la seconda più opportuna per un uomo effeminato e vigliacco: “Simile disgrazia esige che ci si squarci la gola o che si passi al collo il nodo di un cappio sospeso.” (Per un esame approfondito di questi temi vedi N. Loraux, Come uccidere tragicamente una donna, Laterza, Bari 1988).

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a cura di Gerardo Pompei

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Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015