STORIA ROMANA


L'IMPERATORE MARCO ANTONIO

(Museo Vaticano a Roma)

Antonio nacque a Roma il 14 gennaio dell'83 a.C.; suo padre, Marco Antonio Cretico, era figlio del grande oratore Marco Antonio Oratore, ucciso dai sostenitori di Gaio Mario nell'86 a.C.; per parte di madre, Giulia Antonia, era nipote di secondo grado di Gaio Giulio Cesare. Suo padre morì in giovane età nel 71 a.C., lasciando lui ed i suoi fratelli, Lucio e Gaio e la sorella Antonia, alle cure della madre, che sposò Publio Cornelio Lentulo Sura, un politico coinvolto nella congiura di Lucio Sergio Catilina e giustiziato nel 63 a.C.

Secondo Plutarco, la giovinezza di Antonio fu caratterizzata da uno stile di vita dissoluto, tanto che prima di compiere 20 anni sembra che avesse già contratto debiti per una somma di circa 250 talenti (1 talento equivale a 26,2 kg di argento)[2].

Dopo questo periodo Antonio andò in Grecia per studiare retorica. Poco dopo si arruolò nella cavalleria dell'esercito del proconsole Aulo Gabinio diretto in Siria. Nel ruolo di comandante della cavalleria si distinse per coraggio e sprezzo del pericolo. Fu durante questa campagna che visitò per la prima volta Alessandria d'Egitto.

Nel 54 a.C. Antonio si unì allo stato maggiore dell'esercito di Giulio Cesare in Gallia, dove fu questore nel 52 a.C.

Diventato accanito sostenitore di Cesare, grazie all'aiuto di questi nel 50 a.C. fu eletto tribuno della plebe e augure. Durante questo anno Antonio sostenne Cesare nel conflitto con il senato e Pompeo, che avrebbero voluto che il generale romano si dimettesse dal proconsolato e lasciasse il comando dell'esercito prima di richiedere l'assegnazione del consolato.

Il 19 novembre Antonio fu espulso dalla Curia, lasciò Roma e raggiunse Cesare sul Rubicone. Durante la guerra civile, mentre Cesare marciava su Roma, Antonio, assunto il comando di un reparto, occupò Arezzo e poi Ancona.

Nel 49 a.C. Antonio ebbe l'imperio propretorio per l'Italia. In seguito prese parte alla battaglia di Farsalo e, quando Cesare venne nominato dittatore, fu fatto magister equitum, carica che prevedeva la direzione della politica militare ed interna della penisola.

La condotta di Antonio come amministratore portò ad un raffreddamento dei rapporti con Cesare, che lo rimosse dalle responsabilità politiche. Egli infatti fu responsabile di una strage di cittadini romani, quando il senato varò il Senatum Consultum Ultimum e gli diede ordine di fermare le squadracce di Dolabella che era intenzionato a promulgare una legge di annullamento dei debiti a costo di spargere il terrore per tutta Roma. Antonio fece uccidere le prime cinquanta persone che trovò nel foro, senza neanche verificarne l'identità. Secondo una fonte non obiettiva (Le Filippiche ciceroniane), tentò addirittura di uccidere Cesare, perché in teoria sarebbe dovuto diventare suo erede.

Nonostante ciò Antonio nel 44 a.C. fu eletto console, carica che ricoprì avendo come collega Cesare. Nel febbraio dello stesso anno, durante la festa dei Lupercali, il console offrì pubblicamente a Cesare un diadema, che questi rifiutò. Questo gesto fu calcolato per debellare le voci secondo cui Cesare avrebbe voluto instaurarsi come un nuovo re di Roma, cosa che avrebbe danneggiato irreparabilmente la sua reputazione, in quanto ancora alla sua epoca la parola "rex" era pregna di connotazioni negative (eccezion fatta per il rex sacrorum). Il diadema era un simbolo di potere regio sin dai tempi delle antiche monarchie ellenistiche, ed il rifiuto di Cesare di indossarlo costituiva un rifiuto simbolico del ruolo di re. Il 15 marzo 44 Giulio Cesare fu assassinato da un gruppo di senatori, capeggiato da Gaio Cassio Longino e Marco Giunio Bruto.

Per guadagnare tempo, Antonio scese a compromessi con i cesaricidi: con un abile mossa permise che il senato concedesse l'amnistia ai congiurati e cercò il dialogo proprio con la massima assemblea romana. In cambio, il Senato votò la concessione dei funerali di stato per Cesare. Durante le celebrazioni accadde però che la vista del corpo del dittatore e del sangue sulla sua toga, la lettura del suo testamento generoso verso i romani ed il discorso ad effetto di Antonio, accendessero d'ira l'animo del popolo contro gli assassini.

Il vuoto di potere causato dalla morte di Cesare lasciò la scena politica romana divisa tra tre fazioni: quella dei cesaricidi, che con Decimo Giunio Bruto controllava la Gallia cisalpina e che godeva dell'appoggio del senato, quella che faceva capo ad Antonio e quella dei veterani delle legioni di Cesare, che avevano trovato una guida nel figlio adottivo di Cesare, Ottaviano.

Dopo mesi di difficili negoziati ed in seguito alla sconfitta di Antonio a Modena ad opera delle legioni dei consoli unite a quelle di Ottaviano, si giunse ad un accordo stipulato tra Antonio, Ottaviano e Marco Emilio Lepido.

Nel novembre del 43 a.C. i tre uomini si unirono nel secondo triumvirato, ratificato dalla legge Titia per un periodo di cinque anni. Per suggellare l'alleanza Ottaviano sposò Clodia Pulcra, figliastra di Antonio.

Ottenuta dai comizi la condanna dei cesaricidi, i triumviri diedero inizio ad una sistematica persecuzione degli oppositori. Cicerone fu tra le vittime delle violenze perpetrate.

Nel 42 a.C., in seguito alla vittoria nella battaglia di Filippi ed il suicidio di Bruto e Cassio, i triumviri procedettero alla spartizione delle rispettive sfere d'influenza. Lepido ottenne il controllo dell'Africa, Ottaviano, al quale erano toccate le province occidentali, rimase in Italia per garantire l'assegnazione di terre ai veterani ed Antonio ebbe le province orientali. Questi, partito per sedare una rivolta in Giudea, durante il viaggio incontrò la regina Cleopatra a Tarso nel 41 a.C. e la seguì ad Alessandria, dove rimase con Cleopatra, della quale era divenuto l'amante, fino all'anno successivo.

Nel frattempo Ottaviano aveva divorziato da Clodia ed aveva dovuto fronteggiare una rivolta interna, capeggiata dalla moglie di Antonio, Fulvia. Nel 40 a.C. Ottaviano ed Antonio negoziarono un trattato di pace a Brindisi, suggellato dal matrimonio tra Antonio e Ottavia Minore, sorella di Ottaviano.

Antonio intraprese i preparativi per la spedizione contro i Parti, quando la ribellione di Sesto Pompeo in Sicilia occupò l'esercito promesso da Ottaviano ad Antonio. Questi non reagì bene alla frustrazione dei suoi piani e solamente con l'intervento di Ottavia si giunse ad un nuovo trattato firmato a Taranto nel 38 a.C. Il triumvirato fu rinnovato per un ulteriore periodo di cinque anni ed Ottaviano promise di fornire ad Antonio le legioni per la campagna partica.

Questi, stanco degli indugi del triumviro, salpò per Alessandria d'Egitto per incontrare di nuovo Cleopatra, che nel frattempo aveva avuto due gemelli. Con l'aiuto delle finanze egiziane Antonio raccolse un esercito e partì per la campagna contro i Parti. L'esito fu disastroso: dopo aver subito varie sconfitte Antonio perse quasi tutti gli uomini durante la ritirata attraverso l'Armenia.

Nel frattempo a Roma, dopo l'allontanamento di Lepido, Ottaviano, rimasto solo al potere, iniziò ad attirare dalla sua parte l'aristocrazia tradizionalista romana. Cominciò ad alienare le simpatie dei sostenitori di Antonio, accusandolo di immoralità per aver abbandonato la moglie ed i figli per la relazione con la regina d'Egitto, Cleopatra. Nonostante ripetuti inviti rivolti ad Antonio perché tornasse in patria, egli rimase ad Alessandria con Cleopatra, dalla quale ebbe un altro figlio.

Dopo la conquista dell'Armenia, nel 34 a.C., condotta da Antonio con il contributo finanziario egiziano, entrambi celebrarono il trionfo ad Alessandria. Il tradizionalismo dell'opinione pubblica romana fu profondamente scosso dalla inconsueta procedura trionfale e dalle decisioni prese nell'occasione delle Donazioni di Alessandria. Cleopatra ebbe il titolo di "regina dei re", fu associata nel culto a Iside e nominata reggente dell'Egitto e di Cipro con Cesarione, dichiarato figlio ed erede di Cesare. Dei tre figli avuti con Antonio, Alessandro Helios fu incoronato sovrano dell'Armenia, Media e Partia, Cleopatra Selene fu nominata sovrana di Cirenaica e Libia, mentre Tolomeo Filadelfo (figlio di Marco Antonio) fu incoronato sovrano di Fenicia, Siria e Cilicia.

La politica di Cleopatra ed Antonio favorì la reazione di Ottaviano, che accusò la regina di minare il predominio di Roma e convinse i Romani a dichiarare guerra all'Egitto. Il 2 settembre 31 a.C. le forze navali romane si scontrarono con quelle di Antonio e Cleopatra nella battaglia di Azio. Visto che la battaglia era persa la regina riparò ad Alessandria con parte della flotta, seguita da Antonio.

Il giorno 1 agosto del 30 a.C. Ottaviano invase l'Egitto ed entrò nella capitale. Non avendo vie di scampo, Antonio si suicidò. Pochi giorni più tardi, Cleopatra ne seguì l'esempio.

Matrimoni e figli

1. Matrimonio con Fadia
2. Matrimonio con Antonia Ibrida (sua cugina)
* Antonia di Tralles
3. Matrimonio con Fulvia
* Marco Antonio Antillo, giustiziato da Ottaviano nel 31 a.C.
* Iullo Antonio
4. Matrimonio con Ottavia Minore
* Antonia Maggiore
* Antonia Minore
5. Figli con Cleopatra
* Alessandro Helios
* Cleopatra Selene
* Tolomeo Filadelfo.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Antonio


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014