STORIA ROMANA


Fasi principali della storia romana

Lupa Capitolina, Musei Capitolini, Roma

Gli stadi evolutivi essenziali della storia sociale romana sono tre e coincidono, all'incirca, con le sue tre macro-fasi istituzionali: la Monarchia, la Repubblica e l'Impero.

Se la prima (di cui in realtà sappiamo molto poco) rappresenta la fase arcaica di Roma, la seconda costituisce invece un momento nella formazione di quell'organizzazione socio-economica il cui esito finale culminerà nella nascita dell'Impero (costituendo perciò il lungo periodo di transizione dall'epoca arcaica a quella - più matura - pienamente imperiale).

L'Impero, infine, conoscerà dapprima un momento di evoluzione positiva, al quale farà seguito uno di crisi e di recessione economica, il cui culmine sarà costituito dalla caduta dell'Impero d'Occidente.

Principali fasi - sociali e economiche - della storia romana:

A - FASE MONARCHICA : è quella delle caste e del capitalismo fondiario, nella quale i ricchi proprietari diventano sempre più ricchi, mentre i piccoli (proprio a causa della loro povertà) sono sempre più vincolati ai primi dai debiti: una civiltà caratterizzata, quindi, dal fenomeno del patronato o del clientelismo.

B - FASE REPUBBLICANA : è caratterizzata dalla prima espansione militare, nonché dalla nascita dei primi commerci e dei primi eserciti di professione - tutte attività che aiutano la plebe ad accrescere la propria ricchezza e il proprio prestigio politico e sociale: si passa quindi da una società chiusa, fondata sulle caste (nella quale conta essenzialmente la nascita), ad una più aperta, in quanto basata sulle classi (in cui anche la ricchezza, frutto del lavoro e dell'iniziativa privata, diviene una fonte di potere).

C - FASE IMPERIALE : è il periodo - che si estende dalla tarda Repubblica fino al'Impero - in cui sorge e si afferma una concezione globale dello stato: lo stato inteso come complesso di regioni che intrattengono tra loro degli scambi commerciali (secondo una modalità capitalistica di tipo distributivo) e culturali.

In essa il latifondo diviene sempre più una - ma non la sola - fonte di ricchezza, poiché gli scambi commerciali costituiscono il complemento della ricchezza puramente agraria: essi pongono infatti in circolazione i prodotti della terra.

Pur fondamentali e potenti, i latifondisti non sono più la sola classe egemone: si affiancano a essi le classi affaristiche e finanziarie (equestri) ma anche la plebe agiata, che vive di commerci o svolgendo mansioni amministrative per l'Impero o infine arruolandosi negli eserciti. [Si ricordi a tale proposito la relazione di reciproco sostegno tra Stato e ceti medi, ovvero tra burocrazia ed eserciti e classi commerciali].

In questi anni si sviluppa un sistema integrato, nel quale le varie classi (fondiarie, finanziarie, commerciali e burocratiche-militari) collaborano al benessere collettivo, mantenendo inoltre i ceti più poveri (essenzialmente la plebe urbana) con le eccedenze della loro ricchezza.

Al vertice di una tale organizzazione, si trovano l'Imperatore e la sua corte - il centro direttivo di questo vastissimo e complesso organismo politico (l'Imperatore è inoltre affiancato dalle più antiche istituzioni repubblicane, portatrici essenzialmente degli interessi della nobiltà e dei ceti più ricchi).

Tale situazione 'idilliaca' però (che si protrae approssimativamente dalla nascita dell'Impero fino al periodo di Traiano e Antonino Pio) si interromperà nel terzo secolo, quando una serie di fattori - riconducibili a un abbassamento della produttività (forse per la carenza di schiavi e per la crisi conseguente del sistema produttivo dei latifondi) e all'inizio delle invasioni barbariche su tutti o quasi i confini - determineranno una rottura della precedente situazione di armonia sociale.

A questo punto, quell'alleanza tra i ceti che aveva caratterizzato e sostenuto il rigoglio dell'Impero comincia a vacillare: meno produttività significa infatti meno commercio, quindi più povertà, quindi ampliamento dei latifondi (divenuti il più sicuro rifugio alla miseria); mentre maggiori difese militari significano maggiori spese statali e maggiori tasse (quindi, di nuovo, un incremento della povertà…).

Inizia così una fase involutiva, nella quale i latifondi tendono a divenire realtà economiche autonome, isolate dal resto della società e tendenzialmente indipendenti rispetto al resto dello Stato; mentre quest'ultimo tende a considerare tali forze degli ostacoli per il proprio dominio (il che implica la rottura del precedente equilibrio tra città e campagne, elemento fondamentale per la stabilità e il benessere dell'Impero).

Ma, soprattutto, lo Stato è costretto sempre più spesso a difendere i propri confini dai barbari, e per fare ciò deve affidarsi 'anima e corpo' agli eserciti, aumentando inoltre il carico fiscale a danno dei privati cittadini.

Inizia a questo punto una fase ulteriore, segnata dallo strapotere dei soldati e delle truppe insediate stabilmente nelle varie regioni imperiali, nonché di conseguenza dalla tendenza di queste ultime al separatismo e all'irredentismo.

A una tale tendenza, Roma reagirà rafforzando il predominio istituzionale dell'autorità centrale dell'Imperatore, rinnegando tuttavia in tal modo anche quelle antiche tradizioni istituzionali, democratiche e pluralistiche, che avevano caratterizzato i periodi più felici della sua storia.

In questi anni l'Impero romano finisce perciò per perdere quei connotati che aveva avuto sin dalla propria nascita (con Ottaviano Augusto), cominciando ad assomigliare da un punto di vista politico al suo più tradizionale nemico: l'impero persiano.

Rafforzando l'autorità assoluta dell'Imperatore, lo Stato cerca di mantenere il controllo sui tanti particolarismi locali di carattere militare da cui è oramai minato. Tuttavia appare chiaro come una tale situazione in futuro sia destinata a degenerare, essendo le esigenze di difesa militare in costante crescita (e assieme a esse anche i poteri degli eserciti).

Inizia allora un'ultima fase - il cui esito finale sarà costituito dalla nascita dell'economia feudale - in cui lo Stato, indebolito e debilitato dalle contraddizioni che lo minano internamente (essenzialmente la crescita dei latifondi a spese delle città e una militarizzazione esasperata), si alleerà con la nascente Chiesa cristiana, la quale costituirà - soprattutto attraverso le proprie opere di assistenza sociale - un valido complemento e un aiuto per la sua missione civilizzatrice.

La Chiesa guiderà così l'Impero verso una nuova era: un'era che per la parte occidentale ed europea sarà di totale dissoluzione (con la nascita dei regni barbarici), mentre per quella asiatica sarà piuttosto di ristrutturazione, nel segno comunque di un'economia fondamentalmente agraria - seppure caratterizzata, rispetto a quella occidentale, da un numero maggiore di scambi commerciali e culturali.


Periodizzazione
Le origini della repubblica romana
Storia e sviluppo della civiltà latina
Adriano Torricelli

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014