BERLINO DAL DOPOGUERRA AD OGGI


Nella primavera del 1945 la guerra volgeva al termine. Il comando supremo della Wehrmacht dette l'ordine di difendere Berlino fino all'ultimo uomo, fino all'ultima casa.

Ammalati e invalidi, giovani e vecchi furono costretti ad arruolarsi nella “milizia popolare”, cioè nell'ultima riserva. L'esercito sovietico, che contribuì maggiormente alla sconfitta nazifascista, riuscì ugualmente a conquistare la città.

Ci vollero 2,5 milioni di soldati, 42mila cannoni, 6.250 carri armati e 7.500 aerei: dopo 14 giorni di aspri combattimenti la bandiera rossa poteva sventolare sul palazzo del Reichstag. Più di 100.000 soldati sovietici e molti militari delle forze armate polacche perirono in quella battaglia.

La città era diventata un cumulo di macerie: quasi la metà di tutti gli edifici era totalmente distrutta. Su un milione e mezzo di abitazioni solo 370.000 potevano essere abitate. Mancavano completamente luce, gas e acqua. Non esisteva alcuna fabbrica che potesse lavorare. Degli oltre 4 milioni di abitanti di allora, solo la metà viveva in città, in preda alla fame e alle epidemie.

Appartenenti all'esercito sovietico e antifascisti tedeschi tornati dai lager, dai penitenziari e dall'esilio s'impegnarono a scuotere i disperati berlinesi dall'indifferenza. In stretta collaborazione con l'amministrazione militare sovietica, furono creati organi democratici di governo coi quali si presero misure per l'approvvigionamento della popolazione, la ripresa del traffico urbano e della produzione, l'allontanamento dei nazisti dagli incarichi, la formazione di nuovi organi di polizia e di giustizia, ecc.

L'8 maggio 1945 aveva dato inizio a un nuovo capitolo nella storia plurisecolare della città. La liberazione dal nazifascisrno offrì l'occasione per sradicare completamente il potere della reazione e per edificare il potere della classe operaia in alleanza con i contadini e le altre forze democratiche.

Seguirono l'intesa politico-programmatica fra i comunisti (Kpd) e i socialdemocratici (Spd), nonché l'appello per la fondazione dei sindacati liberi. SUbito dopo il partito liberaldemocratico e quello democristiano entrarono nella vita pubblica riconoscendosi nell'antifascismo e si unirono coi due partiti operai nel blocco democratico antifascista.

Nel 1946 venne fondata la Libera gioventù tedesca, sotto la guida di Honecker, che poi divenne (fino al crollo del muro di Berlino) il Presidente della Rdt. Nello stesso anno il Kpd e l'Spd posero fine alla fatale divisione della classe operaia fondando il Partito socialista unificato di Germania (Sed).

Il 7 ottobre 1949 venne creata la Rdt e Berlino ne diventò la capitale. Per la prima volta nella storia tedesca nasceva uno Stato che rappresentava gli interessi e la volontà delle masse lavoratrici. Fino al 1961 questo giovane Stato operaio-contadino si sviluppò mantenendo aperto il confine con Berlino ovest. Poi fu il “muro”.

Come noto, nel luglio 1945 diverse unità militari degli alleati occidentali entrarono a Berlino, occupando, in conformità ad accordi presi in precedenza, i rispettivi settori occidentali della città. Secondo lo status quadripartito, Berlino costituiva l'elemento integrante della zona sovietica di occupazione e il potere supremo era affidato al comandante in capo sovietico. Il comando di presidio interalleato operò in un primo momento in piena conformità con gli accordi di Potsdam.

Ma ben presto le cose cambiarono. Nei posti-chiave della città gli alleati occidentali rimisero molti ex nazisti e restituirono le maggiori imprese ai vecchi imprenditori. A partire dalla “dottrina Truman” e dal “piano Marshall” la Germania e Berlino in particolare si trasformarono nell'arena principale della “guerra fredda”. Le potenze occidentali puntarono apertamente sulla divisione di questo Stato, cioè sulla formazione di uno Stato separato e sulla sua integrazione nel sistema delle alleanze militari occidentali. La stessa politica venne condotta a livello locale, nella città di Berlino.

Nel marzo 1948 fu sospeso di fatto Il governo a quattro della città. Il 18 giugno dello stesso anno nella zona occidentale di occupazione della Germania si operò la riforma monetaria, che subito dopo venne estesa al settore ovest di Berlino. In questo stesso settore, il 5 dicembre, si tennero elezioni separate che consolidarono la divisione della città. Il 21 dicembre Usa, Inghilterra e Francia istituirono qui il loro comando separato. Fu anche isolata la gestione economica cittadina di Berlino ovest. Più tardi venne distinto il rifornimento di gas, acqua, energia elettrica e il servizio tranviario.

Il 7 settembre 1949 si istituì la Rft con capitale Bonn. Nel marzo 1952 Usa, Inghilterra e Francia respinsero la proposta sovietica dì costituire uno stato tedesco democratico e unitario, che avrebbe potuto disporre di forze armate nazionali, ma che non avrebbe dovuto appartenere a nessuna alleanza militare.

Il 17 giugno 1953, approfittando di alcuni problemi economici della risorta nazione tedesca, ebbe luogo a Berlino e in altre città un putsch controrivoluzionario, mirante a rovesciare il potere socialista: esso fu soffocato in breve tempo.

Nel 1955 il governo di Adenauer integrò la Rft nella Nato. Nonostante tutto questo per ben 12 anni il confine con Berlino ovest rimase aperto. La ragnatela delle linee metropolitana e ferroviaria urbana collegava le due parti della città.

Purtroppo però il confine veniva continuamente attraversato da speculatori e malfattori, da spie dei servizi segreti imperialisti e criminali comuni. A metà degli anni cinquanta si contavano a Berlino ovest 90 centri di eversione e spionaggio, compresa una filiale della Cia, la maggiore in Europa. Si ricorreva molto spesso ad atti terroristici, di sabotaggio, agli incendi, al sequestro di persone, agli omicidi. La reazione aveva assegnato alla città il ruolo di “seconda Sarajevo”. A tale scopo si elaborò la variante “Outline”, cioè un piano per isolare e occupare la Rdt da parte della Bundeswehr.

All'inizio del 1961 la “tratta delle persone” raggiunse proporzioni inaudite. Decine di migliaia di cittadini della Rdt furono attratte a Berlino ovest da tanto generose quanto false promesse. Scienziati e tecnici ricevevano proposte allettanti, altri venivano fatti oggetto di ricatti, di false accuse, mentre i giovani venivano costantemente ingannati dalla pubblicità e dalla propaganda.

I “commercianti di persone” arrivarono al punto di rapire i bambini per costringere i loro genitori a trasferirsi nella zona ovest. Uffici clandestini di reclutamento della manodopera esistevano presso grandi monopoli come Flick, Siemens, Aeg, Telefunken, Krupp, Messerschmitt. Attraverso il reclutamento di abitanti di Berlino est per lavorare nelle aziende della zona ovest si realizzava una guerra economica vera e propria: essi infatti venivano usati come manodopera a buon mercato e come crumiri. Ad esempio la compagnia Siemens otteneva ogni anno dai 4.300 cittadini pendolari della Rdt circa 18,4 milioni di marchi al netto dei profitti. Il numero delle persone ufficialmente registrate che venivano così sfruttate era pari a 63.000.

Il 14 giugno 1961 il Bundestag chiese la revisione dei confini esistenti in Europa. Il 7 luglio il blocco Cdu-Csu al potere dichiarò l'intenzione di “liberare” la Rdt e di formare una Germania unita e integrata nella Nato. Il l° agosto su richiesta di Strauss, l'allora ministro del Difesa della Rft, le truppe della Nato ivi presenti furono messe in stato di allerta. Nella Bundeswehr furono chiamati alle armi altri 20.000 riservisti, mentre gli effettivi superavano le 350.000 unità. Ai primi di agosto le 5 migliori divisioni Usa vennero preparate al trasferimento in Europa e si decise di accrescere gli effettivi delle truppe anglo-francesi nella Rft.

A Berlino intanto aumentò il numero dei sabotaggi. Il 7 agosto si tentò di incendiare l'edificio del macello per bloccare il rifornimento di carne e provocare il malcontento nella popolazione. L'11 agosto si organizzò l'esplosione di una bomba all'Università Humboldt.

Le autorità della Rdt furono così costrette a erigere degli sbarramenti di confine su una frontiera lunga 46 km, tra le strade e i giardini della città. L'azione venne concordata con gli altri Stati del Trattato di Varsavia, ed essa - come poi i fatti dimostrarono - non solo salvò la pace minacciata, ma creò anche le condizioni favorevoli per l'ulteriore costruzione del socialismo.

Ciononostante la situazione rimase delicata e di difficile soluzione. Nel 1980 Berlino est propose di discutere la questione del riconoscimento della cittadinanza della Rdt e dello scambio di ambasciate, invece che di rappresentanze permanenti, nonché il problema di ultimare i lavori di demarcazione confinaria tra i due stati.

Bonn però ha rifiutato di prendere in considerazione tali proposte, preferendo puntare sul “carattere aperto del problema tedesco”. Di qui le costanti provocazioni: Berlino ovest è stato uno dei centri più importanti dell'attività eversiva contro i paesi socialisti. Nel 1985 al confine furono sequestrati ben 3.400 trasmettitori miniaturizzati e altre attrezzature spionistiche. Nonostante questo, dal I° giugno 1985 al 31 maggio 1986 più di due milioni di abitanti della Germania federale poterono visitare la Rdt.

La svolta fu determinata dall'arrivo di Gorbaciov al potere sovietico. Egli mise seriamente in discussione la necessità di tenere in piedi un socialismo senza democrazia interna, sia in Urss che in tutto il Patto di Varsavia. Nel novembre 1989 il muro è crollato e le due Germanie sono state riunificate sotto la direzione della parte occidentale. Non si è stati capaci di dare al socialismo una veste democratica senza finire nelle braccia del capitale.

Enrico Galavotti - Homolaicus