HITLER - L'EVITABILE ASCESA DI UN DITTATORE
La Repubblica di Weimar e il "Terzo Reich" (1918 - 1945)
Il giovane Hitler / La Prima Guerra Mondiale
Hitler nasce nel 1889 in un
piccolo paese dell'Austria settentrionale. Lascia la scuola
senza ottenere la licenza media, non ha lavoro, ma non lo cerca
nemmeno perché sogna di diventare un artista. A 18 anni, dopo la
morte della madre, si trasferisce a Vienna dove spera di fare
fortuna.
Li vuole iscriversi all'accademia d'arte ma viene respinto due
volte. Conduce una vita da vagabondo, vive con la pensione da
orfano e con la occasionale vendita dei propri disegni. A Vienna
all'inizio del secolo l'opinione pubblica è molto politicizzata,
dappertutto si parla di politica, e per Hitler che non ha altro
da fare, la politica diventa subito il vero senso della
vita. Fin dall'inizio l'interesse per la politica domina e
non lascia spazio ad altro. Tutte le cose che possono dare calore
e importanza a una persona, come il lavoro, l'amicizia, l'amore e
la cultura, gli mancano quasi completamente. Legge molti
giornali, ma si interessa soprattutto delle cose militari. Ogni
tanto va all'opera ma gli piace solo Wagner con il suo misticismo
pangermanico. Il suo paese invece, l'Austria non gli piace
affatto, il ventenne sente che il grande impero austro-ungarico
è ormai arrivato alla fine, sente che non ha più futuro. È
invece molto attirato dalla Germania, che prima della Grande
Guerra si presenta come una nazione giovane, forte, con molte
energie e con un futuro da nazione di primo piano a livello
europeo e mondiale. E già nel ventenne comincia a formarsi una
ideologia che è un misto tra nazionalismo e antisemitismo, due
tendenze molto di moda in quel momento, a Vienna ma anche in
altri paesi.
La sua prima decisione importante è quella di emigrare in
Germania nel 1913, un anno prima dello scoppio della grande
guerra. Lo fa per sottrarsi al servizio militare austriaco, ma
non perché è contrario alla guerra, anzi, Hitler vuole fare la
guerra, ma con la Germania e non con l'Austria. Infatti, appena
cominciata la guerra si arruola come volontario nell'esercito
tedesco. Nella guerra, Hitler si sente finalmente a suo agio,
ottiene una decorazione al valor militare, ma rimane un soldato
semplice perché i suoi superiori non lo ritengono idoneo per
comandare, a causa del suo spiccato individualismo. I suoi
compagni lo ricorderanno come un tipo un po' strano, che spesso
faceva discorsi politici molto radicali, ma anche un po' confusi.
La rivoluzione del 1919
Quando nel 1918 finisce la guerra
in Germania scoppia una rivoluzione
Non è una rivoluzione come quella di un anno prima in Russia,
dove c'era un leader carismatico come Lenin con un piccolo ma
efficientissimo partito rivoluzionario. In Germania la
rivoluzione è spontanea, senza nessuna guida ideologica o
organizzativa, alimentata dalla fame, dalla delusione di una
guerra perduta, dalla volontà molto diffusa di cacciare quelli
che ne avevano la responsabilità. Alcuni dei rivoluzionari
vogliono la democrazia parlamentare, altri un sistema politico
come quello russo, tutti vogliono la Repubblica e le dimissioni
del Kaiser. C'è molto idealismo ed entusiasmo, ma non c'è
nessuno capace di guidare i tanti focolai rivoluzionari che
nascono un po' dappertutto.
Inoltre i rivoluzionari tedeschi non sono come quelli russi.
Lenin stesso disse una volta scherzando, che i rivoluzionari
tedeschi, prima occupare una stazione per sequestrare un treno si
compravano tutti quanti il biglietto. Non aveva del tutto torto.
In uno dei momenti più caldi della rivoluzione, mentre nelle
strade di Berlino si spara, un soldato rivoluzionario, incaricato
di consegnare un ultimatum dei rivoluzionari al governo, si fa
convincere a tornare indietro senza nulla di fatto semplicemente
perché il governo gli aveva detto che quell'ultimatum non era
firmato in modo regolare.
La Socialdemocrazia non sa bene se sostenere la rivoluzione o no.
Da una parte sostiene alcune delle richieste dei rivoluzionari,
dall'altra parte ne era anche piuttosto spaventata. Dopo tanti
anni di opposizione è arrivato finalmente il momento di poter
governare e all'improvviso si vedono superati a sinistra da una
grande massa di rivoluzionari costituita in parte anche da propri
sostenitori e militanti.
Per la media e l'alta borghesia e per le forze militariste e
monarchiche questa rivoluzione è invece un vero e proprio choc.
Nasce così una strana alleanza tra la socialdemocrazia e le
forze militariste della destra più estrema. Nessuna delle due
forze ha da sola la forza di placare l'ondata rivoluzionaria.
Insieme ci riescono facilmente. La Socialdemocrazia arriva al
governo, e dall'altra parte, i cosiddetti "corpi
franchi", le formazioni dell'estrema destra appositamente
create, soffocano la rivoluzione con il terrore e massacri
estremamente sanguinosi.
Hitler entra in politica
Come risultato della rivoluzione,
la Germania è diventata finalmente una repubblica e una
democrazia, il re è fuggito in Olanda e la Socialdemocrazia
arrivata al governo. Molti diritti ed istituzioni, che oggi sono
normali in tutti i paesi democratici, nascono proprio in quei
giorni. Per la prima volta, anche le donne hanno il diritto di
voto e i sindacati ottengono competenze importanti che possono
migliorare la situazione dei lavoratori. Insomma, sono gettate le
basi per far crescere una nazione democratica.
Ma questa repubblica è nata nel peggiore dei modi: era nata nel
sangue. A sinistra si comincia ad odiare la socialdemocrazia per
aver tradito la rivoluzione. E quelli che hanno sparso il sangue,
l'estrema destra, i monarchici e i "corpi franchi" in
fondo disprezzano i socialdemocratici, li tollerano al governo
solo perché ne hanno bisogno, almeno per il momento.
Il trentenne Hitler è profondamente impressionato e spaventato
dalla rivoluzione. Lo stato democratico nato alla fine della
rivolta con i suoi protagonisti socialdemocratici è proprio il
contrario di quello che sognava e da qui nasce la sua seconda
decisione importante, cioè quella di entrare attivamente nella
vita politica.
Gli anni bui della Repubblica di Weimar
Il partito a cui Hitler nel 1919
aderisce è un piccolo partito di importanza solo locale con un
programma che si distingue soprattutto per il suo radicale
antisemitismo. Hitler diventa presto indispensabile per questo
partito perché si rivela un ottimo oratore, uno che
nell'atmosfera delle birrerie di Monaco sa attrarre e ipnotizzare
la gente. La scoperta delle sue qualità di oratore, che
sorprende lo stesso Hitler, lo fanno presto il leader di questo
piccolo partito, che sotto la guida di Hitler cambia nome e
diventa il "Partito nazionalsocialista tedesco dei
lavoratori", il "NSDAP".
Il momento politico sembra buono per il suo partito. Dopo la
soppressione della rivoluzione Monaco diventa uno dei centri
delle forze conservatrici che hanno il sostegno anche di una
parte dell'esercito. La continua e molto rumorosa agitazione
porta a un clima politico, in cui tra il 1919 e il 1922 vengono
commessi 376 omicidi politici, quasi tutti da parte dell'estrema
destra. Tra le vittime ci sono, oltre a Rosa Luxemburg e Karl
Liebknecht, i fondatori del partito comunista, anche esponenti
cattolici, ministri e presidenti delle regioni. E appena un anno
dopo la nascita della democrazia nel 1920 arriva il primo colpo
di stato da parte della destra. Il colpo viene disperso, ma è
significativo il fatto che i suoi promotori non subiscono alcuna
condanna. La situazione politica della Germania è diventata più
confusa che mai, con in più un'economia disastrata dalla guerra
che fa fatica a riprendersi nel clima di totale insicurezza
politica e sotto le pesanti condizioni che il trattato di
Versailles ha imposto alla Germania. Questo trattato di pace è
in realtà un diktat dei vincitori della guerra, dominato più
dallo spirito di vendetta che da quello di giustizia.
Era subito evidente che anche con tutta la buona volontà la
Germania non sarebbe stata capace di affrontare questo gigantesco
sforzo, infatti dopo appena un anno, è costretta dichiarare la
sua incapacità di continuare a pagare, il che porta a una
successiva revisione del trattato.
Molti tedeschi si sentono umiliati da queste condizioni.
Certamente, la Germania aveva contribuito molto allo scoppio
della prima guerra, ma non era l'unico colpevole e anche negli
altri paesi, in Inghilterra e in Francia la gente era andata in
guerra con grande entusiasmo. Il carattere simbolico e punitivo
del trattato di Versailles è troppo evidente per non suscitare
delle reazioni anche violente.
Per la propaganda di destra è la cosa migliore che poteva
capitare, e i partiti di destra, quello di Hitler in modo
particolare, lo sfruttano per molti anni come uno dei più
efficaci argomenti di propaganda, contro tutti quelli che
vogliono invece stabilire buoni rapporti con gli ex-nemici.
L'inflazione
Il 1923 sarà l'anno più buio e
tormentato della Repubblica.
Già dalla guerra si sentivano gli effetti di una inflazione
abbastanza consistente e preoccupante. Per pagare gli enormi
costi della guerra, il governo tedesco aveva cominciato a fare
ciò che fanno tutti i governi, quando non sanno più come
affrontare una montagna di spese incontrollabili: Stampava più
banconote, con le conseguenze facilmente prevedibili. Questa
inflazione, a partire dal 1922, comincia rapidamente ad
aggravarsi. Il denaro perde di valore a vista d'occhio. Prima si
paga pane, latte e patate con alcune migliaia di marchi, poi si
passa ai milioni, per infine arrivare a miliardi e addirittura a
migliaia di miliardi di marchi.
1 dollaro costava nel
1923 (in marchi): |
1 kg di pane costava
nel 1923 (in marchi): |
|
gennaio | 35.000 | 250 |
luglio | 350.000 | 3.465 |
agosto | 4,6 milioni | 169.000 |
settembre | 98 milioni | 1,5 milioni |
ottobre | 25 miliardi | 1,7 miliardi |
novembre | 2.190 miliardi | 210 miliardi |
dicembre | 4.210 miliardi | 399 miliardi |
Gli operai vengono pagati ogni giorno, dal ufficio paga corrono subito verso il mercato per spendere tutto e subito, perché un'ora più tardi i prezzi potevano essere già raddoppiati e il giorno dopo le stesse banconote non valevano più nulla. 200 fabbriche di carta stampano, giorno e notte, nuove banconote, francobolli e altri valori con sopra delle cifre sempre più astronomiche.
Il putsch di Hitler
Nella sua ultima fase questa disastrosa inflazione è alimentata anche da un
grande sciopero generale nel bacino della Ruhr, una resistenza passiva a cui il
governo stesso ha esortato contro l'occupazione francese di questa regione. Ma
la resistenza passiva provoca una totale paralisi dell'economia e un ulteriore
precipitare dell'inflazione. É impossibile reggere questo sciopero generale per
lungo tempo. Appena annunciata la fine della resistenza entra in campo Hitler.
Durante il primo colpo di stato nel 1920 Hitler e il suo partito non erano
ancora sulla scena, adesso invece si è presentata la situazione che aspettavano
da tre anni. Con l'appoggio del Generale Ludendorff, un personaggio centrale
dell'estrema destra, Hitler tenta l'insurrezione a Monaco. Quello che ha in
mente è una "marcia su Berlino" simile a quella di Mussolini su Roma,
avvenuta un anno prima.
Hitler fallisce, ma quello che in altri tempi e in altri paesi gli sarebbe
costato l'ergastolo, se non la testa, nella Germania del 1923 gli costa solo un
anno di prigione, dove viene trattato come un'ospite d'onore.
Alla fine del 1923 la giovane Repubblica di Weimar ha appena 4 anni. In
questi 4 anni vide 2 tentativi di colpo di stato, centinaia di omicidi politici,
un'inflazione senza precedenti nella storia e un conseguente esaurimento
dell'economia. Il paese è profondamente lacerato e le forme di lotta politica a
destra e a sinistra si stanno deteriorando. Per molti le conquiste della
democrazia non contano più nulla, anche perché economicamente si sta peggio
che prima della guerra. E soprattutto, la fiducia in questo stato e nelle sue
istituzioni è molto scarsa, e purtroppo, non sempre a torto. Un esempio è la
giustizia:
Nel periodo 1919-1922 in Germania c'erano 376 omicidi
politici.
Qui le pene inflitte:
per i 22 omicidi commessi dalla sinistra:
per i 354 omicidi commessi dalla destra:
Così, nel 1923, l'ancor giovane Repubblica di Weimar sembra avere al suo interno più nemici che sostenitori, si presenta come una "repubblica senza repubblicani " e una "democrazia senza democratici". E i fatti, cioè la situazione politica ed economica, sembrano dare ragione a quelli che, a sinistra e a destra, vogliono eliminare questa repubblica il più presto possibile.
Gli "anni d'oro"
Negli anni successivi, tra il 1924 e il 1929, succede invece qualcosa di
sorprendente. I vincitori della guerra, soprattutto gli americani, da bravi
capitalisti che sono, cominciano a capire che non si possono fare buoni affari
con un paese che, per le pesanti riparazioni di guerra, ha sempre l'acqua alla
gola, e cominciano ad aiutare la Germania e riducono il peso del pagamento delle
riparazioni.
Il paese è ancora diviso, ma molta gente è stanca. Stanca delle risse
politiche e dell'insicurezza. Nei cinque anni successivi la Germania vive un
fortissimo rilancio economico. Sono i cosiddetti "anni d'oro" della
Repubblica di Weimar. Insieme ad una sorprendente capacità di ripresa
economica, la Germania dimostra una straordinaria vivacità in campo culturale.
Cominciano a fiorire il cinema, il teatro, la letteratura, la pittura, la
musica, i cabaret.
Berlino, che negli anni venti arriva a 4 milioni di abitanti (oggi ne ha solo
3,5), diventa così la capitale europea della cultura, della creatività e del
divertimento. Sono gli anni del Bauhaus, dei film di Fritz Lang e di Murnau, del
teatro di Brecht, della pittura di Klee e Kandinsky. Si diffonde un clima
allegro e spensierato, la gente vuole dimenticare la politica e la guerra, vuole
guardare verso il futuro, vuole star bene. La Germania comincia a respirare,
sembra finalmente la svolta.
Hitler odia questa cultura. Ha passato l'anno in prigione scrivendo il libro
"Mein Kampf" in cui getta la base teorica del suo pensiero e del
movimento, che adesso vuole costruire con più metodo ed organizzazione. Ma
finché la gente sta bene, ride di Hitler che non riesce a sfondare. Anzi, dal
già deludente 3 %, ottenuto nelle elezioni politiche dopo il suo putsch
fallito, scende a un misero 2,6 % nel 1928. Ma ciononostante Hitler è molto
attivo. Riesce a trasformare il suo partito, che nel 1923 aveva ancora l'aspetto
di un piccolo, disorganizzato gruppetto di avventurieri nazionalisti, in un
sempre piccolo, ma adesso efficientissimo partito nazionale, che dispone nelle
SA, le cosiddette "Sturmabteilungen" cioè "reparti di
assalto" di una vera e propria macchina da guerra contro gli altri partiti.
Ma nonostante la sua vivacissima propaganda, il partito di Hitler rimane ancora
una piccola, marginale presenza sulla scena politica. Kurt Tucholski, uno dei
grandi della letteratura e cultura tedesca di quei anni esprimeva quello che
molti tedeschi pensavano di Hitler: "In fondo, l'uomo politico Hitler non
esiste, quel che esiste è solo il gran rumore che riesce a creare intorno a
sé."
Cosa vuole Hitler? - La teoria razziale
Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia,
dice Hitler nel suo libro "Mein Kampf", è solo espressione
dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione
naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più
forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e
pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia,
cioè per la guerra. E la guerra è l'unica cosa che può dare un senso più
nobile all'esistenza di un popolo. Di tutte le razze quella cosiddetta
"ariana" o "nordica" è, secondo Hitler, la più creativa e
valorosa, in fondo l'unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo.
Tradotto nella realtà questo significava per Hitler prima l'unificazione del
continente europeo sotto il dominio della nazione tedesca, per cercare poi nuovo
spazio vitale all'est, cioè in Polonia e in Russia. Ma questo doveva essere,
come scrive Hitler, solo il preludio dell'ultima grande sfida, dello scontro
finale contro gli Stati Uniti. É un fatto singolare e molto significativo, che
l'andamento reale della seconda guerra mondiale rispecchia quasi esattamente
questa teoria, che Hitler aveva sviluppato 14 anni prima dell'inizio della
guerra. É un esempio lampante della testardaggine con cui Hitler seguiva le
proprie idee e cercava di applicarle a tutti i costi, una caratteristica che si
nota spesso in lui.
Ci sono numerose contraddizioni e imprecisioni nella teoria razziale di
Hitler. Già il concetto di base, la "razza ariana", è un'assurdità
storica. Inoltre Hitler confonde spesso "razza" con "popolo"
o "nazione", confonde i concetti "tedesco",
"germanico" e "ariano". Ma probabilmente tutto questo non è
molto importante per Hitler, dato che alcuni capitoli più avanti scrive con
molta franchezza "la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece
l'unico compito di essere efficace."
Infatti, questa propaganda doveva rivelarsi molto efficace. Sicuramente al
disoccupato faceva piacere sentire che in fondo non era un piccolo disgraziato
ma uno che apparteneva a una razza superiore. Parlando del suo futuro Reich
Hitler promette : "Essere uno spazzino in un tale Reich sarà onore più
alto che essere un re in uno stato estero".
Cosa vuole Hitler? - L'antisemitismo
Il secondo elemento fondamentale è l'antisemitismo. Per Hitler gli ebrei non
sono una comunità religiosa, ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare
tutte le altre. Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei cercano di
imbastardirli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro
forza, necessaria per la lotta per la supremazia. L'ebreo è il nemico più
pericoloso, è cattivo fino in fondo. Hitler dice : "Gli Ebrei sono come i
vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzione." L'antisemitismo
diventa in Hitler una vera e propria ossessione. Pacifismo, marxismo, la
democrazia, il pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la "Lega
dei popoli", predecessore del ONU, tutto questo è risultato del lavoro
distruttivo e sotterraneo degli ebrei. Hitler: "L'Ebreo è colui che
avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di
tutta l'umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era
milioni di anni fa."
Oggi queste parole suonano decisamente ridicole, e anche all'epoca molti le
ritenevano tali e vedevano in esse solo uno strumento politico per incanalare la
rabbia del popolo su un capro espiatorio. Ma l'odio di Hitler contro gli ebrei
non era solo strumento politico, era reale con tutto il suo evidente anacronismo
e la sua irrazionalità. Gli orrendi eventi degli anni 1940-1945, quando
l'antisemitismo non poteva più servire come strumento politico, lo dimostrano
in modo spaventoso. E nella lotta contro gli ebrei Hitler si vede come pioniere
di tutta l'umanità: Nel aprile del 1945, quando Hitler presagiva già la
propria fine, detta al suo segretario : "Un giorno si ringrazierà il
Nazionalsocialismo del fatto che io ho annientato gli ebrei in Germania e in
tutta l'Europa centrale".
La Germania precipita nella crisi
Nel 1929, dopo 5 anni finalmente felici per la Germania e per i tedeschi, anche a livello internazionale la Germania aveva conquistato nuove simpatie. Ma questo breve periodo ha una brutta fine, quando, nel 1929, con il famoso "Venerdì nero" a New York crolla la borsa e inizia una lunga e profonda crisi economica mondiale. La Germania il cui boom era basato in gran parte sulla collaborazione e su soldi americani è colpita più di ogni altra nazione. Il boom è stato forte ma superficiale e gonfiato e non ha risanato a fondo l'economia tedesca. Adesso il crollo è molto amaro. In pochi anni dal 1929 al 1932 la Germania precipita in una crisi che sembra inarrestabile e che vede alla fine l'arrivo di Hitler al potere. Alcuni dati statistici possono far capire meglio questo dramma:
L'andamento dell'economia (1928 - 1932)
Prodotto interno lordo | Produzione industriale | Disoccupati | |
1928 | 100 | 100 | 1,3 milioni |
1930 | 91 | 87 | 3 milioni |
1931 | 80 | 70 | 4,5 milioni |
1932 | 76 | 58 | 6,1 milioni |
Risultati elettorali (1924 - 1933)
Partito di Hitler | Estrema Destra | Centro-Destra | Socialdemocr. | Comunisti | |
1924 | 3,0 % | 20,5 % | 33,3 % | 26,0 % | 9,0 % |
1928 | 2,4 % | 14,2 % | 30,2 % | 29,8 % | 10,6 % |
1930 | 18,3 % | 7,0 % | 24,0 % | 24,5 % | 13,1 % |
1932 | 37,4 % | 5,9 % | 15,1 % | 21,6 % | 14,5 % |
1933 | 43,9 % | 8,0 % | 13,2 % | 18,3 % | 12,3 % |
Oltre al proletariato, anche impiegati, negozianti, artigiani, piccoli
commercianti, insomma tutta la piccola borghesia tedesca è schiacciata dalle
difficoltà economiche.
Contemporaneamente a questa crisi drammatica, si risvegliano anche al livello
politico tutti i fantasmi che avevano già dominato i primi anni infelici della
Repubblica. Nel parlamento ci sono 13 partiti anche piccolissimi che si
aggrappano al potere e che non capiscono che le accanite lotte tra di loro
favoriscono solo uno: Hitler. La Repubblica di Weimar ha visto 20 governi in 14
anni, 5 elezioni politiche negli ultimi 6 anni, un mare sempre crescente di
disoccupati, una violenza politica sulle strade soprattutto tra comunisti e
nazisti con morti e feriti quasi ogni fine settimana. Tutto questo fa svanire
definitivamente ogni fiducia nella democrazia che entra in un'agonia
irreversibile.
Hitler arriva al potere
Il caos politico e il dramma dell'economia con più di 6 milioni di
disoccupati fanno aumentare il desiderio di un uomo forte che possa mettere fine
a tutto questo. Alla fine nel 1933 Hitler si presenta per molti come l'unica
speranza che può salvare il paese dalla confusione totale.
Più che un uomo politico, all'inizio Hitler era un oratore. Lo sapeva e lo
sfruttava fino al massimo. Nel 1932, un anno prima di diventare Cancelliere del
Reich, Hitler fa centinaia di discorsi in tutte le parti della Germania. Basta
un annuncio anche solo 2 giorni prima e Hitler riempie qualsiasi sala. Affascina
la gente non tanto per quello che dice ma per come lo dice. Con il suo stile
insolito ma affascinante di parlare riesce ad ipnotizzare le masse.
Quello che convince la gente quando parla Hitler è soprattutto l'energia che
riesce a trasmettere, un'energia e una fermezza di cui molta gente disorientata
sente un gran bisogno e di cui anche la Germania depressa dalla crisi economica
sembra che abbia bisogno.
I 17 milioni di tedeschi che votano Hitler nel 1933 non sono 17 milioni di
fanatici antisemiti, razzisti e nazionalisti, ma in grandissima parte sono
persone stanche ed esauste che vogliono lavoro, la fine della insicurezza
politica e la garanzia di un modesto benessere, e che non vogliono più sentirsi
gli ultimi in Europa. La violenta propaganda antisemita di Hitler per molti non
conta, conta invece la promessa di creare lavoro e di mettere fine al caos di
cui sembra responsabile la democrazia. E Hitler non lascia nessun dubbio sul
fatto che vuole eliminare non solo tutti gli altri partiti ma con loro anche la
democrazia stessa. Adesso la propaganda di Hitler e l'organizzazione quasi
militare del suo partito raccolgono i frutti. Più aumenta il consenso
elettorale, più anche i grandi industriali, che prima avevano visto in Hitler
solo un fenomeno politico un po' esotico e volgare, si interessano di Hitler,.
Nel gennaio del 1933, il partito nazionalsocialista era ormai da un anno quello
più forte, Hitler diventa cancelliere e la storia della Germania cambia.
E' evidente che non è stato Hitler a distruggere la democrazia di Weimar ma
che è stata piuttosto la autodistruzione della democrazia a portare Hitler al
potere. Fattori esterni hanno certamente favorito questo processo: all'inizio
c'era il trattato di Versailles, pesante per l'economia, ma forse ancora più
negativo in senso psicologico, in quanto umiliava la Germania e forniva
gratuitamente continuo materiale per la propaganda di Hitler. Il colpo di grazia
è stata, alla fine, la crisi economica con 6 milioni di disoccupati.
Decisiva per la autodistruzione della repubblica è stata però la quasi
completa mancanza di senso democratico in ampi strati della destra (che andava
molto oltre il partito di Hitler). La destra non-nazista rifiutava fin
dall'inizio, più o meno apertamente la democrazia e cercava con tutti i mezzi a
rovesciarla o a svuotarla di contenuto. Certamente anche i comunisti lottavano
attivamente contro il sistema democratico, ma non erano mai un reale pericolo
per lo stato, se mai erano un problema per la polizia.
Quando lo stato e l'economia erano, o almeno sembravano forti, Hitler non
aveva la minima chance di ottenere consensi elettorali. Hitler poteva avere
successo solo quando l'avversario, cioè la democrazia, era debole. Nella prima
grande crisi del 1923 tentò un colpo di stato, ma fallì. Allora la Repubblica
vacillò ma non crollò. Nel 1933 invece, quando la democrazia era già esausta
e marcia, arrivò al potere senza sparare neanche un colpo.
Sparisce la disoccupazione ...
Quando, nel gennaio del 1933 Hitler diventa Cancelliere, in Germania c'erano 6 milioni di disoccupati. Hitler ha conquistato molti con la sua promessa di mettere fine alla disoccupazione e alla crisi economica e psicologica del paese. Dopo solo 4 anni, nel 1937, i disoccupati sono quasi del tutto spariti, si è raggiunta la piena occupazione. E la cosa ancora più sorprendente è che prezzi e salari sono rimasti stabili, senza un'ombra di inflazione e tutto questo mentre negli altri paesi la crisi continua. É successo quello che nessuno aveva creduto. Non c'è più la disperazione degli ultimi anni della democrazia, adesso si ricomincia a sperare e a godersi un modesto benessere. Milioni di operai che prima votavano socialdemocratici o comunisti scoprono ora con sorpresa che proprio Hitler, il nemico numero uno, ha riportato pane e lavoro.
... preparando la guerra!
Ma questo "miracolo economico", che sembrava l'argomento più forte a favore di Hitler, ha dei gravi difetti. 3 fattori lo caratterizzano:
Investimenti pubblici (1933 - 1939)
Servizi pubblici (investimenti) |
Forze armate (investimenti) |
Indebitamento dello stato |
Disoccupati (in milioni) |
|
1933 | 0,6 | 0,7 | 12,0 | 6,0 |
1935 | 1,0 | 5,2 | 14,6 | 3,1 |
1937 | 1,2 | 11,0 | 25,5 | 0,5 |
1939 | 0,9 | 26,0 | 43,0 | 0,4 |
Questa tabella dimostra molto bene su che cosa si reggeva il cosiddetto
"miracolo economico" di Hitler. Alla fine di questo sviluppo
assolutamente innaturale poteva stare solo una cosa: la guerra. Le cifre degli
investimenti in servizi pubblici, forze armate e quelle del indebitamento di
stato sono indicate in miliardi di marchi.
Anche nella politica estera Hitler può presentare un "successo"
dopo l'altro: Nel 1935 reintroduce - contro il trattato di Versailles - il
servizio militare obbligatorio. Nello stesso anno, la regione della Saar, ceduta
alla Francia dopo la guerra, torna alla Germania dopo un plebiscito. Nel 1936 le
truppe tedesche rientrano nella Renania - che, secondo i trattati
internazionali, doveva rimanere smilitarizzata. Nel 1938 viene annessa
l'Austria, che accoglie Hitler con enorme entusiasmo. Nello stesso anno viene
occupato la Regione dei Sudeti, la zona dei tedeschi nella Cecoslovacchia. Anche
qui i soldati tedeschi sono accolti con grande entusiasmo da quelli che si
sentono finalmente liberati.
In fondo Hitler fa quello che vuole. All'estero ogni tanto si protesta ma non
succede niente di più. Nel 1933 la Germania, per le disposizioni del trattato
di Versailles, aveva un esercito di appena 100.000 uomini, senza armi moderne,
senza aeronautica militare. Nel 1938 la Germania è diventata la potenza
militare più forte dell'Europa. I tedeschi non dovevano più sentirsi umiliati
e spremuti dai vincitori della guerra, adesso sono rispettati e temuti in tutta
l'Europa. Di fronte ai sorprendenti successi di Hitler nell'economia e nella
politica estera, molti di quelli che nel '33 ancora lottavano contro Hitler
adesso tacciono o addirittura si convertono. É difficile sottrarsi al fascino
dei continui successi di Hitler. Nelle ultime elezioni libere nel 1933 il
partito di Hitler aveva ottenuto il 43 % di voti, 5 anni più tardi sicuramente
la stragrande maggioranza dei tedeschi appoggia Hitler o almeno lo tollera,
anche se non sempre con grande entusiasmo. "Avrà molti difetti, ma almeno
ci ha riportato il lavoro e l'orgoglio di essere tedeschi", pensano in
molti.
Il "miracolo economico" è possibile solo perché il libero mercato
è praticamente abolito. La dittatura totale che Hitler ha creato in pochissimo
tempo non riguarda solo la società ma anche l'economia. Hitler non ha la minima
intenzione di creare un'economia stabile e ordinata, lo scopo dell'economia è
unicamente di preparare la guerra che Hitler vede come l'ultimo obiettivo della
sua politica. Al di sopra di tutto c'è la sua testarda volontà di portare la
"razza ariana" al dominio prima dell'Europa e poi del mondo. Questo
cosiddetto "miracolo economico" era talmente artificiale per il totale
dirigismo statale e talmente gonfiato dalla smisurata produzione militare che
poteva finire solo in due modi: o prima o poi in un crollo verticale, o nella
guerra. Hitler lo sapeva benissimo, infatti nel 1938 dice : "La nostra
situazione economica è tale che potremmo reggerla solo per pochi anni ancora.
Pertanto non abbiamo tempo, dobbiamo agire."
Nel '37 e '38 é una stragrande maggioranza ad appoggiare Hitler. Ma nessuno
tranne una piccola minoranza di fanatici nazisti vuole la guerra. E Hitler,
almeno in pubblico, parla di pace per rassicurare l'estero ma anche il proprio
popolo. "La Germania vuole la pace e ne ha bisogno" ripete
continuamente. Ma nel 1938 dice ai suoi collaboratori : "Le circostanze mi
hanno costretto per tanti anni a parlare di pace, solo così era possibile
raggiungere i successi di quegli anni e solo cosi potevamo ricostruire la forza
militare di cui la Germania ha bisogno".
La repressione
Dopo essere arrivato legalmente al governo nel gennaio del 33, Hitler entro
pochissimo tempo abolisce tutti gli altri partiti, ed elimina o trasforma in
truppe ausiliari qualsiasi organizzazione politica o sociale. Il modo in cui lo
fa è caratterizzato da minacce, intimidazioni e aperta violenza, ma anche da
furbizia. Così già nel '33 dichiara il 1° maggio festa nazionale, cosa che i
sindacati, i socialdemocratici e i comunisti non erano riusciti a raggiungere in
decenni di lotte. Ma il giorno dopo, il 2 maggio, scioglie tutti i sindacati e
li sostituisce con delle organizzazioni a lui fedeli. Col divieto dei partiti, e
con lo scioglimento dei sindacati cominciano anche le persecuzioni e gli
arresti, fin dall'inizio Hitler vuole mettere in chiaro che un lavoro di
opposizione non è più possibile. Dopo pochissimo tempo la stampa parla solo
una voce: quella di Hitler. Chi cerca di opporsi finisce nei campi di
concentramento, i primi vengono allestiti già nel '33.
O ci si adegua o si rischia veramente la pelle. Per tutti i 12 anni del
"Terzo Reich" esiste anche una resistenza contro lo stato di Hitler,
da parte dei comunisti, dei socialdemocratici e anche da parte di cattolici,
protestanti e conservatori. Molti pagano il loro eroismo con la vita, ma per
Hitler questa resistenza non diventa mai politicamente pericolosa, perché è,
oltre ad essere chiaramente clandestina, anche politicamente isolata, manca
l'appoggio della popolazione.
La lotta contro gli ebrei
Anche la lotta contro gli ebrei inizia fin dal 1933, e quasi subito
cominciano a fuggire decine di migliaia di ebrei. Quelli che sono costretti a
rimanere subiscono ogni tipo di umiliazioni da parte delle SS e della GESTAPO,
cioè la polizia politica e dello stato. Perdono il lavoro e i diritti civili,
sono insultati quotidianamente dalla stampa e devono subire, senza potersi
difendere, le leggi razziali che restringono man mano qualsiasi possibilità di
una vita normale.
Ma in questa lotta, Hitler non riesce a coinvolgere del tutto la popolazione
tedesca. Quando le bande di nazisti spaccano i vetri dei negozi degli ebrei e
bruciavano le sinagoghe, la gente non partecipa come Hitler sperava, piuttosto
è spaventata o imbarazzata, molti si vergognano, non capiscono bene il perché
di tutta questa violenza e alcuni esprimono anche compassione. Ma un'aperta
ribellione contro queste barbarie non c'è mai, neanche da parte delle chiese
cattoliche o protestanti.
L'organizzazione della vita quotidiana
C'è anche da considerare un fattore che è molto importante per capire
meglio lo stato di Hitler e l'atteggiamento dei tedeschi: il movimento di Hitler
si chiama "nazional-socialista", e la parola "socialista"
non serve solo ad ingannare e attirare socialdemocratici e comunisti ma ha un
contenuto reale.
Certamente Hitler non è marxista, anzi, il marxismo è, essendo un prodotto
dell'ebreo, uno dei peggiori nemici da combattere. Ciononostante il suo stato ha
molte cose in comune con gli obbiettivi del socialismo. Anche Hitler vuole
creare una società senza classi sociali, l'individualismo deve essere superato.
Tutta la vita, dalla culla alla bara, deve essere organizzata collettivamente, e
indubbiamente si fanno grandi passi per arrivarci. Durante il nazismo nascono
centinaia di organizzazioni che si occupano di sport, hobby, tempo libero,
cultura, formazione professionale. L'adesione a queste associazioni è più o
meno obbligatoria e serve naturalmente anche per disciplinare e controllare il
cittadino. É però importante costatare che Hitler, almeno in parte, riesce a
trasmettere ai tedeschi la sensazione di appartenere tutti a uno stesso
organismo. Le grandi feste commemorative che Hitler ama moltissimo ne sono
un'espressione molto significativa, qui la negazione dell'individuo e il culto
della massa arriva all'apice.
La cultura e la scienza
Infine alcune parole sulla cultura e sulla scienza. Quando nel '33 cominciano
gli arresti e la rapidissima demolizione di tutte le istituzioni democratiche,
comincia anche una epurazione nel campo della cultura e della scienza lasciando
in Germania un provincialismo culturale che non ha più niente in comune con la
straordinaria fioritura della cultura degli anni venti. Prima tocca ai libri. I
libri di autori ebrei, marxisti o pacifisti vengono allontanati dalle
biblioteche pubbliche e bruciati in piazza.
Scrittori, musicisti, registi, pittori e scienziati cominciano ad emigrare in
massa negli altri paesi dell'Europa o negli Stati Uniti. Uno dei primi è Albert
Einstein, seguono Thomas Mann, Brecht e quasi tutti quelli che hanno un nome
sulla scena culturale e scientifico.
Negli anni precedenti gli ebrei avevano contribuito non poco ai successi
della Germania nel campo della cultura e della scienza, il cieco antisemitismo
di Hitler reca cosi un gravissimo danno in questo campo. A proposito di ciò un
piccolo ma significativo fatto: nelle pubblicazioni scientifiche fino agli anni
venti la lingua tedesca era quella predominante a livello internazionale. A
cominciare con gli anni 30 questo cambiò radicalmente a favore dell'inglese.
Solo a partire dagli anni 60 la lingua tedesca sta riconquistando importanza in
questo ambito. Prima del '33 il centro mondiale della ricerca atomica è in
Germania, a Göttingen, con l'arrivo di Hitler si sposta in America. Il fatto
che furono gli americani e non i tedeschi a costruire la prima bomba atomica è
indubbiamente "merito" di Hitler. La cultura del nazismo è banale e
piatta, e la Germania, per 12 anni, rimane praticamente tagliata fuori dalla
vita culturale internazionale.
La guerra lampo
La guerra era l'ultimo scopo della politica di Hitler. Nel '39 la Germania è
diventata la nazione militarmente più forte in Europa. Hitler aveva annesso
praticamente tutte le zone al di fuori della Germania in cui si parlava il
tedesco. L'Alto Adige è un piccolo problema, perché l'Italia di Mussolini è
uno dei pochi alleati, ma Hitler si era messo d'accordo con Mussolini di
trasferire i tedeschi di questa regione prima in Austria e poi, dopo la
conquista del necessario spazio vitale all'est, di mandarli come colonizzatori
in Russia, e cioè nell'isola di Crimea.
Gli altri paesi seguono l'aggressiva politica estera della Germania con
crescente preoccupazione. A tutti i costi vogliono evitare una nuova guerra
mondiale, ma non vedono che le concessioni a Hitler non servono a niente, lui
avrebbe fatto la guerra in ogni caso.
Infatti, nel '39 Hitler non vuole più aspettare, la guerra deve cominciare
ora. Al ministro degli esteri della Romania, che era alleata alla Germania,
confessa proprio in quell'anno: "Adesso ho cinquant'anni, preferisco avere
la guerra adesso, che non più tardi, quando ne avrò 60 o 65." Questa
citazione rivela un tratto del suo carattere che è tipico di Hitler: il destino
della Germania si doveva compiere nell'arco della sua vita. Infatti Hitler non
ha mai pensato a quello che poteva succedere dopo di lui, identificò
praticamente la propria biografia con il culmine e il compimento della storia
tedesca.
All'inizio comunque, la guerra va benissimo per la Germania: nella serie di
guerre lampo vengono occupate nel 1939 la Polonia, nel 1940 Danimarca, Norvegia,
Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia, nel 1941 la Iugoslavia e la Grecia. Nel
1940 anche l'Italia, sebbene militarmente impreparata, entra in guerra accanto
alla Germania, probabilmente abbagliata dai successi facili della Germania. Alla
fine del 1941 praticamente tutto il continente europeo, ad eccezione della
Svezia, della Svizzera e della Spagna che però è fortemente simpatizzante, è
sotto il dominio di Hitler e dei suoi alleati.
Ma a guardare bene quelli che possono sembrare dei "strasuccessi"
sono tutti successi contro avversari molto più piccoli e più deboli. Polonia,
Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Iugoslavia e Grecia, cosa possono fare da
soli contro il colosso militare della Germania? L'unica vera sorpresa è la
facile vittoria, in un solo mese, contro la Francia, che nel primo conflitto
mondiale non aveva ceduto per 4 anni. Ma la Francia del 1940 è molto diversa da
quella di 25 anni prima, è politicamente ed economicamente debole, non è
preparata alla guerra e soprattutto: nel 1914 la Francia era entrata nella
guerra con grande entusiasmo e voglia di vincere, adesso nel 1940 ha paura. Una
preda facile per Hitler. Solo con l'Inghilterra non è così facile. Certo, nel
1940 gli inglesi devono ritirarsi dal continente, ma l'isola è una fortezza che
Hitler non riesce mai a piegare nonostante i continui e violenti bombardamenti
delle città inglesi.
Comunque, nel 1941 sembra ancora il più forte di tutti: l'Inghilterra non è
battuta, ma in difensiva, e l'America e l'Unione Sovietica sono ancora fuori
dalla guerra, entrambi esitanti ad entrarci. Se Hitler in quel momento avesse
offerto la pace all'Inghilterra sarebbe stato molto difficile rifiutarla e
Hitler avrebbe avuto il controllo su quasi tutta l'Europa con l'eccezione
dell'Inghilterra e dell'Unione Sovietica. Ma Hitler non ha la minima intenzione
di accontentarsi a metà strada. La sua idea fissa è conquistare "spazio
vitale" all'est, cioè abbattere e sottomettere gli enormi e profondi spazi
della Russia con i suoi 200 milioni di abitanti.
L'olocausto
Hitler non era il primo nella storia mondiale a voler costruire un impero
mondiale. Prima di lui c'era Napoleone e prima ancora Cesare, gli altri
imperatori romani e Alessandro Magno. Un tentativo di questo genere ha sempre
comportato molti morti innocenti e molte crudeltà ed ingiustizie. Ma nessuno
chiamerebbe per questo Napoleone, Cesare o Alessandro Magno semplicemente dei
criminali. Con Hitler è un po' diverso, lui ha fatto qualcosa che nessuno prima
di lui aveva mai fatto: ha fatto uccidere sistematicamente milioni di persone
non in una guerra, ma semplicemente per motivi di un odio razziale, alimentato
da una presunta necessità ideologica.
Parallelamente alla guerra comincia il capitolo più buio della storia della
Germania.
Nello stesso giorno dell'attacco alla Polonia, Hitler ordina l'uccisione dei
malati di mente, degli handicappati di tutte le età, e di altri
"mangiatori inutili" come sono ufficialmente chiamati. Vengono così
fucilate ca. 100.000 persone. Poi tocca agli zingari. Le stime di zingari uccisi
in tutti i paesi occupati dai tedeschi si agirono intorno al mezzo milione. Il
terzo atto di questa tragedia si compie in Polonia e in Russia. Il destino di
queste popolazioni Himmler, la mano destra di Hitler, lo descrive così:
"Le popolazioni non tedesche dell'est non devono avere una formazione che
vada oltre la scuola elementare. Devono saper contare, scrivere il proprio nome
e devono imparare la ubbidienza. Saper leggere non è strettamente
necessario...Queste popolazioni ci dovranno servire come lavoratori saltuari e
stagionali per i lavori di costruzione di strade, ponti ecc. e per i lavori
nelle cave." E il comandante superiore tedesco per la Polonia ne trae le
conseguenze necessarie: "Quello che adesso forma l'élite intellettuale e
politica della Polonia è da liquidare, quello che in futuro ricrescerà sarà
prima da arrestare e di seguito nuovamente da eliminare."
E infine gli ebrei. Le stime di ebrei uccisi in tutta l'Europa variano tra 4
e 6 milioni, ma più probabile è la cifra più alta. Nella "conferenza del
Wannsee" nel gennaio del '42, Hitler annuncia "la soluzione finale
della questione ebraica". Fino a quel momento la liquidazione fisica degli
ebrei si era limitata alla Polonia e alla Russia, adesso si estende a tutta
l'Europa e anche i metodi cambiano. Prima si adoperava la fucilazione di massa,
un procedimento che adesso si rivela troppo complicato e lento. E cominciano a
funzionare le "camere da gas" che garantiscono un lavoro più veloce.
La svolta della guerra
La decisione di Hitler di attaccare l'Unione Sovietica è una follia, in
tutti i sensi. Basta pensare ai 200 milioni di abitanti della Russia rispetto ai
70 milioni della Germania, agli spazi enormi da conquistare e soprattutto da
tenere, alle lunghissime vie di rifornimento militare e alle risorse economiche
inesauribili di questo immenso paese. Ma Hitler e i suoi generali sono talmente
accecati dalle facili vittorie dei primi anni che nel momento dell'attacco, è
in giugno, non pensano nemmeno a fornire all'esercito gli indumenti invernali
che sarebbero stati necessari per il durissimo inverno russo, il che avrebbe
causato migliaia di morti nell'esercito tedesco.
Hitler e i suoi generali pensano veramente di conquistare la Russia come la
Danimarca, il Belgio o la Francia. Quando nell'inverno parte la prima grande
controffensiva sovietica per molti generali è come uno choc. Ed è proprio in
quel momento che Hitler prende una decisione che può sembrare ancora più
incomprensibile: senza esserne veramente costretto, senza motivo militare,
dichiara guerra anche agli Stati Uniti, che fino allora erano impegnati solo
nella guerra nel Pacifico contro il Giappone. E in quel momento decide anche la
"soluzione finale della questione ebraica", che quando diventa nota
all'estero contribuisce non poco a rafforzare ulteriormente la volontà delle
forze alleate, di combattere Hitler con tutti i mezzi possibili.
Questa accelerazione è assolutamente inspiegabile, se non in un modo:
offrire o chiedere la pace o un armistizio sono concetti inaccettabili per
Hitler. Per lui la guerra è la condizione normale per un popolo, la pace invece
un'eccezione, un periodo transitorio. Allora chiede al popolo tedesco l'impegno
in una "guerra totale" e come risultato di questa guerra Hitler stesso
vede solo due possibilità. Davanti ai ministri del estero della Croazia e della
Danimarca lo spiega con agghiacciante franchezza : "Se il popolo tedesco
non dovesse essere più sufficientemente forte ad affermarsi in questa guerra,
allora dovrebbe sparire dalla storia e dovrebbe essere sostituito da un altro
popolo più forte. Allora non verserei neanche una lacrima per il destino della
Germania." Hitler vuole sapere fin dove poteva arrivare la forza della
Germania.
Con la clamorosa disfatta di un'intera armata tedesca a Stalingrado nel
gennaio del '43, con l'apparire della potenza militare degli Stati Uniti prima
in Africa e poi anche in Europa comincia il lento ma inarrestabile avanzare
degli alleati. Più diventa difficile, critica e alla fine disperata la
situazione della Germania, più Hitler si indurisce, più inumane diventano le
sue decisioni, che sono sempre meno decisioni collettive ma sempre di più
solitarie e imposte solo con l'autorità del "Führer geniale ed
infallibile", un'immagine che si era creata nei primi anni di guerra.
Questa volta non sono decisioni crudeli ed inumane per gli altri popoli, ma per
la Germania stessa.
Nell'estate del '44 basta poco buon senso per capire che la guerra era
definitivamente persa. Tutto il territorio conquistato dalla Germania
dall'inizio della guerra è stato riconquistato dalle forze alleate. La Germania
ha già perso milioni di soldati ed è, anche all'interno, molto indebolita per
i massicci bombardamenti inglesi ed americani. Tutti gli ex-alleati in Europa,
Italia, Ungheria, Romania, Croazia e Bulgaria si sono schierati con i nemici.
Una Germania molto più debole deve ora affrontare da sola una coalizione di
nemici adesso molto più forte, soprattutto dall'entrata in guerra degli Stati
Uniti. Ma non c'è ancora nessun soldato nemico sul territorio tedesco.
Guerra totale - fino alla autodistruzione
In una situazione simile nella Prima Guerra Mondiale i generali tedeschi
avevano deciso di finire la guerra, di salvare quel che si poteva ancora
salvare. Anche adesso alcuni generali tentano di fermare Hitler, ma l'attentato
nel luglio del '44, la bomba fatta esplodere nel quartier generale di Hitler,
purtroppo manca per poco il bersaglio.
In questa cospirazione sono coinvolte ca. 200 persone, quasi tutti generali,
altri militari o forze conservatrici che non vogliono più seguire la politica
suicida di Hitler. Hitler si vendica facendo fucilare ca. 5000 persone,
arrestando anche tutti i familiari delle persone coinvolte. Tra Hitler e gli
stessi tedeschi che sino a pochi anni prima lo avevano ammirato, si apre, nel
corso del '44, un abisso sempre più profondo. Anche Hitler probabilmente lo
percepire, si ritira infatti sempre di più dalla scena pubblica. E si fida
sempre meno del proprio popolo. Ogni comandante del fronte che ha solo
l'intenzione di ritirare le proprie truppe senza ordine personale di Hitler
viene fucilato. I soldati che vogliono disertare possono essere sicuri che tutti
i loro familiari sarebbero stati automaticamente arrestati. Adesso la stragrande
maggioranza dei tedeschi comincia a desiderare la fine della guerra. Ma Hitler
vuole lottare fino all'ultimo, vuole addirittura rendere la guerra ancora più
totale.
Nel ottobre del '44 sono chiamati alle armi tutti gli uomini tedeschi tra i
16 e i 60 anni. Scopo è un'offensiva, un'ultima disperata offensiva contro gli
americani all'ovest. Il più debole assale il più forte. Hitler non è stupido
e con le sue conoscenze militari deve sapere che quest'offensiva non può finire
che in poco tempo e con un grande massacro. Molti generali sono contrari, ma
ancora una volta si piegano a Hitler. E succede quello che doveva succedere.
Questa folle operazione militare indebolisce, inoltre, il fronte all'est, e i
russi non si fanno invitare due volte. Iniziano subito un massiccio attacco che
fa crollare gran parte delle posizioni difensive all'est.
Ma il culmine della follia Hitler lo raggiunge con gli ordini il 18 e 19
marzo del 1945, quando le truppe alleate sono già entrate in Germania e stanno
per sferrare l'ultimo attacco decisivo. Il 18 marzo Hitler ordina: "Tutta
la Germania occidentale interessata dall'offensiva americana è da
evacuare". All'obiezione che non ci sono i mezzi di trasporto necessari,
Hitler dice: "Allora che vadano a piedi !" E il giorno dopo ordina:
"Tutti gli impianti militari di trasporto, di comunicazione, di industria e
di rifornimento, cosi come tutti i beni materiali che al nemico, adesso o in
futuro, potrebbero essere utili sono da distruggere." Questa è
praticamente la condanna a morte della Germania. E quando persino i più fedeli
protestano, rispose con voce gelida: "Se la guerra sarà persa, sarà
condannato anche il popolo. Non è necessario tener conto della base di cui il
popolo ha bisogno per la sopravvivenza. Al contrario, è meglio, distruggere
persino questa. Perché il popolo si rivelato quello più debole, e il futuro
appartiene al popolo dell'est che ha dimostrato di essere più forte. Tanto,
quello che rimane della Germania dopo questa guerra sono i più deboli, i più
forti sono già caduti sul campo di battaglia."
Non si può dire che Hitler non fosse coerente per quanto riguarda la sua
teoria razziale.
I tedeschi avevano dimostrato di non essere degni del ruolo assegnato loro da
Hitler e quindi dovevano essere puniti. Per fortuna, questi ultimi ordini di
Hitler non sono più stati eseguiti, anche se non mancarono i tentativi di farlo
e ancora negli ultimi giorni della guerra furono uccisi centinaia di
"traditori della causa tedesca", che si opponevano all'esecuzione di
questi ordini.
La Germania - terra bruciata
Il 30 aprile del 1945 Hitler si suicida nel suo bunker a Berlino. In questo
momento i soldati della armata rossa combattono già nelle strade di Berlino e
americani, inglesi e russi hanno già occupato gran parte della Germania. Quando
una settima più tardi la Germania firma la capitolazione incondizionata, il
paese è ridotto a un campo di macerie.
Tre anni di continui bombardamenti, che miravano a spezzare il morale della
popolazione, hanno totalmente distrutto le città tedesche fino a trasformarle
in paesaggi lunari. Per avere una idea della vastità delle distruzioni solo
alcune cifre: In 10 giorni, nel luglio del 1943, 3000 aerei scaricavano sopra
Amburgo ca. 3 milioni di bombe incendiarie insieme a 25.000 bombe esplosive. In
una unica notte a Francoforte sempre nel 1943 caddero 250.000 bombe incendiarie
e 4000 bombe esplosive. 131 città furono bombardate e il totale delle
distruzioni a Berlino, Francoforte, Düsseldorf, Colonia, Dresda, Amburgo era
tra il 40 e il 90 % di tutte le abitazioni. Per tre anni, gran parte della
popolazione era stata costretta a vivere nei rifugi antiaerei e circa 600.000
persone vi morivano. Tra le macerie cominciano a muoversi interminabili fiumi di
profughi. Persone in fuga davanti al avanzare dell'armata rossa, tedeschi
cacciati dalle loro case e dalle loro terre. 12 milioni di profughi si trovano
per strada, tra un campo di accoglimento sovraffollato e l'altro. Tra il 1945 e
il 1946, la guerra è già finita, nei treni o sulle strade muoiono così ancora
2 milioni di tedeschi, per la fame, per le fatiche o per malattie che nessuno
poteva curare.
La tragedia della Germania alla fine della guerra era terribile. Ma le
atrocità degli altri certamente non attenuano la responsabilità della
Germania. Tutto questo era soltanto un riflesso di quello che il nazismo aveva
fatto ai popoli dell'Europa, era soltanto l'ultimo atto di una guerra che Hitler
aveva fortemente voluto, che aveva, fin dall'inizio della sua carriera politica,
preparato prima ideologicamente e poi anche materialmente, di una guerra che
nessun altro in Europa aveva voluto o cercato.
Il popolo al quale Hitler ha recato più danni è stato, a parte gli ebrei e
i russi, proprio il popolo tedesco. All'inizio Hitler voleva la Germania come
dominatrice del mondo, alla fine voleva la sua distruzione. Si è avvicinato
più al secondo che al primo obiettivo. 55 milioni di morti e 35 milioni di
feriti sono il bilancio agghiacciante di questa guerra. E la responsabilità,
questo è fuori ogni dubbio, è unicamente della Germania di Hitler.
Wolfgang Pruscha
webmaster@viaggio-in-germania.de - www.viaggio-in-germania.de