LA STORIA CONTEMPORANEA
dalla prima guerra mondiale ad oggi


LA EX JUGOSLAVIA

ORIGINI

Prima della Guerra la Jugoslavia era una Repubblica Socialista Federativa formata da:

  1. BOSNIA ERZEGOVINA
  2. CROAZIA
  3. MACEDONIA
  4. MONTENEGRO
  5. SERBIA (con le regioni autonome di Voyvodina e Kosovo)
  6. SLOVENIA (retta da governi e da assemblee elettive autonome).

Ognuna delle sei regioni corrispondeva alla presenza maggioritaria di una nazione slava.

La ex Jugoslavia ha subìto, più marcatamente in un senso od in un altro e più in alcune zone rispetto ad altre, l'influenza della cultura e dei costumi:

  1. italiana (veneziana) nella zona mediterranea
  2. slava (tedesca e ungherese) nella zona danubiana
  3. turca e islamica nella zona subasiatica, collegata attraverso gli stretti.

STORIA

Per quanto riguarda l'etnia dei Serbi presenti nella ex Jugoslavia, va detto che essi combatterono aspramente e per lungo tempo contro i Turchi. Nel corso della Prima Guerra Mondiale i Serbi si opposero agli Austriaci.

Nel 1918 la disintegrazione della Monarchia Asburgica e dell'Impero Ottomano portarono alla creazione del Regno dei Serbi-Croati Sloveni con il re Alessandro I Karageorgevic.

In questa unificazione la Serbia ebbe il ruolo che nel Regno d'Italia spettò al Piemonte.

In questo regno i Serbi la facevano da padroni perché i Croati e gli Sloveni, temendo i pericoli che venivano dagli altri stati vicini e in particolare dall'Italia, accettarono di subire la prepotenza serba.

Nel 1921 la tensione si manifestò contro i Serbi. In Croazia si formò il Partito Contadino Croato che voleva l'autonomia; da questo partito si staccò il movimento USTASCIA (fascista), sostenuto dall'Italia.

La Slovenia rimase fedele, temendo di finire spartita tra Italia e Germania.

Nell'aprile 1941, a seguito della II Guerra Mondiale, le armate dell'Asse invasero la Yugoslavia e la smembrarono.

La Slovenia fu divisa tra Italia e Germania, la Macedonia fu annessa alla Bulgaria, la Croazia fu eretta in monarchia che includeva la Bosnia con un sovrano italiano ma di fatto governata da Pavlevic capo degli Ustascia.

Gruppi di resistenza si formarono in ciò che restava della Serbia, capeggiati da ufficiali nazionalisti, fedeli al governo in esilio, tra i quali Mihailovic.

Nel giugno del 1941 il Partito Comunista iniziò l'insurrezione in Serbia e Montenegro, guidato da Tito che all'inizio operò insieme a Mihailovic; poi quest'ultimo, a capo dei Cetnici, per avversare i comunisti, finì per collaborare prima con gli Italiani e poi con i Tedeschi.

Tito diffuse il suo "verbo" anche tra Sloveni, Croati e Macedoni, forte del programma dei comunisti che propugnavano uno stato federale in cui tutte le nazioni avrebbero avuto uguali diritti.

Nacque quindi una vera e propria guerra popolare rivoluzionaria.

Nel 1945, al momento della resa tedesca, le forze partigiane controllavano l'intero paese.

Furono create dai comunisti sei repubbliche federali (modello URSS).

I comunisti jugoslavi furono espulsi nel 1948 dal COMECON a causa del loro spirito indipendentista.

Stalin diffidava degli Jugoslavi che avevano raggiunto il potere con le loro forze e non erano sue creature, ma temeva che, invadendo la Jugoslavia, scoppiasse una nuova guerra mondiale.

Nei successivi 25 anni la Jugoslavia fece grandi progressi nel campo industriale e culturale.

Fu favorita la piccola proprietà contadina e l'autogestione nelle fabbriche.

A partire dagli anni '60 si avviò un processo di liberalizzazione interna: il rigore della censura venne allentato e la stampa fu più libera.

Grande fu il prestigio della Jugoslavia presso le nazioni del Terzo Mondo.

Negli anni '70 l'equilibrio jugoslavo parve rompersi.

Due radicali revisioni alla Costituzione avevano accresciuto i poteri delle sei repubbliche e i partiti all'interno di esse cercarono di ottenere una maggiore indipendenza.

Covavano ancora i vecchi rancori nazionalisti; gli Sloveni, i Croati e i Serbi del nord si lamentavano perché i frutti del loro lavoro andavano troppo alle repubbliche più arretrate: Bosnia, Macedonia e Montenegro.

Nel 1971 vi fu una crisi politica in Croazia.

Seguirono purghe ed epurazioni di uomini politici, ordinate dal Governo centrale e ciò fomentò il nazionalismo croato.

Nel 1974 venne approvata una nuova Costituzione.

Nel 1974, con la nuova costituzione, i cittadini jugoslavi dovevano dichiarare se erano serbi, croati, musulmani oppure jugoslavi, (cioè non appartenenti a nessuna delle precedenti etnie).

Tito governò la Jugoslavia per circa 40 anni con grande carisma personale ed in questo periodo le etnie convissero senza tensioni particolarmente acute.

C'era nel governo e nella classe politica della Federazione Jugoslava una prevalenza dei Serbi, temperata però anche dalla salvaguardia degli interessi delle altre etnie.

La dittatura era ferrea, ma il regime non era totalitario, e Tito fece tesoro della popolarità acquisita nella lotta partigiana contro i nazisti e nella lotta per affiancare le popolazioni contadine e cittadine dalla oppressione degli "Ustascia" e dei "Cetnici".

Riuscì così a compiere il miracolo di salvaguardare la pace all'interno della Federazione, anche grazie ad una accorta politica estera che gli procurò l'aiuto finanziario degli Stati Uniti e dell'Occidente. Va ricordato, ed è un dato che stupisce, come la crescita economica e la modernizzazione della Jugoslavia dopo la II Guerra Mondiale siano state seconde solo a quelle del Giappone!

ALCUNI DATI INFORMATIVI

Serbi, Croati e Musulmani appartengono alla stessa etnia slava, parlare perciò di guerre etniche o di cultura interetnica è sbagliato.

I Serbi sono ortodossi (come i Russi e i Greci), i Croati sono cattolici. I Musulmani sono discendenti dei Bogomili, una setta cristiana che 500 anni fa, durante l'invasione turca, si convertì all'Islam per salvare terre e proprietà. I Bogomili erano repressi dai Cristiani, per salvarsi si allearono con i nemici dei Cristiani: i Musulmani, convertendosi alla loro religione.

L'islamismo bosniaco è sempre stato un elemento della cultura e uno stile di vita, più che uno stimolo al senso di appartenenza o a una visione integralista della propria fede a danno degli altri. Le città bosniache erano caratterizzate da profonda mescolanza e da una quota altissima, 20 - 30%, di matrimoni misti.

Dopo la rinascita del nazionalismo croato e serbo, anche in Bosnia ha preso il sopravvento il partito SDA, musulmano. Izetbegovic, leader dell'SDA e Presidente della Repubblica ha passato 8 anni in carcere accusato di essere un nazionalista. Ma in Bosnia nessuna istituzione pubblica è religiosa (come ad esempio in Iran) e anche nell'esercito, a tutti i livelli, ci sono Croati, Serbi e Jugoslavi. Gli Jugoslavi sono quelli che nell'ultimo censimento non hanno voluto o potuto definirsi né Croati, né Sloveni, né Serbi, né Musulmani.).

Nel 1990 nella Federazione Jugoslava su 24.000.000 di abitanti, 8.000.000 di persone di gruppi etnici diversi, erano imparentate tra loro.

Karadzic è il presidente dell'autoproclamata Repubblica Serbo Bosniaca, con capitale Pale, un piccolo centro sulle montagne a 15 Km da Sarajevo. Mladic è il comandante dell'esercito serbo bosniaco.

I Serbi della Krajina sono i discendenti dei contadini serbi che l'Impero Austriaco incentivò o obbligò a trasferirsi dalla Serbia alla Krajina (che vuol dire regione di confine) per utilizzarli come cuscinetto contro le invasioni turche.

I Cetnici sono gli ultra nazionalisti serbi, da sempre nemici dei Croati e spesso alleati, durante il secondo conflitto, con i fascisti italiani. Gli Ustascia, nati in Erzegovina, sono gli ultra-nazionalisti croati, apertamente fascisti e antisemiti, colpevoli di orrendi massacri durante la II Guerra Mondiale a danno dei Serbi (da 350 mila a 600 mila morti) e alleati ai nazisti tedeschi.

In alcuni periodi della Guerra su Sarajevo sono piovute sino a 1.000 bombe al giorno.

La città di Mostar è grande circa come Forlì. In una sola parte di Mostar (quella ad Est) in 4 mesi sono piovute circa 120.000 granate.

ECONOMIA

Si è sviluppata ai margini dei paesi satelliti dell'ex-URSS, con nazionalizzazione dei mezzi di produzione.

Il settore privato resta però preponderante nell'agricoltura.

La Jugoslavia ha seguìto una politica di non allineamento con i paesi dell'Est.

E' ricca di giacimenti minerari; che sono localizzati soprattutto nella Bosnia Erzegovina, nella Macedonia e nei Balcani serbi.

Vi sono anche industrie, che negli ultimi tempi (prima del conflitto) avevano registrato un considerevole sviluppo.

Il Turismo è stato una buona fonte di ricchezza per molte delle sue regioni.

RELIGIONE

Le religioni che si dividono la maggior parte della popolazione sono:

  1. ORTODOSSA
  2. CATTOLICA
  3. MUSULMANA (presenza minoritaria)

CRONOLOGIA DELLA GUERRA

1991

30 marzo 1991: barricate nel Parco di Plitvice (Krajna) in Croazia con furiosi scontri a fuoco tra Serbi e Croati.

12 maggio 1991: la Croazia elabora un progetto d'indipendenza e la Krajna (regione della Croazia a maggioranza serba) risponde con un referendum per l'indipendenza dalla Croazia.

19 maggio 1991: referendum per l'indipendenza della Croazia: vincono i Sì (94%).

I dodici della CEE e gli USA dichiarano che non riconosceranno la secessione della Croazia.

Così la Serbia si sente ancor più legittimata ad intervenire militarmente contro la Croazia. Gli Europei hanno cercato di salvaguardare l'unità della Federazione, ma non hanno preso atto che la realtà era ben diversa.

Austria, Germania e Vaticano riconoscono invece la Croazia.

25 giugno 1991: Slovenia e Croazia si dichiarano indipendenti dalla Federazione Jugoslava.

USA e CEE condannano la secessione.

Belgrado (capitale della Federazione Jugoslava situata in Serbia) respinge l'indipendenza degli Stati federati di Slovenia e Croazia.

Tudjman (Presidente croato) dichiara di non riconoscere la comunità serba in Croazia.

28 luglio 1991: l'esercito federale interviene in Croazia: scontri con centinaia di morti.

5 settembre 1991: la Macedonia si dichiara indipendente.

27 settembre 1991: l'ONU invia una forza di pace nell'ex-Jugoslavia.

Dicembre 1991: i Serbi della Kranja dichiarano l'indipendenza dalla Croazia (di cui farebbero parte come regione).

1992

15 gennaio 1992: i Paesi della CEE riconoscono Slovenia e Croazia.

27 febbraio 1992: la febbre dell'indipendentismo si allarga alla Bosnia.

I Serbi di Bosnia proclamano la Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina, dopo avere tentato di impedire il referendum sull'indipendenza.

29 febbraio 1992: referendum sull'indipendenza in Bosnia-Erzegovina; i favorevoli vincono a grandissima maggioranza.

I nazionalisti serbi erigono barricate a Sarajevo.

Una grande manifestazione popolare spontanea a cui partecipano tutti i Saravejesi (Croati, Serbi, Musulmani, Ebrei, Jugoslavi), contro la guerra e per l'unità multietnica, smantella le barricate.

Va detto che a Sarajevo in quel momento non vi era un esercito bosniaco, ma solo la Polizia.

NOTA:

Il referendum in Bosnia è un passaggio decisivo nella storia del conflitto Jugoslavo.

I "geopolitici" ritengono che non si possa decidere a colpi di referendum la natura di uno Stato dove vivono tante minoranze (nel 1991: 45,8% musulmani, 31,4% serbi, 17,3% croati, 5,55 altri). Ogni decisione doveva essere presa di comune accordo e con l'avvallo dei grandi protettori, Serbia e Croazia, pena lo scoppio della "guerra civile".

In realtà le decisioni erano già state prese: Croazia, Slovenia, Macedonia indipendenti, Serbia persa dietro al grande sogno della Grande Serbia. Che destino aveva la Bosnia? Solo uno, già scritto da Tudjiman (Presidente della Croazia) e Milosevic (Presidente della Serbia): lo smembramento a favore dei due grandi nazionalismi. Poteva esserci un'altra possibilità: il riconoscimento internazionale di una Bosnia indipendente con una garanzia militare dei suoi confini.

Alla data del referendum non esiste ancora una forza armata bosniaca.

Appena un mese dopo il referendum la CEE riconosce ufficialmente la Bosnia.)

I Musulmani, preoccupati di fare una brutta fine, chiedono agli Europei di proteggerli come stato autonomo.

La CEE e l'ONU sembrano fornire le garanzie di protezione richieste dai Bosniaci.

Marzo: l'esercito federale circonda Sarajevo (ufficialmente per difendere la città).

2 aprile 1992 Mostar: guerra tra Serbi e Croati; questi ultimi arruolano con loro i Musulmani di Mostar.

4 aprile 1992: Itzerbegovic (Presidente Bosniaco) afferma che in Bosnia non vi sarà guerra, per la tradizione di convivenza, i matrimoni misti, la mescolanza di religioni.

6 aprile 1992: la CEE riconosce la Bosnia e Sarajevo si sveglia assediata.

Aprile 1992: i Serbi (esercito) entrano a Sarajevo ed inizia la resistenza.

Maggio 1992: il bombardamento della città è ininterrotto. CEE, CRI, ONU lasciano la Città.

Maggio 1992: la Bosnia-Erzegovina entra a far parte dell'ONU.

Maggio 1992: l'ONU vota l'embargo a Serbia e Montenegro ritenute responsabili della guerra in Bosnia (si astengono Cina e Zimbabwe).

Agosto 1992: scoperti i primi lager, prime notizie di stupri e atrocità.

Agosto 1992: il Papa sostiene il diritto-dovere di ingerenza in Bosnia per disarmare chi uccide.

22 settembre 1992: l'Assemblea Generale dell'ONU espelle la Jugoslavia (fatto senza precedenti). La Jugoslavia non esiste più, anche ufficialmente, come Stato. La federazione serbo-montenegrina dovrà inviare domanda d'ammissione.

Novembre 1992: nella Bosnia centrale i Croati iniziano una pulizia etnica contro i Musulmani, del tutto simile a quella dei Serbi. Intanto i fronti militari serbo-croati tacciono: le energie dei Serbi e dei Croati si uniscono e si concentrano contro la Bosnia-Erzegovina e i Musulmani (i Croati in Erzegovina, i Serbi in Bosnia).

Dicembre 1992: 500 pacifisti entrano a Sarajevo.

1993

Gennaio '93: a Ginevra viene presentato il piano di pace Vance-Owen: divisione della Bosnia in 10 province "etniche". E' la legittimazione internazionale dell'intolleranza e della separazione dei Bosniaci su base "etnica".

Maggio '93: i Croati si concentrano contro i Musulmani. Torture, esecuzioni e violenze vengono compiute dai Croati a Mostar contro i Musulmani, che perdono tutto: case, vestiti, mobili e soldi.

Nel frattempo la guerra tra Serbi e Croati sembra fermarsi, come se vi fosse già da allora (c'è chi sostiene che realmente vi era) un accordo tra Serbi e Croati per eliminare i Musulmani e spartirsi la Bosnia-Erzegovina.

1994

Gennaio '94 e oltre: la guerra e le stragi proseguono.

Marzo '94: Croati e Musulmani firmano un accordo, voluto dagli USA, per una confederazione in Bosnia e la smilitarizzazione di Mostar.

Agosto '94: il governo di Belgrado (Serbia) nella speranza di un alleggerimento dell'embargo, rompe le relazioni col governo filo-serbo creato dai Serbi di Bosnia a Pale e chiude la frontiera.

I Serbi di Pale con un referendum (90%) respingono il piano Vance-Owen.

Settembre '94: il Senato USA dà il via libera alla revoca dell'embargo delle armi per i Bosniaci.

Dicembre 94: con la mediazione americana Serbi e Bosniaci siglano una tregua di 4 mesi (gennaio-aprile) nei quali il gruppo di contatto (Usa, Russia, Germania, Francia, Inghilterra) dovrà studiare e proporre una soluzione definitiva.

1995

Marzo '95: la tregua non tiene , ma i caccia della NATO non intervengono.

Maggio '95: si riaccende il conflitto serbo-croato, i Croati ben riforniti ed addestrati rioccupano nell'estate i paesi della Slovenia, la Krajna e la sacca di Bihac.

Luglio '95: Mladic (capo militare dei Serbi di Bosnia) conquista Srebrenica e Zepa e separa le donne, i vecchi e i bambini dagli uomini; 7.000 uomini scompaiono nelle fosse comuni.

Né l'ONU, né la NATO intervengono.

Agosto '95: 200.000 Serbi lasciano la Krajina e si rifugiano in altre zone: alcuni a Banja Luka e molti altri in Serbia.

Delitti e violenze vengono compiuti contro i profughi.La ricomparsa dei Croati sulla scena della guerra fa tornare all'ordine del giorno l'inquietante realtà dei piani di spartizione della Bosnia tra Serbia e Croazia.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Perché la Guerra?

Jugoslavia significa: Terra degli Slavi del sud.

E' un luogo comune sostenere che i popoli della ex-Jugoslavia si siano odiati e combattuti per secoli. Hanno fatto né più né meno quello che nella storia fecero Francesi ed Inglesi.

E' un altro luogo comune sostenere che fosse inevitabile il degenerare della situazione jugoslava in guerra.

Si poteva arrivare ad una (inevitabile) separazione tra gli Stati anche pacificamente e nel rispetto dei diritti umani. L'ONU, la Unione Europea, la Russia, sapevano che questo obiettivo era raggiungibile,

ma non hanno avuto la forza e soprattutto la volontà di perseguirlo.

Nel 1985 con l'ascesa al potere di Gorbaciov anche nella Federazione Jugoslava si iniziano a mettere in discussione i privilegi del P.C. Jugoslavo.

Nel 1990 sparisce la Lega dei Comunisti che teneva legati tutti gli Stati federati. Nascono all'interno dei singoli Stati partiti con spiccato riferimento etnico-nazionalista.

Nelle prime libere elezioni tenute tra il '90 e il '91 vi è un'accesa lotta politica tra partiti che fanno delle differenze etniche la loro bandiera.

Questo scontro si inserisce in una profonda crisi economica che contribuisce ad accendere gli animi.

Gli schieramenti non si confrontano su basi politiche e di princìpi, ma su basi etniche. Prevale l'accusa reciproca tra i gruppi etnici di essere la causa del degrado e della crisi economica.

La Slovenia è stata la prima regione a dichiarare la propria indipendenza.

Se l'esercito serbo (il 4° come potenza in Europa) avesse voluto impedire la secessione slovena non avrebbe avuto difficoltà ad intervenire.

La Croazia seguì la Slovenia sulla via dell'indipendenza; in caso contrario sarebbe stata schiacciata dalla potenza predominante della Serbia.

Quest'ultima in realtà voleva approfittare di queste secessioni per realizzare il sogno della Grande Serbia, da costruire sulle rovine della ex-Jugoslavia, annettendosi tutto ciò che restava del vecchio Stato Federale.

In realtà si ritiene che esistessero già, fin dall'inizio della disgregazione dello Stato Federale, piani di spartizione tra Slovenia, Croazia e Serbia, a tutto discapito della Bosnia e delle altre regioni minori.

L'esplodere del conflitto, paradossalmente, non era preventivato; l'esercito federale all'inizio doveva fare solo da sentinella perché la situazione non degenerasse e non prendesse direzioni diverse da quelle previste.

Alcuni quadri militari però vollero intervenire con le armi.

Vi furono quindi i primi scontri armati. Le varie etnie furono sobillate dagli estremisti nazionalisti (i Cetnici in Serbia e gli Ustascia in Croazia) che le spingevano a rivoltarsi le une contro le altre. Spesso venivano riferite false notizie di atrocità commesse da un'etnia contro l'altra per scatenare l'odio razziale.

I Cetnici (Serbi) e Ustascia (Croati) non hanno agito come una frangia di estremisti ma con l'appoggio delle forze politiche al potere in Serbia ed in Croazia.

Lo scopo finale perseguito dai Serbi e dai Croati era quello della "pulizia etnica" , della persecuzione del "diverso" e, se possibile, della sua soppressione.

Le principali vittime di questa guerra sono stati i Musulmani di Bosnia contro i quali si è accanita la ferocia dei Serbi (come a Sarajevo) e dei Croati (come a Mostar).

La Bosnia ha una tradizione di convivenza multietnica e di tolleranza che non ha eguali in nessuna regione della ex-Jugoslavia.

Sarebbe un errore identificare i Musulmani di Bosnia con i loro cugini integralisti dell'Iran o di altri stati confessionali.

A prescindere dagli accordi di pace che si stanno cercando di realizzare, è un dato di fatto che Croati e Serbi non vogliono che esista nel cuore della ex-Jugoslavia una Bosnia multietnica.

Essa rappresenta la memoria vivente e la storia di una Jugoslavia che la ferocia dei nazionalismi ha cercato e sta cercando di cancellare.

Preservare la Bosnia come realtà multietnica sarebbe l'unico vero trionfo della democrazia e della tolleranza contro i nazionalisti che hanno usato spesso i metodi dei nazisti.

Gli stessi piani di pace, per alcuni inevitabilmente, non fanno che prendere atto della omogeneizzazione delle varie zone in cui la ex-Jugoslavia dovrà essere spartita: i Serbi da una parte,

i Croati e i Musulmani dall'altra. Questi ultimi due popoli sarebbero tenuti uniti più che dalla loro volontà, dal volere degli Stati Uniti e degli altri Stati Europei che negoziano la Pace.

I Bosniaci sanno bene che i Serbi da una parte e i Croati dall'altra cercheranno comunque , prima o poi, di schiacciarli, facendoli sparire o riducendoli ad una minoranza soffocata dal loro potere.

In realtà, "pace" è una parola terribile, quando:

  • quelli che prima vivevano come fratelli ora sono divisi;
  • le case usurpate non vengono restituite;
  • i cimiteri sono pieni di morti;
  • i colpevoli non vengono puniti.

Le fonti principali a cui si è attinto per la realizzazione di questo dossier sono:

Enciclopedia Europea Garzanti;

cronologia della guerra redatta da Massimo Tesei;

conferenza del Prof. Francesco Privitera.

Il dossier è stato realizzato nell'Ottobre 1995 dal prof. Carlo Ronconi dell'Istituto Tecnico Commerciale “R. Serra” di Cesena.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 04/12/2012