Premessa


Dopo l'occupazione nazista dei paesi boemi (Cecoslovacchia), avvenuta nel marzo 1939, gli ebrei furono progressivamente eliminati dalla vita pubblica, economica e culturale del Paese.

Ad un certo punto si scelse la città di Terezin per trasferirvi in un lager gli ebrei provenienti dalla Boemia e dalla Moravia, poi anche da altri Stati occupati dai nazisti. Da qui molti furono trasferiti nel lager di Auschwitz-Birkenau.
I bambini di Terezin furono 15.000. Quando il campo fu liberato dai sovietici, solo un centinaio erano ancora vivi. Gli altri erano stati o avvelenati o cremati.

Oltre ai loro 4000 disegni, sono stati ritrovati diari, 66 poesie, libri di ricordi e periodici illegali, i cui autori furono gli stessi bambini. Il tutto oggi è custodito presso il Museo Ebraico di Praga.

Dormitorio dei ragazzi

Associazione Versigliese Italia-Cecoslovacchia
Regione Toscana
Amministrazione Provinciale di Pisa

Per capire meglio la storia di questo lager si consiglia la lettura di TEREZIN, IL GHETTO MODELLO DI EICHMANN, scritto da Wolf Murmelstein, che ricorda le sofferenze del padre Benjamin negli anni della Shoah, ma anche in quelli successivi: senza risparmiare critiche all’interno della comunità ebraica.
Insieme al film documentario di Claude Lanzmann L'ultimo degli ingiusti, presentato a Cannes e centrato su un'intervista a Benjamin Murmelstein, che aveva guidato sino alla Liberazione il “'ghetto modello” di Terezin nell'ex Cecoslovacchia, e che fu l'unico “Jewish elder” (definizione nazista) sopravvissuto, è in libreria, con i tipi dell’Editrice La Scuola, una nuova edizione del volume in cui Benjamin offre la sua testimonianza: “Terezin, il ghetto modello di Eichmann”, descrivendo la realtà voluta da Eichmann nel 1941 per ingannare il mondo e gli stessi ebrei. Degli oltre 140.000 internati dai nazisti nella città fortezza (nell’attuale Repubblica Ceca) solo 17.247 ebrei sopravvissero agli stenti, alle malattie e alla deportazione verso Auschwitz. Benjamin Murmelstein si trovò a svolgere un ruolo importante nella gestione della comunità dei prigionieri e fu, per questo, oggetto di campagne denigratorie e di accuse di collaborazionismo. "L’allora Rabbino Capo di Roma, Elio Toaff, che nel 1983 aveva negato a Benjamin l’iscrizione in Comunità, nel 1989 gli vietò la sepoltura nella tomba della moglie. Il sepolcro di un Rabbino che in quegli anni era stato con la sua comunità doveva infatti rimanere “alla siepe” , al limite del nuovo Cimitero Flaminio", afferma Wolf in queste pagine. E aggiunge: "Chi scrive fu mortificato col rifiuto di recitare in sinagoga la preghiera in ricordo del Padre perché avesse “parte del mondo futuro”. Solo dopo varie pressioni, in sede di Consulta Rabbinica Italiana, Elio Toaff “motivò” le proprie decisioni con generiche “informazioni negative”. Il desiderio di Benjamin Murmelstein di riposare accanto alla sua consorte, che per quarant’anni condivise con lui ansie e umiliazioni, non è stato rispettato". Il volume e la postfazione riaccendono l’attenzione su una lacuna nella narrazione della storia della Shoah , ma anche su una vicenda da tempo in attesa di definitivi chiarimenti. Richieste del volume per recensione o di interviste con Wolf Murmelstein vanno indirizzate a: uff-stampa@lascuola.it - 030-2993219. Per contatti diretti con l’autore scrivere a questo account.

Un capitolo del libro è stato gentilmente donato a questo sito e può essere letto qui.

Su Terezin vedi anche: