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Edizione aprile 2022

Pubblicizza questo libro come credi, anche facendone oggetto di commercio, ma se lo modifichi non attribuire a me cose che non ho mai detto, a meno che tu non pensi di contribuire alla causa di un socialismo davvero democratico.

MIKOS TARSIS

La truffa ucraina

il rischio di una guerra mondiale

Chi sa fingere bene danneggia il nemico più in fretta.

Publilio Siro

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Nato a Milano nel 1954, laureatosi a Bologna in Filosofia nel 1977,

già docente di storia e filosofia, Mikos Tarsis (alias di Enrico Galavotti) si è interessato per tutta la vita a due principali argomenti:

Umanesimo Laico e Socialismo Democratico, che ha trattato in www.homolaicus.com

Per contattarlo:

info@homolaicus.com

Sue pubblicazioni su Amazon.it

Avvertenza

Tutto quanto puoi leggere in questo libro è già stato messo in Facebook. Si è quindi rispettata la cronologia e si sono fatte correzioni e precisazioni là dove necessario. Inoltre sono stati aggiunti degli allegati.

Tutto è iniziato nel mese di febbraio, anche se le prime avvisaglie del terremoto si erano sentite alla fine di gennaio, mentre in Facebook stavo scrivendo i soliti articoli contro le schifezze del mondo. Improvvisamente mi sono accorto (e non solo io ovviamente) che una le superava tutte, per cui ho interrotto la stesura del libro Diario di Facebook relativo al 2022 e mi sono concentrato esclusivamente sulle vicende legate alla guerra in Ucraina.

Si noti che nel titolo del libro la parola “ucraina” è scritta come aggettivo non come sostantivo, a indicare qualcosa di simbolico, che sicuramente riguarderà anche altre eventuali guerre dal sapore analogo, molto molto amaro.

Vorrei qui aggiungere che se anche la stesura di questo libro è individuale, i suoi contenuti sono ricavati da parecchie fonti: gli iscritti a Facebook (che leggono i miei post e che mi propongono i loro), i vari canali controinformativi di Telegram, i quotidiani, l’Ansa, Sputnik Italia e Russia Today (almeno finché non sono state censurate), la rivista Limes e il web in generale. Ovviamente non sono stati qui riportati i contenuti dei tanti video linkati.

Tutti noi ci siamo fatti una “cultura” sull’Ucraina strada facendo, andando oltre le solite news pregresse di circostanza. Pur non condividendo i metodi spicci di Putin, abbiamo cercato di capirne le ragioni ultime, e ci siamo stupiti e anche molto preoccupati della incredibile diffusione del neonazismo in Ucraina, un Paese che i politici europei non vedono l’ora di far entrare nella UE.

Se ci sono stati errori di valutazione, vanno attribuiti esclusivamente a me. Vi prego però di non guardare la pagliuzza nei miei occhi, poiché gli errori sono stati in buona fede. Nessuno ha la scienza infusa per capire subito dove sta la verità, la mezza verità e la falsità. Si va per tentativi e ci si dichiara disponibili a ritornare sui propri passi. Guardiamo insieme piuttosto la trave che ci sta cadendo sulla testa.

Devo ammettere che, avendo a che fare con report quotidiani dalle varie fonti, a volte mi sembrava d’avere le stesse sensazioni di quando assisto ai mondiali di calcio, e me ne vergogno. Colpa dei russi, che non hanno fatto, come gli americani in guerra, terra bruciata di tutti gli strumenti comunicativi. A esser troppo buoni in guerra, spesso ci si rimette.

I giornalisti però avrebbero dovuto riconoscere a Putin tale generosità; invece ne hanno approfittato per attaccarlo di continuo, in tutte le maniere, anche inventandosi episodi mai avvenuti, come p.es. il bombardamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte dei russi.


 

Gennaio

 

Com’è stupido chi cerca di rimediare all’odio degli occhi
col sorriso delle labbra. (Khalil Gibran)

 

 

[28]

 

Russia, Ucraina, UE e Stati Uniti

 

Non capisco: se la Russia ritiene che la presenza della NATO in Ucraina, che potrebbe disporre di armi nucleari, costituirebbe una grave minaccia alla propria sicurezza, perché gli USA insistono?

Sarebbero contenti gli americani se i russi mettessero i propri missili nucleari a Cuba? Non minaccerebbero subito, come ai tempi di Kennedy, di far scoppiare una guerra mondiale?

Per quale motivo la UE non ha un proprio parere in merito, diverso da quello di Biden? Perché poi si lamenta dell’aumento del prezzo del gas che ci fornisce la Russia? Noi abbiamo già subìto nel nostro continente le devastazioni di due guerre mondiali: gli USA neanche una volta.

La vogliamo capire che qualunque attacco alla Russia da parte degli USA è anche un attacco contro di noi? La vogliono capire gli ucraini che gli americani non sono i loro liberatori? Come non lo sono stati i nazisti al tempo dello stalinismo...

Gli USA vogliono un’Europa economicamente debole, politicamente divisa e militarmente alle loro dipendenze. Siamo senza spina dorsale. Chi ci obbliga a sottostare alla prassi americana di usare la politica estera guerrafondaia per distrarre la propria opinione pubblica dai gravi problemi sociali che con la politica interna nessun governo, né democratico né repubblicano, riesce a risolvere?

Cosa dobbiamo fare perché tutti gli Stati nuclearizzati del mondo capiscano che l’umanità si sentirà più sicura con lo smantellamento definitivo di tutte le armi nucleari?

 

*

 

È dai tempi degli zar che i russi non occupano territori altrui. I Paesi dell’ex Patto di Varsavia furono non occupati ma liberati dal nazifascismo. Sostenere, come fanno gli USA, che la Russia vuole occupare i Paesi Baltici e l’Ucraina, è ridicolo oltre che vergognoso. Serve solo per scatenare una nuova guerra mondiale in Europa.

Quanto al Donbass gli ucraini si devono rassegnare: quella è una regione russofona. Il russo è parlato da oltre il 70% della popolazione, anche se i russi etnici sono circa il 40%. Se non sanno convivere con minoranze così significative (in tutta l’Ucraina i russi sono circa il 20%) è inutile che chiedano di entrare nella UE. Non è possibile farli espatriare tutti in Russia, anche perché questa sarebbe una forma di razzismo.

 

[30]

 

Il metodo delle sanzioni

 

Il metodo delle sanzioni economiche si è imposto come pratica corrente di politica internazionale solo nel XX sec., per dilagare poi nei primi due decenni del XXI.

La prima organizzazione a prevederle fu la Società delle Nazioni, nata nel 1920 dal trattato di Versailles su impulso di presidente americano Wilson, che prevedeva nell’art. 16 dello statuto la possibilità d’imporre sanzioni commerciali o finanziarie ai Paesi che non ne avessero osservato le regole.

Le prime sanzioni che la Società delle Nazioni impose furono contro l’Italia nel 1935, quando il regime fascista invase l’Etiopia (nel 1937 l’Italia uscì dalla Società delle Nazioni). Sanzioni furono comminate anche al Giappone nel 1940-1941, che portarono il Paese ad attaccare Pearl Harbour nel 1941.

L’embargo contro Cuba del 1962 fu l’esempio più classico di come gli Stati Uniti usarono le sanzioni nella guerra fredda contro il blocco sovietico. Ma l’uso e abuso delle sanzioni esplose dopo il crollo dell’Unione Sovietica (il primo a farne le spese fu il dittatore iracheno Saddam Hussein).

Le sanzioni sono un atto di guerra economica e la potenza sanzionatrice per eccellenza sono gli Stati Uniti. Infatti dal 2000 al 2021 le sanzioni imposte da Washington sono cresciute del 933%: da 912 sanzioni attive nel 2000 a ben 9.421 nel 2021 (in media 26 sanzioni al giorno!).

Prima d’imporre sanzioni a tutto il Paese preso di mira, si colpiscono individui singoli o singoli aerei o singole navi o singole imprese. Esistono ben 37 diversi programmi di sanzioni su 12.000 entità o persone: per es. del Venezuela sono sanzionati 56 aeroplani, 47 vascelli, 141 individui e 89 entità giuridiche (banche, industrie, ecc). Della Corea del Nord è sanzionata anche l’Accademia delle scienze.

Dopo la fine della guerra fredda le sanzioni finanziarie americane si sono rivelate molto più efficaci di quelle commerciali.

Nel 2014, per l’annessione di una parte dell’Ucraina, le sanzioni commerciali contro Mosca (cui Putin rispose con l’embargo dell’import alimentare dall’Europa) ebbero involontariamente effetti benefici sulla Russia, nel senso che la costrinsero a prodursi da sola quei manufatti che prima importava pagandoli col denaro delle esportazioni di materie prime (greggio, gas, legname, minerali). Anche le barriere doganali imposte nel 2018 da Trump ai prodotti cinesi, finirono col ritorcersi contro i settori agricolo e high-tech degli Stati Uniti.

La mania sanzionatrice ha coinvolto anche la Cina nei confronti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Lituania. La Russia ha sanzionato diverse repubbliche ex sovietiche.

Più efficaci però si sono rivelate le sanzioni finanziarie. Grazie anche al dollaro gli Stati Uniti sono in grado di estromettere un intero Paese (o un’azienda, banca, industria) da tutto il circuito finanziario mondiale: basta precludergli l’uso del codice Swift. Diventa impossibile incassare le somme trasferite dalle carte di credito.

Non solo, ma mentre le sanzioni commerciali causano la crescita di un prospero mercato nero, quelle finanziarie si applicano anche ai partner stranieri dei Paesi sanzionati, al punto che le banche sono restie ad avere contatti con individui dei Paesi sanzionati.

Naturalmente ciò obbliga i Paesi sanzionati a cercare un’alternativa al circuito Swift e quindi al dollaro: di qui p.es. il boom delle criptovalute.

Ma forse la disgrazia di queste sanzioni è che una volta decise, diventa quasi impossibile toglierle. Infatti i presidenti americani temono d’essere considerati degli ingenui pacifisti. Peraltro molte sanzioni sono decise da leggi congressuali che solo il Congresso può revocare: il che non è certo facile.

Alla fine gli USA finiscono con l’avere contro il mondo intero. La guerra diventerà la prosecuzione delle sanzioni con altri mezzi.

Tratto dalla rivista “New Left Review”.


 

Febbraio

 

Per essere creduto, rendi la verità incredibile. (Napoleone Bonaparte)

 

 

[15]

 

Le dimissioni di Schönbach e la pericolosità della NATO

 

Sono passate quasi ignorate le dimissioni di Kay-Achim Schönbach, capo della Marina tedesca (del 23 gennaio). Aveva semplicemente detto, in un think tank a Nuova Delhi, che Putin merita rispetto, proprio perché governa un Paese importante, che potrebbe essere un alleato contro lo strapotere economico della Cina. Poi aveva aggiunto che la Crimea va considerata persa per gli ucraini, perché troppo strategica per i russi. Un’affermazione in netta controtendenza rispetto alle posizioni di USA e UE.

Durissime anche le sue parole contro i cinesi, accusati di prestare soldi a vari Paesi, anche guidati da “dittatori, assassini e criminali”, solo per sfruttare le loro materie prime e intrappolarli nella politica del debito.

Mi pare comunque più sensato lui del nostro ministro degli Esteri, che, quando dice che l’Ucraina è libera di entrare nella NATO, non si rende conto che la Russia non può tollerare che la NATO installi i propri missili nucleari così vicini a Mosca.[1] Non riesce a capire che quando gli USA entrano in uno Stato, possono installare qualunque tipo di arma, esattamente come han fatto in altri Paesi europei. Come faccia a non vedere che non sono stati i russi ad arrivare ai confini degli USA, lo sa solo lui. Non c’è alcun bisogno, per un Paese che voglia aderire alla UE, che sia anche costretto a entrare nella NATO. Austria, Svezia, Finlandia e Irlanda non ne fanno parte. E la Svizzera, che ha sempre voluto restare neutrale, non è forse un Paese europeo?

Il Patto di Varsavia (istituito nel 1955) per contrapporsi alla NATO (istituita nel 1949) è stato sciolto nel 1991. Perché la NATO non ha fatto altrettanto, ma anzi ha cercato di espandersi sempre più, approfittando della debolezza della Russia?

La NATO è un’organizzazione pericolosa, poiché ha l’art. 5 che prevede l’immediato coinvolgimento bellico di tutti i Paesi membri a sostegno del Paese che viene attaccato militarmente in una sua qualunque proprietà o giurisdizione. Non viene specificato il tipo di arma che si può usare. Viene solo detto che l’intervento del Paese può essere anche a titolo individuale e senza bisogno di consultare il Consiglio di sicurezza dell’ONU.

 

[16]

 

Gli USA stan facendo di tutto per far scoppiare la guerra

 

Gli USA non si servono solo dei loro sottomarini (classe Virginia) per controllare le forze militari navali di Mosca nelle acque territoriali russe. Ora usano anche i droni, che partono dalla base siciliana di Sigonella.

Infatti sono state attivate più di una settimana fa le misure di monitoraggio per seguire dal cielo le manovre militari della Russia nel Mar Nero e in Ucraina. Siamo già virtualmente in guerra. Non è stato chiesto alcun permesso né al governo né al Parlamento.

Il drone Forte 12 della serie RQ-4A Global Hawk (ovviamente senza pilota) è in grado di fornire un radar ad alta risoluzione. Può volare a 575 km all’ora e anche in condizioni meteo estreme e sorvegliare quasi 100.000 km quadrati di terreno di giorno. È in grado di operare per 24 ore di seguito, per poi ritornare alla base di partenza.

Ogni singolo drone di questa classe costa attualmente 131 milioni di dollari e, sommando i costi di sviluppo, si arriva a circa 222 milioni di dollari. L’intero sistema AGS (Alliance Ground Surveillance) dovrebbe costarci entro il 2023 circa 1.434 milioni di euro. I militari italiani coinvolti sono una settantina.

Biden vuole la guerra a tutti i costi, altrimenti non avrebbe detto a tutti i civili americani che si trovano in Ucraina di andarsene il più presto possibile. E non avrebbe aggiunto chiaro e tondo: “Non abbiamo a che fare con un’organizzazione terroristica. Abbiamo a che fare con uno dei più grandi eserciti del mondo. È una situazione molto diversa e le cose potrebbero peggiorare rapidamente”.

Un giornalista della NBC gli ha chiesto quale scenario potrebbe spingerlo a inviare truppe per salvare gli americani in fuga dal Paese. E lui ha risposto, serafico: “Non c’è nessuno scenario. È una guerra mondiale quando gli americani e i russi cominciano a spararsi l’uno contro l’altro”.

Perché si comporta così? Chi c’è dietro di lui? La crisi tra Russia e Ucraina è forse per lui un’occasione di riscatto, visto il suo calo di popolarità? Vuole una vittoria militare a tutti i costi perché la prossima scadenza elettorale (elezioni di mid-term) è sempre più vicina?

Siamo insomma alla follia. E tutto avviene in casa nostra e nel continente europeo, senza che ci sia stato chiesto alcun parere.

 

La Duma russa vuole riconoscere il Donbass

 

Il 78% dei deputati della Duma russa (la Camera bassa del Parlamento) si è espressa a favore del progetto di legge che vuole dichiarare sovrane e indipendenti le repubbliche del Donbass (Donetsk e Lugansk), proclamatesi tali nel 2014. Ora sta a Putin ratificare la decisione.

È stato deciso così perché Kiev non rispetta gli accordi di Minsk e vuole compiere un genocidio nel Donbass, eliminando i cittadini filorussi, che sono il 22% di tutta la popolazione ucraina. È appunto dal 2014 che la situazione va avanti così: sono già morte 13-14.000 persone (tra i filorussi i militari 5.700 e i civili 3.400, mentre tra gli ucraini filo governativi 4.150 militari), con circa 2 milioni di civili sfollati. Poi, quando la Russia è intervenuta per fermare il massacro, si è naturalmente parlato di “invasione”. E il governo di Kiev ha chiesto aiuto militare agli americani, rischiando di far scoppiare in Europa la terza guerra mondiale. La NATO non vede l’ora di installarsi anche in Ucraina, piazzando i propri missili nucleari a pochi km da Mosca.

Josep Borrell, capo della diplomazia europea alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha detto che dal 2014 ad oggi la UE ha dato all’Ucraina ben 17 miliardi di euro, più di quanto stanziato che per qualsiasi altro Paese.

 

Quanto contano i referendum per creare nuove repubbliche?

 

Se la Scozia volesse separarsi dagli inglesi sulla base di un referendum popolare per poter rientrare nella UE, e se gli inglesi le mandassero contro un esercito, noi europei da che parte dovremmo stare: con gli inglesi per tutelare l’integrità nazionale o con gli scozzesi per favorire la UE? Considerando l’assurdità della Brexit, la risposta dovrebbe essere scontata.

Nel Donbass han fatto quasi la stessa cosa. Si sono separati perché preferiscono stare con la Russia, mentre l’Ucraina vuole entrare nella UE.

La differenza è che noi europei stiamo aiutando gli ucraini a entrare nella UE e, nel contempo, la spingiamo a eliminare le due repubbliche autonome. È normale? È questa la democrazia? Non è forse meglio la Russia che non impedirebbe affatto all’Ucraina di entrare nella UE, rivendicando soltanto che questo Paese resti neutrale rispetto alle alleanze militari?

 

*

 

La popolazione di lingua russa in Ucraina forma la più grande comunità linguistica europea che non ha uno status ufficiale per la sua lingua. Inoltre costituisce la più grande comunità linguistica russa al di fuori della Federazione Russa.

Tuttavia dal 1991 il numero delle scuole in cui viene insegnato il russo in Ucraina si è sistematicamente ridotto (quelle rimaste oggi sono largamente insufficienti rispetto al numero di persone di lingua madre russa). Inoltre sono state bloccate diverse trasmissioni della televisione russa e si è recentemente deciso di doppiare i programmi russi sui canali ucraini invece che sottotitolarli.

 

[18]

 

Perché i Paesi poveri della UE tendono a essere fascisti?

 

Durante il dibattito al parlamento europeo sul meccanismo che condiziona i fondi europei al rispetto dello Stato di diritto (con particolare riferimento a Polonia e Ungheria), il deputato bulgaro Angel Dzhambazki, iscritto al Gruppo Ecr (cui fa parte Fratelli d’Italia), ha insultato Sandro Gozi, facendo chiaramente capire che le nazioni vengono prima della UE. Dopodiché ha abbandonato l’assemblea col gesto del saluto nazista verso la vicepresidente Pina Picierno che in quel momento presiedeva l’Aula.

Perché ci si comporta così? Il motivo è molto semplice: le nazioni più povere dell’Europa (in genere quelle ex comuniste) non reggono il passo di quelle più avanzate. Pretendono soldi facili nella speranza di progredire, ma nel frattempo, in politica interna, sono costrette a usare le maniere forti, poiché non riescono a svilupparsi in fretta, né a controllare gli antagonismi sociali, aumentati notevolmente da quando sono entrate nella UE.

Quando queste nazioni (Polonia, Ungheria, Bulgaria ecc.), erano nel blocco sovietico soffrivano meno la disparità tra loro e noi occidentali, in quanto il livello sociale era sì povero, ma era vietato confrontarsi con noi. E poi la povertà era generalizzata, riguardava tutti, salvo i funzionari di partito e dello Stato. Oggi invece le persone spregiudicate e senza scrupoli possono arricchirsi velocemente e naturalmente a spese del resto della popolazione.

Inoltre questi Paesi poveri sono stati praticamente colonizzati (sul piano economico) da quelli euroccidentali, sicché quando il parlamento chiede loro d’essere democratici, pena il rischio di non ricevere più fondi, inevitabilmente se la prendono. Sono entrati nella UE nella speranza di aumentare il tenore di vita e di superare i limiti della dittatura stalinista, ma se il benessere non si realizza nei tempi previsti, per loro diventa assurdo dover sopportare quella che appare soltanto come una nuova dittatura: la dittatura della democrazia e dei diritti umani imposta dai Paesi ricchi.

 

[19]

 

Sembra che gli USA vogliano una guerra mondiale

 

Gli USA vogliono una guerra mondiale perché sanno di poterla vincere e perché non sanno più come affrontare i gravi problemi interni. Sono convinti che sarebbe meglio farla adesso, visto che i suoi principali antagonisti (Cina e Russia) sono ancora deboli. La Russia economicamente e finanziariamente non vale nulla: se non avesse enormi riserve energetiche, sarebbe alla fame. E la Cina non può in alcun modo competere militarmente con gli USA, non avendo il controllo dei mari.

Inoltre basta guardare quante basi estere hanno questi tre Paesi.  Gli USA ne hanno in tutto il mondo circa 800 in oltre 80 Paesi, di cui 240 della NATO in Europa. La maggior parte di queste basi si trovano in Germania (194), Giappone (121), Italia (115) e Corea del Sud (83). Centinaia di altre guarnigioni sono sparse in tutti i continenti, senza contare le 11 portaerei della Marina, ognuna delle quali può essere considerata una base navale galleggiante. Gli bastano cinque Comandi Combattenti Unificati per controllare l’intero pianeta. Con le loro armi nucleari, biologiche, chimiche ed elettromagnetiche possono distruggere la vita umana in tutto il mondo. La più grande concentrazione di basi militari si osserva prima di tutto intorno alla Russia.

Da notare che i numeri sono sempre approssimativi: p.es. sebbene il Pentagono abbia affermato di mantenere in Africa solo una base, quella a Gibuti, studi indipendenti hanno dimostrato che in quel continente ne hanno almeno 40. A partire dal 2001 gli USA hanno partecipato a conflitti armati in 22 Paesi, riportando spesso risultati disastrosi per l’esercito e la politica americana.

Il costo totale di queste basi extraterritoriali è stimato dall’Istituto di ricerca americano RAND Corp sui 156 miliardi di dollari all’anno (ma nessuno sa i costi per la gestione di scuole, ospedali e varie istituzioni per le famiglie del personale militare che vivono all’interno delle basi).

La Russia invece ha solo 11 basi all’estero, una per ogni Paese: Abkhazia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan, Transnistria, Ossezia meridionale, Egitto, Vietnam e Siria.

La Cina possiede solo 4 basi all’estero e solo in appoggio alle proprie navi, il cui valore militare è praticamente nullo. La sua unica base militare è a Gibuti. Ora è in trattative con la Guinea equatoriale. Nella isola Great Coco (Myanmar) vi è una base che controlla la Marina indiana. Papabili per nuove basi militari cinesi sarebbero anche Afghanistan, Pakistan e Tagikistan.

 

*

 

Dopo aver domato l’orso, sarà la volta del drago?

Il Comando indo-pacifico degli Stati Uniti (INDOPACOM) ha chiesto circa 27 miliardi di dollari di spesa aggiuntiva tra il 2022 e il 2027, in modo da poter affrontare meglio Pechino.

L’obiettivo è quello di spostare i militari dall’antiterrorismo in Medio Oriente verso la cosiddetta “grande competizione di potere” con la Russia e Cina.

Si sta ripetendo quanto già accaduto al tempo di Hitler. Convinti che le pretese dei nazisti erano rivolte solo contro la Russia, i Paesi europei li lasciarono liberi di occupare i Sudeti, l’Austria, poi l’intera Cecoslovacchia...

Ora al posto dei nazisti vi sono gli yankee, più furbi perché si servono degli ingenui ucraini. Inoltre gli accordi di Minsk si stanno violando col consenso di Parigi e Berlino.

Insomma manca poco alla guerra effettiva… I militari non vedono l’ora di farla. I politici sono a favore del negoziato, ma è solo apparenza. Chissà come verranno spartite le risorse di gas e petrolio della Russia… Ma non dovevamo fare una transizione ecologica pulita?

 

I limiti del nostro ministro degli Esteri

 

Luigi Di Maio insiste nel dire che non ci sono alternative a una soluzione diplomatica nella questione ucraina. Ma questa cosa la dicono anche i ministri degli Esteri di Kiev e di Mosca. Serve a qualcosa se ognuno resta fermo nelle sue posizioni? Di Maio ha forse fatto delle proposte innovative? Ha forse capito che il Donbass ha diritto a separarsi dall’Ucraina (visto che il governo di Kiev è contrario a uno Stato federale) o ha capito che la Russia ha motivate esigenze di sicurezza contro la NATO? Non pare proprio. Anzi, ha detto che l’integrità territoriale dell’Ucraina va assolutamente salvaguardata. Ma non ha capito che una cosa è farlo contro la minaccia d’essere occupata dalla Russia; un’altra è riconoscere le ragioni delle due autoproclamate repubbliche del Donbass.

Ha capito di più il ministro degli Esteri cinese, che alla conferenza sulla sicurezza in corso a Monaco di Baviera ha detto: “Noi siamo per la salvaguardia delle frontiere. La Cina è per la tutela della sovranità e l’indipendenza di tutti i Paesi e l’Ucraina non fa eccezione”. Tuttavia “Le preoccupazioni della Russia dovrebbero essere rispettate” e gli europei “dovrebbero seriamente considerare se l’espansione della NATO ad est possa davvero garantire una pace duratura e la stabilità in Europa”. In ogni caso “la sicurezza di un Paese non si deve ottenere a discapito di un altro e la pace in una regione non si può realizzare con blocchi militari”.

Ecco questa precisazione da parte di una dittatura stupisce. A nessun ministro degli Esteri europeo o americano è mai venuta in mente.

 

Non c’è volontà nel risolvere la crisi del Donbass

 

Perché USA e UE non chiedono di mettere i Caschi blu dell’ONU a proteggere il Donbass? Li voleva l’ex presidente ucraino Poroshenko, e anche Putin, a un certo punto, si era deciso a sostenere la proposta. Se ne è parlato fino al 2017, poi più nulla. Si è scelta la Missione OSCE, che però è completamente disarmata.

Perché la UE non sponsorizza l’idea di uno Stato federale in Ucraina? Noi italiani abbiam tenuto buono l’Alto Adige concedendo uno statuto speciale e grande autonomia, anche fiscale. Perché il governo di Kiev è contrario a una soluzione di compromesso?

Visto che Austria Svezia Finlandia Irlanda non sono nella Nato, perché il parlamento europeo non dice chiaro e tondo che l’ingresso dell’Ucraina nella UE non implica anche quello nella Nato?

Perché gli europei non chiedono agli ucraini di seguire l’esempio della Svizzera, che è sempre rimasta neutrale nei confronti di qualunque alleanza militare, senza per questo sentirsi meno sicura?

Perché USA e UE vogliono a tutti i costi la guerra? Hanno intenzione di spartirsi le riserve energetiche della Russia? Hanno cioè capito che la transizione ecologica verso le fonti non fossili è irrealizzabile, se non riducendo di molto il nostro benessere?

Noi Paesi avanzati del mondo occidentale ci siamo accorti che la pandemia ha causato danni immensi, tali per cui rischiamo tensioni interne assolutamente insostenibili. Quindi è questa la ragione? Per evitare delle guerre civili abbiamo bisogno di trovare un capro espiatorio, facendo scoppiare una guerra nucleare contro un nemico comune letteralmente inventato?

Dal 2001 ad oggi gli USA han fatto scoppiare più di 20 guerre regionali. Com’è possibile pensare che anche contro la Russia una nuova guerra resterà regionale?

Gli USA han formato in 7 anni un raggruppamento di forze armate in Europa, che conta più di 60.000 soldati, 200 carri armati e circa 150 aerei da combattimento in funzione antirussa. Il numero delle forze di terra è aumentato del 30%, mentre il numero di veicoli corazzati è quadruplicato. Naturalmente l’obiettivo è anche quello di legare finanziariamente i partner europei a costosi progetti militari, oltre a imporre loro i prodotti del settore americano dell’industria militare e del suo complesso gaspetrolifero.

La UE è consapevole di essere un continente sotto ricatto americano? E il governo ucraino si rende conto di essere totalmente strumentalizzato dagli occidentali e di non contare assolutamente nulla in questa strategia destabilizzante?

 

[21]

 

Situazione esplosiva in Ucraina

 

Le autorità ucraine non hanno alcuna intenzione di rispettare il punto degli accordi di Minsk che prevede il riconoscimento di autonomie alle regioni del Donbass. Hanno paura che simili intenzioni affiorino anche in altre regioni.

Non sono disposte ad ammettere uno Stato federale. Non accetteranno mai quel che fece l’Italia con l’Alto Adige. Tanto meno prevedono una soluzione come quella che separò la Cekia dalla Slovacchia.

Per il Donbass c’è solo una soluzione: quella finale. Il premier Zelensky non ha alcuna intenzione di parlamentare coi politici del Donbass. È ciò che chiede la NATO per indurre la Russia a intervenire e piegarla con le sanzioni economiche.

Ha capito l’occidente che il nuovo Hitler non è Putin? No, non l’ha capito. Quindi prepariamoci al peggio.

Chi ha mai pensato che la I guerra mondiale sarebbe stata mondiale? Nessuno.

Chi ha mai pensato che la II guerra mondiale sarebbe stata mondiale? Nessuno.

È chiaro il concetto?

La conferenza di Monaco nel 1938 è servita a qualcosa? A nulla.

La conferenza di Monaco del G7 del 20 febbraio scorso servirà a qualcosa senza la Russia? A niente.

Si può ottenere la pace in Europa quando i suoi interessi sono determinati dagli Stati Uniti? Domanda retorica.

 

Il ministro degli Esteri Di Maio non ha capito la situazione

 

Il nostro ministro degli Esteri Di Maio andrebbe sostituito quanto prima. Non è in grado di gestire la politica estera nazionale. Non ha capito che se l’Ucraina applica la soluzione finale al Donbass, facendo vincere gli americani sulla Russia, non si ripeterà la catastrofe della Jugoslavia, ma sarà molto peggio. Non avremo più un filo di gas dalla Russia. E oggi l’Italia ne dipende al 40%. Non siamo in grado di sostituirlo a tempi brevi e quello americano non ce lo potremo permettere, perché sarà troppo caro, poi perché gli USA lo metteranno all’asta, al miglior offerente, in un mercato cosiddetto “spot” (deciso di volta in volta in tempi brevissimi). Loro non fanno contratti a lunga scadenza a prezzi fissi. Questi contratti i russi li fanno coi cinesi. L’ultimo ha una durata trentennale!

Peraltro gli USA estraggono il loro gas con sistemi del tutto antiambientali (scisto-bituminosi).

La cosa che non si capisce è il motivo per cui siano più pericolosi i russi che fanno esercitazioni militari nel proprio territorio, rispetto agli americani penetrati in Ucraina con armi, addestratori e capitali. L’esercito ucraino che sta avanzando verso il Donbass è composto di 150.000 effettivi, tutti addestrati dalla NATO, che sta facendo esercitazioni anche in Polonia ed Estonia.

 

Il ministro degli Esteri russo mostra buon senso

 

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha tracciato un parallelo tra la crisi in Donbass e quelle di Cipro Nord, Kosovo e Mali. E ha detto che il caso del Donbass è l’unico in cui una delle due parti non parla con l’altra.

Ha anche detto che non vede altra soluzione che riconoscere le Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk. Ai loro confini sono già concentrati 59.300 militari ucraini, che le forze del Donbass non sono in grado di fronteggiare.

I capi di stato europei si limitano a fare delle telefonate e non capiscono che la situazione sta precipitando.

A Donetsk attualmente sotto il fuoco ucraino manca l’acqua e in 2/3 delle città non c’è gas. In Ucraina potrebbero anche apparire armi nucleari tattiche, poiché qui non siamo come in Iran e Corea del Nord: gli specialisti e le tecnologie ci sono già.

 

Putin ha riconosciuto le due repubbliche del Donbass.

 

Vladimir Putin si è attenuto alla volontà della Duma e, dopo otto anni, ha riconosciuto le due repubbliche del Donbass. Era quello che voleva la NATO. Così infatti la Russia per salvare dal genocidio i filorussi, sarà costretta a entrare in Ucraina. Se lo farà, verrà accusata d’averla occupata. Scatteranno subito le sanzioni. La NATO si sentirà autorizzata a intervenire anche se l’Ucraina non ne fa parte.

E la UE sta a guardare, come le stelle di Cronin.

 

*

 

“Qualunque Paese ha diritto a scegliere le proprie alleanze. Tuttavia i trattati internazionali parlano chiaro: esiste l’obbligo di non rafforzare la propria sicurezza ai danni della sicurezza di altri Paesi. L’annessione dell’Ucraina alla NATO è una minaccia diretta nei confronti della Russia, proprio perché nei documenti strategici della NATO la Russia è indicata come minaccia”.

Questo ha detto Putin nel suo discorso. Sono affermazioni di buon senso, che in occidente risultano troppo difficili da capire.

Ha anche detto che “il dislocamento di un sistema radar NATO in Ucraina potrebbe portare al controllo di tutto lo spazio aereo russo. L’Ucraina verrebbe utilizzata come piazza d’armi: da lì i missili Tomahawk possono arrivare a Mosca in 35 minuti”.

Queste cose non può averle dette solo adesso. È che ai media occidentali non interessano.

 

La cecità di Zelensky è incredibile

 

L’Ucraina poteva adottare una soluzione come quella italiana per l’Alto Adige o come quella spagnola per i Baschi. Oppure si poteva accettare una soluzione come quella della Cekia e della Slovacchia, senza dover per forza sterminarsi a vicenda come tra India e Pakistan.

Il presidente Volodymyr Zelensky è un ingenuo. Come può pensare che le forze militari del suo Paese possano fronteggiare quelle russe? Si è lasciato manipolare dagli USA, che vogliono impedire alla Russia di commerciare petrolio e gas con la UE. E anche la UE è caduta nella trappola, perché ora sarà costretta a comprare gas dagli USA a prezzi molto più elevati e senza contratti di lunga durata.

USA e UE sono comunque ipocriti, perché non hanno mai dichiarato guerra o sanzionato economicamente la Turchia dopo che nel 1974 ha occupato mezza Cipro. Anzi la UE permette alla Turchia di compiere continue azioni provocatorie contro l’altra metà dell’isola.

 

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Zelensky sostiene la distribuzione gratuita di cannabis medica, l’aborto gratuito in Ucraina e la legalizzazione della prostituzione e del gioco d’azzardo. Si oppone solo alla legalizzazione delle armi, salvo quelle offerte dalla NATO per eliminare i separatisti del Donbass.

 

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Nell’agosto 2021 Zelensky disse che il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania era “un’arma pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa”.

Ovvio, voleva che tutto il gas russo passasse solo per il suo Paese. Così l’avrebbe avuto a prezzi ridicoli, ci avrebbe guadagnato con gli affitti e soprattutto l’avrebbe rubato per rivenderlo a prezzi di mercato.

 

La deriva autoritaria di Zelensky

 

Secondo l’analista britannico David Clark nel luglio 2021 Zelensky ha mostrato segni di deriva verso l’autoritarismo, avendo chiuso le società di media private, epurando tribunali e uomini d’affari sotto la maschera della “de-oligarchia”, e sostituendo funzionari dissenzienti e indipendenti coi lealisti del suo governo. Vuole una censura statale e una clausola di responsabilità penale per tutti i giornalisti.

Forse non tutti ricordano che i cosiddetti “Pandora Papers” dell’ottobre 2021 han rivelato che Zelensky e il suo assistente capo, Sergey Shefir, e il capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina, Ivan Bakanov, gestivano una rete di società offshore nelle Isole Vergini britanniche, a Cipro e in Belize. Queste società includevano costose proprietà londinesi.

Intorno al periodo della sua elezione del 2019, Zelensky ha ceduto le sue azioni a una società offshore intestata a Shefir, ma i due fecero un accordo affinché la famiglia di Zelensky continuasse a ricevere i soldi da queste società.

Ma non era stato Zelensky a incentrare la campagna elettorale sull’impegno a ripulire il governo ucraino da tutta la corruzione?

 

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Zelensky ha dichiarato d’essere contrario alla concessione dello “status speciale” alla regione del Donbass. Non firmerebbe mai una legge sull’amnistia per i militanti della Repubblica popolare di Donetsk e della Repubblica popolare di Luhansk, perché li considera “burattini” della Russia. Non vuole neppure parlare con loro.

Lui invece no, non è un burattino della Nato, degli USA e della UE.

 

Gli scandali nella famiglia Biden

 

In un art. del “New York Post” del 14 ottobre 2020, viene detto che Robert Hunter Biden presentò suo padre, l’allora vicepresidente Joe Biden, a un alto dirigente (Vadym Pozharskyi) di un’azienda energetica ucraina, Burisma, meno di un anno prima che Biden facesse pressioni sul presidente ucraino Poroshenko e sul primo ministro Arseniy Yatsenyuk affinché licenziassero il procuratore generale Viktor Shokin che stava indagando sull’azienda stessa. Se non l’avessero fatto, Biden avrebbe impedito un prestito da parte degli USA di un miliardo di dollari. La cosa fu subito fatta.

Burisma Group è un’azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. La sede centrale si trova a Limassol, a Cipro.

Hunter Biden era entrato nel CdA di Burisma nell’aprile 2014 con uno stipendio dichiarato di 50.000 dollari al mese.

Nel CdA si trovano (o vi sono stati), tra gli altri, Aleksander Kwasniewski (ex Presidente della Polonia), il politico ucraino Vadym Pozharskyi e Joseph Cofer Black, ex ufficiale americano della CIA.

L’incontro, mai rivelato prima, è menzionato in un messaggio di apprezzamento che Vadym Pozharskyi avrebbe inviato a Hunter Biden il 17 aprile 2015 per aver potuto parlare con suo padre.[2]

Queste cose sono state scoperte grazie a un portatile di Hunter Biden in riparazione. La fonte del “Post” era l’avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani. Nel 2019 Trump tentò di costringere l’Ucraina e altri Paesi stranieri a indagare sul figlio di Joe Biden, ma non se ne fece nulla, anche perché Trump dovette subire il primo impeachment.

 

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I limiti della von der Leyen

 

La Ursula von der Leyen è più realista del re. Ha decisamente criticato le posizioni dei governi europei ancora titubanti contro la Russia. Tra i quali Germania e Italia, che, assieme ad altri otto Paesi, avevano dichiarato la loro opposizione a sanzioni contro Mosca che includessero il settore energetico.

Qualcuno dica a questa povera donna che l’inverno non è ancora finito e che in cucina facciamo da mangiare col gas e anche che molte macchine vanno a gas e a GPL. Almeno mezza Europa dipende dal gas russo.

 

L’opportunista Recep Tayyip Erdoğan

 

Erdoğan ha definito come “inaccettabile” il riconoscimento da parte di Putin delle repubbliche di Lugansk e Donetsk.

Per forza, ha il terrore che 15 milioni di kurdi presenti nel suo Paese possano fare la stessa cosa, e ne avrebbero ben donde. È da un secolo che rivendicano una propria nazione. Non si sa neanche quanti siano: dicono tra i 30 e i 45 milioni. È uno dei più grandi gruppi etnici privi di unità nazionale. Grazie naturalmente a Francia e Regno Unito.

 

Il boomerang delle sanzioni economiche

 

Tutti i 400 deputati russi sono stati colpiti dalle sanzioni europee. Non potranno più recarsi in Europa e tutti i loro beni presenti vengono congelati. Forse gli europei si aspettano che Putin venga costretto a dimettersi.

Intanto più della metà delle aziende quotate al Nasdaq rischiano di crollare. Da un pezzo diciamo che in una guerra nucleare ci rimetterebbero tutti. Ma anche in una guerra economica il globalismo non fa sconti a nessuno. P.es. il petrolio sta arrivando a 100 dollari al barile.

 

Aiuti finanziari all’Ucraina?

 

Con 2.569 miliardi di euro di debito, pari a circa il 157,5% del PIL italiano il ministro Di Maio si è permesso di dire che “stiamo costruendo un percorso per erogare aiuti finanziari all’Ucraina che in questo momento è in evidente difficoltà”. Prima questo bambino ci manda in rovina (sulla questione del gas) non accettando le richieste di sicurezza avanzate da Putin e ora peggiora le cose aiutando il neonazista Zelensky.

 

Zelensky si dichiara pronto alla guerra

 

Zelensky vuole assolutamente la guerra contro la Russia. Ha richiamato anche i 160.000 riservisti tra i 18 e i 60 anni, anche se per il momento ha escluso una mobilitazione generale.

Biden gli darà man forte nei Paesi Baltici. La 176ª aviotrasportata americana di stanza a Vicenza sarebbe stata comandata di dispiegarsi là. Ed è ben addestrata, poiché nel passato ha combattuto in Iraq, Afghanistan e nel continente africano. Si trasferiranno nei Baltici anche vari caccia F-35 americani.

Intanto il personale diplomatico americano è tornato a Leopoli (Ucraina). Adesso Biden non teme più per la loro incolumità. Deve usarli per organizzare l’offensiva militare degli ucraini. D’altra parte ha definito l’azione di Putin come “l’inizio di un’invasione”.

Quando c’è da menar le mani, gli americani non stanno nella pelle.

 

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Ci rendiamo conto che Zelensky è un ex comico? È come se in Italia ci fosse Beppe Grillo al governo. Questi soggetti non hanno nessuna formazione politica. Sono assolutamente imprevedibili.

 

Le paure dell’occidente

 

All’occidente preme di più tutelare l’integrità nazionale dell’Ucraina che impedire il genocidio dei filorussi.

È per mancanza di etica o perché temono che la cosa si possa ripetere all’interno delle loro nazioni, riducendone il potere?

 

Rischi nucleari in Ucraina

 

Ha constatato Putin, non senza preoccupazione: “L’Ucraina ha tutto per risolvere i problemi con l’armamento nucleare, manca solo il sistema di arricchimento dell’uranio, ma è una questione di tecnologia. Anche la comparsa di armi nucleari tattiche in Ucraina è una minaccia strategica per la Russia”.

T’immagini se i neonazisti e nazionalisti di Kiev, piuttosto che riconoscere l’autonomia al Donbass, lo bombardano con armi nucleari…

 

Limitata l’analisi storica di Putin sull’Ucraina

 

È ben strano che Putin critichi i leader della rivoluzione bolscevica d’aver incluso nel testo della Dichiarazione sulla creazione dell’Urss del 1924 il diritto delle repubbliche di separarsi liberamente dall’Unione.

URSS voleva dire “Unione delle repubbliche socialiste sovietiche”. Era una confederazione. In teoria chiunque si sarebbe potuto staccare.

Fu poi lo stalinismo a imporre la russificazione di tutta l’Urss, oltre che un dirigismo statalistico asfissiante e un regime poliziesco.

I Paesi che a partire dal 1991 si sono staccati dalla ex Urss, hanno abbracciato la UE e la NATO nella convinzione che nulla sarebbe stato peggio dello stalinismo. Il che ovviamente non vuol dire che staranno effettivamente meglio nell’orbita occidentale, ma di sicuro vuol dire che ogni Paese deve scegliere liberamente la propria strada.

Quindi mi pare che il paternalismo di Putin abbia fatto il suo tempo.

 

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Stupisce che Putin abbia detto che fu “un errore” di Lenin “strappare i territori alla Russia” per creare l’Ucraina moderna.

Semmai avrebbe dovuto dire che la Russia medievale è una creatura della Rus’ di Kiev, la quale, a sua volta, fu una specie di matrimonio tra Scandinavi e Slavi.

 

Si comincia a parlare di Nord Stream 2

 

“Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ordinato d’interrompere la certificazione del gasdotto Nord Stream 2. Ebbene, benvenuti nel nuovo mondo, in cui gli europei pagheranno presto 2.000 euro per mille metri cubi di gas!” – ha scritto Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, su Twitter.

 

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Reazioni internazionali alla situazione in Ucraina

 

Il premier australiano Scott Morrison ha detto che “è assolutamente inaccettabile che la Russia possa invadere il suo vicino... Il governo australiano inizierà immediatamente a imporre sanzioni…”.

Ecco un altro politico che non studia la storia. Nel XVIII sec. gli inglesi hanno portato via tutto il territorio agli aborigeni australiani, secondo il principio detto terra nullius (terre vuote che possono essere prese senza chiudere il permesso a nessuno).

Solo nel 1967 il governo australiano ha riconosciuto agli aborigeni la cittadinanza, evitando di classificarli come “elemento di flora e fauna australiana”. E solo a partire dal 2008 il parlamento australiano ha ammesso che nel passato era stato compiuto un genocidio. E solo nel 2016 il popolo dei Larrakia, dopo una battaglia giudiziaria durata 37 anni, è riuscito a ottenere la restituzione di circa 60.000 ettari nel Territorio del Nord.

Ciononostante gli aborigeni non hanno alcuna regione politicamente autonoma. Anzi, nel maggio 2020, al fine di espandere una miniera di ferro, il gigante minerario anglo-australiano Rio Tinto ha fatto saltare con la dinamite le grotte preistoriche di Juukan Gorge, uno dei siti archeologici aborigeni più antichi e preziosi.

 

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Von der Leyen: “Stanno morendo bambini”. Prima menzogna. Sono stati colpiti solo obiettivi militari. E solo di notte. In tutto 7 morti. Lo dicono le agenzie occidentali.

 

L’efficacia delle sanzioni contro la Russia

 

L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, ha detto di “non ricordare un solo giorno in cui la Russia abbia vissuto senza alcuna restrizione da parte del mondo occidentale. Abbiamo imparato a lavorare in tali condizioni. E non solo per sopravvivere, ma anche per sviluppare il nostro Stato”.

Di conseguenza le sanzioni non colpiranno solo loro, ma anche i mercati finanziari ed energetici globali, facendo crollare le aziende in borsa e aumentare i prezzi. E questo senza costringere la Russia a cambiare la sua politica estera.

Hai presente quando avvengono le recessioni economiche e vedi che a chiedere sussidi statali sono soprattutto le grandi imprese?

 

Dmytro Kuleba sembra un talebano

 

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto che la Russia va colpita duramente nella sua economia. E ha suggerito agli Stati Uniti di utilizzare, per sostenere lo sforzo bellico dei suoi alleati, un programma di prestito-affitto, simile al Lend-Lease Act usato durante la II guerra mondiale, che consentiva al governo americano di prestare o affittare rifornimenti bellici, ritenuti vitali per la difesa del loro Paese.

Si rendono conto gli americani che con questi alleati è come avere a che fare coi talebani? Prima li finanzi, li addestri, li rifornisci di armi per combattere i russi, e poi ti sfuggono di mano…

Qualcuno inoltre dica a questo intelligentone che gli USA, col Lend-Lease, davano soldi anche ai comunisti russi, poiché pecunia non olet.

 

L’acume di “Limes”

 

Quelli di “Limes” la sanno lunga, come al solito. Federico Petroni ha detto che non è chiaro quali confini del Donbass la Duma russa riconosca come da proteggere. Infatti le due repubbliche (Donetsk e Lugansk) controllano un territorio più piccolo di quello che rivendicano. Una parte è sotto il controllo dell’esercito ucraino.

È evidente che se non si chiarisce questa cosa, la guerra può assumere pieghe molto diverse.

 

Occidente irrazionale

 

Con tutti i problemi che abbiamo avuto con la pandemia, ci mancava anche questa guerra (al momento strisciante) che a tutti i costi vogliono i neonazisti ucraini e i guerrafondai americani. Mi pare inverosimile che tutto l’occidente preferisca tutelare soltanto l’integrità nazionale di uno Stato e sia del tutto indifferente al possibile genocidio dei filorussi del Donbass, come già successo nel 2014.

Soprattutto mi meraviglio dell’acquiescenza degli europei ai diktat americani e al fatto che abbiano tollerato nel loro continente la proliferazione della NATO in 30 Paesi, dimenticandosi che il Patto di Varsavia è stato smantellato nel 1991. Poi ci meravigliamo che la Russia è molto preoccupata per la propria sicurezza: per forza è praticamente circondata da queste basi.

Perché ci preoccupano così tanto le vicende ucraine? Temiamo che nel nostro continente gli scozzesi possano staccarsi dagli inglesi o i catalani dagli spagnoli? Le nazioni non sono idoli da adorare, meno che mai di fronte al globalismo. Ceki e Slovacchi si sono separati molto tranquillamente, come da noi gli abruzzesi dai molisani. L’importante è convivere pacificamente. Con le armi i problemi si aggiungono soltanto. Non possiamo buttar via questi anni di duri sacrifici e questa timida ripresa economica, solo perché qualcuno si comporta in maniera del tutto irresponsabile, sia esso anziano o ex-comico.

 

Sergio Romano lungimirante

 

Il diplomatico Sergio Romano ha detto, in netta controtendenza: “A mio avviso, dopo la Guerra Fredda, l’Occidente avrebbe dovuto avviare la smobilitazione della NATO. Era una struttura nata al tempo della contrapposizione col Patto di Varsavia. Collassato quest’ultimo non aveva senso tenere in piedi un assetto militare che sarebbe stato visto come struttura di pura aggressione. È stato un errore madornale far immaginare all’Ucraina un ingresso nella NATO. Putin non ha tutti i torti a reagire all’avanzamento degli insediamenti militari della NATO nell’area ex URSS. Non solo l’occidente non l’ha smantellata o rimodulata, ma ha pensato di “puntare i cannoni” contro Mosca. Come ci sarebbe parso se la struttura del mondo militare che si contrappone a noi avesse messo radici in Svizzera, a un tiro di schioppo da Milano? Sarebbe o no stata destabilizzante questa situazione? L’Ucraina deve divenire territorio smilitarizzato”.

Parole sagge, di buon senso. Ci fosse stata nella UE anche una sola persona autorevole che abbia detto qualcosa di simile.

 

Il nostro ministro della Difesa ci sta portando in guerra

 

Così afferma il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “L’Italia contribuisce al mantenimento degli strumenti di deterrenza della Nato, con le attività sul terreno dei nostri militari in Lettonia, con l’air policing in Romania, con la sorveglianza marittima nel Mediterraneo orientale e con le ulteriori misure d’innalzamento della prontezza operativa che in queste settimane sono state implementate”.

Per lui è solo la Russia che va esortata a non alimentare il conflitto e scegliere la via della diplomazia. Stati Uniti e Ucraina non c’entrano niente.

Ma il parlamento lo sa che siamo entrati in guerra? Oppure dà per scontato che oggi fare dichiarazioni ufficiali di bellicosità è diventato un gesto di cavalleria obsoleto?

Poi ha aggiunto una frase dal sapore sinistro: “le missioni internazionali italiane hanno spesso come focus anche la sicurezza delle linee di approvvigionamento energetico”.

Cioè? Abbiamo intenzione d’invadere la Siberia?

 

Il report del ministro Di Maio è favorevole alla guerra

 

Non una parola Di Maio ha detto, nella sua informativa ai parlamentari, sulla insensatezza dell’intenzione del governo ucraino di voler entrare nella Nato. Né sul diritto che la Russia ha di avere confini sicuri, lontani dalla Nato. Né sulla necessità che i filorussi del Donbass non vengano massacrati dagli ucraini, come già successo nel 2014. Nessun riferimento ai morti e ai profughi che ci sono già stati. Non ha neppure capito che Putin non ha mai detto di voler occupare l’Ucraina ma solo di tutelare i filorussi del Donbass. La Russia non è contraria all’idea che l’Ucraina entri nella UE ma solo che entri nella Nato, un’alleanza militare dotata di missili nucleari che dall’Ucraina potrebbero colpire Mosca in 30 minuti. Non è riuscito nemmeno a ipotizzare una forza dell’Onu (p.es. i Caschi blu) a protezione dei filorussi. Anzi ha intenzione di stanziare 110 milioni di euro a favore degli ucraini, molti dei quali sono neonazisti.

Secondo me dovrebbe dimettersi, poiché sta favorendo l’ingresso dell’Italia in una guerra che nessuno vuole, violando la Costituzione. E la sta portando al disastro economico per motivi energetici.

 

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Ieri, nel corso della sua informativa in parlamento, il ministro degli Esteri Di Maio ha affermato che non ci potranno essere incontri bilaterali con le autorità russe fin quando non ci saranno segnali di allentamento delle tensioni in Ucraina.

Lavrov, ministro degli Esteri russо, l’ha subito bacchettato, facendogli capire la sua pochezza di pensiero: “La diplomazia è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare le tensioni, e non per viaggi a vuoto in giro per i Paesi ad assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”.

Questo bambino, che per il ruolo che ha è piuttosto pericoloso, ci fa fare figure che a dire barbine è poco.

 

La gaffe incredibile di Josep Borrell

 

Ieri è scoppiata nel nostro Parlamento una polemica indicativa del livello di responsabilità dei politici che ci governano in Europa. Stavolta nel mirino è finito l’Alto Rappresentante UE per gli Affari esteri, Josep Borrell, a causa di un suo tweet in cui diceva “Niente più shopping a Milano, feste a Saint Tropez, diamanti ad Anversa”.

Non si riferiva solo ai 351 membri della Duma russa che han votato per il riconoscimento delle Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk (come se di regola questi parlamentari si comportino così), ma anche a 27 tra individui e aziende (militari, oligarchi e banche) coinvolti, a vario titolo, nelle azioni militari riguardanti l’Ucraina. Avranno i beni congelati e non potranno viaggiare nella UE. Strano che Putin non sia nell’elenco.

La Lega se l’è presa solo perché nel tweet era citata la loro “Milano”. Non si sono accorti che qui si ripete quel che facevano i nazisti agli ebrei. Pur di portargli via tutti i beni, li accusavano delle peggiori nefandezze.

 

Il ministro degli Esteri Kuleba vuole assolutamente la guerra

 

Il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha chiesto ai suoi connazionali di lasciare immediatamente la Russia e di rientrare in patria.

Mi chiedo se davvero speri che 2,5 milioni di persone si mettano a combattere contro i russi rientrando in patria o se invece non lo facciano come quinta colonna dentro la stessa Russia.

In ogni caso la situazione potrebbe essere rovesciata, cioè per quale motivo i filorussi del Donbass non dovrebbero chiedere aiuto ai russi di fronte al rischio di venire sterminati dagli ucraini? Secondo l’ONU nel 2014 i filorussi ebbero 5.700 morti tra i militari, mentre gli ucraini 4.150. Ma tra i civili i primi ebbero 3.400 morti, i secondi invece zero. Come zero furono gli sfollati tra gli ucraini, mentre tra i filorussi furono ben 1,5 milioni.

In altre occasioni avremmo parlato di pulizia etnica o genocidio o quanto meno di catastrofe umanitaria. Cosa che non avvenne nel 2014 grazie alla Russia, non grazie alla UE.

 

Anche la Chiesa greco-cattolica in Ucraina vuole la guerra

 

Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, ha chiesto “Ai figli e alle figlie del popolo ucraino in Ucraina e negli insediamenti (all’estero?) e a tutte le persone di buona volontà (americani ed europei?) che amano la pace di essere pronti a difendere il Paese, combattendo fedelmente per esso”.

Strana questa presa di posizione bellicistica da parte di un arcivescovo che si fregia del titolo di “Beatitudine”. “Beati i miti, perché erediteranno la terra”, recitano le vere beatitudini evangeliche.

Questo prelato comunque è un greco-cattolico che odia gli ortodossi: si può capire. Quel che più fa scandalo sono gli ortodossi doc dei due patriarcati di Kiev e di Mosca che si odiano mortalmente. A che servono le religioni, se non sono capaci di dire o fare qualcosa di diverso dai potenti della terra?

In ogni caso questo prelato, nominato da Ratzinger, sarebbe meglio che anticipasse subito il digiuno per la pace previsto dal papa per il 2 marzo.

 

È normale che la Russia sia umiliata dalla NATO?

 

Ha detto il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze: “Gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la Guerra Fredda ma hanno anche voluto umiliare la Russia, prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area d’influenza. Mosca ha sopportato coi Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito”.

La cosa strana però è che nessuno in occidente percepisce questo atteggiamento come arrogante. Semmai è la Russia a essere prepotente. Qui sta la vera superiorità dell’occidente: nella narrazione delle cose, nella capacità di mescolare le carte in tavola. Far passare le vittime in carnefici non è un’arte alla portata di tutti.

Mi chiedo, per ipotesi assurda: se anche la Russia entrasse nella Nato, con chi se la prenderebbero gli americani? Domanda retorica, lo so.

 

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Il suddetto generale ha anche aggiunto: “L’Italia è coinvolta da un punto di vista operativo, perché i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella. Noi siamo una base militare americana in larga parte”.

Sì ma le basi NATO godono dell’extraterritorialità, potremmo aggiungere. Quando gli aerei partivano negli anni scorsi per bombardare la Jugoslavia o la Libia, non era mica colpa nostra. Noi siamo un Paese a sovranità limitata, come quelli del Patto di Varsavia al tempo dell’URSS. Non ce ne accorgiamo solo perché ci dicono che apparteniamo all’impero del bene, al mondo libero.

 

Si sta svegliando la sinistra radicale

 

La sinistra catanese ha lanciato una mobilitazione contro la guerra e per il disimpegno militare della Sicilia, dove proprio in questi giorni la flotta della Nato si addestra alla guerra coi sommergibili lungo uno specchio d’acqua che ricopre buona parte della costa orientale, nell’ambito dell’esercitazione navale Dynamic Manta.

Non vogliono che l’isola venga considerata una vera e propria piattaforma militare Nato nel Mediterraneo, col Muos di Niscemi, il porto di Augusta e la base di Sigonella, da cui partono le missioni di pattugliamento dei droni lungo il confine con la Russia. Per non parlare della militarizzazione del territorio, sempre più devastante per l’ambiente come dimostra l’installazione dei radar a Portopalo e Favignana.

“La neutralità dell’Ucraina e il riconoscimento dei diritti delle popolazioni delle regioni di lingua russa in uno Stato plurinazionale sono l’unica via di uscita dalla crisi”, han scritto in un comunicato Mimmo Cosentino (Rifondazione Comunista), Pina La Villa (Partito Comunista Italiano) ed Elena Majorana (Sinistra Anticapitalista).

Sì ma la sinistra da chi è rappresentata in parlamento? Dal PD? Dai Cinque stelle? Voi siete la sinistra radicale, spezzettata in una miriade di partitini che non contano nulla. Chi credete di essere? Accontentatevi dello Statuto speciale che lo Stato ha concesso alla vostra Regione.

A dir il vero non capisco perché in questi ultimi otto anni il governo di Kiev non abbia fatto la stessa cosa con le due repubbliche del Donbass. La risposta però è semplice: quelli non sono abituati alla democrazia. Nel 2014 chi ha fatto cadere un governo regolarmente eletto? Dei neonazisti pagati dagli americani.

Ma il vero problema è un altro: quando Putin dice che negli ultimi otto anni la popolazione del Donbass è stata oggetto di vessazioni e perfino di genocidio, in occidente non gli si crede. Come se i numeri di morti, feriti e profughi siano del tutto inventati. Siamo manichei. Il male è solo da una parte.

 

Il cinismo di Marta Dassù

 

Marta Dassù dice a Rainews24: “Putin aveva già deciso tutto prima d’intavolare i negoziati”.

A questa cinica vorrei chiedere: USA e UE non avevano forse già deciso a priori di non concedere nulla alle richieste di sicurezza della Russia?

La vogliamo capire che bisogna trovare una via di mezzo per soddisfare entrambi gli interlocutori?

 

Sfumature nel linguaggio militare

 

“Intervento armato”, mirato a neutralizzare le difese aeree ucraine, non vuol dire “invasione”, come ci piace dire.

L’assistenza militare offerta dalla Russia al Kazakistan non ha implicato l’occupazione del Paese.

Semmai dovremmo dire che Mosca ha cercato per 30 anni di negoziare una non espansione della NATO verso est, senza ottenere alcun risultato. Nessun politico in occidente ricorda che il Patto di Varsavia è stato smantellato nel 1991.

 

Gli USA vogliono una grande marina militare

 

Il capo delle Operazioni navali della Marina militare statunitense, ammiraglio Mike Gilday, ha detto, in occasione della 32ª edizione di West 2022, che la flotta americana deve poter disporre di almeno 500 navi per far fronte agli attuali impegni della superpotenza e a quelli della prossima National Defense Strategy del Pentagono. Attualmente la forza da battaglia della flotta è di 296 unità, per una media di 90 navi sempre in movimento. Gilday sostiene che gli Stati Uniti hanno bisogno di 12 portaerei nucleari, 9 grandi unità d’assalto anfibio e altre 19-20 unità anfibie di supporto, 60 cacciatorpediniere, 50 fregate, 70 sottomarini nucleari d’attacco, 12 sottomarini lanciamissili balistici, 100 unità di supporto e almeno 150 navi senza pilota.

La priorità degli USA è contrastare la spettacolare crescita numerica della rivale flotta cinese, che a fine 2021 contava ben 355 unità di vario tipo (anche se mediamente più piccole, meno capaci e potenti delle controparti americane) e si avvia ad averne 460 entro il 2030.

Fonte “Limes”

 

Bombe stupide e bombe intelligenti

 

Quando gli USA bombardavano l’Iraq di Saddam Hussein sulla base di prove false esibite all’ONU, qualcuno in Europa protestò?

Qui almeno abbiamo la prova che i neonazisti di Kiev volevano eliminare le due repubbliche del Donbass. Sarebbe bastato concederle uno Statuto speciale e assicurare che il Paese non avrebbe chiesto di aderire alla Nato. Invece niente. E ora piangiamo sul latte versato. Con lacrime di coccodrillo.

 

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Inizia la censura sui media non allineati

 

Christel Nehan, giornalista francese che lavora nel Donbass, ha detto a RIA Novosti che i canali europei non prendono materiale sui crimini delle truppe ucraine, preferendo tacere sull’uccisione di civili nel Donbass.

Questo naturalmente vale anche per i nostri media.

 

Perché i russi hanno occupato la centrale di Černobyl’?

 

In Ucraina il 50% dell’approvvigionamento energetico nazionale dipende da 15 reattori nucleari attivi.

I russi hanno occupato la centrale, già spenta, di Chernobyl per evitare che venga colpita, anche solo per errore. Naturalmente il governo ucraino ha detto che i russi l’han fatto per usarla come arma di ricatto se l’occupazione finisse male.

In realtà esiste il rischio che qualche milizia terroristica possa causare qualche incidente allo scopo di surriscaldare maggiormente la situazione.

In effetti considerare le centrali nucleari delle zone franche non è così scontato quando si è in guerra. Anzi in genere si pensa che possano diventare degli obiettivi strategici, proprio come le basi militari. Speriamo che il personale ucraino delle centrali abbia coscienza della sua grande responsabilità.

Si sa che nelle situazioni disperate, spesso si compiono incredibili sciocchezze. Ricordiamo bene quando, durante la prima guerra del Golfo, le truppe irachene in ritirata dal Kuwait ricevettero l’ordine da Saddam Hussein d’incendiare i pozzi di petrolio.

A proposito: è bene ricordare ai fautori del nucleare, che la zona di Chernobyl è stata considerata inabitabile dall’uomo per i prossimi 24.000 anni!

 

L’Italia entra in guerra?

 

“Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla NATO sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni: circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali e a velivoli in Romania; e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato. Siamo pronti a contribuire con circa 1.400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2.000 militari disponibili”, ha detto Draghi nell’informativa alla Camera.

Quindi siamo in guerra, con o senza NATO in Ucraina. Non c’è neanche bisogno di una risoluzione dell’ONU. D’altra parte è da un pezzo che gli USA impongono agli alleati la loro volontà, fregandosene altamente dell’ONU.

 

Strana questa generosità militare

 

Quei “criminali” dei russi, quando incontrano i militari ucraini che si arrendono senza sparare, gli chiedono soltanto di firmare una dichiarazione di rinuncia al combattimento, dopodiché li lasciano tornare a casa.

Ma come, non li fanno prigionieri?

Evidentemente si fidano. Da loro non vale il nostro detto “parenti serpenti”.

 

Siamo ipocriti

 

Come siamo bravi noi occidentali, ideatori del capitalismo, a differenziare tutte le molteplici sanzioni economiche e finanziarie a carico della Russia.

Fossimo stati altrettanto bravi, in questi otto anni di guerra, a ipotizzare anche solo una soluzione al problema del Donbass.

 

Ipotesi Tricarico

 

Il generale Leonardo Tricarico ha appena ipotizzato a “Rainews24” per l’Ucraina una scissione tra le due regioni divise dal fiume Dnepr, in quanto le ritiene incompatibili tra loro per motivi culturali e linguistici.

In effetti il fiume fu, durante la II guerra mondiale, il fulcro della linea Stalin, scenario di aspri combattimenti tra le armate tedesche e russe, e oggi, come in passato, costituisce la divisione più geograficamente lampante tra est e ovest ucraino, il primo più mitteleuropeo, il secondo con forti minoranze russofone.

 

L’eccidio neonazista a Odessa

 

Il rogo della Casa dei sindacati di Odessa, appiccato da milizie neonaziste e nazionaliste ucraine nel 2014 chi lo ricorda più?

Stando a Wikipedia, trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di 17 anni) che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito a un golpe finanziato dagli USA.[3] Alcune di quelle persone erano del tutto estranee ai fatti, in quanto si trovavano all’interno dell’edificio per ragioni di lavoro.

Gli estremisti di destra impedirono ai vigili del fuoco di accedere all’area per poter intervenire. I pochi che riuscirono in maniera fortunosa a fuggire dall’incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo.

Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti e cadaveri di donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Tra le vittime del massacro vi erano anche persone mutilate con armi da taglio. Circa altri 250 manifestanti sono rimasti feriti.

L’occidente non ha memoria per ciò che non gli conviene. Anzi il parlamento europeo si espresse così: “Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere.”

Ad oggi nessun processo è stato intentato per la strage. Anzi Zelensky ha assegnato in Parlamento il titolo di “eroe nazionale” con la medaglia d’oro a Dmytro Kotsyubail, leader della milizia del settore Pravyi.

 

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A onor del vero la UE, a una interrogazione parlamentare di Matteo Salvini, il 7 novembre 2014 rispose così sulla strage di Odessa: “le vittime sono 48, ma secondo stime non ufficiali potrebbero essere anche 150, cui vanno aggiunte diverse centinaia di feriti scampati per poco all’eccidio. I morti sono tutti di nazionalità ucraina e di etnia russa”. Non solo, ma “le autorità di Kiev e di Odessa non hanno effettuato alcuna indagine approfondita, né individuato alcun colpevole”. E quel che è peggio: “Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere. Esistono filmati che mostrerebbero poliziotti sparare sui disperati che cercavano di fuggire dalle finestre e tutte le prove disponibili indicano che gli assedianti intendevano uccidere”.

Fonte: europarl.europa.eu/doceo/document//E-8-2014-008919_IT.html

 

Davvero Putin è come Hitler?

 

C’è chi ha paragonato Putin a Hitler. Quest’ultimo infatti diceva che i confini della Germania andavano estesi fin là dove esistevano comunità di tedeschi. Di qui l’occupazione dei Sudeti, dell’Austria e la dichiarazione di guerra alla Polonia perché non permetteva alla Germania di unirsi alla Prussia orientale (un divieto creato dalle potenze vincitrici della I guerra mondiale per indebolirla). L’Alto Adige non fu occupato perché nazisti e fascisti erano alleati.

Non si è capita però una differenza. La Germania voleva costruire un impero molto aggressivo e i tedeschi al di fuori dei suoi confini non erano delle popolazioni oppresse. La Russia, dopo l’implosione del 1991, si è ritirata in buon ordine nei propri confini. Ha accettato che i Paesi ex sovietici entrassero nella UE e nella NATO. E con Putin si è limitata a soccorrere le popolazioni filorusse oggetto di pesanti vessazioni, causate dall’odio nei confronti dello stalinismo. Come se questa ideologia orrenda non abbia infierito sugli stessi russi...

Se davvero la Russia avesse rivendicato un proprio impero, difficilmente avrebbe permesso alla NATO di circondarla con le proprie basi.

 

Chi ci rimette di più?

 

La UE è il partner commerciale n. 5 della Russia. Gli USA sono solo il n. 30. Chi sarà più penalizzato? Perché la lungimiranza non è una virtù europea? È la sudditanza agli USA che ci frega?

 

L’art. 4 della NATO

 

Varsavia ha chiesto l’attivazione dell’art. 4 del trattato NATO, che prevede “consultazioni di emergenza fra i 30 Stati NATO se un membro è minacciato nella propria integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza”.

Anche le tre repubbliche baltiche — Estonia, Lettonia e Lituania — han subito chiesto la stessa cosa.

Ma l’Ucraina non fa parte della NATO.

Lo stesso: confina con la Polonia! Anche i Baltici confinano con la Russia! E potrebbero essere attaccati... Motivo? Putin è pazzo! È come Hitler!

Ecco come ragiona la NATO. Per i militari le sanzioni economiche non servono a niente, se non nel lungo periodo.

 

Lungimiranza di Comencini

 

L’on. Vito Comencini (Lega) che da anni segue le vicende dell’Ucraina orientale e più di una volta si è recato in visita sia in Crimea che nella città di Donetsk, contattato da Sputnik Italia, ha cercato di spiegare le ragioni politico-militari della scelta russa, volte a garantire la vita agli abitanti delle due repubbliche del Donbass, sotto minaccia di un imminente attacco dell’esercito ucraino:

“Il riconoscimento, da parte della Russia, dell’indipendenza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk è l’esito del fallimento degli accordi di Minsk e del mancato interesse da parte dell’Occidente di sollecitare Kiev all’interno degli stessi accordi a concedere l’autonomia al Donbass.

La responsabilità è di chi non ha favorito il rispetto degli accordi di Minsk per arrivare a una soluzione pacifica, in particolar modo le istituzioni europee che non hanno messo in moto le diplomazie in questo senso.

Le condizioni degli abitanti di questi territori, che vivono da quasi otto anni in un ambiente di assedio, accerchiamento, terrore, senza alcuna considerazione a livello internazionale, nelle ultime settimane costretti addirittura a mandare i bambini e i soggetti più deboli a salvarsi in Russia, hanno spinto il presidente Putin a compiere tale scelta.

Da parte di Kiev ignorare il desiderio di autonomia, di libertà linguistica della popolazione russa e russofona del Donbass è stato un errore imperdonabile.”

Incredibile che affermazioni così sensate e realistiche vengano fatte da un politico di centrodestra. Non so nel parlamento italiano in quanti abbiano capito che le ragioni non stanno solo da una parte.

Fonte: it.sputniknews.com

 

Polito ambiguo

 

Scrive Antonio Polito sul “Corriere della sera” (23/02): “I valori su cui si fonda l’Unione Europea sono ormai apertamente contestati proprio dai Paesi che per primi si ribellarono al giogo sovietico. La Polonia che fu di Solidarność, l’Ungheria di Imre Nagy, la Cekia di Václav Havel, si sono trasformati nei protagonisti di quella secessione strisciante che va sotto il nome di Gruppo di Visegrád.

Dal 2014, anno dell’invasione della Crimea, l’Europa ha accresciuto, non ridotto, la sua dipendenza energetica dalla Russia.

Se nel 1939 gli europei si domandavano se valesse la pena “morire per Danzica”, oggi non sembrano disposti nemmeno a un weekend di austerity per Kiev.

Inesistente militarmente, divisa politicamente, ricattabile economicamente, nel giro di pochi giorni l’Unione rischia di perdere anche quello che è stato finora il suo massimo merito storico: aver messo fine alle guerre sul continente.”

E quindi? Qual è la conclusione? A parte che il merito principale della fine della II guerra mondiale non è stato nostro ma dei russi, qual è la soluzione del problema: fare la guerra contro la Russia o scrollarci di dosso il peso delle basi NATO? Dobbiamo rivendicare il diritto di fare affari con chi ci pare o dobbiamo prima chiedere il permesso agli americani?

Le guerre non iniziano con le bombe ma con l’indifferenza nel risolvere i problemi seri. E la UE dovrebbe fare un po’ di autocritica.

 

Letta molto limitato

 

Quando sento Letta, segretario generale del PD, dire che la Russia è già circondata dalle basi NATO, per cui non ha senso che Putin dica che è stato costretto a intervenire per impedire all’Ucraina di entrare nella NATO, mi chiedo: ma perché non sostiene che essere circondati dalle basi NATO è una vergogna? Perché la UE non ha impedito in questi ultimi 30 anni che una grande potenza euroasiatica come la Russia si sentisse umiliata e insicura? Quando l’URSS è crollata nel 1991, è semplicemente “implosa”, non ha fatto pagare ad altri Stati le proprie contraddizioni, non ha usato la politica estera per risolvere i suoi problemi di politica interna, non ha scatenato guerre in mezzo mondo. Queste cose le fanno gli americani e quegli europei che come pecore gli vanno dietro.

 

Perché Putin non si è limitato al Donbass?

 

L’unica cosa che mi chiedo è perché Putin non si sia limitato a occupare il Donbass, ma abbia voluto compiere un’operazione a livello nazionale, attirandosi le ire del mondo intero.

Aveva paura di trascinarsi per dei mesi? Temeva l’ingresso di armi e truppe straniere in Ucraina? Ha detto che vuole catturare i responsabili degli eccidi che i neonazisti ucraini hanno compiuto contro i filorussi negli anni passati. Ma parlare di denazificazione di un intero Paese mi pare un obiettivo utopistico. È vero che l’Ucraina non ha mai fatto i conti col proprio appoggio al nazismo, ma pensare di eliminare un cancro col bisturi della guerra è velleitario. Ci vuole una cultura democratica. Certo non quella occidentale, che non ha voluto sentire ragioni sulle esigenze di sicurezza di Mosca e che finge di non sapere che l’Ucraina è piena di gruppi neonazisti.

Ora spero che nelle prossime trattative si conceda uno statuto speciale al Donbass, come abbiamo fatto noi con l’Alto Adige.

 

Forse esistono politici ucraini sensati

 

Un gruppo di deputati ucraini guidati da Vadim Novinsky ha scritto un appello al presidente Zelensky con la richiesta di avviare negoziati immediati con la Russia, al fine di trovare un accordo appropriato.

Mi chiedo: possibile che gli ucraini di senno abbiano avuto bisogno di una prova di forza del genere prima di capire che coi russi bisognava trovare un punto d’incontro? In otto anni non sono stati capaci di fare alcuna proposta. Speravano negli aiuti occidentali in armi e capitali? Possibile che siano così ingenui da non capire che l’occidente non regala niente a nessuno e che se anche la Russia perderà questa guerra, l’Ucraina non otterrà dall’occidente alcuna vera autonomia economica, politica e militare?

 

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Aumenta la capacità offensiva della nostra Marina

 

La nostra Marina Militare, conformemente alla volontà della NATO, è in procinto d’installare un radar a Favignana nelle isole Egadi, più potente di quello di punta Sottile. Si basa sulla strategia di militarizzazione ulteriore del Mediterraneo, in totale dispregio della vocazione naturalistica e turistico-ambientale dell’arcipelago.

La comunità locale è preoccupata per l’impatto sulla salute e sull’ambiente, anche perché non è stata minimamente coinvolta in questa decisione. Non vogliono che si trasformi la più grande Area Marina Protetta d’Europa in una base militare in cui far proliferare ulteriori strumentazioni militari nei prossimi anni.

La stessa cosa sta succedendo a Portopalo di Capo Passero, nel siracusano, dove il sindaco ha ottenuto la sospensione dei lavori per il nuovo radar fino a che non saranno forniti dati certi sulle radiazioni emesse.

A realizzare i nuovi impianti sarà la GEM Elettronica S.r.l. di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), società leader nella produzione di apparati radar e sensori navali, controllata per il 30% dalla holding del complesso militare-industriale Leonardo S.p.a. (ex Finmeccanica). Il valore del contratto per entrambi i progetti è di 2.226.580 euro + IVA (22%).

Tuttavia l’operazione rientra in un progetto più complesso, per cui rappresenta solo la prima tranche di un investimento che dovrebbe nei prossimi 10 anni ammontare a 26 milioni di euro. Tra le località che potrebbero essere interessate ci sono Lampedusa, Misipezze e Leuca, in provincia di Lecce, Sellia Marina (Catanzaro), Capo Spartivento (Reggio Calabria) e Capo Carbonara (Cagliari).

 

Fino a che punto servono le sanzioni?

 

Le sanzioni economiche contro la Russia non colpiranno il gas, altrimenti per noi europei sarebbe la fine.

Il debito pubblico russo è sostenuto al 75% dagli stessi russi. Quindi non sono ricattabili.

La Russia avrà la tecnologia e i prodotti finiti dalla Cina, in cambio di petrolio e gas.

Alla fine ci avrà rimesso solo la UE. Un bel risultato per gli americani.

 

Zelensky ingenuo e Biden furbo

 

Biden è geniale. Ha fatto credere a Zelensky che l’avrebbe aiutato in tutti i modi contro Putin, ma poi militarmente non ha fatto nulla ed economicamente sappiamo che le sanzioni antirusse non saranno decisive.

E quindi che senso ha questo incaponirsi della NATO? Questo sbraitare interventi immediati dei marines? Che poi neppure gli americani vogliono, di sicuro non a tempi brevi. Ancora si stanno chiedendo come abbiamo potuto perdere la guerra coi talebani, che non erano appoggiati né da Cina né da Russia, e che vivevano come Heidi.

Ma è semplice: l’obiettivo vero degli USA è indebolire la UE, obbligarla a dipendere sempre più dall’economia americana, incluse le forniture energetiche.

 

Due pesi due misure

 

Non mi sembra che a livello internazionale ci sia stato nei confronti del golpe in Birmania, compiuto nel 2021 per estromettere dal governo Aung San Suu Kyi, posta agli arresti, la stessa determinazione occidentale a sanzionare quei militari, pari a quella dimostrata nei confronti della Russia. Solo condanne morali e minacce economiche ma in concreto nulla di nulla. Come mai? Forse perché la Birmania è uno dei Paesi più poveri e meno sviluppati del pianeta?

 

Una guerra tra USA e Russia per il gas

 

Gli USA non vogliono assolutamente che la UE acquisti petrolio e gas dalla Russia. Vogliono essere loro a venderci il loro gas, estratto con sistemi del tutto antiambientali (scisto-bituminosi). E ce lo venderebbero con contratti speculativi sulla base di un mercato spot (deciso di volta in volta in tempi brevissimi), che pagheremo a prezzi altissimi.

La cosa che non si capisce è il motivo per cui siano più pericolosi i russi che fanno esercitazioni militari nel proprio territorio, rispetto agli americani penetrati in Ucraina con armi, addestratori e capitali. L’esercito ucraino che sta avanzando verso il Donbass è composto di 150.000 effettivi, tutti addestrati dalla NATO, che sta facendo esercitazioni anche in Polonia ed Estonia.

 

Critica la dipendenza italiana dal gas russo

 

“Se una sanzione dovesse interrompere la possibilità di pagare (in riferimento al sistema Swift), e quindi interrompere i flussi di gas naturale, per un Paese come l’Italia che utilizza il gas russo per circa il 43% del suo fabbisogno e circa il 15-16% del suo bisogno di energia, il venir meno subitaneo di questo tipo di forniture potrebbe essere un problema”. Lo dice il ministro Daniele Franco, usando un timido condizionale. Se diceva che viviamo in un mondo globalizzato, dove tutto è interconnesso, cioè interdipendente, era meglio. I politici devono imparare a rispettare anche le ragioni degli altri. La politica è l’arte del compromesso.

 

Ucraina scissa in due?

 

Quelli di “Limes” (i migliori in geopolitica) dicono che se l’Ucraina viene scissa in due lungo il Dnepr, di sicuro la parte occidentale entra nella NATO. Per la Russia sarebbe meglio che restasse così com’è, ma con un governo neutrale che accetti la Crimea in mano russa e che non perseguiti i filorussi del Donbass.

Mi chiedo perché non prendano quelli di “Limes” come esperti internazionali per le situazioni controverse.

 

Borrell è un disastro

 

Nel suo ultimo discorso il capo della diplomazia UE, Josep Borrell (un catalano che detesta i catalani e che vede nel Donbass una riedizione delle rivendicazioni autonomistiche della Catalogna), ha detto che l’Ucraina non ha fatto niente per meritare l’invasione russa. Ha dato insomma per scontato che il golpe del 2014, le persecuzioni dei filorussi nel Donbass, la presenza dei neonazisti nel governo siano fatti del tutto trascurabili.

Ha detto anche che Putin non rappresenta la Russia, dimenticandosi che viene regolarmente eletto da più di 20 anni. Alle ultime elezioni ha preso oltre il 76% dei suffragi per un totale di 56,4 milioni di voti. Giusto per fare un paragone: Zelensky alle ultime elezioni ha ottenuto il 43% dei suffragi, per un totale di 6,3 milioni di voti. Zelensky farebbe meglio a chiedersi come mai dal 2014 ad oggi il suo Paese ha avuto cinque governi diversi.

 

Stoltenberg guerrafondaio

 

Jens Stoltenberg, capo della Nato, non vede l’ora di fare una guerra contro la Russia. Ha parlato di un “dispiegamento di migliaia di soldati e 100 aerei da combattimento” in oltre “30 siti” distribuiti tra i Paesi limitrofi alla Russia, oltre a “20 navi, incluse portaerei, dirette nel Mediterraneo”.

Ha chiesto a Svezia e Finlandia di aderire immediatamente alla Nato, come se non sapesse che anche la Finlandia confina con la Russia.

Mi chiedo: quest’uomo è normale? Equiparano Putin a Hitler, ma mi sa che qui Putin sia in buona compagnia. Tra l’altro Stoltenberg è leader del partito laburista norvegese, ed è figlio di laburisti. Al tempo della guerra in Vietnam era un antiamericano irriducibile. Sua sorella era persino marxista-leninista. Mi chiedo se quest’uomo fosse di destra, cosa sarebbe capace di fare. Meno male che il suo mandato nella Nato scade quest’anno.

Ha comunque ragione il generale Tricarico a dire che il segretario generale della Nato “parla troppo” e senza consultarsi con gli alleati.

La Nato è “un’alleanza difensiva e non ha nulla a che vedere con la guerra” in corso. Stoltenberg vuole invece che la Nato “s’identifichi” col solo punto di vista degli USA.

La Nato ha sbagliato a promettere l’ingresso all’Ucraina, facendole immaginare una protezione che non poteva garantire.

 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non è unanime

 

La Russia ha ovviamente bloccato col veto la bozza di risoluzione in Consiglio di Sicurezza ONU proposta dagli USA, che “deplora l’aggressione di Mosca dell’Ucraina” e chiede il ritiro delle sue truppe.

Il testo ha ottenuto 11 voti a favore, il veto russo, e tre astensioni: Cina, India ed Emirati Arabi Uniti.

All’ultimo momento dal testo elaborato dagli USA è stato sostituito il termine “condanna” con “deplora” per tentare di ottenere il consenso maggiore possibile. Ridicola questa decisione. Infatti se si “deplora” soltanto, non si capisce perché mettere sanzioni mai viste prima e perché minacciare una guerra della NATO contro la Russia.

È stato anche cancellato un riferimento al cap. 7 della Carta delle Nazioni Unite, che consente ai membri d’intraprendere un’azione militare per ristabilire la pace. Bisognerebbe dirlo a Stoltenberg.

Si è fatto questo sperando di avere il massimo consenso possibile, ma è evidente che con un Paese nucleare bisogna cercare una trattativa.

In ogni caso facciamo una botta di conti: Cina (1,4 miliardi di persone), India (1,4 miliardi di persone). Totale: 1/3 degli abitanti del pianeta è incerto su come comportarsi. E non abbiamo sentito gli altri.

 

Censure mediatiche

 

L’Agenzia federale russa dei media Roskomnadzor ha annunciato che limiterà parzialmente l’accesso a Facebook, poiché quest’ultima sta censurando i comunicati della Ria Novosti, adducendo come motivazione la presunta diffusione di “fake news”.

La Procura russa, in collaborazione con il ministero degli Esteri, ha deciso di riconoscere il social network Facebook come coinvolto nella violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché dei diritti e delle libertà dei cittadini russi.

Ascoltare solo una campana è meglio. Lo diceva anche Orwell nel suo 1984.

 

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Distribuire armi ai civili

 

Zelensky ha fatto male a distribuire in maniera massiccia e incontrollata armi leggere automatiche, lanciagranate e munizioni ai civili. Adesso sarà impossibile evitare incidenti e vittime tra i civili (senza poi considerare che questa guerra sta portando ucraini e russi a odiarsi a morte nella stessa Ucraina). I media ucraini già parlano di saccheggi.

Quando si fanno cose del genere (p.es. nelle rivoluzioni popolari), bisogna che la gente venga addestrata non solo nell’uso tecnico ma anche in quello etico.

 

Una guerra nazionale per due repubbliche locali?

 

Putin è un autocrate, lo sappiamo. Ma anche il capitale lo è, tant’è che si autovalorizza a prescindere da chi lo governa. La Russia è arrivata tardi alla democrazia. Fa fatica a comprendere che nel capitalismo l’economia è più importante della politica. Di qui i suoi metodi autoritari.

Ma i nostri politici dovrebbero saperlo. Eppure sembrano degli analfabeti in campo economico. Possibile che non abbiano capito che per non riconoscere la Crimea alla Russia (dove la flotta esiste dal 1783!) e l’autonomia a due minuscole repubbliche del Donbass, e per non concederle alcuna sicurezza militare rispetto alle prevaricazioni della Nato, stanno facendo saltare il sistema capitalistico mondiale? Le sanzioni si riveleranno una catastrofe per tutti i Paesi che hanno rapporti economici e finanziari con la Russia. E tra i grandi non ci sono né Stati Uniti né Regno Unito.

Cos’è, ne fanno una questione di orgoglio personale? Non lo sanno che quella è una potenza nucleare che potrebbe incenerire decine di milioni di persone? Possibile che non siano capaci di alcuna vera mediazione? Hanno forse invidia di uno zar al potere da più di un ventennio? Loro che al massimo si possono concedere due mandati…

 

Quanto durano le guerre lampo?

 

Mi chiedo se, quando i giornalisti dicono che Putin ha fallito con la sua guerra lampo, sappiano di ciò che parlano. Hitler ci mise 40 giorni a occupare la Francia, grande la metà dell’Ucraina e con gli stessi abitanti. Neanche gli americani quando occuparono Grenada, una minuscola isola delle Antille di 100.000 abitanti, al tempo di Reagan, riuscirono a fare una guerra lampo di pochi giorni. Per abbattere il socialismo dovettero combattere dal 25 ottobre al 15 dicembre 1983. E avevano oltre 7.000 militari contro poco più di 1.000, ma soprattutto avevano 4 carri armati, 1 portaerei, 3 cacciatorpediniere e 2 fregate, contro 8 veicoli di trasporto truppe, 2 autoblindo e 12 cannoni contraerei.

In Ucraina i russi non stanno affatto forzando la mano, proprio non hanno intenzione di occupare il Paese ma solo di scendere a trattative favorevoli al Donbass, alla Crimea e alla neutralità militare del Paese. Se queste cose minimali fossero state accettate prima, non ci sarebbe stata alcuna invasione.

 

Anche l’arte viene censurata

 

Pervy Kanal, VGTRK e Radio Dom Ostankino annunciano il loro ritiro dall’Unione Europea di radiodiffusione in risposta all’esclusione della Russia dall’Eurovision Song Contest 2022.

Qui si sta politicizzando anche la musica.

Anzi pure il teatro. Siamo alla follia.

Il sindaco di Milano Beppe Sala attende una secca abiura dell’invasione dell’Ucraina da parte del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev del Mariinskij di San Pietroburgo, che dovrebbe dirigere l’orchestra della Scala nelle prossime recite.

La Wiener Philharmoniker l’ha già silurato. E a New York non potrà mettere piede.

Ma cos’è? Una caccia alle streghe?

 

Censura su Telegram

 

Sul canale “GeopoliticalCenter” di Telegram si discute parecchio sulla situazione in Ucraina. Ieri han messo, tra le altre regole, queste due piuttosto strane:

- Nessuna diatriba Destra vs Sinistra

- Nessun richiamo a Nazismo, Fascismo o Comunismo

Difficile in un canale politico essere politicamente corretti. Senza poi considerare che in presenza di una guerra è impossibile non schierarsi. Alla fine la correttezza rischia facilmente di trasformarsi in una censura.

Secondo me sarebbe sufficiente che uno non facesse affermazioni gratuite, non motivate.

 

Carità pelosa dei polacchi

 

Curioso che la Polonia abbia dichiarato di essere disposta ad accogliere un milione di profughi ucraini quando, fino a poco tempo fa, aveva deciso di respingere al mittente poche migliaia di migranti provenienti da Iraq e Siria.

Il motivo sta nel fatto che questi ultimi passavano attraverso la Bielorussia, il cui governo non vuole entrare nella UE. Anzi da Bruxelles han fatto sapere che i metodi applicati dalla Polonia sono non solo legittimi, ma anche replicabili da altri governi che dovessero trovarsi a fronteggiare una “strumentalizzazione dei migranti a fini politici”.

Migranti e richiedenti asilo sono intrappolati nelle zone boschive al confine con la Bielorussia, al gelo e senza assistenza. Tra loro ci sono anche bambini. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che fa capo all’ONU, sono almeno 21 le persone morte in questa zona in cui i diritti umani sembrano sospesi.

Misteri della geopolitica.

 

Gli attori in politica sono un disastro

 

Sul “Corriere della sera” Massimo Gramellini ha scritto che Zelensky è diventato il ruolo che aveva recitato (un Presidente onesto e astuto in una serie televisiva comica), in una sovrapposizione senza precedenti nella storia della politica, dello spettacolo e dello spettacolo della politica. Poi naturalmente ha dovuto aggiungere che il paragone con Grillo regge fino a un certo punto, in quanto quest’ultimo è rimasto fuori dalle istituzioni.

In realtà anche gli USA hanno avuto un mediocre attore di film scadenti che in due mandati presidenziali ha spazzato via il progressismo degli anni ’70 in nome di un neoliberismo privo di regole: Ronald Reagan. Anche lui era un presidente molto amato dagli americani. Peccato che abbia posto le premesse dello sfacelo in cui versa oggi il loro Paese.

 

I nuovi rapporti tra Cina e Russia

 

La rivista “Limes” sostiene che la Cina è particolarmente sensibile e ostile agli indipendentismi locali-regionali (vedi Tibet, Uiguri, Honk Kong), poiché teme che vengano usati – magari col sostegno di una potenza rivale come gli USA – per disgregare il suo territorio o per negarle la riconquista di Taiwan. Ciò le impedisce di schierarsi esplicitamente dalla parte della Russia, malgrado i due Paesi abbiano siglato appena tre settimane fa una dichiarazione congiunta che definisce “senza limiti” la loro amicizia.

Schiacciarsi sulla posizione di Mosca peggiorerebbe i rapporti già piuttosto tesi della Cina con gli Stati Uniti. Questi ultimi tuttavia al momento non hanno intenzione di concedere nulla sui dossier che più interessano Xi Jinping: Taiwan, fine dell’accerchiamento marittimo della Cina tramite alleanze guidate da Washington, libera diffusione della tecnologia cinese in Occidente.

Il problema però è che la Russia si sta sempre più “asiatizzando”, abbandonando la UE a se stessa. È molto più interessata a scambi commerciali e militari con India, Cina, Pakistan, Iran... Noi europei ci stiamo dando la zappa sui piedi e solo per fare un piacere agli USA, che hanno pochissimi scambi commerciali con la Russia.

 

I neonazisti in Ucraini

 

Tra i gruppi neonazisti ucraini il più forte è sicuramente il “Battaglione Azov”, nato nel maggio 2014 a Mariupol (città affacciata sul Mar d’Azov) per opera di Andriy Biletsky, un militare noto con l’appellativo di “Führer bianco” e sostenitore della purezza razziale della nazione ucraina. Ha pubblicato un libro, Le parole del Führer bianco, che funziona da manuale per l’addestramento delle reclute. Nel loro logo riecheggia il Wolfsangel, uno dei simboli originali usati dalla 2nd SS Panzer Division Das Reich.

Si trattava inizialmente di una milizia irregolare composta da ultras neonazisti che combattevano contro i ribelli ucraini filorussi, macchiandosi di numerose atrocità anche contro la popolazione civile, tanto nel settore di Mariupol quanto negli oblast orientali, da Kharkiv a Lugansk.

Nell’ottobre dello stesso anno il Battaglione diventò così imponente da essere inquadrato nella Guardia Nazionale, sotto il controllo del ministero degli Interni, per sfruttare al meglio le milizie rivelatesi cruciali per arginare l’avanzata dei ribelli nel Donbass.

Biletsky ottenne il grado di colonnello e una medaglia al valore per aver guidato la squadra probabilmente più efficace al fronte. Dal 2014 al 2019 Biletsky ha avuto anche un seggio nel parlamento ucraino.

Ora l’Azov, che conta circa 1.500 effettivi, è un reggimento di forze speciali e viene addestrato da istruttori NATO, ma ha mantenuto le insegne che ricalcano gli emblemi delle SS naziste. Dal febbraio 2019 era dislocato nuovamente in Donbass per fronteggiare le forze armate russe.

Il movimento, insieme ad altre organizzazioni, forma una rete nera di reclutamento internazionale che richiama neonazisti e suprematisti bianchi da entrambe le sponde dell’Atlantico, guadagnandosi il soprannome di “legione nera ucraina”. Centinaia di giovani giungono da Paesi come Svezia, Croazia, Francia, Bielorussia, Canada, Slovenia ecc. in Ucraina per combattere tra le sue fila, e una volta rientrati nel proprio Paese mantengono il collegamento coi centri di reclutamento ucraini.

In Italia il Battaglione ha avuto diversi contatti con la galassia dei gruppi di estrema destra e in particolare con i militanti di Casa Pound, alcuni dei quali avrebbero partecipato agli addestramenti dell’Azov.

L’Azov è anche un movimento politico, che si è dato una struttura nel corso del tempo. Il partito creato da Biletsky si chiama Corpo nazionale. Alcuni “reparti nazionali” (costole dell’Azov) si sono presentati alle elezioni parlamentari del 2019, ma non hanno raggiunto la soglia di sbarramento.

Nel 2016 l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) e un rapporto dell’OSCE ritenevano il “Battaglione Azov” (ufficialmente aggiornato a reggimento nel gennaio 2015) responsabile dell’uccisione di massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica, quindi tutti crimini di guerra. Ma il governo ucraino l’ha sempre tollerato.

Attualmente, l’Azov “Special Operations Detachment” è impegnato nelle operazioni di controricognizione e armi speciali dell’esercito ucraino.

 

Prodi sul Nord Stream 2

 

Ha detto, col suo solito buon senso, Romano Prodi: “Sono sempre stato contrario a Nord Stream 2, perché non ho mai voluto che si togliessero risorse all’Ucraina. Il passaggio del gas dall’Ucraina era un messaggio politico della nostra solidarietà verso quel Paese. L’idea era che se dovevamo dipendere dal gas russo, per lo meno che i diritti di passaggio spettassero a un paese che ne aveva bisogno come l’Ucraina. È un modo per finanziarla. Meglio pagare la tariffa all’Ucraina, che ne ha bisogno, piuttosto che alla Germania”.

Peccato che l’idea del Nord Stream 2 venne in mente proprio alla Germania per evitare che il gas salisse continuamente di prezzo a causa dei furti operati dal governo ucraino. Non a caso Gerhard Schröder (ex Cancelliere federale della Germania) era diventato capo del consorzio russo-tedesco sul gasdotto del Baltico.

Va detto, a onor del vero, che il governo ucraino aveva preso a rubare il gas dopo che Putin, amareggiato per la cosiddetta “Rivoluzione arancione”, che aveva portato alla guida dello Stato ucraino un presidente filo-occidentale, Viktor Yushchenko, aveva deciso di smetterla coi prezzi di favore. Cioè se l’Ucraina voleva entrare nella UE, doveva pagare il gas come i Paesi della UE. Cosa che però non poteva assolutamente fare.

 

Le ragioni di D’Alema

 

Hegel diceva che una serie di determinazioni quantitative ad un certo punto producono una nuova qualità, buona o cattiva che sia.

Massimo D’Alema l’ha capito, a differenza di tanti politici che oggi si limitano a condannare l’invasione dell’Ucraina.

In un’intervista a “La Stampa” ha riconosciuto che, “malgrado Putin, ci sono anche le ragioni della Russia”. La politica dell’Occidente ha portato Putin al nazionalismo. “Soprattutto gli americani non hanno fatto nulla per inserire la Russia in un contesto di post guerra fredda. Un errore storico. Iniziato già all’epoca di Gorbaciov, quando aveva bisogno di un Piano Marshall, ma nessuno l’aiutò".

Anzi, la Germania nei primi anni ’90 favorì la disintegrazione della Jugoslavia e lo stesso governo D’Alema permise alle basi NATO in Italia di andare a bombardare Belgrado.

Forti del loro benessere economico, i Paesi europei hanno poi indotto gli ex Paesi del blocco sovietico non solo a emanciparsi da una dittatura politica e ideologica, ma anche a far parte di una dittatura economica: quella del capitale, sbandierata come “impero del bene” o “festa della cuccagna”. E quelli, come Alice nel paese delle meraviglie, ci sono cascati.

In Europa gli ultimi due Stati a dover cadere nella trappola sono Bielorussia e Ucraina. La prima ha resistito alla “rivoluzione arancione”, la seconda no.

La Russia non poteva entrare nella UE, perché troppo grande, troppo pericolosa. Al massimo nel ’97 la si fece entrare nel G8, ma la si cacciò subito nel 2014, dopo l’annessione della Crimea.

Ora l’obiettivo dell’occidente euroamericano è quello di isolare questo immenso Paese, che si permette d’impedire con la forza che tutti i Paesi ex sovietici finiscano nel pozzo di san Patrizio. Basterà ridurre la Russia alla fame, indurla all’autoconsumo. Poi sarà un gioco da ragazzi spogliarla di tutte le sue immense risorse energetiche. Torneremo a parlare di transizione ecologica nel 3000 d.C. Se ci saremo.

 

Il replay russo della Georgia?

 

Occupando l’Ucraina è probabile che Putin pensi di ripetere quanto fece nel 2008 nella guerra russo-georgiana.

Allora la UE, tramite la diplomazia, si convinse ad accettare l’istituzione di due repubbliche autonome, Ossezia del Sud e Abkhazia, che non ne volevano sapere di stare sottomesse alla Georgia (assistita dagli americani), preferendo la protezione dell’orso russo.

Mosca riuscì a impedire alla Georgia di entrare nella Nato. Ma da allora le tensioni tra Russia e Stati Uniti non hanno fatto che crescere.

La situazione attuale in Ucraina si situa in quel tentativo, da parte di Putin, d’impedire che il proprio Paese venga circondato da basi militari occidentali, pronte a intervenire tutte insieme quando suonerà l’ultima tromba dell’angelo sterminatore.

Putin sta facendo la parte del padre eterno che impedisce alle proprie creature di mangiare i frutti dell’albero proibito. Ma non ci riuscirà, perché gli esseri umani son fatti così: per capire che il male fa male, devono prima viverlo.

D’altra parte anche i russi, passando dal socialismo statale (caricatura del socialismo democratico) al capitalismo di stato (variante asiatica del capitalismo privato occidentale), quale vera alternativa hanno da offrire al trend borghese dominante? Nessuna.

 

Le promesse da marinaio degli yankee

 

In questi giorni si è parlato dell’impegno che George Bush avrebbe preso con Gorbaciov – per ottenere il suo consenso all’adesione alla Nato della Germania riunificata – di non spingersi ulteriormente ad Est inglobando gli ex Paesi satelliti. Gorbaciov, da quel grande idealista che era, si fidò sulla parola.

Ma anche se ci fosse stato un documento firmato e protocollato, sarebbe stato uguale. Gli americani infatti sono avvezzi a non mantenere i patti con nessuno (vedasi che fine han fatto le tribù indiane del loro Paese), per cui inevitabilmente continuarono a mettere le loro basi nei Paesi ex-comunisti.

La Russia ha troppe risorse perché si debbano rispettare i patti. Già J. F. Kennedy quand’era presidente disse: “Disponendo della metà delle riserve mondiali, la Siberia è il grande asso nella manica dei russi”.

Anche i tedeschi, al momento opportuno, considerarono carta straccia il trattato di Ribbentrop-Molotov. Oggi per la Russia i nuovi Gengis Khan, i nuovi Napoleone, i nuovi Hitler sono gli americani, uniti agli euroccidentali.

Riusciranno i russi a liberarsi di questa nuova minaccia? Oppure tra i due contendenti ne approfitterà la Cina?

 

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Le ricchezze naturali dell’Ucraina

 

Forse in gioco non c’è tanto l’autonomia del Donbass quanto piuttosto la ricchezza naturale dell’Ucraina.

Infatti, sebbene rappresenti solo lo 0,4% della superficie terrestre (è circa il doppio dell’Italia), l’Ucraina possiede circa il 5% delle risorse minerarie mondiali: sono stimati oltre 20.000 depositi di 194 diversi minerali.

Il carbone è il combustibile fossile più importante del Paese, le cui riserve possono soddisfare la domanda di energia ucraina per i prossimi 500 anni. Con circa 34 miliardi di tonnellate rappresenta il 95% delle risorse fossili del Paese ed è la settima riserva di carbone più grande del mondo e la seconda più grande d’Europa. Le principali riserve si trovano proprio nel bacino conteso del Donbass e nel bacino di Lviv-Volyn. La maggior parte del carbone prodotto in Ucraina è per uso domestico, soprattutto per la produzione di elettricità, inoltre rappresenta circa il 44% dei combustibili usati nel Paese per produrre energia, secondo soltanto al nucleare.

Si stima inoltre che l’Ucraina detenga oltre 1,1 trilioni di metri cubi di riserve di gas naturale, oltre a 135 milioni di tonnellate di petrolio e 3,7 miliardi di tonnellate di petrolio di scisto (3° posto in Europa e 13° nel mondo per riserve di shale gas). Il gas, insieme ai giacimenti petroliferi, si trova principalmente nel Dnieper-Donetsk, altra regione contesa.

Il Paese possiede oltre il 10% delle riserve mondiali del ferro, ed è al 2° posto al mondo in termini di riserve esplorate di minerali di manganese (12% delle riserve mondiali). E al 1° posto in Europa nella produzione di ammoniaca.

Detiene anche le più grandi riserve di titanio (2° posto in Europa e 10° nel mondo) e il più grande deposito di uranio in Europa, e ha il 20% della grafite mondiale e il 2% del mercurio del mondo (2° posto in Europa) e molto oro.

Inutile qui ricordare che il Paese è in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone. È al 1° posto in Europa per superficie a seminativo; al 3° posto al mondo per superficie di suolo nero; al 1° posto al mondo nelle esportazioni di girasole e olio di girasole; al 2° posto al mondo nella produzione di orzo; al 3° posto al mondo nella produzione di mais al mondo. Poi è tra i primi posti al mondo nella produzione di patate, segale, grano, uova di gallina, api...

Come facciano ad avere, nonostante tutte questo bendidio, soltanto 3.000 dollari di PIL pro-capite lo sanno solo loro. Evidentemente esistono forti problemi distributivi della ricchezza. Ce n’è comunque abbastanza per far scoppiare una bella guerra tra Russia e UE.

 

Salvini in controtendenza

 

Matteo Salvini, polemizzando con gli intransigenti Borrell e Von der Leyen, è del tutto contrario a rifornire di armi l’Ucraina. Ha chiesto di “perseguire la via del Santo Padre”, e cioè portare avanti “confronto, dialogo, diplomazia, sanzioni e non armi letali”.

Il papa ha chiesto di mettere “sanzioni”? Ma non aveva chiesto un “digiuno”? E comunque ha fatto poco, anzi niente, coi prelati di Kiev e Mosca.

Poi ha precisato: “le sanzioni vadano a colpire gli oligarchi russi, i politici russi, non vadano a colpire la povera gente in Russia o in Italia; vanno benissimo, ma senza farci del male da soli”. Come se eliminando il sistema Swift si possano fare differenza tra honestiores et humiliores, come si diceva nell’antica Roma.

Infine ha aggiunto: “La Nato è un’alleanza difensiva, non può essere offensiva”: “mettere i missili vicino ai confini con la Russia” non è un’opzione percorribile. Molto meglio la ripresa del dialogo.

In fondo fra le tante scemenze che dice, qualcosa di vero ci sarà. Di sicuro non quella sulla funzione della NATO, che solo in Europa ha  74.000 militari. Basta guardare cos’ha fatto in Jugoslavia, Iraq, Libia e Afghanistan.

È comunque noto che la Lega di Salvini ha avuto una specie di “intesa” con Putin ai tempi in cui Berlusconi governava.

 

L’autoritarismo di Zelensky frenato da Putin

 

Zelensky vorrebbe introdurre la legge marziale nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Biden gli ha consigliato di risolvere la questione con gli strumenti della diplomazia.

Incredibile. È come se un cacciatore che ha il fucile puntato su un’anatra le dica di non starnazzare alla vista di un coccodrillo. Il bambino non ha capito cosa bolle in pentola e che nel mirino del fucile c’è anche lui. Cioè la sua Ucraina, con tutte le sue enormi ricchezze naturali, è un piatto succulento per americani ed europei, che non permetteranno certo ai russi di soffiarglielo sotto il naso.

 

Sanzioni economiche come dichiarazioni di guerra

 

Dicono che le sanzioni che l’occidente tramite il sistema Swift ha imposto alle riserve internazionali della Russia equivalgono a un furto della proprietà di qualcun altro. Nel senso che se uno ha soldi in una banca russa e vive all’estero, se li vedrà congelati. Non potrà riprenderseli tramite un bonifico. Neanche se politicamente stava dalla parte degli ucraini!

Comportamenti del genere equivalgono già a una dichiarazione di guerra. Che poi continueremo a comprare il gas, altrimenti avremmo un’autonomia di pochi mesi o forse di poche settimane. E questo vuol dire che continueremo a finanziare il “nemico”!

Davvero in ballo c’è solo il Donbass? Che incidenza possono avere sull’economia mondiale due minuscole repubbliche come queste (che pur indubbiamente sono ricche di carbone e petrolio)? Da dove viene fuori questa idea euroamericana di portare il mondo intero alla catastrofe? La Russia non è certo un Paese che economicamente può competere con l’occidente. Ha un PIL che non le permette di stare tra i primi 10 Paesi del mondo.

Quando nel 2014 gli Stati Uniti le applicarono la medesima sanzione per l’annessione della Crimea, la Russia ebbe subito un crollo del PIL del 5%. Questo è un Paese debole, proprio perché il 40% delle sue entrate dipende esclusivamente dall’export di petrolio e gas.

Quindi è evidente che per l’occidente il vero competitore, in grado di metterlo in serie difficoltà, è solo la Cina, che nell’elenco dei suddetti Paesi si gioca il primo posto con gli USA.

Ma per contrastare la Cina a che serve indebolire la Russia? Al momento si sta ottenendo l’effetto contrario: la Russia si sente sempre più asiatica e sempre meno europea. Invece di farla entrare nella UE e persino nella NATO, la stiamo mettendo in mano a un colosso che ha 1/7 della popolazione mondiale.

 

Censura mediatica voluta dalla von der Leyen

 

La von der Leyen (ex ministra della Difesa abituata a ragionare in termini di rapporti di forza) ha dichiarato che i media di proprietà dello Stato russo, “Russia Today”, “Sputnik” e le loro affiliate “non potranno più diffondere le loro bugie e seminare divisione nella nostra Unione”.

Siamo alla censura. A questa donna come vengono in mente idee del genere? Pensa davvero che gli europei non sappiano distinguere il vero dal falso? Anche in Facebook si vedono appelli contro l’invasione dell’Ucraina lanciati a nome della “RIA Novosti”. Ma chi ci crede, visto che questa agenzia mediatica appartiene alla stessa Russia?

 

L’importanza di due minuscole repubbliche

 

Non posso credere che l’intero pianeta voglia rischiare una guerra nucleare per due minuscole repubbliche del Donbass, di pochi milioni di abitanti, che inspiegabilmente nessuno vuole riconoscere, salvo la Repubblica Centrafricana e la Russia, che han deciso di farlo ben 8 anni dopo la loro istituzione.

Non è possibile che il governo di Kiev rifiuti di concedere uno statuto di autonomia, di accettare la forma federalista dello Stato, di arrivare a negare legittimità a queste due repubbliche, anche a costo di supportare in tutti i modi delle formazioni paramilitari neonaziste, autorizzate a compiere qualunque crimine: cosa che ha già comportato decine di migliaia di morti, feriti e profughi, nella più assoluta indifferenza dell’ONU, della UE e degli USA.

Non è possibile pensare che dopo la crisi della finanza mondiale, nata per colpa delle banche americane nel 2007 e trascinatasi per un decennio, cui ha fatto seguito una terribile pandemia che da quasi tre anni attanaglia il mondo intero, si voglia ora sferrare un altro colpo mortale all’umanità.

Non è possibile pensare che il capitalismo voglia distruggere se stesso. Sarebbe troppo bello, potrebbe pensare chi coltiva idee alternative.

Deve per forza esserci qualcosa sotto. È troppo forte l’acquiescenza degli europei alla volontà eversiva degli Stati Uniti, chiaramente intenzionati a indebolire l’autonomia dell’Unione Europea e a mettere la Russia in un angolo, magari con l’obiettivo di privarla delle sue immense risorse energetiche. Far uscire questo Paese dal sistema Swift significa mandare in rovina decine di migliaia di imprese che commerciano con quel Paese.

Non è normale un comportamento del genere in riferimento a due minuscole repubbliche del Donbass, di cui al mondo intero non importa assolutamente nulla, come nulla importava nel 1939 dei Sudeti, prima che venissero annessi dai nazisti. Quando si rivendica una forte autonomia, che può essere anche linguistica e culturale, dovrebbe essere considerato normale concederla.

Non è possibile che si accetti l’idea di far scoppiare una guerra mondiale in nome dell’integrità territoriale di una nazione, rifiutandosi pervicacemente di tutelare dal genocidio una popolazione regionale. Il concetto di nazione non è un dogma. Le due repubbliche della ex Cecoslovacchia si separarono pacificamente il 1 gennaio 1993 e 18 giorni dopo furono riconosciute dall’ONU.

Marzo

 

La gente direbbe meno bugie se la verità rendesse di più.

(Friedrich Wilhelm von Seydlitz)

 

 

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Le guerre in nome della democrazia

 

Fa un po’ ridere che ci si sia scandalizzati che Mosca abbia dichiarato vietate l’uso in Russia delle parole “guerra” e “invasione” e di parlare soltanto di “Operazione Militare Speciale” e di “Operazione di Pace” (smilitarizzazione, denazificazione...).

Perché noi occidentali quando facciamo le guerre non usiamo forse tattiche mediatiche simili? Le guerre per noi sono tutte “umanitarie”, basate sul “diritto internazionale”, per insegnare la “democrazia” ai Paesi che non l’hanno, per abbattere i dittatori di turno (di cui spesso esibiamo prove del tutto inventate), per sferrare colpi demolitori al terrorismo islamico.

Una volta, quando esisteva l’URSS, si parlava di “impero del male”. Adesso che la Russia è diventata un Paese capitalistico (controllato dallo Stato), dobbiamo solo inventarci nuove forme espressive, nuovi termini linguistici. L’importante è stabilire chi è “barbaro” e chi no.

 

Una gran voglia di guerra

 

Sembra che tutti gli Stati abbiano una gran voglia di menar le mani, cioè di combattere, di vendere armi, di entrare nella NATO o di aumentare a suo favore il PIL nazionale, di stabilire alleanze militari… Chissà da dove viene questa frenesia, questa isteria. Forse dalla frustrazione subita a causa del Covid. O forse dal fatto che le potenze maggiori del pianeta si sono rese conto di non poter più garantire il benessere di un tempo (anche per colpa del virus, preceduto dal disastro finanziario globale dei subprime americani e sicuramente per colpa della concorrenza commerciale cinese, e asiatica in generale).

Persino il ministro degli Esteri nipponico Yoshimasa Hayashi, vedendo che il leader nordcoreano Kim Jong-un ha solidarizzato con Putin, si è chiesto, mettendo le mani avanti, se Putin non abbia intenzione di attaccare anche l’Asia orientale. Infatti gli è parso strano che proprio in questo momento la Corea del Nord abbia lanciato un missile balistico verso il mar del Giappone.

Cosa faremo quando la Cina si annetterà con la forza Taiwan non lo so. Non vorrei che in Ucraina l’occidente stia facendo le prove generali di quel che dovrà fare contro i cinesi.

 

Le sanzioni economiche sono colpi militari

 

Difficile dire che le sanzioni economiche rappresentino un’alternativa al conflitto armato. Viviamo nel capitalismo non nel feudalesimo. L’uso dell’economia e della finanza può, sotto certi aspetti, essere anche più doloroso e devastante di una guerra vera e propria. Si possono destabilizzare i Paesi senza sparare un colpo di cannone, semplicemente mettendo i loro cittadini in obbligo di scatenare una guerra civile interna, in forza della quale chiederanno un aiuto militare, che apparirà del tutto legittimo. La stessa richiesta di aiuti materiali esterni verrà facilmente utilizzata per ricattare chi li chiede. L’abbiamo visto col Piano Marshall, in cambio del quale la DC dovette garantire che il PC sarebbe rimasto fuori da tutti i governi.

Intanto ci stanno preavvisando che le sanzioni messe alla Russia noi stessi dovremo pagarle, non solo coi sacrifici causati dall’inflazione (vedi il costo crescente delle materie prime), ma anche con l’aumento delle spese militari. Ci lamentiamo dell’autocrazia di Putin, ma ne stiamo creando una nostra in patria. La differenza starà nel fatto che quella di Putin è di tipo “personalistico”, quindi ingenua e primitiva; la nostra invece sarà di tipo “oggettivistico”, cioè “spersonalizzata”, quella tipica del capitale, in cui la politica è del tutto subordinata all’economia e non ha bisogno di mostrarsi arrogante (tant’è che i premier nazionali cambiano di continuo, essendo relativamente indifferente la loro filosofia politica).

Biden parla di terza guerra mondiale abbozzando un sorrisino ai giornalisti. Ricorda Reagan quando diceva, scherzando, “ho chiesto di bombardare l’impero del male”. In quanto ex attore era abituato a fingere: di qui il suo grande successo personale. Una volta disse una frase significativa a un giovane deputato repubblicano neo eletto: “Figliolo, in politica la sincerità è tutto, se riesci a fingere di essere sincero, ce la farai sempre”. Questa virtù Putin non l’ha: è obsoleto.

 

Quale intesa tra russi e ucraini?

 

Sconfitto il nazismo, i tre milioni di tedeschi che vivevano nei Sudeti furono costretti ad andarsene: solo 150.000 poterono sfuggire alle espulsioni, perché lavoratori considerati indispensabili.

Potrebbe essere questa una clausola del negoziato in corso tra russi e ucraini. Nel caso in cui Kiev si arrenda, Mosca assicura, visto che in Ucraina sono una presenza indesiderata, che a tutti i filorussi del Donbass verrà data facoltà di espatriare in Russia, dove saranno sicuramente ben accolti. In attesa che lo facciano, il Donbass resterà sotto occupazione russa.

In cambio Kiev, libera di entrare nella UE, rinuncia a chiedere di entrare nella NATO e riconosce alla Russia il possesso della Crimea, cui non può certo rinunciare, avendo una importante base navale.

In fondo, dopo la parentesi orribile del Khanato schiavista dei tatari, la Crimea è sempre stata russa (dal 1783). Fu regalata da Chruščёv agli ucraini nel 1954 come risarcimento dei colossali danni fatti subire da Stalin all’Ucraina (vedi Holodomor). E nel referendum del 2014 il 95,4% ha votato per l’annessione alla Russia. Naturalmente l’ONU (71 Paesi), insieme a UE e USA, non hanno riconosciuto il referendum, ma quando c’è di mezzo la Russia, si pensa sempre d’indebolirla al massimo. È il più grande Paese del mondo, come estensione, e le immense riserve energetiche e naturalistiche della Siberia fanno gola a tutti.

 

Zelensky disperato

 

Zelensky ha annunciato che l’Ucraina libererà i detenuti con esperienza di combattimento (cioè i neonazisti) dalle carceri del Paese e li invierà nelle parti “più calde” del fronte per combattere la Russia. Così potranno fare ammenda per le loro colpe nei punti più caldi del conflitto. Come fece Cristoforo Colombo quando, per organizzare la sua ciurma di disperati, li andava a prendere anche dalle carceri. A dir il vero tanti Paesi colonialisti riempivano le loro navi dei peggiori detenuti, i quali sceglievano di fare i rematori piuttosto che stare in galera.

Come fosse un eroe da fumetto ha detto che “ognuno di noi è un presidente. Perché siamo tutti responsabili del nostro Stato. E ora ognuno di noi è un guerriero”. Per lui, che recita la parte del presidente eroe, disposto a morire martire per la sua nazione, la guerra è come un gioco cui tutti dovrebbero partecipare, soccorrendo il suo popolo valoroso, che affronta con coraggio indomito un nemico mostruoso. Di qui il suo stupore d’esser lasciato solo.

Non rendendosi conto della sua pochezza umana e irresponsabilità politica, resta fermo nell’idea che ai filorussi non vada concesso neanche un centimetro dell’Ucraina. Bisognerebbe fargli leggere almeno Wikipedia, dove dice che secondo i dati del censimento del 2001 in Ucraina il russo è la lingua madre di 14.273.000 cittadini ucraini (il 29,3% della popolazione totale) e l’etnia russa è il 56% della popolazione totale di lingua madre russa. E i filorussi nel Donbass sono 3,7 milioni. Uno Stato federale o il riconoscimento di uno statuto di autonomia sarebbero state le soluzioni più ragionevoli.

Zelensky ha invece deciso di distribuire 18.000 fucili d’assalto ai residenti di Kiev, senza fare domande, senza bisogno di identificazione. Aspettiamoci quindi di tutto in nome del furore antirusso.

Ormai non sa più cosa dire né cosa fare. Ieri ha chiesto che il suo Paese venga immediatamente accolto nella UE. Come se non sapesse che l’iter è piuttosto lungo e complesso. Ma chissà forse l’accontentano: cosa non si farebbe per dar contro ai russi?

 

Fulmine a ciel sereno della Spinelli

 

Ha fatto scalpore l’art. di Barbara Spinelli su “Il Fatto Quotidiano” del 26 febbraio: “Una guerra nata dalle troppe bugie”. È stato ripreso anche dall’ambasciata russa. Ne riprendo alcuni punti centrali.

È dall’11 febbraio 2007 che oltre i confini sempre più agguerriti dell’Est Europa l’incendio era annunciato. Quel giorno Putin intervenne alla conferenza sulla sicurezza di Monaco e invitò gli occidentali a costruire un ordine mondiale più equo, sostituendo quello vigente ai tempi dell’Urss, del Patto di Varsavia e della Guerra fredda. L’allargamento a Est della Nato era divenuto il punto dolente per il Cremlino e lo era tanto più dopo la guerra in Jugoslavia: “Penso sia chiaro – così Putin – che l’espansione della Nato non ha alcuna relazione con la modernizzazione dell’Alleanza o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa quest’espansione? E cos’è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario generale NATO, signor Wörner, a Bruxelles il 17 maggio 1990. Allora lui diceva: ‘Il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della NATO fuori dal territorio tedesco offre all’URSS una stabile garanzia di sicurezza’. Dove sono queste garanzie?”.

Insomma:

- Né Washington né la NATO né l’Europa sono minimamente intenzionate a rispondere alla guerra di Mosca con una guerra simmetrica. Biden lo ha detto sin da dicembre, poche settimane dopo lo schieramento di truppe russe ai confini ucraini. Ora minaccia solo sanzioni, che già sono state impiegate e sono state un falso deterrente (“Quasi mai le sanzioni sono sufficienti”, secondo Prodi). D’altronde su di esse ci sono dissensi nella NATO.

- L’Occidente aveva i mezzi per capire in tempo che le promesse fatte dopo la riunificazione tedesca – nessun allargamento NATO a Est – erano vitali per Mosca. Nel ’91 Bush sr. era addirittura contrario all’indipendenza ucraina.

L’impegno occidentale non fu scritto, ma i documenti desecretati nel 2017 (sito del National Security Archive) confermano che i leader occidentali – da Bush padre a Kohl, da Mitterrand alla Thatcher a Manfred Wörner Segretario generale Nato – furono espliciti con Gorbaciov, nel 1990: l’Alleanza non si sarebbe estesa a Est “nemmeno di un pollice” (assicurò il Segretario di Stato Baker). Nel ’93 Clinton promise a Eltsin una “Partnership per la Pace” al posto dell’espansione NATO: altra parola data e non mantenuta.

- La promessa finì in un cassetto, e senza batter ciglio Clinton e Obama avviarono gli allargamenti. In pochi anni, tra il 2004 e il 2020, la NATO passò da 16 a 30 Paesi membri, schierando armamenti offensivi in Polonia, Romania e nei Paesi Baltici ai confini con la Russia (a quel tempo la Russia era in ginocchio economicamente e militarmente, ma possedeva pur sempre l’atomica).

Nel vertice NATO del 2008 a Bucarest, gli Alleati dichiararono che Georgia e Ucraina sarebbero in futuro entrate nella NATO. Non stupiamoci troppo se Putin, mescolando aggressività, risentimento e calcolo dei rischi, parla di “impero della menzogna”. Si ricorda che le amministrazioni USA non hanno mai accettato missili di Paesi potenzialmente avversi nel proprio vicinato (Cuba).

- Sia gli USA che gli europei sono stati del tutto incapaci di costruire un ordine internazionale diverso dal precedente, specie da quando alle superpotenze s’è aggiunta la Cina e si è acutizzata la questione Taiwan. Preconizzavano politiche multilaterali, ma disdegnavano un nuovo ordine multipolare. Il dopo Guerra Fredda fu vissuto come una vittoria USA e non come una comune vittoria dell’Ovest e dell’Est.

- Esiste l’obbligo di rispetto dei confini internazionali, fondamentale nel secondo dopoguerra. Ma Putin non è stato il primo a violarlo. L’intervento NATO in favore degli albanesi del Kosovo lo violò per primo nel ’99.

- Dovevamo essere noi europei a neutralizzare l’Ucraina, cioè a mettere in guardia contro la presenza di neonazisti nella rivoluzione arancione del 2014 (l’Ucraina è l’unico Paese europeo a includere una formazione neonazista nel proprio esercito regolare). Dovevamo essere noi a dover vietare alla Lettonia – Paese membro dell’UE – il maltrattamento delle minoranze russe.

- Nel 2014, facilitando un putsch anti-russo e pro-USA a Kiev, abbiamo fantasticato una rivoluzione solo per metà democratica. Riarmando il fronte Est della UE, foraggiamo le industrie degli armamenti ed evitiamo alla NATO la morte celebrale che alcuni hanno giustamente diagnosticato. Ammettere i nostri errori sarebbe un contributo non irrilevante alla pace che diciamo di volere.

Condivido completamente.

www.romalife.it/2022/02/28/ucraina-larticolo-di-barbara-spinelli-per-il-fatto-quotidiano-che-sta-facendo-discutere-il-web/

 

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Il mondo non capisce Putin

 

Il mondo fa passare Putin per un cinico, un uomo senza scrupoli. Un anno fa Biden lo definì un “assassino”. L’odio nei confronti della Russia è troppo antico per poterla pensare diversamente. Prima della rivoluzione d’Ottobre si temeva lo zarismo perché soffocava le rivendicazioni borghesi contro l’oppressione aristocratica; dopo quella rivoluzione si temeva il bolscevismo perché appoggiava le rivendicazioni operaie contro l’oppressione borghese.

Oggi la Russia fa paura perché è troppo vasta geograficamente, possiede immense riserve energetiche in Siberia ed è dotata di un imponente arsenale nucleare. E non si pensa che i veri dominatori del mondo sono gli Stati Uniti, che controllano tutti i mari e che hanno basi militari sparse quasi ovunque.

Putin vuol tutelare i filorussi del Donbass, ma, usando mezzi e metodi incompatibili col fine, s’è messo dalla parte torto. Anche ammesso che per la questione del Donbass abbia ragione, di fatto ha usato una reazione spropositata, simile peraltro a quella che ebbero gli Stati Uniti nella ex Jugoslavia.

L’occidente pensa che sia più importante tutelare dei confini nazionali piuttosto che impedire il genocidio di una popolazione territoriale. Già con la questione catalana si era capito che il concetto di “nazione” è sacro, anche se nessuno ebbe da dire nulla sulla separazione della Cekia dalla Slovacchia. Il prossimo anno vedremo come ci comporteremo se la Scozia deciderà di staccarsi dal Regno Unito per rientrare nella UE.

I tanti negoziati non sono serviti a nulla, e neppure gli otto anni trascorsi dal 2014. Dall’ONU, dalla UE, dagli USA, dal governo di Kiev nessuna proposta realistica, accettabile. Non si è pensato neppure a una forza d’interposizione neutrale e armata che tutelasse il Donbass dagli attacchi dei neonazisti. L’OSCE è disarmata e non ha mai potuto impedire la violazione del cessate il fuoco. E dei suoi rapporti allarmistici, che denunciavano gli abusi di Kiev, all’occidente non è mai importato nulla.

Si è rifiutata l’idea di uno Stato federale, né si è concesso uno Statuto di effettiva autonomia alle due repubbliche popolari di Doneck e di Lugansk. Si sono imposte solo vessazioni, persecuzioni, abusi a non finire, anzi veri e propri crimini, tanto che tra morti e feriti si contano decine di migliaia di persone, per non parlare dei tantissimi profughi.

La Russia rappresenta sempre “l’impero del male”, nonostante si sia liberata dal socialismo statale, senza far pagare a nessuno le conseguenze di questa decisione.

Dopo lo smantellamento del Patto di Varsavia, la NATO, invece di sciogliersi, si è estesa a 30 Paesi europei, e ora la circonda quasi completamente.

Tutto ciò all’Unione Europea appare normale, poiché non ha una propria visione delle cose: la sua politica estera, la sua geopolitica è sostanzialmente quella americana. Vive di riflesso.

Ora però bisogna uscire da questo incubo, anche perché non si può offrire agli Stati Uniti il pretesto per scatenare una guerra mondiale.

Una clausola del negoziato in corso potrebbe essere questa. Nel caso in cui Kiev si arrenda, Mosca assicura che a tutti i filorussi del Donbass verrà data facoltà di espatriare in Russia, dove saranno sicuramente ben accolti. In attesa che lo facciano, il Donbass resterà sotto occupazione russa.

In cambio Kiev, libera di entrare nella UE, rinuncia a chiedere di entrare nella NATO e riconosce alla Russia il possesso della Crimea.

Nel caso invece in cui Kiev non si arrenda, sarebbe meglio dividere l’Ucraina in due, lungo il fiume Dnepr e prepararsi al peggio.

 

La UE entra indirettamente in guerra

 

La UE ha deciso di stanziare 500 milioni di euro in armamenti per l’esercito ucraino. È la prima volta di sempre che l’Europa fornisce materiale bellico a un Paese. Mentre è la prima volta dalla II guerra mondiale che Germania e Svezia inviano armi verso un Paese in guerra. Sono 18 su 27 gli Stati membri che invieranno armi a Kiev: persino la Svizzera ha deciso d’interrompere la sua neutralità che durava da 200 anni.

In teoria sarebbero i Trattati UE a proibire l’uso del bilancio per spese con “implicazioni nel settore militare o della difesa”. Ma come al solito la pratica è un’altra cosa.

I signori della guerra ringraziano. Gli USA gongolano, poiché hanno dimostrato che anche per l’Europa i diritti umani non contano nulla. Alla trattativa preferiamo i cannoni.

 

Analisi indovinata di “Limes”

 

“Limes” parla chiaro, con Giuseppe Cucchi (1 marzo). Riassumo il meglio.

Dalla caduta del Muro di Berlino noi della Russia e di Putin non abbiamo capito niente. Soprattutto non abbiamo accettato l’idea che una politica della mano tesa avrebbe potuto avvicinare considerevolmente la Russia all’occidente, o addirittura permettere il suo ingresso fra le grandi democrazie.

Invece ci siamo mossi in senso esattamente contrario, cercando unicamente di recuperare quanto prima possibile (e a nostro esclusivo vantaggio) ciò che risultava utile fra le macerie della casa crollata, favorendo la nascita di un capitalismo russo che ha depredato il proprio paese. Non ci siamo curati dei risentimenti che il nostro comportamento poteva creare in uno Stato dal forte e radicato orgoglio storico.

Il colpo di grazia a ogni possibilità di serena e amichevole cooperazione lo hanno certamente dato le premature “corse verso l’Est” delle nostre due maggiori istituzioni collettive, la Nato e l’Unione Europea. La Russia voleva che le fosse riconosciuto un posto nel mondo, ma l’occidente non ha voluto.

Ora però dobbiamo prepararci ad offrire una pace giusta, accettabile tanto per il vinto quanto per il vincitore. Non l’abbiamo fatto alla fine della prima guerra mondiale, né al termine della seconda. L’abbiamo accuratamente evitato allorché si è conclusa la guerra fredda. Tutti errori che abbiamo duramente pagato. Proviamo almeno a non sbagliare per la quarta volta.

 

Reazioni internazionali alla guerra in Ucraina

 

Dopo le dichiarazioni favorevoli ai russi da parte del governo messicano, sono arrivate anche quelle del presidente venezuelano Nicolas Maduro.

In Montenegro si è svolta una manifestazione serba a favore del governo russo. Gli slogan principali erano “Fuck Nato” e “russi in Ucraina e serbi in Montenegro”.

Siria, Bielorussia e Nicaragua han riconosciuto le nuove repubbliche del Donbass.

Anche Sudan e Guinea, dopo la Repubblica Centrafricana, han dichiarato il proprio sostegno alla Russia.

Quanto alla Cina è noto che non parla d’invasione e comprende le motivazioni di Mosca. D’altra parte i due rispettivi premier han firmato una dichiarazione comune che assicura a Mosca un cliente sicuro per i suoi idrocarburi, quindi una linea di credito per sopravvivere alle nuove sanzioni occidentali. Lo stesso Putin ha riconosciuto le pretese della Cina su Taiwan, a nome del principio di una Cina riunificata.

Intanto la società operatrice del Nord Stream 2 ha dovuto licenziare diversi dipendenti in quanto il progetto è ora fermo. Era uno degli obiettivi degli USA.

 

I protocolli di Minsk

 

Perché i protocolli di Minsk I e II non sono mai stati rispettati da Kiev? Semplicemente perché i governi che si sono succeduti (5 in 8 anni) han sempre affermato uno Stato fortemente centralista e non hanno mai accettato l’idea di concedere uno statuto speciale al Donbass, che gli permetta di dotarsi di forze di polizia e di un sistema giudiziario propri, e che comporti anche il diritto all’autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno alla nomina dei Capi delle procure e dei Presidenti dei tribunali delle citate aree autonome. Il decentramento che Kiev prevede è soft.

Di conseguenza i vari governi ucraini non potevano accettare né il cessate il fuoco del loro esercito regolare, né l’uso di armi di un certo calibro, né il rispetto di una zona smilitarizzata, né l’obbligo di disarmare i gruppi ultranazionalisti e neonazisti (battaglione Azov e apparato militare di Pravij Sektor) che combattono illegalmente contro i separatisti e tanto meno di processarli quando si macchiano di atrocità, né l’appoggio militare della Russia alle due repubbliche di Doneck e Lugansk. L’OSCE registrò 200 violazioni del cessate il fuoco tra il 2016 e il 2020 e oltre 1.000 dal 2021.

Insomma Kiev firmò gli accordi sapendo a priori che li avrebbe disattesi.

I protocolli sono stati firmati anche da Francia e Germania, non solo da Russia, Ucraina, OSCE e leader separatisti. Ottennero anche il visto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Lo scambio dei prigionieri è avvenuto soltanto nel 2019.

Un forte punto di disaccordo era l’ordine d’implementazione dei punti politici e militari dei protocolli. La Russia considerava l’ordine dei punti una scaletta da attuare cronologicamente: l’Ucraina doveva prima garantire ai separatisti nel Donbass un’autonomia effettiva e una rappresentanza nel governo centrale, solo dopo sarebbe avvenuto il ritiro dei mezzi militari e il ripristino del controllo ucraino del confine.

Il presidente ucraino Zelenskij invece pretende il contrario: prima il ripristino dei confini nazionali, poi le elezioni regionali. Inoltre rifiuta di garantire una vera autonomia alle regioni filorusse, poiché le considera “occupate” dalla Russia, che negli anni ha concesso la cittadinanza a oltre 800.000 abitanti. È convinto che l’autonomia alle regioni separatiste potrebbe essere un mezzo per Mosca per ottenere di fatto una sorta di veto sulle decisioni di politica estera dell’Ucraina, soprattutto in riferimento all’intenzione di aderire alla NATO.

In effetti Mosca, se non si è mai opposta all’idea di Kiev di aderire alla UE, non ha mai accettato l’idea di avere dei missili americani in grado di colpirla in pochi minuti.

In 8 anni ci sono stati 14.000 morti e 1,5 milioni di sfollati.

In Crimea il referendum sull’indipendenza fu vinto dai separatisti col 97% dei voti. Nelle regioni del Donbass il referendum conseguì il 79% dei voti favorevoli.

 

I socialisti americani filorussi

 

I Socialisti Democratici d’America, pur accusando la Russia di “aggressione”, sostengono che gli Stati Uniti hanno “preparato il terreno per questo conflitto”. Han criticato “l’espansionismo imperialista” degli Stati Uniti e la mancata risposta alle richieste di sicurezza della Russia e han chiesto lo scioglimento dell’alleanza occidentale della NATO.

Le proposte russe del 2021 contenevano il non dispiegamento di armi d’attacco della NATO vicino ai confini russi e il ritiro delle forze dell’alleanza dall’Europa orientale, per tornare alle posizioni del 1997.

Insomma lo scontro non è tra Ucraina e Russia ma tra Russia e Stati Uniti per il controllo dell’Ucraina.

 

Generosità polacca per i profughi

 

La Polonia si è detta pronta ad accogliere fino a un milione di ucraini. E dire che solo lo scorso novembre, di fronte ai circa 10.000 richiedenti asilo mediorientali spinti dalla Bielorussia verso la Polonia, la reazione di Varsavia era stata ben diversa: soldati al confine e respingimenti.

Analoga inversione a U si osserva in Ungheria, dove il “non lasceremo entrare nessuno” rivolto da Orbán ai rifugiati africani è diventato un “stiamo facendo entrare tutti” gli ucraini. Insomma, non tutti i rifugiati sono uguali. Lo stesso premier bulgaro candidamente l’ha detto: “questi non sono i rifugiati a cui siamo abituati, sono europei, persone intelligenti e istruite”.

 

Sto con Alice Weidel

 

Alice Weidel, co-leader del partito politico tedesco Alternativa per la Germania, parlando al parlamento tedesco ha detto che la guerra in Ucraina è “un fallimento dell’Occidente”, in quanto non è riuscito a garantire la neutralità di Kiev, avendo preferito spingere continuamente le frontiere della NATO verso est. Mosca ha argomentato chiaramente il problema per 20 anni, ma senza alcun risultato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il tentativo di fare entrare nella NATO anche l’Ucraina.

 

Arrivano i mercenari in Ucraina

 

Il viceministro degli Esteri siriano Bashar Jaafari ha detto che l’esercito americano in Siria sta trasferendo terroristi dalla Siria in Ucraina, in particolare membri dell’ISIS e Jabhat al-Nusra.

 

Il peso dei mass-media

 

Con questa guerra in Ucraina abbiamo capito chiaramente chi è a favore della pace e chi della guerra? No, abbiamo capito soltanto il peso dei mass media. Son loro che decidono da che parte stare.

 

*

 

La censura nei confronti dei media russi è incredibile. Alle richieste della von der Leyen si è unita Google, che ha dichiarato che le app relative a RT e Sputnik sono state bloccate, anche su YouTube (i servizi Google Discovery e Google News hanno limitato la visualizzazione dei materiali tratti dalle risorse di MIA “Rossiya segodnya”).

All’inizio di questa settimana ci aveva pensato Meta (Instagram e Facebook), che Meta che ha oscurato le applicazioni di tutte le risorse di MIA “Rossiya segodnya”. Hanno il terrore che gli europei possano pensare con la loro testa. Si sta approfittando della guerra per realizzare la “dittatura della democrazia”.

 

Bravo Oliver Stone

 

“Gli Stati Uniti, sin dal 2013 almeno, hanno utilizzato i nazisti ucraini, e ce ne sono molti, come punta di diamante della loro determinazione a rendere l’Ucraina monoculturale, militarizzata e permanentemente ostile alla Russia.”

Non lo dice Putin ma Oliver Stone, noto regista americano.

 

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Il ruolo insignificante dell’OSCE

 

L’ingresso armato della Russia in Ucraina è iniziato il 24 febbraio. Ma cosa diceva la forza d’interposizione pacifica OSCE prima di quel giorno?

Basta andare a guardare i report del suo sito www.osce.org per constatare che le violazioni ucraine del cessate il fuoco nel Donbass erano oltre centinaia ogni giorno ben prima che i russi entrassero nel Paese (a partire dal 20 febbraio superavano addirittura le migliaia). Inoltre erano molto limitate le libertà di movimento della stessa Missione di pace. Anche i suoi droni riscontravano continui casi d’interferenza del segnale GPS. Agli occidentali non è importato assolutamente nulla di questi allarmi. Eppure l’OSCE comprende 57 Stati partecipanti (tra cui l’Italia) che si estendono in Nord America, Europa e Asia, per più di un miliardo di persone!

Le repubbliche del Donbass non avrebbero mai chiesto d’essere riconosciute dalla Duma russa se non avessero avuto l’acqua alla gola, anche perché sapevano che Putin era contrario al loro riconoscimento.

 

“Limes” su Cina e Russia

 

Il giornalista di “Limes”, Dario Fabbri, dice che per la Cina la Russia è un Paese europeo che si è impadronita indebitamente della Siberia. Noi europei invece diciamo che, per come si comporta, è una potenza asiatica, troppo diversa da noi per poter entrare nella nostra Unione.

Quale sarà quindi il destino della Russia? Occupata nella parte occidentale dagli euroamericani e nella parte orientale dai cinesi? Poi l’Armageddon finale sarà occidente contro oriente?

 

Ho amato e odiato la Russia

 

Ho amato la Russia quando Mosca disse, vedendo il tradimento teologico della Roma cattolica (con la sua idea di “primato petrino”) e di quello politico della Roma bizantina (che cercava appoggi antiturchi a Roma invece che in Russia), che lei era diventata la “terza Roma”.

Poi ho odiato lo zarismo perché opprimeva i contadini e le popolazioni tribali della Siberia.

Ho amato la Russia quando fece fuori l’autocrazia zarista e creò il primo Stato socialista della storia, esaltando il ruolo degli operai e dei contadini.

Ma poi l’ho odiata quando ha trasformato questa vittoria in un mostruoso socialismo statale, in mano a un’intellighenzia politica, amministrativa e ideologica.

Ho amato il popolo russo quando ha resistito alle orde barbariche dei Mongoli, degli Svedesi, dei Teutonici, dei Polacchi-Lituani e dei nazisti. E ho sempre pensato che Napoleone, per quanto espressione di una cultura più avanzata di quella zarista, non avesse il diritto d’imporla con la forza degli eserciti, per cui fui contento della sua sconfitta.

Ho amato la Russia quando si è liberata da sola dello stalinismo e della successiva stagnazione.

Ma poi l’ho di nuovo odiata quando ha rinunciato all’idea di socialismo democratico che voleva realizzare Gorbačëv. La Russia di El’cin, di Putin e degli oligarchi, privati e statali, non mi è mai piaciuta. Passare dal socialismo statale al capitalismo privato e statale è stato un grave errore.

La Russia ha tradito se stessa, anche se è stata grande nel non far pagare ad altri il peso delle sue contraddizioni, cioè le conseguenze della sua dissoluzione.

Ha sciolto il Patto di Varsavia, sopportando il vergognoso ampliarsi della NATO. Ha permesso alle Repubbliche federate della ex URSS di scegliere liberamente il loro destino. Si è limitata a soccorrere militarmente le comunità russe perseguitate nelle ex Repubbliche sovietiche. In ciò ha dato l’impressione di voler ricostituire il passato impero zarista. Ma non ha alcun bisogno di farlo, poiché, rispetto alla sua enorme estensione, ha ben pochi abitanti. Chiede solo maggiore sicurezza ai propri confini.

Oggi il capitalismo mondiale la vuole morta. Non gli è bastato che diventasse capitalistica. La vogliono smembrare e privarla dei suoi beni. È infatti evidente che il vero problema non è Putin. Non è certo per colpa sua se gli USA han deciso di circondarla con le loro basi militari.

Con le sanzioni economiche che le hanno imposto, la Russia rischia di diventare un Paese autarchico, obbligato a basarsi unicamente sulle proprie risorse. Il che non sarà un male. In fondo la vera alternativa al capitalismo qual è? L’autoconsumo, cioè la fine della dipendenza dai mercati.

 

Psicologia europea

 

Ce ne siamo sbattuti altamente della Jugoslavia, dell’Irak, della Libia… Tanto era la Nato che bombardava in nome del diritto internazionale, per insegnare la democrazia parlamentare.

Ora invece siamo disposti a far scoppiare un’altra guerra mondiale, pur di veder all’angolo quello che per noi è l’impero del male.

Le guerre si vincono anche con le news. I giornalisti hanno le loro responsabilità.

In fondo in questa guerra ucraina ci sono non solo news rivoltanti, quelle di chi vuol far credere che la Russia sia l’impero del male e che tutto il bene appartiene a USA, UE, ONU ecc. In questo caso si mente sapendo di mentire.

Ci sono anche le news fuorvianti, quelle che strumentalizzano i casi privati, particolari, i più pietosi, per sostenere la stessa cosa. In questo caso si può anche mentire senza saperlo, solo perché ci si conforma alla narrativa dominante. E i giornalisti in missione sperano anche di far carriera, avendo avuto un certo coraggio.

In entrambi i casi non si capiscono le cause di fondo che fanno scoppiare le tragedie. Oppure si evita di raccontarle. Il Tg2 è arrivato persino a mandare in onda immagini di un videogioco (War Thunder), spacciandole per “la pioggia di missili su Kiev”: il servizio era di Andrea Romoli, montato da Fulvio Conforti.

Si vive dentro una bolla, come nel film “Truman show”, con la differenza che il mainstream farà di tutto per non farci uscire.

 

Paranoia mediatica

 

L’Università Bicocca di Milano ha sospeso un corso sullo scrittore russo Fedor M. Dostoevskij “allo scopo di evitare qualsiasi polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”. L’ha reso noto il professor Paolo Nori, autore del libro Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij.

Se non è censura, questa, e della più ridicola, che cos’è? Nei giorni scorsi è stata anche annullata a Reggio Emilia una mostra del fotografo russo Aleksandr Gronsky. Il soprano russo Anna Netrebko, anche lei costretta a fermarsi, ha dichiarato: “Obbligare gli artisti, o qualsiasi personaggio pubblico, a dare voce alle proprie opinioni politiche in pubblico e a denunciare la propria patria non è giusto”.

Paranoia mediatica. Caccia alla streghe. Razzismo incipiente. Come definire atteggiamenti del genere?

“Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia, ma anche essere un russo morto”, ha commentato il professor Nori, ricordando che proprio Dostoevskij era stato condannato a morte per “aver letto una cosa proibita”.

 

*

 

L’Istituto Spallanzani interrompe i progetti di collaborazione con il centro russo di ricerca Gamaleya, proprio quello che ha prodotto il vaccino anti-Covid Sputnik.

Siamo alla follia.

D’altra parte lo stesso segretario del PD, Enrico Letta, su Twitter ha scritto, prendendosela col giornalista Rai Marc Innaro, reo d’avere pronunciato la frase “basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi 30 anni non è stata la Russia, è stata la NATO”: “Sulla guerra russa in Ucraina confesso che in questa fase non sono interessato al dibattito storico, che pure un giorno andrà fatto”. Dopodiché ha chiesto la convocazione della commissione di vigilanza.

Questo significa non voler sentire altre ragioni se non le proprie.

 

Biden senescente

 

Durante il suo primo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto: “Putin può girare intorno a Kiev coi carri armati, ma non conquisterà mai il cuore e l’anima del popolo iraniano”.

Ha confuso “iraniano” con “ucraino”. In fondo sempre “nemici” sono dell’impero del bene. T’immagini se dicesse: “Noi dobbiamo anzitutto sparare” invece che “pensare”… In che mani siamo?

 

Aumenta il tasso di autoritarismo occidentale

 

Per me i governi occidentali stanno approfittando della guerra per aumentare il tasso di autoritarismo in politica interna e di bellicosità in politica estera.

D’altra parte le difficoltà economiche e finanziarie causate dalla pandemia non possono risolvere i crescenti problemi sociali. In qualche maniera bisognava rimediare. Grazie Putin!

 

Al confine tra Ucraina e Polonia (e tra Ucraina e Romania) gli universitari africani (ma anche asiatici) delle facoltà ucraine, in fuga dalla guerra, vengono discriminati. “Ukrainian first”: questa la parola d’ordine della polizia ucraina e polacca. La documentazione, video compresi, è così copiosa che su Twitter è nato un thread autonomo: #AfricansinUkraine

 

Non unanime l’Assemblea generale dell’ONU

 

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede alla Russia di fermare la sua operazione militare in Ucraina. A favore si sono pronunciati 141 Stati, 5 hanno votato contro (Russia, Bielorussia, NordCorea, Siria, Eritrea) e 35 si sono astenuti. In 12 non hanno votato, probabilmente perché non hanno pagato la quota per sostenere l’ONU.

Considerando che nell’area euroamericana appare scontata la condanna della Russia, è interessante sapere i nomi dei Paesi che si sono astenuti. Se vogliamo essere onesti un’astensione equivale quasi a un rifiuto della risoluzione. Se avessero fatto la stessa votazione nella UE, i favorevoli sarebbero stati il 100%.

Dunque chi sono gli astenuti?

Algeria, Angola, Armenia, Bangladesh, Bolivia, Burundi, Repubblica Centrafricana, Cina, Congo, Cuba, El Salvador, Guinea equatoriale, India, Iran, Iraq, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Madagascar, Mali, Mongolia, Mozambico, Namibia, Nicaragua, Pakistan, Senegal, Sudafrica, SudSudan, Sri Lanka, Sudan, Tagikistan, Uganda, Tanzania, Vietnam, Zimbabwe.[4]

Come si può vedere i Paesi africani sono ben 17 (8 gli assenti, che, conoscendo il loro antiaeuromericanismo, avrebbero potuto aggiungersi agli astenuti, determinando quindi un totale pari quasi alla metà dell’intero continente). Nel complesso in Africa vi è una tendenza a non sbilanciarsi su questo conflitto, anche se in Mali, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana e Guinea ci sono state manifestazioni di supporto verso la Russia.

I 4 Paesi sudamericani l’han fatto perché nettamente antiamericani, ma avrebbero potuto essere 5, poiché il Venezuela non ha votato.

Vi sono anche 3 repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, evidentemente ancora molto legate alla Russia da rapporti profondi (e avrebbero potuto essere 5, se avessero votato Uzbekistan e Turkmenistan).

Quanto al Medio Oriente i tre colossi: Iran, Iraq e Siria, non sono tra i favorevoli, mentre gli Emirati, pur essendosi astenuti nel Consiglio di sicurezza allargato, han votato con la maggioranza. La Turchia ha votato sì, ma non partecipa alle sanzioni economiche. Inoltre ha chiuso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, lasciandoli aperti solo alle navi russe registrate nelle basi militari del Mar Nero.[5] L’Egitto ha adottato un atteggiamento neutrale sulle sanzioni. A dir il vero tutto l’OPEC è abbastanza guardingo nel prendere posizioni nette. La stessa Israele, pur esprimendo solidarietà all’Ucraina, si è astenuta dal condannare apertamente la Russia.

Impressionante resta l’astensione dei Paesi asiatici: India, Cina, Bangladesh, Laos, Mongolia, Pakistan, Sri Lanka e Vietnam. Tra l’altro l’Association of South East Asian Nations, nei giorni precedenti al voto all’Assemblea Generale, si era dichiarata in larga parte neutrale. Sorprende invece il voto favorevole del Myanmar, la cui giunta militare – in potere dal colpo di stato del febbraio 2021 – ha regolarmente manifestato il proprio supporto alla Russia, definendo le recenti azioni come giustificate. Ma è possibile che tale discrepanza nel voto sia dovuta al fatto che il rappresentante del Myanmar alle Nazioni Unite è stato assegnato dal precedente governo democratico, non dalla giunta militare (così come per l’Afghanistan, il cui rappresentante non è stato scelto dal regime talebano).

Sia come sia, se andiamo a sommare gli abitanti di tutti quelli che non han votato a favore, la maggioranza diventa minoranza.

 

Corridoi umanitari

 

Incredibile. Il governo ucraino è contrario all’uso dei corridoi umanitari per far evacuare i civili dalle città, soprattutto a Kiev, Kharkov e Mariupol. Preferisce usarli come scudi umani o è convinto che in questa maniera la Russia sarà costretta a rinunciare ai bombardamenti? Cioè è cinico o illuso?

Mi chiedo perché non ci si metta d’accordo sulla scelta di una o più forze d’interposizione, totalmente estranee al conflitto, che controllino la regolare evacuazione delle città. Come p.es. la Croce Rossa, i Caschi Blu, Emergency o qualche altra ONG. Al limite potrebbero essere anche delle forze militari equidistanti rispetto ai rispettivi schieramenti, come p.es. quelle turche o indiane.

 

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Anche lo sport va politicizzato?

 

Il Comitato Paralimpico Internazionale ha stabilito che gli atleti di Russia e Bielorussia non potranno prendere parte alle Paralimpiadi Invernali 2022 di Pechino, che inizieranno il 4 marzo.

Hanno paura che gli atleti russi e ucraini si ammazzino tra loro nei villaggi? Vogliono far pagare agli atleti le conseguenze delle azioni dei loro governi? Possibile che non abbiano capito la natura apolitica dello sport?

Andrew Parsons, presidente del CPI aveva detto in precedenza che “lo sport deve unire”, anche in momenti così difficili. “A differenza dei rispettivi governi, questi atleti non sono degli aggressori, sono qui per competere in un evento sportivo come tutti gli altri. È fondamentale mostrare attraverso lo sport ai leader mondiali che possiamo unirci come esseri umani e che il nostro vero potere si trova nel promuovere la pace, la comprensione e l’inclusione”.

Persino lo schermidore ucraino Vladyslav Heraskevych aveva già definito disgustosa la decisione del CPI d’imporre a Russia e Bielorussia di far gareggiare i propri atleti solo a titolo individuale e sotto la bandiera a cinque cerchi e senza inni. I loro podi non sarebbero entrati nel medagliere, inquadrati come APN: Atleti Paralimpici Neutrali. Ora invece, su pressione di molte nazioni che minacciavano di non partecipare, il CPI ha calcato la mano.

La FIFA ha già estromesso dai playoff dei Mondiali di calcio la Russia, mentre la UEFA ha escluso dalle competizioni europee tutte le squadre russe. La FIA invece permetterà ai piloti di correre, ma non avranno la bandiera russa. I tennisti potranno giocare singolarmente, ma Russia e Bielorussia sono escluse dalle competizioni di squadra.

Se in Italia avessimo atleti seri e organizzazioni sportive democratiche dovremmo rifiutarci di partecipare a queste manifestazioni.

 

Pericolosi anche i gatti russi

 

La Federazione Internazionale Felina (FIFe), nata a Parigi nel 1949, ha vietato a tutti i gatti di proprietà russa (o allevati in Russia) di partecipare alle sue competizioni, cioè non potranno essere importati o registrati nel libro genealogico della FIFe, quale che sia il loro pedigree. Queste restrizioni sono valide fino al 31.05.2022 e saranno riviste se e quando necessario.

Siamo a livelli di psicosi paranoica.

 

Orbán ci vede!

 

Il premier ungherese Viktor Orbán ha ammesso che fino ad oggi la Russia non ha ricevuto garanzie di sicurezza. Alleluja, meglio tardi che mai! Ha anche detto di non voler trasferire armi in Ucraina.

Da notare che l’Ungheria ha sempre bloccato le aspirazioni dell’Ucraina all’ingresso nella NATO e nell’Unione Europea a causa della violazione dei diritti della minoranza magiara nell’ovest del Paese. Due terzi dei cittadini ungheresi sono del tutto contrari a un coinvolgimento di Budapest nel conflitto.

 

Zelensky speculatore

 

Zelensky, due anni fa, ha comprato una villa in Versilia, a Forte dei Marmi (Lucca), per 3,8 milioni di euro. Una magione nella zona di Vittoria apuana, dove i miliardari russi sono di casa, composta da 15 stanze, tra le quali 6 camere da letto, piscina e giardino.

Niente di strano, seppur faccia il premier di un Paese con un reddito procapite ridicolo (4.885 dollari). Pare tuttavia che non l’abbia dichiarata al fisco. Lui teatralmente si difese sostenendo che gli attori non sono tenuti a dichiarare i beni posseduti dalle proprie società.

Qualche agente immobiliare avrebbe detto che ha fatto l’investimento per affittare la villa per 12 milioni di euro al mese ai facoltosi americani.

Zelensky avrebbe inoltre messo al sicuro in Costa Rica, presso la Dresdner Bank Lateinamerika, 1 miliardo e 200 milioni di dollari “guadagnati” durante i due anni e mezzo di presidenza: somme generosamente elargite da tre oligarchi ucraini (Rinat Akhmetov, Viktor Pinchuk e Igor Kolomoisky). Le somme sono passate attraverso First Union Bank, Deutsche Bank e Banque National de Paris.

Fonte: www.lavocedellevoci.it

 

Dati economici dell’Ucraina

 

La cosa che più salta agli occhi, guardando i dati economici dell’Ucraina, è che, a fronte di un aumento significativo del PIL dal 2016 (84,3) al 2021 (150,8), in miliardi di euro, il calo della popolazione nello stesso periodo è netto: da 42,6 a 41,6 milioni. Quindi nel corso della guerra al Donbass un milione di persone ha lasciato il Paese.

Molto basso resta il PIL pro-capite a prezzi correnti: da 2.192 dollari nel 2016 a 4.190 nel 2021. Ora poi con la guerra sarà disastroso.

Ridicola la quota di mercato sull’export mondiale: da 0,2 a 0,3% nello stesso periodo. Un Paese che è il doppio dell’Italia con molte più risorse naturali.

www.infomercatiesteri.it/indicatori_macroeconomici.php?id_paesi=96#

 

Una legione straniera per i mercenari in Ucraina

 

Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che 16.000 mercenari stranieri combatteranno per l’Ucraina. Sembra di assistere alla guerra civile in Spagna. Quindi Putin sarebbe come il generale Franco. Peccato che in Ucraina la situazione sia capovolta. I fascisti son già al governo. Solo che grazie a Putin si sono trasformati in eroi nazionali. Ironia della storia.

Anche il quotidiano giapponese “Mainichi” ha riferito che circa 70 volontari dal Giappone si uniranno alle file dei mercenari della “legione straniera” dell’Ucraina.

Un’isteria così globale contro un nemico comune non la si vedeva dai tempi del nazismo contro gli ebrei, con la differenza che oggi appare spontanea e universale, in quanto indotta dai massmedia di UE e USA, mentre quella volta era imposta con la forza delle armi di una singola nazione. Ci siamo perfezionati nell’uso della democrazia formale.

Intanto Gran Bretagna, Danimarca, Lettonia, Polonia e Croazia hanno permesso ai loro cittadini di partecipare alle ostilità in Ucraina. Il comando della Legione straniera francese prevede d’inviare personale militare di etnia ucraina per aiutare il regime di Kiev. Circa 200 mercenari dalla Croazia sono arrivati attraverso la Polonia e si sono uniti al battaglione nazionalista nel sud-est dell’Ucraina.

Da notare che secondo il diritto internazionale umanitario i mercenari inviati dall’occidente per aiutare il regime di Kiev non sono combattenti, non hanno diritto allo status di prigionieri di guerra e la cosa migliore che li attende in caso di cattura è un procedimento penale.

 

Il futuro dell’umanità

 

Dopo le due batoste mondiali che hanno sconvolto il pianeta, di cui una ancora in corso: quella finanziaria dei subprime americani e quella sanitaria della pandemia, forse dovevamo aspettarci una reazione isterica dell’occidente opulento al conflitto ucraino.

Qui non sono solo i russi che, approfittando dell’accerchiamento della NATO e della richiesta di aiuto da parte del Donbass, vogliono esibire una prova muscolare. Non è solo l’Ucraina che, rifiutandosi di applicare gli accordi di Minsk e chiedendo con insistenza di entrare nella NATO, vuole provocare il suo vicino ingombrante nella convinzione che l’occidente interverrà in sua difesa.

Qui è l’intero mondo avanzato che, non potendo più garantire gli alti livelli di benessere precedenti alle due suddette crisi (anche perché nel frattempo ha trovato un nuovo competitore globale che l’affligge: la Cina), ora ha bisogno di scaricare le colpe della sua crisi su qualcuno. E quale occasione migliore per farlo della guerra in Ucraina?

Grazie alla dittatura personalistica di Putin i governi dei Paesi avanzati pretendono di fare la stessa cosa: con una corsa generalizzata al riarmo, sostenuta dalla retorica dei diritti umani e della democrazia parlamentare, ci stanno preparando al peggio, cioè a subire restrizioni senza fiatare. In nome di esigenze più gravi ci costringeranno a tacere su quelle meno gravi.

È dalla guerra in Jugoslavia che gli Stati Uniti ci vogliono far capire che i conflitti regionali o nazionali possono essere usati come arma di distrazione di massa. Usare una politica estera guerrafondaia per non risolvere i problemi della politica interna è sempre stata la loro specialità. Ora sta diventando anche quella degli europei. Non vogliono più partecipare come comparse ai conflitti che gli Stati Uniti provocano o che affrontano con mezzi militari. Vogliono essere protagonisti attivi al disastro dell’umanità.

In questo modo tutti sperano di ottenere due piccioni con una fava: la fine delle rivendicazioni sociali e la fine di quelle ambientali. Il capitale non è in grado di soddisfare nessuna delle due richieste. E ora non ha neppure più voglia di starle a sentire. Non vuole sforzarsi di far credere che possano essere risolte. Le alternative al sistema appartengono al regno delle favole.

 

In principio c’era il Nord Stream 2

 

Forse la vera pietra d’inciampo della guerra ucraina non è il golpe neonazista del 2014, finanziato dagli americani, né la regione del Donbass, ma il Nord Stream 2, il gasdotto inaugurato nel 2012 che collega, sotto il Mar Baltico, direttamente la Russia alla Germania e che viaggia in parallelo col Nord Stream 1, completato più di un decennio fa. Insieme forniscono alla UE 110 miliardi di metri cubi di gas all’anno, dei 250 che importa dall’estero. È il gasdotto più grande al mondo (1230 km). L’ex cancelliere Gerhard Schroeder è presidente del comitato degli azionisti.

La società che lo gestisce è composta da sei multinazionali: la francese Engie, l’austriaca Omv, l’anglo-olandese Shell e due compagnie tedesche, Uniper e Wintershall. Più una russa: il colosso Gazprom. E la svizzera Allseas per l’infrastruttura. Ma anche l’Italia è presente con alcune aziende.

Naturalmente ci sono anche altri gasdotti d’epoca sovietica che la Russia vorrebbe chiudere alla scadenza del contratto (e che, guarda caso, passano tutti per l’Ucraina) e altri ancora che ci riforniscono di gas da Algeria, Norvegia e Qatar. Quello russo, prima della guerra ucraina, era il più economico. E l’Europa è sicuramente il miglior cliente di Mosca.

Dal punto di vista legislativo la costruzione del gasdotto spetta ai voti dei Paesi che vengono attraversati dai tubi. Gli organi della UE non possono intromettersi.

Il Nord Stream 1 e 2 sono una conseguenza non solo dei dazi pretesi dalle varie nazioni per il transito dei tubi (Polonia, Bielorussia, Ucraina, Cekia, Slovacchia, Ungheria...), che rendono più caro il prezzo del gas (solo l’Ucraina pretende un miliardo di euro all’anno), ma anche della crisi politica che da tempo investe la stessa Ucraina. I tagli del 2006 e del 2009 per controversie sui prezzi e sui pagamenti tra Mosca e Kiev, spaventarono molto la UE. Poi venne il golpe del 2014.

L’Italia potrebbe beneficiare di un altro gasdotto, da completare per gli ultimi 16 km, che si collega all’Azerbaigian: è il TAP. Approdo finale la provincia di Bari, ma è stato contestato dagli ambientalisti. L’opera potrebbe portare fino a 10 miliardi di metri cubi di metano e fino a 20 miliardi, se le tubature fossero raddoppiate.

Nel Mediterraneo orientale, nel frattempo, sono stati scoperti nuovi giacimenti di gas. Il mare al largo delle coste di Egitto, Cipro, Israele e Libano conserva enormi riserve, che potrebbero essere sfruttate non prima del 2025.

La UE non può scherzare sul gas, perché avrà bisogno di 100 miliardi di metri cubi di gas in più entro il 2030 per soddisfare i propri bisogni. Inoltre ha bisogno di gas perché sta sostituendo centrali a carbone e nucleari dismesse prima che le fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare siano pronte. Germania e Italia importano circa il 40% del loro gas dalla Russia. Prima del conflitto ucraino il prezzo del gas per il consumatore italiano era tra 0,85 e 1,2 euro al metro cubo, cioè 850-1.200 euro per 1.000 metri cubi. Oggi sta raddoppiando.

Il gasdotto baltico ha sempre incontrato la netta opposizione degli USA, che non vogliono la UE troppo legata alle forniture energetiche della Russia, che di regola va considerata come un nemico strategico sul piano geopolitico. Tant’è che oggi, con Biden, hanno imposto questo principio: se Mosca invade l’Ucraina, del Nord Stream 2 non se ne fa niente, perché non può essere utilizzato dalla Russia per esercitare pressioni politiche. Il problema però è che la UE le sta subendo anche dagli stessi alleati atlantici, che tra l’altro vogliono farci comprare il loro gas a prezzi nettamente superiori e senza contratti a lunga scadenza. La paura di ritorsioni americane ha già avuto come conseguenza l’allontanamento di ben 18 aziende coinvolte nel Nord Stream 2, tra cui la svizzera Allseas.

Insomma noi europei siamo un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.

 

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Zelensky non si rende di quel che dice

 

Zelensky ha detto: “La Germania dovrebbe essere uno dei garanti della sicurezza dell’Ucraina”.

Certo adesso che ha deciso di spendere 100 miliardi di euro e di impiegare il 2% del PIL nel riarmo (peraltro grazie a un partito pacifista come l’SPD), la Germania è sicuramente la più adatta a garantire la sicurezza dell’Ucraina.

Chissà perché la Francia non ne è affatto convinta. Che sospetti che nessun Paese in Europa sarebbe disposto a immolarsi per fare un favore all’Ucraina?

Possibile che Zelensky sia così ingenuo da non capire che se la UE decidesse, insieme agli USA, di dichiarare guerra alla Russia, e la vincessero, si mangerebbero l’Ucraina in un sol boccone? Come fecero appunto i nazisti nel 1941, che, dopo essere entrati come liberatori dallo stalinismo, la trasformarono in una colonia, con tanto di lager contro ebrei ed oppositori politici.

Possibile che Zelensky non abbia capito che se l’Ucraina si liberò dei nazisti non fu per merito proprio ma anzitutto per merito dei russi? Da dove viene agli ucraini la convinzione d’essere invincibili? Non hanno ancora capito che se le tante etnie e nazionalità e religioni che la compongono non sanno convivere pacificamente tra loro, è meglio separarsi in due Stati diversi, uno filo-russo a est del Dnepr e l’altro filo-occidentale?

 

Due diversi modi di combattere

 

In questa guerra in Ucraina si scontrano due diversi modi di usare le armi. Quello classico dei proiettili di metallo, che quando esplodono provocano danni considerevoli a cose e persone, immediatamente visibili. Anche se i russi non vorrebbero colpire i civili, come invece han sempre fatto gli americani coi loro bombardamenti indiscriminati sulle città della Serbia o dell’Iraq, di fatto anche i civili muoiono, e tanto più quanto più i nazionalisti ucraini impediscono di utilizzare i corridoi umanitari. E su questo i massmedia, ancora liberi di circolare, ci giocano coi loro servizi che devono suscitare forte indignazione emotiva da parte dello spettatore.

Poi ci sono i bombardamenti più sofisticati, quelli economici e finanziari che mette in atto l’occidente. Di questi si parla in astratto: si dice soltanto che avranno conseguenze anche su chi intratteneva affari col nemico. Non si dice che avranno conseguenze devastanti sulla gente comune, come già abbiamo visto nei Paesi del Medio Oriente. Anche queste bombe uccidono, ma siccome non si vede il sangue, ci sembrano indolori. Senza poi considerare il fatto che spesso le sanzioni non indeboliscono le dittature ma le rafforzano, se la società civile non è in grado di ribellarsi allo Stato.

Putin perderà la guerra perché sta usando mezzi superati, quelli dell’ultimo conflitto mondiale, e la perderà anche se assicura che non vuole far male come i nazisti in Russia, anche se minaccia l’uso di armi ben più potenti nei confronti di chi, tra gli occidentali, pensa di poter interferire militarmente in questa guerra.

Non ha capito che l’Ucraina non è la Georgia, che non importava assolutamente nulla agli occidentali. Attorno all’Ucraina si sono coalizzati due nemici potentissimi: il potere economico-finanziario, che può ridurti alla fame e che in Russia può far scoppiare una guerra civile, e quello mediatico, che ti fa sentire un mostro anche quando non lo sei, che ti discrimina, che t’impedisce qualunque forma espressiva, come nel passato accadeva agli ebrei. Sono due forme di potere profondamente razzistiche e disumane, che andranno a incidere negativamente su qualunque cosa di buono che i russi abbiano mai fatto nel passato.

 

Interpretazioni divergenti sui corridoi umanitari

 

I nazionalisti ucraini sono contrari ai corridoi umanitari perché fanno questo ragionamento: se i russi sanno che nelle città non ci sono i civili, le distruggeranno completamente e sconfiggeranno più facilmente la resistenza armata.

Per i russi invece il governo non li fa uscire perché li usa come scudi umani. I civili vengono tenuti in ostaggio da chi non si rende conto che la disparità delle forze in campo non gli lascia alcuna possibilità di vittoria. Inoltre si sono accorti a Mariupol che i nazisti del battaglione Azov si mescolano coi civili per farla franca: ecco perché chiedono di esaminare da vicino chi usa questi corridoi.

In questo stallo nelle interpretazioni di tipo militare non sarebbe meglio tentare una soluzione diplomatica?

Per i nostri giornalisti è invece meglio che la guerra continui, così hanno più servizi da mostrare, siano essi lacrimevoli o stupefacenti. Dacci oggi le nostre immagini quotidiane, che tocchino la pancia e annebbino il cervello.

 

Quali alternative a Putin?

 

Putin sarà un autocrate, chi lo mette in dubbio? Ma non è un pazzo. Anzi, ha salvato la Russia dalla catastrofe in cui era precipitata per colpa di El’cin, che fece gongolare l’occidente abolendo tutta la proprietà statale, aprendo le porte al liberismo più selvaggio, eliminando il partito comunista e mandando all’aria qualsiasi ipotesi di socialismo democratico.

Putin non è nemmeno un isolato, poiché ha tutto l’appoggio del parlamento, che ha riconosciuto prima di lui le repubbliche del Donbass. Non lo contestano neppure i sindacati e tanto meno la Chiesa ortodossa. Nelle piazze scendono solo i giovani, i più condizionati dallo stile di vita occidentale (oltre naturalmente agli oligarchi).

Ma anche se fosse paragonabile a Hitler (il che non è), chi abbiamo d’altra parte? Zelensky? Uno spaccone che gioca a fare la vittima, un eroe da fumetto, un teatrante che non ha mai voluto rispettare gli accordi di Minsk e che ha dato riconoscimenti e medaglie d’oro alle formazioni neonaziste che han fatto sfracelli nel Donbass e a Odessa. Uno che odia a tal punto i russi che li vorrebbe espellere dall’intero Paese.

Chi abbiamo? Biden? Uno che non vede l’ora di usare la valigetta con cui lanciare centinaia di testate nucleari sulle città russe? Salvo poi dire, da ipocrita incallito qual è: “Se non lo facevamo noi per primi, l’avrebbero fatto loro”. Biden non ha mai accettato trattative alla pari coi russi: la condizione preliminare per farle è sempre stata quella che prima devono ritirarsi e restituire all’Ucraina i confini originari, smantellando quindi le regioni separatiste ed evacuando la Crimea. E poi si vedrà.

Chi abbiamo? Olaf Scholz? Quel socialdemocratico che pensa d’investire in armamenti tanti di quei miliardi di euro che son quasi il doppio di quel che spende la Russia? E solo per fare un favore alla NATO. Cosa dirà la sua storica rivale, la Francia, che ne spende la metà? Non bastano 2.000 miliardi di dollari che ogni anno il mondo butta nello sciacquone?

Chi abbiamo? Macron? Perché non la smette di telefonare a Putin e inizia a rivolgersi a Zelensky dicendogli: “Accetta le condizioni dei russi: no NATO, no Crimea, no Donbass. Son queste le tre cose cui devi rinunciare. Putin fin adesso ha usato i guanti di velluto, ma se vai avanti così, quello riporta il tuo Paese all’età della pietra o lo divide come ha fatto in Georgia”.

La vogliamo capire che i franco-tedeschi hanno controfirmato gli accordi di Minsk e non si sono mai preoccupati di farli rispettare?

Chi abbiamo? Borrell? Quel catalano traditore dei catalani che, se potesse, manderebbe lui i carri armati contro i separatisti del Donbass? Borrell non accetta nessuna mediazione e pensa solo a inviare milioni di euro e mezzi militari al governo di Kiev.

Chi abbiamo? La Von der Leyen? Quella che vuol far entrare l’Ucraina nella UE saltando tutte le procedure previste? E che ha censurato tutti i media russi che dicono cose diverse dalle sue?

Abbiamo forse delle alternative a livello nazionale? Draghi, Di Maio e Guerini ripetono a pappagallo tutto quanto dicono Blinken e Stoltenberg, due veri guerrafondai. Noi non abbiamo neanche un’idea diversa dalla loro. E il parlamento che li applaude, non si accorge di violare l’art. 11 della Costituzione, che vieta di usare la guerra per risolvere le controversie internazionali. E la guerra si fa anche inviando mercenari, imponendo sanzioni assurde o consegnando armi molto pericolose (peraltro non si sa a chi), che in automatico ci fanno considerare dai russi come Paese “cobelligerante”.

La vogliamo capire che nelle nostre basi NATO non abbiamo armi difensive ma missili nucleari e che quindi siamo un obiettivo strategico per la difesa russa?

 

Melloni condivisibile

 

Nicola Melloni, su jacobinitalia.it, ha preso le difese del giornalista della Rai, Marc Innaro, che si è permesso di dire che le basi NATO circondano sempre di più la Russia, quasi volesse giustificare l’attuale guerra in Ucraina. Per questa banalità rischia di perdere il posto.

Dire una cosa scontata in un momento in cui si scaricano tutte le colpe su un mostro, è molto rischioso. Si può essere accusati di complicità, di connivenza o d’imperdonabile ingenuità. Anche in Ucraina qualunque russofono può essere visto come un potenziale collaborazionista.

Ormai anche quelli che vorrebbero puntare di più sulla trattativa e meno sulle sanzioni, devono sempre premettere ai loro discorsi che esiste un aggredito e un aggressore ben definiti. Se non lo fanno, non vengono neppure interpellati.

Come durante ogni conflitto è la narrativa decisa dalla politica dominante e quindi dai massmedia che stabilisce il corretto uso delle parole, il loro significato semantico. La propaganda non la fanno solo i militari, quando s’inventano vittorie proprie e sconfitte altrui: la fanno anche gli intellettuali, cioè i politici e i giornalisti.

Ebbene cos’ha detto Nicola Melloni? Ha detto che già nel 1997 George Kennan, il maggior esperto di Russia e URSS nel Dipartimento di Stato americano, condannava l’espansione della NATO nell’Europa dell’est, poiché ciò avrebbe provocato una reazione russa.

Ha detto che Henry Kissinger sosteneva nel 2014 che l’unica soluzione fosse la neutralità di Kiev; e che John Mearsheimer, uno dei più autorevoli accademici di Relazioni Internazionali, in un video del 2015 presagiva esattamente quanto successo in questi giorni, se non si fosse risolta la situazione ucraina, tenendo in considerazione alcune delle richieste di Mosca.

Ma qual è la tesi di Melloni? Secondo lui gli Stati più potenti preferiscono avere una zona d’influenza intorno ai loro confini per aumentare la propria sicurezza e il proprio potere. Ciò stabilizza la competizione tra Stati, riduce l’incertezza e dunque le occasioni di scontro.

Ora, a parte che questo dovrebbe valere per qualunque Stato, non solo per quelli più potenti, resta indubbio che se si capisse questa esigenza di sicurezza, si eviterebbe di parlare di guerra personale di un Putin irrazionale contro il governo di Kiev. Si eviterebbe anche la retorica dello scontro tra democrazia e autocrazia.

Cioè in sostanza non si può parlare di uno scontro tra il bene e il male, affidandosi alla fenomenologia degli effetti devastanti dei bombardamenti. Anche perché di quel che sta avvenendo in questi giorni in Yemen, bombardato in maniera spietata dai Sauditi, non c’importa nulla.

Bisogna cercare di capire il contesto storico-politico che scatena le guerre. Ma questa è cosa che ormai non fa più nessuno. Ormai siamo arrivati al punto che qualunque richiesta fatta dai russi per intavolare un negoziato ci pare soltanto un pretesto per prolungare la guerra. Dopo quello che hanno fatto, qualunque loro esigenza ci pare inaccettabile. All’ONU se sentono parlare Lavrov alla conferenza sul disarmo i delegati si alzano dalla sedia e se ne vanno.

Melloni dice che è stata piuttosto la reazione europea a qualificarsi come irrazionale: invece che cercare una mediazione si è puntati diritti all’escalation: sanzioni pesantissime, invio di armi, riarmo europeo.

Che senso ha offrire all’Ucraina di entrare nella UE, come ha fatto la Von der Leyen? È un atto di solidarietà all’Ucraina o un confronto con la Russia fatto sulla pelle degli innocenti ucraini? Insomma la retorica anti-russa di questi giorni vuole una sconfitta dell’avversario non la pace.

 

Condivido Roberto Buffagni del Movimento 5 stelle

 

Riassumo il suo lungo articolo postato in Facebook da Aldo C. Marturano.

1. Causa profonda della guerra è la decisione strategica USA di espandere a Est la NATO. L’espansione inizia con l’Amministrazione Clinton, dopo il crollo dell’URSS. George Kennan, Henry Kissinger, John Mearsheimer... la ritengono un errore di prima grandezza, foriero di gravi conseguenze.

2. Il Summit NATO di Bucarest 2008 dichiara che Georgia e Ucraina entreranno nella NATO. Francia e Germania sono contrarie ma cedono alla pressione americana. Ne risulta un compromesso: non viene specificata la data dell’ingresso.

3. La Russia chiarisce immediatamente che l’ingresso di Georgia e Ucraina nella NATO è inaccettabile. La ragione di fondo è che Georgia e Ucraina nella NATO diventerebbero bastioni militari occidentali alla frontiera russa. Immediatamente dopo il Summit di Bucarest la Russia invade la Georgia per impedire che entri nella NATO. Non è in grado né politicamente né militarmente di fare lo stesso con l’Ucraina.

4. Nel 2014 gli USA orchestrano un colpo di stato in Ucraina e vi insediano un governo a loro gradito che inserisce in Costituzione la volontà di associarsi alla NATO.

5. Nel 2021 gli Stati Uniti e i Paesi UE iniziano ad armare seriamente le forze armate ucraine.

6. A fine 2021 la Russia apre una trattativa diplomatica con gli Stati Uniti. Il punto chiave della proposta russa è la firma di un trattato a garanzia che l’Ucraina non entrerà nella NATO. Contro il costume diplomatico, la Russia rende pubblica la bozza di trattato.

7. Gli Stati Uniti si rifiutano di garantire per iscritto che l’Ucraina non entrerà nella NATO, poiché, facendolo, rinuncerebbero al ruolo di decisore “superiorem non recognoscens” dell’ordine internazionale unipolare, che rivestono da dopo il crollo dell’URSS. Chiariscono immediatamente che non interverranno militarmente a difesa dell’Ucraina in caso di attacco russo. Una grande potenza nucleare affronta sul campo un’altra grande potenza nucleare solo quando la posta in gioco è un interesse vitale di entrambe. L’Ucraina è un interesse vitale russo, non è un interesse vitale degli USA.

8. Alla Conferenza di Monaco del 18 febbraio 2022, il capo del governo ucraino annuncia che l’Ucraina medita di acquisire armi atomiche tattiche. Le armi atomiche tattiche più piccole possono cancellare dalla faccia della terra una divisione corazzata.

9. Forse a causa di questo annuncio la Russia accelera i tempi. Riconosce le Repubbliche del Donbass, invade l’Ucraina. Conduce la guerra nelle modalità più adeguate a risparmiare la vita dei civili, in vista di una riconciliazione/stabilizzazione dell’Ucraina. L’obiettivo strategico russo non prevede la conquista totale o parziale del Paese, ma la sua neutralizzazione, il riconoscimento delle Repubbliche del Donbass e della Crimea, la smilitarizzazione dell’Ucraina.

10. Gli USA – più precisamente, l’establishment che ne dirige la politica estera, che è in grado d’influenzare pesantemente qualsiasi Amministrazione – decidono di attuare una strategia bellica indiretta, con l’obiettivo di provocare il “regime change” in Russia, e utilizzano come strumento politico i Paesi UE, che assumono il ruolo di “NATO politico-economica”.

11. Vengono decise dagli USA e dai paesi UE importanti sanzioni economiche alla Russia, compreso il congelamento, ossia il sequestro degli attivi della Banca Nazionale russa detenuti in Paesi occidentali (un atto di guerra).

12. Vengono altresì decise dai Paesi UE draconiane misure equivalenti a veri e propri atti di guerra: finanziamento UE e invio in Ucraina di sistemi d’arma, non solo difensivi ma offensivi (aerei da combattimento). La distinzione tra sistemi d’arma offensivi e difensivi, che sul campo di battaglia non ha valore alcuno, è invece legalmente rilevante. L’invio di sistemi d’arma difensivi a un Paese in guerra non costituisce un atto di guerra contro il suo nemico, l’invio di sistemi d’arma offensivi sì.

13. Svezia e Finlandia, Paesi neutrali confinanti con la Russia, annunciano di prendere in considerazione il proprio ingresso nella NATO.

14. La Germania annuncia un vasto programma di riarmo.

15. L’invio di sistemi d’arma all’Ucraina non cambia l’esito del conflitto in Ucraina, poiché non muta i rapporti di forza tra i contendenti, fortemente sbilanciati a favore della Russia. È una provocazione rivolta alla Russia. La sfida a reagire ad atti di guerra veri e propri, sapendo che una reazione militare russa contro i Paesi UE, che sono anche Paesi NATO, causerebbe un conflitto aperto NATO-Russia. L’intento della provocazione è dimostrare l’impotenza russa: “Hai morso un boccone troppo grosso per te”, e così destabilizzare il governo della Federazione russa.

16. Il governo russo eleva l’allerta nucleare. Si tratta di un caso di “to escalate for de-escalation”. Con l’escalation si manda un messaggio all’avversario: “Sappiate che siamo disposti ad arrivare fino in fondo, conflitto nucleare compreso. De-escalate o ne subirete le conseguenze”.

17. Si avviano i primi colloqui tra rappresentanti del governo ucraino e del governo russo.

18. L’operazione “regime change” in Russia fa leva su tutte le faglie di conflitto presenti in Russia, anzitutto sui nazionalismi degli Stati che compongono la Federazione. Lo scenario previsto dai pianificatori è analogo a quello già attuato nella ex-Jugoslavia: guerra civile, frammentazione della Federazione russa, implosione dello Stato federale, nuovi governi diretti da personale politico gradito all’occidente, e il Presidente federale russo V. Putin, già descritto dai media occidentali come gangster mentalmente squilibrato, al pari del Presidente jugoslavo Milošević, imputato davanti al Tribunale internazionale dell’Aja.

19. Da quanto precede risulta molto chiaro che la Russia non può fare marcia indietro. Se lo fa, il governo si destabilizza e s’innesca la seconda fase dell’operazione “regime change”: rivoluzioni colorate negli Stati componenti la Federazione russa. Inoltre l’Ucraina è l’ultima linea di difesa militare e politica della Federazione russa, che ha le spalle al muro e difende la sua sopravvivenza.

20. Ricordo che per evitare la presente, pericolosissima situazione, bastava una di queste due cose: a) garantire per iscritto che l’Ucraina non avrebbe aderito alla NATO, b) che un solo Paese UE proponesse, prima dell’inizio delle ostilità, una revisione del sistema di sicurezza europeo, che tenesse conto degli interessi russi, orientata alla neutralizzazione dell’Ucraina.

21. Prevedo che i colloqui tra Ucraina e Russia non sortiranno risultati. Il governo ucraino è guidato dagli USA. È interesse USA, in vista dell’operazione “regime change”, guadagnare tempo e far salire la pressione sul governo russo.

22. Il presente atteggiamento dei Paesi UE non è nell’interesse di alcuno dei Paesi europei, compresi i Paesi confinanti con la Russia. Infatti, la Russia non ha intenzione di espandersi, né in Ucraina, né altrove (non ne ha la capacità politico-militare). La Russia sta difendendo la sua integrità politica e la sua sopravvivenza come Stato unitario.

23. Il presente atteggiamento dei Paesi UE mette a grave rischio tutti i Paesi europei. Esso è dettato dagli USA, che così possono fare una politica “short of war” contro la Russia a costo zero. Il costo, economico e politico, lo pagano i popoli europei.

24. Il presente atteggiamento dei Paesi UE fa sospettare che i loro dirigenti non si rendano conto della gravità degli atti che stanno compiendo, né delle loro possibili conseguenze.

25. La decisione tedesca di riarmare, e di inviare in Ucraina armi che uccideranno soldati russi, unita alla presenza in Ucraina di formazioni che si richiamano al nazional-socialismo, non può non richiamare alla mente dei russi quanto è accaduto nella II guerra mondiale, quando i tedeschi uccisero 22 milioni di civili russi, e una parte degli ucraini si schierò contro l’URSS al fianco dei nazisti. I russi chiamano la II guerra mondiale “Grande Guerra Patriottica”, ne celebrano solennemente il ricordo, si riuniscono intorno ad esso. Patriottismo e nazionalismo sono una forza molto potente, in Russia. Le emozioni che essi suscitano quando si ritenga in pericolo la sopravvivenza della nazione possono travolgere la razionalità.

26. Si rammenti che solo il Parlamento italiano può decidere legittimamente atti di guerra, e che l’art. 11 della Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Questa in corso è una controversia internazionale, che può comporsi rapidamente garantendo la neutralità ucraina.

 

Questa guerra mette in ginocchio l’Italia per i cereali

 

Questa guerra in Ucraina sta mettendo in ginocchio l’Italia anche nel costo di grano, mais e soia. Siamo tornati ai livelli del 2008, quando era scoppiata la crisi finanziaria mondiale.

Ma perché l’Italia è così debole sul piano alimentare? Non è incredibile questa cosa per un Paese come il nostro, che ha l’alimentazione migliore del mondo e il sole che splende per molti mesi l’anno? Perché dobbiamo importare il 64% del nostro fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais per l’alimentazione del bestiame?

Il motivo è molto semplice, come al solito: abbiamo preferito comprare i cereali da Canada, Stati Uniti, Sudamerica, Australia e Turchia, perché costavano meno, e così abbiamo mandato in rovina i nostri agricoltori. Praticamente oggi siamo autosufficienti solo per quanto riguarda riso, vino, frutta fresca, pomodoro, uova e pollo.

Il “made in Italy” è un mito: soffriamo per le politiche restrittive della UE e abbiamo ridotto i terreni destinati all’agricoltura (dal 1970 a oggi gli ettari di superficie coltivabile sono scesi da 18 a 13 milioni, mentre la popolazione è cresciuta del 10%).

Adesso siamo costretti a fare marcia indietro come per il gas russo. Dobbiamo fare come la Francia di Macron, che ha chiesto ai propri agricoltori di garantire l’autosufficienza alimentare del Paese, poiché prevede che la guerra in Ucraina non finirà tanto presto. Avrebbe dovuto aggiungere: “Anche per colpa mia, perché chiedo solo ai russi di ritirarsi e non anche agli ucraini di scendere a patti per il bene della pace”.

 

Zelensky irresponsabile

 

Zelensky ha detto: “Il vertice della Nato che si è svolto oggi è stato un vertice debole, un vertice confuso, un vertice che mostra che non tutti considerano la lotta per la libertà per l’Europa l’obiettivo numero uno”.

Ha poi criticato la scelta di non dichiarare la “no fly zone” in Ucraina.

Insomma è sconvolto dal fatto che la NATO non lo difende come sperava. Quindi spera ancora in una soluzione del conflitto coinvolgendo la NATO e non attraverso i negoziati.

 

Assassinato uno dei negoziatori ucraini

 

Il deputato ucraino Alexandr Dubinsky ha affermato che Denis Kireev, uno dei rappresentanti di Kiev al tavolo dei negoziati con la Russia, è stato ucciso dai funzionari dei Servizi di Sicurezza ucraini mentre veniva arrestato per alto tradimento. Era un banchiere, vicino a Yanukovich. Era già stato inserito nell’elenco delle sanzioni europee nel marzo 2014. Non è dato sapere che ruolo avesse nei negoziati. Non è da escludere che il suo assassinio sia un gesto intimidatorio indirizzato ai negoziatori ucraini.

Meno male che questa cosa l’ha detta un politico ucraino, altrimenti avrebbero dato la colpa ai russi.

 

Terrorismo dei neonazisti

 

Militanti del battaglione neonazista Azov hanno fatto esplodere un ordigno a Mariupol, poco prima dell’inizio dell’evacuazione della popolazione civile dalla città tramite i corridoi umanitari. Temono che se rilasciano i civili, i russi bombarderanno la città. Nessun civile ha lasciato la città, neppure i cinesi e gli indiani. Circa 200 persone sono finite sotto le macerie.

Adesso naturalmente daranno la colpa ai russi. Come per la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

 

Rampini ridicolo

 

Il giornalista Federico Rampini ha appena detto su “LA7” che la Cina ha assunto la narrativa russa riguardo all’accerchiamento della Russia da parte della Nato, quindi non può fare da intermediario neutrale.

Quindi questo giornalista, molto obiettivo, ha appena detto che il suddetto accerchiamento è una fake news di Putin, una sua fissazione.

 

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Gli USA pronti a riconoscere Taiwan

 

Durante la sua visita a Taiwan l’ex Segretario di Stato Mike Pompeo (potenziale contendente alla presidenza degli USA nel 2024) ha chiesto il riconoscimento diplomatico mondiale dell’isola cinese come Paese libero e sovrano. Il suo nome è Repubblica di Cina (Taiwan) ed è un Paese libero, democratico e sovrano.

Ricordiamo tutti che Xi Jinping aveva a sua volta detto a Biden che sostenere l’indipendenza di Taiwan sarebbe stato come “giocare con il fuoco”.

Da notare che già sotto Trump gli USA avevano revocato le restrizioni sui contatti tra i funzionari del governo degli Stati Uniti e di Taiwan, la vendita di armi era stata normalizzata e erano state rese possibili visite reciproche di funzionari statunitensi e taiwanesi di livello superiore, al punto che a partire dal 2020 l’isola poteva essere definita come “nazione” e non “provincia cinese”.

L’attuale visita di Pompeo è stata descritta come “svergognata e futile” dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin.

È un’evidente provocazione, che si unisce a quella esistente attualmente in Europa, là dove si vuole l’Ucraina nella NATO in funzione anti-russa. Da qualche parte la guerra deve iniziare.

Solo che, in nome dell’ipocrisia, si chiede a Taiwan di separarsi dalla Cina, mentre si chiede al Donbass di non farlo nei confronti dell’Ucraina.

 

Condivido Lannutti (e non da oggi)

 

Ha detto Elio Lannutti (Gruppo Misto-Italia dei Valori): esiste una certa “ipocrisia da parte dei parlamentari che sottoscrivono l’appello di papa Francesco alla pace e poi votano per la guerra”.

“C’è pure da dire che l’imperialismo americano utilizza l’Europa per la sua egemonia, ma il nuovo ordine mondiale (anche quello economico) non è più quello americano: è quello dell’Est, della Cina, dell’India. Per cui bisogna fare i conti non armando i popoli aggrediti, ma riprendere la strada degli accordi per arrivare alla possibile pace, rispettando anche i diritti della Russia di non essere aggredita”.

Infine ha ricordato che nel 1962 gli USA non volevano i missili a Cuba. Quindi per quale ragione ora “la NATO, questo fantoccio manovrato dagli Stati Uniti, ritiene che sia giusto armare l’Ucraina per aggredire la Russia?”.

 

Il Giappone si prepara alla guerra?

 

L’ex premier nipponico Shinzo Abe ha chiesto di rivedere i “tre principi” sugli armamenti atomici (no alla produzione, no al possesso e no all’introduzione sul proprio territorio di armi nucleari, anche se durante la guerra fredda il Giappone è stato coperto dall’ombrello nucleare americano). Ha detto che dalla Cina e dalla NordCorea bisogna difendersi anche col nucleare. E non gli dispiacerebbe che il suo Paese stipulasse accordi simili a quelli previsti dalla NATO.

Il premier attuale Fumio Kishida resta contrario a rivedere l’art. 9 della Costituzione, che impedisce al Paese di dotarsi di forze armate non difensive, anche se vuole sapere se gli Stati Uniti sono davvero pronti a intervenire in difesa di Taiwan in caso di attacco cinese.

 

Alza la testa la Transnistria

 

In risposta alla richiesta della Moldavia di adesione alla UE, la Transnistria ha richiesto il riconoscimento della propria indipendenza.

La Transnistria è uno Stato indipendente de facto, non riconosciuto dall’ONU, essendo considerato de iure parte della Moldavia: è governato da un’amministrazione autonoma con sede nella città di Tiraspol.

La regione, precedentemente parte della Repubblica Socialista Sovietica Moldava, ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza come Repubblica Moldava di Pridnestrov’e il 2 settembre 1990.

Motivo di ciò: l’abolizione del russo come lingua ufficiale e l’introduzione dell’alfabeto latino per la scrittura moldava. Dal referendum popolare del 1990 risultò una maggioranza di oltre il 90% degli elettori che votarono per la secessione.

Dopo il crollo dell’URSS nel 1991 la Moldavia si rese indipendente e pretese che la Transnistria facesse parte del proprio territorio.

Dal marzo al luglio 1992 la regione è stata interessata da una guerra che è terminata con un cessate il fuoco garantito da una commissione congiunta tripartita tra Russia, Moldavia e Transnistria e dalla creazione di una zona demilitarizzata tra Moldavia e Transnistria comprendente 20 località a ridosso del fiume Dnestr.

Nel febbraio 2003 gli USA e la UE hanno imposto misure restrittive contro la leadership della Repubblica Moldava di Transnistria.

L’Abcasia, l’Ossezia del Sud e la Transnistria hanno costituito nel 2006 la Comunità per la democrazia e i diritti dei popoli.

Nel 2009, dopo che fu ipotizzata l’installazione di uno scudo antimissile statunitense in Romania, il governo della Transnistria chiese ai russi d’installare un sistema di difesa antimissile sul proprio territorio.

Il 18 marzo 2014 la Transnistria ha chiesto l’adesione alla Russia in seguito alla secessione della Crimea dall’Ucraina e alla sua integrazione nella Federazione Russa. Questo anche perché il governo ucraino è sempre stato dalla parte del governo moldavo.

Il 21 maggio 2015 il parlamento ucraino ha approvato una legge che ha interrotto cinque accordi di cooperazione con la Russia nel settore tecnico-militare, tra cui l’accordo sul transito del complesso militare russo da e verso la Transnistria. Questa decisione, collegata ad altre prese dalla Moldavia, creano di fatto la chiusura logistica, dal punto di vista tecnico-militare, dei militari russi presenti nella Transnistria.

 

Censure mediatiche

 

La reciproca censura dei mezzi di comunicazione tra Russia e occidente non è un segno di forza ma di debolezza.

Si può capire la Russia, che ovviamente si sente più isolata, ma noi che paure abbiamo? Eppure ben 40 associazioni europee di giornalisti han chiesto alla Commissione Europea di vietare i canali Russia Today e Sputnik Italia nell’Unione Europea per solidarietà all’Ucraina.

In che considerazione i nostri governi tengono la democrazia, se temono che una controinformazione possa sconvolgere la narrativa dominante? Qual è la differenza tra i due atteggiamenti? Sono entrambe forme di autoritarismo o comunque di paternalismo. Anzi, così facendo dimostriamo, indirettamente, che le motivazioni di Putin possano avere anche delle giustificazioni.

 

Bloccare i conti correnti

 

Che senso ha bloccare i conti correnti degli oligarchi russi? Si può capire il divieto di transazioni con la Banca Centrale Russa, ma gli oligarchi sono cittadini privati, non emissari del Cremlino. Almeno fino a prova contraria.

Bloccare i conti correnti di soggetti privati non soggetti a indagini giudiziarie è una violazione della propria attività economica sulla base di una presunzione di colpevolezza non molto diversa da quella praticata dai nazisti nei confronti degli ebrei.

Non si può dare per scontato che gli oligarchi siano in combutta con Putin. Anzi, considerando che fanno affari in tutto il mondo, saranno i primi a rimetterci.

Paradossalmente se un italiano avesse un conto corrente cointestato con un/una russo/a, rischierebbe di avere delle noie. Andando avanti così si finisce nella paranoia.

E non si può neppure pensare che, requisendo i beni dei cittadini privati, si possa indurre la popolazione russa a eliminare Putin.[6] La democrazia non può essere esportata: ce lo diciamo da un pezzo.

A questi livelli potrebbero essere bloccati i conti correnti di chiunque, sotto il pretesto che occorre risanare l’economia nazionale. Abbiamo già subìto un prelievo forzoso del 6x1.000 nel 1992, al tempo del governo Amato.

Questa guerra in Ucraina sta diventando un’occasione d’oro per aumentare la dittatura anche nei nostri Paesi.

 

Il valore delle autonomie locali e regionali

 

Devo essere sincero: per me questa guerra del Donbass contro il governo di Kiev, mi ha fatto venire in mente il tentativo secessionista dei catalani contro il governo di Madrid.

Mi chiedo cosa sarebbe successo alla Spagna se ci fosse stata una coalizione di Paesi europei che avesse sostenuto quelle istanze separatiste con l’uso della forza militare. A chi avremmo dato ragione?

Cosa faremmo se gli inglesi occupassero la Scozia per impedirle di entrare nella UE grazie ai risultati di un referendum popolare?

Quando l’URSS nel 1991 morì, diede facoltà alle varie repubbliche federate di andarsene o di costituire la Comunità degli Stati Indipendenti.[7] Alcune scelsero la prima strada, altre la seconda. Non ci fu spargimento di sangue.

Quando però nelle repubbliche che scelsero la prima strada i governi in carica cominciarono a perseguitare in varie maniere i russofoni o i filorussi, e questi chiesero aiuto a “mamma orsa”, le trattative non servirono a niente e a un certo punto s’impose la soluzione militare. È stato così in Moldavia e in Georgia, e ora lo si sta facendo in Ucraina. La Russia ha riconosciuto delle repubbliche autonome: Abkhazia, Ossezia del sud (in Georgia), Transnistria (in Moldavia) e ora quelle di Donetsk e Lugansk nel Donbass ucraino. Tutte realtà che l’ONU e soprattutto l’occidente non vogliono riconoscere.

A questo punto vien naturale chiedersi: sono più importanti le popolazioni o le nazioni? Hanno diritto dei pezzi di popolazione a staccarsi da altre popolazioni, formando una nuova nazione? Secondo me sì.

Quando in Polonia, al tempo di Solidarność, dicevano che la loro nazione era cattolica, e che lo Stato, ateo e comunista, non la rappresentava, non si sentirono forse in dovere di ribellarsi? E l’occidente, pur di veder morto il regime di Jaruzelski, cosa fece? Si mise subito dalla parte della società civile contro lo Stato.

Per quale ragione ora non riusciamo a fare la stessa cosa nei confronti di queste repubbliche secessioniste ucraine filorusse? Forse perché non vogliamo che la Russia le sottragga all’influenza occidentale? O perché temiamo che anche in occidente possano verificarsi situazioni analoghe, che metterebbero in discussione quel dogma faticosamente acquisito nel tempo, dopo infinite guerre, chiamato “nazione”?

Eppure abbiamo un esempio eclatante che smentisce tutte le nostre paure: la separazione consensuale della Cekia dalla Slovacchia. Nessuno ha avuto da dire niente. Ed entrambe sono state immediatamente riconosciute dall’ONU e dalla UE.

A volte mi chiedo: se gli altoatesini decidessero in un referendum di passare sotto l’Austria, visto che la maggior parte di loro non si sente italiana, quali ragioni avremmo per impedirglielo? Nessuna. Infatti, siccome lo sappiamo, abbiamo concesso loro tanti di quei privilegi che se passassero sotto l’Austria di sicuro li perderebbero. Ma allora perché questa elasticità che abbiamo avuto nei loro confronti, non l’abbiamo proposta al governo di Kiev per risolvere il problema del Donbass? Perché per otto lunghi anni abbiamo voluto chiudere un occhio sulle ripetute violazioni di Kiev degli accordi di Minsk? La pazienza non ha forse un limite?

 

Umano e politico per capire la guerra

 

Ci sono guerre accettabili sul piano umano? No, perché ogni guerra procura sofferenze indicibili. E queste sofferenze non fanno capire le ragioni politiche, tant’è che vengono usate dai giornalisti per separare nettamente il bene dal male. Questi novelli sacerdoti manichei sono specializzati nel trasformare l’aggredito in un santo e l’aggressore in un mostro. E se fanno questo rischiando la pelle, passano per eroi dell’informazione, velocizzano la loro carriera, se sopravvivono. Non chiedono mai all’ucraino comune cosa pensa del Donbass o della NATO, ma solo quanto sta soffrendo e se ha delle situazioni di disagio da mostrare alla telecamera.

Invece, per poterle capire, le guerre vanno analizzate sul piano politico. Solo che, per poterlo fare, bisogna avere la mente sgombra da tutti quei pregiudizi che, a causa di una certa propaganda ideologica degli anni passati, si sono sedimentati nella nostra mente, senza che neppure ce ne accorgessimo. E il principale di questi pregiudizi è che i russi sono cattivi, mentre noi occidentali siamo buoni. Loro sono barbari, noi siamo figli del diritto. Loro hanno governi dittatoriali, noi democratici. Siamo così democratici che quando si formano anche da noi delle dittature, dopo un po’ ce ne liberiamo. Loro invece passano da una forma all’altra di autocrazia. Loro sono accettabili solo quando vogliono diventare come noi. È questo complesso di superiorità che ci trasciniamo dietro da quando abbiamo occupato quasi il mondo intero che c’impedisce di guardare le cose con obiettività.

Nel nostro immaginario collettivo i nazisti sono stati sconfitti più dagli americani che dai russi. Quando gli americani sono entrati in Europa li abbiamo percepiti come liberatori. I russi invece nei territori liberati si sono semplicemente sostituiti ai nazisti. I russi hanno vinto grazie al “generale inverno”; gli americani grazie al loro eroismo e alla superiorità dei mezzi militari.

In questo momento la narrativa dominante vuole che nessuna motivazione politica può giustificare alcuna guerra. Il fatto che la NATO volesse entrare anche in Ucraina per avvicinarsi sempre più coi propri missili nucleari alle porte di Mosca viene considerato un argomento insignificante. Gli analisti occidentali sostengono, senza rendersi conto della mostruosità che dicono, che la NATO ha già tutti i missili che vuole per incenerire la Russia, per cui un Paese in più o in meno non cambia nulla. Quando sentono Putin dire che la NATO deve andarsene da tutti i Paesi est europei, lo dileggiano, lo commiserano come se fosse un demente. Eppure è stata proprio quella continua e ingiustificata espansione che invece di dare sicurezza all’Europa, la sta portando all’apocalisse.

 

*

 

George Robertson, segretario generale dell’Alleanza atlantica dal 1999 al 2003, ha rivelato che nel suo primo incontro nel 2000 con Putin appena insediato al Cremlino, Putin chiese l’ingresso della Russia nella NATO. Allora vi fu un rifiuto netto da parte degli USA.

 

[7]

Razzismo rivoltante della nostra destra

 

È proprio vero che nei momenti più difficili si rivela il carattere delle persone. E bisogna dire che quello della Meloni e di Salvini fa proprio pena. Di fronte al dramma dei profughi ucraini hanno proposto di fare differenza tra loro e tutti gli altri, che vengono da Siria, Eritrea, Afghanistan ecc. Come se esistessero disperati di serie A e di serie B! Come se fosse normale che per accettare gli uni si debbano rimandare a casa tutti gli altri! Come se i profughi politici o provenienti dalle guerre in Europa fossero più veri di quelli economici o ambientali o provenienti da guerre non europee!

Quanto razzismo c’è in queste posizioni? Ce l’ha un’etica la politica o è solo machiavellica? Possibile che di fronte a qualunque cosa accada il primo interesse che prevale è quello di fare opera strumentale a fini elettorali?

Non era meglio essere previdenti e chiedere a tutta Europa di accettare le tre condizioni poste da Putin? No NATO in Ucraina, indipendenza al Donbass e riconoscimento della Crimea alla Russia? Ci saremmo risparmiati tutto questo macello...

 

Di risoluzione in risoluzione

 

Il Parlamento Europeo, dopo aver approvato con 637 voti favorevoli, 13 contrari e 36 astenuti, una risoluzione con cui si sostiene l’ingresso dell’Ucraina nella UE, senza se e senza ma, mentre tutti gli altri Paesi che da anni lo chiedono staranno alla finestra a guardare le stelle; dopo questa decisione ha chiesto in aggiunta sanzioni ancora più severe contro la Russia.

Più severe di quelle che hanno già posto, che riporterebbero qualunque economia del mondo al livello di mera sussistenza, che cos’altro c’è? Perché non dire chiaro e tondo che dichiariamo guerra alla Russia, e che non vogliamo essere da meno degli americani? Tanto con le sanzioni economiche e finanziarie già decise siamo già in guerra. Anche Putin se n’è accorto e mi chiedo perché non abbia chiuso i rubinetti del gas. Dicono che non l’ha fatto perché siamo noi europei che gli finanziamo la guerra… Ma allora che senso ha sanzionarlo invece che negoziare? È forse tutto un gioco delle parti? Il solito teatrino cui i nostri parlamentari ci hanno abituati sin dall’unità d’Italia?

 

Una pentola a pressione

 

L’Europa sta diventando una pentola a pressione, come prima delle due guerre mondiali.

Che ci succede? I fatti di Ucraina ci han fatto perdere la lucidità mentale. Siamo diventati isterici. Vogliamo assolutamente far la guerra contro il cattivo di turno: ieri i terroristi islamici o i dittatori di turno (Milošević, Saddam Hussein, Gheddafi, Assad…); oggi i russi.

La pandemia ci ha stressati, ha acuito problemi sociali latenti, nei confronti dei quali i governi occidentali sanno di essere impotenti. Il recovery plan è solo una toppa nuova in un vestito vecchio.

Non c’interessa assolutamente che il nuovo nemico irriducibile sia armato fino ai denti e che abbia minacciato, coi suoi muscoli nucleari alla Godzilla, di farci molto molto male, più di quanto possiamo immaginare. Siamo diventati come Tommaso: non crediamo se non tocchiamo con mano.

Non c’importa se il numero dei morti della II guerra mondiale potrà moltiplicarsi per 10. Anzi forse pensiamo che il vero problema sia la sovrappopolazione e che, in fondo, aveva ragione Marx quando diceva che il capitale, periodicamente, ha bisogno di autodistruggersi per riprodursi meglio.

Agli europei non interessa essere spinti dagli americani nel baratro senza fondo. Ci vogliono finire da soli. E gli USA fanno salti di gioia, poiché, ancora una volta, la guerra non sarà nel loro territorio. E non solo potranno venderci tutte le armi che vogliono (in questo sanno eccellere su tutti), ma, quando la guerra sarà finita e ci avrà distrutto per benino, ci costringeranno ad andare da loro, ancora una volta, col cappello in mano a chiedere un nuovo “Piano Marshall”, che loro ci concederanno volentieri, così staremo sottomessi per altri 80 anni.

Sì, perché nel frattempo continueremo a non capire che per guarire dobbiamo estirpare questo bubbone infetto che paralizza ogni nostro movimento: la NATO.

Forse la guerra ci farà aprire gli occhi e costringerà noi europei a diventare più umani, più indipendenti dalla retorica dei guerrafondai d’oltreoceano, più padroni del nostro destino, pronti a combattere anzitutto contro i nostri limiti mentali.

Ma non sarà certo per merito dei giornalisti che lo faremo. Questa razza di pennivendoli al servizio del potere bisogna che scompaia dalla faccia della Terra. Dobbiamo levargli di mano il quarto potere e metterli al servizio della collettività. Così come dovremo costringere i politici alla democrazia diretta, poiché sarà l’unico strumento possibile per tenerli costantemente sotto controllo e impedirgli di combinare guai colossali.

 

Follie alla Zelensky

 

Zelensky sta usando l’intera popolazione del suo Paese come scudo umano. Un soggetto del genere quante più armi riceve, quante più promesse gli vengono fatte per una soluzione militare del conflitto, tanto più s’illude di poter vincere la guerra. Non si rende conto di stare sponsorizzando l’idea di una guerra mondiale nucleare. Se non si arrende subito, porterà il suo Paese alla catastrofe umanitaria: sarà ridotto in un cumulo di macerie e arriverà ad avere 5-10 milioni di profughi, mandando nel panico per molti anni l’intera Europa.

Quest’uomo, per non voler riconoscere l’autonomia alle due repubbliche del Donbass, rischia di farla perdere all’intera nazione.

 

Ho l’impressione che la guerra stia per finire

 

Ad oggi tutta l’aviazione di combattimento del regime di Kiev è stata distrutta, ma se i Paesi confinanti all’Ucraina continuano a permettere l’uso della rete di aeroporti per l’aviazione militare ucraina, ciò verrà considerato come una forma di cobelligeranza. La stessa idea d’introdurre una no-fly zone in Ucraina da parte di un Paese o un’alleanza militare, verrebbe considerata da Mosca come una dichiarazione d’ingresso nel conflitto in corso. Non a caso il governo polacco ha fatto un passo indietro, smentendo il guerrafondaio Blinken, che voleva trasferire i MiG-29 Fulcrum polacchi all’Ucraina.

Già le sanzioni vengono considerate da Putin come una dichiarazione di guerra. Che senso ha parlare di negoziati e, nello stesso tempo, ribadire la necessità di rendere le sanzioni ancora più dure, come continua a fare Di Maio? Che in questo è simile a quell’irresponsabile di Draghi, che ha deciso di consegnare ai nazionalisti ucraini una vasta quantità di armamenti per la resistenza: missili anti-aerei Stinger, razzi anti-tank, mitragliatrici di vario tipo, mortai, munizioni, radio, apparati contro le mine, giubbotti antiproiettile ed elmetti.

Su “Repubblica” il generale Vincenzo Camporini, ex-capo di stato maggiore della difesa, ha detto chiaro e tondo che l’Ucraina non è in grado, in alcun modo, di reagire alla potenza militare della Russia, quindi – ha fatto capire – o interviene la NATO o è meglio che si arrenda. Ma se interviene la NATO una guerra mondiale nucleare sarà impossibile evitarla, e non ci servirà molto essere superiori sul piano navale e aeronautico. L’arma nucleare ha senso solo come deterrenza sul piano politico.

La stessa decisione presa da Putin di portare le forze di deterrenza strategica allo stato di allerta speciale sono state una reazione alle parole arrivate dal ministero degli Esteri britannico, il capo della diplomazia di Londra, Liz Truss, che aveva infatti affermato che la Russia è sull’orlo di un conflitto militare con la NATO. Cosa poi smentita dal premier Johnson. Questa pazza scatenata quando fece la propria dichiarazione sull’esito dei negoziati con la Russia, trovò Lavrov che rispose ai giornalisti, senza peli sulla lingua: “è stato come parlare a una persona sorda, incapace d’intendere le dettagliate spiegazioni russe sulla crisi in corso”. Non era neppure riuscita a capire che “le truppe russe al confine (con l’Ucraina) erano nel territorio russo, a differenza delle migliaia di militari britannici nei Paesi Baltici”.

Bisogna fare attenzione alle parole che si dicono. Non si può offrire ai russi il pretesto per non limitarsi all’Ucraina.

 

Il livello dei nostri politici e giornalisti

 

I giornalisti Massimo Giannini (direttore de “La Stampa”) e Ferruccio De Bortoli (editorialista per il “Corriere della Sera”) su “Che tempo che fa” del 6 marzo chiedono, senza rendersi conto della gravità delle loro parole, che la UE intervenga militarmente in maniera diretta nella guerra in Ucraina.

Nella stessa trasmissione il ministro Di Maio ha sostenuto che le sanzioni alla Russia sono strumenti assolutamente pacifici. Il bambino non ha capito che fanno male come le bombe e anche di più, anzi sono autentiche dichiarazioni di guerra.

 

Kiev e la guerra batteriologica

 

Le forze armate russe hanno prove documentali circa la presenza in Ucraina di progetti su armi biologiche sperimentali. Le han trovate in vari laboratori biologici, alcuni dei quali a ridosso dei confini della Russia. Questo ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov.

In effetti già Cesare Sacchetti, su lacrunadellago.net, aveva sostenuto che sin da quando s’insediò al potere, nel 2005, Yushchenko, voluto dagli americani, iniziarono una serie di viaggi compiuti dall’allora giovane e sconosciuto senatore democratico dell’Illinois, Barack Obama, assieme al suo collega repubblicano Richard Lugar.

Motivo di questi viaggi era quello di avviare un programma congiunto tra il governo statunitense e ucraino per condurre ricerche scientifiche sulle armi batteriologiche. Fu il “Washington Post” a parlare, con la solita mistificazione che contraddistingue il giornale, di “Stati Uniti che avrebbero aiutato l’Ucraina a contrastare le armi biologiche dei russi”.

Lo scopo era quello di lavorare a delle armi da poter utilizzare contro eventuali “nemici” di Washington, di cui anzitutto la Russia di Putin, che si stava rimettendo in piedi dopo il disastro degli anni ’90.

Fu proprio lo stesso Putin a rivelare come in Russia nel 2017 c’erano delle ONG straniere che avevano iniziato a raccogliere campioni di DNA della popolazione russa in ogni regione del Paese.

L’allora vice presidente del Comitato per la Sicurezza e la Difesa del Consiglio Federale, Franz Klintsevich, dichiarò pubblicamente che, siccome i gruppi etnici reagiscono in maniera differente al contagio con agenti batteriologici, gli americani stavano studiando un’arma biologica che potesse colpire solamente i russi.

In quell’occasione un portavoce dell’AETC (Commando per l’addestramento e l’educazione dell’aeronautica americana) disse che si trattava soltanto di prelievi di DNA giustificati dalla necessità di condurre delle ricerche sull’apparato muscolo-scheletrico umano.

Putin non credette ovviamente a questa giustificazione. E si pensa che l’attuale attacco all’Ucraina sia stato determinato anche dall’intenzione di smantellare i centri dove venivano custoditi virus letali.

A dare conferma ufficiale a questa tesi è stata la stessa ambasciata russa presso la Bosnia-Erzegovina, che ha dichiarato pubblicamente che gli Stati Uniti “hanno riempito l’Ucraina di laboratori biologici, i quali erano utilizzati per studiare metodi volti a distruggere il popolo russo a un livello genetico.”

Il generale Konashenkov ha anche aggiunto che i dipendenti dei biolaboratori avevano ricevuto l’ordine il 24 febbraio, giorno dell’ingresso dei militari russi in Ucraina, si smantellare gli agenti patogeni più pericolosi: peste, antrace, colera, tularemia ecc.

Pare che Putin sin dal febbraio 2020 avesse detto a Zelensky di eliminare quelle ricerche pericolose, altrimenti l’avrebbe fatto lui stesso. Ma Zelensky aveva ricevuto tangenti in cambio del permesso di far operare in segreto i laboratori e senza alcuna supervisione.

 

Storie inventate

 

La storia dei 13 soldati ucraini trucidati dopo aver rifiutato la resa di fronte all’artiglieria di una nave da guerra russa presso l’isola dei Serpenti, che aveva fatto il giro del mondo, è stata inventata dai nazionalisti di Kiev. In realtà si sono arresi tutti e sono stati trasferiti a Sebastopoli tramite il rimorchiatore di salvataggio Shakhter. Anzi non erano neppure 13, ma 82. Persino il servizio delle guardie di frontiera dell’Ucraina ha detto di avere “la forte convinzione che tutti i difensori ucraini dell’isola di Zmiinyi possano essere vivi”.

I nostri media naturalmente hanno evitato di verificare la fonte e han spacciato per vero l’eccidio.

Fonte: juorno.it

 

Il comico e affarista Zelensky

 

Quando andò al potere, nel 2019, Zelensky, che parlava di anti-corruzione, aveva già rapporti con “uno degli oligarchi più ricchi e corrotti dell’Ucraina, Igor Kolomoisky”, ricorda il “New York Post”.

Kolomoisky aveva fondato la PrivatBank, la più grande banca commerciale in Ucraina prima che fosse nazionalizzata nel 2016. Il miliardario aveva utilizzato le sue risorse per perseguire una personale guerra contro gli ucraini filorussi del Donbass, dove aveva forti interessi economici. utilizzando proprie unità paramilitari, racconta sempre il “New York Post”.

L’FBI iniziò a indagare su Kolomoisky nel 2019 per crimini finanziari che riguardavano alcuni dei suoi interessi statunitensi. I pubblici ministeri americani sostenevano che lui e un partner avrebbero sottratto e truffato la PrivatBank di miliardi e riciclato parte del denaro tramite le loro partecipazioni in aziende negli Stati Uniti. L’anno scorso è stato anche ufficialmente sanzionato dagli Stati Uniti per aver minato la democrazia in Ucraina.

Durante la sua campagna presidenziale, Zelensky ha girato il Paese a bordo di una Mercedes antiproiettile intestata a un socio in affari suo e allo stesso Kolomoisky. Ma una volta eletto, i suoi rapporti con il magnate ucraino si sarebbero progressivamente diradati.

Nel frattempo Zelensky sarebbe finito nelle grazie dell’allora presidente Donald Trump. Nel luglio 2019 fece scalpore la rivelazione di una telefonata di Trump a Zelensky in cui l’ex capo della Casa Bianca chiedeva al leader di Kiev di aiutarlo a indagare sulle presunte attività di corruzione svolte dalla famiglia Biden in Ucraina. La telefonata fece scoppiare uno scandalo, da cui emersero rapporti commerciali non proprio chiari tra il figlio dell’attuale presidente Biden, Hunter, e alcuni magnati ucraini.

Insomma il più pulito ha la rogna, ma questo non lo dice la news presa da europa.today.it.

 

Le parole del papa

 

Papa Francesco ha avuto il coraggio di pronunciare quelle parole che per Putin sono tabù: in Ucraina la Russia è entrata in guerra. Si è lasciato influenzare dalle pressioni della Chiesa polacca, che da sempre odia a morte non solo la Chiesa ortodossa in generale, ma anche i russi in particolare.

Bergoglio ha fatto capire che non ci sono alternative: le mediazioni, le trattative non servono a niente. Anche lui si rimette alla NATO.

Si vede che non è sposato (come tutti gli altri prelati del mondo) e che non ha figli! Quando si litiga coi parenti più stretti, ad un certo punto si deve cercare un compromesso, altrimenti si finisce con l’ammazzarsi o, quanto meno, col dividersi in maniera irreparabile. Non è stato forse proprio lui a dire un giorno ai giornalisti: “Si aspetti un pugno chi offende mia madre”? Qui gli offesi, da ben otto anni, sono i filorussi del Donbass.

Putin ha posto tre condizioni irrinunciabili per qualunque negoziato: no alla Nato in Ucraina, Crimea alla Russia e repubbliche del Donbass indipendenti. Cosa poteva impedire al papa di venire incontro a queste richieste? A che serve proporsi per una mediazione quando queste cose non vengono neppure citate? Non era meglio mettere alla prova la sincerità dello zar Putin, piuttosto che provocarlo ulteriormente?

Duemila anni di diplomazia vaticana buttati nei rifiuti. Ha capito questo gesuita che Putin dispone di un grande arsenale nucleare che potrebbe incenerire anche la cupola di San Pietro?

Quanto mi ricorda quell’ipocrita di Paolo VI, quando, rivolgendosi con molto dolore alle Brigate Rosse, disse, per salvare la vita di Aldo Moro: “Liberatelo senza condizioni”. E quelle dopo pochi giorni lo fecero fuori.

 

La questione dei profughi

 

Zelensky usa i profughi per destabilizzare l’Europa, sperando così in un intervento diretto della NATO. È un irresponsabile. Rifiuta la resa o la trattativa. Sta diventando una sua battaglia personale contro Putin. Ci stanno rimettendo tutti, meno lui e gli americani.

 

Le spacconate di Di Maio

 

Di Maio ha dichiarato che per porre un argine alla guerra non bastano le sanzioni: occorre anche armare gli ucraini. La resa è esclusa.

Il bambino non si rende conto che l’Ucraina, senza la NATO, non potrà mai vincere la Russia, ma con la NATO finiamo nella guerra mondiale. Quindi più armiamo gli ucraini e più li illudiamo.

Non capisce che le alternative sono solo due: arrendersi o trattare. E trattare significa accettare le tre fondamentali condizioni dei russi: no NATO in Ucraina, Crimea alla Russia, due repubbliche del Donbass indipendenti. Concesse queste, la guerra finisce subito.

 

[8]

 

Mettere Putin con le spalle al muro

 

Il 20 febbraio, quindi prima che la Russia entrasse militarmente in Ucraina, aveva detto l’analista politico Nick Griffin a it.sputniknews.com (riassumo brevemente la lunga intervista): Washington e Westminster cercano disperatamente di costringere Putin ad abbandonare la sua politica di autocontrollo e negoziazione. Intendono non lasciargli altra scelta che usare la forza militare in difesa della popolazione russofona del Donbass. Pertanto i leader della NATO sono ora impegnati nella più sfacciata e irresponsabile operazione di destabilizzazione e guerra ibrida da quando hanno usato i terroristi islamici per distruggere la Libia e hanno tentato di usarli per disgregare la Siria.

L’asse transatlantico non solo ha ignorato le richieste di Putin, ma ha incoraggiato le provocazioni di Kiev nel Donbass. La guerra è diventata inevitabile. L’occidente ha chiuso gli occhi sulle violazioni sistematiche degli accordi di Minsk da parte di Kiev, e, nonostante le segnalazioni dell’Osce, non si è minimamente preoccupato del disastro umanitario nelle autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. Anzi ha negato che ci fosse. Adesso le condizioni stabilite negli accordi di Minsk non sono più sufficienti alla risoluzione della crisi.

L’élite politica di Washington che controlla Biden, sa che il Nord Stream-2 è molto più di una relazione commerciale di energia reciprocamente vantaggiosa tra Germania e Russia. A breve termine comporterà anche un ulteriore disastro finanziario per l’Ucraina, già fallita. Nel lungo termine Nord Stream comporterà una relazione sempre più stretta tra Germania e Russia, che a sua volta rappresenterà un enorme passo avanti verso la creazione di un gigantesco blocco di libero scambio eurasiatico.

Con particolare acume ha poi aggiunto che gli obiettivi fondamentali dei guerrafondai della NATO in questa crisi non sono il Donbass, e nemmeno la Russia, ma la Germania e l’iniziativa cinese della nuova Via della Seta. Stanno cercando di tenere a freno la Germania e la Cina fuori; ma l’incapacità di fare entrambe le cose significa che gli Stati Uniti diventeranno un’isola isolata a migliaia di miglia dal blocco economico centrale del mondo.

L’ex europarlamentare è inoltre convinto che la fomentazione della guerra in Ucraina è un tentativo di riprendersi dalla sconfitta dell’avventura jihadista anglo-sionista in Siria e dalla débâcle in Afghanistan.

Se la Russia sarà costretta ad agire, allora il Nord Stream-2 verrà fermato, infliggendo ingenti danni economici alla Germania e costringendo Berlino a rimettersi in riga completamente sotto la dominazione anglosassone. Se invece la Russia riesce a tenersi fuori dalla guerra per procura dell’occidente, allora Biden e Johnson grideranno che è stata la loro risolutezza a far desistere Putin e a salvare l’Ucraina e la libertà. Quindi nei loro calcoli non importa se la crisi finisce in guerra o in pace. Per loro è una vittoria in entrambi i casi.

Cosa aggiungere? Proprio nulla.

 

La questione delle fonti

 

Prendiamo la questione delle fonti. In questa guerra esistono quasi sempre versioni opposte su determinati eventi.

Cosa fanno i giornalisti occidentali? Il loro ragionamento è molto semplice: le fonti dell’aggredito sono sempre vere, mentre quelle dell’oppressore sono sempre false. Cioè non si preoccupano affatto di verificarne la fondatezza. Sono sbrigativi, e in ciò pensano di avere assolutamente ragione.

L’aggredito può anche essere moralmente abietto, profondamente corrotto, persino amico dei neonazisti; però, siccome è vittima, non può essere che sincero. Qualunque cosa dica, anche la più assurda, è potenzialmente più vera della versione del nemico.

Prendiamo la questione dei corridoi umanitari. La versione dei nazionalisti ucraini è che i russi li rendono impraticabili. Ha senso? No, perché se c’è una cosa da cui i russi non possono ricavare alcun vantaggio tattico son proprio i corridoi umanitari. Se fossero americani, avrebbero bombardato di notte e in maniera indiscriminata le città, inducendo subito il governo ad arrendersi. L’abbiamo visto fare molte volte.

I russi invece chiedono di far uscire i civili prima di sferrare l’attacco ai militari (e di militari gli ucraini ne hanno tanti, poiché il governo impedisce di espatriare a chi è in grado di portare un’arma).

Cosa fanno invece i nazionalisti? Impediscono ai civili di andarsene, poiché sanno che se li utilizzano come scudi umani, sono molto più vantaggiosi. Infatti fanno tardare l’attacco ai russi e sollecitare la NATO a intervenire. Ultimamente si oppongono al fatto che i russi vogliano portare i civili di Mariupol al di là dei confini russi. Chissà perché nessuno chiede che questi corridoi umanitari vengano garantiti dalla Croce rossa internazionale, da qualche ONG riconosciuta da tutti o dai Caschi blu…

Queste cose le capisce anche un bambino. I giornalisti invece no.

 

Promesse da marinaio e falsità patentate

 

Nell’ultimo suo messaggio Zelensky si è dichiarato convinto che la pace in Europa dipende solo dall’Ucraina, anche perché secondo lui la Russia vuole occupare altri Paesi. Ha chiesto di boicottare tutti i prodotti della Russia. Non ha intenzione né di arrendersi né di trattare. Confida nell’appoggio dell’Europa e della NATO. Ha negato qualunque responsabilità di Kiev nei confronti del Donbass. Ha chiesto la no-fly-zone e armi molto potenti con cui abbattere aerei e carri armati. Ha addirittura promesso agli imprenditori la fine delle tasse per due anni. E soprattutto non ha mai detto di non voler entrare nella NATO.

A questo punto mi chiedo a che servano i negoziati? Gli USA quando buttavano bombe sulle città nemiche non se ne preoccupavano affatto. Goebbels diceva, dall’alto del suo cinismo, che “se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà”. Qui però c’è una differenza: Zelensky fa la parte della vittima, quindi viene creduto anche se le sue falsità non sono “enormi”.

 

Sospeso dalla Luiss il docente Orsini

 

Il furore bellicista che impazza in queste ore colpisce il prof. Alessandro Orsini, sospeso dalla Luiss (del cui Osservatorio sulla Sicurezza internazionale è direttore) per le sue parole nel programma “Piazzapulita” sulla guerra in Ucraina (5 marzo). Il docente rischia di danneggiare “valore, patrimonio di conoscenza e reputazione” dell’ateneo.

Ma cosa aveva detto di così infamante? Semplicemente che esiste un accordo nella politica internazionale che vieta ai Paesi limitrofi alle superpotenze di minacciare la sicurezza di queste ultime. Ciò che fa Putin è ciò che tentò di fare Kennedy a Cuba nel 1962. Se il Messico o il Canada si alleassero con la Russia, gli USA li occuperebbero immediatamente o ne ammazzerebbero il presidente o promuoverebbero una guerra civile.

Le superpotenze hanno precise “linee rosse” da non superare. Gli USA ne hanno parecchie: Taiwan, Corea del Sud, Israele, NATO, ecc. La Russia ha la Georgia e l’Ucraina. La Cina ha Taiwan. La UE sembra che non ne abbia alcuna: per forza, delega tutto alla NATO!

www.youtube.com/watch?v=znrIt_tkAU4&t=267s

 

La Russia priva di futuro

 

La Russia non ha futuro come potenza capitalistica, poiché se imita la UE e quindi gli USA, non li raggiungerà mai sul piano commerciale e finanziario, non avendo il background culturale per farlo. I russi son convinti di appartenere a un mondo che non coincide esattamente con quello europeo e che difenderebbero sino a morirne per motivi esclusivamente ideali.

Tuttavia se cercano d’imitare la Cina, che è capitalista sul piano sociale e comunista su quello politico, ne resteranno succubi, poiché non hanno il medesimo cinismo. La Russia ha vissuto il proprio cinismo ideologico e politico al tempo dello stalinismo, ma se ne è liberata, anche se in nome di un ritorno anomalo al capitalismo, in quanto, dopo la sbornia del liberismo selvaggio promosso da Eltsin, ha dovuto fare marcia indietro con Putin, che ha promosso un capitalismo controllato dallo Stato.

La Cina invece non si è mai liberata dell’ideologia marx-leninista, che ha cercato di piegare agli interessi del capitale, seppur sempre sotto il controllo dello Stato. Un’operazione assurda, ma che di fatto tiene unito il Paese. La Cina si è soltanto emancipata dal maoismo come ideologia stalinista sul piano rurale, ma continua a restare un Paese dittatoriale.

Putin oggi non può fare affidamento a un’ideologia politica da utilizzare come collante sociale. Il suo governo è dittatoriale per ciò che d’imperiale ricorda l’epoca zarista, in cui il collante culturale era costituito dalla religione ortodossa e dall’idea di “civiltà russa” (euroasiatica).

Questa Russia è obsoleta, non in grado di rimpiazzare la vecchia Unione Sovietica, né di competere con l’occidente capitalistico euroamericano o col socialismo mercantilistico cinese. L’area occidentale di questo immenso Paese è probabilmente destinata a essere occupata dal capitalismo privato (come già successo nelle ex repubbliche sovietiche), mentre quella asiatica verrà occupata dalla Cina.

Quindi se anche può apparire assurda l’operazione militare condotta da Putin in Ucraina, non lo è perché sta usando la forza (la NATO ha fatto ben di peggio in questi ultimi 25 anni e in occidente non ha suscitato particolari riprovazioni). Forse, come motivazione dell’attacco, non si giustifica neppure la paura che ha la Russia d’essere colpita dai missili della NATO, poiché è già completamente circondata da basi militari straniere, che se sparassero il primo colpo nucleare, vincerebbero di sicuro.

La guerra è assurda perché viene fatta in nome di un impero destinato a soccombere nel confronto con l’occidente capitalista e il socialismo mercantile della Cina. Alla resa dei conti è solo una forma di “paternalismo”. Non s’illudano però gli occidentali: anche noi siamo destinati a soccombere nei confronti della Cina. Un capitalismo gestito da una dittatura politica è più forte di un capitalismo gestito dai monopoli privati. Anche noi siamo obsoleti.

 

Sofismi di parole

 

Il ministro russo degli Esteri Lavrov ha detto: “la nostra dottrina riguardante l’utilizzo di armi atomiche è chiara, non seguiremo il cosiddetto escalate to de-escalate”. Che tradotto vuol dire: la Russia non utilizzerà per prima un’arma atomica al fine di ribadire la propria determinazione e chiedere una de-esclation. Cioè non porrà fine a un conflitto convenzionale attraverso minacce coercitive, compreso un uso limitato del nucleare. Come ha detto Putin: “Nel nostro concetto di usare armi nucleari non c’è l’attacco preventivo, ma solo il contrattacco di ritorsione”.

Sembrano sofismi di parole. Invece è una dichiarazione importante. Gli USA se ne fregavano di fare dichiarazioni del genere quando usavano in Medio oriente o nella ex Jugoslavia l’uranio impoverito, il fosforo bianco, il napalm, le bombe a frammentazione, ecc. Infatti sapevano bene che il “nemico” si sarebbe arreso subito: non ci sarebbe stato bisogno di comportarsi come su Hiroshima e Nagasaki.

 

Stato sovrano?

 

Certo che quando i giornalisti dicono che la Russia ha attaccato uno Stato “sovrano”, fanno un po’ ridere.

Uno Stato sovrano con un governo figlio di un colpo di stato della NATO o della CIA.

Uno Stato sovrano che ospita laboratori di armi biologiche degli Stati Uniti.

Uno Stato sovrano che è intenzionato a ospitare basi e armamenti americani.

Uno Stato sovrano che commette crimini umanitari contro la popolazione civile del Donbass da 8 anni.

È come dire che l’Italia è uno Stato “sovrano”, quando sappiamo benissimo che gli USA, con le loro basi NATO e con le loro pressioni economiche e finanziarie, ci impongono una “sovranità limitata”.

 

Benessere e dipendenza

 

Improvvisamente ci siamo accorti che gran parte del nostro benessere non dipende solo dalle fonti energetiche russe ma anche da tante altre loro materie prime, assolutamente strategiche per molte nostre imprese.

Stiamo mettendo sanzioni a noi stessi! E Biden se la ride…

 

Migliaia di pescherecci sono rimasti ormeggiati in molti porti italiani per protestare contro il significativo aumento del prezzo del carburante. Rimarranno fermi almeno fino alla fine della settimana, sicché non troveremo pesce fresco pescato in Italia.

E questo perché abbiamo fatto del Donbass una questione di principio? Una regione di cui prima della guerra non sapevamo nulla?

 

[9]

 

La fine imminente di Zelensky

 

Per me se Zelensky accetta di cedere la Crimea ai russi, di riconoscere l’indipendenza alle due repubbliche del Donbass e di non chiedere l’ingresso nella NATO, verrà impiccato dagli stessi ucraini, poiché queste erano, sin dall’inizio, le tre richieste fondamentali dei russi, e se le avesse accettate subito, avrebbe impedito al suo Paese d’essere completamente distrutto e soprattutto si sarebbe risparmiato una catastrofe umanitaria d’inaudita gravità.

Non so in quale Paese del mondo riuscirà a sottrarsi alla cattura. E con lui i neonazisti che l’han spalleggiato.

 

Gli errori militari di Putin

 

Gli esperti militari e geopolitici continuano a dire che i generali russi hanno compiuto una serie incredibile di errori tattici, tecnici, logistici…

Per es. lo stato maggiore non ha bloccato le comunicazioni ucraine, permettendo all’avversario di dare una narrativa della guerra del tutto divergente, anche perché Zelensky, abituato alla televisione, è un grande imbonitore…

Poi ha fatto le esercitazioni ai confini per troppo tempo, dando modo agli ucraini di organizzarsi…

Inoltre ha usato i carri armati nella vecchia maniera della II guerra mondiale…

Per non parlare del fatto che non ha previsto la forte resistenza ucraina…

E altre amenità del genere, che non tengono conto di una cosa fondamentale: i russi stanno combattendo con un braccio legato, poiché, se davvero avessero voluto piegare il Paese in tempi brevissimi, avrebbero bombardato le città con gli aerei. Esattamente come han sempre fatto gli americani, che non si preoccupano assolutamente delle conseguenze sui civili.

 

La dittatura del capitale

 

Biden ha annunciato che gli USA non compreranno più petrolio, gas e carbone russi.

Il Cremlino ha minacciato di tagliare le forniture di gas all’Europa.

Bruxelles ridurrà entro quest’anno di 2/3 le forniture di gas dalla Russia. L’alternativa principale al gas russo è il gas naturale liquefatto, che costa molto e che dobbiamo “contendere” a grandi importatori asiatici come Cina e Giappone, generando una inedita guerra dei prezzi. Riaccenderemo le centrali a carbone, le più inquinanti. Incentivare rinnovabili, biocarburanti o efficienza energetica richiederà 20 miliardi d’investimenti.

In questo momento i prezzi del gas naturale han superato di dieci volte i livelli pre-crisi.

Insomma rischiamo che la gente scenda in piazza per mandare a casa i politici.

Si stanno ponendo le premesse di una dittatura esplicita del capitale, che non riesce più a soddisfare la domanda di benessere cui siamo stati abituati dal dopoguerra ad oggi.

Chi ha voluto questa situazione? Gli americani. Chi è costretto a subirla? Gli europei. Chi ci guadagnerà di più? Gli USA nel breve periodo, la Cina nel lungo periodo. E i russi? Sono abituati alle sanzioni e faranno affari con cinesi e indiani, che sono quasi la metà del pianeta.[8] E se non riusciranno a farli, pagheranno il fio d’aver eliminato il socialismo statale senza cercare un’alternativa nel socialismo democratico, come avrebbe voluto fare Gorbaciov. Dopo il crollo dell’URSS sono passati dal capitalismo privato (promosso da Eltsin) a quello statale (promosso da Putin), facendo dell’ortodossia il collante ideologico per tenere unito l’intero Paese, che Putin concepisce come una Russia zarista riveduta e corretta.

Forse è meglio ricominciare da zero. E siccome non tutti i mali vengono per nuocere, cogliete la balla al balzo: sfruttate l’occasione delle sanzioni imposte dagli USA, che non vedono l’ora di far scoppiare una guerra mondiale, per ripensare completamente i vostri (e nostri) criteri di vita.

 

Il burattino Zelensky

 

Vien da chiedersi, visto che sin dall’inizio Zelensky si chiedeva come mai la NATO non intervenisse, se Biden gli avesse fatto delle promesse che sapeva di non poter mantenere, o se si fossero messi d’accordo per giocare un ruolo delle parti.

Cioè Zelensky è così irresponsabile da non sapere che un qualunque intervento della NATO avrebbe rischiato di comportare una guerra nucleare (regionale o persino mondiale), col rischio di avere in patria le conseguenze di 100 Chernobyl? Oppure, essendo esperto in fatto di recitazione, si era messo d’accordo con Biden nel far credere di voler resistere a oltranza per indurre i russi, che non volevano usare gli aerei per bombardare le città, a compiere errori di varia natura, sempre più gravi, come p.es. colpire ospedali, scuole, abitazioni civili, centrali nucleari ecc., in maniera tale che l’indignazione mondiale sarebbe progressivamente cresciuta, permettendo così a Biden di trovare il modo sul piano economico e finanziario d’isolare completamente la Russia?

In entrambi i casi Zelensky avrebbe usato il suo popolo come carne da macello. Ha usato la capacità di resistenza degli ucraini, in uno scontro armato perso in partenza, solo per fare gli interessi degli americani. Un cinismo all’ennesima potenza, e non solo suo ma anche di chi sta dietro di lui e lo usa come un burattino.

Ma in fondo la colpa di tutto è di noi europei, assolutamente incapaci di qualunque attività diplomatica.

 

Due tipologie di nazismo

 

La guerra in Ucraina ci ha fatto capire che si può propagandare il nazismo in due forme diverse.

Una la conosciamo già: si sceglie un’ideologia razzistica, inventandosi che i tedeschi sono una razza superiore; si sceglie un nemico che impedisce a questa razza di farsi valere e di avere uno spazio vitale: ebrei, slavi, imperialismo anglofrancese; si decide di occupare quanti più territori possibili in qualunque parte del mondo; si evita qualunque riferimento ai valori umani e alla democrazia.

L’altro nazismo, quello del governo di Kiev, è invece inedito: si sceglie un’idea neoliberistica di stampo americano, applicandola in maniera schematica alla società, fin quasi a farla collassare; ci si inventa un nemico inesistente in nome del nazionalismo: i filorussi del Donbass e soprattutto il dittatore Putin che impedisce la loro eliminazione; non ci si fa alcuno scrupolo nel pretendere una guerra totale contro la Russia, nella convinzione d’essere sostenuti in tutto e per tutto dalla NATO, dalla UE e dagli USA; si provoca la Russia a intervenire militarmente e si comincia a fare la parte della vittima, cioè dell’eroe ingiustamente perseguitato, in cui i media occidentali possono facilmente credere.

Questa trama mi fa venire in mente quanto disse Caifa al Sinedrio di fronte al Cristo intenzionato a compiere l’insurrezione nazionale contro i Romani e i collaborazionisti giudaici: “Dobbiamo farlo fuori se vogliamo salvare la nazione dall’ira di Roma”. In pratica proprio nel momento in cui un movimento popolare stava per liberare Israele dalla dominazione straniera, la propaganda del potere dominante sosteneva l’opposto, cioè che proprio quel tentativo avrebbe portato il Paese alla rovina. E il popolo diede ragione a Caifa.

 

Ha senso una mobilitazione generale obbligatoria?

 

Mi chiedo se sia normale che il governo ucraino impedisca ai maschi di 18-60 anni (alcune fonti partono da 16 anni) di uscire dal Paese. Sembra che col suo decreto di mobilitazione generale li tenga in patria sotto minaccia di farli fuori. Dà per scontato che tutti vogliano fare gli eroi o immolarsi sull’altare della patria. E li costringe ad armarsi e a uccidere il nemico, come se fossero abituati a farlo.

Quindi se uno non vuole combattere (perché magari la sua religione glielo impedisce) passa per traditore o collaborazionista? La legge marziale è stata imposta in tutto il Paese per verificare se uno è filo-russo o filo-ucraino? Infatti autorizza ogni forza armata ad agire verso i cittadini nel nome della sicurezza dello Stato. Le persone sospette di essere filorusse sono considerate spie e sabotatori, per cui basta una denuncia anonima e miliziani o i poliziotti colpiscono.

È solo in teoria che il decreto riguarda le persone soggette a coscrizione e i riservisti, ossia i cittadini iscritti in apposite liste per essere chiamati a svolgere il servizio militare, che è tornato a essere obbligatorio per 12 mesi dopo il golpe del 2014. In realtà alle dogane vietano a qualunque maschio di 18-60 anni di uscire dal Paese. Infatti la lista delle categorie esonerate è piuttosto corta: include principalmente situazioni d’indisponibilità fisica o connesse con la situazione familiare, ad es. orfani o vedovi. Il Comitato per la protezione dei giornalisti ha chiesto al governo di esonerare i giornalisti. Ma il governo non vuol saperne.

Nella regione del Donbass non obbligano i maschi in generale a difenderla, anzi i militari obbligano i civili ad andarsene nella regione russa di Rostov per stare più tranquilli.

In Italia se scoppiasse una guerra così grave da richiedere l’arruolamento di personale militare volontario, quest’ultimo dovrebbe già aver indossato una divisa, non potrebbe avere più di 45 anni, non dovrebbe essere stato congedato da oltre 5 anni e verrebbe chiamato solo se il personale volontario in servizio fosse insufficiente e non fosse possibile colmare le lacune coi riservisti. Tra l’altro non possono essere richiamati in servizio gli appartenenti alle Forze di polizia a ordinamento civile e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Una bella differenza tra noi e gli ucraini.

 

Biden immorale

 

Biden è un politico sommamente immorale. Ha minacciato sanzioni apocalittiche prima ancora che scoppiasse la guerra ucraina, dando per scontato che sarebbe scoppiata, al punto che persino il governo di Kiev si meravigliò di questa sicurezza.

Poi ha deciso di metterle prima ancora che la guerra sia finita, rinunciando a priori a qualunque mediazione. Come se non sapesse che, sotto il capitalismo, qualunque sanzione economica è una dichiarazione di guerra.

Le sanzioni si sarebbero dovute mettere a guerra finita, facendo capire ai russi che, non avendo loro accettato alcuna trattativa, all’occidente non restava altra scelta, ferma restando l’improponibilità di una guerra nucleare.

Ma le vere motivazioni delle sanzioni Biden le ha persino fatte capire senza tanti giri di parole, proprio perché è una persona molto limitata: obbligare la UE a sostituire in tutto e per tutto sul piano commerciale la Russia con gli USA.

Obiettivo riuscito, bisogna dire, poiché gli europei ancora s’illudono d’essere migliori degli americani, soprattutto quando si riempiono la bocca con parole come Stato sociale, diritti umani, democrazia partecipata ecc.

La realtà, come al solito, è un’altra: gli americani sono guidati da un governo cinico, privo di scrupoli; gli europei invece hanno dei politici ipocriti.

 

Modi diversi di usare la valigetta nucleare

 

Da notare che Putin può sì dare l’ordine per il lancio di un missile nucleare dalla Russia contro un altro Stato, ma per avviare la procedura serve anche l’approvazione del ministro della Difesa e del capo di Stato maggiore, che devono avere le loro rispettive valigette, altrimenti i codici non arrivano a chi è incaricato di lanciare la testata.

Per gli americani invece il presidente decide da solo, anche se la valigetta è incatenata al polso di un addetto militare.

Inoltre Putin può autorizzare la procedura di lancio di un missile nucleare solo come strumento difensivo in caso di aggressione contro la Russia e i suoi alleati.

Biden invece è autorizzato a sparare il primo colpo nucleare, senza chiedere il permesso a nessuno.

La democrazia non è acqua. Anche la sicurezza per gli americani è molto importante. Infatti al tempo di Jimmy Carter i codici furono dimenticati nella tasca di una giacca finita in lavanderia. Dopo il tentato assassinio del presidente Ronald Reagan nel 1981, la sua scheda coi codici fu gettata in un bidone della spazzatura all’ospedale della George Washington University quando il personale medico gli tolse i vestiti: l’Fbi lo recuperò dopo.

Clinton perse il codice per diversi mesi. Negli ultimi giorni della sua presidenza Richard Nixon, segnato dalla depressione, annunciò in una riunione coi leader del Congresso di essere in grado di “andare in ufficio e prendere un telefono, e in 25 minuti milioni di persone sarebbero morte”.

E Biden è piuttosto anziano e smemorato.

 

Il disinteresse del governo polacco

 

Il governo polacco è pronto a traferire tutti i suoi Mig-29, senza spese e immediatamente, alla base aerea di Ramstein mettendoli a disposizione degli Stati Uniti. Da qui i caccia potrebbero essere messi nelle disponibilità dell’Ucraina.

Perché sostiene una cosa che potrebbe avere conseguenze imprevedibili? letali anche per la stessa Polonia?

Semplice: quegli aerei di epoca sovietica sono molto vecchi e ne vorrebbe di nuovi. Che etica straordinaria hanno questi cattolici da strapazzo!

Per fortuna gli yankee han capito che se li consegnassero a Zelensky (che si è molto dispiaciuto di questo rifiuto), una guerra nucleare neanche il padreterno potrebbe evitarla.

 

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Salvini ridicolo

 

Salvini si è meravigliato di un’accoglienza molto sgarbata, ai limiti della violenza verbale, da parte del sindaco di Przemysl, Wojciech Bakun, che gli ha rinfacciato una maglietta indossata dallo stesso Salvini quando simpatizzava per Putin (e l’ha fatto esplicitamente almeno fino al 2018), perché lo vedeva come un leader forte da contrapporre a un’Europa debole e a un atlantismo in declino, ma anche come antidoto allo strapotere USA.

Non se l’aspettava che un politico polacco non avesse la sua stessa disinvoltura a dire continuamente una cosa e il suo contrario.

Con questo però non voglio spezzare una lancia a favore di quel sindaco, che è molto più a destra di Salvini, avendo idee fortemente nazionaliste ed euroscettiche. In fondo Salvini era andato solo per organizzare un’assurda marcia della pace in Ucraina, sotto i bombardamenti, e per portare degli aiuti umanitari, non per fare delle polemiche politiche. Non l’avevano avvisato che anche in Polonia non vedono l’ora che scoppi una guerra della NATO contro la Russia.

 

La legione straniera in Ucraina

 

L’imbonitore Zelensky, memore del fatto che i partiti neonazisti del suo Paese hanno arruolato il peggio dell’ultradestra proveniente da tutta Europa, ha chiesto ai cittadini europei di unirsi al combattimento contro la Russia, dando vita a una sorta di “legione straniera”. In pratica basta entrare in contatto con l’ufficiale militare dell’ambasciata ucraina, poi ci sarà un colloquio e, se i volontari saranno giudicati idonei, verrà fornito loro un visto e l’assistenza per recarsi in Ucraina.

È la richiesta di un disperato, che viola le legislazioni europee, tra cui la nostra. Infatti l’art. 288 del Codice Penale afferma: “Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da quattro a quindici anni. La pena è aumentata se fra gli arruolati sono militari in servizio, o persone tuttora soggette agli obblighi del servizio militare”.

In riferimento agli atti di terrorismo, interviene anche l’articolo 270-quater: “Chiunque... arruola una o più persone per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un’istituzione o un organismo internazionale, è punito con la reclusione da sette a quindici anni.”

Chi parte per andare a combattere in Ucraina senza formale autorizzazione governativa si ritroverebbe a compiere dei crimini, per i quali potrebbe anche prendersi l’ergastolo se per ritorsione l’Italia dovesse ritrovarsi attaccata.

La legge n. 210/1995, che riprende una convenzione dell’ONU, punisce tanto il mercenario quanto chi lo recluta per combattere in un Paese controllato da uno Stato estero, senza essere né cittadino né residente, senza far parte delle forze armate.

Naturalmente tutto ciò non vale se è lo stesso governo a fare la stessa cosa, secondo gli accordi della NATO relativi alla deterrenza rafforzata per il conflitto ucraino (circa 4.000 unità abbiamo già inviato).

 

I sogni di Zelensky

 

Le capacità istrioniche di Zelensky han sicuramente spiazzato il compassato Putin, come d’altra parte mezzo mondo.

Resta il fatto ch’egli sta facendo massacrare il suo popolo nella convinzione che la NATO, prima o poi, dovrà intervenire.

E poi accusa Putin di vivere in una bolla e continua a rifiutare le tre condizioni poste dai russi per finire la guerra. “Non vogliamo trattare come se avessimo capitolato”, dice. Se le avesse accettate subito quelle tre condizioni, ch’erano chiare sin dall’inizio, non sarebbe stato meglio per tutti? Perché non si accontenta del fatto che Putin ha già rinunciato a denazificare il Paese e quindi che non insedierà un governo fantoccio?

Insomma, dopo due settimane abbiamo capito che gli ucraini sono eroi e martiri. Ora però possono anche trattare o arrendersi, altrimenti diventa un suicidio, un’autoimmolazione. Anche perché la NATO non potrà far nulla, se non illuderli che potranno resistere a oltranza.

 

Il nuovo asse geopolitico

 

È chiaro ormai che l’asse geo-strategico del pianeta si sta spostando in Asia, tra Russia e Cina. Putin ha capito che la UE è una palla persa, in quanto troppo subordinata ai diktat degli USA.

Gli stessi americani, dopo la fine della guerra in Ucraina, sposteranno la loro attenzione sul confronto tra Cina e Taiwan, mirando a trasformare quest’ultima in una nuova Ucraina. In fondo per loro le forze armate non servono soltanto a dominare il pianeta, ma anche a fare affari: han bisogno di avere dei nemici proprio per esigenze di mercato.

Sul piano economico e finanziario Pechino è infinitamente più pericolosa di Mosca. E se la Cina occupa Taiwan, gli USA faranno ridere a sanzionarla.

L’unico che considera l’Ucraina il centro del mondo, il perno attorno a cui si giocano i destini dell’umanità è il megalomane Zelensky.

Ma più guasconi di lui sono purtroppo i nostri politici europei: Borrell, Von der Leyen, Draghi, Scholz, Macron... che non si capisce se siano pagati dagli americani o dagli europei. Con l’approvazione delle assurde sanzioni di Biden han messo la Russia nelle mani della Cina, che sfrutterà tutte le risorse di quell’immenso Paese dagli 11 fusi orari.

La UE sembra essere in un declino irreversibile sin dalla crisi finanziaria mondiale del 2008-2018. Con la differenza che mentre i subprime americani e la pandemia venivano dall’estero, con la questione ucraina abbiamo invece preferito un ruolo autolesionistico.

 

I discorsi retorici e populistici di Zelensky

 

Probabilmente i discorsi che pronuncia Zelensky non sono neppure farina del suo sacco. Gli arrivano direttamente dagli USA. Lui deve soltanto posticipare il più possibile la resa o la trattativa, in quanto la NATO conta sul fatto che la Russia compia devastazioni di cose e persone umanamente insostenibili, al punto da rendere inevitabile un intervento armato dell’occidente, eventualmente col placet dell’ONU, anche se, bisogna dire, Biden ha già conseguito un risultato eccezionale sul piano economico e finanziario: il completo isolamento della Russia dal mondo occidentale.

Che Zelensky sia in sostanza un burattino manovrato da altri lo si è visto anche quando alla domanda del giornalista della tv americana ABC, se sarebbe stato disposto ad accettare le condizioni poste da Putin per terminare immediatamente la guerra, non sapeva bene cosa rispondere, farfugliava frasi senza senso. Questo perché doveva consultarsi prima col suo puparo. Dopodiché recita la parte di chi si sente deluso dal fatto che la NATO non è pronta a entrare in guerra contro la Russia. Quest’uomo è passato da una forma di recitazione a un’altra.

 

Ci stanno preparando alla guerra nucleare

 

Il nostro governo si prepara a ufficializzare il nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleare. È già stata resa nota la bozza coi consigli in caso di disastro ambientale dovuto alla guerra in Ucraina.

Ovviamente la popolazione dovrà restare dentro le proprie abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo (si pensa, in maniera ridicola, a soli due giorni!).

Poi naturalmente dovremo assumere pastiglie di iodio, prima e dopo la contaminazione, e fare molta attenzione a ciò che si mangia, come al tempo di Chernobyl, quando praticamente non si poteva mangiar nulla di fresco.

Per me questo governo deve andare a casa: con Draghi, Di Maio e Guerini ci sta portando alla catastrofe politica, economica e militare.

 

La maglietta di Zelensky

 

Il ministero della Difesa ucraino ha voluto puntualizzare che nella t-shirt di Zelensky non appare un simbolo nazista, ma una “croce equilatera diritta con lati divergenti di colore cremisi, al centro della quale, in un medaglione blu rotondo, c’è l’immagine del segno dello Stato principesco di Vladimir il Grande”. La croce di ferro nazista, al contrario, è una croce patente di colore nero, racchiusa in una cornice argentata: un simbolo adottato dalla Germania nazista nel 1939, eredità dell’Impero tedesco e, ancora prima, del Regno di Prussia.

Ci mancava anche che Zelensky fosse così sprovveduto da utilizzare gli stessi simboli del nazismo. Quando mai uno che vuol riprendere i miti del passato, usciti sconfitti dalla storia, ne adotta gli stessi identici simboli? Come fai a definire “nazisti” i cecchini che nel Donbass sparavano ai bambini mentre si recavano a scuola?

E comunque nello sfondo della parete da cui parla vi è un simbolo simile a quello usato dal battaglione neonazista Azov. Giusto per confondere un po’ il popolino.

 


Simbolo nazionale


Simbolo nazista

 

I negazionisti del Donbass

 

C’è ancora gente che nega che nel Donbass sia stato compiuto un genocidio da parte dell’esercito ucraino e delle milizie neonaziste a partire dal 2014. Eppure basterebbe digitare la parola “Donbass” su YouTube per accorgersene (p.es. youtube.com/watch?v=mlKacrqOmIw che naturalmente il mainstream occidentale ha bannato).[9]

Chi ha voglia di informarsi leggendo, può invece consultare questa pagina, che si riferisce soprattutto al 2014:

www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/8103-8141-ucraina-ue-fosse-comuni-stupri-etnici-cecchini.html

Bisogna avere un po’ di stomaco a leggerla, perché parla di fosse comuni dove i militari dell’esercito di Kiev, in combutta con gruppi della destra ultranazionalista ucraina, avrebbero occultato decine di cadaveri di civili e miliziani russofoni. Cosa confermata dai funzionari dell’OSCE. Solo a Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, sono scomparse circa 400 donne di età compresa tra i 18 e i 25 anni con evidenti segni di violenza.

Parla anche del ministro della Difesa ucraino, Vitaly Geletey e del capo di Stato maggiore delle forze armate di Kiev ,Viktor Muzhenko, responsabili dell’omicidio di centinaia di persone nel Donbass.

Proprio nel 2014 s’insediò il nuovo segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, che inviò nei Paesi Baltici e in Polonia, dopo che la Crimea chiese di passare sotto la Russia, altri 700 soldati e 20 carri armati M1A1 Abrams: cosa che gli USA non facevano in Europa sin dalla fine della Guerra Fredda.

Parla anche dei cecchini, durante gli eventi del Maidan, che uccidevano i manifestanti disarmati e prendevano di mira i giornalisti stranieri, ma non i leader del Maidan, né il quartiere generale dell’autodifesa del Maidan e del partito nazista Pravy Sektor.

 

Ipotesi assurda

 

Se gli italiani presenti in Svizzera (8,4%) fossero ammazzati dagli svizzeri di origine tedesca (63%) o francese (23%), come se si trattasse di un genocidio, noi cosa faremmo?

Ci rivolgeremmo agli organi supremi della UE? dell’ONU? Ma se questo non servisse, cosa faremmo? Per noi questa sarebbe un’ipotesi assurda, anche se la Svizzera non fa parte della UE. Se proprio non funzionasse, dovremmo provvedere a sanzionarla economicamente. Ma la Svizzera è ricchissima. Fino a ieri era uno dei più grandi paradisi fiscali del mondo. Quindi cosa faremmo? Ci rivolgiamo alla NATO? Ma la Svizzera non ne fa parte: non è possibile attaccarla. Potrebbe chiedere aiuto a Cina, Russia, India...

Pensiamoci, perché la situazione dell’Ucraina e del suo Donbass non è molto diversa.

 

I serbi dalla parte dei russi

 

In Serbia si sono riaccesi i fuochi anti-NATO, mai sopiti dal 1999. Ufficialmente il governo ha votato a favore della risoluzione ONU contro l’intervento russo in Ucraina, pur rifiutandosi di applicare alcuna sanzione.

Ma la popolazione scandisce gli slogan “la Crimea è Russia – il Kosovo è Serbia”, “Serbi e russi fratelli per sempre”, e protesta contro il governo. Anche la costola serba in Bosnia-Erzegovina si è schierata a favore della “causa russa”.

Il premier del Kosovo, Albin Kurti, ha accusato la Serbia di rappresentare una diretta minaccia per la regione finché non firmerà una dichiarazione di pace con Pristina e non prenderà le distanze dalla guerra russa all’Ucraina. Intanto chiede con insistenza che il Kosovo entri nella UE e nella NATO. Da notare che l’indipendenza del Kosovo non è riconosciuta dalla Russia. D’altra parte la NATO, dopo aver occupato la provincia serba meridionale del Kosovo, impedisce ancora oggi all’esercito e alla polizia serbi di rientrare in Kosovo, in violazione della Risoluzione 1244 dell’ONU, del 1999 (approvata anche dagli USA!).[10]

Fonte: remocontro.it

 

Fake news sull’ospedale pediatrico

 

Zelensky su Instagram ha definito atrocità il bombardamento russo all’ospedale pediatrico Mariupol e ha affermato che i bambini, le loro madri e i medici sono sotto le macerie.

In realtà l’ospedale pediatrico non ha funzionato dall’inizio della guerra. L’8 marzo, in un’intervista a lenta.ru, il figlio di uno dei dipendenti dell’ospedale ha affermato che “negli ultimi giorni di febbraio persone in uniforme (militanti del battaglione nazionalista Azov) sono arrivate all’ospedale pediatrico dove lavora sua madre. I militari hanno cacciato via il personale dell’ospedale e hanno allestito punti di fuoco nell’edificio”.

Nei filmati sono visibili mobili distrutti e vetri rotti, ma non ci sono corpi dei morti. Anche il deputato di opposizione della Verkhovna Rada dell’Ucraina, Ilya Kiva (Piattaforma di Opposizione - Per la Vita), ha confermato la falsità della news.

 

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I nemici diventano amici

 

Biden ha chiesto ai produttori di shale oil americani di aumentare la produzione a tutti i costi. Ma i 760.000 potenziali barili aggiuntivi non compensano i 3,5 milioni che la Russia esporta ogni giorno.

Ecco perché funzionari americani si sono recati in Venezuela, Paese nemico per eccellenza, riaprendo canali diplomatici chiusi dal 2019. Forse riescono a ottenere 600.000 barili aggiuntivi al giorno.

Non c’è stata invece un’apertura da parte di Arabia Saudita ed Emirati, perché i poverini si sentono ancora offesi per le posizioni di Biden sul caso Khashoggi e per il mancato supporto americano nello Yemen, che per loro va distrutto come Cartagine.

Ora gli USA sono costretti a rimuovere le sanzioni sul petrolio e sull’economia dell’Iran, altro storico nemico. Insomma di fronte al mostro Putin tutti i nemici degli USA diventano angioletti. Si può essere più ridicoli?

 

Gli spot non muoiono mai

 

Fa abbastanza impressione vedere nelle televisioni interrompere news tragiche con la stessa pubblicità e con la stessa frequenza usate per le news in tempo di pace. Lo sanno gli ucraini che vogliono diventare come noi che da noi il vero eroismo è quello di chi resiste alle tentazioni del consumismo?

E comunque, stando sempre alla televisione (pubblica e privata), i giornalisti sono tutti favorevoli all’Ucraina. Eppure dovrebbero ringraziare Putin se possono far vedere ogni giorno qualcosa di diverso, lasciando i propri corrispondenti sul campo. Con gli americani se lo sarebbero sognato. Quelli fanno i bombardamenti a tappeto e non vogliono testimoni scomodi: vedi le città irachene e serbe, ma anche prima, a Dresda (insieme agli inglesi), a Hiroshima e Nagasaki e in Vietnam, dove praticamente si è emulato quel che fecero i nazisti a Guernica, Rotterdam, Coventry...

 

Le fake news ucraine stanno aumentando sempre più

 

Ha fatto scalpore la donna incinta fotografata tra le rovine di un ospedale di maternità a Mariupol, che secondo alcune fonti pare fosse una modella e una popolare beauty-blogger di Mariupol. Il suo nome è Marianna Podgurskaya.

La ragazza è effettivamente incinta, ma non c’era modo di “sdraiarsi” nell’ospedale di maternità, da tempo occupato dai miliziani di Azov. La ragazza è stata truccata e portata sotto le telecamere. Le “esclusive” sono state affidate al noto fotografo Eugene Maloletka, che ora collabora strettamente con le agenzie di stampa occidentali e lavora per The Associated Press. Le sue fotografie sulla crisi in Ucraina si trovano persino sul sito dell’OSCE. Il caso è finito addirittura al Consiglio dell’ONU.

Ormai il cinismo sta raggiungendo livelli spettacolari.[11]

 

Stupisce l’ammissione del generale Paolo Inzerilli

 

Il generale Paolo Inzerilli, ex Capo di Stato Maggiore del Sismi e per 12 anni comandante della Gladio, ha detto: “La Russia, fin da quando era zarista, è sempre stato un Paese a disagio perché si è sempre sentita circondata, in qualche modo bloccata. Sentivano di non avere libertà di movimento. Con l’Unione Sovietica era lo stesso, perché è stata creata la NATO contro l’eventuale espansionismo sovietico. La situazione, dunque, si è tramandata. Tutto quello che sta succedendo adesso, perciò, è sempre dovuto al fatto che la Russia ha paura, si sente circondata da Paesi ostili. Ecco perché non mi sembrano assurde le richieste che fa, solo che Zelensky non ne vuole sapere”.

Fonte: forzearmate.eu

 

Anche il generale Fabio Mini è contro la NATO

 

In una lunga intervista concessa a lantidiplomatico.it il generale Fabio Mini ha detto senza peli sulla lingua e facendo riferimento al suo libro Perché siamo così ipocriti sulla guerra?, che è falso sostenere che la guerra sia cominciata con l’invasione russa dell’Ucraina. La guerra è iniziata nel 2014 (anno del golpe neonazista) con l’insurrezione delle provincie del Donbass, poi dichiaratesi indipendenti. Da allora le forze ucraine hanno martoriato la popolazione russofona ai limiti del massacro e nessuno ha detto niente. Per quella popolazione in rivolta contro il regime ucraino non è stata neppure usata la parola guerra di liberazione o di autodeterminazione così care a certi osservatori internazionali. È bastato dire che la “Russia di Putin” voleva tornare all’impero zarista per liquidare la questione. L’ipocrisia è l’atteggiamento della propaganda occidentale pro-Ucraina che, prendendo atto che esiste una guerra, finge di non sapere chi e che cosa l’ha causata e si stupisce che qualcuno spari, qualcun altro muoia e molti siano costretti a fuggire. Ipocrisia ancor più grave della propaganda è il silenzio omertoso di coloro che tacciono sul fatto che dal 2014 Stati Uniti e NATO hanno riversato miliardi in aiuti quasi interamente destinati ad armare l’Ucraina e migliaia di professionisti della guerra per addestrare e arricchire i gruppi estremisti e neo-nazisti.

L’occidente ha trasformato gradualmente il Paese in un avamposto contro la Russia, a prescindere dalla sua ammissione alla NATO. Di qui la pseudo rivoluzione arancione (2004), il sabotaggio interno ed esterno di ogni tentativo di stabilizzazione, l’alternanza di governi corrotti, la pseudo rivolta di Euromaidan, il colpo di stato contro il presidente Yanukovich (2014) fino alla elezione di Zelensky. Quest’ultimo è passato da un programma elettorale contro gli oligarchi, contro la corruzione politica e la promessa di “servire il popolo” a una politica dichiaratamente provocatoria nei confronti della Russia. E questo era esattamente ciò che volevano gli Stati Uniti e quindi la NATO dal 1997.

L’espansione della NATO a est, iniziata in quell’anno, è andata avanti per 24 anni. Per oltre un decennio la Russia non ha potuto opporsi e la NATO, sollecitata in particolare da Gran Bretagna, Polonia e Repubbliche Baltiche ha pensato di poter chiudere il cerchio attorno ad essa “attivando” sia Georgia sia Ucraina. La Russia è intervenuta militarmente in Georgia e questo ha dato un segnale forte agli USA e alla NATO, che non hanno voluto intervenire. Durante la crisi siriana del 2011 la Russia si è schierata con il governo di Bashar Assad e successivamente con la guerra all’ISIS è intervenuta militarmente dando un contributo sostanziale alla sua neutralizzazione. Le operazioni russe in Siria hanno disturbato i piani di chi voleva approfittare dell’ISIS e delle bande collegate per destabilizzare l’intero Medioriente.

Un altro segnale del mutato umore russo è stata l’annessione della Crimea subito dopo il colpo di stato contro Yanukovic sostenuto dagli Stati Uniti e in particolare dall’inviata del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, e dall’allora vice presidente Biden. Dal 2014 in poi l’Ucraina, con il sostegno degli Stati Uniti e della NATO, ha assunto una linea ancora più ostile nei confronti della Russia e ha iniziato a integrare nelle forze armate e nella polizia  i gruppi neonazisti che si erano “distinti” negli scontri di Maidan. Gli stessi che ora organizzano la “resistenza ucraina” e coordinano i circa 16.000 mercenari sparsi per il Paese. Per tutto questo mi sento di dire che la NATO ha spinto l’Ucraina con forza in un’avventura pericolosa per entrambi e soprattutto per noi europei.

E questa è solo la prima parte dell’intervista...

 

Tra i due litiganti il terzo gode

 

Pechino sta già valutando importanti investimenti in società russe nel settore energetico e delle materie prime (nel mirino soprattutto il gigante del gas Gazprom e il produttore di alluminio Rusal).

Dal 2014 a oggi il peso della Cina nell’interscambio totale con la Russia è praticamente raddoppiato, mentre Mosca per Pechino conta solo il 2% del totale, anche se importa da Mosca il 15% del suo petrolio e il 10% del gas (quest’anno avrà bisogno di duplicare le sue importazioni anche del grano a causa di un cattivo raccolto).

Quindi nel breve periodo sembrano guadagnarci gli USA, ma nel lungo periodo sarà di sicuro la Cina. Hanno senso le sanzioni? Il peggior nemico degli USA diventerà sempre più forte. È ciò che Hegel chiama “ironia della storia”.

 

Si moltiplicano le bande armate irregolari

 

Le brigate private che in Ucraina si stanno organizzando separatamente dall’esercito gestito dal ministero della Difesa, sono tutte dichiaratamente neonaziste. Non rispondono a ordini del governo. Controllano il territorio in autonomia e non hanno alcuna intenzione di riconoscere né l’indipendenza alle repubbliche del Donbass né il possesso russo della Crimea. In otto anni di guerra non hanno mai smesso di sentirsi impegnate contro i filorussi.

Ci sarà da ridere quando la guerra sarà finita. Se vince Kiev dovrà per forza riconoscere tutte le nefandezze compiute da questi irregolari, armati e finanziati da soggetti di varia natura, non ufficiali. D’altra parte già nella guerra civile del 2014-15 nessun crimine neonazista è mai stato perseguito penalmente.

 

Eutanasia e Ucraina

 

Pur di farci accettare tutte le nefaste conseguenze economiche delle assurde sanzioni imposte alla Russia, ora il governo sembra essere disposto a concederci l’eutanasia. Curiosa questa coincidenza. Ce la siam presa in queste ultime settimane con quel cialtrone di Zelensky, ma anche guardando i nostri politici non è che siamo messi molto meglio.

 

Le fallite rivoluzioni ucraine

 

Prima che scoppiasse la guerra in Ucraina disse Volodymyr Ishchenko, sociologo che vive a Kiev: “Economicamente l’Ucraina è un grande fallimento. Se si osservano gli indicatori economici, è probabilmente uno dei pochissimi Paesi al mondo che non ha raggiunto il livello del PIL pro capite del 1990. C’è stato un enorme declino economico negli anni ‘90...”.

E poi ancora: “Ci sono state alcune iniziative per avere un consorzio a tre: la Russia come fornitore di gas, l’Unione Europea come consumatore e l’Ucraina come territorio di transito. Queste trattative sono fallite negli anni ‘90 e 2000, in particolare per iniziativa ucraina, e il risultato è stato che la Russia ha appena costruito diversi oleodotti intorno all’Ucraina, che rendono obsoleti i suoi.”

Insomma il progetto di costruzione di una nuova nazione è stato sostanzialmente fallimentare, nonostante le tre rivoluzioni avvenute nel 1990, 2004 e 2014. Di questi fallimenti si è cominciata a dare la responsabilità alla Russia, giudicandola incapace di modernizzarsi come i migliori Paesi europei.

Fonte: jacobinitalia.it

 

L’identità della destra ucraina

 

Ha detto il sociologo ucraino Volodymyr Ishchenko su jacobinitalia.it: “I partiti nazionalisti radicali in Ucraina sono al momento le parti più organizzate, più mobilitate della società civile, dispongono della mobilitazione di piazza più forte. Dopo il 2014 hanno ottenuto anche le risorse per la violenza: hanno avuto l’opportunità di creare unità armate affiliate e un’ampia rete di centri di addestramento, campi estivi, riviste... Questa infrastruttura forse non esiste in nessun altro Paese europeo. Assomiglia più alla politica di estrema destra degli anni Trenta in Europa che alla politica di estrema destra europea contemporanea, che non si basa tanto sulla violenza paramilitare, ma è in grado di conquistare una parte piuttosto ampia dell’elettorato”.

C’è da dire che in occidente la destra si avvale di una cultura più consolidata, affine al neoliberismo, che dalla fine degli anni ‘70 ha spazzato via progressivamente le ultime idee di socialismo. Inoltre, avendo l’occidente notevoli risorse economiche, la destra non ha bisogno di usare il militarismo o la violenza dello squadrismo neofascista.

L’Ucraina è invece un Paese economicamente alla frutta, e se Mosca le sottrae pure il porto di Odessa, torna al Medioevo.

 

L’origine del malessere ucraino

 

Nell’impero russo c’era l’idea che russi, ucraini e bielorussi fossero tre varianti dello stesso popolo. Questa narrazione è stata ribadita da Putin: ucraini e russi sono un solo popolo, artificialmente diviso.

Ma dopo il crollo dell’URSS gli ucraini si sono sentiti come abbandonati e han cominciato a pensare che con tutte le risorse naturali che avevano, avrebbero potuto arricchirsi molto facilmente. Ecco perché si sono rivolti sempre più a occidente, soprattutto verso gli Stati Uniti, i quali ne hanno approfittato per rovesciare nel 2014 un governo che ormai non rappresentava più le istanze autonomistiche nei confronti della madre Russia.

E così, mentre si formava una ristretta cerchia di oligarchi e una grande fetta di dirigenti politici ed economici particolarmente corrotti, il governo s’inventava come collante sociale e culturale la necessità di perseguitare ferocemente chi rappresentava un passato da dimenticare: i filorussi del Donbass. L’acceso nazionalismo non serviva solo per staccarsi da qualunque influenza russa (dalla messa al bando del partito comunista al divieto di usare la lingua russa nella sfera pubblica), ma anche per impedire che il Donbass si staccasse dall’influenza di Kiev. È stata l’area più occidentale del Paese, quella culturalmente cattolica, molto simile a quella polacca, a dare una svolta destabilizzante all’intero Paese.

A questo punto sarebbe meglio creare due Ucraine: dell’est e dell’ovest. Come in Cecoslovacchia. E anche come in Sudan, con la differenza che qui han diviso il Paese in nord e sud. Si noti, peraltro, che il SudSudan acquisì l’indipendenza definitiva il 9 luglio 2011, a seguito di un referendum passato con il 98,83% dei voti. Ebbene l’ONU lo riconobbe il 14 luglio! Se avesse avuto la stessa celerità nei confronti delle due repubbliche del Donbass, forse tutto questo macello non sarebbe successo. È evidente, infatti, che se uno Stato non viene riconosciuto come separatista o secessionista, si autorizza l’altro, da cui si è staccato, a combatterlo continuamente.

 

Premessa di un prossimo libro

 

Un tempo gli USA dominavano il mondo sul piano economico perché avevano la migliore tecnologia, il potere del dollaro, il controllo dei mari, un’infinità di materie prime...

E costringevano a fare affari con loro perché dicevano di rappresentare il mondo libero, la democrazia compiuta, che si opponeva ai comunisti e ai terroristi.

Poi quando il comunismo è crollato e si è trasformato in capitalismo, gli USA han preso a odiare questa trasformazione perché troppo concorrenziale sul piano economico. Non potevano più competere sul costo del lavoro e anche a livello tecnologico subivano colpi non indifferenti, perché la scienza ha il potere di diffondersi sull’intero pianeta. E non solo loro avevano materie prime strategiche.

Di qui la necessità di ricorrere alle maniere forti. I paesi più competitivi andavano isolati, resi impotenti, costretti ad affrontare gravi problemi interni... Ma ormai era troppo tardi.

Ecco questa potrebbe essere la premessa di un libro sulla terza guerra mondiale.

 

Lucciole per lanterne

 

“Vi chiediamo ogni giorno una no fly zone. Se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente. Questa sarà anche responsabilità della politica mondiale, dei leader occidentali. Oggi e per sempre”.

Il refrain di Zelensky è questo. Nessuna resa, nessuna trattativa, ma resistenza a oltranza.

Un generale (con un minimo senso etico della vita) non manderebbe al massacro i civili, non baserebbe la vittoria soprattutto sugli aiuti esterni, ma guarderebbe in faccia la realtà. Non si farebbe illusioni, considerata la grande sproporzione di forze in campo, che qualche vittoria in singole battaglie possa determinare l’esito del conflitto. Soprattutto cercherebbe di evitare che un conflitto regionale si trasformi in un conflitto mondiale, e non rischierebbe che una guerra con armi convenzionali debba per forza essere destinata a diventare una guerra nucleare.

Quest’uomo è completamente fuori di senno, è solo un megalomane irresponsabile. Assomiglia a Hitler quando diceva ai suoi generali in Russia di resistere fino all’ultimo uomo, anche quando l’esercito era completamente circondato. O quando, chiuso nel bunker di Berlino, chiedeva di armare anche i sedicenni per difendere la città.

Zelensky vuol passare alla storia come un eroe nazionale, che vuol fare della propria disponibilità al martirio un esempio che tutta la popolazione deve imitare. Peccato che, pur di restare al governo, si sia servito degli elementi peggiori del suo Paese.

Forse ci vorrà molto tempo agli ucraini per capire che il nazionalismo e il neonazismo non c’entrano niente con la democrazia e che non diventano tanto più veri quanto più vengono indirizzati contro un nemico esterno.

Ma la colpa di questo scempio è di chi strumentalizza il premier dietro le quinte, di chi gli fa vedere lucciole per lanterne. Persino noi europei siamo caduti in questa trappola americana.

 

Impeccabile l’analisi di Viganò

 

Al cospetto dell’analisi politica fatta dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex Nunzio Apostolico negli USA, sulla crisi ucraina, la posizione filo-putiniana del patriarca moscovita è ridicola, soprattutto con la sua idea di considerare le parate gay come simbolo della corruzione dell’occidente.

Il testo è apparso sul sito di marcotosatti.com. Siccome è lunghissimo, faremo una breve sintesi.

1) È convinto che la Russia è stata provocata al conflitto da USA e UE. I veri protagonisti di questa guerra sono gruppi finanziari privati facenti capo a un’oligarchia unita dal denaro e dal potere (Deep State). Hanno tentacoli nell’ONU, nella NATO, nel World Economic Forum, nell’Unione Europea e in istituzioni “filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill & Melinda Gates Foundation. E sono in grado d’influenzare tutte le nazioni.

2) Dopo il crollo dell’URSS la NATO ha fatto man bassa di Stati ex-sovietici, pur essendosi impegnata col Cremlino, nel 1991, a non espandersi ulteriormente. E si fa l’elenco: Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia (2009), Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). Ora si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia.

In pratica la Russia è circondata da missili nucleari a pochi chilometri dal proprio confine, mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina agli USA. Putin ha reagito con l’Ucraina perché la NATO gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero.

3) Gli USA vogliono che la UE acquisti il proprio gas liquido, più costoso e meno ecologico, per il quale occorrono i rigassificatori. La decisione dell’ENI di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) è folle, poiché comporta la privazione di un’ulteriore fonte di approvvigionamento, dal momento ch’esso alimenta la Trans Atlantic Pipeline (dalla Turchia all’Italia). Già nell’agosto 2021 Zelensky aveva detto di considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania “un’arma pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa”: aggirando l’Ucraina, la privava di circa un miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito. In questa preoccupazione gli USA erano concordi.

4) Gli USA dispongono in Ucraina di vari laboratori virologici dislocati, sotto il controllo del Pentagono, dove sembra siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano. La Russia teme che si facciano esperimenti batteriologici a suo danno. L’Ambasciata statunitense ha provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i file relativi al Biological Threat Reduction Program.

5) La Russia e l’Ucraina sono gli unici produttori di palladio e neon, indispensabili per la produzione di microchip. Secondo le stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense proviene dalla Russia. Un’improvvisa carenza di materie prime dalla Russia potrebbe fermare la produzione, in modo da far perdere a Taiwan lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione dell’isola.

6) Altro tema è quello di Burisma, azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Durante la presidenza americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega” sulla politica internazionale era proprio Joe Biden, ed è da allora che scatta la “protezione” offerta dal leader democratico ai nazionalisti ucraini. È stato Joe Biden in quegli anni a portare avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina alla NATO. Voleva togliere potere politico ed economico alla Russia. Negli ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato associato anche a uno scandalo sull’Ucraina che aveva fatto vacillare la sua candidatura. Infatti nell’aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza proprio Hunter, figlio di Biden. Quest’ultimo ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell’Ucraina di quelle zone del Donbass (divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia), perché ricche di giacimenti di gas non ancora esplorati, finiti nel mirino della stessa Burisma Holdings.

Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei Rockefeller, ha ammesso d’essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da parte del Procuratore Generale Viktor Shokin. Biden aveva minacciato di “trattenere una garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un viaggio di dicembre 2015 a Kiev”, riferisce il “New York Post”. E il Procuratore fu effettivamente licenziato.

7) Il 19 febbraio 2022, in una conferenza a Monaco, Zelensky annunciò la sua intenzione di porre fine al “Memorandum di Budapest” (1994), che proibisce all’Ucraina lo sviluppo, la proliferazione e l’uso di armi atomiche. Tra le altre clausole del Memorandum, vi è anche quella che obbliga la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito ad astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’Ucraina per influenzare la sua politica. L’Ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel 2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il Paese non fosse riuscito a entrare nella NATO. Le centrali nucleari dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute dall’impresa statale NAEK Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le compagnie russe tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono aziende riconducibili al governo degli Stati Uniti. Si comprende facilmente come la Federazione Russa consideri una minaccia la possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari.

8) Nel 2013, dopo che il governo del Presidente Viktor Janukovyč aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea e di stringere più strette relazioni economiche con la Russia, iniziarono una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan, che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò Janukovyč e portò all’insediamento di un nuovo governo. Un’operazione sponsorizzata da George Soros, come ha dichiarato lui stesso alla CNN: “Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse indipendente dalla Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un ruolo determinante negli eventi di oggi”. Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, che non era stata voluta dalla popolazione ma ottenuta con una rivoluzione “colorata”, di cui si erano avute le prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia e in Bielorussia.

In seguito agli scontri del 2 Maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la strage di Odessa. Di questi eventi terribili parlò anche la stampa occidentale; Amnesty International e l’ONU denunciarono questi crimini documentandone l’efferatezza. Ma nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili.

9) Tra i tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Lugansk. Tra i punti dell’accordo vi era anche la rimozione dei gruppi illegali armati, delle attrezzature militari, così come dei combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE e il disarmo di tutti i gruppi illegali. Contrariamente a quanto pattuito, i gruppi paramilitari neonazisti non sono solo stati riconosciuti ufficialmente dal governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati incarichi ufficiali.

10) Sempre nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla Federazione Russa. Il governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di queste regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie neonaziste e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione, dal momento che considera queste entità come organizzazioni terroristiche. È pur vero che i due referendum del 2 novembre rappresentano una forzatura del Protocollo di Minsk, che prevedeva solo una decentralizzazione del potere e una forma di statuto speciale per le regioni del Donetsk e del Lugansk.

Il 15 febbraio 2022 la Russia consegnò agli USA un progetto di trattato per cessare questa situazione e difendere le popolazioni russofone. Ma non se ne fece nulla. La guerra, iniziata nel 2014, doveva servire per eliminare le due repubbliche separatiste. Disse a tale proposito il Presidente Petro Poroshenko nel 2015: “Noi avremo un lavoro, le pensioni e loro no. Avremo i bonus per i bambini, e loro no. I nostri figli avranno scuole ed asili, i loro figli staranno negli scantinati. Così vinceremo questa guerra”. Ecco perché ci sono stati otto anni di bombardamenti in Donetsk e Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni.

11) Il 18 febbraio 2022 i Presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del Donbass e le Forze Armate Ucraine. Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera bassa del Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente il Presidente russo ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella regione del Donbass.

Dov’è il tanto decantato diritto all’autodeterminazione dei popoli, ch’era valso il 24 agosto del 1991 per la proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità internazionale? E per quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in Ucraina, quando la NATO ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999), in Afganistan (2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che nessuno abbia sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e Libano per scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine settentrionale e nessuna nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.

 

L’ambigua posizione cinese

 

Gabriele Battaglia, corrispondente a Pechino per la Radio Televisione Svizzera Italiana, ha detto a ilcaffegeopolitico.net che se Xi JinPing avesse saputo sin dal 4 febbraio (giorno dell’incontro con Putin) che la Russia aveva intenzione di attaccare l’Ucraina, “mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, Xi avrebbe fatto riferimento a concetti come collaborazione a tutti i livelli tra Russia e Cina. Sarebbe stato molto più cauto”.

Quindi anche qui tutte speculazioni dei media occidentali, basate sull’intelligence statunitense.

Ha poi fatto capire che per i cinesi l’Ucraina deve rimanere integra nei suoi confini e senza NATO, mentre la Russia non può essere sanzionata, poiché le sue esigenze di sicurezza hanno rischiato di essere gravemente minacciate. Inoltre le sanzioni economiche destabilizzano l’economia mondiale.

Naturalmente al governo cinese (questo lo aggiungo io) non interessa riconoscere l’indipendenza alle repubbliche del Donbass, altrimenti dovrebbe farlo anche coi tibetani, gli uiguri, Taiwan, ecc. I cinesi al massimo avrebbero loro concesso un’amministrazione speciale, come han fatto con Hong Kong. Ma poi sappiamo com’è andata a finire.

 

Cina, Stati Uniti e Taiwan

 

Come noto, una delegazione di alto profilo era stata inviata da Biden a Taiwan il 2 marzo scorso per esprimere il fermo impegno degli Stati Uniti per la sicurezza dell’isola.

Ma prima cosa c’era stato tra USA e Taiwan? L’8 febbraio Biden aveva approvato un contratto da 100 milioni di dollari per rafforzare i sistemi di difesa missilistica di Taiwan.

In altre parole, se non scoppia una guerra mondiale in Europa per colpa del conflitto Russia / Ucraina, di sicuro scoppierà per colpa delle perenne tensioni tra Cina e Taiwan.

Il rafforzamento dei contatti politici e militari americani con Taiwan contro la Cina è qualitativamente simile all’espansione della NATO in Europa contro la Russia.

Ancora una volta gli USA si ergeranno a difesa dell’integrità territoriale dell’isola, della democrazia, dei diritti umani e altre scemenze del genere.

Taiwan è sempre stata cinese, salvo il periodo in cui fu colonizzata dai giapponesi. Nell’isola si rifugiarono gli anticomunisti e nazionalisti guidati da Chiang Kai-shek, protetti dagli americani.

 

[12]

 

Zelensky, l’ebraismo e Israele

 

Zelensky ha sostenuto che è impossibile che nel suo governo esista una banda di neonazisti, dal momento ch’egli stesso è ebreo (come se questo al giorno d’oggi volesse dire qualcosa![12]). E ha aggiunto che già al sesto giorno di conflitto lui aveva accusato la Russia d’aver bombardato il memoriale di Babi Yar, dove 33.000 ebrei furono massacrati dai nazisti.

Credendo alle sue parole, il Memoriale Yad Vashem (istituzione israeliana che coltiva la memoria della “soluzione finale della questione ebraica” da parte dei nazisti) disse ch’era oltraggioso che la Russia parificasse l’estrema destra ucraina ai nazisti della Shoah, e ancor più che bombardi un luogo della memoria.

Peccato però per entrambi che un gruppo di giornalisti israeliani siano andati sul luogo incriminato e abbiano dovuto constatare che non è mai stato bombardato! Quindi un’altra bufala dell’imbonitore Zelensky.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett, quando si è recato a parlamentare con Putin a Mosca, ha cercato di appurare se gli Stati Uniti s’appoggino davvero su autentici nazisti. È rimasto piuttosto “disorientato”, questo dicono le agenzie di stampa. Ma Bennett, conscio degli stretti legami del suo Paese con gli USA, si è guardato bene dal rendere pubblico quanto aveva accertato.

Fonte: voltairenet.org

 

Suicidio economico di massa

 

La Regione d’Italia più penalizzata per le sanzioni alla Russia è la Lombardia, che rappresenta il 28% dell’export italiano verso lo stato russo e il 18% dell’interscambio. Durante i primi 9 mesi del 2021 l’interscambio commerciale tra la Lombardia e la Federazione Russa era arrivato a quota 2,87 miliardi di euro.

Poi c’è il Veneto, dove il settore manifatturiero vale quasi 1,5 miliardi di euro all’anno nell’export verso Russia e Ucraina.

Poi il Piemonte: a settembre del 2021 l’export verso la Russia era arrivato a quota 591 milioni di euro. Il conflitto ha delle ripercussioni anche sull’Eurovision Song-Contest che verrà ospitato proprio dal Piemonte e che vedrà l’esclusione della Russia dalla kermesse musicale.

Poi vi sono le esportazioni dell’Emilia-Romagna verso Ucraina e Russia, che valgono circa 2 miliardi di euro: quasi il 3% di tutta la commercializzazione della Regione sui mercati esteri. In totale sono 136 le imprese emiliane e romagnole che hanno acquisito il controllo di società russe, soprattutto nei settori della metalmeccanica e in quello alimentare. Complessivamente le imprese della Regione che hanno esportato i propri prodotti verso la Russia negli ultimi tre anni sono state quasi 4.000!

Le Marche figurano tra i principali partner commerciali della Russia e sono all’ottavo posto per le esportazioni. Durante i primi sei mesi del 2021 l’export ha raggiunto quota 231 milioni di euro, rappresentando il 2,6% dell’export totale della Regione.

Uno dei prodotti più a rischio per l’Italia, a causa dei problemi legati al conflitto, è l’olio di semi di girasole. Al momento le navi russe e ucraine che trasportano olio o semi sono tutte ferme sul Mar Nero. Ne abbiamo solo per un mese.

Il prezzo della pasta, insieme a quello degli altri prodotti a base cereale, potrebbe subire un incremento del 10%.

In arrivo rincari significativi anche per il mais: l’Italia importa il 53% del mais dall’Ucraina.

Sta salendo a dismisura il prezzo della farina (del 40%, mentre la semola addirittura del 110%): un fenomeno, questo, iniziato già da diverse settimane a causa della crisi energetica.

L’aumento del prezzo del mais va a influenzare anche la produzione di latte: le stalle italiane sono fortemente dipendenti dal mais, il principale ingrediente delle diete per gli animali. A rischio c’è tutta la filiera nazionale dei prodotti zootecnici e bio-industriali.

In aumento tutti i costi di produzione: dagli imballaggi alla plastica, passando per i vasetti, il vetro, l’acciaio per i barattoli, il legno per i pallet da trasporti e la carta per le etichette.

Anche il prezzo dei legumi è destinato a salire a causa dell’aumento dei costi di produzione di confezioni e imballaggi. In alcuni casi si potrebbe arrivare al paradosso che gli imballaggi costerebbero più del cibo che contengono.

Questa situazione fa venire in mente quanto accadde a Masada 2000 anni fa. Per non arrendersi ai Romani, gli ebrei si ammazzarono tutti. La differenza è che noi italiani lo stiamo facendo dopo esserci arresi agli americani, i nuovi “Romani”. Non riusciamo ancora a capir bene a chi abbiamo messo le sanzioni. Negli USA dicono che Putin va eliminato fisicamente (cosa poi ripetuta dal ministro del Lussemburgo Jean Asselborn). Ma siamo sicuri che debba esserlo solo lui?

 

Ipotesi realistica

 

L’ipotesi che comincia a girare a Bruxelles e forse pure a Washington, è quella di convincere Zelensky a lasciare Kiev per risparmiare al suo popolo la carneficina, riparare in una capitale europea per stabilirvi un governo in esilio, consegnare l’Ucraina ai carrarmati di Putin sperando che col tempo le sanzioni economiche lo chiudano all’angolo.

 

Intervista a Denis Pushilin

 

Denis Pushilin, presidente dal 2018 dell’autoproclamata Repubblica filorussa di Donetsk, dopo l’assassinio del suo predecessore Alexandr Zacharchenko, è ricercato ovviamente dalle autorità ucraine per separatismo, alto tradimento e terrorismo.

È stato intervistato da “Repubblica”. Ha detto che, finita la guerra, loro e l’altra Repubblica non hanno intenzione né di stare sotto l’Ucraina né sotto la Russia.

Ha fatto capire che l’autodeterminazione dei popoli è più importante dei confini degli Stati nazionali.

Alla domanda se sapesse o meno il giorno dell’inizio dell’attacco russo, Pushilin ha risposto: “È da otto anni che siamo pronti a contrattaccare alle ostilità delle forze armate ucraine. Verso la fine di dicembre abbiamo iniziato a ottenere informazioni di massicci concentramenti di soldati, di tecnologia e di armi lungo le linee di contatto e abbiamo iniziato a fare passi per contrattaccare. Uno o due giorni prima che Zelensky annunciasse un decreto di attacco io e il mio collega di Lugansk abbiamo avuto la necessità di appellarci al presidente russo”.

Ha poi ribadito la tesi russa del genocidio: “Quando abbiamo iniziato a dissotterrare i cadaveri dai luoghi in cui le persone erano state sepolte abbiamo scoperto che molte di loro erano state uccise con un sparo in testa o con un colpo in testa sferrato con un oggetto. Non le sembra un genocidio? Queste persone venivano uccise dai battaglioni nazionali principalmente perché russe, russofone o perché non condividevano le loro opinioni politiche”.

 

Assassinato Ryndovsky

 

A Kiev, una milizia neonazista locale ha catturato e brutalmente torturato un famoso combattente di MMA, Maxim Ryndovsky, cittadino ucraino di etnia russa.

La sua colpa era di essersi allenato con il club ceceno “Akhmat”, che lo ha reso un “traditore” agli occhi dei gruppi estremisti.

Una parte del video è visibile qui https://twitter.com/i/status/1500195826819338249

 

Svezia e Finlandia possono essere coinvolte?

 

Il guerrafondaio Stoltenberg ha detto che nel caso di Stoccolma un’invasione russa provocherebbe ugualmente l’intervento della NATO, poiché, nonostante la neutralità della Svezia, esiste un Accordo di sostegno del Paese ospitante, ratificato nel 2016, che mantiene neutrale la Svezia, pur ospitando truppe, depositi o operazioni della NATO. Quindi l’Alleanza potrebbe fornire, in caso di richiesta d’aiuto, sostegno militare.

Diversa è la situazione della Finlandia, che è un Paese neutrale senza alcun tipo di collaborazione con la NATO. Tuttavia in caso d’invasione, essendo uno Stato membro dell’UE, avrebbe comunque il sostegno militare dagli altri 26 Paesi, com’è previsto dall’art. 42 del Trattato dell’Unione Europea.

Il problema però è che generalmente la UE delega alla NATO la propria difesa. Bisogna quindi vedere cosa può accadere, nel caso in cui un Paese membro che non aderisce al Patto Atlantico venisse attaccato: da chi verrebbe difeso?

Se Mosca dovesse davvero decidere d’invadere i confini finlandesi, anche l’Italia sarebbe chiamata a rispondere militarmente alla minaccia. Senonché nei confronti dell’Ucraina ci stiamo già comportando come se fosse già nella UE.

 

Sempre molto informato Manlio Dinucci

 

Così scrive Manlio Dinucci.[13]

Il piano strategico degli Stati Uniti contro la Russia è stato elaborato nel maggio 2019 dalla Rand Corporation, il cui quartier generale ha sede a Washington. Ha un esercito di 1.800 ricercatori e altri specialisti reclutati da 50 Paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 Paesi.

La Rand Corporation è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica USA, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (CIA e altre), da agenzie di altri paesi e potenti organizzazioni non-governative.

La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia che permise agli USA di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’URSS a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto militare. A questo modello si è ispirato il nuovo piano elaborato nel 2019: costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo.

Le principali direttrici di attacco sono abbastanza precise:

1. Attaccare la Russia sul lato più vulnerabile, quello dell’economia fortemente dipendente dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali e finanziarie e si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense.

2. In campo ideologico e informativo occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno.

3. In campo militare i Paesi europei della NATO devono accrescere le proprie forze in funzione anti-russa. Gli USA devono investire nella UE in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia.

4. Fornire aiuti letali all’Ucraina, sfruttando il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia.

A dir il vero il piano Rand Corporation è ancora più vasto, in quanto non riguardava solo l’Ucraina. Le opzioni in cui giocarsi il futuro dei rapporti con la Russia erano 6:

1. armare l’Ucraina;

2. incrementare il sostegno agli jihadisti in Siria;

3. promuovere un cambiamento di regime in Bielorussia;

4. sfruttare le tensioni nel sud del Caucaso;

5. ridurre l’influenza russa in Asia centrale;

6. competere con la presenza russa in Transnistria.

Fonte: lantidiplomatico.it

 

Nuovo asse geostrategico asiatico

 

La Turchia è nella NATO ma non ha accettato di mettere sanzioni alla Russia. Perché loro no e noi sì? Lo sa il nostro governo che è in procinto di formarsi un asse geostrategico asiatico di tre grandi autocrazie: Russia, Cina e Turchia? Anche l’India si è rifiutata di porre sanzioni. Se questo enorme Paese, grande amico della Russia, smettesse di considerare la Cina più pericolosa degli Stati Uniti, noi occidentali, soprattutto noi europei, costringendo la Russia ad asiatizzarsi, avremo fatto l’operazione politica più assurda della nostra storia, di cui pagheremo le conseguenze non per gli anni ma per i secoli a venire.

 

Considerazioni opportune del generale Bertolini

 

Il generale Marco Bertolini, già capo del Comando operativo interforze e Presidente dell’Associazione Paracadutisti Folgore, ha fatto sul “Messaggero” affermazioni che il nostro governo dovrebbe valutare molto attentamente:

1. Le armi all’Ucraina sono “un atto di ostilità che rischia di coinvolgerci” nella guerra: “Bastavano le sanzioni, anche inasprite”.

2. Putin non è un pazzo né il nuovo Hitler: “Voleva interrompere il percorso che avrebbe dovuto portare l’Ucraina nella NATO” per non perdere “l’agibilità nel Mar Nero”.

3. Il governo italiano non conta nulla e Di Maio che dà dell’“animale” a Putin “ci taglia fuori da ogni trattativa”, diversamente dalla Francia di Macron.

4. Guai a seguire Zelensky sulla no fly zone, che “significherebbe avere aerei NATO sull’Ucraina e l’incidente inevitabile”.

5. I negoziati non sono un bluff, ma una “dimostrazione di buona volontà delle due parti”.

6. La sconfitta di Putin esiste solo nei nostri sogni e nella propaganda occidentale: la Russia s’è già presa l’Est, collegando Crimea e Donbass; “le grandi città al momento sono state risparmiate e non è partita la caccia a Zelensky” per “precisa volontà" di Mosca, che finora ha limitato al minimo “i bombardamenti dall’alto” per non moltiplicare le stragi e non provocare un “intervento della NATO”.

7. Putin non ha bombardato la centrale di Zaporizhzhia: “Non ho visto missili, ma bengala per illuminare gli obiettivi” degli scontri con gli ucraini lì vicino: le radiazioni avrebbero colpito pure il Donbass e la Russia, che le centrali vuole controllarle, non farle esplodere.

8. Putin non vuole conquistare l’Europa, né rifare l’URSS né “governare l’intera Ucraina”, ma “trattare una ricomposizione”: un regime fantoccio sull’intero Paese scatenerebbe anni di guerriglia antirussa.

9. “La Russia vuol essere europea e noi non facciamo che schiacciarla verso Asia e Cina”.

10. I possibili esiti della guerra sono due: una vittoria russa dopo “una lunga guerra"; o un negoziato che i soli mediatori credibili – Israele, Francia, Cina e Turchia – possono favorire se aiutano le due parti a trattare con reciproche concessioni anziché “istigarle a proseguire” nella guerra.

 

L’estrema destra ucraina

 

Secondo Putin l’Ucraina sarebbe uno stato fantoccio guidato da “drogati” e “neonazisti”, nonostante Zelensky sia di fede ebraica, e tre suoi parenti siano state vittime della Shoah.

Che siano tossici non lo sappiamo, ma che siano affiliati al neonazismo è pacifico.

Il capostipite di questa corrente è Stepan Bandera, assassinato dal KGB a Monaco di Baviera nel 1959.

Bandera era un fascista convinto, membro dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini e fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino. La milizia ha combattuto prima contro i polacchi, sterminandone 60.000 in Galizia e Volinia, poi ha collaborato coi nazisti contro l’Armata Rossa, contribuendo all’Olocausto; infine si è lanciata contro gli stessi tedeschi.

Bandera e i suoi han combattuto una guerra partigiana, cinica e spietata, eliminando chiunque costituisse un ostacolo al predominio degli ucraini a ovest del Dnepr. Secondo lui gli ucraini autentici sono di origine scandinava o proto-germanica; sfortunatamente si sono mescolati con un popolo slavo, i russi, da combattere e dominare.

Lo stesso Putin nel suo discorso alla nazione, con cui ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, ha detto che l’attuale governo di Kiev è un “regime neonazista banderista” che vuole commettere un “genocidio” ai danni della popolazione russofona dell’Est.

Oggi ha smesso di parlare di denazificazione, anche perché se la presenza di gruppi di estrema destra fosse sufficiente a scatenare un’invasione, allora ogni Paese europeo dovrebbe essere “denazificato” con la forza, Russia compresa.

I neonazisti hanno un peso elettorale quasi nullo, ma contano parecchio a livello militare.

A parte il precedente di Bandera, la storia dell’estrema destra ucraina contemporanea parte tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90.

Nel 1991 viene fondata l’Assemblea Nazionale Ucraina, che raggruppa varie formazioni minori e che si dota molto presto anche di un’ala paramilitare apertamente ispirata a Bandera: l’Autodifesa Nazionale Ucraina.

Questi militanti han partecipato alla guerra di Transnistria filorussa del 1992 stando coi moldavi, han combattuto a fianco dei georgiani contro i ribelli filorussi dell’Abkhazia e assieme ai ceceni nella prima guerra cecena, e sono intervenuti anche nel conflitto dell’ex Jugoslavia schierandosi coi nazionalisti croati.

Il 13 ottobre del 1991, a Leopoli, è nato il Partito social-nazionale ucraino, che ha unito vari gruppi di estrema destra. Nel 1999 si è dotato di un’organizzazione paramilitare chiamata Patrioti dell’Ucraina. I risultati elettorali sono stati però disastrosi, per cui al congresso del 2004 viene cambiato il nome in Svoboda (Libertà) e, col presidente Oleh Tiahnybok, ci si dà una faccia un po’ più presentabile. L’obiettivo è quello di diventare la principale forza d’opposizione nazionalista del Paese.

Nel 2009 il partito ottiene quasi il 35% dei voti nell’oblast di Ternopil, conquistando 50 seggi su 120 nel consiglio locale. Alle amministrative del 2010 ottiene il 5,2% su base nazionale, con punte del 30 nella Galizia orientale.

Un aiuto inaspettato a Svoboda arriva dal presidente Viktor Yanukovich, che, appena eletto nel 2010, decide di “costruirsi il nemico pubblico”. A Svoboda viene concesso moltissimo spazio sui media, che sfrutta abilmente.

Alle elezioni parlamentari del 2012 Svoboda incassa uno storico 10,44% dei voti e conquista 38 seggi in Parlamento.

Svoboda è stato considerato come uno dei pochi partiti ucraini ad avere un’ideologia forte e radicata, nonché come un’alternativa al Partito delle Regioni e al presidente Yanukovych. Il partito ha beneficiato sia del declino dei partiti tradizionali che delle politiche dello stesso Yanukovych, percepite come “anti-ucraine” e troppo appiattite sulla Russia.

Nel corso del 2013 il supporto elettorale a Svoboda cala fino al 5,1%. Senonché Yanukovych si rimangia le promesse elettorali e non firma il pre-accordo di associazione con l’Unione Europea, dando il via alle prime manifestazioni che poi sfoceranno nel cosiddetto Euromaidan.

Nonostante sia sempre stata alleata con movimenti neofascisti ed euroscettici (tra cui Forza Nuova), e persegua politiche estremamente illiberali, Svoboda aderisce subito alle proteste a Kiev e in altre città ucraine, per recuperare il consenso perduto.

Oltre a Svoboda, alle proteste partecipano formazioni ancora più estreme e violente, come C14, un gruppuscolo neonazista fondato a Kiev nel 2009, e soprattutto Settore Destro (Pravy Sektor), apertamente antisemita e omofobo. Quest’ultimo, finanziato dal padrino della mafia ucraina, il miliardario ebreo Ihor Kolomoïsky, nasce alla fine del 2013, proprio sulle barricate di Euromaidan, unendo piccoli movimenti neofascisti, in grado di occupare i palazzi pubblici e adottare metodi da guerriglia urbana contro la polizia. Fondatori di Settore Destro furono Andriy Biletsky e Dmitro Yarosh.

Biletsky è un militante estremista e anticomunista conosciuto come il “Führer bianco”, originario di Kharkiv. Nel 2007, quando era il leader dei Patrioti dell’Ucraina, disse che la vera missione del Paese è quella di “guidare le nazioni bianche nella crociata contro i subumani semiti”.

Dmitro Yarosh era un agente delle reti stay-behind della NATO. Si è descritto come un seguace del famigerato collaboratore nazista Stepan Bandera. Fu lui a riunire neonazisti di tutta Europa e islamisti del Medio Oriente allo scopo di fare la jihad in Cecenia contro la Russia. Gli uomini di Yarosh furono addestrati alla guerriglia urbana in Polonia da istruttori della NATO alla fine del 2013.

Sul piano internazionale il Settore Destro si oppone violentemente all’Unione Europea, preferendo costituire un’alleanza degli Stati dell’Europa centrale e del Baltico, l’Intermarium. Un progetto che, guarda caso, coincide con il progetto degli Straussiani (seguaci del teorico Leo Strauss) che, dal rapporto Wolfowitz del 1992, considerano l’Unione Europea un rivale per gli USA più pericoloso della Russia.

Tuttavia l’enorme visibilità conquistata sul campo paramilitare non si traduce in altrettanti voti. Alle due elezioni presidenziali e parlamentari del 2014 Settore Destro prende rispettivamente lo 0,7 e l’1,8%; Svoboda si ferma all’1,1 e al 4,7%, dimezzando il proprio consenso e uscendo dal parlamento.

Dopo Euromaidan arrivano l’annessione della Crimea e la guerra nell’est del Paese. Per sopperire all’inadeguatezza dell’esercito regolare, le autorità ucraine si avvalgono del contributo dei cosiddetti “battaglioni” formati dai volontari. A parte quello affiliato a Settore Destro (chiamato Corpi Volontari Ucraini), il più importante nell’area dell’estrema destra è senza dubbio il Battaglione Azov, nato, grazie a Andriy Biletsky, nel maggio del 2014 dalla fusione di due movimenti paramilitari e neonazisti: i Patrioti dell’Ucraina e l’Assemblea social-nazionale.

Il Battaglione è in prima linea nella battaglia di Mariupol (la loro base) e contribuisce alla riconquista della città, venendo poi premiato con l’inquadramento nella Guardia Nazionale Ucraina. Nella Repubblica Popolare autoproclamata di Donetsk il Battaglione Azov prese la città di Mrinka, dove massacrò i “separatisti”.

All’ONU sanno benissimo che nel corso della guerra il Battaglione si sarebbe reso responsabile di uccisioni indiscriminate di civili, saccheggi e torture. Ma non si sono presi provvedimenti.

Biletsky ebbe forti legami col Fronte Popolare di Arsen Avakov, soprattutto quando questi fu presidente dell’amministrazione regionale di Kharkiv tra il 2005 e il 2010: collaboravano insieme con le forze dell’ordine nella caccia ai migranti “irregolari”. Quando fu ministro dell’Interno (2014-21), Avakov favorì le azioni di Biletsky e Azov, autorizzando la formazione di una forza paramilitare di 12.000 uomini. A settembre 2014 il governo provvisorio affidò alla Guardia Nazionale l’incarico di assorbire il Battaglione Azov, che così diventa il Reggimento Azov della Guardia Nazionale.

Dal 2016 al 2018 il Reggimento Azov fonda il proprio partito politico (Corpo Nazionale), allaccia rapporti con movimenti stranieri (tra cui CasaPound), e inaugura l’ala paramilitare Milizia Nazionale, che in pochi mesi organizza pogrom contro la minoranza rom e commette attacchi omofobi ai danni della comunità LBGTQ+ ucraina.

In vista delle elezioni del 2019 il Reggimento Azov stringe un’alleanza elettorale con Svoboda, Settore Destro e altri partiti di estrema destra, ma ottiene solo il 2,3% dei voti.

Tuttavia l’estrema destra continua ad avere un forte potere extraparlamentare, che deriva dalla vasta propaganda nazionalista, dalle attività paramilitari dentro e fuori il Donbass, dalla complicità delle forze dell’ordine e, naturalmente, dall’appoggio americano, tramite il senatore repubblicano John McCain, già esperto di legami con Al Qaeda e con Daesh in Libia, Libano e Siria.

Fu allora che il Reggimento Azov cominciò a reclutare mercenari da più di 50 Paesi esteri (Brasile, Croazia, Spagna, Stati Uniti, Francia, Grecia, Italia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Scandinavia, Regno Unito e Russia). Questo in contrasto con gli Accordi di Minsk, di cui Francia e Germania sono garanti, che vietavano formalmente alle autorità di Kiev d’ingaggiare mercenari stranieri. Il Reggimento Azov organizzò anche campi per i giovani, frequentati da 15.000 adolescenti, nonché associazioni per i civili; sicché il Reggimento arrivò a contare 10.000 uomini operativi e almeno il doppio di “simpatizzanti”.

Tuttavia arrivarono nel Donbass molti combattenti russi che vedevano Putin come una sorta di bastione contro il globalismo e la corruzione morale delle democrazie liberali occidentali. I militanti del Movimento Imperiale Russo era un gruppo di estrema destra russo nato nel 2002 a San Pietroburgo, poi vi erano quelli dell’Unità Nazionale Russa (fondato nel 1990).

Nelle repubbliche del Donbass sono confluiti anche diversi italiani. Il più noto è Andrea Palmeri, un ex militante di Forza Nuova che si trovava a Lugansk dal 2014 e che ora è latitante.

Nel 2017 una delegazione ufficiale della NATO, che comprendeva ufficiali di Stati Uniti e Canada, incontrò ufficialmente il Reggimento Azov per vedere di destabilizzare l’Ucraina in funzione antirussa, ma anche per addestrare, insieme alla CIA, i neonazisti statunitensi.

Dopo gli attentati di Christchurch (Nuova Zelanda) del 2019, che fecero 51 morti e 49 feriti, 39 membri della Camera dei Rappresentanti USA scrissero al Dipartimento di Stato per chiedere che il Reggimento Azov fosse considerato “organizzazione terrorista straniera”, in quanto il terrorista neozelandese aveva frequentato l’organizzazione ucraina.

Nel 2020 il miliardario Erik Prince, fondatore dell’esercito privato Blackwater, sottoscrisse diversi contratti con l’Ucraina. Uno di questi gli dava mano libera per inquadrare il Reggimento Azov. Prince sperava di prendere il controllo dell’industria degli armamenti ucraina ereditata dall’URSS.

Il 2 novembre 2021, su suggerimento di Victoria Nuland, il presidente Zelensky ha nominato Dmitro Yarosh consigliere del comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Valerii Zaluzhnyi, con l’incarico di preparare l’attacco al Donbass e alla Crimea. In otto anni, dal cambio di regime all’operazione militare russa esclusa, i neonazisti in Ucraina hanno ucciso almeno 14.000 ucraini.

Insomma l’instabilità in Ucraina offre ai suprematisti bianchi le stesse opportunità di addestramento e radicalizzazione che l’instabilità in Afghanistan, Iraq e Siria ha offerto per anni ai militanti jihadisti. È quindi probabile che l’attuale invasione russa possa portare, come reazione, alla creazione di un gigantesco campo d’addestramento per l’estrema destra occidentale, e quindi a una ulteriore “nazificazione” dell’Ucraina.

Fonti: valigiablu.it – voltairenet.org - comedonchisciotte.org

 

Scarcerato il criminale nazista Daniil Lyashuk

 

Il criminale nazista Daniil Lyashuk è stato scarcerato dal tribunale distrettuale Shevchenkovsky di Kiev. È stato arruolato da Zelensky per combattere contro i russi.

Era stato condannato a 15 anni di galera per tortura, stupro, uccisioni e altri reati gravissimi, durante le persecuzioni nel Donbass.

Fonte: viriathus.net

 

Chiusura del McDonald’s

 

Dopo l’annuncio del ritiro di McDonald’s dalla Russia, in questi giorni i prezzi di un pasto dalla catena di ristorazione nel Paese superavano i 7.500 rubli: qualcosa come 60 dollari.

Ma i russi avevano bisogno di una guerra per capire che i prodotti McDonald’s coi loro 17 additivi sono altamente nocivi alla salute? E comunque molti McDonald sono stati sostituiti dalla catena turca Chitik Chicke.

Gli stessi oligarchi russi cacciati dall’Europa vengono ospitati volentieri dagli Emirati Arabi Uniti.

 

Abbacinati dai video

 

È impressionante con quanta ingenuità pensiamo che i video di questa guerra rendano le news più attendibili di un testo scritto. Come se un video non potesse essere taroccato. Siamo nati in una civiltà multimediale e ci caschiamo come polli.

 

Era quasi pronta la bomba nucleare in Ucraina

 

Il “Jerusalem Post” del 7 marzo ha confermato quanto detto da Putin, secondo cui l’Ucraina, venendo meno alle sue promesse, si stava facendo una bomba nucleare a base di plutonio con l’aiuto degli americani, in quanto possiede materiale, tecnologia e competenze per farlo.

Il redattore ha poi aggiunto: “Il Servizio di Sicurezza Ucraino, insieme ai militanti del Battaglione Azov, stanno preparando una provocazione con possibile contaminazione radioattiva dell’area vicino alla città di Kharkiv. I nazionalisti hanno estratto un reattore in un impianto nucleare sperimentale situato presso l’Istituto di fisica e tecnologia di Kharkiv”. “Faranno saltare in aria il reattore, per poi accusare le forze armate russe d’aver lanciato un attacco missilistico contro un impianto nucleare sperimentale”.

Fonte: maurizioblondet.it

 

Armi batteriologiche russe o americane?

 

La Sottosegretaria di Stato americano Victoria Nuland a un’audizione del Congresso degli Stati Uniti ha detto che il governo degli Stati Uniti sta lavorando con l’Ucraina per evitare che le strutture di ricerca biologica cadano nelle mani dei russi, che potrebbero utilizzarle per costruire armi batteriologiche.

È incredibile come si possa ribaltare la realtà. Queste son tecniche già sperimentate dai nazisti.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto che “In questi giorni, i nostri timori di lunga data, che abbiamo espresso ripetutamente e non si tratta del primo anno, sono stati confermati”, timori “in merito allo sviluppo da parte degli Stati Uniti sul territorio dell’Ucraina di materiali biologici per scopi militari sotto gli auspici delle autorità competenti, inclusi i Servizi speciali statunitensi”.

D’altra parte la Nuland (già assistente dei segretari di Stato Hillary Clinton e John Kerry e collaboratrice della guerrafondaia Madeleine Albright) è ben nota al mondo: sponsorizzò e partecipò personalmente al golpe neonazista ucraino del 2014. È un’ebrea di area straussiana, lobbista per i principali produttori di armi degli USA. Fu una fervente promotrice dell’invasione e dell’occupazione dell’Iraq. Suo marito è Robert Kagan, uno dei fondatori del “Progetto per un nuovo secolo americano”, con cui raccolse fondi per mandare alla Casa Bianca George W. Bush (figlio) e auspicò “una nuova Pearl Harbor”, che gli attentati dell’11 Settembre poi realizzarono. Il cognato, Frederick Kagan, fu l’ispiratore della politica USA di occupazione dell’Afghanistan e dell’Iraq. La cognata, Kimberly Kagan, svolse un ruolo di primo piano in tutte le guerre del Medio Oriente Allargato (in particolare in Iraq). Il resto si può leggere in contropiano.org.

 

L’importanza delle forze paramilitari straniere

 

In Ucraina se arrivano forze paramilitari da tutto il mondo, sarà come addestrarsi a una prossima guerra di più ampie proporzioni. I fanatici estremisti, i neofascisti, i neonazisti, i nazionalisti, i suprematisti, i terroristi e tutti i mercenari a pagamento han bisogno di mettere alla prova le loro abilità sanguinarie al servizio dei potenti che li pagano, li addestrano e li armano.

Una guerra voluta da Putin? Sì, ma tutto il mondo gli va dietro!

 

[13]

 

Après moi le déluge!

 

Zelenzky sta chiedendo caccia e contraerea per vincere le armate russe. Non gli bastano gli Stinger e i droni. Vuole costringere la NATO a intervenire. È come se un moribondo, convinto che la sofferenza ha una funzione purificatrice, rifiutasse i sedativi. No, peggio: è come se un esaltato, mostrando d’essere disposto a qualunque sacrificio, anche a immolarsi se necessario, lo facesse solo per convincere gli altri della verità delle sue idee.

Il grave di questa decisione è che obbliga tutti ad adottarla, sia facendo venire sensi di colpa a noi europei o suscitando ammirazione per il suo coraggio e per quello del suo popolo, sia impedendo agli uomini di arrendersi (anzi i traditori vanno puniti) e ai civili delle grandi città di usare i corridoi umanitari.

Un attore consumato, privo di senso della realtà, che attende invano aiuti militari decisivi, come il feldmaresciallo Paulus nella battaglia di Stalingrado, dov’era finito completamente accerchiato dall’Armata Rossa. Lui però ad un certo punto disobbedì nettamente all’ordine assurdo di Hitler di resistere sino all’ultimo uomo, e decise di arrendersi.

Anche Bennett, il premier israeliano, gliel’ha detto: “Da ebreo a ebreo, ti prego, arrenditi e risparmia al tuo popolo ulteriori sofferenze”. E m’immagino la sua risposta: “Après moi le déluge!”.

 

Una reazione a catena pro secessione

 

Certo che se le repubbliche del Donbass, alleate dei russi, vincono la guerra e cominciano a essere riconosciute da alcune nazioni del mondo (o anche da tutte), altre realtà regionali che da tempo rivendicano autonomia, indipendenza o secessione (p.es. Catalogna, Scozia, Corsica, Kurdistan, Tibet, Uiguri ecc.) potrebbero alzare la testa e chiedersi: “Perché loro sì e noi no? Dobbiamo scendere in guerra per farci valere? Il diritto di autodeterminazione dei popoli, previsto dalle Nazioni Unite, è vero o finto?”.

Chissà se qualcuno ricorda che nel 2017 un colpo di stato ha avuto luogo in Spagna per deporre il governo della Catalogna e sciogliere il parlamento democraticamente eletto. Le misure repressive prese dallo Stato spagnolo contro la Catalogna dal 2017 al 2022 rappresentano le più gravi violazioni dei diritti umani in Europa occidentale da decenni. Ma la UE ha guardato dall’altra parte, proprio come ha fatto col Donbass.

Ebbene vi do una notizia: il presidente legittimo Carles Puigdemont è stato rieletto presidente del “governo in esilio” catalano per due anni il 5 marzo 2022. Ha ricevuto 102 dei 121 voti dell’Assemblea dei Delegati e continua a guidare il Consiglio per la Repubblica Catalana. Nelle prossime settimane nominerà i membri del suo governo in esilio e, tra le altre cose, stabilirà anche una rete diplomatica in molti Paesi.

Povera Europa, un’altra gatta da pelare! Quelli vogliono l’indipendenza: la volete o non la volete capire? Esattamente come le repubbliche del Donbass.

 

Gli oligarchi fanno schifo in quanto tali

 

Tutti i beni di tutti gli oligarchi del mondo andrebbero requisiti. Non solo quelli dei russi. Questa categoria di persone sono un insulto al genere umano.

Paradossalmente l’uomo più ricco dell’Ucraina, Rinat Akhmetov, proviene proprio dal Donbass.

Quell’imbonitore di Zelensky, che andò al potere ingannando l’elettorato sulla sua intenzione di combattere gli oligarchi, si concentrò su uno solo: Petro Poroshenko, penultimo presidente, con un posto fisso ai piani alti del ranking dei businessman del Paese e leader del maggior partito dell’opposizione filoccidentale, ora accusato di altro tradimento per aver fatto affari coi separatisti filorussi del Donbass. Sembra che attorno a questa regione, che prima non sapevamo neanche dov’era, giri il mondo intero.

Ma quella di Zelensky era solo una battaglia per il potere. Lui stesso infatti aveva un grande oligarca come sponsor: Igor Kolomoisky, potente uomo d’affari dal triplo passaporto ucraino, cipriota e israeliano, fiduciario degli USA e principale oligarca di Ucraina. È proprietario di PrivatBank, la più importante banca in Ucraina, coinvolta in diversi casi di bancarotta fraudolenta e investimenti illeciti, nonché affarista nel settore petrolifero e governatore nella regione di Dnipropetrosvk.

Zelensky s’è rivelato un corrotto come il presidente prima di lui, interessati unicamente ad arricchirsi il più velocemente possibile. Fu proprio grazie a Igor Kolomoisky che la società di Zelensky, la Kvartal 95, registrerà un anomalo flusso di finanziamenti, gestiti attraverso società off-shore con sedi in paradisi fiscali, per un ammontare di 40 milioni di dollari.

L’Ucraina che si vanta d’essere diversa dalla Russia è patetica. Come in tutte le repubbliche della vecchia URSS, anche qui, dopo il distacco da Mosca nel 1991, si è sviluppata un’élite economico-finanziaria, nata dalle privatizzazioni selvagge e dalla svendita dei complessi industriali statali, che nel corso di 30 anni ha esercitato un controllo ferreo sia sull’economia del Paese che sulle vicende politiche.

Da questo punto di vista stare dalla parte dei russi o degli ucraini non ha davvero senso.

 

Il problema dei profughi ucraini

 

Due milioni e mezzo di profughi ucraini e solo dopo 15 giorni di guerra. Mi chiedo: con un’Europa che incita Zelensky a resistere, rifornendolo di armi e accettando i volontari che vanno a combattere da lui, a fine guerra quanti saranno? Il doppio? Il triplo?

Esiste forse un dio che ha imposto agli europei questa legge del contrappasso? Facevate fatica ad accettare poche migliaia di profughi provenienti dall’Africa? Bene, adesso ve ne mando delle vagonate!

Facevate fatica ad accettarli mentre eravate ricchi? Bene, adesso lo farete da poveri, perché tanto le sanzioni che avete imposto alla Russia, si ritorceranno contro di voi.

Facevate di tutto per non accettare i profughi di guerre fatte scoppiare da voi in Paesi lontani? Bene, adesso la guerra l’avete in casa e sarete costretti ad accettarli.

Pensate che i profughi ucraini torneranno in patria una volta finita la guerra? Poveri illusi: quelli non avranno più nessuna patria, perché sarà completamente distrutta per colpa vostra, che li avete indotti a resistere contro un nemico mille volte più forte. E poi non avranno voglia di tornare in un Paese pieno di neonazisti, dove persino l’esercito è nelle loro mani (si pensa che i neonazisti integrati nelle Forze di Difesa Territoriali siano circa 102.000). Non si vede lo stato maggiore fare comunicati, né si leggono bollettini ufficiali di guerra. Gli unici comunicati, emotivi e insieme apocalittici, li fa Zelensky, come se si trattasse di una sua guerra personale, alla Rambo. I profughi vengono usati solo come uno strumento di pressione geopolitica.

Vi pentite d’aver permesso alla NATO di arrivare sotto le porte di Mosca? Le vostre son solo lacrime di coccodrillo.

State pensando di dichiarare guerra alla Russia? Provate a farlo, poi vedete che fine fanno le vostre città. A forza di dar retta agli americani, voi tornerete all’età della pietra...

 

Scherzare col fuoco

 

Gli europei stanno scherzando col fuoco e ancora non hanno capito che non è quello del pellet per il forno a legna ma quello nucleare per l’olocausto. Bisogna che qualcuno lo dica soprattutto a Di Maio, che pensa che il destino di questa guerra dipenda dalle sanzioni.

Cos’ha in mente questo sprovveduto, privo di idee proprie? Davvero pensa che dopo oltre due settimane di guerra, che è vera non quella di Risiko, Putin voglia ritirarsi dicendo: “Scusate, abbiamo scherzato, volevamo solo far capire a quelli di Kiev che devono smetterla di perseguitare i separatisti del Donbass. Se pensavate che volessimo occupare tutta l’Ucraina, vi siete sbagliati”.

Bisogna che qualcuno ricordi a Di Maio che Putin si muove sì con lentezza, come tutti gli autocrati dei grandi imperi, ma quando lo fa è un treno in corsa, e l’ha già fatto vedere in Cecenia, Georgia, Kazakistan e Siria. È inutile che si continui a parlare di fallimento della guerra lampo: l’Ucraina è grande due volte l’Italia e ha più di 40 milioni di abitanti. Gli inglesi per domare le due isolette delle Falkland di 12.173 km ci impiegarono 75 giorni (2 aprile – 14 giugno 1982). Quelle che su una cartina geografica appaiono come piccoli avanzamenti, potrebbero essere grandi quando una provincia italiana media.

Noi siamo abituati alle guerre condotte dagli americani, che bombardano le città con l’aviazione, senza porsi tanti problemi. Ma Putin i problemi li ha: i russi sono imparentati con gli ucraini. Ha detto che la nazione non la popolazione è “artificiale”.

Che poi la prima guerra del Golfo, nonostante le “bombe intelligenti” (a grappolo e a taglia margherite, più i missili da crociera), durò dal 2 agosto 1990 al 28 febbraio 1991. Per non parlare della seconda, che durò più di 8 anni! Fare i virologi quando di mezzo c’è una pandemia, al limite può essere anche divertente. Ma fare i “generali”, quando in gioco c’è il destino dell’umanità, non fa ridere nessuno.

 

Rampini sragiona

 

Ha profetizzato l’editorialista del “Corriere della Sera” Federico Rampini, nello studio di “In Onda” il 12 marzo: “Putin ha detto che l’Ucraina non gli basta. Vuole cacciare la NATO dalla Polonia e dai Paesi Baltici”.

A uno che ha più capelli che cervello vorrei rispondere: un giornalista dovrebbe lavorare per la pace non per la guerra. Uno non dovrebbe fare i processi alle intenzioni ma limitarsi ai fatti. E quando uno non viene pagato dalla NATO, come quello stolto di Stoltenberg, che se dipendesse da lui, a quest’ora saremmo tutti inceneriti, non è obbligato a negare l’evidenza. La NATO si è estesa a 30 Paesi europei e sono in attesa di entrarci Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Ucraina. E già si parla anche di Finlandia e Svezia.

Capisci Rampini che a questo punto la Russia potrebbe sentirsi sicura solo se anch’essa facesse parte della NATO? Non ti ricordi che fu proprio Putin a chiederlo e che gli USA gli sbatterono la porta in faccia? Gli americani han bisogno di usare le loro armi: se tutti fossero nella NATO, in Europa contro chi combatterebbero?

Capisci Rampini che l’intera UE è tenuta in ostaggio dagli americani proprio grazie alle basi NATO?

 

Lo stupore dell’ingenuo Cingolani

 

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani dice che non si può attribuire alla guerra l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e dei carburanti. Non c’è alcuna giustificazione, in quanto le scorte sono più che sufficienti. “Si tratta di una truffa bella e buona”, ha tuonato. “Se la Russia chiude i rubinetti, abbiamo scorte per 8 settimane”, assicura.

Sembra che viva sulla luna. In Italia e in Europa l’energia è tutta in mano ai privati. Perché non chiede di nazionalizzarla? Perché se la prende con gli ambientalisti quando si oppongono alle centrali nucleari? È del tutto normale che quando qualcuno dice che le sanzioni alla Russia avranno per forza un effetto indiretto su di noi, qualcun altro pensa subito a specularci sopra. Oppure crediamo che gli oligarchi esistano solo negli ex Paesi comunisti?

Pensa davvero Cingolani che sia possibile obbligare gli oligarchi nostrani ed europei ad accettare l’idea di un prezzo massimo dell’energia e dei carburanti oltre il quale non si può andare? Non vorrà mica far scoppiare una guerra mondiale? Non lo sa che da noi non servono le motivazioni ideologiche di quei nazisti mentalmente sottosviluppati dell’Ucraina? Da noi basta minacciare gli interessi del capitale.

 

Una guerra irrilevante?

 

La vogliamo capire che a una persona interessata al socialismo democratico non interessa affatto che in questa guerra tra Russia e Ucraina vinca Putin o Zelensky?

Certo le due repubbliche autonome del Donbass andavano protette dal genocidio, ma pensare di farlo occupando un’intera nazione non ha senso, anche se mi rendo conto che se Putin si fosse limitato a occupare il Donbass, la guerra non sarebbe mai finita, poiché la NATO sarebbe riuscita a entrare in Ucraina. Al limite avrebbe dovuto dire ai filorussi: “Se non vi vogliono, venite da noi, che siamo pochi in un territorio immenso. Non abbiamo forse detto la stessa cosa agli armeni quando venivano perseguitati dai turchi?”.

Alla fine, sia che vinca la Russia o l’Ucraina non sarà cambiata la sostanza di questi Paesi che non sanno neanche lontanamente cosa sia la democrazia o il socialismo. L’unica esperienza di socialismo che entrambe le nazioni han vissuto è stata quella mostruosa dello stalinismo.

Quando dicono che questa guerra cambierà il mondo vien solo da ridere. Il capitalismo euroamericano sarà come prima, con la differenza che noi europei ci saremo ancor più indeboliti rispetto agli americani, e con una Cina che guadagnerà ulteriori posizioni.

Usciremo da questo schifo di mondo soltanto quando abbatteremo i presupposti del capitalismo.

 

Dalla parte di Luciano Canfora

 

L’accademico Luciano Canfora ha rilasciato un’intervista in cui ha mostrato d’aver le idee chiare. La si può leggere su ilriformista.it

Secondo lui il vero conflitto è tra la Russia e la NATO, per interposta Ucraina, che si è resa pedina di un gioco più grande. Un gioco cominciato almeno dal 2014, dopo il colpo di Stato a Kiev che cacciò Yanukovich.

Poi ha aggiunto: Gorbaciov auspicò la Casa comune europea. E fu respinto. Dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, nacque la Comunità degli Stati Indipendenti, di cui facevano parte l’Ucraina, i Paesi Baltici, l’Asia centrale russa, la Georgia. “Comunità” vuol dire qualche cosa. Se tu dopo un colpo di stato, quello del 2014, cominci a chiedere di entrare nella NATO, stai disattendendo un impegno preso non molti anni prima.

Insomma, se esistesse l’Unione Europea, che purtroppo non esiste, la soluzione sarebbe quella di prendere un’iniziativa per una Conferenza per la sicurezza in Europa. Di cui gli Stati Uniti non fanno parte. Invece l’Europa è ingabbiata dentro la NATO, il cui vertice politico e militare sta negli Stati Uniti. Il comandante generale della NATO per statuto deve essere un generale americano. Il segretario generale della NATO per entrare in carica, anche se si chiama Stoltenberg ed è norvegese, deve avere il placet del governo degli Stati Uniti. Imbavagliati così, balbetteremo sempre.

Ci siamo dimenticati che dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, la NATO ha voluto, pezzo a pezzo, mangiarsi lo spazio intermedio fino ai confini della Russia. E il primo ostacolo era la Jugoslavia. E quando ci fu la secessione della Croazia, analoga se vogliamo alla secessione del Donbass, il primo a riconoscere il governo croato fu il Papa e il secondo fu il governo federale tedesco. E tutti applaudivano. La secessione della Croazia era un gioiello, una bellezza. Adesso la secessione del Donbass è un crimine.

Più chiaro di così non poteva essere. L’intervista va letta anche per le molte cose che dice contro il mainstream occidentale.

 

Contro Fassino

 

Lo facevo più intelligente e soprattutto più equilibrato. Invece è un altro di quei politici di pseudo-sinistra che non sa cosa dice.

Gli svarioni e le falsità sono molto evidenti nell’intervista rilasciata a ilriformista.it.

Al dire di Piero Fassino (ex segretario nazionale dei Democratici di sinistra e sindaco di Torino) la guerra scatenata da Putin si basa su “minacce inesistenti”. Dalla caduta del muro di Berlino ad oggi chi avrebbe minacciato la sicurezza della Russia? Non certo l’Ucraina. Non l’Unione Europea che in 30 anni ha coltivato rapporti estesi di cooperazione al punto da diventare il primo partner economico di Mosca. Né hanno minacciato la Russia gli Stati Uniti, che considerano la Cina il loro principale competitore potenzialmente conflittuale. E neanche la NATO ha minacciato Mosca, tant’è che da 15 anni è operante un Consiglio di cooperazione NATO-Russia. È Putin che minaccia la stabilità e la sicurezza dell’Europa.

Possibile che non si sia accorto che la Russia è quasi completamente circondata dalle basi NATO, che potrebbero bombardarla da un momento all’altro tutte insieme, secondo l’art. 5?

Possibile che non si sia accorto che l’Ucraina, sin da quando si è separata dalla CSI, ha preferito rivolgersi agli Stati Uniti in funzione antirussa (e persino antieuropea, in quanto molto nazista)? Ha persino concesso al Pentagono non pochi laboratori chimici per una guerra batteriologica...

Possibile che non sappia nulla del golpe del 2014, che ha comportato l’inizio della guerra civile contro il Donbass, composto prevalentemente da filorussi?

Pensa che con questa guerra Putin voglia ristabilire la concezione brezneviana della “sovranità limitata”, che nel tempo di oggi nessuna nazione accetta.

Possibile che non abbia capito che anche la UE è a “sovranità limitata”?

Poi quando dice che “Nessuno ha chiuso la porta alla via negoziale. È Mosca che ha scelto la via della forza e ha rifiutato finora ogni trattativa”: quando dice queste cose non si sa se ridere o piangere.

Putin sin dall’inizio ha sempre chiesto tre cose: indipendenza alle repubbliche del Donbass, Crimea alla Russia e Ucraina senza NATO. È stata forse accettata anche solo una di queste richieste? Macron, Scholz e tutti gli altri non hanno mai chiesto a Zelensky d’impostare una trattativa sulla base delle richieste di Putin, tant’è che Zelensky ha sempre detto che non avrebbe ceduto un centimetro del suo Paese.

Quindi Fassino o menti o non sai quel che dici.

Quanto all’isolamento internazionale di Mosca bisogna vedere se “internazionale” è sinonimo di “occidentale”. In tal caso sarà sicuramente isolata. Ma non esiste solo l’occidente.

Mi sa che con questa guerra il divario tra vera e falsa sinistra si amplierà ulteriormente.

 

La pericolosità della NATO

 

Oltre 500 militari francesi sono giunti in Romania alla base aerea Mihail Kogalniceanu sul Mar Nero, come parte dei rinforzi della NATO sul fianco Est dell’Alleanza. Ad essi si è aggiunto un gruppo di 300 militari belgi, parte della Forza di risposta della NATO, attivata dal Consiglio atlantico lo scorso 25 febbraio.

La NATO è già in preallarme. In Estonia si stanno facendo esercitazioni militari, a 100 km dal confine russo. Forze NATO si stanno esercitando anche in Lettonia, a 300 km dal confine russo. Ci sono anche gli italiani. In Norvegia si svolgerà dal 14 marzo al 1 aprile una maxi-esercitazione, coinvolgendo 30.000 soldati, 200 aerei e 50 navi provenienti da 27 Paesi. Dovranno dimostrare di essere in grado di combattere a terra, in mare e in aria nel gelido clima dell’Artico. Inoltre si sta parlando di possibile adesione alla NATO da parte di Svezia e Finlandia.

E poi dicono che la NATO svolge funzioni pacifiche, puramente difensive… Ma lo sanno i politici che, quando la situazione è così tesa, basta un nonnulla per scatenare un conflitto nucleare mondiale?

 

[14]

 

Stoltenberg guerrafondaio

 

Stoltenberg dice che se la Russia sfiora coi suoi bombardamenti i confini della Polonia, la NATO interverrà immediatamente con tutti i 30 Paesi.

Qualcuno dica a questo guerrafondaio laburista che la NATO non è di sua proprietà e che lui non è un capo di stato, ma un semplice lacchè degli americani.

 

Falsità storica al TG1

 

Nel servizio andato in onda su TG1 sabato scorso dalla città di Odessa sul mar Nero, l’inviato Giacinto Pinto ha mostrato il filo spinato che interrompe a metà la scalinata chiudendola al pubblico. “Su questi scalini Odessa si ribellò ai bolscevichi nel 1905”, dice. I bolscevichi però avrebbero preso il potere soltanto 12 anni dopo: la ribellione del 1905 era invece rivolta contro l’ultimo zar, Nicola II Romanov, ed era ispirata proprio dalle parole d’ordine del socialismo rivoluzionario di Lenin.

Ormai la russofobia porta anche a stravolgere la verità storica. Ridateci Marc Innaro e mandate a casa la Maggioni.

 

Il generale Tricarico si preoccupa

 

Il generale Tricarico teme l’arrivo a Kiev di 15.000 siriani islamici pro-russi, che giudica dei tagliagole senza scrupoli. Li ha confusi con i jihadisti. Ma il problema è un altro. Non teme che i nazifascisti e suprematisti che stanno arrivando per dar man forte a Zelensky si comportino nella stessa maniera.

 

Una nuova Russia?

 

Avendo isolato la Russia da tutto il mondo occidentale, abbiamo fatto della Russia l’unica vera alternativa allo stesso occidente.

Putin ha finalmente rotto col globalismo e i fanatici del Grande Reset, la perversa élite oligarchica globale di Klaus Schwab e dei suoi associati al Forum economico mondiale (o di Davos). Mosca è diventata la capitale del Grande Risveglio, come con la rivoluzione d’Ottobre era diventata la capitale della riscossa proletaria, poi tradita dallo stalinismo.

Ormai è chiaro infatti dal livello delle mostruose sanzioni che questo dell’Ucraina non è un conflitto regionale, ma l’inizio della liberazione dell’umanità dalla dittatura liberale dei monopoli globali.

L’Ucraina sembra essere diventata solo un centro locale per queste élite del potere economico globale, fondata sulla terra degli slavi orientali contro la loro volontà e nella loro totale ignoranza. La popolazione stessa è stata trasformata in zombie dalla propaganda nazi-liberale.

Il Grande Reset vuole lo sterminio dell’umanità, attraverso la legalizzazione di tutti i tipi di perversioni, peccati, crimini e, alla fine, trasformando le persone in robot e mutanti e trasferendo il potere all’intelligenza artificiale.

Ovviamente queste tesi non sono mie ma del filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin, soprannominato “il Rasputin del Cremlino” e “l’ideologo di Putin”.[14]

Personalmente ritengo questo progetto euroasiatico troppo imbevuto di idee panslaviste e filo-ortodosse per avere successo, ma certamente qualcosa di molto particolare è avvenuto nell’attuale conflitto ucraino, i cui effetti saranno a lunga scadenza.

Fonte: ideeazione.com

 

Condivido Pino Nicotri

 

Due lunghi articoli del giornalista Pino Nicotri sono apparsi su Blitzquotidiano.it. Li spezzeremo in varie parti per rendere più agevole la lettura.

Secondo lui coi razzi Stinger e Javelin, usabili a spalla come un bazooka, gli ucraini possono far strage di aerei ed elicotteri che volano a bassa quota e di mezzi corazzati russi. Ma è anche vero che coi satelliti artificiali e i droni – che i russi finora non hanno utilizzato – il controllo del territorio può diventare capillare.

L’Ucraina non è l’Afghanistan, dove l’allora URSS perse la guerra a causa principalmente degli Stinger forniti a vagonate dagli USA ai talebani. E anche a causa della grande vastità di catene montuose, che l’Ucraina, essendo un immenso granaio pianeggiante, non ha. Non esistono neppure quelle vaste foreste tra il nord e il sud del Vietnam, che permettevano ai vietcong di nascondersi.

Quindi in questo conflitto gli ucraini possono solo perdere, e quante più armi riceveranno da noi, tanto peggio sarà per loro, anche perché di sicuro non potremo rifornirli di carri armati, elicotteri, aerei e sistemi di missili. I russi spazzerebbero via tutto molto facilmente.

Al massimo arriveranno i volontari della cosiddetta “brigata internazionale” o “legione straniera”, che ora sarebbero 20.000, provenienti da decine di Paesi. Ma come sempre è accaduto, l’intervento dei volontari stranieri aumenta le vittime civili. E sul piano militare, se non sono dotati di mezzi corazzati e aerei, con annessa istruzione, contano poco.

Zelensky, se avesse un minimo di buon senso, dovrebbe decidersi di trattare sugli argomenti che la Russia propone dal 2014: Donbass, Crimea e NATO.

Ma è evidente – questo l’aggiungo io – che è solo un pupazzo manovrato dagli americani.

 

*

 

Ora vediamo cosa dice Pino Nicotri sui tre temi di una possibile trattativa tra Putin e Zelensky.

1) DONBASS

Putin non solo non ha mai proclamato l’annessione alla Russia delle due mini repubbliche, abitate da russi, dichiaratesi indipendenti nella parte di Donbass al confine con la Russia, vale a dire la repubblica di Donetsk (8.538,9 kmq e 2.244.547 ab.), e quella di Lugansk (8.352,6 kmq e 1.506.549 ab.), secondo i dati di Wikipedia. Ma non le aveva neppure riconosciute fino al giorno dell’invasione dell’Ucraina, nonostante che le bande armate ucraine, ipernazionalisti appoggiati a volte da alcuni reparti dell’esercito, dal 2014 avessero innescato nel Donbass la guerra civile contro i russi.

Quello che Putin chiedeva per le due repubblichette era il riconoscimento da parte di Kiev di uno statuto speciale, con una maggiore autonomia. Più o meno quello che l’Italia ha concesso al Trentino Alto Adige negli anni ’60 per porre fine al terrorismo irredentista altoaesino sostenuto dall’Austria.

Che senso ha negare, anche a costo di una guerra nazionale, una soluzione di tipo altoatesino per due territori che insieme sono un po’ più grandi della Calabria? Per giunta abitati quasi esclusivamente da russi e non da ucraini.

Da notare inoltre che Kiev nel 2015 agli accordi stipulati nel 2014 in Bielorussia a Minsk per porre fine alla guerra nel Donbass aveva voluto aggiungere proprio la clausola di una maggiore autonomia per Donetsk e Lugansk. Clausola che però il parlamento ucraino non ha mai voluto ratificare.

Come del resto nessuno parla del fatto che stando ai documenti dell’organismo europeo OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) le vittime russe nel corso dei primi anni di tale guerra sono state tra le 14 e le 16.000.

2) CRIMEA

Fa parte della Russia fin dal 1792. Nel 1954 l’allora leader dell’URSS Nikita Krusciov (di etnia ucraina) volle accorpare la Crimea all’Ucraina. Secondo il censimento del 1959 il 71,4% della popolazione della Crimea era russo e il 22,3% ucraino.

Il presidente dell’Ucraina Viktor Janukovyč, eletto nel 2010, per cercare di evitare il disastro economico del Paese cercò di stabilire relazioni più strette con l’Unione Europea, in modo da attrarre gli investimenti necessari e nel contempo ridurre i legami economici con la Russia. Ma le condizioni poste dalla UE parvero a Janukovyč dannose per il suo Paese, per cui a un certo punto decise di non firmare.

Ne nacquero dei disordini, sfociati nella famosa “rivoluzione di piazza Maidan”, che nel 2014 costrinsero Janukovyč a fuggire in Russia. E ne nacque una stagione politica ancor più agitata. Con la corruzione ancor più dilagante, e politici a volte appoggiati da vere e proprie bande armate, tra cui la formazione di estrema destra Azov, che hanno inasprito la guerra civile contro i russi del Donbass.

In questo contesto il parlamento della Crimea ha dichiarato l’indipendenza dall’Ucraina, indicendo per il 16 marzo 2014, assieme alla città di Sebastopoli, un referendum per decidere se tornare o no alla Russia.

Quella che viene chiamata “annessione della Russia” è in realtà un più semplice ritorno alla Russia dopo soli 68 anni, durante i quali la Crimea è rimasta abitata in stragrande maggioranza da russi.

Il referendum ebbe il 96,77% di voti favorevoli, con una partecipazione dell’83,1% degli aventi diritto al voto. Il suo risultato è stato riconosciuto solo da pochi Stati nel mondo. Putin ha concesso il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli con la qualifica di città con “status autonomo speciale”.

Il lato curioso è che i promotori del referendum hanno portato come esempio a sostegno della loro iniziativa la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo dalla Serbia del 17 febbraio 2008. Indipendenza, quella, che però venne riconosciuta velocemente già il giorno dopo dagli USA seguiti a ruota dagli Stati europei. Del resto vari anni prima, nel 1991, Slovenia e Croazia avevano dichiarato la propria secessione da quella che era la Jugoslavia e vennero riconosciute senza indugio, anzitutto dal Vaticano e dalla Germania.

Da notare che la risoluzione 1160 del 3 marzo 1998 del Consiglio di sicurezza dell’ONU aveva definito “terrorista” l’attività dell’UCK, ala militare indipendentista del Kosovo, contro i serbi. Ciononostante l’Europa riconobbe loro il diritto all’autodeterminazione, trasformando così i miliziani dell’UCK da terroristi a patrioti.

Sta di fatto che in questi anni di Crimea tornata nella Russia non ci sono state da parte della popolazione proteste di nessun tipo.

3) NATO

Premettiamo che Putin ha sempre detto di non avere nulla in contrario all’ingresso dell’Ucraina nella UE, ma di essere contrario solo al suo ingresso nella NATO. E ricordiamo che sia la NATO che la UE hanno più volte chiarito a Kiev che per poter accettare l’ingresso erano prima necessarie varie riforme, portando la democrazia e lo Stato ucraino al livello europeo.

L’ammiraglio Mike Mullen, ex capo di stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, ha affermato che se la Russia dovesse prendere il controllo dell’Ucraina “c’è la possibilità spaventosa di avere le truppe russe al confine polacco e romeno, il che aumenta il potenziale di uno scontro Est-Ovest”. Ma allora perché non deve valere il ragionamento opposto e simmetrico di Putin? È evidente che, secondo lui, se fosse consentito all’Ucraina l’ingresso nella NATO ci sarebbe la “possibilità spaventosa” di avere truppe NATO al confine russo.

L’ingresso dell’Ucraina nella NATO sposterebbe di oltre 1.000 km verso est la presenza NATO direttamente lungo il confine meridionale russo e i missili con testate atomiche della NATO sarebbero a soli 400 km da Mosca.

La faccenda è complicata dal fatto che nel 2019 l’ingresso nella NATO è stato inserito nella Costituzione dell’Ucraina.

Fonte: Blitzquotidiano.it

 

*

 

Va giù duro il giornalista Pino Nicotri con Volodymyr Zelensky, eletto presidente in Ucraina nel 2019, sulla base di promesse riguardanti il raggiungimento della pace nel Donbass e la lotta contro la troppo diffusa corruzione.

Ebbene, poco prima dell’invasione russa il 55% degli ucraini riteneva che in questi campi Zelensky non avesse fatto abbastanza. La cosa rendeva problematico il suo eventuale ricandidarsi alla presidenza della Repubblica.

Nell’ottobre del 2021 i cosiddetti “Pandora Papers” han rivelato al mondo i segreti finanziari nei paradisi fiscali di migliaia di personaggi importanti. Tra questi c’era anche Zelensky, che possedie azioni di una rete di società offshore nelle Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro.[15]

Una di queste aziende era la District 95, la società di produzione e distribuzione di film e programmi tv grazie ai quali Zelensky è diventato famosissimo in Ucraina soprattutto come attore comico.

I suoi spettacoli, con testi scritti dalla moglie architetto, erano trasmessi da un canale televisivo di proprietà di Ihor Kolomoisky, il re del cioccolato ucraino, nonché oligarca sanzionato negli USA e nella UE per presunta grande frode fiscale.

I partner commerciali di Zelensky includevano due personaggi: Ivan Bakanov, attuale capo della SBU (servizi segreti), la principale agenzia di intelligence ucraina impegnata spesso a indagare sui casi di corruzione. E l’amico Serhiy Shefir, amministratore delle società offshore e condivisore dei profitti con la moglie di Zelensky.

Nel marzo 2019, un mese prima del voto col quale è stato eletto presidente, Zelensky ha ceduto le sue azioni a Shefir. E dopo il successo elettorale lo ha nominato primo consigliere della presidenza.

Richiesto di spiegare come mai anche Zelensky avesse società in paradisi fiscali, dove di norma si ricorre per non pagare le tasse nel proprio Paese, Shefir si è difeso così: “Fareste meglio a chiedere ai nostri legislatori chi ha creato questa situazione, quando un business è costantemente minacciato da banditi che arrivano al potere. In quel momento era molto importante difendere i nostri interessi”.

Il 22 settembre dell’anno scorso Shefir è sfuggito a un misterioso tentativo di omicidio per mano di un commando armato. Il suo autista è rimasto ferito.

Tutto ciò aveva messo in crisi la popolarità di Zelensky, che ora però con la guerra è diventato di colpo un eroe, grazie anche al fatto che, molto stranamente, i russi non hanno messo fuori uso la televisione e le telecomunicazioni ucraine. 

L’ex attore comico diventato presidente surclassa di moltissimo il grandioso Jerry Lewis del film “Re per una notte”. Nel film, realizzato nell’83 dal regista Martin Scorsese, il famosissimo attore comico Jerry Lewis interpreta un sorprendente personaggio, che si riscatta drammaticamente mostrando una inaspettata e grande dignità.

Zelensky appena eletto disse che la sua totale inesperienza politica l’avrebbe aiutato a sradicare l’onnipresente corruzione. Sul piano concreto però nessun corrotto è finito in galera. Il gruppo di giornalisti di Slidstvo.info realizzò il docu-film Offshore 95, titolo volutamente ripreso dal nome della società di Zelensky District 95: ebbene, Zelensky aveva cominciato a temere per il suo futuro politico. Anche perché l’Ucraina nella lotta alla pandemia è rimasta ferma al solo 30% di popolazione vaccinata.

Se adesso Zelensky riconosce alla Russia ciò che poteva riconoscere già da tempo, senza particolari problemi e rinunce, evitando la tragedia della guerra, gli ucraini potrebbero fargli fare una fine peggiore di quella di Janukovych.

Blitzquotidiano.it

 

Prevista anche una guerra batteriologica

 

Il Pentagono ha circa 400 laboratori biologico-militari sparsi in quasi tutto il mondo, gestiti da circa 13.000 dipendenti, non responsabili di nulla, impegnati a creare ceppi di patogeni killer (microbi e virus, soprattutto di ebola, vaiolo e antrace) resistenti ai vaccini. Sono coinvolti almeno 25 Paesi in Medio Oriente, Africa e Sud-est asiatico. Nell’area dell’ex URSS ve ne sono parecchi in Ucraina, Azerbaijan, Armenia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova e Uzbekistan.

Ovviamente gli americani negano la natura militare degli studi condotti in tali laboratori. Senonché la segretezza che li circonda è paragonabile solo a quella delle più importanti strutture militari.

Nessun risultato scientifico è stato pubblicamente dimostrato dai biologi americani nel corso dei molti anni di esistenza di tali laboratori segreti e i risultati della loro ricerca non sono mai stati pubblicati su testate di pubblico dominio.

I laboratori stanno attivamente raccogliendo informazioni sul pool genetico delle popolazioni dei Paesi in cui tali laboratori operano.

È noto che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno speso oltre 100 miliardi di dollari per sviluppare armi per la guerra biologica. D’altra parte sono l’unico Paese al mondo che ancora blocca l’istituzione di un meccanismo di verifica ai sensi della Convenzione del 1972 sulla proibizione dello sviluppo, produzione e stoccaggio di armi batteriologiche (biologiche) e tossiche e sulla loro distruzione.

Gli avvertimenti sulla capacità degli Stati Uniti di scatenare una guerra biologica globale non sono mai stati ascoltati né a Washington né nelle capitali occidentali.

In Ucraina vi sono almeno 16 laboratori biologico-militari statunitensi situati a Odessa, Vinnitsa, Uzhgorod, Lviv, Kharkiv, Kiev, Kherson, Ternopil, Dnepropetrovsk, nonché vicino a Luhansk e al confine con la Crimea. Tale cooperazione tra il Pentagono e il Ministero della Salute ucraino risale al 2005. Nel 2013 i partiti di opposizione erano riusciti a coinvolgere il parlamento per tentare di porre fine a questa cooperazione, ma non se ne fece nulla.

Da un’indagine condotta dal quotidiano “USA Today” è emerso che solo dal 2006 al 2013 si sono verificati oltre 1.500 incidenti e violazioni della sicurezza in 200 laboratori biologico-militari sul territorio degli Stati Uniti.

Interessante notare che, dopo l’inizio dell’operazione militare di Mosca, l’ambasciata statunitense in Ucraina ha rimosso dal proprio sito web ufficiale tutti i documenti sui laboratori biologici di Kiev e Odessa.

Insomma qui non vi è solo il problema di una guerra nucleare, ma anche quello di una guerra batteriologica.

Fonte vietata su Facebook: journal-neo.org

 

Il modello Bandera

 


Francobollo commemorativo ucraino del 2009 per il centenario della nascita di Stepan Bandera, il fascista più famoso che l’Ucraina abbia mai avuto. Il presidente Yushchenko nel febbraio 2010, qualche giorno prima di lasciare il governo a Yanukovych, aveva nominato Bandera eroe nazionale, suscitando ovviamente non poche polemiche. Tuttavia Yanukovych cancellò l’onorificenza.

Il battaglione Azov si rifà ideologicamente a Bandera. Costituisce il nerbo radicale dell’esercito ucraino ed è guardia pretoriana del presidente Zelensky. Secondo un rapporto OSCE del 2016 è risultato responsabile dell’uccisione di massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica nel Donbass.

Dall’aprile del 2014 viene regolarmente autorizzato dal Ministro dell’Interno, che permette la costituzione di reparti paramilitari. Siccome è composto da volontari, per legge il battaglione non può far parte delle Forze Armate permanenti ucraine, così il governo decise all’inizio di inquadrarlo nella Polizia.

Dal 2016 viene addestrato e finanziato, come altri corpi delle forze armate ucraine, dagli Stati Uniti. Ed ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti.

Già nel 2014 Amnesty International aveva chiesto al governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi da questo e da altre forze armate neonaziste. Ma il governo aveva risposto che non risultavano indagati ufficiali o soldati del battaglione Azov.

Da notare che i polacchi, nel periodo 1943-45, aveva accusato proprio gli ucraini banderisti, in concorso coi tedeschi, di massacri (addirittura di genocidio) della propria popolazione in Volhynia e Galizia orientale, in alcune parti della Polesia e nella regione di Lublino. Il culmine del massacro, tra i 50.000 e 100.000, di donne e bambini polacchi con tanto di stupro, torture, smembramento e rogo sarebbe avvenuto, secondo i polacchi, tra luglio e agosto del 1943.

Strano che oggi i polacchi siano così generosi soccorritori degli esuli ucraini.

 

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Diversa consapevolezza

 

Nonostante la consapevolezza degli internauti dei social sul vero senso di questa guerra in Ucraina sia nettamente superiore a quella appiattita dei telespettatori (benché gli stessi social siano stati costretti a censurare le info provenienti dalla Russia), ancora sfugge un dato piuttosto evidente: l’Ucraina, di per sé, non c’entra niente con questa guerra. È assurdo pensare che si possa rischiare un conflitto mondiale (per giunta nucleare) per un Paese che sul piano economico internazionale conta lo zero virgola qualcosa. La popolazione è solo carne da cannone. Il vero conflitto è tra USA-UE da una parte e Russia-Cina dall’altra. Oggi Ucraina, domani Taiwan.

Anche nella I guerra mondiale l’eccidio di Sarajevo e nella seconda l’occupazione nazista della Polonia (costruita dagli anglofrancesi per rompere la continuità territoriale alla Germania) furono i pretesti per qualcosa di molto più ampio.

Zelensky è solo un pupazzo degli occidentali. Fa quello che gli dicono di fare. Se ne frega altamente del suo popolo, altrimenti, dopo le immani distruzioni che ha subìto, avrebbe già accettato la trattativa, non avendo alcuna possibilità di vincere con le forze a disposizione. Il suo esercito regolare ufficialmente non esiste. La vera difesa è affidata a truppe irregolari neonaziste, che obbligano tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni a impugnare le armi, cui presteranno aiuti altri stranieri fascisti che stanno entrando nel Paese. Lui deve soltanto eseguire l’ordine di portare le cose per le lunghe, nella speranza che scoppi un casus belli che obblighi la NATO a intervenire. La perfida Polonia sta già pensando di accusare la Russia di utilizzare armi chimiche.

Purtroppo gli ucraini sono talmente russofobi che non si accorgono minimamente d’essere strumentalizzati dai poteri forti e ai profughi che vengono in Europa nessuno ha interesse ad aprire loro gli occhi. La narrativa dei nostri massmedia è assolutamente uniforme.

 

Come porre fine alla guerra

 

Per porre fine alla guerra ucraina ci sarebbe un modo: che gli Stati non coinvolti direttamente nel conflitto armato inizino a riconoscere l’indipendenza alle due repubbliche del Donbass e lo “status autonomo speciale” alla Crimea russa.

Così a Kiev capiranno che non si può transigere su queste due cose ai tavoli delle trattative di pace.

Quanto alla UE e alla NATO occorre mettere per iscritto che l’Ucraina potrà far parte dell’una ma non dell’altra.

 

Muore Sansone con tutti i Filistei

 

Se si continua a parlare d’integrità e sovranità dell’Ucraina non è possibile nessuna trattativa, proprio perché col primo termine le diplomazie occidentali e lo stesso Zelensky non vogliono riconoscere né la Crimea alla Russia né l’indipendenza alle due repubbliche del Donbass, mentre col secondo termine esigono che il Paese abbia il diritto di entrare nella NATO.

Rebus sic stantibus è inutile continuare la trattativa, o chiedere il cessate il fuoco o il ritiro delle truppe russe, o applicare nuove sanzioni a chi, per poter negoziare, chiede che si discuta di Donbass, Crimea e NATO.

È ridicolo anche Anonymous quando dice, rivolgendosi ai russi: “Questa non è la tua guerra. Questa è la guerra del tuo governo. Mentiamo a fratelli e sorelle”. Infatti la stessa frase potrebbe essere rivolta agli ucraini.

Stiamo usando metodi completamente sbagliati, che servono solo ad acuire il conflitto, inducendo Mosca a contromisure in risposta alle sanzioni che riceve. Non ci rendiamo conto che la nostra dipendenza non riguarda solo gas e petrolio, ma anche materie prime metalliche e alimentari. La Russia è pronta a vietare l’export di zucchero bianco e grezzo fino al 31 agosto, così come quello di grano, segale, orzo e mais fino al prossimo 30 giugno. Rischiamo l’assalto ai supermercati.

Noi di fatto siamo già in guerra, senza che il governo abbia chiesto un parere agli italiani. Manca solo che le nostre truppe entrino in Ucraina. Spendiamo una barca di soldi negli aiuti militari e umanitari, ma molte imprese andranno in fallimento. La Russia infatti ha deciso di ripagare in rubli, cioè in carta straccia, il debito verso i creditori dei Paesi ostili (tra cui figura anche l’Italia). Per di più il rublo, proprio a causa delle sanzioni, non potrà essere convertito in dollari o in euro.

Non solo ma, essendo alle prese con un’imminente scadenza di rimborso di titoli di stato, la Russia rischia a breve di finire in default (ha debiti complessivi verso l’estero per poco meno di 500 miliardi di dollari). Ne soffriranno tutti gli investitori. Muore Sansone con tutti i Filistei.

D’altra parte è proprio in conseguenza delle sanzioni internazionali che Mosca non può più accedere a gran parte delle riserve estere della Banca Centrale e non può finanziarsi sui mercati. Si pensa che l’insolvenza formale avverrà intorno alla metà di aprile, con un effetto a catena su chiunque abbia a che fare con questo Paese sul piano economico o finanziario. L’allineamento supino al diktat americano devasterà economicamente la UE non meno della distruzione militare dell’Ucraina (poi staremo a vedere a chi chiederà quest’ultima i soldi per ricostruirsi).

I politici occidentali e da noi soprattutto Draghi, Di Maio e Guerini sono degli irresponsabili ai massimi livelli. Per l’Italia un default russo metterebbe a rischio 19 miliardi di euro tra obbligazioni, prestiti bancari e investimenti in aziende. Ci saranno manifestazioni di protesta così forti che per fronteggiarle le nostre democrazie formali si trasformeranno in dittature esplicite.

 

La crisi economica degli Stati Uniti

 

Sulla guerra tra Russia e Ucraina è intervenuto pesantemente George Soros, una delle persone più spregevoli degli ultimi tempi: un vero destabilizzatore degli equilibri politici ed economici. L’intervento è tradotto nel sito comedonchisciotte.org

Auspica, onde evitare una III guerra mondiale, che Putin e Xi Jinping vengano “rimossi dal potere”. Uno che dice così sembra non aver capito che proprio grazie a loro gli USA possono far scoppiare la guerra mondiale. Ne hanno bisogno come il pane, poiché il loro stesso Paese sta diventando ingovernabile.

Biden è stato costretto a varare un piano da 2.000 miliardi di dollari per risollevare le sorti di un Paese devastato da molteplici crisi:

- La cosiddetta “bolla Internet” scoppiata nel 2000, che durò cinque anni, facendo perdere alle aziende della Silicon Valley quotate in Borsa, circa 2.000 miliardi di dollari.

- La grande recessione, che ebbe il suo apice nel 2008 con la crisi dei mutui subprime e che si trascinò in tutto il mondo occidentale per un decennio, comportando il fallimento di grandi banche, le quali, sin dal 1998, avevano avuto la possibilità di fondersi in banche d’investimento, assicurazioni e banche al dettaglio. La FED dovette stanziare quasi 4.000 miliardi di dollari per evitare il crollo del sistema finanziario. Il tetto del debito pubblico arrivò alla cifra astronomica di 11,3 trilioni di dollari (oggi è quasi 29 trilioni!).

- Il Covid-19 nel 2020 ha causato oltre 500.000 morti, il peggior calo di PIL degli ultimi 74 anni e con un calo dei salari del 40%, riportandoli a mezzo secolo fa. L’inflazione è arrivata al 7,5%. La Banca centrale mantiene i tassi d’interesse vicini allo zero e acquista obbligazioni per 120 miliardi di dollari al mese.

- Le spese militari americane negli ultimi 20 anni ammontano a più di 16 mila miliardi di dollari, e questa è solo la cifra ufficiale del governo! Solo in Afghanistan han speso 2.313 miliardi di dollari.

Siamo sicuri che solo la Russia sia a rischio di default?

 

Ucraina alla frutta?

 

Gli Stati Uniti (e la NATO in particolare) sono come Attila: un vero flagello dell’umanità. Da quando l’URSS è crollata non hanno fatto altro che espandersi, minacciando la sicurezza della Russia. Hanno utilizzato gli Afghani, i Moldavi, i Ceceni, i Georgiani, i Kazachi, i Bielorussi, i Polacchi, i Baltici e ora stanno usando gli Ucraini.

In Ucraina l’organizzazione fascista di Bandera (considerato un eroe nazionale) è attiva sin dagli anni ’40. La russofobia è diventata di fatto un’idea nazionale, anche se l’Ucraina ha continuato a ricevere prestiti e privilegi dalla Russia post-stalinista. È diventata talmente forte che i battaglioni neonazisti usano i propri cittadini come scudi umani.

Nel “Memorandum di Budapest” del 1994, firmato da Eltsin, Clinton, Major e Kuchma, l’Ucraina aveva dichiarato che rinunciava al suo status di potenza nucleare. Ebbene né l’Ucraina né i Paesi garanti hanno mantenuto la loro promessa.

Tuttavia questo Paese è alla deriva sin da quando si è staccato dalla Russia. Il trend demografico è in calo costante sin dagli inizi degli anni ’90. La cifra massima che aveva raggiunto era stata di quasi 52 milioni di abitanti. Finita questa guerra non supererà i 40 milioni. Si prevede che entro il 2100 non supererà i 25 milioni.

 

Quota russa in Ucraina

 

A livello etnico i russi in Ucraina sono oltre il 17% e a livello linguistico il russo è parlato dal 24% degli ucraini. Aver deciso di compiere una guerra civile contro il Donbass e aver deciso di occuparlo militarmente, poteva venir in mente solo a gruppi neonazisti pagati e addestrati dagli americani per indurre la Russia a intervenire.

 

Cina e Russia finiranno alleate contro l’occidente?

 

Che Putin abbia capito che il futuro del capitalismo è in mano ai cinesi ed è con loro che vuole stabilire nuovi rapporti economici e finanziari? Ed è forse per questo motivo che non si preoccupa affatto delle sanzioni economiche che il suo Paese dovrà subire da parte degli occidentali?

Ma perché USA e UE sono destinati a essere scalzati da questo colosso asiatico? Perché hanno un costo del lavoro troppo elevato, che rende le merci troppo costose. Perché hanno un atteggiamento razzistico nei confronti dei Paesi non tecnologicamente avanzati. Perché per concedere il credito, impongono condizioni capestro. Perché non accetterebbero mai di essere pagati in natura, cioè ottenendo in cambio materie prime. Perché hanno un capitalismo privato, fondamentalmente egoistico e anarchico, che sottomette la politica all’economia, mentre quello cinese è controllato dallo Stato.

 

Farneticazioni ucraine

 

“La guerra in Ucraina finirà al più tardi all’inizio di maggio, quando la Russia avrà esaurito le risorse di cui dispone per attaccare il suo vicino”. A fare questa previsione è stato Oleksiy Arestovich, un consigliere del governo ucraino.

Mi chiedo: perché uno che sta perdendo afferma delle cose come se stesse vincendo?

Risposta: da un lato deve rassicurare gli ucraini che i loro sacrifici non saranno vani, per cui non devono deporre le armi, anzi devono combattere fino all’ultimo uomo; dall’altro vuole far capire alla Russia che l’Ucraina non è disposta ad accettare alcuna condizione posta da Putin. È questo, in fondo, ciò che vogliono americani ed europei. Quindi l’obiettivo è quello d’indurre Putin a compiere un passo falso (dettato, p.es., dal desiderio di mostrare che la fine della guerra dipende da lui non da quel burattino di Zelensky), al fine di poter scatenare una guerra mondiale.

Insomma, con delle semplici farneticazioni, fatte passare per attendibili, si possono rischiare conseguenze irreparabili, di una gravità eccezionale.

Putin sta combattendo in maniera molto diversa da come fanno gli americani. Non bombarda a tappeto le città, facendo poi entrare le truppe.

 

Una fake news interessante

 

Trovata questa news in due siti italiani.[16]

Il 21 luglio 2021 il presidente Volodymyr Zelensky ha promulgato una legge sui “popoli autoctoni”, con la quale si riconosce il godimento dei Diritti dell’uomo e del cittadino e delle Libertà fondamentali solo agli ucraini di origine scandinava o germanica, non a quelli di origine slava. È la prima legge razziale in Europa da 77 anni. Così dice Thierry Meyssan.

Uno si chiede: è vera o falsa? Le fonti sono sufficientemente credibili o no? E, poiché non si ha la scienza infusa, si comincia a fare delle domande, ad altri e a se stessi.

Zelensky è un ebreo: possibile che abbia fatto una legge del genere? Possibile che il Parlamento l’abbia approvata senza pensare alle conseguenze destabilizzanti per l’intero Paese? Una legge del genere potrebbe far scatenare una guerra civile. Le popolazioni, col passare dei secoli, si sono sicuramente mescolate tra loro.

Ma, a parte questo, la news potrebbe essere attendibile? Guardiamo la data: Zelensky aveva intenzione di eliminare le due repubbliche del Donbass, a tutti i costi, e avrebbe anche voluto riprendersi la Crimea.

Ora, mandare l’esercito regolare sarebbe stato rischioso. Meglio per lui mandare truppe irregolari, che in Ucraina son tutte nazionaliste e neonaziste. Ma queste in cambio, vista la pericolosità dell’azione, in quanto i separatisti avrebbero di sicuro chiesto l’intervento della Russia (come poi nel febbraio 2022 han fatto), cosa avrebbero potuto chiedere, ideologici come sono? Proprio quello che la legge indica! Dunque la news è vera o falsa? Né l’una né l’altra cosa. È solo verosimile.

Il problema però è che le news verosimili sono le più pericolose. Fanno credere vera una cosa che non lo è. Quindi per onestà intellettuale lo storico o il giornalista dovrebbe scartarla. Questo perché non si possono dare per scontate delle cose che potrebbero essere potenzialmente vere ma di fatto non lo sono.

Senonché ho poi trovato una terza fonte, questa volta russa: it.topwar.ru, che mi ha fatto decidere a favore di questa news. L’autore dell’articolo sostiene che non si tratta di una legge vera e propria ma solo di un “progetto di legge” sui popoli indigeni dell’Ucraina, presentato da Zelensky, secondo cui i Krymchak, i Caraiti e i Tatari di Crimea han diritto a ricevere uno status unico di “popoli indigeni”.

Alcune fonti indicano che anche gli ucraini sarebbero rappresentanti delle popolazioni indigene. Altre fonti menzionano i Gagauz, gli antenati ortodossi di lingua turca dei Polovtsiani, di cui più di 30.000 vivono in Ucraina.

Il compito principale della legge non è tanto però la protezione dei Krymchak, dei Caraiti e dei Tatari di Crimea, quanto piuttosto il tentativo di discriminare in maniera razziale le altre popolazioni presenti in Ucraina: russi, bielorussi, moldavi, ungheresi, ebrei e altri popoli, che verrebbero rimossi dallo status di “popolazione indigena”, cioè “eletta”. È una pratica già attuata dai nazisti a favore dei tedeschi.

Un rappresentante di un popolo indigeno, a differenza di un russo e di un bielorusso, può studiare in classi appositamente formate nelle scuole. Viceversa la lingua russa nelle scuole ucraine è studiata al massimo come lingua straniera. Eppure il 17% della popolazione si considera di etnia russa e 1/4 della popolazione ucraina parla russo.

Se si sostiene che i russi appartengono alla categoria delle minoranze nazionali e non hanno lo status privilegiato di “popoli indigeni”, è evidente che non possono costruire proprie scuole, non possono avere propri media nazionali né ricevere sussidi dal budget per finanziare enti sociali, culturali o di rappresentanza.

Quindi con la nuova legge le popolazioni indigene avranno il diritto all’autodeterminazione, alla pari tutela giuridica, al loro status politico nel quadro della Costituzione, alla definizione dei loro simboli nazionali, nonché al libero sviluppo economico, sociale e culturale. Sono autorizzate a osservare e sviluppare tradizioni e costumi spirituali, religiosi e culturali, per preservare il loro patrimonio culturale materiale e immateriale. I russi invece non avranno questa possibilità, per cui p.es. dovranno restituire la Crimea e i territori del Donbass in cui hanno creato le due repubbliche indipendenti.

Tutto questo poi senza considerare che: 1) il governo filonazista di Kiev non ha mai tutelato alcuna minoranza nazionale; 2) la Crimea è diventata parte dell’Ucraina solo nel 1954, grazie a Krusciov; 3) la stessa Ucraina ha appena un secolo di vita (quando i Tatari si stabilirono in Crimea non esisteva neppure uno Stato ucraino); 4) la nazionalità dei Caraiti ebbe origine nel Granducato di Lituania e solo in seguito emigrò in Crimea; 5) la Crimea appartiene alla Russia sin dal 1783; 6) il progetto di legge non prevede nulla per i rom, che pur, secondo il censimento del 2001, sono presenti in 47.000 unità, e sono una tipica minoranza nazionale con una lingua e una cultura distintive; 7) secondo Zelensky gli ungheresi che han vissuto nel distretto di Beregovsky della regione transcarpatica dell’Ucraina fin dai tempi più antichi non possono essere considerati popoli indigeni; 8) anche il popolo Gagauzo (che vive nella regione di Odessa) non è presente nei documenti ufficiali della legge.

 

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NATO e UE a braccetto

 

La NATO ha sfruttato la nascita e lo sviluppo economico della UE, espandendosi verso est e soprattutto a ridosso della Russia. Questo perché i politici europei han sempre ritenuto del tutto normale la coincidenza, seppur su base volontaria, di UE e NATO. Gli USA son sempre stati bravissimi a far credere alla UE che la NATO era l’unico strumento possibile per la difesa militare contro la Russia comunista.

Anche quando la Russia ha smesso d’essere comunista, gli USA han continuato a farci credere ch’essa poteva essere pericolosa. Inoltre la NATO doveva servire per eliminare i dittatori di turno (Milošević, Saddam Hussein, Gheddafi, Assad) e impadronirsi dei loro territori o di una loro parte. La UE non ha mai messo in discussione il ruolo aggressivo della NATO, proprio perché nello Statuto della NATO è scritto chiaro e tondo che ha una funzione meramente difensiva.

Tutto questo sembra una favola, invece ha portato a conseguenze tragiche. Infatti oggi la NATO sembra essere sfuggita a qualunque controllo da parte della UE. Anzi quella impone a questa l’ordine del giorno, l’agenda degli interventi sanzionatori, censori e militari. E il segretario generale della NATO, Stoltenberg, leader laburista di un Paese che non appartiene alla UE, la Norvegia, sta agendo in Europa per fare esclusivamente gli interessi degli americani.

Quest’uomo, in un certo senso, è più pericoloso di Biden. E le due autorità europee che lo ascoltano senza mai contraddirlo, la von der Leyen e Borrell, sono ancora più pericolose di lui.

 

Nazismo e socialismo reale

 

Fa un po’ specie pensare che dopo 70 anni di socialismo reale o di comunismo da caserma, lo Stato europeo che ha più sviluppato nuove forme di nazismo sia l’Ucraina.

Certo, sappiamo che il vero nazismo, oggi, si esprime soprattutto sul piano economico-finanziario, non tanto su quello ideologico, e che quindi USA e UE in questo sono imbattibili. Purtuttavia lascia pensare il fatto che da un socialismo fortemente ideologizzato come quello stalinista, si sia potuto formare un nuovo nazismo non meno ideologizzato, con cui gli americani hanno potuto stabilire relazioni reciprocamente vantaggiose.

Vien quasi da credere che, in ultima istanza, non ci sia mai stata una differenza sostanziale tra nazismo e socialismo statale. Quindi la vittoria dell’URSS sulla Germania va attribuita unicamente al popolo, non certo alla dirigenza politica.

 

L’ammissione sconsolata di Zelensky

 

Zelensky ha finalmente dovuto ammettere, molto sconsolato e non senza le solite punte di polemica, che il suo Paese non può entrare nella NATO.

Stai a vedere che se l’avesse saputo prima, avrebbe risparmiato al suo popolo 20 giorni di vittime e inutili distruzioni. Ma come poteva saperlo? Lui è un ex comico!

Non lo sanno neppure i profughi ucraini che accettano di concedere la loro dolorosa testimonianza nelle nostre televisioni. Loro stravedono per lui e quando gli si dice che avrebbe fatto meglio ad accettare le tre semplici condizioni di Putin, se la prendono, guardano il loro interlocutore meravigliati e gli dicono: “Ma Putin ci ha attaccati, cosa dovevamo fare? Arrenderci?”.

Non vedono più in là del loro naso. Non riescono a capire l’arte sofisticata degli occidentali, secondo cui quando si dichiara guerra a qualcuno, bisogna far ricadere sul nemico tutte le colpe. Purtroppo 70 anni di socialismo amministrato dall’alto è stato per loro come obbedire supinamente a un padre padrone che li ha tenuti isolati dal mondo e li ha resi terribilmente ingenui, sprovveduti. Meno male che ora son venuti da noi, così capiranno meglio come vanno le cose nel mondo.

 

Un governo più democratico non guasterebbe

 

“Non siamo ancora in economia di guerra, perché altrimenti avremmo già il razionamento, ma bisogna esser pronti”, ha detto Mario Draghi a Versailles il 10 e 11 marzo, dove ha incontrato i suoi colleghi della UE.

Come se fossimo obbligati a qualunque sacrificio economico per mandare armi al governo filonazista di Kiev! Un governo che sta usando il proprio popolo come carne da macello pur di assecondare le manovre di guerra degli USA e della NATO contro la Russia, manovre che perseguono sistematicamente a partire dallo scioglimento dell’URSS nel 1991 e che si sono accentuate dopo la fine del governo Eltsin (1999).

Qui siamo alle prese con una nuova “santa alleanza” contro il nemico di turno inventato questa volta da Biden; una nuova “caccia alle streghe” contro docenti, giornalisti e intellettuali colpevoli di non partecipare al coro antirusso.

Dal 1991 gli USA han fornito all’Ucraina assistenza militare per miliardi di dollari. A questi si sono aggiunti miliardi di dollari forniti dal Fondo Fiduciario NATO e direttamente dalla Gran Bretagna e dagli altri Paesi NATO. La strategia USA-NATO si è sviluppata ancor di più nei primi mesi del 2022, quando han chiesto all’Ucraina di accentuare il suo impegno militare contro le repubbliche di Donetsk e Lugansk nel Donbass (repubbliche che, per sottrarsi agli attacchi, han chiesto protezione militare a Mosca e ottenuto il riconoscimento giuridico dopo 8 anni).

Il governo italiano, che ha sempre fatto gli interessi degli americani (come o senza i grillini, che prima di governare mettevano in discussione la NATO), ora ci sta chiedendo di fare sacrifici per arricchire chi specula sui prezzi del petrolio, del gas e dei minerali.

L’aumento dei prezzi delle materie prime e dei beni energetici sta spingendo ad aumenti generalizzati dei prezzi dei beni di consumo e delle tariffe di luce e gas. In questo contesto si collocano le scommesse fatte tramite i titoli derivati (hedge funds), le quali, contando sulle variazioni dei contratti originari dei prodotti energetici, determinano i prezzi da cui partono i contratti successivi. Quindi è la speculazione che determina i prezzi al consumo più che le dinamiche della domanda e dell’offerta. D’altra parte nel capitalismo dove sono i controllori? Al massimo si mettono delle toppe dopo epocali disastri, ma è sempre il popolino che paga.

Stanno usando la crisi ucraina per espandere il nucleare, le trivellazioni e l’uso del carbone. Non bastano i grandi imprenditori che delocalizzano, o che si danno alla mera speculazione finanziaria, smantellando l’apparato produttivo, o che spremono soldi pubblici. Non basta la vendita di aziende italiane a fondi d’investimento e multinazionali straniere. Ora dobbiamo pensare anche a un’economia di guerra!

Qui ci vorrebbe un governo di emergenza popolare, altrimenti non ne usciremo. Ma fatto da quali partiti?

 

Il militarismo di Putin

 

Gilad Atzmon sostiene che Putin non è un generale, ma uno stratega che sta usando la campagna militare come uno strumento politico destinato a mobilitare un cambiamento geopolitico regionale e globale.

Lo si vede dal fatto che il suo esercito sta facendo del suo meglio per evitare vittime civili. Usa tattiche d’assedio in opposizione alla barbara dottrina americana dello “Shock and Awe”. Si è limitato a circondare le città, tagliando fuori l’esercito ucraino nell’est e nel sud del Paese. Ha smantellato la capacità dell’Ucraina di riorganizzarsi e di contrattaccare.

Gli analisti militari occidentali si sono resi perfettamente conto (a differenza dei nostri giornalisti) che l’esercito ucraino quasi non esiste, in quanto non è riuscito a danneggiare seriamente il convoglio russo di 60 km sulla strada per Kiev, nonostante fosse rimasto fermo per più di 10 giorni.

In poche parole l’esercito ucraino dell’Est è già stato smantellato; singole unità possono difendere le città, possono montare attacchi di guerriglia sulla logistica militare russa allungata, ma non possono raggrupparsi in una forza combattente in grado di modificare il campo di battaglia. Quindi la caduta di Mariupol e Odessa è imminente.

L’esercito di Putin dispone inoltre di un’enorme potenza di fuoco che non ha ancora usato: quella con cui invece riuscì a battere le armate del Reich. Non ha nemmeno iniziato a utilizzare la sua superiore potenza aerea contro le città.

La tattica dell’esercito russo è stata semplicemente quella di far pressione nelle periferie delle città, dimostrando la propria potenza militare e poi aprendo corridoi per i convogli umanitari. Son solo i giornalisti occidentali che dicono che Mosca si oppone ai corridoi umanitari. Anzi, spingendo le donne, i bambini e gli anziani verso ovest, Putin destabilizza Paesi come Polonia, Germania, Francia… che non sono in grado di ospitare in tempi brevi milioni di profughi. A questi livelli ci sarà in Ucraina uno spostamento demografico a favore dell’etnia russa e Putin non avrà affatto bisogno di usare le maniere forti una volta finita la guerra.

Gli occidentali han spinto quel fantoccio di Zelensky alla guerra e poi l’han lasciato solo, proprio per evitare un conflitto mondiale dalle conseguenze assolutamente imprevedibili.

Fonte: comedonchisciotte.org

 

Dov’è il neon?

 

Circa la metà della produzione mondiale di Neon, gas fondamentale per il funzionamento dei laser utilizzati per fabbricare semiconduttori, viene realizzata in Ucraina da due aziende, Ingas e Cryoin, a Mariupol e Odessa.

Entrambe hanno arrestato completamente la produzione. A Taiwan affermano di avere scorte sufficienti per assicurare la continuità della produzione a breve termine, ma intanto i prezzi sono aumentati del 500% rispetto a dicembre 2021.

Tutto questo significa che se la Russia dovesse prendere il controllo del Paese, avrebbe molti più mezzi di quanti ne abbia già da sola per tenere sotto scacco l’occidente. Come ne avrebbe la Cina se prendesse il controllo di Taiwan. Già adesso l’altro grande Paese produttore di Neon è proprio la Cina.

Non solo, ma Russia e Ucraina insieme producono il 30% del grano, il 20% del mais e l’80% dell’olio di semi di girasole del mondo. Come si fa a isolare improvvisamente un Paese enorme come la Russia senza rischiare un collasso economico dell’Europa? Possibile che gli economisti europei, con tutte le loro lauree e dottorati di ricerca e master, non abbiano saputo fare i conti della serva e non abbiano previsto delle conseguenze così catastrofiche?

Qui è evidente solo una cosa: si stava preparando da tempo una dichiarazione di guerra contro la Russia per poterla espropriare delle sue immense risorse economiche in Siberia. Non è normale che quasi tutto l’occidente si sia trovato immediatamente unanime nel comportarsi in questa assurda maniera, del tutto autolesionistica. Non è normale che il capitalismo occidentale, così abituato a pensare anzitutto al proprio tornaconto economico, si sia sentito in dovere di rompere i propri mega-affari con la Russia per ragioni esclusivamente umanitarie. È evidente che si sta pensando a dichiarare un’altra guerra mondiale. Questa volta però sotto la guida degli Stati Uniti, che invece nelle due precedenti erano intervenuti perché trascinati dall’Europa.

 

Le preoccupazioni tedesche

 

La Germania ha avvertito che “un boicottaggio immediato delle forniture russe di gas e petrolio potrebbe danneggiare la sua stessa popolazione più di Vladimir Putin, portando disoccupazione di massa, povertà, persone che non possono riscaldare le loro case, persone che restano senza benzina”. L’ha detto il ministro dell’economia e dell’energia Robert Habeck.

Poche altre economie occidentali dipendono dall’energia russa quanto la Germania: il 55% del gas naturale, il 52% del carbone e il 34% dell’olio minerale. Per questa energia paga centinaia di milioni di euro al giorno, sostenendo finanziariamente la macchina da guerra che sta attualmente devastando l’Ucraina.

Sembra che i politici europei si siano accorti di questa dipendenza energetica solo adesso, dopo aver posto in essere, su richiesta di Biden, delle sanzioni mostruose alla Russia. Come potevano pensare che Putin non avrebbe reagito? O che alle prime sanzioni avrebbe desistito dai suoi progetti bellicisti? Come potevano pensare che non ci sarebbe stata una speculazione mondiale sui prezzi di queste materie prime?

Solo gli Stati Uniti, che hanno importato circa l’8% del loro fabbisogno di petrolio greggio dalla Russia nel 2021, hanno annunciato il divieto del petrolio russo con effetto immediato. Il Regno Unito si è limitato a dire che avrebbe gradualmente eliminato le importazioni di petrolio russo entro la fine dell’anno.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha ribaltato una serie di linee rosse di politica estera, acconsentendo a consegnare armi letali all’Ucraina, sostenendo il taglio della Russia dal sistema di pagamento Swift e congelando il gasdotto Nord Stream 2, completato ma non ancora funzionante sotto il Mar Baltico. Ovviamente ha le mani legate quando si tratta di vietare l’energia russa.

Ecco di cosa avrà parlato con Biden: non delle strategie diplomatiche per porre fine alla guerra, ma solo delle strategie economiche per rompere tutti i rapporti con la Russia. Ha preferito, ancora una volta, dichiarare guerra alla Russia. Questa è la terza volta che la Germania lo fa. Ci sarà anche una quarta?

 

La guerra da regionale a mondiale

 

Il coinvolgimento di mercenari stranieri in questa guerra ucraina sta diventando sempre più preoccupante e ne trasforma la natura da regionale a mondiale. Ne parla Vladimir Platov, esperto di Medio Oriente, sulla rivista online “New Eastern Outlook”.

Il rilevamento di una bandiera turca in una delle officine per la produzione artigianale di proiettili di droni vicino a Mariupol, nel villaggio di Sopino, da parte dell’esercito della Repubblica di Doneck il 5 marzo è una conferma del coinvolgimento di militanti filo-turchi negli eventi attuali in Ucraina a fianco di formazioni militari controllate da Kiev.

Inoltre i veterani del cosiddetto Esercito di liberazione del Kosovo (UCK), riconosciuto come organizzazione terroristica in Russia e Serbia, intendono combattere dalla parte ucraina.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba sulla CNN americana ha affermato che più di 20.000 mercenari provenienti da 16 Paesi sono stati inviati in Ucraina.

Regno Unito, Danimarca, Croazia, Polonia e Lettonia hanno approvato ufficialmente l’invio di mercenari.

Una certa parte di questi mercenari sono compagnie militari private occidentali, già presenti in Ucraina anche prima dell’inizio della guerra (i polacchi tendono a essere in maggioranza). Sono per lo più addestrati e finanziati dagli Stati Uniti, che li ha già utilizzati in Afghanistan, Iraq e Libia. Sono molto costosi, quindi saranno sicuramente pagati dagli “sponsor occidentali”, poiché lo Stato di Zelensky è in bancarotta. L’appello per una “legione straniera” non può certo essere farina del suo sacco.

Un’altra categoria di mercenari sono i veri nazisti che odiano ferocemente la Russia e l’ortodossia. I più importanti di questi sono i croati, di cui circa 200 hanno ora sede a Mariupol assediata dai russi, e dove tengono in ostaggio decine di migliaia di persone.

Sorprende, visto l’antisemitismo delle autorità di Kiev, la presenza di israeliani (in particolare gli ex combattenti della brigata Golani) nei ranghi di tali ultranazionalisti e nazisti. Lo sa il premier Bennett, che si è tanto meravigliato della consistenza del neonazismo in Ucraina?

Oltre a 70 “volontari” nipponici sono partiti anche vari gruppi di giovani cittadini danesi, con solo tre mesi di servizio militare come unica esperienza militare.

I Royal Marines britannici in pensione sono già arrivati in Ucraina per combattere i russi, col permesso esplicito della ministra degli Esteri Liz Truss.

Il ministero degli Esteri senegalese ha convocato l’ambasciatore ucraino per protestare contro il reclutamento di suoi cittadini per partecipare alle operazioni militari.

Si sa che circa 60 mercenari hanno lasciato la Georgia per l’Ucraina.

La Russia ha già risposto che i mercenari inviati dai Paesi occidentali per aiutare Kiev non avranno diritto allo status di prigioniero di guerra. E comunque lo sanno tutti che i mercenari volontari (nazionalisti e di estrema destra) sono i più difficili da controllare, essendo i meno disposti a scendere a compromessi e più facilmente portati a compiere atrocità e a violare il cessate il fuoco.

Fonte: journal-neo.org

 

Il papa ingenuo

 

“Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano. C’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le città a cimiteri”, pontifica Bergoglio.

Bravo, così, non dicendo una sola parola sulle condizioni poste da Putin per la trattativa, ti sei messo automaticamente dalla parte del nazista Zelensky e degli USA che l’appoggiano.

 

Negoziati particolari

 

Al Cremlino, conoscendo l’inaffidabilità della parte ucraina nei negoziati, sono pronti per un incontro tra Putin e Zelensky. Ma la condizione principale è che il documento d’intesa finale venga prefirmato.

Zelensky insiste sul fatto che tutte le questioni dovrebbero essere risolte tra i presidenti di Ucraina e Russia in un incontro personale, per il quale può essere preparato un elenco di questioni, ma non un documento finale.

La controproposta di Zelensky è stata rifiutata, anzi la delegazione russa ha nuovamente avvertito Kiev che se non firmerà un accordo quadro sul riconoscimento delle repubbliche del Donbass e della Crimea, la posta in gioco aumenterà e Kiev perderà il sud del Paese.

L’invito di Mosca coincide con l’appello del premier israeliano che ha consigliato a Zelensky di capitolare alle richieste della Russia e non di “negoziare”.

 

Prime manifestazioni pacifiste in Italia

 

La Rete Italiana “Pace e Disarmo” ha denunciato in questi giorni l’avvio di un “ponte aereo” militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico USA.

Non a caso si è scelto l’aeroporto militare di Pisa, principale hub nazionale al servizio della NATO, posizionato a pochi chilometri dalla base USA di Camp Darby. Insieme a quello di Pisa è coinvolto anche l’aeroporto militare di Grosseto.

La suddetta Rete rifiuta di proteggere la popolazione ucraina dalle bombe inviando altre bombe e 3.400 militari italiani nei Paesi confinanti l’Ucraina.

Inoltre teme che tutti i nostri territori, infestati di basi militari USA e NATO, siano posti nel mirino di un possibile allargamento del conflitto.

Condanna il governo Draghi di non aver mai cercato una vera trattativa, ma di aver avviato subito uno “Stato di emergenza” sino al 31.12.2022 e un ponte aereo non solo per gli aiuti umanitari agli ucraini, ma anche per quelli militari contro i russi. In questa maniera l’Italia è finita nella lista russa dei Paesi ostili.

Rifiuta l’isteria bellicista dei mass-media, alimentata al fine di nascondere le origini di questa aggressione, che affonda le radici nel continuo espansionismo NATO verso Est, sino ad arrivare ai confini della Russia, anche attraverso il golpe del 2014 a Kiev e il sostegno materiale alle truppe naziste inserite nell’esercito ucraino, come la brigata Azov, che riceverà le armi italiane al pari di tutte le altre strutture dell’esercito ucraino.

 

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Arriva la fame e non solo di energia

 

Edward Slavsquat fa capire che con le assurde sanzioni poste dagli USA alla Russia si destabilizza il mondo intero. Gli USA non stanno facendo la guerra a Putin, ma a tutta la Russia (che pur dispone di tante forze anti-putiniane) e, indirettamente, a tutti i Paesi del mondo che a vario titolo intrattengono relazioni commerciali con la Russia.

Il suo ragionamento si basa soprattutto sulla questione alimentare. Circa 1/3 delle esportazioni mondiali di orzo proviene dalla Russia e dall’Ucraina messe insieme, poi vi è il 29% del grano, il 19% del mais e l’80% dell’olio di girasole. Per non parlare dei fertilizzanti e nutrienti per le colture, che la Russia invia agli agricoltori di tutto il mondo. Gran parte di questi beni primari viene spedita attraverso i porti del Mar Nero.

Finiremo con l’avere problemi di carestia. Nel migliore dei casi i prodotti costeranno molto di più a causa dell’aumento dei prezzi del carburante.

Egitto, Libano, Libia e Tunisia dipendono completamente dalle importazioni di grano russo e ucraino. Anche un modesto aumento del prezzo del pane potrebbe essere sufficiente per innescare sommosse popolari nel Medio Oriente e Nord Africa. Non basteranno le scorte a scongiurarle.

L’avvento dei fertilizzanti sintetici all’ammoniaca è da circa un secolo che aiuta la produzione alimentare a tenere il passo con la crescita della popolazione globale, passata da 1,7 miliardi a 7,7 miliardi. Alcuni esperti hanno stimato che la popolazione mondiale potrebbe essere la metà di quella odierna senza i fertilizzanti azotati.

La stessa Russia, a parte i cereali, importa quasi tutti i suoi semi, perché durante l’era di Eltsin tutti i fondi per le sementi sono stati distrutti e le stazioni di semi sono state chiuse. La sua stessa agricoltura dipende quasi interamente dalle attrezzature importate.

Secondo diverse stime la catastrofe alimentare riguarderà macroregioni con una popolazione totale di 2 miliardi di persone.

Insomma gli USA stanno minacciando seriamente la stabilità internazionale. Non si è mai visto che un unico Paese pretenda di dettare al mondo intero determinate regole di vita.

Fonte: ideeazione.com

 

L’Australia si prepara alla guerra

 

Il ministro della Difesa australiano, Peter Dutton, ha avvertito che il governo cinese potrebbe sfruttare l’attuale guerra in Ucraina a proprio vantaggio per avanzare le proprie rivendicazioni su Taiwan.

Teme addirittura che la Cina possa usare la guerra in Ucraina come un utile diversivo per perseguire le proprie azioni aggressive o coercitive nell’emisfero australe. (Come dire: quando uno è “cattivo”, lo è sempre e comunque).

Ha detto chiaramente che se gli USA decidono di proteggere militarmente Taiwan, troveranno l’Australia al loro fianco. (In nome di una “santa alleanza” di sangue anglosassone).

Poi ha fatto capire che la Cina non dovrebbe intrattenere una partnership senza limiti col Cremlino, proprio nel momento in cui tutto il resto del mondo se ne sta allontanando. (Come dire: decido io la tua politica estera).

Di qui la necessità di compiere esercitazioni di fuoco vivo di fascia alta con gli USA. Circa 2.200 soldati statunitensi stanno per essere mandati nel Territorio del Nord (nella parte alta del Down Under dell’Australia e in altre zone insulari del Sud-Pacifico).

Il premier australiano Scott Morrison ha già detto che l’Australia approverà qualunque sanzione gli USA vorranno imporre alla Cina, nel caso in cui questa inviasse armi a Mosca mentre il conflitto infuria o anche solo le gettasse un’ancora di salvezza economica durante questa crisi globale. Sarebbe un “abominio” (un termine che fa ricordare l’evangelico “abominio della desolazione”).

Di qui la necessità per l’Australia di ridurre la propria dipendenza economica dalla Cina. Il globalismo tanto strombazzato dagli americani a partire dagli anni ’80, sembra essere al capolinea. Ora si invoca l’autarchia contro gli imperi del male.

Insomma anche l’Australia si sta preparando alla guerra. Si dà per scontato che Cina e Russia siano alleate militarmente e che costituiscano un pericolo per l’intera umanità.

È noto infatti che anche l’Australia (che ha una popolazione di soli 25 milioni di abitanti) vuole spendere il 2% del PIL negli armamenti, arrivando a un personale militare in servizio permanente di circa 80.000 uomini e donne, cifra che arriva a 101.000 se si considera anche quello civile della Difesa. In particolare vuole potenziare la flotta dei nuovi sottomarini a propulsione nucleare (beninteso angloamericani non francesi).

Fonte: news.com.au

 

Una nuova guerra fredda

 

Scrive Josh Hammer:

La caduta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione formale dell’Unione Sovietica nel 1991 hanno segnato un momento unipolare d’incontrastata supremazia economica, diplomatica, militare e geopolitica americana sulla scena mondiale.

La potenza navale senza precedenti degli Stati Uniti per assicurare il libero commercio in alto mare, il dominio senza rivali dell’America sulle organizzazioni multilaterali come le Nazioni Unite, e la ricerca incessante di interventi militari in terre lontane per motivi morali o umanitari, sono diventati un must.

I discorsi sull’“eccezionalismo americano” hanno cominciato ad assumere un tono esplicitamente hurrah-patriottico.

Con l’ascesa della Cina e il ritorno della rivalità tra grandi potenze, l’era unipolare è finita in tutti i sensi.

I primi segni del crollo dell’ordine unipolare americano sono emersi sulle rovine di guerre impotenti, comunemente chiamate “guerre al terrorismo”, gestite da repubblicani o da democratici: Iraq, Afghanistan, Libia, Siria. Il disastroso ritiro dall’Afghanistan ha impressionato molto gli americani.

È apparso evidente che è crollato un simbolismo imperante nella narrativa: l’onnipotenza degli USA non esiste più, non possono creare un mondo a loro immagine.

È un impero lacerato: popolazione sempre più povera, inflazione la più alta da decenni, aumento vertiginoso dei tassi di natalità fuori dal matrimonio, un confine meridionale poroso, aumento dei tassi di omicidio e di crimine violento, e la metastasi di sciocchezze razzistiche e i princìpi divisivi dell’ideologia gender... Parlare di valori da esportare non ha più senso.

La crescita economica e militare della Cina a un ritmo frenetico, nell’ultimo decennio, sotto Xi Jinping, appare agli americani molto preoccupante. Tanto più che lui e Putin parlano apertamente di un “nuovo ordine mondiale”, al punto che un’occupazione di Taiwan sembra inevitabile.

La visita del presidente Richard Nixon al presidente Mao a Pechino nel 1972 in funzione antirussa, ha soltanto creato un nuovo nemico. E ora la guerra in Ucraina ha segnato l’inizio di una nuova guerra fredda.

Fonte: ideeazione.com

 

La vice di Zelensky è peggio di lui

 

A nome del governo ucraino, da lei rappresentato nella veste di vicepremier, Iryna Vereshchuk ha detto alla giornalista Lilli Gruber (a “Otto e Mezzo”, 14 marzo), le seguenti cose:

- il presidente è il popolo, il popolo si riconosce nel presidente;

- no-fly zone subito sulle centrali nucleari;

- intervento militare degli USA in Ucraina;

- garanzie internazionali occidentali, da parte di USA e GB, per l’Ucraina per il dopoguerra;

- Crimea e Donbass restituite all’Ucraina, dopo periodo di monitoraggio internazionale;

- né il riconoscimento delle repubbliche del Donbass né della Crimea né la neutralità dell’Ucraina possono costituire base di trattativa con la Russia.

Questa è peggio di Zelensky. Affermazioni del genere escludono qualunque trattativa e obbligano i russi a usare maniere ancora più forti.

Da notare, peraltro, che Kiev vorrebbe Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia come garanti assoluti nel trattato di pace. Loro si devono impegnare “con chiari obblighi giuridici” a intervenire a fianco di Kiev in caso di aggressione. Cioè in pratica vogliono la NATO come “tutore”! E nessuno dei tre ha riconosciuto il passaggio della Crimea alla Russia né l’indipendenza alle due repubbliche del Donbass. Queste sono solo provocazioni...

 

Benzina da rubare

 

Secondo i dati riportati da Leggo, nel giro degli ultimi mesi sarebbero state rubate in Italia 71 mila tonnellate di carburante, tra benzina e gasolio, per un giro d’affari illecito che supera i 100 miliardi di euro.

I vampiri di benzina e diesel si aggirano per i parcheggi incustoditi e per le vie più isolate. Nei vecchi modelli di auto forzano il tappo del serbatoio e, armati di tubo e tanica, risucchiando l’aria, riescono a svuotare il serbatoio.

Secondo le forze dell’ordine il profilo del ladro di benzina sarebbe quello di un insospettabile che non può permettersi il pieno per raggiungere il posto di lavoro.

Grazie Biden! Sei un amico degli europei!

 

Tesi di Grozev

 

Secondo Christo Grozev, giornalista bulgaro, il presidente cinese Xi Jinping aveva deciso di occupare Taiwan il prossimo autunno, ma l’invasione russa dell’Ucraina gli ha fatto cambiare i piani. Anche perché ora i taiwanesi sono più pronti a combattere. Un recente sondaggio pubblicato dalla Taiwan International Strategic Study Society rivela che il 70,2% degli intervistati è pronto a imbracciare le armi contro un’aggressione di Pechino: in un’indagine di dicembre era solo il 40,3%.

Il presidente cinese “ha bisogno della sua piccola vittoria per essere rieletto per un terzo mandato” al 20° Congresso del Partito comunista cinese, ha detto Grozev. A me però pare ridicolo che un leader così indiscusso come lui, paragonabile a Mao, abbia bisogno di una tale prova di forza per essere rieletto.

In ogni caso se davvero gli eventi in Ucraina “hanno chiuso la finestra di possibilità” per attaccare Taiwan, l’occidente dovrebbe ringraziare Putin. Invece ne sta approfittando per convincere Xi a chiedere a Putin di ritirarsi. Per Pechino un grande accordo economico con gli USA è meglio di una “quasi-alleanza” tattica o “amicizia senza limiti” con Mosca. Lo scorso anno, infatti, nonostante la guerra commerciale con Washington, il commercio bilaterale è cresciuto del 30% e la rimozione dei dazi americani favorirebbe un’ulteriore crescita degli scambi.

Soldi, soldi, la Cina ha bisogno di soldi per poter competere con gli USA e per uscire dalla pandemia. La questione Ucraina la ritiene solo “europea”: non le interessa più di tanto, se non per la stabilità mondiale, che è sempre molto utile al business. Per il resto essa conferma il principio internazionale di non interferenza negli affari di uno Stato sovrano. E si astiene dall’approvare le mostruose sanzioni economiche alla Russia.

 

Tony Blair farebbe meglio a tacere

 

Come noto, Tony Blair fu giudicato responsabile insieme a Georges W. Bush di migliaia di morti tra la popolazione civile in Iraq (si stima 150.000 ma i dati non sono aggiornati dal 2009), tra i militari e favorito la nascita dell’Isis.[17]

Ebbene questo criminale di guerra, che non si è mai pentito d’aver preso la decisione di attaccare l’Iraq, ha avuto il coraggio di affermare che la NATO non dovrebbe escludere a priori un intervento nella guerra in Ucraina, in quanto ciò fa il gioco di Putin.

Mi chiedo: questi laburisti, quando hanno elaborato le loro idee socialiste, dove si sono formati? Stoltenberg è come lui e Scholz lo sta diventando.

Fonte: Sky News

 

La pistola di Cechov

 

Fiorangela Altamura ritiene altamente probabile una provocazione NATO, per mano neonazista, in una centrale nucleare o in un laboratorio dove si studiano armi batteriologiche in Ucraina, per poi addossarne la colpa alla Russia.

Questa tecnica si chiama “la pistola di Cechov”: uno stratagemma letterario o teatrale che serve per produrre un colpo di scena finale, il “ribaltamento”, conducendo il lettore o lo spettatore a scoprire una situazione insospettata.

È una sorta di anticipazione che appare imprevedibile ma non lo è. Cechov diceva che se compare una pistola in una scena e poi nessuno la usa, non è un elemento che va eliminato, poiché, se c’è una pistola, prima o poi deve sparare. Ogni elemento della storia deve avere una funzione.

E nella guerra ucraina si possono appunto usare due “pistole”: i laboratori batteriologici e le centrali nucleari. Perché sparino occorre la giusta temperatura di ebollizione del sentimento russofobico.

 

Nazista convinto

 

Fakhrudin Sharafmal, uno dei conduttori ucraini del canale televisivo “24”, in diretta ha dichiarato di sposare la tesi di Adolf Eichmann, secondo cui andrebbero uccisi anche i bambini dei nemici, affinché, crescendo, essi non si possano vendicare.

“I nostri soldati e difensori dell’Ucraina non possono uccidere i bambini, essendo vietato dalla convenzione di Ginevra, ma io non sono un militare e non sono vincolato a queste convenzioni. Se ci sarà la possibilità di fare i conti coi russi, lo farò”.

Rivolgendosi direttamente ai russi ha poi affermato: “Dato che ci chiamate nazisti, seguirò la dottrina di Adolf Eichmann e farò di tutto per garantire che né voi né i vostri figli possano vivere nella nostra terra. (…) A noi non serve la pace, ma la vittoria”.

E poi dicono che l’Ucraina non è la patria del neonazismo europeo.

 

Biden criminale di guerra

 

In un video del 1999 Joe Biden ammetteva di aver ispirato i bombardamenti USA/NATO su Belgrado. Una campagna indiscriminata di bombardamenti a tappeto durata dal 24 marzo al 10 giugno 1999. Furono bombardati non solo obiettivi militari, ma soprattutto strutture e infrastrutture civili, come ponti, case, stazioni, edifici pubblici. In molti di questi episodi vennero coinvolti civili, autobus, treni, autovetture, per un totale di circa 2.500 morti, tra cui molti bambini, e oltre 10.000 feriti, con danni materiali incalcolabili. Fu anche bombardata volontariamente la stazione tv di Belgrado con tutti i lavoratori all’interno. Non solo, ma l’uso di proiettili all’uranio impoverito ha portato a una forte crescita dei tumori tra i cittadini.

“Sono stato io a suggerire di bombardare Belgrado. Sono stato io a suggerire di inviare piloti statunitensi e far saltare tutti i ponti sul Danubio” – sue parole testuali.

Poi dà del criminale di guerra a Putin...

 

Ricostruzione cronologica di Leonid Savin

 

Leonid Savin scrive:

La prima grande crisi nelle relazioni tra Russia e Ucraina è arrivata alla fine del 2004, quando la cosiddetta “rivoluzione arancione” ha aiutato il candidato presidenziale filo-occidentale Viktor Yushchenko a sfidare i risultati elettorali. Fu sotto di lui che iniziò la glorificazione degli ex complici della Germania nazista e il sostegno dei gruppi nazionalisti radicali da parte delle autorità locali e statali.

Nel febbraio 2014, dopo un colpo di stato apertamente appoggiato dagli Stati Uniti, si è intensificata la propensione ufficiale al nazismo, la popolazione di lingua russa è stata dichiarata gente di seconda classe, che non ha nemmeno il diritto di parlare la propria lingua madre. Le proteste contro il governo sono scoppiate in molte città, ma unità dell’esercito e militanti di gruppi neonazisti sono stati inviati per reprimerle.

A causa dello scoppio della guerra civile nel sud-est e della secessione della Crimea, i cui abitanti tennero un referendum e tornarono in seno alla Russia, divenne evidente il corso verso il confronto con la Federazione Russa.

I tentativi di Mosca di agire da mediatore per risolvere la situazione nel sud-est hanno portato alla firma degli accordi di Minsk, secondo i quali Kiev si era impegnata a cessare il fuoco e risolvere le controversie attraverso la diplomazia.

Questo però non è successo. Il territorio del Donbass, dove la popolazione locale ha proclamato la secessione dall’Ucraina, è stato oggetto di continui bombardamenti per 8 anni e i suoi abitanti sono stati detenuti, torturati e sottoposti ad esecuzioni extragiudiziali dai Servizi di sicurezza dell’Ucraina e da gruppi paramilitari neonazisti, che hanno ricevuto carta bianca da Kiev. E questa situazione è durata fino alla seconda metà di febbraio di quest’anno.

Sia nel 2020 che nel 2021 le truppe ucraine hanno concentrato le loro forze nel sud-est e, in risposta, la Russia ha condotto esercitazioni vicino al confine con l’Ucraina. Alla fine del 2021, quando ci fu un’altra concentrazione dell’esercito ucraino, anche la Russia dispiegò truppe al confine e annunciò importanti esercitazioni militari. E se nel 2020 l’occidente non ha reagito alle azioni della Russia, nel 2021 sono iniziate l’isteria diplomatica e le accuse di imminente invasione.

Il 22 febbraio la leadership russa ha riconosciuto la Repubblica Popolare di Donetsk (DPR) e la Repubblica Popolare di Lugansk (LPR). Il mutuo accordo, subito firmato, prevedeva la fornitura di assistenza militare. Allo stesso tempo la parte ucraina ha continuato a bombardare le città (violando gli accordi di Minsk), motivo per cui nella DPR e nella LPR è stata annunciata un’evacuazione di massa in Russia.

La mattina del 24 febbraio le forze militari russe hanno colpito le infrastrutture militari in tutta l’Ucraina e le colonne delle forze di terra hanno iniziato ad avanzare in varie direzioni.

È noto che le truppe ucraine, col supporto di istruttori della NATO, stavano già preparando una massiccia invasione dei territori della DPR e della LPR. Le azioni della Russia hanno solo impedito il genocidio della popolazione civile (ben oltre i 14.000 morti che han già avuto, che poi secondo alcune fonti arrivano a 22.000).

La militarizzazione dell’Ucraina stava procedendo a una velocità da record. Questo spiega anche la violenta reazione isterica dell’occidente e gli incredibili finanziamenti che l’Ucraina ha ricevuto.

Gli Stati Uniti intendevano aiutare l’Ucraina a sviluppare armi nucleari in regime di segretezza. Lo stesso Zelensky il 20 febbraio scorso aveva detto che l’Ucraina si sarebbe ritirata dall’accordo sullo status di potenza non nucleare.

Un altro fattore importante è stata la presenza di una rete di laboratori biologici (almeno 30 complessi), che si trovavano in grandi città dell’Ucraina ed erano amministrati dal Pentagono. Nell’ambito del programma UP-8 a Leopoli, Kharkiv, Odessa e Kiev è noto che oltre 4.000 militari ucraini hanno partecipato ad esperimenti con agenti patogeni e virus da combattimento. L’Ambasciata degli Stati Uniti ha rimosso preventivamente dal suo sito web le informazioni sul progetto Bioweapon Lab in Ucraina.

L’Ucraina è il Paese con più nazisti al mondo, seconda solo agli USA, ove si chiamano suprematisti. Lo dimostra anche il fatto che durante il voto alle Nazioni Unite su una risoluzione che condannasse la glorificazione del nazismo negli ultimi anni, solo due Paesi si sono opposti: gli Stati Uniti e l’Ucraina.

Nelle città dell’Ucraina, compresa la capitale, ci sono monumenti a criminali nazisti come Stepan Bandera e Roman Shukhevych. Quest’ultimo era il vice comandante del battaglione nazista “Nachtigal” e partecipò allo sterminio degli ebrei di Lvov. Sue le parole: “Non dovremmo aver paura che le persone ci maledicano per la crudeltà. Lasciate che rimanga la metà dei quaranta milioni di abitanti ucraini: non c’è niente di terribile in questo”.

Gli attuali seguaci del neonazismo ucraino usano i cittadini ucraini come scudi umani, impedendo loro di uscire attraverso i corridoi umanitari. Stanno costringendo i politici ucraini a prolungare il processo negoziale il più a lungo possibile: coloro che offrono opzioni alternative vengono semplicemente uccisi, come è già successo a Denis Kireev, un membro del gruppo negoziale ucraino.

Inoltre hanno distribuito armi a tutti, senza alcuna verifica o qualificazione. Sono stati anche scarcerati elementi criminali, a cui sono state fornite armi. E hanno posizionato deliberatamente sistemi d’arma come carri armati e artiglieria su infrastrutture civili, senza evacuare la popolazione civile, il che è un crimine di guerra ai sensi dell’art. 8 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Ora 20.000 stranieri nazisti sono giunti da tutto il mondo in qualità di mercenari.

In Ucraina è in corso una guerra ibrida, le cui fondamenta sono state sviluppate in occidente per decenni. Uno strano miscuglio di militari professionisti, strutture militarizzate neonaziste, una parte di popolazione ideologicamente plagiata, chiamata unità di autodifesa territoriale a cui sono state consegnate armi, ex prigionieri, mercenari stranieri: tutti si oppongono all’esercito russo, ma terrorizzano anche la popolazione locale. A ciò va aggiunta un’enorme quantità di notizie false, disinformazione e propaganda nei media occidentali, nonché nuovi pacchetti di sanzioni contro la Russia, che hanno già portato al disfacimento dell’economia globale.

 

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La posizione di Zjuganov

 

Uno pensa che il leader del Partito comunista russo, Gennadij Zjuganov, principale oppositore di Putin, debba per forza essere contro l’invasione dell’Ucraina.

Invece basta leggersi i suoi interventi su Facebook per convincersi del contrario. Lui approva completamente la guerra, soprattutto per il tema della denazificazione. In particolare gli fa orrore che i neonazisti ucraini (seguaci di Stepan Bandera) usino bambini, donne, anziani come “scudi umani” e impediscano di usare i corridoi umanitari. A suo dire neppure i nazisti tedeschi si sono mai comportati così in Russia.

Per lui il terrore nazista diventa la politica ufficiale dei vertici dello Stato ucraino, da tempo sostenuti dagli Stati Uniti e ora anche dalla UE. E che si tratti proprio di “terrore” è dimostrato anche dal fatto che il governo non ha esitato a far fuori un componente della missione diplomatica ucraina (Denis Kireev), che cercava di trovare un accordo con quella russa.

Inoltre lo preoccupa di veder di nuovo i croati in Ucraina, poiché questi erano alleati dei nazisti e fecero fuori durante la II guerra mondiale un milione di serbi.

Difficile però credere che il neonazismo ucraino possa essere sconfitto con un intervento armato. Anzi, siccome gli ucraini fan la parte della vittima, è facile che andrà aumentando.

Fonte: facebook.com/ZyuganovGA

 

Madri ucraine surrogate

 

Apparsi il 17 marzo su “Avvenire” un art. e un video preoccupanti, basati su alcuni reportage giornalistici, soprattutto di testate americane come il “New York Times” e “The Atlantic”.

Si riferisce ai cosiddetti figli dell’utero in affitto, una delle attività economiche più fiorenti nell’Ucraina pre-guerra. Se si considera che i nati in questa maniera sono dai 2.500 a 3.000 all’anno, ogni mese ne vengono al mondo oltre 200. L’azienda specializzata ucraina BioTexCom, che da sola controlla quasi la metà del mercato, ne ha già parcheggiati 30 nel bunker antiaereo fatto costruire vicino alla sede di Kiev, e conta di averne 100 a fine mese. Nel rifugio una piccola squadra di 18 tate accudisce i bambini, visto che le mamme surrogate spariscono per contratto subito dopo il parto.

La New Hope Surrogacy, un’altra clinica specializzata, ha fatto trasferire 60 madri surrogate da aree di guerra ad altre più tranquille. Lo si vede nel video pubblicato sul sito della clinica ucraina BioTexCom.

Nonostante le pressioni delle coppie committenti, queste donne non possono lasciare l’Ucraina e mettersi in salvo col loro bimbo in grembo perché se partorissero in uno dei Paesi confinanti come la Moldavia o la Polonia, dove l’utero in affitto è illegale, risulterebbero le uniche madri del bambino e non potrebbero poi cederlo a chi ha pagato la loro gestazione.

Esiste anche questa mostruosità in Ucraina, frutto soprattutto della guerra civile in corso da 8 anni e di una povertà più o meno generalizzata (vi sono Stati come la California in cui i committenti possono anche pagare fino a 120.000 dollari). Non a caso diversi organismi internazionali si stanno preoccupando in questi giorni di tutelare i minori che escono a centinaia di migliaia dal Paese, per evitare che alcuni possano finire nelle mani di trafficanti, soprattutto appunto quelli che non vengono registrati all’anagrafe.

Società come l’australiana Growing Families o la statunitense (del New Jersey) Delivering Dreams, stanno dando supporto alle coppie per il ritiro dei bambini commissionati in Ucraina. La Project Dynamo, in Florida, ha organizzato diverse operazioni di evacuazione di coppie, coi loro bambini partoriti da donne ucraine.

Alcuni governi di Paesi dove l’utero in affitto è un reato assistono comunque in gran segreto le profughe incinte, aiutano a portare in salvo i neonati, oppure contribuiscono a pagare le spese per la custodia professionale dei bambini che al momento non possono essere presi in consegna.

Tuttavia fino ad oggi l’Europa ha fatto finta di non vedere questo fenomeno, che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, come sentenzia la nostra Corte Costituzionale.

Fonte: avvenire.it

 

Amazon sdogana il neonazismo ucraino

 

Dice la militante di Potere al Popolo Marta Collot: “Dopo la decisione di Facebook-Meta di consentire l’esaltazione delle iniziative del battaglione Azov, di cui i componenti si possono trovare fotografati con croci uncinate e simboli dei collaborazionisti ucraini di Hitler, ora anche Amazon sdogana questa unità militare neonazista”.

Su tale piattaforma è infatti possibile acquistare diversi gadget col simbolo di questo “squadrone della morte” (magliette, felpe ecc.), che è tra i principali responsabili delle migliaia di vittime della guerra contro le Repubbliche Popolari del Donbass. Il loro retroterra culturale è fatto di nazionalismo e di esaltazioni del sacrificio eroico.

E ha aggiunto: “Anche questa è propaganda di guerra, è normalizzazione dell’afflato bellicista che si vuole far prendere alle popolazioni dei nostri Paesi. Senza dir loro che i costi di questa guerra saranno proprio i popoli a pagarlo, o forse, nella sua più tragica conclusione, l’umanità intera”.

Fonte: oltre.tv

 

Ribellismo in Corsica

 

“Il disprezzo genera rabbia e la rabbia porta alla rivolta. E nel nostro Paese la rivolta provoca insurrezione”, avverte il Fronte di Liberazione Nazionale della Corsica, che ha colto come pretesto ciò che è avvenuto a Yvan Colonna, il detenuto indipendentista aggredito il 2 marzo nel carcere di Arles e il cui stato di salute resta molto preoccupante.

La vera questione infatti è politica e ha connotati secessionisti. Il FLNC fustiga il governo francese che nega le richieste della popolazione, nonostante le molteplici vittorie elettorali dei partiti nazionalisti negli ultimi anni.

Sembra un nuovo Donbass. Che farà Macron? Invierà la sua flotta navale? E noi europei da che parte ci metteremo? Adotteremo, come al solito, due pesi e due misure?

Fonte: corsematin.com

 

Davide e Golia

 

La NATO dichiara di non essere in guerra con la Russia, ma se alle abnormi sanzioni economiche e finanziarie (che sono già una dichiarazione di guerra) si aggiungono l’invio di armi pesanti, di finanziamenti ai neonazisti, di mercenari (o contractors), qual è la differenza? In questo momento si sta usando il confine polacco, ma basta un nonnulla perché scoppi il confronto diretto con Mosca.

Blinken ha già detto che se la Russia usa le armi chimiche, il limite della neutralità viene superato. E si sa che quando gli americani fanno dichiarazioni del genere, è perché loro stessi stanno pensando di usare armi del genere per addossare la colpa ai russi.

La guerra di fatto è tra Russia e USA-UE. L’Ucraina è solo un territorio casuale, che la stragrande maggioranza degli americani non sa neppure dove sia collocato geograficamente.

Nessuna trattativa tra Zelensky e Putin sarà possibile senza il consenso americano. Ecco perché a Kiev non hanno fretta di concluderlo e se ne fregano se ci rimette la popolazione. Anzi, quanto più questa soffre, tante più possibilità ci sono che i russi perdano la partita. Una partita che han già perso sul piano mediatico, poiché l’affabulatore/imbonitore Zelensky non ha rivali. Putin è abituato a gestire un impero e non capisce l’importanza della comunicazione nell’ottenere il consenso. Questa guerra rischia di trasformarsi in una riedizione della sfida tra Davide e Golia.

 

Accontentarsi è una filosofia di vita

 

Se Putin rinuncia alla non neutralità dell’Ucraina, significa avere tra qualche anno i missili NATO a 5 minuti da Mosca (ricordiamo che l’adesione alla NATO è scritta nella Costituzione ucraina). Nessuno stato maggiore e nessun governo russo che non sia un pupazzo (come fu quello di Eltsin) lo accetterà mai.

Paradossalmente se la situazione dovesse degenerare nel medio periodo fino al punto da indebolire la posizione di Putin, ciò potrebbe portare a un proseguimento della guerra in forme ancora più crude e indiscriminate di quanto avvenuto fino adesso. È chiaro infatti che l’intento russo è stato di minimizzare le vittime civili per favorire una futura convivenza. Se la Russia avesse proceduto col caratteristico stile americano, avrebbero bombardato per due mesi consecutivi prima di mandare un solo soldato a rischiare la pelle sul campo.

Secondo me l’Ucraina è destinata a essere divisa in due, se non proprio lungo il Dnepr, giù di lì. Non è infatti da escludere che dopo l’occupazione (ormai imminente) di Mariupol e di Odessa, tutta l’area sud-est sarà collegata da una cintura invalicabile che unirà il Donbass con la Transnistria. A quel punto le trattative diverrebbero inevitabili, altrimenti l’intera Ucraina verrà occupata.

In pratica il governo di Kiev, incaponendosi a non riconoscere l’indipendenza alle due repubbliche del Donbass né la Crimea ai russi, perderà quasi mezza nazione. Colpa dell’alleato americano, lontanissimo dall’accettare l’idea che accontentarsi è una filosofia di vita.

 

Cardini super partes e finlandizzazione

 

Ha detto lo storico Franco Cardini a “Il Fatto Quotidiano”:

Io non voglio una resa dell’Ucraina, per rispetto di un popolo e di una terra che amo. Se io fossi Putin, farei in modo di lasciare una via d’uscita dignitosa all’avversario. Penso che Putin abbia deciso l’invasione prima che l’Ucraina entrasse nella NATO, perché se l’avesse fatto dopo sarebbe scoppiata una guerra mondiale.

Nel documento del 15 dicembre 2021 il governo russo aveva proposto un compromesso al governo americano per una “finlandizzazione” dell’Ucraina, il non ingresso nella NATO e l’indipendenza delle Repubbliche del Donbass. Cose che erano negli accordi di Minsk e che non sono state rispettate.

La Corte dell’Aja può procedere contro la Federazione Russa. Però le chiedo: a quando i processi contro la Nato (posta sotto l’alto comando USA) per gli interventi in Serbia, in Afghanistan, in Iraq, in Siria?

Ma vediamo cosa vuol dire “finlandizzazione”? In pratica è la neutralità in politica estera di un Paese che confina con uno Stato più potente. La Finlandia uscì sconfitta dalla II guerra mondiale, ma siccome voleva restare indipendente, scelse di non aderire né alla NATO né al Patto di Varsavia. Una scelta negata all’Italia.

Il governo restava democratico, anche se in politica interna evitava, per non irritare Mosca, di pubblicizzare film, libri e persino canzoni giudicati “anti-sovietici”. Tale censura terminò solo negli anni ’80 con l’arrivo al potere di Mikhail Gorbačëv, il quale arrivò a proporre, senza successo, il modello finlandese per i Paesi dell’Europa orientale dopo la fine della guerra fredda.

Oggi la “finlandizzazione” viene citata come possibile soluzione per la questione ucraina, perché garantirebbe sia la democrazia di Kiev che le necessità di sicurezza della Russia. Ma il governo di Kiev vuole entrare nella NATO, esattamente come han chiesto gli altri Paesi ex-sovietici.

 

Più sei povero e più ti devi armare

 

Altra vittoria della NATO: l’Italia porterà le sue spese militari dall’1,5 al 2% del PIL, proprio adesso che, in seguito alla pandemia, il debito pubblico in valore assoluto viaggia sui 2.700 miliardi di euro e in rapporto al PIL è di circa il 150% (incassi 100 e paghi 150!). Passeremo da 25 miliardi all’anno a 38 miliardi all’anno, cioè da 68 milioni al giorno a 104 milioni al giorno. A ciò va aggiunto il forte aumento dell’inflazione e una prospettiva di tassi d’interesse in salita.

I parlamentari non ragionano con la testa ma con la pancia. Il risultato della votazione è stato quasi plebiscitario: 421 presenti, 391 voti favorevoli, 19 contrari. E in questo sono tutti uguali. Si fanno la guerra in casa, senza che nessuno ci attacchi. Abbiamo forse problemi di difesa nazionale? Quale Paese ci sta minacciando? L’unico a farlo sono gli Stati Uniti, che se non facciamo quello che ci chiedono, ci minacciano di dazi e sanzioni economiche.

Nel 2020 avevano tagliato il traguardo del 2% solo Estonia, Lettonia, Romania, Grecia, cioè Paesi che certamente ricchi non sono. Poteva forse mancare il nostro? In questo 2022 le spese militari sono già aumentate del 3,4% rispetto al 2021. L’aumento arriva addirittura all’11,7% rispetto al 2020. Ma non dovevamo combattere un virus? E allora perché il governo Draghi ha previsto una riduzione di 6 miliardi alla spesa per la sanità nel 2023 e 2024?

 

Bertinotti ancora di sinistra?

 

Mi è abbastanza piaciuto Fausto Bertinotti, intervistato da Affaritaliani.it sul conflitto tra Russia e Ucraina. Ha detto che “L’unica possibilità per fermare questa tragedia sono le trattative per arrivare alla pace. Tutte le altre opzioni tradiscono la realtà dei fatti e sono un riflesso incondizionato del partito della guerra. Il primo responsabile è sicuramente Vladimir Putin, che ha deciso l’invasione dell’Ucraina, ma questa verità non può e non deve oscurare le colpe di altri soggetti, ad es. la NATO. Nel momento in cui si cerca di uscire dal conflitto e di arrivare alla pace occorre ricordare la responsabilità principale, ma anche quelle secondarie”.

Definire “secondarie” le responsabilità della NATO, che invece per la Russia sono assolutamente principali, è limitativo, ma è già molto averle ammesse. Oggi si rischia di essere licenziati in tronco, se si fa un’affermazione del genere.

Poi ha aggiunto: “Ricordo molto bene l’impegno preso dalla NATO con l’allora presidente dell’Unione Sovietica Gorbaciov a non estendersi ai Paesi che precedentemente erano al di là di quella che impropriamente tutti chiamavano cortina di ferro. Poi, successivamente, ci riprovò Bush ma fu fermato con forza da Francia e Germania. L’estensione della NATO a Est è stato un concorso di colpa nei confronti dell’attuale guerra. Poi soverchiato dalla grave responsabilità di chi la guerra l’ha scatenata”.

Chissà però cosa avrebbe fatto la NATO se davvero fosse riuscita a insediarsi in Ucraina? Probabilmente avrebbe scatenato un altro golpe anche in Bielorussia. In fondo l’anno scorso c’era quasi riuscita.

 

Letta strabico

 

Enrico Letta ha detto che Putin ha paura che la democrazia dell’Ucraina possa entrare anche nel suo Paese.

Che film ha visto?! Possibile che non sappia che l’Ucraina è il cuore del neonazismo europeo? È qui che vengono ad addestrarsi i suprematisti americani. Ed è un neonazismo filoyankee che detesta la stessa Europa, perché troppo vincolata al rispetto dei diritti.

 

Pregevole sentenza della Corte di Cassazione

 

Giunto come profugo in Italia nel 2017 un cittadino ucraino di 20 anni, originario del Donbass, aveva richiesto l’asilo politico per obiezione di coscienza in quanto si era rifiutato di arruolarsi nell’esercito del suo Paese. Nel 2020 il tribunale di Torino gli aveva rifiutato la protezione, ma ora la Cassazione gli ha concesso lo status di rifugiato politico.

Nonostante le notizie già parlassero di 26.000 ucraini processati per aver evitato il servizio militare, secondo il giudice del tribunale di Torino (che non aveva capito che in Ucraina vi era una guerra civile da 8 anni!) non c’era alcun rischio “d’essere costretto a servire nell’esercito ucraino, anche in considerazione dell’età, né alcun pericolo d’essere coinvolto in azioni di guerra e di commettere crimini di guerra o contro l’umanità”.

Per fortuna la Cassazione, il 3 marzo 2022, ha ribaltato la sentenza: “Deve essere riconosciuto lo status di rifugiato politico all’obiettore di coscienza che rifiuti di prestare servizio militare nello Stato di origine, se l’arruolamento comporta il rischio di un coinvolgimento, anche solo indiretto, in un conflitto caratterizzato dalla commissione, o dalla sua alta probabilità, di crimini di guerra o contro l’umanità”.

Poi la sentenza aggiunge: “Tutte le fonti internazionali concordano sull’esistenza in Ucraina di un conflitto armato, in cui le parti non hanno rispettato gli accordi del 2015-2016 sul cessate il fuoco e hanno continuato a combattere nonostante la tregua, ed evidenziano la presenza di gravi violazioni e crimini di guerra commessi da entrambe le parti in conflitto”.

In sostanza la Cassazione si è resa conto dell’assurdità che “l’obiezione di coscienza in Ucraina sia prevista solo per motivi religiosi”, quando tali motivi “vengono solitamente ignorati, con avvio all’arruolamento, in forma indiscriminata, di tutti i soggetti richiamati alle armi, a prescindere dal loro credo religioso”.

 

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Nasce il duopolio

 

La Comunità Economica Eurasiatica (Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, oltre l’Armenia per talune disposizioni) e la Cina creeranno un nuovo sistema economico e finanziario mondiale e ne definiranno le basi a fine marzo 2022.

Il nuovo sistema dovrebbe avere una moneta di riferimento il cui corso dovrebbe essere fissato in base a un paniere di monete degli Stati membri fondatori, dominato dallo yuan cinese.

Il mondo si divide in due (duopolio) e finisce la globalizzazione.

 

Putin corre ai ripari

 

Russia e India stanno per firmare un mega contratto per la fornitura di petrolio russo a forte sconto a vantaggio del compratore.

La missione permanente cinese presso la UE ha risposto così all’invito di Stoltenberg a condannare l’operazione speciale russa in Ucraina: “Non dimenticheremo mai chi ha bombardato la nostra ambasciata in Jugoslavia [nel 1999, uccidendo tre persone e provocando il ferimento di altre 20]. E non abbiamo bisogno di lezioni sulla giustizia da parte di un trasgressore del diritto internazionale”.

Facciamo quindi una botta di conti: un Paese da 1,4 miliardi di persone (la Cina) sostiene la Russia non solo economicamente (hanno firmato la costruzione di altri gasdotti che riorientino il gas venduto dai russi all’Europa verso la Cina) ma anche politicamente, mentre un altro Paese da 1,4 miliardi di persone (l’India) firma contratti enormi nel settore energetico.

Non ho capito: non doveva la Russia essere isolata dal mondo?

Lo sanno i nostri giornalisti da strapazzo che il Pakistan ha firmato un contratto per l’acquisto di cereali, gas e petrolio dalla Russia?

Il Venezuela dice che venderà petrolio ai Paesi che l’hanno sanzionato (e derubato, come nel caso del Regno Unito, che ha “congelato” il suo oro depositato presso la Banca d’Inghilterra) solo se verranno tolte le sanzioni e se i Paesi occidentali riconosceranno Maduro come legittimo presidente. Inutile dire che i pozzi di petrolio venezuelani sono da anni gestiti dalla russa Gazprom.

Si è inoltre deciso che a breve sarà firmato un accordo di mutuo supporto militare tra Iran e Russia. Da notare che qualche giorno fa gli iraniani hanno tirato sei missili balistici sul consolato americano ad Erbil (Iraq) e gli USA zitti, perché hanno bisogno del petrolio iraniano per darlo agli alleati europei.

L’Arabia Saudita ha fatto sapere che sta pensando di vendere il proprio petrolio alla Cina facendosi pagare in Yuan.

 

Primo comandamento: rubare

 

È ormai un grande classico degli Stati Uniti: derubare i nemici. Sono calvinisti: ci tengono al dio quattrino.

Nel 2003, durante la guerra contro l’Iraq, le riserve della Banca Nazionale irachena sono sparite senza lasciare traccia. Washington ha accusato lo sconfitto Saddam Hussein d’avere svaligiato la propria banca, ma il bottino non è stato ritrovato.

Poi, nel 2011, ci fu il saccheggio della Banca Centrale libica: 150 miliardi di dollari volatilizzati. Il furto del secolo.

Più di recente, a un agente della CIA, Juan Guaidó, sono stati assegnati i fondi della Banca Centrale venezuelana bloccati all’estero e quelli depositati nella Banca d’Inghilterra.

È quindi ovvio che Denis Kudin, numero due dei fondi sovrani ucraini, nonché viceministro dell’Economia, oggi esiga di recuperare i fondi russi congelati in occidente, che sarebbero dichiarati “sequestrati”.

Sembrano le requisizioni degli stalinisti nei confronti dei kulaki. Solo che qui la spartizione avviene tra pochi eletti. Molto meglio Putin quando dice, dopo aver visto le aziende occidentali andarsene dal suo Paese: “Noi non abbiamo portato via la proprietà privata a nessuno”.

 

Il saggio (inascoltato) Prodi

 

“Oggi la Russia è un paese immenso ma fragile e a bassa crescita. La Cina cresce di una Russia all’anno. Ecco perché la Russia non può stare da sola: non ha l’esperienza per tradurre la scienza in prodotto, non ha una potenza produttiva; è l’opposto della Corea del Sud. Per questo o si appoggia all’Europa o alla Cina. L’Europa ha lasciato che scivolasse verso Est”.

Dice il saggio Prodi. E aggiunge: “l’Europa è stata assente, pur essendo la più grande potenza industriale al mondo e il maggior esportatore. Il suo ruolo viene ridimensionato dalla mancanza di una politica estera, e di conseguenza militare, comune. E anche sotto il profilo tecnologico c’è un ritardo: delle 20 più grandi società mondiali solo una è europea ed è la diciannovesima. Questo è il prezzo della disunione”.

Gli Europei sono non dei nani ma dei microbi politici.

 

Il Sudafrica e la verità

 

“La guerra avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse ascoltato gli avvertimenti tra i suoi stessi leader e funzionari nel corso degli anni che la sua espansione verso est avrebbe portato a una maggiore, non minore, instabilità nella regione”, ha affermato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che non cederà alle richieste dell’occidente in merito a una condanna della Russia per il conflitto in Ucraina. Poi ha aggiunto che “urlando e gridando non si porrà fine a questo conflitto”.

Questo premier meriterebbe di fare da paciere. Certo, un Sudafrica pre-Mandela l’avrebbe di sicuro pensata diversamente. C’è chi dice che la verità sia solo soggettiva o relativa, essendo basata sull’interesse, come volevano i sofisti greci. Eppure esiste anche una verità oggettiva, che dipende solo da se stessa. Meglio non dire però che dipende dall’evidenza dei fatti, poiché ci vuole anche una convinzione interiore. Non possiamo comportarci come quei teologi che si rifiutavano di guardare nel telescopio di Galileo per timore d’essere smentiti. Bisogna liberarsi da soli dei propri pregiudizi.

 

Alla bisogna il nemico diventa amico

 

Paesi che solo fino a pochi mesi fa erano considerati dall’occidente “stati canaglia”, cioè uno terrorista e l’altro comunista, ora sono tornati a essere “buoni”. Ci riferiamo all’Iran e al Venezuela, grandi produttori di petrolio e gas naturale, che, avendo ottimi rapporti diplomatici con Mosca, si sono astenuti dal condannare l’invasione in Ucraina, puntando il dito, piuttosto, sull’operato della NATO, come principale causa della crisi in corso.

Washington infatti si è accorta che mettere al bando il petrolio russo è una misura insostenibile nel medio periodo, per cui va a chiedere aiuto ai propri nemici irriducibili. Una bella faccia di bronzo da parte di questi sepolcri imbiancati e per giunta incompetenti!

Ora stanno lavorando al ripristino dell’accordo sul nucleare con l’Iran. Accordo, che, come più volte ribadito da Teheran, potrà andare a buon fine solo col ritiro delle sanzioni americane ed europee nei confronti del Paese.

E che dire del Venezuela? Gli USA dal 2019 sostengono fortemente l’illegittimità della presidenza Maduro, seppur sia stato eletto in elezioni giudicate regolari. La Casa Bianca e gran parte dei Paesi europei avevano infatti riconosciuto come legittimo presidente l’allora semi-sconosciuto membro dell’opposizione Juan Guaidó, agente della CIA. Trump non aveva escluso l’opzione militare per rimuovere Maduro.

Ancora l’occidente non ha capito che le sanzioni economiche danneggiano le relazioni internazionali e hanno ricadute negative più sulle popolazioni che non sui governi al potere.

Parliamo tanto di diritto e di democrazia, ma solo per usarli a seconda degli obiettivi geopolitici decisi di volta in volta, come dimostrano p.es. i buoni rapporti tra USA e la spietata dittatura dell’Arabia Saudita, che in questi giorni si sta scatenando a bombardare lo Yemen. Per non parlare del fatto che sotto il capitalismo le sanzioni economiche e finanziarie possono far più male delle cannonate.

 

Stoltenberg somiglia al dottor Stranamore

 

Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, non sta più nella pelle: non vede l’ora di scatenare una guerra mondiale. Chissà, forse da bambino ha avuto un padre autoritario. Non capisce che non è come giocare a soldatini.

Ha appena detto che “Ci sono ora centinaia di migliaia di uomini in elevato stato di allerta in tutta l’Alleanza: 100.000 soldati USA in Europa e 40.000 soldati sotto diretto comando NATO, per lo più nella parte orientale dell’Alleanza, sostenuti da una grande forza navale e aerea e dalla contraerea”.

Fa venire in mente Marinetti, quando parlava del bombardamento di Adrianopoli: ZANG TUMB TUM.

“Gli Usa – continua il frustrato Stoltenberg – stanno dispiegando batterie di missili Patriot in Polonia, mentre la Germania e l’Olanda stanno mandando missili Patriot in Slovacchia. Un attacco contro un alleato vedrà una risposta decisa da parte di tutta l’Alleanza”.

E si sta chiedendo da mane a sera come creare il casus belli. T’immagini se un invasato come questo potesse disporre della valigetta nucleare? Sarebbe un novello “Dottor Stranamore”, ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba.

 

Simulazione realistica di guerra atomica

 

Il programma “Science and Global Security” dell’Università americana di Princeton ha elaborato nel 2019 una simulazione, chiamata “Plan A”, che mette in scena le conseguenze di una guerra nucleare.

La simulazione ha suddiviso la durata dell’ipotetico conflitto in tre fasi: durante la prima la Russia potrebbe tentare di distruggere le basi NATO in tutta Europa, attraverso l’utilizzo di 300 armi nucleari.

Successivamente la NATO risponderebbe con 180 armi nucleari, con un bilancio di morti nelle prime ore che arriverebbe a 2,6 milioni.

Nella seconda fase, denominata “Counterforce plan”, gran parte delle forze militari europee sarebbero distrutte. Gli Stati Uniti potrebbero quindi liberare 600 missili contro la Russia, causando 3,4 milioni di morti in appena 45 minuti.

Nell’ultima fase, chiamata “Countervalue plan”, ben 30 città e centri economici potrebbero essere colpite da cinque o dieci testate ciascuna, e in 45 minuti le vittime salirebbero alla terrificante cifra di 85,3 milioni. E questo ovviamente senza considerare le ricadute radioattive.

Biden è anziano e se ne frega di queste previsioni. Ma a Stoltenberg chi ha il coraggio di dirlo? Lui ci tiene così tanto a fare bella figura! Dovrà pure guadagnarsi lo stipendio che gli danno... E pensare ch’era un ex agente del KGB. Devono avergli fatto una sgarbo molto grave. Forse ha sentito che le sue radici marxiste-leniniste si stavano seccando per colpa della stagnazione sovietica. Chissà se ha rimosso il ricordo di quando, durante il suo mandato come ministro dell’Industria e dell’Energia in Norvegia, nel 1995 partecipò a una maratona ciclistica da Oslo a Parigi per protestare contro i test nucleari francesi. Forse uno strizzacervelli potrebbe aiutarlo.

Ma non dovrebbe aiutarlo troppo, altrimenti rischia di venirgli in mente anche quando nel 2006, durante il suo secondo mandato come premier norvegese, ordinò ai fondi pensione del suo Paese di disinvestire da tre compagnie americane, la Boeing, la Northrop Grumman e la Honeywell, giudicate secondo lui d’essere colpevoli di “sostenere la produzione di armi nucleari”. Anzi, arrivò persino a dire che “Il 100% delle società colpevoli di serie e sistematiche violazioni dei diritti umani sono americane”.

Come si cambia nella vita… Chissà che, avendo solo 63 anni, non riesca a farlo di nuovo da anziano, quando in un certo senso si torna a essere bambini.

 

Putin e il vangelo

 

Putin ha citato, nella sua kermesse allo stadio Luzhniki di Mosca, un passo del IV vangelo: “Non c’è nessuno che ha amore più grande di chi dà la vita per i propri amici” (15,13). E ha aggiunto che questa massima è universale, per qualunque religione.

Bisognerebbe dirlo però agli abitanti della provincia ucraina di Cerkassy, dove è stata ufficialmente registrata, come comunità religiosa, l’associazione dei credenti nel diavolo.

La comunità si chiama “Bozhici” (Satanisti). Il leader degli idolatri del diavolo si chiama Serghei Neboga (Non-Dio).

È la prima e, per il momento, unica comunità di satanisti in tutta l’area post-sovietica che legalmente, in conformità con la Costituzione dell’Ucraina, professano la venerazione del diavolo. Sul sito ufficiale è stato comunicato che la notte di Valpurga, tra il 30 aprile e il 1 maggio scorso, è stata posta la prima pietra come fondamenta del Tempio di forze oscure a ridosso del Bosco Nero, luogo malfamato secondo la superstizione locale.

Il libro di culto è stato scritto dallo stesso Neboga e s’intitola Prassi segreta della magia nera dei popoli slavi. Neboga fa anche servizi a pagamento: diagnostica problemi e l’impatto delle forze oscure. Per risolvere “il problema” chiede la modica somma di 100 dollari. La garanzia della diagnostica corretta è del 99%. Tra i riti offerti agli adepti ci sono messe nere, nozze nere e perfino la cancellazione del battesimo.

Secondo l’autorevole studioso e ricercatore ucraino Vladimir Rogatin, in Ucraina ultimamente “è stata rilevata la crescita dell’influenza e della presenza di diverse sette sataniche: oltre 100 con oltre 2.000 adepti”.

Non bastavano la NATO, i neonazisti e le madri surrogate. Ora anche i satanisti infestano questa nazione. Povero Putin, si è infilato in un vespaio che per uscirne non gli servirà essere cintura nera di judo.

 

U cuncettu

 

Il capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano ha emanato nuove indicazioni che riguardano il personale, gli addestramenti, l’impiego dei sistemi d’arma in vista delle “evoluzioni sullo scacchiere internazionale” (vedi guerra in Ucraina).

Le disposizioni hanno effetto immediato e sono state comunicate ai comandi di vertice attraverso una lettera, il cui contenuto è stato pubblicato dall’Adnkronos.

Esercito: evitare domande di congedo anticipato; tutti gli addestramenti, anche quelli dei minori livelli ordinativi, dovranno essere orientati al “warfighting”, cioè a combattere in guerra; tutti i veicoli devono essere subito pronti alla battaglia, dando priorità alle batterie semoventi. Devono essere mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri, con focus sulle piattaforme dotate di sistemi di autodifesa e i sistemi d’arma dell’artiglieria.

“Il personale in ferma prefissata dovrà alimentare prioritariamente i reparti che esprimono unità in prontezza nei prossimi due anni, e tutte le unità in prontezza devono essere alimentate al 100% con personale ready to move“, cioè pronto a essere trasferito.

È chiaro u cuncettu? Siamo in guerra! E lo saremo per due anni!!

Quello che non sopporto in questi ordini militari è l’uso delle espressioni americane. Fa pensare che dietro ci sia una regia occulta.

 

Circondati da basi USA E NATO

 

BASI USA E NATO IN ITALIA

 

Trentino Alto Adige:

1. Cima Gallina [Bz]. Stazione telecomunicazioni e radar dell’USAF.

2. Monte Paganella [Tn]. Stazione telecomunicazioni USAF.

 

Friuli Venezia Giulia:

3. Aviano [Pn]. La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’USAF in Italia [almeno 3.000 militari e civili americani]. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’USAF [un gruppo di cacciabombardieri] utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre la Sedicesima Forza Aerea e il Trentunesimo Gruppo da caccia dell’aviazione USA, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari.

Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 [nella guerra contro la Jugoslavia, nel 1999, effettuò in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento] e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U.S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Fu quest’ultima la principale base per l’offensiva aerea contro l’Iraq del nord, ma l’impiego degli aerei della 16th Air Force sarà pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.

4. Roveredo [Pn]: Deposito armi USA.

5. Rivolto [Ud]: Base USAF.

6. Maniago [Ud]: Poligono di tiro dell’USAF.

7. San Bernardo [Ud]: Deposito munizioni dell’US Army.

8. Trieste: Base navale USA.

 

Veneto:

9. Camp Ederle [Vi]. Quartier generale della NATO e comando della Setaf della US Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa 2.000.

10. Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica [USAF]. Probabile deposito di testate nucleari.

11. Tormeno [San Giovanni a Monte, Vi]. Depositi di armi e munizioni.

12. Longare [Vi]. Importante deposito d’armamenti.

13. Oderzo [Tv]. Deposito di armi e munizioni.

14. Codognè [Tv]. Deposito di armi e munizioni.

15. Istrana [Tv]. Base USAF.

16. Ciano [Tv]. Centro telecomunicazioni e radar USA.

17. Verona. Air Operations Center [USAF]. e base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni [USAF].

18. Affi [Vr]. Centro telecomunicazioni USA.

19. Lunghezzano [Vr]. Centro radar USA.

20. Erbezzo [Vr]. Antenna radar Nsa.

21. Conselve [Pd ]. Base radar USA.

22. Monte Venda [Pd]. Antenna telecomunicazioni e radar USA.

23. Venezia. Base navale USA.

24. Sant’Anna di Alfaedo [Pd]. Base radar USA.

25. Lame di Concordia [Ve]. Base di telecomunicazioni e radar USA.

26. San Gottardo, Boscomantivo [Ve]. Centro telecomunicazioni USA.

27. Ceggia [Ve]. Centro radar USA.

 

Lombardia:

28. Ghedi [Bs]. Base dell’USAF, stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari.

29. Montichiari [Bs]. Base aerea [USAF].

30. Remondò [Pv]. Base US Army.

108. Sorico [Co]. Antenna Nsa.

 

Piemonte:

31. Cameri [No]. Base aerea USA con copertura NATO.

32. Candelo-Masazza [Vc]. Addestramento USAF e US Army, copertura NATO.

 

Liguria:

33. La Spezia. Centro antisommergibili di Saclant [vedi n. 35].

34. Finale Ligure [Sv]. Stazione di telecomunicazioni della US Army.

35. San Bartolomeo [Sp]. Centro ricerche per la guerra sottomarina. Composta da tre strutture. Innanzitutto il Saclant, una filiale della NATO che non è indicata in nessuna mappa dell’Alleanza atlantica. Il Saclant svolgerebbe non meglio precisate ricerche marine: in un dossier preparato dalla federazione di Rifondazione Comunista si parla di “occupazione di aree dello specchio d’acqua per esigenze militari dello stato italiano e non [ricovero della VI flotta USA]”. Poi c’è Maricocesco, un ente che fornisce pezzi di ricambio alle navi. E infine Mariperman, la Commissione permanente per gli esperimenti sui materiali da guerra, composta da cinquecento persone e undici istituti [dall’artiglieria, munizioni e missili, alle armi subacquee].

 

Emilia Romagna:

36. Monte San Damiano [Pc]. Base dell’USAF con copertura NATO.

37. Monte Cimone [Mo]. Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.

38. Parma. Deposito dell’USAF con copertura NATO.

39. Bologna. Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato.

40. Rimini. Gruppo logistico USA per l’attivazione di bombe nucleari.

41. Rimini-Miramare. Centro telecomunicazioni USA.

 

Marche:

42. Potenza Picena [Mc]. Centro radar USA con copertura NATO.

 

Toscana:

43. Camp Darby [Pi]. Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo [tra Pisa e Livorno], con circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. Ottavo Gruppo di supporto USA e Base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo, nel Golfo, nell’Africa del Nord e la Turchia.

44. Coltano [Pi]. Importante base USA-Nsa per le telecomunicazioni: da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. Deposito munizioni US Army; Base Nsa.

45. Pisa [aeroporto militare]. Base saltuaria dell’USAF.

46. Talamone [Gr]. Base saltuaria dell’US Navy.

47. Poggio Ballone [Gr]. Tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar USA con copertura NATO.

48. Livorno. Base navale USA.

49. Monte Giogo [Ms]. Centro di telecomunicazioni USA con copertura NATO.

 

Sardegna:

50. La Maddalena – Santo Stefano [Ss]. Base atomica USA, base di sommergibili, squadra navale di supporto alla portaerei americana “Simon Lake”.

51. Monte Limbara [tra Oschiri e Tempio, Ss]. Base missilistica USA.

52. Sinis di Cabras [Or]. Centro elaborazioni dati [Nsa].

53. Isola di Tavolara [Ss]. Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della US Navy.

54. Torre Grande di Oristano. Base radar Nsa.

55. Monte Arci [Or]. Stazione di telecomunicazioni USA con copertura NATO.

56. Capo Frasca [Or]. Eliporto ed impianto radar USA.

57. Santulussurgiu [Or]. Stazione telecomunicazioni USAF con copertura NATO.

58. Perdasdefogu [Nu]. Base missilistica sperimentale.

59. Capo Teulada [Ca]. Da Capo Teulada a Capo Frasca [Or ], all’incirca 100 km di costa, 7.200 ha di terreno e più di 70.000 ha di zone “off limits”: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della NATO.

60. Cagliari. Base navale USA.

61. Decimomannu [Ca]. Aeroporto USA con copertura NATO.

62. Aeroporto di Elmas [Ca]. Base aerea USAF.

63. Salto di Quirra [Ca]. Poligoni missilistici.

64. Capo San Lorenzo [Ca]. Zona di addestramento per la Sesta flotta USA.

65. Monte Urpino [Ca]. Depositi munizioni USA e NATO.

 

Lazio:

66. Roma. Comando per il Mediterraneo centrale della NATO e il coordinamento logistico interforze USA. Stazione NATO.

67. Roma Ciampino [aeroporto militare]. Base saltuaria USAF.

68. Rocca di Papa [Rm]. Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO, in probabile collegamento con le installazioni sotterranee di Monte Cavo.

69. Monte Romano [Vt]. Poligono saltuario di tiro dell’US Army.

70. Gaeta [Lt]. Base permanente della Sesta flotta e della Squadra navale di scorta alla portaerei “La Salle”.

71. Casale delle Palme [Lt]. Scuola telecomunicazioni NATO sotto controllo USA.

 

Campania:

72. Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili USA. Comando delle Forze Aeree USA per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari USA. Si calcola che da Napoli e Livorno transitino annualmente circa 5.000 contenitori di materiale militare.

73. Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea USAF.

74. Monte Camaldoli [Na]. Stazione di telecomunicazioni USA.

75. Ischia [Na]. Antenna di telecomunicazioni USA con copertura NATO.

76. Nisida [Na]. Base US Army.

77. Bagnoli [Na]. Sede del più grande centro di coordinamento dell’US Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.

78. Agnano [nelle vicinanze del famoso ippodromo]. Base dell’US Army.

80. Licola [Na]. Antenna di telecomunicazioni USA

81. Lago Patria [Ce]. Stazione telecomunicazioni USA.

82. Giugliano [vicinanze del lago Patria, Na]. Comando Statcom.

83. Grazzanise [Ce]. Base saltuaria USAF.

84. Mondragone [Ce]: Centro di Comando USA e NATO sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO in caso di guerra

85. Montevergine [Av]: Stazione di comunicazioni USA.

 

Basilicata:

79. Cirigliano [Mt]. Comando delle Forze Navali USA in Europa.

86. Pietraficcata [Mt]. Centro telecomunicazioni USA e NATO.

 

Puglia:

87. Gioia del Colle [Ba]. Base aerea USA di supporto tecnico.

88. Brindisi. Base navale USA.

89. Punta della Contessa [Br]. Poligono di tiro USA e NATO.

90. San Vito dei Normanni [Br]. Vi sarebbero di stanza un migliaio di militari americani del 499° Expeditionary Squadron;.Base dei Servizi Segreti. Electronics Security Group [Nsa].

91. Monte Iacotenente [Fg]. Base del complesso radar Nadge.

92. Otranto. Stazione radar USA.

93. Taranto. Base navale USA. Deposito USA e NATO.

94. Martinafranca [Ta]. Base radar USA.

 

Calabria:

95. Crotone. Stazione di telecomunicazioni e radar USA e NATO.

96. Monte Mancuso [Cz]. Stazione di telecomunicazioni USA.

97. Sellia Marina [Cz]. Centro telecomunicazioni USA con copertura NATO.

 

Sicilia:

98. Sigonella [Ct]. Principale base terrestre dell’US Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta [circa 3.400 tra militari e civili americani]. Oltre ad unità della US Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’USAF: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una.

99. Motta S. Anastasia [Ct]. Stazione di telecomunicazioni USA.

100. Caltagirone [Ct]. Stazione di telecomunicazioni USA.

101. Vizzini [Ct]. Diversi depositi USA.

102. Palermo Punta Raisi [aeroporto]. Base saltuaria dell’USAF.

103. Isola delle Femmine [Pa]. Deposito munizioni USA e NATO.

104. Comiso [Rg]. La base risulterebbe smantellata.

105. Marina di Marza [Rg]. Stazione di telecomunicazioni USA.

106. Augusta [Sr]. Base della Sesta flotta e deposito munizioni.

107. Monte Lauro [Sr]. Stazione di telecomunicazioni USA.

109. Centuripe [En]. Stazione di telecomunicazioni USA.

110. Niscemi [Cl]. Base del NavComTelSta [comunicazione US Navy].

111. Trapani. Base Usaf con copertura NATO.

112. Isola di Pantelleria [Tp]: Centro telecomunicazioni US Navy, base aerea e radar NATO.

113. Isola di Lampedusa [Ag]: Base della Guardia costiera USA. Centro d’ascolto e di comunicazioni Nsa.

 

Non capisco Putin quando dice che si sente circondato dalle basi NATO. Noi cosa dovremmo dire? Ne abbiamo anche di sole americane, e tutte rigorosamente extraterritoriali.

 

Politi non lo capisco

 

Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation (unico centro di ricerca non governativo affiliato direttamente alla NATO), dice: “Secondo me Putin poteva ottenere praticamente tutto per via negoziale”. Poi però si corregge: “Certo, non l’annessione della Crimea”.

Ma quale annessione? Han fatto un referendum. Vi ha partecipato l’83,1% degli aventi diritto al voto e di questi il 96,77% ha detto di preferire la Russia all’Ucraina. Putin ha concesso alla Crimea uno “status autonomo speciale”. Non c’è stata un’invasione militare, nessuna forzatura. E la volontà di una popolazione dovrebbe essere considerata più importante dei confini nazionali in cui risiede. Che facciamo se il Sudtirolo vuol passare sotto l’Austria? Mandiamo i carri armati? E li mandiamo anche in Scozia, Catalogna e Corsica se vogliono recidere il cordone ombelicale che li lega alla loro madre?

Poi prosegue, senza sapere quel che dice: “nel momento in cui Putin ha firmato l’indipendenza delle due repubbliche separatiste che nessuno riconosce, ha capito che questo glielo potevano dare solo gli ucraini, non Biden, e gli ucraini non glielo avrebbero mai dato se non costringendoli con una guerra”.

Io vorrei dire a Politi: e i 14.000 filorussi morti nella guerra civile, inclusi 150 bambini, dove li metti? Forse la NATO ha difeso il Donbass? Forse l’ha fatto la UE, gli USA, l’ONU o qualche altro organismo o ente internazionale?

Lo Statuto della NATO prevede all’art. 5 che come uno Stato-membro viene attaccato, tutti gli altri devono soccorrerlo immediatamente, senza neanche discutere. Per quale motivo questa regola non vale nel caso in cui la Russia difende dei russi al di fuori dei propri confini? Putin ci ha messo 8 anni prima di riconoscere le due repubbliche.

https://www.ilriformista.it/putin-ha-fretta-perche-e-debole-cosi-mosca-diventera-un-satellite-di-pechino-lanalisi-di-alessandro-politi-285346/?refresh_ce

 

Divertente e arguto Tucker Carlson

 

Interessante un art. apparso su osservatorerepubblicano.com

L’autore (che riprende un intervento del giornalista americano Tucker Carlson della Fox News) dice che odiare Putin è diventato lo scopo centrale della politica estera americana, un dovere patriottico. Ma l’americano medio non avrebbe alcuna ragione di farlo. Putin non ha favorito né il razzismo né la delocalizzazione delle imprese e non perseguita il cristianesimo.

È assurdo inoltre che Biden definisca l’Ucraina una democrazia, poiché Zelensky ha arrestato il suo principale avversario politico, e ha chiuso giornali e stazioni televisive che hanno osato criticarlo.

Questa guerra in Ucraina renderà più poveri anche gli americani. Biden l’ha detto esplicitamente. Anche se suo figlio Hunter riceve un milione di dollari all’anno dall’Ucraina.

Poi va giù durissimo con la vicepresidente americana Kamala Harris, che secondo lui non capisce assolutamente nulla. Per non parlare della ministra inglese degli Esteri Liz Truss, presa in giro da Lavrov.

È un art. divertente, anche perché stigmatizza le posizioni del guerrafondaio John Bolton e quelle assurde del colonnello di origine ucraina Alexander Vindman, secondo cui tutti devono avere un obbligo morale di difendere la sua patria, e chi non lo fa, è un assassino.

Ma soprattutto se la prende con Biden, perché non risponde mai alle domande incalzanti dei giornalisti.

 

Reticenza popolare

 

Quando gli ucraini vengono in Italia e si lasciano intervistare, dicono tutti che una cosa così improvvisa e devastante non se l’aspettavano. Ma lo dicono anche quelli che i nostri giornalisti intervistano nel loro Paese.

Ce ne fosse uno che parli del Donbass, dei massacri fatti dai neonazisti, degli appoggi sconsiderati del governo a questi neonazisti, della presenza devastante degli americani nel loro Paese, della guerra civile che dura da 8 anni… Sembra che siano vissuti in un’altra nazione. Sono reticenti come i cittadini che sanno tutto della mafia ma preferiscono non dire nulla.

 

Molto convincente Mearsheimer

 

Il politologo americano John Mearsheimer sulla crisi Ucraina parla senza peli sulla lingua.

Secondo lui è soprattutto l’occidente a essere fondamentalmente responsabile di ciò che sta accadendo oggi in quel Paese, a partire dalla sciagurata idea di volerlo far entrare nella NATO, sin dal 2006, insieme alla Georgia.

I russi avevano già fatto capire d’essere seriamente preoccupati delle due espansioni della NATO nel 1999 e nel 2004: non a caso scoppiò nel 2008 la guerra in Georgia.

La prima forte crisi ucraina è avvenuta nel febbraio 2014, a causa del colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti, e da allora è andata in crescendo, fino alla guerra civile nel Donbass.

La guerra è scoppiata proprio nel momento in cui l’Ucraina rischiava per diventare un membro della NATO. Sin dal tempo di Trump gli USA stavano armando gli ucraini: non a caso l’esercito era in grado di colpire coi droni le forze russe nel Donbass. Non solo, ma un cacciatorpediniere britannico è entrato nelle acque territoriali russe nel Mar Nero; poi dei caccia sono entrati entro le 13 miglia dalle coste russe. Tutto ciò ha inevitabilmente spaventato i russi.

Loro lo stanno dicendo sin dall’aprile 2008 che il problema è l’espansione della NATO, soprattutto in Ucraina: è una minaccia esistenziale.

Sostenere che Putin è un aggressore non ha senso. Neppure che voglia ricreare l’URSS o l’impero zarista, o che voglia annettere l’Ucraina alla Russia. Anche perché non ha un esercito abbastanza potente per farlo e ha un PIL inferiore a quello del Texas.

Nessuno prima prima del 22 febbraio 2014 sosteneva che Putin aveva intenzioni aggressive e nessuno sosteneva che l’espansione della NATO era necessaria allo scopo di contenere la Russia. Quindi la colpa è tutta della NATO, che ha voluto raddoppiare la posta.

Noi stiamo incoraggiando gli ucraini a resistere, ma non combatteremo per loro. Li stiamo armando, anche se sappiamo che non potranno vincere. Però pensiamo che se sapranno resistere il più a lungo possibile, forse i russi se ne andranno, oppure a Mosca ci sarà un golpe contro Putin.

In realtà i russi non hanno nessuna intenzione di desistere e di arrendersi. Anzi, c’è il rischio che usino davvero le maniere forti, cioè impiegare le armi pesanti, radere al suolo Kiev e altre città. Così come han fatto gli americani a Tokyo.

Noi non possiamo mettere all’angolo una grande potenza nucleare, perché ci va di mezzo l’intero pianeta. Non possiamo paragonare Cuba all’Ucraina: quel che è successo nella crisi dei missili cubani non era per noi una minaccia come lo è oggi per i russi questa situazione. Anche se gli americani di allora erano terrorizzati e molti dei consiglieri di Kennedy volevano usare il nostro arsenale nucleare contro l’Unione Sovietica.

Penso che la probabilità di una guerra nucleare sia molto bassa, ma non c’è bisogno che la probabilità sia alta per essere veramente spaventati, anche perché gli americani non hanno nessuna intenzione di combattere e morire per l’Ucraina. I veri perdenti in questa guerra saranno gli ucraini e noi avremo portato il loro Paese alla rovina.

Io però vorrei chiedere a Mearsheimer: “Non credi che, stando le cose in questi termini, gli americani dovrebbero sottoporre a impeachment il loro presidente, in quanto sta portando il mondo alla catastrofe? È lui il malato di mente, non Putin”. La seconda domanda è questa: “Davvero pensi che gli americani non interverranno militarmente quando si accorgeranno che gli ucraini saranno in procinto di perdere la guerra e di chiedere la pace?”.

Fonte: vocidallestero.blogspot.com

 

Zelensky in una bolla

 

Zelensky è convinto che le forze russe siano state fermate ovunque e che l’Ucraina in pratica abbia già vinto. Sostiene che le perdite russe arrivano a 14.200 (il doppio di quelle contate dall’intelligence americana).

Ma, a parte questo, continua ad addebitare ai russi il blocco degli aiuti umanitari. Li accusa di continuare attacchi ai civili e di rifiutare qualunque negoziato. Chiede di punire la Russia, altrimenti altri Stati si sentiranno giustificati a occupare gli Stati più deboli. Intanto continua a essere grato al battaglione nazista Azov per il suo eroismo. E ha deciso di eliminare le dogane per far entrare in Ucraina tutto quello che gli serve per resistere.

Insomma vive in una bolla tutta sua.

 

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Parenzo capisce qualcosa?

 

Il prof Alessandro Orsini, rivolgendosi a David Parenzo, gli ha detto: “lei è una persona gravemente vittima dell’ideologia. Lei non sa come funzionano le grandi potenze. L’importante per le grandi potenze è che i Paesi abbiano una linea di politica estera favorevole a quella grande potenza. Gli Stati Uniti nel 1973 hanno preferito rovesciare una democrazia in Cile di Allende e ancora oggi appoggiano governi violentissimi e iper-autoritari solo perché non contestano la politica estera americana”.

Qualcuno finalmente gliele ha cantate a quel pallone gonfiato! Che tra l’altro sostiene una cosa assurda: mentre le guerre della NATO contro i dittatori (Sadam Hussei, Gheddafi, Milosevich ecc.) erano giuste, in quanto i loro regimi non avevano nulla di democratico, quella attuale è ingiusta, in quanto in Ucraina vigeva già la democrazia. Come se non sapesse che vi è stato un golpe nel 2014, che il partito comunista è stato dichiarato fuorilegge, che gli oppositori politici e mediatici vengono censurati, se non addirittura imprigionati, che il Paese, dominato dagli oligarchi, stava finendo in bancarotta prima della guerra, e soprattutto che il governo protegge in tutte le maniere vari raggruppamenti neonazisti debitamente armati e finanziati dagli americani e con licenza di uccidere i filorussi.

È penoso vedere come i peggiori giornalisti italiani abbiano successo nei media televisivi.

 

Mannocchi stratega di primo piano

 

La giornalista Francesca Mannocchi prevede su “LA7” che l’Ucraina sarà divisa in due: la parte occidentale avrà per capitale Leopoli e non avrà alcuno sbocco al mare, facendo preoccupare parecchio anche i turchi, che non potranno sopportare l’egemonia russa sul Mar Nero. Quindi è molto probabile che si creerà una situazione simile a quella libica, dove la ricomposizione del diviso sarà impossibile o comunque avverrà dopo tempi molto lunghi. Ritiene che il momento attuale della guerra finirà quando i Paesi euroccidentali dichiareranno che non sono più in grado di gestire i milioni di profughi ucraini.

Preferisco la Mannocchi al cinico Dario Fabbri, che continuamente punta il dito sulla scarsa capacità militare dei russi, sulla loro sbagliata strategia, facendo così capire, indirettamente, che per vincere in fretta avrebbero dovuto usare i metodi sbrigativi degli americani, che quando bombardano non guardano in faccia a nessuno. Non se li ricorda i 223.000 civili ammazzati nella II guerra del Golfo? A tutt’oggi le Nazioni Unite, tramite l’Ufficio per i diritti umani, l’Ohchr, ha contato ufficialmente in Ucraina solo 816 morti tra i civili, di cui 58 minori, e molti di questi civili sono morti perché i neonazisti impedivano loro di utilizzare i corridoi umanitari.

 

Efficienza pragmatica rispetto all’immagine pubblica

 

Ha detto Dmitri Kovalevich, giornalista ucraino e attivista dell’organizzazione comunista messa fuorilegge: “Gli eserciti russi non sono autorizzati a registrare o scattare foto. I soldati russi non hanno telefoni cellulari. Invece le milizie ucraine, in particolare i battaglioni nazionalisti o nazisti, amano vantarsi di essere ‘guerrieri fantastici’. Ma è proprio così, rivelando la loro posizione in tempo reale, che spesso vengono uccisi”.

Anche la struttura di Yavoriv, vicino al confine polacco, è stata smantellata dai missili russi perché alcuni combattenti volontari britannici tenevano i cellulari accesi. Non si riesce proprio a resistere senza.

Vi era il Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza, dove l’Ucraina ha addestrato reclute civili straniere per la sua brigata internazionale. Sono curiosi questi riferimenti alla “pace” e alla “sicurezza” fatti da organismi preposti al contrario.

 

Arnese uncinato di piccole dimensioni

 

Secondo Federico Rampini, giornalista al servizio degli americani, la cui credibilità è prossima allo zero, “Putin non sta scatenando per adesso il massimo della capacità offensiva che la Russia ha a disposizione, perché ha teorizzato una fratellanza tra il popolo russo e quello ucraino, quindi deve evitare uno spargimento di sangue eccessivo. Ma Zelensky non s’illude: lo sa benissimo che senza la NATO l’Ucraina non può farcela”, anche se quando parla fa il pallone gonfiato, si potrebbe aggiungere. Qualcuno ha proposto di dargli il Nobel della pace, ma sarebbe meglio dargli l’oscar come migliore attore melodrammatico.

E allora che ne deduce questo arnese uncinato di piccole dimensioni? Che l’Ucraina non basta a Putin, dato che lo “zar” vuole cacciare la NATO dalla Polonia e dai Paesi Baltici. Lo “zar” ha detto che “chi fornisce le armi compie un atto di guerra come chi fa le sanzioni economiche”, dunque, secondo questo esimio giornalista da due soldi, “sta già cercando la guerra diretta contro di noi”. Ondepercui occorre istituire quanto prima una no-fly zone sull’Ucraina, ovvero scatenare una guerra “totale” e preventiva contro la Russia. Eventualmente ci si mette d’accordo prima nel non usare l’atomica, mi verrebbe sempre voglia di aggiungere.

Questa tesi, che si sta diffondendo in occidente, è fondata sul presupposto, storicamente e (geo)politicamente assurdo, che la Russia sia come la Germania nazista del 1938-39.

Il fatto è purtroppo che alla Russia non importa più nulla dell’Europa. Il globalismo è finito. Ha solo paura dei missili nucleari della NATO. Il mondo cambierà nel senso che la Russia si rivolgerà sempre più ai Paesi che vivono in Asia e in Africa e in America Latina, mentre a restare isolati dal mondo saranno proprio gli Stati Uniti e la sua succursale Unione Europea.

Quando l’URSS collassò nel 1991 non fece pagare a Paesi terzi le conseguenze di ciò. Riusciranno a farlo USA e UE? Da come si stanno comportando adesso, dovremmo proprio dire di no.

 

Censurato il pittore Alexander Ozerski

 

A Alexander Ozerski, pittore e scultore di origine russa che vive a Parma dal 1991, dove ha frequentato le scuole medie e successivamente si è diplomato all’istituto d’arte Paolo Toschi, è stata improvvisamente negata nella sua stessa città una mostra sulla mitologia russa (la Baba Yaga ecc.), da inaugurarsi il 9 aprile. Un progetto in cantiere da tempo e, in passato, già slittato a causa della pandemia.

Gliel’han fatta saltare perché hanno ravvisato “in alcune opere dei riferimenti politici, inadatti al momento”. Tra i quadri “incriminati” uno in particolare che raffigura delle ginnaste russe con la scritta CCCP (acronimo cirillico che designava l’ex Unione delle repubbliche socialiste sovietiche) sullo sfondo, ispirato dalla nonna dell’artista ch’era una ginnasta famosa.

Se non è censura questa, che cos’è? Maccartismo?

È una vergogna che in una Regione come questa, sempre aperta al dialogo con tutti, sia accaduta una cosa del genere.

Mi meraviglio del sindaco Federico Pizzarotti, che in passato aveva dimostrato, nei confronti dei Cinquestelle, una propria autonomia di pensiero e di azione. Ora merita solo d’essere subissato di mail di protesta sindaco@comune.parma.it. Io l’ho già fatto.[18]

 

Dai loro frutti li riconoscerete

 

“Il battaglione nazionalista Azov pianifica un attacco terroristico a Leopoli ai danni dei diplomatici USA e degli altri Paesi occidentali, per poi presentarlo come un presunto attacco mirato dell’esercito russo. L’obiettivo principale della provocazione sarebbe quello di aumentare la pressione sui paesi NATO, affinché questi decidano di introdurre una no-fly zone sopra l’Ucraina e aumentino le forniture d’armi”, ha affermato il maggiore generale Igor Konashenkov, portavoce del Ministero della Difesa della Federazione Russa.

Come fa a sapere questa cosa segretissima? Gli è stata rivelata da un ufficiale del dipartimento del servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) per le regioni di Donetsk e Luhansk, che si è consegnato volontariamente all’esercito russo.

Ecco, di fronte a notizie del genere, il cinico Dario Fabbri e il giornalista saputello Mentana che su “LA7” lo ospita sin dall’inizio della guerra, cosa risponderebbero? “Propaganda”.

Questo perché durante ogni guerra una versione, secondo loro, vale l’altra. Non fanno ridere quando poi dicono: “Dobbiamo trovare conferme”? E dove le trovi se tutte le news provenienti da Mosca le abbiamo censurate? E se anche non l’avessimo fatto, quale peso saremmo disposti a dare a delle news in controtendenza rispetto alla narrativa dominante nei nostri massmedia?

C’è una massima evangelica che dice: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete”.

 

Globalisti e Grande Reset

 

Aleksandr Dugin ha detto una cosa interessante: “Google, Twitter, Youtube, Facebook, Instagram, ecc. non si oppongono alla Russia perché dipendono direttamente dal governo degli Stati Uniti. Questi sono strumenti dei globalisti e dei fanatici del Grande Reset, cioè di un’oligarchia sovranazionale che nessuno ha eletto e nessuno ha dato loro il diritto di stabilire le proprie regole su scala globale. Tant’è che quando gli Stati Uniti sono stati guidati da un leader come Trump che non piaceva ai globalisti, tutte queste reti si sono consolidate contro di lui e l’han fatto fuori”.

Ora invece questi globalisti han chiuso tutta la Russia. Tuttavia, “dietro la loro tecnologia, che sicuramente non è neutrale, ci sono sempre, materialmente, gli Stati Uniti, poiché Internet è stato progettato e creato dal Pentagono, e sono loro che controllano i domini e i nomi di dominio su scala globale. Così come controllano SWIFT, il dollaro e l’intera infrastruttura economica globale, soprattutto finanziaria. Il mercato non è il territorio della libera impresa e della concorrenza leale. È un mito”. “La stessa tecnologia diventa alienazione, e non potrà che portare, prima o poi, alla sostituzione del reale col virtuale, a un mondo di totale disinformazione, simulacri, illusioni elettroniche...”. Secondo lui la Russia dovrebbe essere contenta di uscire dalla subcultura, anzi dalla civiltà occidentale, che di “civile” non ha niente.

Insomma, finita questa guerra sarà bene dedicarsi al giardinaggio, all’autoconsumo, anche perché la miseria si farà sentire e, con essa, la violenza, sempre che il nucleare non ci abbia contaminati in maniera irreparabile.

 

La fine prossima ventura della UE

 

Il teorico cinese Wang Huning sostiene la tesi secondo cui per capire la strategia nazionale americana è necessario in primo luogo capire il loro stile di vita, che ha per fondamento l’idea di ricchezza o prosperità.

Tale prosperità si mantiene solo attraverso il flusso continuo di capitale internazionale nelle casse statunitensi. E, per fare in modo che questo flusso di capitale si mantenga costante, si rende necessario che la posizione egemonica del dollaro non venga in alcun modo intaccata.

All’inizio della I Guerra Mondiale gli USA erano uno dei Paesi col più grande debito al mondo. Al termine del conflitto, invece, erano un Paese creditore sul piano globale. Questo perché finanziavano sia la Germania che i suoi nemici.

Di fatto sono stati i primi a intendere la guerra esclusivamente come impresa economica, mentre gli imperi tradizionali europei erano ancora convinti che la vittoria in una guerra sarebbe stata determinata esclusivamente dalla forza degli eserciti sul campo (cosa possibile solo in caso di “guerra lampo”).

La I Guerra Mondiale è stato il primo conflitto in cui il flusso di capitale ha avuto un ruolo più importante del flusso di sangue dei militari. Gli USA intervennero solo nel momento in cui erano ormai certi che non ci sarebbe stata nessuna sostanziale differenza tra vinti e vincitori, usciti entrambi devastati.

Il loro vero obiettivo era quello di scalzare la Gran Bretagna dal ruolo di potenza talassocratica egemone sul piano globale. Obiettivo che sarà raggiunto solo dopo la II Guerra Mondiale.

Altra data decisiva è il 15 agosto 1971, allorché Richard Nixon spezzò il legame tra dollaro e oro, tradendo il sistema creato a Bretton Woods. A partire da quella data gli USA hanno ottenuto il potere di stampare dollari a volontà, senza alcun riferimento all’oro, solo perché sapevano di essere la prima potenza mondiale.

Poi, quando scoppiò il conflitto arabo-israeliano del 1973, gli USA ancorarono il dollaro al commercio globale del petrolio, trasformando la loro moneta nell’unica valuta per il regolamento internazionale del traffico petrolifero. La globalizzazione economica è stato dunque l’inevitabile risultato della globalizzazione del dollaro.

A partire dagli anni ’70 hanno inoltre iniziato a delocalizzare le industrie manifatturiere di basso e medio livello nei Paesi in via di sviluppo (favorendone il consumo di ambiente e risorse), tenendo sul proprio territorio solo quelle con un alto valore aggiunto in termini tecnologici.

La crisi dei subprime, partita nel 2007, ha messo in evidenza che la stragrande ricchezza degli USA dipendeva più dalla finanza virtuale che dall’economia produttiva.

Sul piano produttivo gli USA han soltanto bisogno di eliminare i concorrenti mondiali, il primo dei quali oggi è la Cina (ma anche la Russia sul piano energetico).

Questo perché il loro è un “impero vuoto”, totalmente parassitario (nel 2001 il 70% della popolazione statunitense lavorava nel settore della finanza e dei servizi ad essa correlati), fondato sulla produzione di dollari, mentre il resto del mondo produce la merce che viene scambiata coi dollari.

Tuttavia la moneta che gli USA temono di più è in questo momento l’euro. Lo si è visto già nel 2000, quando Saddam Hussein annunciò che le esportazioni petrolifere irachene sarebbero state regolate con l’euro. Il primo decreto del governo iracheno istituito dalle bombe USA stabilì l’immediato ritorno all’utilizzo del dollaro per il commercio del greggio.

La guerra in Ucraina serve anche a render di nuovo il dollaro più importante dell’euro, in quanto la UE sarà di nuovo costretta a pagare in dollari le fonti energetiche che riceverà dagli USA (mentre prima le pagava in euro alla Russia). E tutte le armi che verranno fornite all’Ucraina e alla NATO saranno prevalentemente americane, quindi pagate in dollari, mentre l’euro sarà costretto a far fronte alla crisi umanitaria nel proprio continente, che andrà ad associarsi a quella pandemica.

Questo poi senza considerare che il blocco dei fondi delle banche russe e degli oligarchi all’estero costituisce un vero e proprio furto da parte del governo di Biden.

Insomma, questa guerra ha dimostrato che la UE è totalmente incapace di salvaguardare il proprio interesse e di diventare un polo autonomo. E questa volta non sarà la Russia a salvarla.

Fonte: eurasia-rivista.com

 

Mi piace la rivista Eurasia

 

Sempre più interessanti gli articoli del sito eurasia-rivista.com dedicati alla guerra ucraina. Meritano di essere suddivisi in vari argomenti.

Nel 2014 – dice Daniele Perra – l’Ucraina era governata da Viktor Yanukovic, la cui colpa principale (più della diffusa corruzione) era quella d’aver opzionato il possibile ingresso del Paese nell’Unione Economica Eurasiatica. Infatti, nella sua visione la Repubblica ex-sovietica avrebbe dovuto rappresentare un ponte tra l’est e l’ovest e non una cesura geografica tra la Russia e il resto dell’Europa.

In un’intervista rilasciata alla CNN poche settimane dopo il colpo di Stato a Kiev, lo speculatore George Soros dichiarò apertamente d’aver contribuito a rovesciare il “regime filorusso” per creare le condizioni atte a favorire lo sviluppo di una democrazia di tipo occidentale.

Non solo, il governo ucraino postgolpista venne selezionato con una metodologia aziendale. La selezione venne fatta da due società di “cacciatori di teste”, Pedersen & Partners e Korn Ferry, che scelsero 24 persone da una lista di 185 candidati tra gli stranieri che vivevano in Ucraina (non a caso nel governo post-golpe erano presenti un americano, un lituano e un georgiano) e tra gli ucraini che vivevano in Canada e negli Stati Uniti. L’intero processo fu finanziato dallo stesso Soros attraverso la fondazione e rete di consulenza politica Renaissance.

L’attuale presente Zelensky, attore e comico di origini ebraiche dalle doti indiscutibili, prima di dedicarsi alla politica era sotto contratto con la televisione privata del potente oligarca Igor Kolomoisky. Anch’egli di origini ebraiche, già presidente della Comunità Ebraica Unita d’Ucraina e del Consiglio Europeo delle Comunità Ebraiche, Kolomoisky è noto anche per aver finanziato i gruppi paramilitari che per otto anni hanno fatto strage di civili in Donbass e per aver posto taglie di 10.000 dollari sulle teste dei miliziani separatisti. Si tratta degli stessi gruppi che hanno assassinato il giornalista italiano Andy Rocchelli.

Fonte: eurasia-rivista.com

 

Davvero le guerre scoppiano all’improvviso?

 

Nel 1987 Stati Uniti ed Unione Sovietica siglarono l’INF (Intermediate-range Nuclear Force Treaty) che regolava il posizionamento dei missili balistici a medio e corto raggio sul suolo europeo. Più o meno nello stesso periodo, Washington diede garanzie a Mosca sulla non espansione della NATO ad est.

Poi nel 2018 (sotto l’amministrazione Trump) gli Stati Uniti hanno optato per il ritiro unilaterale dall’INF, sancendo di fatto la possibilità di portare i loro missili ai confini della Russia.

Il 17 dicembre 2021 il Ministero degli Affari Esteri della Federazione russa ha pubblicato la bozza dell’accordo sulle garanzie di sicurezza presentate a NATO e Stati Uniti. Queste includevano:

a) escludere una ulteriore espansione della NATO ad est (Ucraina compresa);

b) non schierare truppe aggiuntive;

c) abbandonare le attività militari della NATO in Ucraina, Europa orientale, Caucaso e Asia centrale;

d) non schierare missili a medio e corto raggio in aree da cui possono essere colpiti altri territori;

e) impegnarsi a non creare condizioni che possano essere percepite come minacce;

f) creare una linea calda per i contatti di emergenza.

Oltre a ciò, Mosca ha richiesto espressamente che venisse ritirata la dichiarazione di Bucarest in cui la NATO stabilì il principio della “porta aperta” rispetto all’adesione di Ucraina e Georgia all’alleanza. Naturalmente Washington e NATO hanno rigettato in toto le richieste russe.

E poi dicono che le guerre scoppiano all’improvviso.

Fonte: eurasia-rivista.com

 

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Zhirinovskij avrebbe anche ragione

 

Disse Vladimir Zhirinovskij, leader del Partito liberal-democratico russo, in un discorso di 31 anni fa: “La Crimea, la Novorossya e tutta la parte orientale dell’Ucraina sono terre russe... Se un giorno si parlerà di Ucraina indipendente, questo potrà valere solo per le sei oblast’ occidentali”.

 

Censura mediatica in Ucraina

 

Zelensky non vuole essere contraddetto da nessuno. In nome della “politica unica dell’informazione” ha infatti sospeso le attività di 11 associazioni politiche e/o partiti politici e persino canali televisivi accusati di presunti “legami con la Russia” durante la legge marziale nel Paese. Tre di questi avevano anche condannato l’invasione russa. Ha anche cercato d’impedire al leader del più grande partito di opposizione dell’Ucraina, Viktor Medvedchuk, di candidarsi alle elezioni con l’accusa inventata di “finanziare il terrorismo”. Ciò fa pensare che la sua propaganda sia ormai arrivata al capolinea.

Aveva ragione Ursula von der Leyen: “Gli ucraini sono come noi”. Ci imitano in tutto...

 

Come Hitler nel bunker

 

A me Zelensky sembra come Hitler nel bunker di Berlino, mentre i russi erano alle porte.

Me l’immagino rivolgersi a quell’invasata della sua vice: “Se la Nato non interviene non ce la faremo. Abbiamo la capitale circondata. Berlino l’hanno occupata in 15 giorni dopo aver iniziato a bombardarla”. “Non ti preoccupare, gli americani troveranno un pretesto per intervenire. Tu pensa al prossimo discorso per imbonire la gente e i capi di stato. Hanno un grande effetto”. “Sì ma abbiamo bisogno anche di rinforzi e di armi potenti”. Poi rivolgendosi agli ultimi generali rimasti: “Quanti ne abbiamo del battaglione Azov?”. “Nessuno”. “E del battaglione Aidar?”. “Nessuno. Secondo noi è ora di pensare a un governo in esilio”. “Sì ma non voglio far vedere che abbiam perso per colpa nostra. La colpa è della NATO, che aveva promesso d’intervenire e non l’ha fatto”.

 

Fake news ridicola

 

La fake news russofoba di oggi riguarda i cosmonauti di Mosca che sarebbero saliti sulla Stazione Internazionale con tute gialle in solidarietà con l’Ucraina.

In realtà ogni equipaggio sceglie un colore diverso e la cosa era stata fatta già 6 mesi fa. Il caso ha voluto che si era accumulato molto tessuto giallo. Peraltro l’uso della tuta gialla è del tutto normale. Nella fattispecie le tute di volo del nuovo equipaggio sono state realizzate coi colori dell’emblema dell’Università tecnica statale di Mosca Bauman, in cui si sono laureati tutti e tre i cosmonauti.

Peraltro i cosmonauti russi non hanno alcuna simpatia per i nazionalisti ucraini.

 

Magistrale sintesi cinese

 

Sintesi della telefonata tra Biden e Xi:

“Potete aiutarmi a combattere il vostro amico, così dopo mi potrò concentrare a farvi la guerra?”

 

Settimo: Non rubare

 

Il Ministero dell’economia francese ha dichiarato di aver congelato 22 miliardi di euro di riserve in valuta della Banca centrale russa, nonché circa 850 milioni di euro di beni appartenenti ad oligarchi russi (yacht, appartamenti, conti bancari).

Da Mosca però fan sapere che “Il congelamento illegittimo di alcune riserve valutarie della Banca di Russia segna la fine dell’affidabilità dei cosiddetti asset di prima classe. Stati Uniti e UE hanno mancato ai loro obblighi nei confronti della Russia. Ora tutti sanno che le riserve finanziarie possono essere semplicemente rubate”. Si ripete qui quanto già fatto dall’occidente al Venezuela, con le sue riserve in oro.

Ma ora chi depositerà i soldi negli USA o a Londra o a Parigi col rischio che vengano bloccati dal Biden di turno? C’è quasi il rischio che i capitali si spostino nei Paesi che adottano Bitcoin come valuta corrente e legale per sfuggire al giogo del dollaro (vedi El Salvador). E non è detto che Putin, per evitare il default al suo Paese, non voglia nazionalizzare i gioielli di famiglia.

L’occidente così tanto cristiano dimentica sempre il settimo comandamento, chissà perché...

 

Il mondo islamico si sta svegliando

 

Il Dipartimento di Stato americano è rimasto “profondamente deluso e turbato” dal viaggio di Bashar al Assad a Dubai, poiché ritiene sbagliata la legittimazione che gli Emirati hanno dato al presidente siriano.

Pensano che il mondo sia a loro immagine e somiglianza. Chissà quali sanzioni metteranno quando la Lega Araba farà rientrare la Siria al proprio interno?

Non solo, ma gli Emirati Arabi Uniti han chiesto il ritiro di tutte le forze di occupazione straniere che si trovano attualmente in Siria senza invito (e, quindi, illegalmente). Ciò significa che Russia e Iran possono restare e tutti gli altri devono andarsene, compresi gli Stati Uniti.

 

Mai prendere per deficienti gli ebrei

 

Parlando alla Knesset d’Israele l’imbonitore Zelensky, consigliato male dai suoi suggeritori, ha compiuto un incredibile autogol, paragonando la guerra in Ucraina all’Olocausto, dimenticandosi che l’Olocausto è avvenuto con la collaborazione di criminali come Bandera, eroe nazionale per il governo ucraino e le sue milizie.

Gliel’ha fatto capire il ministro delle Comunicazioni Yoaz Hendel, il quale gli ha ricordato una cosa che qualunque studente liceale sa benissimo: “Il genocidio è stato commesso anche sul suolo ucraino e dagli stessi ucraini che collaboravano coi nazisti”.

L’ex ministro del governo Yuval Steinitz, ora deputato del Likud, è arrivato persino a dire: “Se il discorso di Zelensky fosse stato pronunciato in tempi normali [non bellici], avremmo detto che rasentava la negazione dell’Olocausto”.

Gli israeliani conoscono molto bene la storia dell’Olocausto: 900.000 ebrei dell’attuale Ucraina furono assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori. La polizia ausiliaria ucraina ha radunato gli ebrei per essere massacrati a Babyn Yar, Lviv e Zhytomyr. Circa 80.000 ucraini si offrirono volontari per le SS, rispetto ai 2.600 ucraini documentati per aver salvato gli ebrei. Alcuni dei peggiori pogrom della storia ebraica furono perpetrati proprio in quella che oggi è l’Ucraina.

Povero Zelensky, ormai non sa più a cosa appigliarsi per far scoppiare quella che per lui è solo un videogame: la terza guerra mondiale! Se si limitasse a fare quel che gli ha chiesto il premier Naftali Bennett non sarebbe meglio? Distruggere i monumenti alla memoria del collaboratore nazista Stepan Bandera e arrestare tutti i neonazisti.

 

Veltroni ignora o è ignorante?

 

Nella trasmissione di Fazio (“Che tempo che fa”) del 20 marzo Walter Veltroni ha avuto il coraggio di paragonare gli ucraini ai partigiani italiani della II guerra mondiale. Come se non sapesse dell’esistenza di neonazisti che sparano ai loro stessi connazionali quando cercano di fuggire dalle prigioni dei condomini in cui sono reclusi perché usati come arma di ricatto.

Ecco persa un’altra buona occasione per tacere. Almeno in Israele han detto basta a Zelensky quando paragona i suoi neonazisti agli ebrei perseguitati. Quand’è che anche in Italia gli diremo di smetterla di paragonarli ai partigiani della Resistenza?

Ma quanti voti perderà il PD alle prossime elezioni?

Il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi a una velocità incredibile: son talmente tante le news sconvolgenti che non si sa quale scegliere. Finita la guerra molti se ne dovranno andare dai posti di responsabilità che han ricoperto, perché han solo versato olio sul fuoco.

 

Il Belgio ci ha ripensato

 

Ecco una delle prime importanti conseguenze alle sanzioni contro la Russia. Il Belgio ha deciso di ritardare di ben 10 anni il piano per smantellare l’energia nucleare, già previsto nel 2025. Si è spaventato dall’enorme aumento dei prezzi dell’energia dovuto all’invasione russa dell’Ucraina.

Solo da noi Di Maio dice che non potevamo non difendere un principio trincerandoci dietro l’interesse economico. Non riesce proprio a capire che in un mondo così globalizzato, dove tutti gli Stati sono interdipendenti, le due cose non possono essere disgiunte. Etica ed economia fan parte organica del sistema capitalistico. Non lo capisce che se i russi in tutta la loro storia, con tutte le risorse che hanno, avessero dato più peso all’economia che all’etica, a quest’ora sarebbero la nazione più forte e più ricca e più cinica del mondo?

Ma perché abbiamo una persona così incompetente in un ruolo chiave come quello degli Esteri?

 

Perché non pacificamente?

 

Un giornalista ha domandato al ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov: “Perché la situazione con l’Ucraina non poteva essere risolta pacificamente?”

“Perché l’occidente non ha voluto risolvere questa situazione con mezzi pacifici. Non si tratta affatto dell’Ucraina. O meglio, non tanto dell’Ucraina, quanto dell’ordine mondiale. Gli Stati Uniti hanno sottomesso tutta l’Europa. L’attuale crisi è un momento fatidico, un momento epocale nella storia moderna. Riflette la battaglia per come sarà l’ordine mondiale. Il falso senso della propria infinita superiorità prevale anche nella situazione che stiamo vivendo. Ci sono molti ragionamenti sul perché si sono accaniti contro la Russia in questo momento: semplicemente perché è l’ultimo ostacolo da superare prima di affrontare la Cina”.

Semplice, no?

Fonte: 0V3RG4M3 su Twitter

 

La Polonia raddoppia

 

Il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato una nuova legge sulla difesa della Polonia, che raddoppierà l’esercito fino a quasi 300.000 soldati. E siccome sono un Paese “ricchissimo”, che non ha bisogno di chiedere fondi all’Unione Europea, han deciso di spendere per la difesa il 3% del PIL nel 2023.

Ora finalmente sono in grado di respingere le ambizioni “voraci e imperiali” della Russia.

Peccato che nel passato siano stati soprattutto i polacchi ad aggredire i russi. Per es. nel 1919-21, quando, dopo aver occupato Lituania, Bielorussia e Ucraina, allo scopo di ricreare una Grande Polonia, cercarono di soffocare la rivoluzione d’Ottobre.

 

Refrain Zelensky

 

Refrain Zelensky: “Pronto per i negoziati ma se falliscono potrebbe essere terza guerra mondiale.”

Chi credi di essere? Il mondo non dipende da te. Se fai fallire i negoziati sei solo un criminale. Rispetto agli enormi problemi neonazisti del tuo Paese, Putin in fondo ti chiede solo tre scemenze: no NATO, Crimea russa e Donbass autonomo.

Ma la colpa, in fondo, non è tua, che sei un povero essere privo di morale, ma della UE, che ha sempre chiuso gli occhi, per compiacere gli USA, sui massacri compiuti nel Donbass.

 

Macron parla chiaro

 

Macron l’ha detto chiaro e tondo: “Lo Stato dovrà prendere in mano diversi aspetti del settore energetico”, cioè “Dovremo assumere il controllo della proprietà di diversi attori industriali”.

Questo, fino a prova contraria, vuol dire “nazionalizzare”.

Da noi invece 25 cent di risparmio sul carburante! E poi ci lamentiamo se non contiamo niente...

 

Esperimenti “scientifici” di medici neonazisti

 

La giornalista bulgara indipendente Dilyana Gaytandzhieva rivela, sulla base di nuovi documenti, come appaltatori del Pentagono abbiano lavorato a un programma da 80 milioni di dollari nei biolaboratori in Ucraina.

Appaltatori del Pentagono hanno avuto pieno accesso a tutti i biolaboratori ucraini (sorti dopo il 2014), mentre agli esperti indipendenti è stato negato tale accesso col pretesto che questi biolaboratori stavano lavorando con agenti patogeni particolarmente pericolosi.

L’Agenzia americana per la riduzione delle minacce alla difesa ha stanziato 80 milioni di dollari per la ricerca biologica in Ucraina a partire dal 30 luglio 2020.

Scienziati tedeschi e ucraini hanno condotto ricerche biologiche sul potenziale di agenti patogeni particolarmente pericolosi da trasmettere attraverso gli uccelli migratori. In particolare l’obiettivo degli scienziati tedeschi era di studiare il potenziale della febbre emorragica Crimea-Congo nelle condizioni dell’Europa Orientale.

Insomma avevamo dei dottor Mengele in casa e non lo sapevamo.

Fonti: giubberosse.news e visionetv.it

 

Italo Balbo risorto!

 

Quando frequenta il proprio analista l’italiano dovrebbero porgli questa domanda: “Perché di tanto in tanto divento fascista? Qual è il meccanismo che fa scattare in me questa pulsione inconscia?”.

Mi riferisco al fatto che qualcuno (forse vicino a Ignazio La Russa, favorevole al gesto) ha pensato di usare il nome di Italo Balbo per uno degli aerei della flotta di Stato, quelli usati da premier e ministri per i loro voli, per il trasporto di malati gravi e per missioni di pubblica utilità. Il ministero della Difesa, dopo le polemiche che avevano suscitato un’interrogazione parlamentare, ha deciso di rinunciarvi.

Col che non voglio dire che Balbo sia stato uno dei peggiori gerarchi; anzi, fu uno dei pochi a prendere le distanze dalle leggi razziali e dall’alleanza con la Germania nazista. Però è possibile che non si abbiano altri eroi da ricordare?

Gli è che il fascismo è rimasto latente negli italiani. Solo che oggi viene gestito dal centrosinistra nei suoi rapporti con la Russia. La Meloni, Salvini e lo stesso La Russa sono diventati obsoleti.

 

Chi li capisce è bravo!

 

Sul ilriformista.it vien detto che a Pechino il conflitto in atto potrebbe essere visto come l’occasione ideale per mangiarsi i giganti russi dell’industria, i colossi del gas e delle materie prime, che aiuterebbero fortemente a soddisfare la famelica necessità di risorse del regime cinese, che non può rinunciare al ritmo frenetico della crescita del PIL.

I grandi gruppi statali (China National Petroleum, China Petrochemical, Aluminum Corp. of China e China Minmetals) sono tutti interessati ad acquisire i gruppi russi, soprattutto ora che soffrono delle pesantissime svalutazioni in Borsa (Gazprom a Londra ha perso il 90% del suo valore; United Co. Rusal International, produttore di livello mondiale di alluminio, a Hong Kong ha perso la metà della sua quotazione).

L’obiettivo di Xi Jinping potrebbe essere quello di fare di Putin “il suo Lukashenko”, ovvero un fedele alleato.

Non si può dire che i cinesi siano trasparenti, altruisti. Danno sempre l’impressione di non avere a cuore le sorti dell’umanità ma solo le proprie. M’immagino come si comporterebbero in caso di guerra mondiale: si annetterebbero subito Taiwan, e magari farebbero un salto anche verso la Corea del Sud. Così avrebbero il dominio mondiale dell’informatica. Ai Paesi del sud-est asiatico farebbero capire chiaramente, con la loro flotta, chi comanda. Poi occuperebbero facilmente la Mongolia, vendicandosi dell’invasione subita da Gengis Khan, e facendo vedere le loro intenzioni minacciose nei confronti della Siberia, che secondo loro non può appartenere alla Russia, essendo questa un Paese europeo. Da ultimo farebbero guerra al Giappone, vendicandosi di ciò che han dovuto subire durante le due ultime guerre mondiali.

Sembra che i cinesi non dimentichino mai nulla. Di continuo ricordano agli USA della loro ambasciata colpita da loro nella Jugoslavia.

Fonte: ilriformista.it

 

Cosa c’entra Jurij Gagarin?

 

“Il cosmonauta russo Jurij Gagarin, la prima persona nello spazio, è stato privato dei suoi onori dalla Space Foundation, alla luce degli eventi mondiali attuali”. Cioè il suo nome è stato censurato!

L’American Space Advocacy Group (organizzazione senza scopo di lucro), come riporta “Vanity Fair USA”, ha improvvisamente cambiato il nome di un evento che si terrà ad aprile, e che negli ultimi 7 anni è sempre stato chiamato “Yuri’s Night”. Ora si chiamerà “A Celebration of Space: Discover What’s Next”.

Ma che ha fatto Gagarin? È morto nel 1968 a soli 34 anni in un incidente aereo mai definitivamente chiarito. La mossa in odor di russofobia ha suscitato un certo scalpore, soprattutto considerando che la Space Foundation è un gruppo con affiliazioni internazionali e ha legami con numerosi programmi educativi. Ha senso fingere che Gagarin non sia mai esistito? Il primo lancio dello Space Shuttle nel 1981 è stato fatto il 12 aprile, la stessa data del decollo di Gagarin nel 1961!

E pensare che il cosmonauta è amatissimo in Ucraina, tanto che è stato emesso un francobollo in suo onore nel 50° anniversario della sua impresa (francobollo che gli abbiamo dedicato anche qui in Italia). Inoltre c’è tanta street art dedicata a lui a Kiev, e un vecchio stadio dell’era sovietica viene ancora chiamato “lo stadio Gagarin” dalla gente del posto, anche se il nome è stato cambiato.

Insomma la fretta di compiacere una certa narrazione ideologica produce mostri del genere. E la cosa peggiore è che se fa un torto ai russi in modo sguaiato, non fa nessun favore agli ucraini.

 

Il valore della mediazione turca

 

Bisogna ammettere che il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu, si è dato molto da fare per mediare tra russi e ucraini. Anche perché è nell’interesse della Turchia che la Russia non si prenda tutta la costa nord del Mar Nero, e lasci all’Ucraina almeno il porto di Odessa.

Praticamente i due contendenti starebbero negoziando su sei punti:

- neutralità dell’Ucraina;

- disarmo e garanzie di sicurezza dell’Ucraina;

- la “denazificazione”;

- rimozione degli ostacoli all’uso della lingua russa in Ucraina;

- status della regione separatista del Donbass;

- status della Crimea, annessa alla Russia nel 2014.

Quello che mi meraviglia di questi negoziati è che Zelensky e soprattutto la sua vice, Iryna Vereshchuk, chiedono continuamente di armare pesantemente il loro Paese, di accettarli subito nella UE, di resistere a oltranza all’avanzata russa, di sanzionarli in tutte le maniere possibili, di creare una no-fly zone, di prepararsi a una guerra mondiale, di far intervenire la NATO. Per non parlare del fatto che non vogliono cedere un centimetro della loro integrità territoriale. E ora sostengono che i soldati russi sono pure ladri e stupratori.

Atteggiamenti così schizofrenici, se fossi un mediatore, mi farebbero paura. Come fai a fidarti?

 

Cos’ha fatto la Mogherini per la pace? Nulla!

 

Mi chiedo: la Federica Mogherini, Alta rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in carica dal 1º novembre 2014 al 30 novembre 2019, cioè praticamente dal momento in cui è avvenuto il golpe in Ucraina e per ben un quinquennio, cos’ha fatto per risolvere la tragica questione del Donbass e della guerra civile in quel Paese? Nulla, assolutamente nulla.

Non ha mai citato il golpe del 2014. Ha sempre giudicato la Russia responsabile della guerra civile tra il governo di Kiev e il Donbass, in quanto le due repubbliche le considerava “illegali e illegittime”, come d’altra parte l’annessione della Crimea e della città di Sebastopoli, che violava l’integrità territoriale dell’Ucraina (in linea con la risoluzione 68/262 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite). Voleva che nel Mar d’Azov potesse tranquillamente accedere qualunque nave, commerciale e militare, incluse quelle della NATO. Anzi sponsorizzava l’idea che la NATO potenziasse la capacità d’intervento militare rapido tanto ad Est quanto a Sud della UE.

Non capiva minimamente che non si trattava di “annessione” della Crimea, cioè di “conquista territoriale con la forza militare”, ma di volontà popolare espressa tramite referendum. E non vedeva alcun genocidio attuato contro le popolazioni filo-russe, né le interessavano le esigenze di sicurezza della Russia nei confronti della NATO. Mentiva spudoratamente quando parlava di sistematiche restrizioni delle libertà fondamentali degli abitanti della Crimea, tra cui la libertà di espressione, la libertà di religione e la libertà di associazione, nonché il diritto alla riunione pacifica. In particolare denunciava i torti subiti dai Tatari della Crimea, dimenticando che questa minoranza è sempre stata fortemente antirussa, poi antisovietica e infine (sin dalla II guerra mondiale) filonazista.

Già pensava, di concerto con gli americani, a creare liste nere con nomi di persone russe altolocate che non avrebbero potuto metter piede nella UE, minacciando di congelare i loro beni. E purtuttavia veniva considerata una “moderata” dai falchi euroamericani, che già allora volevano una guerra contro la Russia, bollata come non affidabile appunto perché troppo estesa per sentirsi una semplice “nazione”.

La Mogherini sostanzialmente non aveva capito che se l’Ucraina avesse rinunciato al neonazismo e alla NATO, gli altri due problemi (Crimea e Donbass) si sarebbero risolti molto facilmente.

A me questa gente ex-comunista mi mette sempre in imbarazzo, chissà perché.

 

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Come è umano lei!

 

Se non scoppia una guerra nucleare è perché sono gli Stati Uniti che per la loro bontà non la vogliono. Detto dall’unica nazione al mondo che ha sterminato con l’atomica le popolazioni civili di due città giapponesi e che nelle ultime guerre ha usato bombe chimiche e all’uranio impoverito, causando gravissime devastazioni ambientali e tumori a non finire, fa un po’ ridere, bisogna ammetterlo.

 

Reductio ad hitlerum

 

Chi ha detto che gli imperi sono una cosa buona? C’è forse stato un impero che in nome dello schiavismo o del servaggio o del capitale o dello Stato totalitario abbia fatto del bene all’umanità? La storia degli imperi è iniziata 6000 anni fa e ancora non ne siamo usciti.

La guerra in Ucraina non si configura come lo scontro tra l’impero autocratico russo, di tipo capitalistico, e una nazione democratica, non meno capitalistica. Anche perché quest’ultima vive una democrazia ai limiti della dittatura, in quanto contiene aspetti neonazistici molto preoccupanti, che la UE finge di non vedere.

Questo in Ucraina è lo scontro tra due imperi, russo da una parte ed euroamericano dall’altra. In quest’ultimo gli USA sono l’attore primario, mentre la UE è solo una comparsa.

L’Ucraina è il luogo casuale del contendere. Poteva essere la Cecenia, la Georgia, la Bielorussia o un qualunque Paese confinante con la Russia. Se USA e UE vincono la partita e ridimensionano ulteriormente la potenza russa, il prossimo scontro sarà tra USA-UE e Cina, e Taiwan sarà la nuova Ucraina.

Ora, mettersi dalla parte degli USA o della Russia non ha alcun senso, ma è sempre meglio avere a che fare con un mondo multipolare che unipolare, con un mondo di Stati interdipendenti che sottomessi al più forte. Gli USA dimostrano solo che non vogliono avere concorrenti a livello internazionale e che sono disposti a fare qualunque cosa per conservare la loro egemonia.

In questa guerra il ruolo più vergognoso è svolto dalla UE, che permette agli USA di dominarla completamente e di credere alla favola americana che sia la Russia a volerla dominare.

Stando le cose in questi termini, è solo un esercizio di vuota retorica contrapporre l’etica alla politica o la pace alla guerra o la democrazia all’autocrazia. Nelle guerre del mondo contemporaneo non si fa neppure differenza tra civili e militari, anzi, con Hiroshima e Nagasaki, abbiamo capito che si tende sempre più a non fare differenza neppure tra convenzionale e nucleare.

 

Una linea comune

 

La linea che si è adottata nei confronti dell’Ucraina è semplicemente assurda, eppure condivisa da tutti i Paesi euroamericani. Non si vuole realizzare una no-fly zone per non rischiare di allargare il conflitto, ma si preferisce sostenere, ipocritamente, che USA e UE non stanno facendo una guerra contro la Russia. Come se le sanzioni economiche e finanziarie non fossero dichiarazioni di guerra o una guerra vera e propria svolta con altri mezzi.

Noi stiamo aiutando Kiev a difendersi, con aiuti finanziari, umanitari e militari, senza intervenire direttamente, con le forze armate della NATO, nel conflitto.

Ora, a parte che nessun Paese impedisce a propri volontari mercenari di andare a combattere a titolo privato in Ucraina contro l’esercito regolare russo, qui è proprio l’assenza totale della diplomazia a caratterizzare la democrazia occidentale. Non si vuole venire incontro alle richieste della Russia, poiché si preferisce considerarla come un nemico per definizione, un impero totalmente inaffidabile. Per di più vien fatto credere al popolo ucraino, attraverso l’imbonitore Zelensky, che sarà in grado di vincere un colosso come quello russo, che in questo momento sta impiegando il minimo delle proprie forze, in quantità e in intensità.[19] Cioè in pratica si sta chiedendo all’Ucraina di resistere il più possibile solo per indebolire le forze dei russi. Sappiamo benissimo che perderanno la guerra, ma nel frattempo, grazie anche alle sanzioni, l’occidente avrà ridotto allo stremo uno dei propri nemici.

Gli ucraini sono solo carne da cannone, che noi utilizziamo con la retorica della democrazia e della sovranità e integrità territoriale, e il governo Zelensky è il pupazzo di turno, che siccome svolge la parte dell’aggredito, deve suscitarci sentimenti di sdegno e di commozione e di solidarietà umana. Vengono strumentalizzati anche i nostri migliori sentimenti.

 

Il nuovo fascismo di sinistra

 

Ormai è la sinistra europea che svolge il ruolo del cane da guardia dell’imperialismo americano. Una volta era la destra: becera, conservativa, cinica, autoritaria, tendenzialmente fascista. Oggi invece siamo più raffinati, più democratici, più umani. Se ti devo bombardare, lo faccio sulla base di un largo consenso. Per i bombardamenti umanitari ci vuole una risoluzione dell’ONU, a larga maggioranza, o una decisione unanime della NATO.

Ecco perché a Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera dei deputati, dispiace che la UE non abbia “una politica estera visibile, assertiva e sostenuta con determinazione da tutti i membri dell’Unione”.

Lui vorrebbe un’Europa “cattiva” come gli Stati Uniti, in grado di risolvere da sola i propri problemi militari. Invece purtroppo deve constatare che “quando si tratta di assumere decisioni operative per mettere in pratica una politica estera comune, riemergono le gelosie delle nazioni”.

Come se non sapesse che l’Europa si è autodistrutta nelle ultime due guerre mondiali, consegnando agli americani il testimone dell’egemonia capitalistica mondiale. Come se non sapesse che proprio a causa di questa autodistruzione, l’Europa ha cercato di ricostruirsi in maniera un po’ più equilibrata, puntando di più sullo Stato sociale e sul rispetto dei diritti. Due cose che ai governi americani non importano assolutamente nulla, proprio perché le ultime due guerre mondiali le hanno vinte e non hanno avuto al loro interno alcuna devastazione materiale.

Noi europei siamo rimasti fortemente individualistici come nazioni. Gli USA lo sono come impero ed è per questo motivo che da soli costituiscono il 40% della spesa militare dell’intero pianeta.

Fonte: formiche.net

 

Chi è più nazista?

 

Dmitri Kovalevich è un giornalista ucraino e attivista dell’organizzazione comunista Borot’ba, bandita in Ucraina nel 2014, insieme al partito comunista[20] (quest’ultimo aveva raggiunto anche picchi del 13% alle elezioni politiche), per le proteste contro il colpo di stato pro-USA e contro la legalizzazione dei collaboratori nazisti della II guerra mondiale di origine ucraina. Prima dell’attuale guerra Borot’ba agiva illegalmente in Ucraina e legalmente nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk, sostenendole attivamente.

Secondo lui gli eventi attuali sono una continuazione del conflitto del Donbass. Per anni i media di Kiev e i mass media occidentali hanno raccontato che l’Ucraina stava affrontando l’invasione russa, e ora questo è successo non appena la Russia ha riconosciuto le repubbliche.

I negoziati vanno avanti dal 2014. L’Ucraina ha firmato due volte l’accordo di Minsk, ma si è rifiutata di rispettarlo, temendo che i propri neonazisti armati rovesciassero il governo. L’accordo di Minsk implicava la reintegrazione delle repubbliche del Donbass fornendo lo status di autonomia speciale, col diritto di avere una propria politica culturale e linguistica. Questo era inaccettabile per i nostri nazionalisti radicali che vorrebbero vedere un’Ucraina unificata e monoetnica filo-nazista.

A questi livelli, secondo me, è assurdo parlare di nazione democratica o di Stato sovrano. Sarebbe meglio dire che l’Ucraina è una specie di novella Auschwitz gestita dai neonazisti in forme solo apparentemente democratiche, come in quei documentari di propaganda che i nazisti giravano nei loro lager a uso e consumo del pubblico europeo, che doveva convincersi d’avere a che fare con “campi di lavoro” non di sterminio.

A Kiev il governo ha adottato dal 2014 una politica del terrore militare verso la popolazione civile e noi oggi permettiamo a Zelensky di fare l’imbonitore in tutta Europa. Alla fine non si capisce chi sia più nazista.

Fonte: contropiano.org

 

Demografia sociale e politica

 

Secondo Dmitri Kovalevich, giornalista ucraino di sinistra, c’è nel suo Paese circa il 5-6% della popolazione che condivide l’ideologia pro-nazionalista o pro-nazista. Poi circa il 5-6% di comunisti impegnati o simpatizzanti che la pensa diversamente. Il resto sostiene il partito di Zelensky. Negli ultimi anni milioni di ucraini sono emigrati: circa 3,5 milioni in Russia e vorrebbero tornare in caso di cambiamento di governo. Circa 3,5 milioni sono emigrati per lavoro nei Paesi occidentali e tendono a condividere le narrazioni dei media occidentali.

Secondo lui, finita la guerra, le Repubbliche del Donbass diventeranno indipendenti come l’Abkhazia, l’Ossezia del Sud e la Transnistria. Dal momento che l’Ucraina ha rifiutato gli accordi di Minsk, non torneranno indietro, visto anche il molto sangue versato in 8 anni di guerra civile.

Ma la vergogna più grande è che i media occidentali nascondono al pubblico che ci sono molti nazisti integrati nell’esercito, nella polizia e nella guardia nazionale ucraina. Il sistema educativo ucraino fa il lavaggio del cervello ai bambini, glorificando i nazisti della II guerra mondiale e incolpando i sovietici.

Inoltre i media occidentali hanno preferito ignorare il bombardamento quotidiano delle città del Donbass e la resistenza dei minatori di carbone di Donetsk. Sono indignati solo quando la parte pro-USA viene bombardata.

Fonte: contropiano.org

 

La libertà di ammazzarti

 

La libertà invocata oggi dal plagiato Zelensky nei suoi piagnucolosi appelli non è altro che la “libertà” dei suoi protettori (USA e UE) di mettere sul suolo ucraino missili che possono raggiungere Mosca in pochi minuti, distruggendola prima ancora che questa abbia la possibilità di rispondere.

Questa retorica all’apparenza vittimistica e nella sostanza belligerante sta difendendo un’idea bislacca di libertà, secondo cui la seconda potenza militare al mondo non può essere garantita nella sua esigenza di sicurezza.

Sembra che la sicurezza vada assicurata solo ai Paesi economicamente o militarmente più deboli o a quelli non nucleari o a quelli confinanti ai Paesi più forti o, peggio ancora, solo a quelli occidentali.

In realtà la sicurezza va garantita a tutti i Paesi del mondo. Se quelli più deboli o non nucleari non si sentono sicuri, bisogna discuterne all’interno di organismi internazionali. Lo smantellamento delle armi nucleari era iniziato con Gorbaciov, ma gli USA l’hanno interrotto in maniera unilaterale, espandendo la NATO nell’Europa dell’est (anche dopo lo smantellamento del Patto di Varsavia) e rinunciando nel 2019 al trattato INF del 1987. Gli USA non hanno mai accettato neppure la proposta russa d’impegnarsi a non sparare per primi un colpo nucleare.

Ora poi che tutti i Paesi europei vogliono portare le spese militari al 2% del PIL, diventa sempre più difficile scongiurare una guerra mondiale.

 

Noi italiani siamo pacifici

 

- Lo vuoi capire che l’Italia non produce né possiede armi nucleari, ma partecipa soltanto al programma di “condivisione nucleare” della NATO.

- E quindi, qual è la differenza?

- Nessuna, ma facciamo finta che ci sia. Abbiamo due facce: una buona e una cattiva. La prima è la nostra e l’altra è americana.

- Ma non abbiamo sottoscritto i trattati internazionali di non proliferazione del nucleare?

- Sì, e allora? Le basi NATO godono della extraterritorialità come il Vaticano.

- Ma la legge n. 185 del 9 luglio 1990 non vieta espressamente la fabbricazione, l’importazione, l’esportazione e il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari nel nostro Paese?

- Certo, ma noi italiani non c’entriamo nulla. Tutte le responsabilità sono americane.

- Ma la nostra Costituzione non ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali?

- È vero, ma la NATO non è vincolata alla nostra Costituzione!

- Ma non abbiamo detto di non voler far parte di alcun club atomico, con tutti gli obblighi internazionali che ne derivano?

- Certo, ma l’Italia è un avamposto militare nucleare della NATO nel Mediterraneo, con capacità di colpire qualunque territorio dell’Europa, del Medio oriente e di mezza Africa con le sue basi nucleari di Aviano (50 bombe) e di Ghedi (40 bombe).

- Cioè fammi capire: noi saremmo un Paese a favore della pace?

- Certo, lo Statuto della NATO afferma che l’Alleanza atlantica è meramente difensiva.

 

Emergenzialismo a gogò

 

Dice il professor Fabio Vighi (Cardiff University), intervistato da buongiornosuedtirol.it:

“Il capitalismo globalizzato a trazione finanziaria, per come ci si presenta dalla crisi del 2008, ha un disperato bisogno di continue emergenze per giustificare manovre monetarie espansive sempre più grottesche, che dividono il mondo tra una sparuta élite di ultraricchi (il cosiddetto 0,01%) e masse sempre più impoverite e disorientate”.

“La necessità di creare emergenzialismo a getto continuo ha due motivazioni principali: 1) giustificare la creazione di montagne di debito a basso costo da parte delle banche centrali (Federal Reserve in primis): un debito che viene perlopiù investito in altro debito nei mercati finanziari; 2) permettere di scaricare la responsabilità della crisi economica reale sulla figura del “Mostro”, come si sta facendo ora, per es., con l’inflazione attribuita a Putin. Attraverso la produzione seriale di emergenze si cerca dunque di nascondere una crisi strutturale di valorizzazione. Ciò significa che il sistema capitalistico (occidentale) ha raggiunto il suo limite espansivo e non è più in grado di generare sufficiente ricchezza per la riproduzione sociale. Questa impotenza lo rende totalmente dipendente dall’ideologia dell’emergenzialismo. Da qui la transizione fluida da Virus a Putin, che assolvono praticamente lo stesso ruolo di “garanti” di un sistema ormai senescente trainato da denaro creato artificialmente con il click del mouse di un computer. Il gigantismo del capitalismo finanziario è la tragica conseguenza del sopravvenuto nanismo dell’economia capitalistica reale, una situazione ormai irreversibile”.

Sembra difficile quel che dice, invece è chiarissimo. Si può però aggiungere che mentre il capitalismo finanziario è una prerogativa dell’occidente malato e senescente, quello produttivo è invece una caratteristica del mondo asiatico (cinese, indiano, ecc.), pur condotto in condizioni con pochissimi diritti. Il perno attorno a cui ruota il capitalismo mondiale si sta spostando da USA-UE a Cina-India e in questo spostamento la Russia si va “asiatizzando”.

Fonte: buongiornosuedtirol.it

 

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Lettera a Zelensky

 

Signor Presidente Volodymyr Zelens’kyj, ormai siamo alla resa dei conti. Per non aver voluto riconoscere l’indipendenza alle due Repubbliche di Donetsk e Lugansk e il possesso della Crimea alla Russia, lei sta per perdere mezza Ucraina. E soprattutto farà perdere alla sua nazione lo sbocco al mare, poiché, dopo aver domato gli ultimi battaglioni nazionalisti e neonazisti rimasti a Mariupol’, è evidente che i russi occuperanno anche Odessa, collegando il Donbass con la Transnistria.

Non ci sarà nessuna guerra mondiale – come lei auspica, senza ritegno, sin dall’inizio della guerra –, perché in Europa ne abbiamo già avute due e sappiamo cosa vuol dire.

Se avesse accettato di denazificare il Paese e se avesse rinunciato a chiedere di entrare nella Nato, probabilmente Putin si sarebbe accontentato e avrebbe ritirato le altre richieste.

La Russia infatti ha il terrore dei missili nucleari della Nato e anche di una riedizione del nazismo, contro cui ha perduto la metà di tutti i morti nella seconda guerra mondiale.

Ora che gli ultimi neonazisti del suo Paese stanno per essere sconfitti, la consigliamo di rifugiarsi all’estero.

Faccia un governo in esilio, ma smetta di mandare in rovina il suo Paese e dia la possibilità ai civili, tenuti prigionieri dai neonazisti, di usare i corridoi umanitari.

Lei è già stato fin troppo fortunato a non avere come nemico gli americani, perché questi avrebbero bombardato a tappeto tutte le città, infischiandosene di chi sta sotto le loro bombe “intelligenti”. E di sicuro non le avrebbero permesso di tenere i suoi discorsi nei Parlamenti delle varie nazioni che la sostengono in maniera del tutto irresponsabile.

Pur di non farvi troppo male, i russi han già perso oltre 7.000 militari e quattro generali.[21] Però la pazienza ha un limite. Si preoccupi piuttosto degli ultimi neonazisti che le sono rimasti. Loro si sentiranno traditi dalle promesse, fatte da lei, di una vittoria mirabolante a fianco della Nato. E per questa ragione, potrebbero essere disposti a fare qualunque cosa.

Forse non se ne è accorto, ma non sta girando un film di guerra. Esca dalla bolla e torni alla realtà. Faccia qualcosa di veramente utile all’umanità. Noi italiani ci limiteremo a guardare la serie televisiva “Servant of the people”, con lei come protagonista, sul canale “La7”.

 

Ieri l’imbonitore ha fatto la sua performance anche nel parlamento italiano, ma circa 350 deputati e senatori non si sono nemmeno presentati. Naturalmente, siccome siamo un Paese democratico, non abbiamo permesso a Putin di fare altrettanto.

 

Il radicalismo ideologico della sinistra

 

La posizione della sinistra radicale in Italia si riassume tutta in questa tesi (mi riferisco a prospettivamarxista.org): siccome la Russia non ha più nulla di socialista, è inutile parteggiare per Putin o per Zelensky. La Russia è un impero che in quanto tale non può essere sostenuto in alcuna maniera. E l’Ucraina è solo uno Stato capitalista sostenuto dagli imperialisti occidentali.

Questa sinistra se la prende con la popolazione italiana, che, invece di lottare in patria a favore del socialismo, va a cercare all’estero un punto d’appoggio alle proprie frustrazioni.

Questa sinistra non si chiede minimamente se la propria tattica e strategia sia davvero funzionale a una lotta popolare interna alla nostra nazione. Non solo, ma subordina nettamente la politica all’ideologia e non riesce a vedere alcuna soluzione al conflitto attuale. L’unica soluzione che prospetta è lasciare che le cose vadano come vadano. Quando ci si ritroverà con l’acqua alla gola, forse ci sarà una presa di coscienza.

Che tristezza!

 

Dugin pesca nel vero?

 

Il filosofo (o teologo?) Aleksandr Dugin ha detto che “Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto col globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli, geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto del globalismo: unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia – Grande Reset in una parola – dall’altro”.

“È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista. E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun Paese può resistere a lungo a una completa disconnessione”.

“La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti a ucciderci ora, saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani”.

“L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di ‘rifiuti tossici’ della civiltà: è anti-civilizzazione”.

Fin qui, al limite, ci si potrebbe stare. Poi però si perde in vaneggiamenti che faccio fatica a condividere, come quando leggo i testi di Diego Fusaro o ascolto i suoi interventi.

Dice che la Russia deve “ritornare alle sue radici, al cristianesimo greco-romano, mediterraneo… europeo… Cioè, alle radici comuni, al vero occidente. Queste radici – le sue – l’Occidente moderno le ha tagliate fuori. E sono rimaste in Russia”.

In che senso? Dugin vuole una “Eurasia” contro l’Occidente contemporaneo. “La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale”.

Ma che significa? Dobbiamo forse tornare al Medioevo religioso per vincere il cinismo ateo dell’Occidente? È tutta qui l’alternativa? “La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno”.

Questa è utopia. Non solo perché i valori dell’occidente capitalistico hanno definitivamente superato quelli medievali, ma anche perché non è rivolgendosi al passato che si risolvono i problemi del presente.

“La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio”. Sembra di sentir parlare il patriarca di Mosca. Il nostro cattolicesimo-romano sarà sicuramente giunto al capolinea, ma anche l’ortodossia slava non sta messa meglio.

Oggi non possiamo rinunciare al laicismo. Semmai dobbiamo chiedere alla democrazia che si trasformi da formale a sostanziale. Ma questo, senza un socialismo non statalista, sarà impossibile.

Fonte: grandeinganno.it

 

Quando si straparla

 

Certo che quando i politici e i giornalisti, coi loro lauti stipendi, dicono che di fronte alle esigenze della libertà e della democrazia in Ucraina, le bollette non contano nulla, fanno un po’ ridere.

Verrebbe voglia di fargliele mangiare queste bollette. Così, giusto per far capire che di fronte a un’ipocrisia del genere non è nulla un paio di bollette nelle viscere.

 

Soluzioni al conflitto

 

Probabilmente Zelensky è in procinto di arrendersi, anche se Biden lo spinge a non farlo. Qualcuno gli avrà pur detto che il Paese è quasi completamente devastato.

Già adesso tutti sanno che a Mariupol la situazione è tragica solo per colpa dei neonazisti che non vogliono arrendersi e usano i civili come scudi umani; anzi, gli sparano contro se tentano di fuggire o di utilizzare i corridoi umanitari.

Questi disperati, sentendosi materialmente abbandonati dal governo di Kiev, son capaci di qualunque atrocità. Se ne fregano dell’assicurazione che avranno salva la vita se deporranno le armi. Anche perché han ricevuto l’ordine di resistere fino all’ultimo uomo, come chiedeva Hitler ai generali in Russia. Il governo li considera “martiri di Mariupol”.

Però Zelensky deve stare attento. Gli ultimi nazisti rimasti possono anche andare a Kiev e farlo fuori, proprio perché la promessa che la NATO sarebbe intervenuta subito, non è stata mantenuta.

A meno che lui non sia così folle da farli travestire da soldati russi che gli sparano proprio mentre sta recitando l’ennesimo sproloquio davanti a qualche parlamento. Così finalmente potrà far vedere al mondo intero quanto sia giusta una terza guerra mondiale. Ma queste son cose che solo un grande attore tragico potrebbe fare, non un comico.

 

Ci risiamo: torna il falso delle armi chimiche

 

Tutta questa insistenza degli americani a dire che i russi stanno per usare le bombe chimiche, vuol dire che gli americani stanno preparando il casus belli. Infatti loro le hanno già usate, sia in Vietnam (il Napalm, l’Agente arancio e il lacrimogeno CS) che in Iraq, ex Jugoslavia, Afghanistan e Libia (fosforo bianco).

Il fosforo bianco è stato usato anche dalle forze israeliane in Libano nel 2006 e sulla Striscia di Gaza tra il 2008 e il 2009.

Sin dal 27 febbraio scorso la Russia ha denunciato che i militari ucraini avevano usato bombe al fosforo bianco nelle regioni di Lugansk e di Donetsk.

Questa è una sostanza letale, gravemente tossica, che provoca ustioni profonde e dolorose: quando viene a contatto con la pelle, il fosforo si trasforma in acido solforico, brucia i tessuti provocandone la necrosi fino alle ossa.

Ricordiamo che l’invasione in Iraq iniziò con la notizia falsa delle armi chimiche possedute da Saddam Hussein. La diede Colin Powell all’ONU, esibendo una provetta di antrace.

Si rendono conto gli americani, che ormai qualunque cosa dicano, non gli crede più nessuno?

 

Tre domande scomode

 

Traduco tre tweet di Hua Chunying, Direttrice dell’Informazione del Ministro degli Esteri cinese.

Washington potrebbe dimostrare la sua innocenza rispondendo direttamente e onestamente a tre domande:

1. Che cosa cercava di nascondere l’Ambasciata degli Stati Uniti a Kiev rimuovendo in fretta i documenti dal suo sito web?

2. Perché per 20 anni gli Stati Uniti hanno ostacolato unilateralmente il protocollo di verifica della Convenzione sul divieto delle armi biologiche?

3. Cosa impedisce agli Stati Uniti di aprire i loro laboratori biologici all’estero e Fort Detrick per un’ispezione internazionale indipendente?

Peccato che a nessuna delle tre potrebbero rispondere, né in maniera diretta né, tanto meno, in maniera onesta.

Fonte: twitter.com/spokespersonchn/status/1502250625123622918?s=21

 

Corrotta OMS

 

La corrotta OMS nelle mani del cartello farmaceutico di Bill Gates afferma che avrebbe suggerito al regime di Zelensky di distruggere i letali agenti patogeni coltivati nei laboratori di Kiev e Odessa per impedire che questi virus e batteri si diffondessero attraverso la popolazione.

Ma perché l’OMS soltanto ora fa questa dichiarazione e negli anni passati non ha detto una parola su queste “ricerche” chimiche e batteriologiche pensate per sterminare la popolazione russa? Nella migliore delle ipotesi l’OMS sapeva e ha taciuto sui criminali piani attuati dalle amministrazioni Bush e Obama. Nella peggiore può aver aver avuto un ruolo diretto in queste ricerche e ha chiesto a Zelensky di distruggere le prove del suo coinvolgimento.

Fonte: reuters.com

 

Americani nuovi nazisti?

 

L’Ambasciata degli Stati Uniti a Tbilisi (capitale della Georgia) è coinvolta nel traffico di sangue umano congelato e agenti patogeni per un programma militare segreto.

Il Pentagono ha condotto esperimenti biologici letali su 4.400 soldati in Ucraina e 1.000 soldati in Georgia. Entrambi i Paesi sono considerati i partner più fedeli degli Stati Uniti nella regione e sul loro territorio sono in corso numerosi programmi del Pentagono.

Uno di questi è il programma d’interazione biologica della Defense Threat Reduction Agency (DTRA) da 2,5 miliardi di dollari, che include la ricerca su agenti biologici, virus mortali e batteri resistenti agli antibiotici studiati nella popolazione locale.

I campioni di sangue dei soldati sono stati conservati e ulteriormente testati presso il Lugar Center, una struttura da 180 milioni di dollari finanziata dal Pentagono, nella capitale georgiana Tbilisi.

Il Lugar Center è diventato famoso negli ultimi anni a causa di attività controverse, incidenti di laboratorio e scandali che circondano il programma del gigante farmaceutico americano GILEAD per combattere l’epatite C in Georgia, che ha portato alla morte di almeno 248 pazienti.

Il progetto georgiano GG-21 è stato finanziato da DTRA e portato avanti da scienziati militari americani di un’unità speciale dell’esercito americano (nome in codice USAMRU-G), che lavora al Lugar Center. Hanno ricevuto l’immunità diplomatica in Georgia per indagare su batteri, virus e tossine senza essere diplomatici. Questa unità è subordinata al Walter Reed Army Research Institute (WRAIR).

I documenti ottenuti dal registro dei contratti federali degli Stati Uniti mostrano che USAMRU-G sta espandendo le sue attività ad altri alleati degli Stati Uniti nella regione (Ucraina, Bulgaria, Romania, Polonia, Lettonia e altri luoghi). Il prossimo progetto USAMRU-G, che include test biologici sui soldati, dovrebbe iniziare a marzo di quest’anno presso l’ospedale militare bulgaro di Sofia.

Secondo le informazioni ottenute dal registro dei contratti federali statunitensi, DTRA ha stanziato 80 milioni di dollari per la ricerca biologica in Ucraina al 30 luglio 2020. Il programma è gestito dalla società americana Black & Veatch Special Projects Corp.

Un altro appaltatore DTRA che opera in Ucraina è CH2M Hill. La società americana ha ricevuto un contratto da 22,8 milioni di dollari (2020-2023) per la ricostruzione e l’equipaggiamento di due laboratori biologici: lo State Research Institute of Laboratory Diagnostics and Veterinary and Sanitary Expertise (Kiev ILD) e il Regional Diagnostic Laboratory of the State Service dell’Ucraina per la sicurezza alimentare e la protezione dei consumatori (Odessa RDL).

Insomma sembra che i nuovi nazisti siano gli americani.

Fonte: youtu.be/_8hQi2Zv1L0

 

Bernard-Henri Levy, amico dei neonazisti

 

Bernard-Henri Levy, ideologo e istigatore di guerre, odio e spargimento di sangue, è stato notato a Odessa, accompagnato da Maxim Marchenko, leader neonazista del battaglione Aidar.

Tra le molte schifezze che ha fatto, viene considerato uno dei padri del regime nazista in Ucraina e, in particolare, l’ispiratore dell’Euromaidan a Kiev, che ha portato al golpe e alla guerra nel Donbass. Fece un discorso russofobico successivamente pubblicato su “Le Monde” sotto il titolo “Siamo tutti ucraini”. Lo si può leggere qui www.lemonde.fr/idees/article/2014/02/10/nous-sommes-tous-des-ukrainiens_4363410_3232.html

Negli anni ’90 invitò i Paesi della NATO a bombardare la Jugoslavia, sostenendo i militanti fascisti dell’UCK, l’Esercito di Liberazione del Kosovo. Il bombardamento del 1999 fu da lui definito un intervento “umanitario”, una “soluzione politica ottimale”.

Fonte: disquisendo.wordpress.com/2022/03/15/8e547/

 

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Vanità delle vanità

 

A Mariupol, quando i nazisti del battaglione Azov si arrendono, si mescolano tra gli stessi civili che tenevano in ostaggio sperando che i russi non li attaccassero. Ma siccome i russi sanno quanto sono vanitosi nel farsi tatuare sulla pelle i loro simboli nazisti, li scoprono lo stesso.

 

Analogie coi lager nazisti

 

Dalle dichiarazioni che fanno i civili tenuti prigionieri negli scantinati dei condomini dai neonazisti ucraini che li usano come scudi umani, vien facilmente da pensare a ciò che dicevano gli ebrei nei lager. Non c’è molta differenza. Se i russi non fossero interventi in tempo, tutta la nazione si sarebbe trasformata in un gigantesco lager.

Gli esperimenti genetici già li stavano facendo in una trentina di laboratori, preposti anche a creare bombe batteriologiche. Erano lì lì per farsi l’atomica. Chi la pensava diversamente veniva eliminato o incarcerato. Nessuno è mai stato processato per i crimini che ha commesso, neanche per quelli più efferati. Anzi, in genere venivano premiati per il loro coraggio. Largo spazio veniva dato agli oligarchi. La stragrande maggioranza della popolazione prendeva un salario da fame, tant’è che il fenomeno delle madri surrogate era considerato del tutto normale, per non parlare di quello delle donne che emigrano nei Paesi occidentali a fare le badanti. Il Paese era sostanzialmente al collasso economico. Si reggeva in piedi grazie ai prestiti degli americani, che in cambio chiedevano di poter fare ciò che volevano. E c’è mancato poco che mettessero dei missili nucleari puntati su Mosca.

Scommetto che i neonazisti dicevano ai civili variamente e pesantemente perseguitati: “Potrete raccontare a chi vorrete quello che avete subìto, tanto non vi crederà nessuno”.

 

Letta più stupido del previsto

 

Enrico Letta, segretario del PD, ha detto: “Quello che è successo dimostra che l’invasione non ci sarebbe stata se l’Ucraina fosse stata ammessa e integrata nella NATO già una trentina d’anni fa”.

Non ha capito che uno degli argomenti principali dell’invasione è stata proprio la paura dei missili nucleari della NATO, che avrebbero potuto colpire Mosca in pochi minuti.

Sinceramente parlando, facevo Letta più intelligente. Cosa direbbe se la Svizzera volesse mettere dei missili nucleari puntati sulla Lombardia, solo come deterrenza nei confronti dei nostri lavoratori frontalieri? Lui direbbe che basta fare un negoziato, come quello del 2020. Appunto! Per quale ragione la UE ha rifiutato di farlo con la Russia? Per quale ragione non ha fatto di tutto per far applicare quello relativo ai trattati di Minsk, che pure Francia e Germania avevano sottoscritto?

Ma forse Letta non è così stupido, visto che viene considerato il probabile successore di Stoltenberg alla guida della NATO (cui però è stato rinnovato il mandato per un altro anno a causa della guerra in corso). Fino a pochi giorni fa era Lorenzo Guerini, attuale ministro della Difesa, il candidato principale per ricoprire quel ruolo. Ormai il neofascismo prossimo venturo è destinato a essere gestito dai politici che oggi si definiscono “democratici di sinistra”.

 

Ottimo Carlo Rovelli

 

Carlo Rovelli, fisico nucleare e accademico internazionale, ha detto: “Sfiorata la guerra nucleare, la soluzione trovata da Kennedy e Krusciov fu che l’Unione Sovietica rinunciava a mettere missili a Cuba in cambio del ritiro dei missili americani dalla Turchia. Un passo indietro ciascuno. Così si va verso la pace. Perché non possiamo fare lo stesso?”

Ottimo. Questo però dimostra che la volontà americana di destabilizzare il mondo è molto più forte oggi. Evidentemente gli USA sono alle prese con una crisi interna di proporzioni gigantesche, di fronte alla quale non ci si farebbe scrupolo a scatenare una guerra mondiale.

Questa dell’Ucraina non è una guerra come quella della Corea o del Vietnam, quando gli USA intervenivano per impedire che una parte di una determinata nazione diventasse comunista come l’altra parte.

E non è neppure una guerra in cui si vuole distruggere un singolo Paese a prescindere dall’ideologia comunista, semplicemente per esibire l’efficacia delle proprie armi e venderle meglio o per destabilizzare una determinata regione, facendone pagare il prezzo alle regioni confinanti, o per far ricordare al mondo intero che la potenza egemone sul piano militare è una sola: così come è accaduto in Jugoslavia, Iraq, Libia, Siria, Afghanistan ecc. Tutti Paesi che non erano in grado di poter rivaleggiare con la potenza americana.

Questa è una guerra in cui si vuole eliminare uno dei principali competitori degli USA sul piano energetico: la Russia. Ancora una volta l’ideologia non c’entra niente (se non nella mente religiosa di Dugin, novello Rasputin): è solo un problema economico. Ed è un problema che riguarda le materie prime. E non solo quelle energetiche ma anche quelle metallifere (nichel, alluminio ecc.), senza dimenticare che con la propria produzione di cereali e di fertilizzanti la Russia è in grado di sfamare mezzo miliardo di persone.

Il prossimo competitore da mettere all’angolo sarà la Cina, e qui la motivazione riguarderà anzitutto la produzione industriale di qualunque tipo di merce, perché in questo campo le tigri asiatiche sono imbattibili.

 

Chi è senza colpe lanci la prima pietra

 

Quando un presidente come Biden afferma che “Putin è un criminale di guerra e come tale andrebbe processato”, è patetico. Quale Corte Penale Internazionale ha mai posto sotto accusa i presidenti americani quando hanno compiuto guerre di sterminio nei confronti di intere popolazioni? Si pensi solo alla fine che hanno fatto i nativi americani. O quando hanno compiuto guerre ideologiche o economiche per imporre un’egemonia regionale o mondiale? Si pensi a Corea, Vietnam, Grenada, Panama, Jugoslavia, Afghanistan, Irak, Somalia, Libia ecc. O quando con due bombe atomiche hanno sterminato le popolazioni di due intere città in Giappone? Di questo eccidio di massa non hanno mai chiesto neppure scusa, anzi han continuato a giustificarlo contro ogni evidenza storica. E quell’olocausto nucleare ha comportato conseguenze che ancora oggi si fanno sentire, esattamente come quelle relative all’uso che gli USA han fatto di armi chimiche: cosa che oggi è una costante in tutte le loro guerre regionali.

Come può un presidente giudicare un altro presidente quando il proprio armadio è stracolmo di scheletri? Questa arroganza del potere, che fa leva su questioni umanitarie, è semplicemente rivoltante. La Russia non si è mai posta come rivale del capitalismo occidentale sul piano mondiale. Non ne ha mai avuto la forza economica e commerciale. Fondamentalmente non è mai stata una nazione in grado di produrre beni di largo consumo. Il suo capitalismo, prima della rivoluzione d’Ottobre, era circoscritto a poche grandi città della parte europea ed era sostanzialmente eterodiretto dai monopoli euroccidentali. E con lo stalinismo ha puntato soprattutto sulla grande industria. Ha adottato il modello del socialismo statale, che si è rivelato del tutto fallimentare. Non ha alcun senso vedere la Russia come un nemico irriducibile o un rivale economico dell’occidente.

I veri competitori economici degli Stati Uniti sono soltanto due: l’Europa occidentale e la Cina (del Giappone non ha mai avuto paura, poiché lo domina completamente sul piano militare e perché sa che senza il proprio aiuto militare il Giappone non potrebbe far nulla contro la Cina).

L’attuale guerra in Ucraina, scatenata indirettamente dagli USA, come quelle precedenti in Cecenia, Georgia e i due tentativi falliti in Bielorussia e Kazakistan, ha lo scopo non solo d’isolare completamente la Russia dai suoi rapporti col mondo occidentale, ma anche d’indebolire pesantemente l’Unione Europea sul piano economico. E naturalmente di porre anche le premesse per il prossimo conflitto tra USA e Cina.

 

Sempre grande Zanotelli

 

Alex Zanotelli, missionario, ispiratore di diversi movimenti pacifisti, ha detto: “L’Italia ha già annunciato che aumenterà le spese militari: si parla di 38 miliardi. Sono soldi che saranno sottratti alle scuole e alla sanità. Lo stesso faranno altri singoli Paesi e l’Europa unita, che andrà verso un proprio esercito. Ovviamente senza per questo smantellare l’esercito della NATO. Ne usciremo, se va bene, con un mondo più armato e più povero. In questo momento il nostro governo dovrebbe invece spendersi in ambito internazionale per forzare i contendenti a sedersi attorno a un tavolo e arrivare a una soluzione pacifica, portare Russia e Ucraina al tavolo dell’ONU. Una cosa che si sarebbe dovuta fare nel 2014, dopo il protocollo di Minsk (un accordo per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale), che è chiaro, ma non è mai stato attuato. Se Mosca chiede la neutralità di Kiev, per es., bisogna trovare gli spazi per accordarla. Oggi l’Ucraina è una polveriera, è un Paese spaccato profondamente, con un nazionalismo che fa paura. Un negoziato è sempre possibile, ci si può mettere d’accordo. Ma i combattimenti devono cessare. La posta in gioco è altissima, rischiamo grosso, una guerra nucleare, l’inverno nucleare”.

In questi 8 anni, se la Russia non fosse intervenuta a difendere le due repubbliche del Donbass, si sarebbe compiuto un genocidio ignorato da tutto il mondo o che nessun organismo internazionale avrebbe cercato d’impedire. Mi chiedo cosa avrebbe fatto la UE se l’Ucraina fosse già stata accolta al suo interno. Davvero avrebbe fatto finta di non vedere il dilagante neonazismo in questo Paese, così come fece al tempo di Hitler, quando sperava che la furia devastatrice dei tedeschi si sarebbe scatenata solo contro la Russia comunista? La storia quindi non insegna nulla?

 

Di Maio il mediatore di professione

 

La mediazione del nostro ministro degli Esteri, Luigi di Maio, è stellare come il suo partito: “Putin è peggio di un animale. Più feroce di un animale feroce. Sono animalista, non voglio offendere nessun animale. Penso che tra Putin e qualsiasi animale ci sia un abisso”.

È la reazione di un bambino che non capisce nulla di storia, di politica e di geopolitica, di relazioni internazionali, di conflitti regionali, di esigenze di sicurezza, di strategie militari... Nulla di nulla. Questo ragazzotto svolge un ruolo che sarebbe decisivo in un qualunque governo nazionale, senza però avere alcuna vera competenza, senza neppure sapere che è semplicemente infantile contrapporre l’etica alla politica e la politica all’economia.

L’Italia non è un Paese normale. La gestione della politica è totalmente fuori controllo. A questo punto, se a livello centrale siamo messi così, è meglio puntare decisamente sul decentramento dei poteri. Anche se la gestione dei problemi dovesse finire male, avremo di sicuro più possibilità di porvi rimedio. A livello centrale, dopo la fine della prima Repubblica, è andata sempre peggio.

 

Un elicottero per la nostra troika

 

Nel 2021 l’Italia era ottava tra i principali partner commerciali di Mosca (15.000 imprese italiane piccole e medie ma anche Eni, Snam, Pirelli, Marcegaglia, Barilla...). Per non parlare del fatto che le nostre banche sono le più esposte al mondo nei confronti della Russia, con 25 miliardi di euro.

E noi ci permettiamo di aver dei “falchi” come la troika Draghi-Guerini-Di Maio? Per me l’elicottero che Biden voleva mettere a disposizione per Zelensky, dovrà dirottarlo...

 

Un like a Domenico Gallo

 

Domenico Gallo, magistrato e presidente di sezione della Corte di Cassazione, ha detto: “Se alla fine si arriverà alla pace attraverso la neutralità dell’Ucraina, allora dovremmo constatare con mano il fallimento delle classi dirigenti dei principali Paesi europei che incoscientemente han seguito il pifferaio magico americano, anche a costo di provocare il ritorno della guerra in Europa. Bisognerebbe chiedere al nostro astuto ministro degli Esteri che ha sempre detto ch’era ‘un principio irrinunciabile’ la libertà dell’Ucraina di aderire alla NATO, se c’era bisogno di avere migliaia di morti, distruzioni incommensurabili e milioni di profughi per rendersi conto che a questo presunto ‘principio’ si poteva rinunciare anche prima, per scongiurare la catastrofe”.

 

I luoghi comuni di Mentana?

 

Ieri il saputello Enrico Mentana sul tg pomeridiano di “La7” ha detto che la Russia ha vinto i nazisti perché gli USA avevano accettato di aprire il secondo fronte in Normandia, e Dario Fabbri non l’ha smentito. Incredibile come si possa essere così proni ai luoghi comuni della narrativa occidentale.

Gli USA aprirono il secondo fronte proprio perché si erano accorti che i russi, avendo già vinto i nazisti in casa propria, stavano dilagando verso l’Europa occidentale, rischiando di occuparla tutta. Poi buttarono le due atomiche sul Giappone non per vincere la guerra coi nipponici (che praticamente l’avevano già persa dopo la sconfitta del nazifascismo in Europa), ma proprio per far capire ai russi che dovevano fermarsi in Mongolia, senza metter piede fuori dalle loro coste.

 

Un botta e risposta inutile

 

Ieri sera in tutti i tg han fatto vedere il botta e risposta tra Mario Draghi e Vittorio Sgarbi.

Il primo obiettava al secondo che se non si difende l’aggredito, si finisce col favorire l’aggressore. E se non si può fare differenza tra soldato ucraino e soldato russo (considerando quest’ultimo coinvolto in una guerra che non sente come propria), è anche vero però che si deve fare differenza tra i bambini ucraini che vengono colpiti e i bambini russi degli aggressori che se ne stanno tranquilli a casa propria. (Un paragone, questo, che si poteva risparmiare, visto che i neonazisti hanno ammazzato nelle due repubbliche del Donbass, in 8 anni di guerra civile, circa 150 bambini).

In poche parole Draghi dà per scontato che tutte le motivazioni di Mosca che spiegano ciò che ha fatto, sono false, inconsistenti. Così facendo, alleggerisce di molto la coscienza degli europei da tutti i pesi che questo conflitto iniziato nel 2014 vorrebbe farci portare. Si trincera, in maniera molto superficiale, dietro la semplicistica equazione aggredito=giusto e aggressore=ingiusto.

Non vede il neonazismo in Ucraina. Vede solo la possibilità di usare questo Paese per sferrare un colpo demolitore alla Russia, e non solo di tipo economico e finanziario ma anche militare. Quest’uomo, bisogna dirlo chiaro e tondo, è un irresponsabile che ci sta portando alla catastrofe economica e militare.

Comunque anche la posizione “umanitaria” di Sgarbi è minimalistica. Non consegnare armi non significa di per sé favorire la pace. Persino Tabacci ha ragione quando dice che l’Italia ripudia l’uso delle armi per risolvere i conflitti internazionali, soltanto se l’obiettivo è quello di assumere una posizione offensiva. Se invece le usiamo a titolo difensivo (nostro o di un nostro alleato), l’uso è lecito. Il solito Tabacci che fa discorsi in astratto, senza chiedersi in concreto se sia giusto rifornire di armi un governo filonazista come quello di Zelensky. Chi stiamo aiutando? Una popolazione oppressa come quella ucraina o i loro carnefici? Avesse almeno detto che quando scoppiò la guerra civile in Spagna era del tutto giusto inviare armi ai repubblicani contro i fascisti di Franco…

Ma tornando a Sgarbi, devo dire che la sua tesi è moralistica (cosa peraltro strana in un soggetto che fa dell’estetica un valore prioritario su qualunque altro). Le armi in sé non sono immorali, a meno che non si viva in un contesto in cui a tutti sia vietato usarle. Se siamo tutti disarmati, è evidente che le uniche armi ammesse sono quelle per cacciare e cucinare.

Tuttavia, finché esiste qualcuno che usa un’arma per offendere, è giusto che esista qualcun altro che le usi per difendersi. Semmai dovremmo dire che “prima” di usarle (molto prima), bisognerebbe parlarsi, trattare, cercare di capirsi nelle proprie opposte ragioni. Cosa che in Ucraina, sin dal 2014, non vogliono fare né gli USA, né la UE, né il governo di Kiev.

 

Algoritmi ideologici

 

Se io in Google digito: “dove la Russia ha usato armi chimiche”, cosa mi viene fuori?

Tre articoli di giornale, che mi fanno pensare che da qualche parte le abbia già usate o che comunque ne disponga a iosa.

Sono tutte e tre riferite al conflitto ucraino, e riportano news di questo tipo: “In fiamme foresta vicino Chernobyl” (Ansa). Il che fa pensare che i russi siano degli irresponsabili, che pur di vincere farebbero scoppiare di nuovo la ben nota centrale.

“Putin, l’arsenale di armi chimiche che spaventa Kiev: dal Novichok al Sarin, cosa scatena epidemie gravi” (Il Messaggero). Il che porta a credere che i russi siano disposti a usare anche armi di questo genere, avendone in grande quantità.

“Armi chimiche, nucleari, cyber. Come reagirebbe la Nato?” (Huffington Post) e con quest’ultima si dà per scontato che la NATO non le usi o non le abbia mai usate ma che è pronta a reagire.

Se clicco su altre notizie, sono tutte dello stesso tono, con in più la sicurezza che i russi stanno già usando bombe al fosforo (Il Mattino, Corriere della sera, AdnKronos, Il Riformista). Prove tangibili però al momento zero, e non è detto che se si trovano non siano state create dai neonazisti per incolpare gli avversari.

Ma io volevo semplicemente sapere se in qualche conflitto le aveva già usate. Anche se la risposta la so già: in nessuno! Faccio prima a dire quando gli USA non le hanno usate negli ultimi conflitti regionali che hanno scatenato. Dal Vietnam non hanno mai smesso di usarle e di questo abbiamo decine di prove!

Poi l’occidente si meraviglia quando Mosca blocca “Google News”.

 

Princìpi propagandistici generali

 

Nella sua recente opera, Principes élémentaires de propagande de guerre, la storica Anne Morelli riassume in 10 punti quanto già aveva detto Lord Arthur Ponsonby, morto nel 1946, sulla guerra in generale. Per dimostrare che la colpa della guerra è sempre del nemico bisogna sostenere che:

  1. Noi non vogliamo la guerra.
  2. Il campo nemico è il solo responsabile della guerra.
  3. Il capo del campo nemico ha la faccia del diavolo.
  4. Noi difendiamo una nobile causa e non interessi particolari.
  5. Il nemico provoca atrocità intenzionalmente, e se capita anche a noi, sono involontarie.
  6. Il nemico utilizza armi proibite.
  7. Le nostre perdite sono poche, le perdite nemiche sono enormi.
  8. Gli artisti e gli intellettuali sostengono la nostra causa.
  9. La nostra causa ha un carattere sacro.
  10. Coloro che mettono in dubbio la nostra propaganda sono traditori.

Se ci si attenesse a questi elementari princìpi propagandistici, forse si sarebbe meno ideologici nell’attribuire a Zelensky tutte le ragioni di questo mondo. E soprattutto si eviterebbe di alzarsi in piedi in parlamento applaudendolo come se fosse il padreterno, quando al massimo potrebbe essere considerato una star hollywoodiana.

Fonte: investigaction.net/fr/

 

Nazista persino la Chiesa ortodossa scismatica di Kiev

 

In Ucraina sono neonazisti anche molti chierici della Chiesa ortodossa autocefala di Kiev. Vi sono stati chiari incitamenti alla guerra religiosa, con appelli ad occupare i templi della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca.

Durante un intervista a Radio Svoboda un esponente di una denominata “Fratellanza dell’OUN-UPA” dichiarò che “i preti del Patriarcato di Mosca avevano solo due opzioni: lasciare l’Ucraina o aderire alla Chiesa Ucraina scismatica”.

Fonte: grandeinganno.it

 

Odessa sarà la prossima

 

Il capo dell’Amministrazione militare regionale di Odessa è Maxim Marchenko, al momento occupato ad abbattere i droni russi in ricognizione sulla città, poiché dopo Mariupol la prossima a cadere sarà proprio Odessa, anche se Marchenko ha ordinato di equipaggiare postazioni di tiro nelle scuole e negli ospedali, e ha proibito di far uscire i residenti dalla città attraverso i corridoi umanitari.

Ma chi è questo Marchenko? Era il principale leader del battaglione neonazista Aidar, secondo solo al reggimento Azov per numero e prestigio. Questo battaglione ha subìto una pesante sconfitta nell’Ucraina sudorientale: più di 5.000 uomini sono stati messi in fuga, compresi i loro istruttori americani di Greystone (ex Blackwater) e hanno abbandonato l’equipaggiamento recentemente ricevuto dalla NATO.

L’Aidar si era formato già nel 2014 e all’inizio aveva il suo quartier generale nel golf club di Lugansk che veniva usato come luogo di tortura. Quando le forze di liberazione del Donbass assalirono il covo dell’Aidar, riuscendo a far fuggire i neonazisti, trovarono il cadavere di una donna ancora legata mani e piedi ch’era stata torturata e violentata. Ma nello stesso luogo scoprirono una fossa comune coi corpi di molti torturati e trovarono anche le scorte di viveri offerti dall’esercito americano.

Subito dopo la disfatta dell’Aidar, Marchenko è stato nominato governatore di Odessa, dove Zelensky spera di poter barattare la popolazione civile con qualche giorno di trattative in più. Giusto per non scontentare Biden, che vuole una guerra di lunga durata.

Fonti: ilsimplicissimus2.com e disquisendo.wordpress.com

 

Il ruolo del FMI

 

Come noto il Fondo Monetario Internazionale “apre” le economie più deboli alla penetrazione del capitale delle potenze occidentali, rendendo queste economie schiave dell’investitore, che le obbliga, per poter riavere il credito, ad adottare una serie di misure sociali impopolari. In cambio l’investitore si appropria delle risorse naturali dei Paesi debitori.

Prima del 2014, quando Viktor Yanukovich era presidente dell’Ucraina, il suo governo aveva avviato negoziati col FMI nell’ambito della sua integrazione commerciale con l’Unione Europea. Il FMI aveva chiesto all’Ucraina d’intraprendere una serie di “riforme”: tagliare i salari e ridurre il costo del lavoro, della salute, dell’istruzione e tante altre cose che avrebbero immiserito gran parte della popolazione.

Per non far pesare questi ricatti sui cittadini, Yanukovich decise di rompere le trattative col FMI e di avviarne altre con la Russia. Questo è stato il suo imperdonabile “crimine”. Gli USA, che non vogliono tenere separati il FMI dalla NATO, decisero di fargliela pagare, organizzando il golpe del 2014. Il regime neoliberista andava imposto con la forza, e non c’era niente di meglio che sponsorizzare, con armi e capitali, le formazioni neonaziste già presenti nel Paese. Queste formazioni di volontari vennero successivamente incorporate nell’esercito regolare nazionale.

Il governo salito al potere dopo il colpo di stato riprese i negoziati con l’Unione Europea, ottenendo un prestito di 27 miliardi di dollari, una cifra enorme, molto più ampia di quanto normalmente concederebbe il FMI a un Paese che già stava vivendo una guerra civile nel Donbass. Inoltre si sapeva benissimo che l’Ucraina non era in condizioni di poterlo rimborsare, per cui la si poteva ricattare facilmente in tutte le maniere (di qui p.es. la presenza degli americani nei CdA delle aziende più prestigiose, come il figlio di Biden, di qui i laboratori biologici altamente pericolosi e i tentativi reiterati di far entrare il Paese nella NATO per portare avanti la guerra fredda contro la Russia). Per gli oligarchi ucraini fu una manna piovuta dal cielo: potevano farsi ingenti patrimoni all’estero in dollari o in euro.

Oggi, in seguito all’invasione russa, l’Ucraina ha nuovamente richiesto l’assistenza del FMI, perché è di nuovo sull’orlo della bancarotta. Sicché, comunque vada, è destinata a diventare una seconda Grecia in Europa.

Fonte: investigaction.net/fr/

 

Draghi ridicolo

 

Non è ridicolo Draghi quando dice che Putin, volendo essere pagato in rubli, sta violando i contratti stipulati per il gas e il petrolio?

Quanti contratti o leggi o statuti han violato gli occidentali con le loro sanzioni economiche, finanziarie e commerciali? Chi li ha autorizzati a congelare i beni all’estero di cittadini privati o enti pubblici della Russia? Queste cose le facevano i nazisti agli ebrei. Putin si sta semplicemente difendendo: sta usando una fionda di fronte a un nemico che lo minaccia con un bazooka.

 

Stoltenberg straparla

 

Dopo il vertice della NATO di oggi Stoltenber ha parlato di ampio rafforzamento delle forze militari (con relative spese supplementari) come se fossimo già in guerra contro la Russia. Ma qui né la NATO ha dichiarato guerra alla Russia, né questa a quella.

Ha ribadito che la NATO non ha intenzione d’inviare le proprie truppe all’interno dell’Ucraina. E allora perché questo grande dispiegamento di forze militari ai confini dell’Ucraina? Perché non ricercare soluzioni pacifiche, visto che l’Alleanza prevede ragioni “difensive” nel proprio Statuto? Più di un mese fa, quando la Russia faceva esercitazioni militari ai confini con l’Ucraina, si lanciavano urla altisonanti, esplicite minacce.

Ora si pretende persino di dire alla Cina come deve comportarsi in questa guerra. E anche la Bielorussia deve astenersi dal sostenere Putin. Siamo alle solite: quando Putin dice che rischiamo di essere cobelligeranti, che ci potranno essere conseguenze irreversibili di talune azioni, ci appare presuntuoso, arrogante. Se invece lo facciamo noi, ne abbiamo tutti i diritti.

Qui purtroppo il grande latitante è l’ONU.

 

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Armi al fosforo

 

Biden ha detto che se Putin userà armi chimiche, la NATO interverrà subito. Da giorni però il sindaco di Irpin, Oleksandr Markushin, afferma che i russi usano bombe al fosforo, anche se avendo bloccato l’accesso in città a tutti i giornalisti per motivi di sicurezza, proprio lui non permette di verificarlo.

Dunque perché la NATO non interviene? Semplicemente perché gli USA non le considerano armi chimiche ma semplici traccianti luminosi da usare di notte per bombardare, oppure per spaventare le truppe nemiche o per nascondere le proprie, creando una specie di cortina fumogena. Quindi armi convenzionali. Per questo la NATO le ha sempre usate da quando sono state inventate.

Le bombe al fosforo sono state vietate dalla Convenzione di Ginevra del 1980, ma non rientrano nella classificazione ufficiale delle cosiddette armi chimiche, altrimenti gli americani avrebbero dovuto essere processati un milione di volte. La Russia ha comunque accettato l’intera Convenzione nel 1982 e a tutt’oggi nessuno può dimostrare che le abbia utilizzate.

Quindi per i prossimi giorni aspettiamoci che gli ucraini usino un altro tipo di arma chimica per dar la colpa ai russi.

 

Stati Uniti e neonazisti del battaglione Azov

 

“Siamo stati noi ad addestrare i nazisti”, dice Scott Ritter, ex ufficiale dell’Intelligence del corpo dei marines dell’esercito americano. “Le prime truppe addestrate da soldati americani e britannici furono quelle del battaglione neonazista Azov, che divenne  la principale forza trainante del golpe Maidan. Poi Poroshenko firmò il Trattato di Minsk e, quando tornò in Ucraina, i nazisti di Azov gli dissero che se avesse rispettato gli accordi di Minsk, cioè se avesse concesso l’autonomia alle repubbliche del Donbass, sarebbe morto. La stessa cosa è successa con Zelensky. Ha cercato di disarmare Azov, ma alla fine ha dovuto includerli nelle forze armate ucraine. Oggi i neonazisti in Ucraina sono a tutti i livelli di comando”.

Ecco dove vanno a finire i nostri soldi e le nostre armi.

Fonte: bitchute.com/video/IYZY069UtmeS/

 

Non la pace ma la vittoria

 

A Mariupol l’esercito ucraino avrebbe 14.500 uomini. Altri 50.000 circa sarebbero schierati nel Donbass. Dopo la II guerra mondiale l’esercito russo non ha mai gestito sacche di resistenza di questa entità, né in Cecenia né in Siria. Infatti nell’assedio di Grozny (1994-95) dovettero fronteggiare, casa per casa, fino a 10.000 soldati. Invece ad Aleppo (2016) al massimo ebbero a che fare con 8.000 jihadisti dell’Isis, che, guarda caso, si comportavano come i neonazisti ucraini, cioè obbligavano i civili a fare da scudo, come se fossero stati addestrati da medesimi istruttori.

Ma ai nostri media interessa riportare solo le sconfitte dei russi. Noi non vogliamo la pace ma la vittoria!

 

Anche gli ungheresi si sono stufati dei neonazisti

 

In alcune regioni della Transcarpazia, gli ungheresi etnici vorrebbero essere annessi all’Ungheria, in quanto temono il genocidio da parte dei neonazisti ucraini, che li han sempre discriminati come minoranza, a livello politico (tengono illegalmente nelle carceri vari attivisti magiari), amministrativo (non possono accedere agli organi di governo locali), storico-culturale (distruzione di monumenti), linguistico (scuole chiuse)...

Decideranno tramite un referendum. Che naturalmente farà la fine di quello delle due repubbliche del Donbass, mai riconosciuto da Kiev. Forse per questo Petr Getsko, responsabile del centro internazionale Matitsa dei Rusyns, si è rivolto al presidente Putin (di cui condivide l’attuale intervento armato), proponendogli di “trasformare l’Ucraina occidentale nella Rus dei Carpazi”.

Oggi i Rusyn abitano la regione transcarpatica dell’Ucraina, la Slovacchia nord-orientale e la Polonia sud-orientale. Il censimento della popolazione ucraina del 2001 ha registrato 10.183 Rusyn; il censimento del 2002 nella Vojvodina serba ha registrato 15.626 Rusyn e il censimento del 2001 in Ungheria ha registrato 2.079 persone.

Insomma anche gli ungheresi si sono stufati dei neonazisti ucraini. Noi invece li finanziamo e li armiamo. Forse perché non li abbiamo in casa. O non li abbiamo così feroci...

 

La fine del primato del dollaro

 

“Der Spiegel” sostiene che ci sono alcuni segnali che il dominio del dollaro sarebbe in procinto di finire:

- L’inflazione può danneggiare in modo duraturo la fiducia internazionale nel valore del dollaro. I prezzi al consumo negli Stati Uniti stanno attualmente aumentando a un tasso dell’8% e la tendenza è in aumento. L’America si surriscalda e la FED non sa cosa fare per colpa di Biden.

- Il congelamento delle riserve valutarie di Mosca (in dollari) presso altre banche centrali non è mai stato fatto prima in questa forma. Ciò potrebbe diffondere i timori che Washington possa confiscare i beni di chiunque in qualsiasi momento.

- Il potere economico si allontana dalle istituzioni globali di ispirazione statunitense verso una nuova formazione di blocchi con mercati finanziari frammentati (ispirati dai cinesi). Non sarebbe sorprendente se questo cambiamento si riflettesse nel mercato valutario.

Insomma Biden ha voluto alterare un equilibrio di per sé già precario, e ora sta facendo esplodere il pianeta.

Fonte: spiegel.de

 

I polacchi vogliono un pezzo di Ucraina

 

La Polonia vuole chiaramente inviare truppe in Ucraina, ma Stoltenberg frena. Se lo fa, sarà a titolo personale, ha detto. Speriamo che quanto poi ha aggiunto resti vero, perché con questo guerrafondaio c’è poco da fidarsi. Lo scrivo tra virgolette perché sono parole testuali: “Una eventuale iniziativa di Varsavia non sarebbe coperta dalla clausola di difesa collettiva del Trattato”.

Ci mancherebbe infatti che un attacco russo a queste truppe polacche facesse intervenire tutti gli altri 29 Paesi NATO!

Si sa infatti che i Polacchi han sempre odiato ferocemente i russi. Anzi, già adesso sui loro treni le città di Leopoli, Rivne e Ternopil sono indicate come appartenenti alla Polonia! Questo per dire che se la Russia si azzarda a trasferire le sue truppe nella parte occidentale dell’Ucraina, troveranno subito i polacchi a difenderle.

C’è dell’incredibile in questa guerra. Infatti ai russi non interessa minimamente il lato ovest dell’Ucraina, che però a quanto pare fa gola ai polacchi. Considerando che anche l’etnia ungherese si vuol prendere un proprio pezzo a sud, alla fine l’unica Ucraina che resterà, sarà proprio quella a est del Dnepr.

 

Martello e chiodi

 

Qualcuno in un canale di Telegram ha detto, e mi ha fatto molto ridere la similitudine, che un Draghi che chiede le “riforme” per entrare in Europa a uno Zelensky che non sa più quel che dice, pur di far scatenare una guerra mondiale, con mezzo Paese invaso e la capitale minacciata su due lati, è una fantastica rappresentazione dei limiti culturali dell’uomo. Davvero se hai solo un martello tutti i problemi ti sembrano chiodi.

 

Così è se vi pare

 

Un mese di guerra. Due letture sul tavolo.

- La Russia ha tentato di prendersi tutto in pochi giorni e non ce l’ha fatta, anzi sta arretrando. Si apre lo scenario di un siluramento dei vertici militari, l’elaborazione di una strategia d’uscita e (in medio termine) una successione al vertice dell’impero russo.

- La Russia si è presa (o si sta prendendo) quello che voleva, ovvero Donetsk, Lugansk, un corridoio strategico dalla Crimea al Donbass, l’acqua per la Crimea e una presenza militare alle porte di Kiev. Il resto non ha voluto prenderselo. Per ora. Si apre un bivio fra trattative ed escalation.

Pirandello faceva dire a una protagonista del suo memorabile Così è (se vi pare): “Io sono colei che mi si crede”.

 

Non c’è più religione

 

Impressionante l’art. di Elisabetta Burba su “Panorama” per i rapporti tra religione e nazismo ucraino.

Scrive che “nella Cattedrale della Santa trasfigurazione di Kremenets, nella Diocesi di Ternopili, sono raffigurati vari simboli nazisti… le decorazioni che richiamano il Terzo Reich compaiono all’interno di nuovi affreschi, inaugurati nel 2018... si vede il Wolfsangel, il simbolo runico usato dalle SS che ora è l’emblema del famigerato battaglione Azov, accusato dall’OSCE dell’uccisione di massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tortura.

Nello stemma di Azov, il cui comandante Denis Prokopenko è stato insignito dal presidente Volodymyr Zelensky del titolo di ‘eroe dell’Ucraina’, il Wolfsangel è incluso in un sole nero che ricorda i simboli usati dalle SS nei loro stemmi. Sotto il Wolfsangel due kalashnikov con al centro una spada. È il simbolo di Praviy Sektor, l’altro movimento neonazista... C’è anche il fascio littorio nelle decorazioni che affiancano l’affresco di San Giorgio che, invece di uccidere il drago, infilza un’aquila bicefala, chiaro riferimento alla Federazione russa.

Nella parte sinistra l’affresco raffigura i manifestanti di piazza Maidan, con le bandiere rosso-nere, simbolo di Pravyi Sektor, che a partire dai primi anni ’40 è stata la bandiera dell’UPA, l’ala paramilitare dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini nata nel 1929 che si rifaceva al fascismo italiano”.

L’art. è lungo. Il resto può essere letto qui:

Fonte: panorama.it

Io mi limito a dire che non c’è più religione!

 

Austria contro Zelensky

 

Il governo austriaco non permette a Zelensky di parlare coi deputati. Motivo? È un Paese neutrale e considera i suoi discorsi unilaterali, senza contraddittorio.

Da notare che Zelensky aveva già rifiutato una neutralità dell’Ucraina sul modello di Svezia o Austria.

 

Caratteristiche dei neonazisti ucraini

 

I vari movimenti di estrema destra in Ucraina, come Azov, Pravy Sektor e C14, alle elezioni raccolgono sempre un consenso minimo, ma non sono a livello dei nostri Forza nuova o Casa Pound, sia perché sono tutti pesantemente armati e addestrati militarmente, sia perché godono di ampi appoggi governativi e di generosi finanziamenti occulti, sia perché sono parte integrante delle forze armate, al punto da poterne controllare vari settori apicali.

Inoltre non sono mai stati processati per le loro nefandezze abominevoli. E naturalmente costituiscono un serio intralcio a una qualsiasi prospettiva negoziale, al punto che non si fanno scrupolo a considerare qualunque mediatore come un traditore meritevole di morte se fa delle concessioni ai russi.

Quando Putin all’inizio della guerra parlava di denazificare l’Ucraina, evidentemente sapeva quel che diceva.

 

Promesse da marinaio

 

La rivista “Panorama” ha trovato negli archivi della Sicurezza Nazionale statunitense 30 documenti, ormai desecretati, che confermano la promessa fatta a Gorbaciov dai leader occidentali nel 1990 di non espandere la NATO ad est, oltre l’ex DDR o oltre l’Oder. Sono riportate conversazioni tra il presidente George Bush, il suo segretario di Stato James Baker, il cancelliere Helmut Kohl, il presidente François Mitterrand, il primo ministro Margaret Thatcher e il suo successore John Major.

Questi documenti si sommano a quello trovato nei British National Archives dal politologo americano Joshua Shifrinson e pubblicato da “Der Spiegel”.

James Baker usò con Gorbaciov non una ma tre volte l’espressione “not one inch eastward” (“non un pollice in direzione Est”). Mitterrand sosteneva addirittura la necessità di dissolvere, col Patto di Varsavia, anche la Nato.

Come disse Gorbaciov al “Telegraph” nel 2008: “quelle promesse disattese hanno lasciato un pesante segno nei rapporti della Russia con l’Occidente”.

Le forti preoccupazioni dei sovietici partirono con la riunificazione tedesca, poiché si sarebbe fatto entrare nella NATO uno Stato che faceva parte del Patto di Varsavia: la Germania orientale. In un primo tempo i sovietici sembravano desiderare una Germania neutrale, ma gli italiani furono i primi a dire di no. Giulio Andreotti era molto fermo: “Più leghiamo la Germania all’Europa e alla NATO, meglio è”. E Gorbaciov accettò che la DDR entrasse nella NATO. Ma, secondo quanto gli fu promesso, sarebbe dovuto essere l’unico Paese dell’ex Patto di Varsavia a farlo. Invece nel corso degli anni ne sono entrati 10.

Non a caso i tre episodi che Putin ricorda nel suo discorso del 24 febbraio sono Kosovo, Irak e Siria. Sul Kosovo ha detto: “È stata condotta una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU”. Sull’Irak ha parlato di “invasione (...) compiuta senza alcuna base legale”. E sulla Siria di “operazioni di combattimento condotte dalla coalizione occidentale in quel Paese senza l’approvazione del governo siriano o la sanzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu”.

Secondo le intenzioni di Gorbaciov, anche la Russia sarebbe dovuta diventare un partner nella Casa comune europea.

Tutti i Paesi occidentali erano d’accordo sull’idea di un Consiglio Nato-Russia pensato da Berlusconi nel 2002. L’anno dopo a Bruxelles fu dichiarata la Russia un Paese strategico per l’Unione Europea.

Insomma i leader politici occidentali sono del tutto inaffidabili. L’avevano già capito gli indiani, quando ci definivano “lingua biforcuta”.

Fonte: panorama.it

 

Strano modo di fare gli scout

 

“Non c’è nulla da denazificare a Kiev, anche perché il governo ha irregimentato i super-estremisti di destra del battaglione Azov nell’esercito regolare”. Così afferma “Huffington Post”.

Ma lo sanno questi giornalisti da strapazzo che il battaglione Azov organizzava, tra le altre nefandezze, anche il reclutamento e l’indottrinamento di bambini e ragazzini soldato (anche di appena 6-7 anni!)? Il campo per le esercitazioni era situato in alcune zone boscose nei pressi di Kiev. Il programma di addestramento familiarizzava i bambini all’uso delle armi automatiche leggere. Dovevano saper smontare e assemblare fucili d’assalto AK-47, esercitarsi al bersaglio (con fucili ad aria compressa), affrontare corsi d’assalto, praticare pose di combattimento e pattugliamento e assistere i soldati feriti nel campo di battaglia.

Naturalmente l’obiettivo era quello di uccidere i russi. Un bel modo di fare gli scout!

Fonte: globalresearch.ca

 

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I neonazisti ci sono o non ci sono?

 

È come quando uno va a far la spesa. La moglie gli dà la lista delle cose da prendere e poi a voce gli aggiunge: “Guarda se ci sono anche le pere”. Lui, mentre è dal fruttivendolo, legge le cose che vuole comprare, paga e se ne va. Poi quando torna a casa, alla domanda se c’erano le pere, risponde: “Non c’erano”. A questo punto interviene la coscienza che gli chiede: “Non c’erano perché effettivamente non c’erano o perché non ti sono venute in mente?”.

La stessa cosa succede coi nazisti ucraini. Gli occidentali dicono che non ci sono perché realmente non ci sono o perché non li vedono in parlamento? Possibile che non sappiano che questa maramaglia è ai vertici delle forze armate e che tiene una pistola puntata su Zelensky quando fa i suoi sproloqui melensi da sacerdote apocalittico o da fustigatore del popolo? Possibile che non si siano accorti che questa feccia dell’umanità sta infettando l’Europa e, per certi versi, il mondo intero, visto che hanno legami con varie formazioni fasciste e suprematiste di vari Stati?

È che uno vede quel che vuol vedere, e quel che non vede è come se non esistesse. In questo i massmedia lo aiutano moltissimo.

 

La NATO e Pertini

 

Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 marzo 1949 in cui votò contro l’adesione dell’Italia alla NATO, disse (qui in sintesi):

“Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra. Ma il nostro voto è ispirato anche a un’altra ragione. Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente. Una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista.

E noi socialisti sentiamo che se domani per dannata ipotesi dovesse crollare l’Unione Sovietica sotto la prepotenza della nuova Santa Alleanza, con l’Unione Sovietica crollerebbe il movimento operaio e crolleremmo noi socialisti.

Parecchi di voi si rallegrarono quando videro piegata sotto la dittatura fascista la classe operaia italiana e costoro non compresero che, quando in una Nazione crolla la classe operaia, o presto o tardi con la classe operaia, finisce per crollare la Nazione intera.

Oggi noi abbiamo sentito gridare ‘Viva l’Italia’ quando voi avete posto il problema dell’indipendenza della Patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente a impugnare le armi per difendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l’indipendenza della Patria! Onorevole Presidente del Consiglio [Alcide De Gasperi], domenica scorsa a Venezia, in piazza San Marco, sono convenuti migliaia di partigiani da tutta l’Italia e hanno manifestata precisa la loro volontà contro la guerra, contro il Patto Atlantico e per la pace. Questi partigiani hanno manifestato la loro decisione di mettersi all’avanguardia della lotta per la pace, che è già iniziata in Italia, essi sono decisi a costituire con le donne, con tutti i lavoratori una barriera umana onde la guerra non passi. Questi partigiani anche un’altra volontà hanno manifestato, ed è questa: saranno pronti con la stessa tenacia, con la stessa passione con cui si sono battuti contro i nazisti, a battersi contro le forze imperialistiche straniere qualora domani queste tentassero di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra. Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico”.

Oggi chi dicesse queste parole, passerebbe per un traditore, per un collaborazionista di Putin. Eppure lui, quando divenne Presidente della Repubblica, era il più amato dagli italiani, che oggi evidentemente hanno una memoria molto corta.

 

T’immagini

 

T’immagini se Putin dicesse su due piedi che la guerra è finita. Subito Biden direbbe che mente e che comunque se ne deve andare anche dal Donbass e dalla Crimea e che non può impedire a uno Stato sovrano di entrare nella NATO. E così ricomincerebbe la storiellina.

Chi può spezzare questa logica perversa? L’ONU? L’Europa? Due organismi che politicamente non valgono nulla e che vivono a rimorchio della propaganda americana? L’occidente vuole una vittoria senza se e senza ma. In queste condizioni non lasciano a Putin alcun margine di manovra. Deve per forza andare sino in fondo, a meno che non diminuisca drasticamente il suo consenso interno, che però, grazie alle sanzioni, è salito alle stelle.

 

Prospettiva falsata

 

Ho sempre più l’impressione che qui la vera guerra non sia tra Russia e Ucraina e neppure tra Russia e Stati Uniti, altrimenti questi ultimi sarebbero già intervenuti, visto che nel passato se ne sono fregati altamente dell’assenso da parte dell’ONU.

Questa in realtà è una guerra tra Stati Uniti e Unione Europea da una parte e tra Stati Uniti e Cina dall’altra. È una guerra più che altro economica e finanziaria, che serve a indebolire noi europei, che sul piano economico possiamo essere anche più forti degli americani, con meno problemi sul piano sociale, anche se l’egemonia finanziaria del dollaro è ancora piuttosto schiacciante. Gli USA non vogliono che la UE abbia rapporti né con la Russia (sul piano soprattutto energetico) né con la Cina.

E sanno anche di non avere rivali sul piano militare. I veri competitori sul piano economico e a livello mondiale sono solo due: Europa occidentale e Cina. La NATO serve per dominare l’Europa. E gli USA vogliono che la UE, in un modo nell’altro, si dissangui in questa guerra ucraina.

 

Un nonnulla

 

Qui non ci rendiamo conto che basta un nonnulla perché scoppi una guerra tra Europa e Russia. Infatti se un qualunque Paese NATO viene colpito, tutti gli altri sono obbligati sulla base dell’art. 5 a intervenire al suo fianco. Si salta a piè pari la volontà dei singoli governi nazionali e persino del parlamento europeo.

Per evitare questo rischio, bisognava mettere subito le mani avanti e dire che come Stato non si era assolutamente disposti a entrare in guerra contro Putin. La NATO non può essere più importante di qualunque organo politica della UE. La Metsola, la von der Leyen e Borrell dovrebbero dimettersi, poiché non stanno garantendo alcuna autonomia agli europei.

 

Mentana sprovveduto o lecchino?

 

Ancora Enrico Mentana non ha capito (nel suo tg speciale su “LA7”) che non è stata la Russia a rompere un equilibrio mondiale ma gli USA, sin da quando hanno spinto la NATO verso l’est europeo, sin da quando han devastato la Jugoslavia, il Medioriente e la Libia. Scambia uno degli effetti come causa principale. Ancora non ha capito che la reazione di Putin è nata solo dalla paura di essere colpito dai missili della NATO.

 

Realismo e concretezza non guastano mai

 

In un’intervista, Larry C. Johnson, un ex ufficiale della CIA, sostiene che la Russia ha già vinto la guerra e che rimane solo il lavoro di pulizia. La realtà però sembra dire il contrario.

Eppure lui è rimasto colpito da questi fatti: all’inizio della guerra, in 24 ore, tutte le capacità ucraine d’intercettazione radar a terra sono state distrutte; nelle tre settimane successive la Russia ha stabilito una no-fly zone de facto sull’Ucraina. Inoltre è arrivata a Kiev tre giorni dopo l’invasione, mentre i nazisti impiegarono sette settimane e altre sette per sottometterla, e senza risparmiare alcuno sforzo per evitare vittime civili.

In tre settimane i russi hanno conquistato un territorio più grande della superficie terrestre del Regno Unito. Hanno poi effettuato attacchi mirati contro città chiave e installazioni militari.

Non abbiamo visto un solo caso in cui un’unità ucraina delle dimensioni di un reggimento o di una brigata abbia attaccato e sconfitto un’unità russa comparabile. Al contrario, i russi hanno rotto l’esercito ucraino in frammenti e tagliato le sue linee di comunicazione. I russi stanno consolidando il loro controllo di Mariupol e si sono assicurati tutti gli accessi al Mar Nero. L’Ucraina è ora isolata a sud e a nord.

Gli Stati Uniti hanno avuto più difficoltà a catturare così tanto territorio in Iraq nel 2003, quando combattevano una forza militare molto più piccola e meno capace.

Coi loro missili ipersonici i russi hanno anche distrutto le basi de facto della NATO a Yavoriv e Zhytomyr. Era il principale centro di addestramento e logistica utilizzato dalla NATO e dall’EUCOM per fornire combattenti e armi all’Ucraina.

La Russia colpisce e distrugge regolarmente le basi usate dalla NATO dal 2015, ma non c’è stato nessun allarme aereo e nessun contrasto dei missili attaccanti.

Anche il colonnello Douglas MacGregor, ospite dello show di Tucker Carlson, ha detto le stesse cose di Johnson, aggiungendo, di suo, che il vero scopo di spingere la Russia in una guerra in Ucraina era il “cambio di regime” in Russia, cioè l’Ucraina è stata usata come base dagli Stati Uniti per condurre una guerra per procura contro la Russia.

Secondo Johnson negli ultimi sette anni la NATO e Washington han creduto di poter continuare a scivolare verso est ai confini della Russia senza provocare una reazione: il 99% degli americani non ha idea di questo tipo di provocazione militare, perché gli è sempre stato detto che le esercitazioni militari sono “difensive”. Il fatto è che, dopo la débâcle in Iraq e Afghanistan, c’è un’aria di disperazione a Washington. Biden sta anche cercando d’intimidire Cina, India e Arabia Saudita, ma non ci riesce. Putin potrebbe accettare i sistemi missilistici nucleari statunitensi in Polonia e in Romania solo se Biden accettasse sistemi russi comparabili a Cuba, Venezuela e Messico.

Inoltre Johnson ritiene che le sanzioni contro la Russia non servano a niente, sia perché han fatto aumentare il consenso intorno a Putin, sia perché la Russia è autosufficiente e non dipende dalle importazioni. Le sue esportazioni sono essenziali per il benessere economico dell’occidente. Se nega all’occidente grano, potassio, gas, petrolio, palladio, nichel finito e altri minerali essenziali, l’economia europea e statunitense ne soffriranno. Persino il ruolo del dollaro USA come valuta di riserva internazionale sarà consegnato alla pattumiera della storia.

Infine Johnson dà ragione al sito web di Moon of Alabama, dove un certo Bernard afferma che alla fine della guerra l’Ucraina finirà divisa lungo il fiume Dnieper. Questo eliminerebbe l’accesso ucraino al Mar Nero e creerebbe un ponte di terra verso la Transnistria, che è separata dalla Moldavia, e che è sotto la protezione russa. Il resto dell’Ucraina non avrebbe sbocchi sul mare, sarebbe in gran parte agricolo, disarmato e troppo povero per diventare rapidamente una nuova minaccia per la Russia. Politicamente sarebbe dominata dai fascisti galiziani, che diventerebbero un grande problema per l’Unione Europea.

Fonte: contropiano.org

 

Le paure del FMI

 

Secondo “Fox News” la leadership del Fondo Monetario Internazionale ha espresso preoccupazione per la legittimità delle spese da parte del governo ucraino. Nel senso che durante la guerra la corruzione dei dirigenti politici e militari è aumentata in modo significativo, anche perché nessuno è in grado di controllarli.

Il FMI è addirittura convinto che nel caso in cui Kiev cada sotto il controllo della Russia o tutti i ministeri del governo ucraino si trasferiscano a Leopoli o addirittura in Polonia, la probabilità che il governo distrugga i documenti contabili sulle spese sarà incredibilmente alta e giustificata con la guerra. E non ci saranno colpevoli, né soldi. Il FMI sta quindi pensando di non rifinanziare l’attuale governo.

Che strano, si sono accorti anche loro che quella è un’accozzaglia di farabutti.

 

Giannini si dovrebbe dimettere

 

L’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, ha depositato un esposto per istigazione a delinquere e apologia di reato contro “La Stampa”. L’art. oggetto di denuncia è quello di Domenico Quirico, la cui tesi principale è la seguente: nel caso in cui Putin venga assassinato da qualcuno, siamo certi che la situazione migliorerebbe? L’autore, in forza di vari precedenti storici, si dichiara pessimista. Cioè “Il nocciolo della questione, cinicamente imposto, non è se un assassinio sia mai giustificabile ma se l’assassinio sia efficace”.

Un bel modo di fare sfoggio di eticità. In sostanza ha fatto credere, in maniera molto machiavellica, che se gli fossero offerte prove di sicura efficacia (a favore del ripristino dell’equilibrio precedente), lui il tirannicidio lo approverebbe. Alfieri docet.

Il direttore del giornale, quel povero essere di Giannini, già sotto i riflettori mondiali per il suo giornalismo sensazionalistico, si è molto risentito della reazione dell’ambasciatore, e ha aggiunto ulteriori farneticazioni a quelle di Quirico.

Ha cominciato a dire che Putin è un aggressore, che non tollera la libertà di parola, che imprigiona i dissidenti, che la Russia vive in un mondo “rovesciato”, dove la democrazia non esiste e che Quirico voleva soltanto dire che il tirannicidio non sarebbe servito a niente e che l’ambasciatore dovrebbe usare degli interpreti più qualificati ecc.

Ora, a parte che lo stesso Giannini sembra non aver capito esattamente cosa Quirico volesse dire, ma quel che fa più ridere in queste sue pseudo-giustificazioni è quando dice che il suo giornale si limita a raccontare i fatti, è responsabile solo di quello che sta succedendo e, pomposamente, “sta dalla parte giusta della storia”.

E allora caro Massimo Giannini, perché ipotizzi cose che nulla hanno a che fare con la realtà? E soprattutto perché non ti poni una domanda molto semplice semplice: se la UE avesse condannato in questi ultimi otto anni la guerra civile in Ucraina e la presenza del neonazismo, la Russia sarebbe entrata col proprio esercito?

 

First strike

 

Che titoli di giornali piacciono all’occidente?

“La guerra è finita! Gli ucraini han vinto!”

Ma lo sanno gli occidentali che se vincono gli ucraini, vince il nazismo che gestisce i vertici del loro esercito e che condiziona anche i vertici della loro politica?

La Russia accetterebbe di perdere perché stanca di dover sopportare da sola tutto il peso della denazificazione in Europa? Ci rendiamo conto noi europei che se la prossima volta la NATO riuscirà a mettere i propri missili nucleari in Ucraina, la Russia, visto che gli americani pensano sempre al first strike (primo colpo preventivo), potrebbe decidere di bombardare subito tutte le capitali europee?

 

Battere il ferro caldo

 

Ma quando questa guerra sarà finita continueremo a spendere il 2% del PIL nelle armi?

Sì perché andremo a far la guerra contro la Cina. Gli USA ci vogliono là. Non a caso Blinken ha chiesto a Pechino di fermare immediatamente il genocidio e i crimini contro l’umanità in atto nella regione dello Xinjiang ai danni degli Uiguri, la repressione politica nel Tibet e la restaurazione della democrazia a Hong Kong.

Adesso che il ferro è caldo, bisogna continuare a batterlo.

 

La prossima crisi alimentare

 

Secondo GeopoliticalCenter Emmanuel Macron avrebbe detto: “Stiamo entrando in una crisi alimentare senza precedenti. La guerra in Ucraina ci sta creando una situazione che sarà ancora più grave tra 12 e 18 mesi”. Ha pure ricordato che gran parte dei Paesi del Maghreb, del Medioriente, dell’Africa subsahariana dipendono dalle importazioni di cereali dalla Federazione Russa e dell’Ucraina. Cita in particolare l’esempio del gigante egiziano, che dipende per l’80% dalle importazioni di cereali da Russia e Ucraina. Perché poi dia per scontato che l’Egitto non continuerà a importare grano da Russia e Ucraina, lo sa solo lui.

Comunque mi chiedo: con tutte le telefonate che ha fatto a Putin, non aveva ancora capito questa cosa? Perché non ha detto a quel peripatetico di Zelensky di venire immediatamente a patti coi russi?

 

Risposte di Mazzucco al discorso di Draghi

 

Massimo Mazzucco si è immaginato che tipo di risposte avrebbe dato al discorso del premier Draghi in parlamento dopo l’intervento di Zelensky. (Riassumo per brevità)

Zelensky si è fatto usare dagli americani per fare da esca all’invasione russa, mettendo inutilmente a repentaglio la sicurezza e le vite dei suoi concittadini. Invasione chiaramente voluta e provocata da Washington, che prima ha incoraggiato Zelensky a rifiutare ogni compromesso con Mosca, e ora lo ha sostanzialmente abbandonato al proprio destino. Come fanno sempre gli americani…

Non ci sono mai state “mire espansionistiche” da parte di Mosca... Putin ha sempre detto chiaramente che interveniva solo a) per difendere i russofoni del Donbass, massacrati dai nazisti di Kiev e b) per impedire un futuro ingresso dell’Ucraina nella NATO.

Putin non ha mai minacciato “la nostra pace, la nostra libertà, la nostra sicurezza” (di noi europei), ha solo chiesto garanzie per il suo Paese.

Quell’ordine multilaterale che prevedeva, sin dal 1991, la non-espansione a est della NATO, al di là dell’incorporazione della Germania Est nel blocco occidentale, non esiste più, perché siamo stati noi occidentali a tradire quei patti, cedendo progressivamente alla politica di accerchiamento americana verso la Russia, messa in atto proprio tramite la NATO.

L’Europa si è girata dall’altra parte negli ultimi 8 anni, quando i russofoni ucraini venivano massacrati dall’esercito di Kiev, nel silenzio totale dei media asserviti a Washington.

Se è vero che è giusto mandare armi a un popolo invaso che si difende, perché non mandiamo armi anche ai palestinesi, che da 60 anni cercano di difendere il loro Paese invaso da Israele?

Quelli che vogliono divisi gli europei sono gli Stati Uniti, che da sempre temono una forte unione fra Europa (Germania soprattutto) e Russia.

L’idea di colpire i beni di privati cittadini, che fino a prova contraria non hanno violato alcuna legge, è un arbitrio inaccettabile per uno Stato che vuole definirsi di diritto.

Se l’Ucraina si fosse impegnata a non entrare nella NATO, come richiesto fino a un mese fa dalla Russia (ma osteggiato apertamente dagli americani), oggi sarebbe un paese libero e indipendente, e questa guerra probabilmente non ci sarebbe mai stata.

Fonte: www.contro.tv

 

Un giornalista sempliciotto

 

Dice l’europarlamentare Francesca Donato a “Mattino cinque news” di Mediaset: “Se l’Italia viene attaccata da un altro Paese, è ovvio che può difendersi. Ma che l’Italia mandi le armi a un altro Paese per risolvere una controversia internazionale, come sta facendo oggi, è vietato dalla Costituzione”.

Poi ha detto, prima che il giornalista “sempliciotto” Francesco Vecchi la interrompesse: “L’altro presupposto sbagliato è che l’Ucraina sia stata invasa dalla sera alla mattina senza alcun motivo da Putin. In realtà la guerra in Ucraina c’è dal 2014 e il governo ucraino bombarda e uccide migliaia di civili dall’inizio della guerra e l’Unione Europea non ha fatto niente per fermare tutto questo. Non abbiamo messo una sola sanzione al governo ucraino per dirgli di smettere di bombardare i civili ucraini”.

Infine ha detto una cosa che lascia abbastanza preoccupati e che il giornalista “sempliciotto” (come si è autodefinito) non ha neppure capito, in quanto non ha chiesto alcuna spiegazione: “Dopo il Covid qualcuno ha capito che governare dei Paesi in crisi è più semplice. Si riescono a fare cose che altrimenti non si farebbero. Si è detto tante volte che l’Unione Europea per fare passi avanti ha bisogno di crisi. Siccome il prossimo passo che si vuole fare è quello della difesa unica europea – che significa ridare un esercito a Paesi che non potrebbero averlo, tipo la Germania – questa crisi (ucraina) fa comodo”.

Fonte: oltre.tv

 

Se sei represso, sfogati

 

Vogliamo a tutti i costi un nemico da abbattere perché in questi anni di pandemia ci siamo sentiti vittime di governi autoritari, che ci imponevano restrizioni insopportabili. Essendo fondamentalmente egocentrici, ci siamo sentiti terribilmente frustrati.

E abituati come siamo, noi occidentali, all’istintività degli spot pubblicitari, alle frasi secche dei social, ai tempi corti della televisione, quale occasione migliore della guerra ucraina per incolpare visceralmente il mostro di turno, soprassedendo a tutte le possibili motivazioni pregresse?

L’autonomia delle repubbliche del Donbass... E chi le conosce? E in ogni caso non possono pretendere di rompere l’integrità territoriale di una nazione. Non abbiamo appoggiato la Catalogna: figuriamoci se potevamo farlo con due ridicole repubblichette.

La guerra civile... Fatti loro se non riescono a trovare un compromesso. Si vede che nessuna delle due parti lo vuole.

La proliferazione dei neonazisti... E che sarà mai! In parlamento non ci sono. Da noi verrebbero considerati un fenomeno goliardico o comunque molto marginale, che si supera facilmente ignorandolo, fingendo che non esista.

La NATO che vuole entrare in Ucraina... Ogni Paese è sovrano e quindi libero di scegliere le proprie alleanze militari.

Le esigenze di sicurezza della Russia... Sono un Paese enorme: possono difendersi come vogliono. Semmai siamo noi che abbiamo paura di loro.

È così che, a forza di minimizzare la gravità dei problemi, a forza di transigere sui luoghi comuni, scoppiano delle guerre micidiali, con conseguenze devastanti per decine di anni.

Quando non sei abituato a pensare, diventi un credulone, e tutto quello che dicono gli americani diventa oro colato, anche se ti vanti di sapere che non lo è.

 

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Un vero capo di Stato

 

Un vero capo di Stato fa di tutto perché il suo popolo non entri in guerra, cioè cerca qualunque tipo di negoziato, che non sia ovviamente indegno.

Invece cos’ha fatto Zelensky dal 2019 per eliminare la guerra civile contro le due repubbliche del Donbass? Cos’ha fatto per eliminare le formazioni militari neonaziste? Assolutamente nulla, come nulla ha fatto il presidente prima di lui (Poroshenko), a partire dal golpe del 2014. Cos’han fatto gli altri quattro primi ministri? Sembrano tutti ostaggi in mano ai neonazisti. Arsenij Jacenjuk si è dimesso dopo due anni; il secondo, Volodomyr Grojsman, dopo tre; il terzo, Oleksij Hončaruk, dopo meno di un anno; il quarto, Denys Šmihal’, è in carica dal marzo 2020, ma non si sente mai, perché il governo ucraino è monocratico. Šmihal’ si preoccupava qualche anno fa di rassicurare il FMI che il suo Paese avrebbe fatto tutte le riforme richieste in cambio del prestito di 5 miliardi di dollari. Ora con la guerra non ha neppure bisogno di far questo, poiché il FMI ha promesso ben 27 miliardi di dollari! Stai a vedere che con la retorica del “Paese aggredito” riusciranno ad ottenerli a fondo perduto.

Prima di Zelensky quasi tutti hanno avuto la decenza di dimettersi. Lui invece è così vanitoso che non vede l’ora di far scoppiare una guerra mondiale. Si vanta di dire che questo è già un conflitto mondiale tra “democrazia” e “tirannia”. E pretende che la Russia non bypassi le sanzioni economiche attraverso gli Stati che non le condividono. Insomma sta dicendo le stesse cose di Biden, che ha fatto capire che anche la Cina verrà sanzionata se si permette di aiutare la Russia.

Zelensky e il suo padrino Biden sono due autentici criminali di guerra.

 

Concetti semplici da capire

 

Alexey Komov, ospite di Corrado Formigli a “Piazzapulita”, su “La7”, nella puntata del 24 marzo, spiega che “in Russia la popolarità di Vladimir Putin è cresciuta proprio da quando sono state annunciate le sanzioni, oggi circa il 70-80% dei russi, secondo ultimi sondaggi, è pro Putin. Ecco perché secondo me, le sanzioni non indeboliranno la sua popolarità in Russia”.

“Ma quando si fermerà Putin? Fino a che punto si spingerà?”, chiede il conduttore, pensando che Komov abbia una palla di cristallo.

E Komov ribatte: “Putin difende la civiltà russa, il diritto della Russia di rimanere Russia. Perché l’occidente globale non vuole capire che la Russia vuole essere indipendente, come la Cina”.

“L’Ucraina deve diventare Russia?”, chiede infine Formigli, senza sapere che la cultura russa è nata proprio a Kiev. “L’operazione ha un obiettivo che è quello di denazificare e demilitarizzare l’Ucraina. La Russia va avanti perché vuole che l’Ucraina non diventi un Paese di nazisti. L’Ucraina deve restare neutrale, non deve diventare della NATO, altrimenti la NATO arriva al confine con la Russia”.

Sono concetti semplici, ma è evidente che per un giornalista televisivo non lo sono.

Fonte: la7.it

 

Giustizia sommaria

 

Il pugno duro dell’Ucraina contro i saccheggiatori: “Uccisi sul posto o legati a pali”.

Il consigliere del ministro degli Interni dell’Ucraina Vadim Denisenko ha affermato di non considerare “selvaggio in tempo di guerra il maltrattamento dei saccheggiatori che vengono colti in flagrante, legati ai pali, filmati e i cui video vengono pubblicati su Internet”.

Denisenko ha dichiarato: “Non credo che legare e mettere alla gogna un predone sia considerato selvaggio in tempo di guerra. Purtroppo le forze di polizia non bastano. La polizia non può arrivare sempre in tempo". “Prima sarà legato a un palo, poi sarà imprigionato per 15 anni. Tali azioni hanno un effetto maggiore sui saccheggiatori rispetto alla minaccia di una punizione penale. La punizione ‘qui e ora’ è un sistema preventivo che funziona”, ha detto ai giornalisti.

Ha dimenticato di dire che spesso vengono frustati al palo.

E noi spediamo soldi e armi a questi che praticano la “giustizia sommaria”.

 

Il prezzo del gas aumenta per colpa della UE

 

La prova che la Russia non ha nulla a che fare con il rincaro dei prezzi del gas ci viene da quanto rivelato dal presidente serbo Aleksandar Vučić. La Russia non aveva alcuna difficoltà a vendere il gas a un prezzo di 400 dollari per 1.000 metri cubi. Per darvi un’idea dell’enorme speculazione in corso oggi lo stiamo pagando 3.900 dollari per 1.000 metri cubi. Questa crisi è tutta dovuta non al lato dell’offerta, quello della Russia, ma a quello della domanda, ovvero dell’Unione Europea. Il quantitativo di gas offerto dai russi è rimasto costante: Mosca non ha mai diminuito gli approvvigionamenti di gas all’Europa.

Sono stati i Paesi europei a ridurre le importazioni su indicazione del regime di Bruxelles che voleva favorire una “transizione ecologica” che non ha nulla di ecologico ma ha il solo proposito di deindustrializzare l’Europa occidentale. Non stiamo pagando una bolletta salata per colpa di Putin. Stiamo pagando una bolletta salata per colpa di corrotti governanti che hanno provato a portare avanti un’agenda che comunque ad oggi è già fallita. Nessuno sta portando avanti il piano di Davos. La Francia ha investito sul nucleare e la Germania è tornata indietro sulla conversione dagli idrocarburi all’elettrico. La cosiddetta “transizione ecologica” è morta prima ancora di iniziare.

Preoccupanti queste affermazioni (che ovviamente non posso controllare). Si sa che il gas, temporaneamente, avrebbe potuto essere sopportato meglio di qualunque altro idrocarburo, in attesa di favorire la transizione ecologica alle fonti rinnovabili. Ma è evidente che se lo rendi costosissimo, si sarà costretti a puntare sul nucleare. Il che ovviamente non vuol dire che il fine sia quello di deindustrializzare la UE.[22]

Fonte: korazym.org

 

La speculazione è la prima legge dell’economia

 

I prezzi di molti generi di prima necessità (in forma di materia prima o prodotto finito) stanno andando alle stelle perché quando si alterano determinate condizioni di mercato (p.es. con una guerra o mettendo sanzioni a un Paese molto importante), gli speculatori vengono fuori come funghi, e tutti hanno il vizio dell’incetta.

Cioè in pratica chi vende o rivende una determinata merce, se la tiene per sé e la vende soltanto un po’ per volta, centellinandola e cercando di ricavarci sopra il più possibile. Questo perché conta sul fatto che quando la merce è quantitativamente scarsa sul mercato, il suo prezzo tende a salire.

Questa prassi è sempre esistita nel capitalismo, e quando oggi i governi dicono di voler imporre un prezzo massimo su determinate merci, fan solo ridere: ragionano come se fossero in un sistema socialista e non sapessero che nel capitalismo sono i privati che comandano.

Questo per dire che dovremmo cercare di risolvere quanto prima la guerra in Ucraina con una trattativa ragionevole per entrambe le parti. Invece soffiamo sul fuoco. Cui prodest?

 

Zelensky come Schwarzenegger

 

Il successo di Zelensky sul piano politico, lui che proveniva dal mondo della televisione come attore comico, ricorda senza dubbio quello di Beppe Grillo, che pur non ha mai avuto pretese di diventare premier o capo di Stato. Tuttavia, a parte che la corruzione economica e finanziaria di Zelensky è stellare, pari a quella politica filonazista, a me ricorda molto anche Arnold Schwarzenegger, quando fece la sua campagna per diventare Governatore della California con una scopa in mano, dicendo, inutilmente, “Facciamo pulizia!”. Anche Zelensky, da grande imbonitore qual è, diceva di voler eliminare la corruzione.

 

Guastarsi il fegato col rancore

 

Lech Wałęsa vuole assolutamente la guerra contro la Russia perché pensa che dopo l’Ucraina il “folle” Putin vorrà occupare anche la Polonia.

Con gli anni non è migliorato ma peggiorato. Sempre più rancoroso. Ha detto che anche il papa non capisce che la pace potrà esserci nel mondo solo dopo aver eliminato Putin. Infine che la posizione neutralista di Viktor Orbán gli fa ribrezzo.

Tutto su “Mezz’ora in più” di oggi.

 

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Ci fa o ci è?

 

Massimo Giannini, dir. del “La Stampa”, ha appena detto a “Che tempo che fa” che gli ucraini possono accettare l’idea di un Paese neutrale a condizione che cessi il fuoco.

Mi chiedo se ci fa o ci è. È evidente infatti che prima gli ucraini devono mettere per iscritto di accettare talune condizioni e solo dopo potrà cessare il fuoco. Le loro dilazioni, tergiversazioni, perdite di tempo sono assolutamente insopportabili. Anche Lavrov si è accorto che le trattative non dipendono da loro ma dagli americani. Avevano oralmente accettato i corridoi umanitari, poi li han fatti fallire usando i civili come scudi umani. Prima si dichiarano disponibili al dialogo, poi ammazzano un loro delegato quando fa sul serio. Prima dicono di voler la pace, poi Zelensky non vede l’ora di estendere il conflitto a tutta Europa. Questa è gente inaffidabile.

 

Ha ragione Biden

 

In effetti ha ragione Biden nel suo discorso di Varsavia: questa è una guerra tra il bene e il male. Solo che lo è a parti rovesciate. Cioè anche se Putin non è il bene assoluto, di sicuro Biden sta facendo male all’intero pianeta. È lui il folle criminale di guerra su scala internazionale, che considera le alleanze militari più importanti degli stessi alleati (per es. la NATO molto più importante della UE). È lui, con l’occidente che gli va dietro come una pecora, ad appoggiare in tutte le maniere un governo filonazista come quello di Kiev, un governo che svolge solo il ruolo di grimaldello per scardinare il più potente impero energetico della storia umana.

Biden ha dimostrato soltanto di essere un grandissimo ladro, un truffatore che vuole imporre a tutto il mondo l’uso del dollaro, poiché è solo in questa maniera che può tenere in piedi un Paese col più alto debito pubblico del mondo, in procinto di andare in default. E oggi senza l’uso delle armi, il dollaro sarebbe già crollato, poiché gli USA non sono più la locomotiva del capitalismo mondiale.

Putin non è “un dittatore che cerca di ricostruire un impero”, poiché l’impero ce l’ha già e dell’Ucraina non gli sarebbe importato nulla se non avesse massacrato tantissimi filorussi nel Donbass in nome del nazionalismo filonazista e non avesse permesso di farsi occupare dagli americani, che non vedono l’ora di puntare i loro missili nucleari sulle principali città russe.

Piuttosto è Biden che cerca di ricostruire un impero che sul piano produttivo è già stato scalzato dalla Cina[23], e che ora ha perso l’appoggio anche del mondo islamico del Medio Oriente, e che trova due continenti, asiatico e africano, ostili alle sanzioni economiche contro la Russia (che peraltro non sono state decise da alcun organismo internazionale). Gli USA possono contare soltanto sull’appoggio del mondo anglosassone (Europa, Canada e Oceania), oltre al Giappone, che ha il terrore di ciò che la Cina gli può fare, vendicandosi di tutte le orribili cose che ha subìto nel passato: tutto il resto gli è contro e costituisce una larga maggioranza.

Gli USA sono diventati il cancro dell’umanità, che tutto il Sudamerica conosce da almeno due secoli. Un’operazione speciale di pulizia etica (e militare, se necessario) andrebbe fatta contro un governo che minaccia le sorti dell’intera umanità. Dovrebbero farla gli stessi americani, se ne fossero capaci.

Ha ragione Biden: dobbiamo prepararci “a una lunga battaglia per la libertà”. Il resto del mondo deve far proprie le parole di Giovanni Paolo II che Biden stesso ha usato per rivolgerle contro la Russia: “Non abbiate paura”. Soprattutto non bisogna aver paura dell’art. 5 dello Statuto della NATO, che nega a questa alleanza la sua natura difensiva, in quanto obbliga tutti gli aderenti a entrare in guerra a prescindere dalla loro volontà.

Biden ha già dichiarato guerra alla Russia, e l’ha fatto con l’appoggio dell’occidente. Non vuole nessuna pace, nessuna risoluzione del conflitto ucraino: vuole solo vincere la “sua” guerra, come ogni presidente americano è costretto per tradizione a fare.

E quando afferma che “non è il popolo russo il nostro nemico”, è solo un grandissimo ipocrita, poiché tutte le sue sanzioni economiche colpiscono proprio il popolo russo. Questo è un popolo che si deve svegliare, deve smetterla di scimmiottare lo stile di vita europeo, che, come i fatti han dimostrato, non ha da insegnare più niente a nessuno.

 

Mi chiamo Svetlana

 

Mi chiamo Svetlana, anzi Svitlana, perché la vostra alleata e nazidemocratica Ucraina non mi ha mai permesso di usare il mio nome di battesimo russo e lo ha ucrainizzato e così sui miei documenti sono Svitlana.

Sono nata vicino a Lugansk, dove mi sono laureata e in periferia ho acquistato un appartamento, che dal 2014 è solo un cumulo di macerie grazie ai bombardamenti del vostro amico Poroshenko.

Ho assistito coi miei occhi al primo Maidan e all’epoca mi chiedevo come mai l’Unione Europea non intervenisse in questa farsa. Ho ascoltato con le mie orecchie quando la Timoshenko gridava che bisognava mettere il filo spinato al Donbass e cacciare tutti i russi da questo territorio.

Continuate a cancellare e a minimizzare le prove inconfutabili del nazismo in Ucraina, dove è venerato come un eroe nazionale Stepan Bandera. A Lviv è presente in pieno centro il monumento a questo criminale nazista, un po’ come se a Berlino ci fosse la statua di Adolf Hitler. Oltre a Lviv ci sono ben 40 monumenti a Stepan Bandera in tutto il territorio dell’Ucraina (ovviamente non nel Donbass).

Volete trasformare il clown Zelensky nell’uomo dell’anno, un comico che è stato eletto dopo aver interpretato un professore che diventava presidente della Repubblica in Ucraina. Omettete d’informare che il “Servitore del Popolo” è stata una serie tv di ben tre stagioni (quattro anni in prima serata) e che l’ultima puntata della terza serie è terminata pochi giorni prima del primo turno per l’elezione del presidente della Repubblica.

Ma siete gli stessi che parlano di conflitto d’interesse quando vi riferite a Berlusconi? Immaginate una serie tv che per 4 anni va in onda su “Rai 1” con Berlusconi che interpreta se stesso e termina una settimana prima delle elezioni politiche.

Ingenuamente mi chiedevo perché l’occidente non intervenisse in questa situazione. Ma ora che vivo nella democratica Italia l’ho capito. Ho assisto alla manipolazione della verità quando nella vostra prima pagina (“La Stampa”) avete associato i bombardamenti a Kiev con l’atto terroristico compiuto dai nazisti ucraini contro la popolazione civile a Donetsk la mattina del 14 marzo.

Di questa vostra democrazia sulla carta non so che farmene e se sperate che con le sanzioni e le discriminazioni piegherete la Russia, vi sbagliate di grosso.

Fonte: Canale “Donbass” di Telegram

 

Le guerre statunitensi

 

Gli USA sono stati in guerra per oltre il 93% del tempo in cui sono nati (1776). Nessun presidente degli Stati Uniti è mai stato un presidente di pace. Tutti sono stati, in un modo o nell’altro, coinvolti almeno in una guerra. Il Paese non ha mai passato un intero decennio senza fare una guerra. L’unica volta che gli USA sono rimasti 5 anni senza guerra (1935-40) è stato durante il periodo isolazionista della Grande Depressione.

Vediamo gli impegni militari condotti nel ’900 e fino ad oggi.

Gli USA mandano circa 5.000 uomini nell’ambito della spedizione internazionale dei Paesi dell’Intesa per combattere a fianco dei bianchi contro i rossi bolscevichi, approfittando della guerra civile in Russia. Alla fine vinse l’Armata Rossa e le truppe straniere si dovettero ritirare.

Harry Truman (1945-53, Democratico) è stato l’uomo dei due bombardamenti atomici sul Giappone (di cui non si è mai pentito) e della Guerra di Corea (1950-53), primo conflitto armato della Guerra Fredda con circa 480.000 soldati americani coinvolti (affiancati da altri 17 Paesi, per un totale di 941.356-1.200.955 militari). Intervenne senza chiedere l’autorizzazione del Congresso degli Stati Uniti, semplicemente su mandato dell’ONU. Altri presidenti seguiranno questa prassi. I morti e i feriti furono un’enormità: 778.053 tra la larga coalizione, mentre tra Corea del Nord, Cina e URSS 1.187.682-1.545.822, più 2 milioni tra i civili coreani.

Dwight D. Eisenhower (1953-61, Repubblicano) ereditò la Guerra di Corea e giunse all’armistizio, ma impegnandosi nell’escalation della Guerra Fredda. Infatti sotto di lui, nel 1953, vengono inviati un centinaio di consiglieri militari americani in Indocina per aiutare i militari francesi impegnati contro i guerriglieri comunisti vietnamiti di Ho Chi Minh.

John Fitzgerlad Kennedy (1961-63, Democratico) portò in pochi mesi i consiglieri militari statunitensi in Vietnam da qualche centinaio a 16.000 e, di fatto, fu l’iniziatore del conflitto che avrebbe segnato l’America per generazioni. Fece anche il tentativo, fallito, d’invadere la Cuba di Fidel Castro.

Lyndon Johnson (1963-69, Democratico) prese il posto di Kennedy e verrà ricordato per l’escalation della Guerra del Vietnam, dopo aver creato come casus belli l’incidente del Golfo del Tonchino, cioè l’attacco a una nave militare americana, architettato dalla stessa amministrazione statunitense. Nel 1965 ordinò anche l’invasione della Repubblica Domenicana per rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino.

Richard Nixon (1969-74, Repubblicano) chiuse la guerra in Vietnam (1953-75) dopo un’escalation di bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord e, segretamente, in Cambogia e Laos. I soldati americani che perderanno la vita saranno in tutto 58.220. A questa guerra parteciparono come aggressori: USA, Vietnam del Sud, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Thailandia, Filippine, Laos e Cambogia con 1.200.000 di effettivi solo nel 1968. Ancora oggi le perdite tra i civili vietnamiti restano incalcolabili: il range va 405.000 a 2.000.000.

Gerald Ford (1974-77, Repubblicano): avrebbe voluto riaprire la guerra contro il Vietnam, ma il Congresso si oppose.

Jimmy Carter (1977-81, Democratico): mandò aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani per abbattere il governo filosovietico. Nacque così la jihad di Osama Bin Laden contro gli Stati Uniti. Carter fallì anche il blitz militare per liberare gli ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran.

Ronald Reagan (1981-89, Repubblicano) decise di invadere Grenada nel 1983 con 8.000 soldati, perché un regime filomarxista non si affiancasse a quello cubano in quell’area; decise il bombardamento di Tripoli nel 1986 con l’obiettivo di colpire Gheddafi.

George H. W. Bush padre (1989-93, Repubblicano) combatté e vinse la prima guerra del Golfo (1990-91), dopo l’invasione da parte di Saddam Hussein del Kuwait. Utilizzò 956.600 soldati di un’ampia coalizione (USA, Regno Unito, Francia, Italia, Arabia Saudita, Kuwait, Egitto, Siria). Diede anche l’ordine d’invadere Panama nel 1989-90 con 26.000 soldati per abbattere il dittatore Manuel Noriega, una volta amico degli USA.

Bill Clinton (1993-2001, Democratico) ereditò la guerra in Somalia da Bush padre, inviò e poi ritirò le truppe americane perché i soldati americani nella Battaglia di Mogadiscio subirono numerose perdite (1992-94). Fu la prima sconfitta militare dopo il Vietnam. Nel 1994 ordinò i raid aerei contro i serbi di Bosnia per costringerli a trattare e, dopo gli accordi di Dayton, dispiegò una forza di pace nei Balcani. Nel 1998, in risposta agli attentati di Al Qaeda, per ritorsione fece bombardare obiettivi in Afghanistan e in Sudan. Infine gli USA furono protagonisti della Guerra del Kosovo e della caduta di Slobodan Milošević (1999).

George W. Bush figlio (2001-09, Repubblicano) è il presidente delle due ultime guerre americane: Afghanistan (2001) dopo l’attacco alle Torri Gemelle. L’obiettivo è sconfiggere i talebani e distruggere Al Qaeda che ha la sua base principale proprio in quel Paese. La secondo guerra contro l’Iraq (2003-11) è condotta con l’obiettivo di abbattere il regime di Saddam Hussein, nell’ambito della Guerra contro il Terrore. Il dittatore iracheno è accusato falsamente di appoggiare il terrorismo internazionale e di possedere armi di distruzione di massa. Solo durante l’invasione verranno impiegati 309.814 soldati della coalizione USA, Regno Unito, Australia e Polonia, più i contractors.

Barack Obama (2009-17, Democratico) fece interventi militari in Siria, Iraq e Afghanistan, Yemen, Somalia e Pakistan. In Libia interviene nel 2011 per eliminare Muhammar Gheddafi dopo lo scoppio della guerra civile libica. È stato il presidente americano che ha tenuto in guerra gli Stati Uniti per più tempo. In compenso si prese il Nobel della pace nel 2009. Fu lui a ritirare i soldati americani dall’Iraq nel 2011. Ma poi intraprese la guerra sporca in Siria e Iraq, nel 2014, sostenuto da una coalizione molto ampia, che fingeva di combattere i jihadisti dell’ISIS, ma in realtà li sosteneva contro Bashar al-Assad: Australia, Canada, Francia, Regno Unito, Giordania, Marocco, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Turchia. Alla fine fu decisa dall’intervento di Iran, Hezbollah e soprattutto Russia (2015-16).

In questo elenco non sono incluse tutte le operazioni segrete della CIA con rivolte, ribaltamento di regimi e altre azioni criminali che potrebbero essere considerati atti di guerra. Per es. in Indonesia nel 1965 la CIA fornì agli squadroni della morte indonesiani la lista di 5.000 comunisti da eliminare; in Cile nel 1973 la CIA contribuì ad assassinare Allende e mettere al governo Pinochet. L’ultimo golpe finanziato e favorito con addestramento militare fu quello in Ucraina nel 2014, che ha portato a otto anni di guerra civile in Donbass con oltre 14.000 morti.

Il 95% delle operazioni militari, dalla fine della seconda guerra mondiale, sono state lanciate dagli Stati Uniti, la cui spesa militare è maggiore di quella di tutte le altre nazioni del mondo messe insieme.

Questa indefessa attività statunitense, secondo lo studio più documentato in materia pubblicato nel 2018 su “Global Research”, ha prodotto un numero complessivo di persone uccise stimato in 20-30 milioni, circa il doppio dei caduti della I guerra mondiale!

A che servono tutte queste guerre? Perché ogni presidente ne deve fare almeno una, sia egli democratico o repubblicano? Cosa li spinge a esportare la democrazia con le armi, fingendo si tratti di missioni umanitarie, secondo il diritto internazionale? Forse dietro ci sono più ragioni. Di sicuro la guerra serve per compattare l’opinione pubblica attorno alla stessa causa e al nemico comune. Serve anche per alterare lo scenario elettorale (p.es. George W. Bush fu rieletto quando era dato per spacciato). E ovviamente non si devono dimenticare gli interessi economici del complesso militare-industriale, che negli USA sono fortissimi.

Fonte: it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Guerre_che_coinvolgono_gli_Stati_Uniti_d%27America

 

Lavrov e la sua domanda lecita

 

In fondo Lavrov ha ragione: vietare agli sportivi russi di partecipare ai Giochi Paralimpici, contravvenendo allo spirito delle Olimpiadi che tiene distinti sport e politica; poi escludere dalle federazioni sportive le squadre russe; poi boicottare o sanzionare le imprese russe e i cittadini russi all’estero; infine prendersela, censurandoli, gli artisti russi, i direttori d’orchestra, i ballerini, i cantanti e persino i romanzieri del passato come Dostoevskij e Solgenitsin, che vengono rimossi dai programmi universitari – che senso ha tutto ciò con la guerra in Ucraina? Qui è l’occidente che vuole a ogni costo impedire la costruzione di un mondo multipolare.

 

Tattiche simili

 

La tenuta dell’esercito ucraino si sta basando esclusivamente sulla difficoltà dei russi di avanzare, in quanto non vogliono compiere stragi tra la popolazione civile.

In pratica i neonazisti stanno adottando la stessa strategia dei jihadisti in Siria: usare i civili come scudi umani. Le analogie sono tante proprio perché dietro ci sono istruttori della NATO.

Un’altra caratteristica comune è quella di nascondere i mezzi militari tra gli edifici abitati dai civili.

Gli ucraini, finché saranno armati e spalleggiati dalla NATO, resisteranno, anche perché Zelensky e il suo governo, in questa fase, non controllano praticamente nulla; l’iniziativa oramai è interamente in mano ai comandanti locali.

In una situazione del genere i civili sono condannati a morire a migliaia.

Fonte: sfero.me

 

Imprese italiane favorite dal 2% del PIL sulle armi

 

Chi trarrà giovamento dal 2% del PIL sulle armi? Secondo “Il Fatto Quotidiano”, ci sono sicuramente la famiglia Agnelli e John Elkann, presidente di Stellantis, ma soprattutto numero uno della holding Exor che, tra le altre attività, controlla Ferrari, Juventus, e il gruppo editoriale Gedi. Tra le controllate di Exor c’è anche Iveco, che tra i suoi marchi vede Iveco Defence Vehicle, che produce veicoli per scopi speciali. Iveco ha poi costituito con Leonardo, gigante nazionale della difesa, il Consorzio Iveco Oto Melara (Cio), una joint venture che produce autoblindo Centauro II e veicoli di combattimento fanteria Vbm Freccia.

Ma i veicoli armati, prosegue il “Fatto”, non sono l’unico business della armi nel quale è attiva Exor. Nella lettera agli azionisti della holding (allegata al bilancio 2020), John Elkann scriveva che “durante l’anno abbiamo aperto una nuova posizione in Rolls-Royce”. Rolls-Royce ha ricevuto commesse militari da Germania, Corea del Sud e Gran Bretagna. Tra l’altro, Rolls-Royce è partner di Leonardo nel programma Tempest per la produzione di aerei da caccia di nuova generazione. L’Italia ha aderito al programma Tempest nel 2019 insieme a Svezia e Regno Unito. Ora, con l’esplosione delle spese militari, anche il settore militare potrà dare enormi profitti alla famiglia Agnelli, così come a tutti i grandi gruppi capitalistici.

Capite perché i giornali del gruppo Gedi (“Repubblica”, “La Stampa”, “L’Espresso”) sono tra i più accesi sostenitori della propaganda atlantista e dell’invio di armi a Zelensky?

Fonte: t.me/Spreaditlab/115

 

I cinesi finalmente più espliciti

 

Secondo i più importanti analisti cinesi la dichiarazione di Biden in Polonia, in cui ha sostenuto che Putin “è un macellaio e non può restare al potere”, ha svelato chiaramente l’intento degli Stati Uniti. Scrive il “Global Times”, organo del Partito comunista cinese: “L’intenzione reale e disperata dell’amministrazione Biden nella crisi ucraina è stata smascherata: trasformare l’Ucraina in una palude in modo che la Russia continui a sanguinare e costringere i russi a cedere di nuovo e scegliere un regime filo-americano. Le osservazioni hanno indicato che il presidente degli USA potrebbe essere frustrato dalla resistenza di Mosca contro le sanzioni statunitensi e contro l’isolamento attraverso l’adozione di contromisure efficaci”.

In pratica – osserva Wang Yiwei, esperto geopolitico – “Tutte quelle sanzioni, stigmatizzazioni e demonizzazioni contro Putin e la Russia hanno solo uno scopo chiave: far crollare di nuovo la Russia, come fece l’occidente con l’URSS in passato. I decisori statunitensi come Biden si aspettano che un altro ‘Mikhail Gorbachev’ emerga e sostituisca Putin. Questo è il miglior risultato che gli Stati Uniti sperano di ottenere”.

Fonte: t.me/Spreaditlab/149

 

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Russi come ebrei

 

Ormai il vecchio antisemitismo si è trasformato in russofobia. E per fortuna diciamo di non avercela col popolo russo ma solo con Putin, altrimenti chissà cosa faremmo...

Ora infatti nel mirino del governo italiano non ci sono più solo gli oligarchi (quegli 893 russi e bielorussi inclusi esplicitamente nella lista dei sanzionati dall’Unione Europea), ma anche tutte le persone che hanno la cittadinanza russa o bielorussa (e non conta s’essa è associata alla doppia cittadinanza di un Paese membro della UE).

Il Comitato di sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia ha dato mandato all’Unità di Informazione Finanziaria presso la Banca d’Italia di censire tutti i depositi bancari sopra i 100.000 euro intestati a persone fisiche e giuridiche che hanno la cittadinanza russa o bielorussa. Parliamo quindi di persone comuni, imprenditori, commercianti o professionisti che risiedono nel nostro Paese magari da anni, per varie ragioni: esercitano qui la loro attività lavorativa, o han sposato un/a italiano/a, o sono figli di emigrati russi che han la doppia cittadinanza.

È un bel modo di “fare cassa”: basterà un piccolo sospetto ed ecco che il conto verrà bloccato. Che poi uno sia pro o contro Putin non fa alcuna differenza. Qui è in ballo l’origine geografica o la provenienza parentale. Insomma s’incentivano questi clienti bancati a cambiare Paese, ma devono sbrigarsi a chiudere il conto, perché han tempo solo fino al 27 maggio.

Se non è una lista di proscrizione, questa, che cos’è?

Fonte: iltempo.it

 

Pagare o non pagare in rubli?

 

Non ho capito: noi sanzioniamo la Russia in maniera assolutamente illegittima, confiscandone gli averi all’estero, anche solo in base al passaporto, e la Russia non può sanzionare l’occidente? Dov’è scritto che non può farci alcuna ritorsione sul piano economico o finanziario?

Dopo l’affermazione altisonante di Mario Draghi, secondo cui pretendere che noi si paghi in rubli il gas russo è una violazione dei contratti, ora anche l’ENI ha dichiarato che farà altrettanto. Come se sul piano energetico il coltello dalla parte del manico l’avessimo noi, che dipendiamo dalla Russia per quasi la metà del fabbisogno...

La vogliamo capire o no che siamo considerati un “Paese ostile”? Avessimo fatto come la Turchia o l’Ungheria, a quest’ora saremmo tranquilli. Invece Draghi, Di Maio e Guerini han voluto strafare, e ora tutti noi ne pagheremo le conseguenze. E la principale si profila già all’orizzonte: nella più grande stazione di distribuzione del gas di Gazprom (regione di Vologda), si stanno già preparando a fermarne il transito verso l’Europa.

Per fortuna sta arrivando l’estate, ma in autunno come faremo? Dobbiamo davvero sperare che qualcuno faccia fuori Putin? Possibile che nessun ministro del governo abbia capito che non ha senso compiere un boicottaggio di qualcosa se prima (dico “prima” non dopo) non si ha a disposizione un’alternativa?

 

Polacchi antistorici

 

In Polonia un monumento ai soldati dell’Armata Rossa è stato smantellato in diretta televisiva da un canale filogovernativo.

All’evento han partecipato funzionari di Chrzowice e Karol Nawrocki, direttore dell’Istituto per la memoria nazionale della Polonia.

La motivazione è stata tra le più assurde: “Non c’è posto per le stelle rosse nello spazio pubblico di un’Europa libera, perché questo simbolo nasconde i crimini del regime comunista dal periodo tra le due guerre”.

È come se noi dicessimo: “Tutte le statue di Garibaldi van rimosse perché non ha fatto niente per impedire che il Mezzogiorno diventasse una colonia dello Stato sabaudo”.

Fonte: Canale “Donbass” di Telegram

 

I Biden e i laboratori ucraini

 

La “Biden Son Foundation” ha finanziato biolab statunitensi in Ucraina. L’ha detto il capo delle forze di protezione dalle radiazioni, chimiche e biologiche delle forze armate della Federazione Russa, il tenente generale Igor Kirillov: “Nel finanziamento di queste attività sono coinvolte strutture vicine all’attuale leadership statunitense, in particolare il fondo d’investimento Rosemont Seneca, guidato da Hunter Biden”.

Anche l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e la Fondazione George Soros sono coinvolte nei programmi biologici militari del Pentagono.

Nel 2018-20 l’importo del finanziamento per i laboratori biologici è stato di 32 milioni di dollari.

Adesso si spiega perché Biden apostrofa Putin con tutti quei nomacci irripetibili per un capo di Stato...

Fonte: Canale “Donbass” di Telegram

 

Una svolta epocale

 

Biden ha fatto capire che siamo a una svolta epocale: “Siamo a un punto di svolta non solo nell’economia mondiale, ma nel mondo. Succede ogni tre o quattro generazioni. Come mi ha detto uno dei massimi gradi dell’esercito l’altro giorno in una riunione sulla sicurezza, 60 milioni di persone sono morte tra il 1900 e il 1946, e da allora abbiamo stabilito un ordine mondiale liberale, e non succedeva da molto. Molte persone sono morte, ma ora siamo a un passo dal caos: è il momento in cui le cose stanno cambiando. Ci sarà un Nuovo Ordine Mondiale là fuori. Dobbiamo guidarlo e dobbiamo unire il resto del mondo libero per farlo”.

Mi sa qui che non sia morto solo il “globalismo”, ma anche l’intelletto… Con le armi che abbiamo non è neanche possibile dire: “Prepariamoci al peggio”...

Fonte: Canale “Come don Chisciotte video” in Telegram

 

Ritorno all’autarchia?

 

Il fondatore di BlackRock Inc. Larry Fink (il più grande gestore di denaro al mondo) ha dichiarato che la guerra Russia-Ucraina sta ponendo fine all’era della globalizzazione degli ultimi 30 anni.

Ha detto che dobbiamo tornare all’autarchia, alla produzione locale. Anche Chris Rupkey, capo economista di FWDBONDS, e Howard Marks di Oaktree dicono la stessa cosa. E si sa che gli yankees sono più avanti di noi europei.

Quindi chi ha di più (già di suo) starà meglio, e chi ha di meno sarà costretto a diventare suo vassallo, come i servi della gleba nel Medioevo, che pur di avere un minimo di sicurezza, rinunciavano alla propria libertà personale.

Si dà per scontato che il benessere attuale ce lo possiamo scordare, cioè che al massimo vivremo di sussistenza.

Diamoci quindi da fare: per il nostro autoconsumo dobbiamo affittare i campi abbandonati e trasformare i parchi pubblici in terreni da coltivare, come al tempo del fascismo, quando ci misero sanzioni per l’occupazione dell’Etiopia.

Voglio vedere però come faranno quelli che vivono nelle città, abituati a considerare i mercati la fonte di tutti i loro approvvigionamenti.

Prepariamoci anche al ridimensionamento del valore della moneta. Nell’autoconsumo tende a prevalere il baratto, perché la moneta forte, quella che permette acquisti particolari, è soltanto il metallo pregiato.

 

Gli USA aspettano che i russi si sfianchino?

 

Incredibili rivelazioni di Biden alla NATO: “Il prezzo delle sanzioni non è solo imposto alla Russia. È imposto anche a moltissimi Paesi, compresi i Paesi europei e anche al nostro stesso Paese”! E parlando ai militari USA in Polonia: “E vedrete quando sarete lì, e alcuni di voi sono già stati lì”!

Poi ha detto che gli ucraini imitano i soldati americani nel coraggio. Questa se la poteva risparmiare. Nelle loro guerre gli USA bombardano a tappeto le città, senza fare distinzioni tra militari e civili. Esattamente come facevano i nazisti.

Fonte: Canale “Dentro la notizia” di Telegram

 

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Giornalismo d’accatto

 

Andare in Ucraina come giornalista per mentire. Rischiare d’essere feriti o uccisi per nascondere la realtà, per farne vedere solo una faccia. Farsi pagare per non essere obiettivi, per confondere informazione con propaganda.

Che mestiere è questo? Da dove viene al giornalista questa mancanza di etica? Non si rende conto che se le sue notizie han valore solo nella misura in cui producono un introito, qualunque cosa si dica, alla fine può essere considerata falsa? È contento d’essere considerato un imbonitore anche quando rischia la pelle? Dov’è l’autonomia di giudizio, la libertà di coscienza e di espressione? Quanta parte hanno i massmedia nello scatenamento dei conflitti militari? Per quale motivo i giornalisti sono autorizzati a dire tutte le falsità che vogliono, salvo poi smentirsi a cose fatte, accampando le solite scuse: la fretta, la non conoscenza delle cose, il pregiudizio... Anche loro dovrebbero essere sottoposti al giudizio di un tribunale. Uno non è libero di dire ciò che vuole quando le sue parole possono essere interpretate per compiere crimini di qualsivoglia natura.

 

India emancipata

 

Il governo indiano ha chiesto alla delegazione del parlamento britannico di non disturbarla più. Volevano insegnare all’India che relazioni avere con la Russia. Così come fanno gli americani coi cinesi, minacciandoli di sanzioni non meno apocalittiche di quelle russe, come se non fossero i cinesi a sostenere il debito pubblico americano.

Gli inglesi perdono il pelo ma non il vizio di fare gli imperialisti. Non vogliono capire che il globalismo è finito per tutti, non solo per i russi, e che la frattura tra occidente e resto del mondo si è intensificata anche per colpa loro, che hanno addestrato e finanziato i neonazisti in questi ultimi 8 anni. E che ora non stan più nella pelle a rifornire Kiev di armi letali che trascineranno il conflitto per chissà quanto tempo.

La Russia però ha un rapporto speciale con l’India, che non dimentica una cosa molto importante: dopo essersi liberati del colonialismo inglese, gli indiani chiesero proprio alla Russia di costruire l’industria pesante (acciaierie, settore della difesa, centrali idroelettriche, strade e porti). Quasi a fondo perduto. Il 60% dell’armamento indiano è di fabbricazione russa. Nessuno al mondo presta a tempo indeterminato un sommergibile nucleare a un altro Paese: la Russia l’ha fatto con l’India.

 

Melenso Gramellini

 

Il melenso Massimo Gramellini sui Rai3 del 28 marzo ha fatto un elogio struggente del generale ucraino Vyacheslav Abroskin, al momento presente a Odessa, che vorrebbe consegnarsi ai russi in cambio di un’assistenza ai bambini di Mariupol. Appartiene al battaglione neonazista Azov.

Questo pseudo giornalista sembra non sapere quattro cose: 1) che sono i neonazisti a servirsi dei civili come scudi umani; 2) che sono i russi a volere i corridoi umanitari; 3) che sono i neonazisti a trattare in maniera selvaggia i prigionieri russi e non il contrario (i video in cui gli sparano alle gambe una volta catturati l’attestano in maniera eloquente); 4) che esiste una guerra civile condotta da Kiev contro il Donbass da 8 anni.

Non sapendo queste cose, tutto ciò che dice è pura mistificazione, con cui peraltro alla fine si giustifica proprio il nazismo, che pur lui dice di voler contestare politicamente.

Quest’uomo non può stare in una televisione pubblica, né può fregiarsi del titolo di giornalista, poiché o è di una ignoranza abissale o è un imbonitore di scempiaggini moralistiche.

Fonte: infosannio.com

 

Giudici internazionali antirussi

 

Non è ridicolo che si voglia costituire un team di legali internazionali per verificare i crimini compiuti dai russi in Ucraina, senza prevedere una verifica dei crimini che i neonazisti ucraini hanno compiuto contro gli stessi russi e soprattutto contro i filorussi del Donbass in 8 anni di guerra civile?

Tutti svolgeranno il loro lavoro a titolo gratuito (apparentemente, poiché la ricaduta mediatica sarà enorme). Se avessero fatto a pagamento la stessa cosa durante i precedenti 8 anni, avrebbero reso un servizio migliore.

Questo l’elenco dei nomi degli avvocati ideologici: Amal Clooney (che ha già difeso la russofobica Julija Tymošenko), Richard Hermer, Tim Otti, Philippa Webb, la baronessa Helena Kennedy e Lord Neuberger. Il gruppo di lavoro comprenderà anche esperti legali di Covington & Burling LLP negli Stati Uniti, guidati da Nihil Gore, lo studio francese Sygna Partners, guidato da Luke Vidal, e Withers, guidato da Emma Lindsay. Ricordiamoceli, perché questi sono soggetti pericolosi come i giornalisti: possono ribaltare la verità dei fatti.

 

Gli USA destinati a implodere

 

Joe Biden presenterà una proposta di bilancio per il 2023 con un ingente aumento delle spese militari: 813,3 miliardi di dollari, un incremento di 31 miliardi (pari al 4%). Gli serve per contrastare la Russia anche nell’Artico, con una presenza militare più aggressiva. Cioè vuol mettere basi NATO anche lì.

Perché invece di preoccuparsi di questo, non presta attenzione al fatto che, a forza di dissanguare il proprio Paese, rischia di mandarlo in frantumi? Non lo sa che il Texas, la California, il Vermont, il New Hampshire, le Hawaii, l’Alaska e l’Alabama si vogliono staccare dal governo centrale perché non ne possono più delle spese folli sul piano militare, della pressione fiscale, degli sprechi dei fondi pubblici per salvare le banche e, in fondo, di essere trattati come colonie?

Per caso, non è che Biden ha voluto scatenare per procura questa guerra contro la Russia perché sa che gli USA stanno per implodere come la stessa URSS nel 1991?

 

Di chi è Kaliningrad?

 

L’enclave di Kaliningrad (un terzo dell’ex Prussia orientale) è diventata sovietica alla fine della II guerra mondiale a titolo di riparazione di guerra, poi è passata alla Russia. La rimanente parte della Prussia orientale è passata alla Polonia.

Il generale Waldemar Skrzypczak, ex comandante delle forze terrestri polacche, ha chiesto ora l’annessione di Kaliningrad alla Polonia. Vuole aggiungere una nuova provocazione per indurre la Russia a fare un passo sbagliato.

Ma Kaliningrad (ex Königsberg) non è mai stata polacca, era tedesca. Sembra che i polacchi non conoscano la storia. Non lo sanno che la loro nazione ha dei confini decisi nella Conferenza di Versailles del 1919? Non lo sanno che proprio quei confini assurdi, che hanno penalizzato enormemente la Germania, furono la principale causa dello scatenamento della II guerra mondiale?

 

Impero russo come quello bizantino?

 

La civiltà millenaria della Russia è destinata a scomparire a causa delle mire espansionistiche occidentali? Probabilmente sì. Abbiamo già cercato di farlo nel XV sec. con la civiltà bizantina, che però alla fine fu conquistata dai turchi, che ci diedero infiniti problemi. E ora pensiamo di ripetere la cosa coi russi, poiché noi occidentali individualisti e arroganti non riusciamo a vivere senza sottomettere gli altri. Ma anche questa volta resteremo con un pugno di mosche in mano, poiché la Russia sarà conquistata dalla Cina, proprio per la forza dei numeri. Sono i cinesi gli eredi del capitalismo contemporaneo.

 

La nostra beata cecità culturale

 

Il mondo non è più bipolare, com’è stato dopo il 1945, e neppure unipolare, come dopo il crollo dell’URSS, ma sta divenendo sempre più chiaramente multipolare, e gli USA non l’accettano e vogliono che nessuno l’accetti.

In particolare l’Europa è e rimane sostanzialmente una colonia americana, tenuta a catena corta dal padrone: lo si è visto chiaramente nell’atteggiamento di quelle nullità che passano sotto il nome di Ursula von der Leyen e Josep Borrell, ma anche negli statisti dei più importanti Paesi europei (Macron, Scholz, Draghi). Tutta Europa si sta scavando la propria tomba economica, senza opporre quasi nessuna resistenza alle spinte autodistruttive “Made in USA”.

Il nostro asservimento strutturale passa non solo attraverso la dipendenza totale sul piano militare (dal ’45 restiamo pieni di basi militari americane e NATO), ma anche attraverso la dipendenza nelle telecomunicazioni (il web è sì mondiale, ma in realtà è sotto diretto o indiretto controllo americano).

Ma non è finita. Il mondo in cui ci muoviamo è integralmente plasmato da modelli, format e contenuti d’importazione americana (soprattutto televisivi e cinematografici). Quindi la dipendenza è anche sul piano culturale. Qui abbiamo a che fare con una immensa potenza propagandistica, una macchina monopolistica micidiale di creazione dell’immaginario. I cinesi, i russi, gli arabi, ecc. che la nostra immaginazione evoca, sono proiezioni passate attraverso gli studios californiani. L’Europa oggi appare culturalmente incapace di comprendere che possano esistere forme di vita diverse da quella euroamericana.

Tuttavia gli USA sono in crisi da tempo: sono riusciti a contenere negli anni ’80 l’autonomia giapponese e riescono ancora, con qualche fatica, a tenere in piedi la “dottrina Monroe” nel continente americano. Ma l’emergere della potenza cinese, la rinascita russa dalle ceneri dell’URSS e anche la tumultuosa insofferenza dell’intero mondo islamico hanno ridato fiato a tutte quelle parti del mondo lontane dai paradigmi americani.

Il problema più grave però è che oggi questa nostra cecità ci induce a raccontarci bugie sempre più grandi, e ci spinge a essere sempre più intolleranti verso chi non regge il gioco di queste illusioni.

Fonte: sfero.me

 

Il Vaticano in controtendenza

 

Pare che il Vaticano sia il primo Paese al mondo a voler pagare le forniture di gas russo in rubli (935 milioni, al cambio attuale, per l’equivalente di 10 milioni di euro). Sembra un’azione in linea con la frase di Bergoglio: “Il 2% del PIL in armi è una follia. Me ne vergogno”.

Vabbè che il Vaticano ultimamente non si può dire che sia un campione nel fare affari (considerando soprattutto la volatilità attuale della moneta russa), ma questo è troppo. Qui il papa rischia una seconda Porta Pia.

Lo stesso Cremlino ha detto che per il pagamento del gas in rubli servirà tempo, anche se poi ha precisato che ciò potrebbe riguardare non solo il gas, ma anche fertilizzanti, grano, carbone, metalli e legname. Dunque che fretta c’era? NATO, G7 e UE sono tutt’altro che inclini ad accettare la richiesta ultimativa della Russia. E ora davvero si rischia una guerra mondiale. Mai toccare il portafoglio a chi l’ha inventato!

 

Un disastro immane per un risultato minimo

 

Kiev avrebbe rinunciato per iscritto ad aderire alla NATO. La Russia toglierebbe l’assedio a Kiev e Chernikov. Forti differenze ancora sullo status del Donbass e della Crimea. La guerra si fermerà a Kiev ma continuerà ad est.

Per una cosa così banale, che sarebbe parsa evidente a qualunque politologo, ci sono voluti 35 giorni di guerra. Che hanno comportato 10 milioni di profughi interni ed esterni, 10 milioni di metri quadrati di abitazioni abbattute, circa 8.000 km di strade distrutte e migliaia di morti. Adesso per riconoscere la Crimea alla Russia e l’indipendenza alle due repubbliche del Donbass quanti mesi ci vorranno? Finora l’invasione russa dell’Ucraina è costata a Kiev 564,9 miliardi di dollari. L’ha affermato il ministro ucraino dell’Economia, Yulia Svyrydenko, e le donne i conti li sanno fare, anche se sono abituate da Zelensky a gonfiare tutte le cifre.

 

Fino a che punto autodeterminazione dei popoli?

 

Il presidente della Repubblica Popolare di Lugansk, Leonid Pasechnik, ha annunciato d’aver autorizzato il referendum per l’adesione della Repubblica alla Federazione russa. Se il referendum venisse indetto, la vittoria del Sì sarebbe ovviamente molto ampia. Spetterebbe poi alla Russia accettare o rifiutare l’adesione; anche in questo caso non credo ci sarebbero dubbi sul Sì della Duma.

Ma c’immaginiamo cosa succederebbe in Europa e nel mondo intero se passasse l’idea che una parte di popolazione di una nazione chiede di passare sotto un’altra nazione in quanto si avvale del principio di autodeterminazione dei popoli, riconosciuto dall’ONU? Una cosa infatti è staccarsi in due nazioni distinte (come la Cekia e la Slovacchia); un’altra, molto diversa, è staccarsi per finire sotto un’altra nazione.

Per creare le nazioni la borghesia ci ha messo dei secoli, compiendo guerre molto molto sanguinose. In genere, quando una parte di nazione passa sotto un’altra nazione, di mezzo c’è sempre una guerra.

 

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Mariupol è caduta e nessuno se n’è accorto

 

Interessante il ragionamento fatto nell’ottimo sito lantidiplomatico.it sulla caduta di Mariupol.

“Si suppone che la logica sia: una città non cade finché la sua amministrazione non si è arresa, e siccome formalmente a Mariupol nessuno si è arreso, allora è come se la città (moralmente) non fosse mai caduta: è soltanto ‘occupata dall’invasore’.

Logica assolutamente ineccepibile da una prospettiva ultranazionalista ucraina: non fosse che tale prospettiva è adottata integralmente, acriticamente, dai media di tutto l’occidente.

Stando così le cose, a questo punto è lecito proporre una replica in base a una logica di segno opposto e che in concreto suona così: una resa formale della città di Mariupol avrebbe convenzionalmente messo in comunicazione l’autorità militare del Cremlino con la realtà amministrativa locale che rappresenta lo stato ucraino, con lo stabilirsi quindi di un rapporto – per quanto possa esserlo in una situazione di conflitto – tra l’elemento occupante e la realtà legale antecedente.

Al contrario, in assenza di una resa formale, con fuga o latitanza dell’autorità politica locale che rifiuta d’incontrare la parte russa, tale autorità politica può considerarsi estinta o rimossa per elementare assenza fisica da essa stessa decisa: la statalità ucraina cessa di esistere per scelta propria, preferendo l’annullamento al disonore della trattativa (il medesimo disonore che per essere evitato ha portato i nazionalisti a un’inutile resistenza a oltranza, che ha determinato un numero di perdite civili svariate volte maggiore di quanto avrebbe comportato una trattativa da subito: si è scelto l’onore sulla pelle della stessa gente di Mariupol, che poi, essendo al 90% russa, non avrebbe perseverato fino alla distruzione radicale della propria città… difficile immaginarlo).

Insomma Mariupol torna al Cremlino col quale condivide una storia di unità politica che inizia nell’ultimo quarto del XVIII secolo (250 anni complessivi quindi, cui si tolgono i 30 dell’indipendenza ucraina post 1991)”.

Cosa aggiungere? Arrendersi non è un disonore, ma solo una presa d’atto. È un disonore servirsi dei civili per difendersi.

 

Il conformismo degli intellettuali

 

È incredibile come gli intellettuali presenti in Facebook ripetano le stesse amenità e falsità dei nostri media tradizionali, senza andare a cercare fonti alternative, che si possono trovare sia in YouTube che in Telegram. Non si accorgono neppure che la cosiddetta pluralità delle informazioni nel nostro mainstream è puramente formale, in quanto nelle tesi di fondo è assolutamente omogenea. Poi si meravigliano che chi non dipende da questa narrativa meramente propagandistica, è estraneo alla democrazia occidentale, non sa fare distinzione tra democrazia e autocrazia e altre scemenze del genere. E dicono questo mentre loro se le bevono tutte, anche le news più inverosimili. Si accontentano di sapere che sono news a favore degli ucraini e quindi contro i russi. Arrivano al punto in cui appare loro del tutto normale mandare armi ai neonazisti, far piombare il nostro Paese in una crisi economica senza precedenti e far scoppiare un conflitto mondiale rischiando anche l'uso di armi nucleari. Tanto quelli – si ripete a iosa – non sono propriamente nazisti ma patrioti valorosi che si difendono contro un patente aggressore e che a tempo perso leggono Kant. Ed è così che, senza volerlo, contro le loro stesse migliori intenzioni, facendo sfoggio della loro eticità, si mettono dalla parte di questa feccia dell’umanità.

 

Troppo severi?

 

Forse non dovremmo essere troppo severi con l’Ucraina. In fondo cos’han fatto, se non volerci imitare? Il governo Zelensky è una specie di “pornopolitica” con in più un’estrema destra molto violenta, disposta a compiere qualunque efferatezza pur d’imporre la propria ideologia nazionalistica ed esclusivistica.

Perché noi col fascioleghismo e l’analfabetismo funzionale della Lega di Bossi e poi di Salvini, col berlusconismo profondamente corrotto e lacerato dai conflitti d’interesse, col partito parafascista della Meloni, con l’ipocrisia del PD e l’infantilismo dei Cinquestelle possiamo dire d’essere molto diversi o comunque decisamente migliori? Sì, forse nella violenza fisica siamo diversi, ma solo perché, essendo molto più ricchi degli ucraini, non abbiamo bisogno di esercitarla. Anche se con tutta la nostra criminalità organizzata, dovremmo nutrire dei dubbi.

Sotto questo aspetto bisogna dire che nei nostri politici non esistono neppure i cosiddetti “ideali”, quelli con cui ci si riempiva la bocca prima del galoppante neoliberismo inaugurato all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Da noi ognuno può dire una cosa e subito dopo il suo contrario con una disinvoltura disarmante, tanto si sa benissimo che il popolo dimentica e che non ha il potere per mandare a casa gli impostori, proprio perché questi vengono scelti dagli stessi partiti.

Invece i neonazisti ucraini si vantano di avere degli “ideali”: la patria, il coraggio, lo spirito di sacrificio, il valore del gruppo, la russofobia e altre scemenze del genere, con cui giustificano qualunque obbrobrio ai danni di chi non la pensa come loro, senza neppure far distinzione di sesso, età o condizione sociale.

Sono dei poveri esseri, assai poco istruiti e facilmente circuibili dagli occidentali che promettono loro soldi facili in cambio di prestazioni militari o poliziesche.


 

Conclusione

 

Certe volte la gente mente soltanto tacendo. (Stephen King)

 

 

Non ci può essere una conclusione mentre la guerra è ancora in corso e ancora non s’intravede alcuna soluzione pacifica e meno che mai una soluzione basata sui princìpi della giustizia, dell’equità sociale e dei diritti umani fondamentali.

Tuttavia siamo convinti che le pagine di questo libro siano sufficienti per porre delle domande alla narrativa occidentale di quasi tutti i media dominanti. La verità ovviamente non sta nel dubbio ma solo in se stessa. Il dubbio può servire come base di partenza, poiché se partiamo dalla fede o dalla fiducia aprioristica, è la fine: non si arriverà mai alla verità, di sicuro non a quella consapevole e critica.

Qui non si tratta soltanto di augurarsi la pace ma di ristabilire un ordine mondiale basato sulla pluralità delle esperienze. La democrazia non è un patrimonio del solo occidente. Imporre la democrazia con la forza è una contraddizione in termini.

Volevo anche dire che forse alcuni miei post possono apparire troppo categorici. Lo ammetto. Ma il motivo sta nel fatto che noi in occidente viviamo in una bolla, come in “Truman show”: noi non sappiamo quasi niente di ciò che avviene al di fuori di noi. Siamo abituati alle cose futili. Anche quando gli eventi sono tragici, vengono sempre mischiati a quelli superficiali, per cui non ci restano nella memoria. I media non servono per farci riflettere ma per intrattenerci. Nelle TV (private o pubbliche, ormai la differenza è minima) l’argomento principale, che si ripete a ritmi serrati, in mezzo a qualunque altro argomento, è la pubblicità.

In una situazione del genere appare del tutto normale non sapere assolutamente nulla di tutto quanto è accaduto in Ucraina dal 2014 ad oggi. Per questo qualunque affermazione si faccia in controtendenza rispetto alla narrativa dominante, appare un’assurdità. D’altra parte non per il fatto d’essere ucraino si è per forza favoriti nella conoscenza dei grandi crimini compiuti dalle formazioni neonaziste presenti in quella nazione. Il lavaggio del cervello è stato fatto anche a loro.

Allegati

 

 

 

Protocolli di Minsk

 

I

 

Assicurare un cessate il fuoco bilaterale immediato.

Garantire il monitoraggio e la verifica del cessate il fuoco da parte dell’OSCE.

Una decentralizzazione del potere, anche attraverso l’adozione di una legge ucraina su accordi provvisori di governance locale in alcune zone delle oblast (regioni) di Doneck e Lugansk (“legge sullo status speciale”).

Garantire il monitoraggio continuo della frontiera russo-ucraina e la loro verifica da parte dell’OSCE, attraverso la creazione di zone di sicurezza nelle regioni di frontiera tra l’Ucraina e la Russia.

Rilascio immediato di tutti gli ostaggi e di tutte le persone detenute illegalmente.

Una legge sulla prevenzione della persecuzione e la punizione delle persone che sono coinvolti negli eventi che hanno avuto luogo in alcune aree delle oblast (regioni) di Doneck e Lugansk, tranne nei casi di reati che siano considerati gravi.

La continuazione del dialogo nazionale inclusivo.

Adozione di misure per migliorare la situazione umanitaria nella regione del Donbass, in Ucraina orientale.

Garantire lo svolgimento di elezioni locali anticipate, in conformità con la legge ucraina (concordato in questo protocollo) su “accordi provvisori di governo locale in alcune zone delle oblast (regioni) di Doneck e Lugansk” (“legge sullo statuto speciale”).

Rimozione di gruppi illegali armati, attrezzature militari, così come combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE. Disarmo di tutti i gruppi illegali.

Adozione dell’ordine del giorno per la ripresa economica e la ricostruzione della regione di Donbass, in Ucraina orientale.

Garantire la sicurezza personale dei partecipanti ai negoziati.

 

Memorandum supplementare

 

Nelle due settimane dopo la firma del Protocollo di Minsk, ci sono state frequenti violazioni del cessate il fuoco da entrambe le parti in conflitto. I colloqui sono continuati a Minsk. Un memorandum supplementare è stato concordato il 19 settembre 2014. Questo memorandum ha chiarito l’applicazione del protocollo. Tra le misure di pacificazione concordate, sono state incluse le seguenti:

Divieto di operazioni offensive.

Rimozione di tutte le armi di calibro superiore a 100 mm, 15 km dalla linea di contatto, da ogni parte del conflitto, per creare una zona smilitarizzata di 30 km; tale distanza era, inoltre aumentata per portare alcuni sistemi d’arma fuori della gittata massima rispetto alla linea di contatto (punto 4: inter alia obice D-30 a 16 km, sistemi lanciarazzi multiplo da 21 a 120 km, missili tattici a 120 km).

Divieto di voli sopra la zona di sicurezza di aerei da combattimento e di UAV stranieri ad eccezione di quelli in uso alla Missione speciale di osservazione dell’OSCE in Ucraina.

Schieramento di una missione di osservazione OSCE.

Ritiro di tutte le formazioni armate straniere, veicoli da combattimento stranieri, milizie armate e mercenari stranieri dalla zona di conflitto.

Il 26 settembre, i membri del Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina sono nuovamente incontrati per discutere la delimitazione della zona demilitarizzata dove le armi pesanti sarebbero state eliminate dalle parti coinvolte nel conflitto. La linea di demarcazione tra la DNR e l’Ucraina è stata concordata tra i rappresentanti della DNR e negoziatori ucraini, secondo il Vice-Primo Ministro di Ucraina, Vitali Yarema. Il 2 dicembre 2014, il parlamento ucraino ha modificato unilateralmente la “legge sullo statuto speciale” che era stata proposta nel Protocollo di Minsk, anche se questo Parlamento ha approvato alcuni aspetti della legge concordata a Minsk come parte del cessate il fuoco.

 

II

 

Il testo del protocollo è composto da 13 punti, di seguito sinteticamente elencati:

Assicurare un cessate il fuoco bilaterale immediato dal 15 febbraio 2015.

Ritiro di tutti gli armamenti pesanti allo scopo di creare una zona di sicurezza tra entrambe le parti, di 50 km per artiglierie (di calibro superiore a 100 mm), di 70 km per sistema lanciarazzi multipli e di 140 km per versioni di questi ultimi a lunga gittata (9A53 Tornado, BM-27 Uragan e BM-30 Smerch) e per sistemi missilistici tattici OTR-21 Točka. In tale processo è prevista la collaborazione dell’OSCE con l’assistenza del Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina.

Consentire all’OSCE l’effettiva osservazione e la verifica del regime del cessate il fuoco e del ritiro degli armamenti pesanti.

Il primo giorno dopo il ritiro, iniziare la discussione sulle modalità di conduzione delle elezioni locali.

Prevedere con legge la grazia e l’amnistia e la proibizione di inchieste penali e condanne per coloro coinvolti negli eventi avvenuti nelle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk.

Effettuare la liberazione e lo scambio di tutti i prigionieri e di coloro che sono stati illegalmente arrestati.

Garantire l’accesso sicuro, la consegna, lo stoccaggio e la distribuzione di aiuti umanitari.

Stabilire le modalità per il pieno ripristino delle relazioni socio-economiche, inclusi inter alia il pagamento di sussidi e pensioni.

Ripristino del pieno controllo da parte ucraina del confine di Stato lungo tutta la zona di conflitto che deve aversi dal primo giorno dalla conduzione delle elezioni locali.

Ritiro di tutte le formazioni armate straniere, inclusi i mercenari, e dei veicoli militari. Disarmo di tutti i gruppi illegali.

Effettuare la riforma costituzionale in Ucraina attraverso l’entrata in vigore, entro la fine del 2015, della nuova Costituzione che preveda come elemento cardine la decentralizzazione e prevedere una legislazione permanente sullo status speciale delle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk che includa, inter alia, la non punibilità e la non imputabilità dei soggetti coinvolti negli eventi avvenuti nelle citate aree, il diritto all’autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno nella nomina dei Capi delle procure e dei Presidenti dei tribunali delle citate aree autonome.

Discutere e concordare le questioni relative alle elezioni locali con i rappresentanti delle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk nell’ambito del Gruppo di contatto trilaterale in base a quanto previsto dalla legge ucraina sulle modalità dell’autogoverno locale nelle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk. Le elezioni saranno condotte con l’osservanza degli standard OSCE e l’osservazione dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE.

Intensificare l’attività del Gruppo di contatto trilaterale anche attraverso la creazione di gruppi di lavoro per l’attuazione dei vari aspetti degli accordi di Minsk.[24]

 

 

Discorso di Vladimir Putin alla nazione prima dell’operazione militare in Ucraina.

 

 

 

Cari cittadini russi. Cari amici.

Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi tragici che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini. Negli ultimi trent’anni siamo stati pazienti e abbiamo cercato di negoziare con i leader dei paesi della NATO sui principi di uguaglianza e sicurezza in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini. Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare di posizioni di esclusività, infallibilità e permissività, trattando i nostri interessi e richieste legittime con un atteggiamento incurante e sprezzante. La risposta è chiara e ha un’origine storica, risalente a quando l’Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta si è indebolita per poi dissolversi, perdendo la sua potenza. A noi però quegli eventi ci servono oggi da lezione, mostrandoci come la mancanza di forza di volontà sia il primo passo verso il degrado e l’oblio.

Le forze nel mondo si sono rivelate divise e questo ha portato a una conclusione: i precedenti trattati, gli accordi, la persuasione non funzionano più. Chiedere non risolve nulla. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono ridotti in ginocchio. Dopo il crollo dell’URSS gli Stati Uniti si proclamarono, insieme agli alleati, come i vincitori della Guerra Fredda e avvenne la redistribuzione dei territori nel mondo. Questa però avrebbe dovuto tener conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti, e invece no. Uno spirito di euforia e di assoluta supremazia prevalse e le cose si svilupparono in modo diverso.

Senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, dove per diverse settimane continui bombardamenti devastarono la città. Devo ricordare questi eventi ad alcuni colleghi occidentali a cui non piace farlo. Poi è stata la volta dell’Iraq, Libia, Siria: tutte accomunate dal fatto di essere state invase con forze militari non legittime. Nel caso della Libia, le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno portato alla distruzione dello Stato, alla nascita di un enorme focolaio di terrorismo internazionale e di una catastrofe umanitaria. Una tragedia che ha condannato centinaia di migliaia di persone, non solo in Libia ma in tutta la regione, dando origine a massicci esodi verso l’Europa.

Un destino simile è stato preparato per la Siria, dove diverse operazioni militari della coalizione occidentale si sono susseguite sul territorio, senza il consenso del Governo. Un posto speciale in questa serie di eventi è riservato all’Iraq e alla sua invasione senza alcune base giuridica, inscenata su quella che si rivelò poi una menzogna: la presenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Un enorme bluff da parte degli Stati Uniti. I risultati dei loro interventi non solo hanno portato a numerose vittime, ma anche a una pesante ondata di terrorismo. L’impressione generale nei Paesi in cui vengono a imporre il loro ordine è quasi ovunque la medesima: sangue, ferite non cicatrizzate, terrorismo ed estremismo è tutto ciò che portano con sé.

Tornando alla Russia, ripeto che con le loro parole siamo stati ingannati. Il loro comportamento non è solo contrario ai principi delle relazioni internazionali ma anche, e soprattutto, agli standard generalmente accettati di moralità, giustizia e verità. Il tutto si è rivelato soltanto un mucchio di bugie e ipocrisia. A proposito, diversi politici, scienziati e giornalisti americani scrivono e parlano di cosa si nasconda realmente negli Stati Uniti: un impero delle bugie. Come non essere d’accordo? Loro restano tuttavia il grande Paese rappresentante la spina dorsale degli Stati satellite, che docilmente e in modo sottomesso li supportano in qualsiasi momento e occasione, anche copiando i loro comportamenti e accettando le regole imposte.

Sono sicuro che si possa dire che tutto il cosiddetto blocco occidentale si sia plasmato sul modello degli Stati Uniti, assumendo sembianze imperiali. Dopo il crollo dell’URSS anche noi ci siamo aperti nei loro confronti, lavorando onestamente sia con gli Stati Uniti sia con i partner occidentali, anche a condizione di un disarmo unilaterale con cui di fatto hanno cercato di finirci e distruggerci completamente, finanziando perfino i mercenari separatisti nel sud della Russia. Noi abbiamo resistito e abbiamo spezzato la spina dorsale del terrorismo internazionale nel Caucaso.

Ma loro (gli occidentali) continuano a minacciare i nostri valori per imporci i propri, tentando di corrompere la nostra gente. Questo non accadrà mai. Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri.

Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”. Dalla storia è arrivata una lezione. Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Allora riuscimmo a fermare l’avanzata del nemico, schiacciandolo, a un costo umano però elevatissimo. Dunque il tentativo di placare gli aggressori alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si è rivelato un errore che è costato caro alle nostre persone. Non faremo lo stesso errore una seconda volta. Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente e impunemente, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico. Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna anche dopo il crollo dell’URSS resta una potenza mondiale, con un proprio arsenale nucleare e altro ancora (nuovi tipi di armi). Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.

Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volta, è stata superata. Loro l’hanno superata.

Anche i tentativi, durati 8 anni, di risolvere la questione in Donbass sono stati vani. È stato dunque necessario fermare immediatamente l’incubo di questo genocidio contro i milioni di abitanti che fanno affidamento esclusivamente sulla Russia. Soltanto su di noi. Il loro dolore è stata dunque la nostra motivazione principale per riconoscere le Repubbliche popolari del Donbass. In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941.

La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha rispettato i trattati internazionali e le nuove realtà geopolitiche, mostrando vicinanza e supporto quando la loro sovranità è stata minacciata, come nel recente caso del Kazakistan. Oggi però non possiamo stare tranquilli con la minaccia proveniente dal territorio della moderna Ucraina. Non abbiamo altro modo per proteggerci da quello che useremo oggi.

La circostanza ci impone un’azione immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di assistenza. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza.

Negli ultimi tempi in Occidente si afferma sempre più l’idea secondo cui i documenti firmati dal regime sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, i risultati della Seconda Guerra Mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, radicati nelle realtà che si sono sviluppate in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite. Va ricordato poi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, alle persone sia stato mai imposta l’organizzazione della propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto, il diritto di scelta, possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che possono essere definiti nazisti. Lì i residenti hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non avremmo potuto fare altrimenti. Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di collaborare per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo tale da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, di rafforzarci nel nostro insieme. Credo che questo sia il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine…

Cari compagni.

I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.

Adesso voglio dire alcune parole importanti, rivolgendomi a coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. Siamo pronti per qualsiasi scenario. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi.

Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti. Le forze sono necessarie sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell‘”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”. Mentre noi sappiamo che la vera forza risieda nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la volontà di combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, rappresentando le fondamenta su cui poter progettare in modo affidabile il futuro, costruire la vostra casa, la vostra famiglia, la vostra patria…

Cari connazionali.

Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro Paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di Governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche. In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile. Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria.

Fonte: secondopianonews.it

Bibliografia su Amazon

 

 

Memorie:

Sopravvissuto. Memorie di un ex

Grido ad Manghinot. Politica e Turismo a Riccione (1859-1967)

Storia:

Homo primitivus. Le ultime tracce di socialismo

Cristianesimo medievale

Dal feudalesimo all'umanesimo. Quadro storico-culturale di una transizione

Protagonisti dell'Umanesimo e del Rinascimento

Storia dell'Inghilterra. Dai Normanni alla rivoluzione inglese

Scoperta e conquista dell'America

Il potere dei senzadio. Rivoluzione francese e questione religiosa

Cenni di storiografia

Herbis non verbis. Introduzione alla fitoterapia

Arte:

Arte da amare

La svolta di Giotto. La nascita borghese dell'arte moderna

Letteratura-Linguaggi:

Letterati italiani

Letterati stranieri

Pagine di letteratura

Pazìnzia e distèin in Walter Galli

Dante laico e cattolico

Grammatica e Scrittura. Dalle astrazioni dei manuali scolastici alla scrittura creativa

Poesie:

Nato vecchio; La fine; Prof e Stud; Natura; Poesie in strada; Esistenza in vita; Un amore sognato

Filosofia:

Laicismo medievale

Ideologia della chiesa latina

L'impossibile Nietzsche

Da Cartesio a Rousseau

Rousseau e l'arcantropia

Il Trattato di Wittgenstein

Preve disincantato

Critica laica

Le ragioni della laicità

Che cos'è la coscienza? Pagine di diario

Che cos'è la verità? Pagine di diario

Scienza e Natura. Per un'apologia della materia

Spazio e Tempo: nei filosofi e nella vita quotidiana

Linguaggio e comunicazione

Interviste e Dialoghi

Antropologia:

La scienza del colonialismo. Critica dell'antropologia culturale

Ribaltare i miti: miti e fiabe destrutturati

Economia:

Esegeti di Marx

Maledetto capitale

Marx economista

Il meglio di Marx

Etica ed economia. Per una teoria dell'umanesimo laico

Le teorie economiche di Giuseppe Mazzini

Politica:

La truffa ucraina

Lenin e la guerra imperialista

Io, Gorbaciov e la Cina (pubblicato dalla Diderotiana)

L'idealista Gorbaciov. Le forme del socialismo democratico

Il grande Lenin

Cinico Engels

L'aquila Rosa

Società ecologica e democrazia diretta

Stato di diritto e ideologia della violenza

Democrazia socialista e terzomondiale

La dittatura della democrazia. Come uscire dal sistema

Dialogo a distanza sui massimi sistemi

Diritto:

Siae contro Homolaicus

Diritto laico

Psicologia:

Psicologia generale

La colpa originaria. Analisi della caduta

In principio era il due

Sesso e amore

Didattica:

Per una riforma della scuola

Zetesis. Dalle conoscenze e abilità alle competenze nella didattica della storia

Ateismo:

L'Apocalisse di Giovanni

Amo Giovanni. Il vangelo ritrovato (ed. Bibliotheka)

Pescatori di uomini. Le mistificazioni nel vangelo di Marco

Contro Luca. Moralismo e opportunismo nel terzo vangelo

Metodologia dell'esegesi laica. Per una quarta ricerca

Protagonisti dell'esegesi laica. Per una quarta ricerca

Ombra delle cose future. Esegesi laica delle lettere paoline

Umano e Politico. Biografia demistificata del Cristo

Le diatribe del Cristo. Veri e falsi problemi nei vangeli

Ateo e sovversivo. I lati oscuri della mistificazione cristologica

Risorto o Scomparso? Dal giudizio di fatto a quello di valore

Cristianesimo primitivo. Dalle origini alla svolta costantiniana

Guarigioni e Parabole: fatti improbabili e parole ambigue

Gli apostoli traditori. Sviluppi del Cristo impolitico


Indice

 

Avvertenza................................................................................... 5

Gennaio............................................................................................ 7

[28].............................................................................................. 7

Russia, Ucraina, UE e Stati Uniti................................................ 7

[30].............................................................................................. 8

Il metodo delle sanzioni............................................................... 8

Febbraio......................................................................................... 11

[15]............................................................................................. 11

Le dimissioni di Schönbach e la pericolosità della NATO........ 11

[16]............................................................................................ 12

Gli USA stan facendo di tutto per far scoppiare la guerra......... 12

La Duma russa vuole riconoscere il Donbass............................ 13

Quanto contano i referendum per creare nuove repubbliche?... 14

[18]............................................................................................ 14

Perché i Paesi poveri della UE tendono a essere fascisti?......... 15

[19]............................................................................................ 15

Sembra che gli USA vogliano una guerra mondiale................. 15

I limiti del nostro ministro degli Esteri..................................... 17

Non c’è volontà nel risolvere la crisi del Donbass.................... 18

[21]............................................................................................ 19

Situazione esplosiva in Ucraina................................................. 19

Il ministro degli Esteri Di Maio non ha capito la situazione..... 20

Il ministro degli Esteri russo mostra buon senso....................... 21

Putin ha riconosciuto le due repubbliche del Donbass.............. 21

La cecità di Zelensky è incredibile............................................ 22

La deriva autoritaria di Zelensky............................................... 23

Gli scandali nella famiglia Biden.............................................. 24

[23]............................................................................................ 25

I limiti della von der Leyen....................................................... 25

L’opportunista Recep Tayyip Erdoğan...................................... 25

Il boomerang delle sanzioni economiche.................................. 25

Aiuti finanziari all’Ucraina?...................................................... 26

Zelensky si dichiara pronto alla guerra..................................... 26

Le paure dell’occidente............................................................. 27

Rischi nucleari in Ucraina......................................................... 27

Limitata l’analisi storica di Putin sull’Ucraina.......................... 27

Si comincia a parlare di Nord Stream 2.................................... 28

[24]............................................................................................ 28

Reazioni internazionali alla situazione in Ucraina.................... 28

L’efficacia delle sanzioni contro la Russia................................ 29

Dmytro Kuleba sembra un talebano.......................................... 29

L’acume di “Limes”................................................................... 30

Occidente irrazionale................................................................. 30

Sergio Romano lungimirante..................................................... 31

Il nostro ministro della Difesa ci sta portando in guerra........... 31

Il report del ministro Di Maio è favorevole alla guerra............ 32

La gaffe incredibile di Josep Borrell......................................... 33

Il ministro degli Esteri Kuleba vuole assolutamente la guerra.. 33

Anche la Chiesa greco-cattolica in Ucraina vuole la guerra..... 34

È normale che la Russia sia umiliata dalla NATO?................... 34

Si sta svegliando la sinistra radicale.......................................... 35

Il cinismo di Marta Dassù.......................................................... 36

Sfumature nel linguaggio militare............................................. 36

Gli USA vogliono una grande marina militare.......................... 37

Bombe stupide e bombe intelligenti.......................................... 37

[25]............................................................................................ 38

Inizia la censura sui media non allineati................................... 38

Perché i russi hanno occupato la centrale di Černobyl’?........... 38

L’Italia entra in guerra?............................................................. 38

Strana questa generosità militare............................................... 39

Siamo ipocriti............................................................................ 39

Ipotesi Tricarico......................................................................... 39

L’eccidio neonazista a Odessa................................................... 40

Davvero Putin è come Hitler?................................................... 41

Chi ci rimette di più?................................................................. 42

L’art. 4 della NATO................................................................... 42

Lungimiranza di Comencini...................................................... 42

Polito ambiguo........................................................................... 43

Letta molto limitato................................................................... 44

Perché Putin non si è limitato al Donbass?............................... 44

Forse esistono politici ucraini sensati........................................ 45

[26]............................................................................................ 45

Aumenta la capacità offensiva della nostra Marina.................. 45

Fino a che punto servono le sanzioni?....................................... 46

Zelensky ingenuo e Biden furbo................................................ 46

Due pesi due misure.................................................................. 47

Una guerra tra USA e Russia per il gas..................................... 47

Critica la dipendenza italiana dal gas russo............................... 47

Ucraina scissa in due?............................................................... 48

Borrell è un disastro................................................................... 48

Stoltenberg guerrafondaio......................................................... 48

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non è unanime.................. 49

Censure mediatiche................................................................... 50

[27]............................................................................................ 50

Distribuire armi ai civili............................................................ 50

Una guerra nazionale per due repubbliche locali?.................... 50

Quanto durano le guerre lampo?............................................... 51

Anche l’arte viene censurata..................................................... 51

Censura su Telegram................................................................. 52

Carità pelosa dei polacchi.......................................................... 52

Gli attori in politica sono un disastro........................................ 53

I nuovi rapporti tra Cina e Russia.............................................. 53

I neonazisti in Ucraini............................................................... 54

Prodi sul Nord Stream 2............................................................ 55

Le ragioni di D’Alema............................................................... 56

Il replay russo della Georgia?.................................................... 57

Le promesse da marinaio degli yankee..................................... 58

[28]............................................................................................ 58

Le ricchezze naturali dell’Ucraina............................................ 58

Salvini in controtendenza.......................................................... 59

L’autoritarismo di Zelensky frenato da Putin............................ 60

Sanzioni economiche come dichiarazioni di guerra.................. 60

Censura mediatica voluta dalla von der Leyen......................... 61

L’importanza di due minuscole repubbliche............................. 62

Marzo............................................................................................. 64

[1].............................................................................................. 64

Le guerre in nome della democrazia......................................... 64

Una gran voglia di guerra.......................................................... 64

Le sanzioni economiche sono colpi militari.............................. 65

Quale intesa tra russi e ucraini?................................................. 66

Zelensky disperato..................................................................... 66

Fulmine a ciel sereno della Spinelli.......................................... 67

[2].............................................................................................. 70

Il mondo non capisce Putin....................................................... 70

La UE entra indirettamente in guerra........................................ 71

Analisi indovinata di “Limes”................................................... 72

Reazioni internazionali alla guerra in Ucraina.......................... 73

I protocolli di Minsk.................................................................. 73

I socialisti americani filorussi.................................................... 75

Generosità polacca per i profughi.............................................. 75

Sto con Alice Weidel................................................................. 75

Arrivano i mercenari in Ucraina................................................ 76

Il peso dei mass-media.............................................................. 76

Bravo Oliver Stone.................................................................... 76

[3].............................................................................................. 77

Il ruolo insignificante dell’OSCE.............................................. 77

“Limes” su Cina e Russia.......................................................... 77

Ho amato e odiato la Russia...................................................... 77

Psicologia europea..................................................................... 79

Paranoia mediatica..................................................................... 80

Biden senescente....................................................................... 81

Aumenta il tasso di autoritarismo occidentale.......................... 81

Non unanime l’Assemblea generale dell’ONU......................... 81

Corridoi umanitari..................................................................... 83

[4].............................................................................................. 83

Anche lo sport va politicizzato?................................................ 83

Pericolosi anche i gatti russi...................................................... 84

Orbán ci vede!........................................................................... 85

Zelensky speculatore................................................................. 85

Dati economici dell’Ucraina..................................................... 85

Una legione straniera per i mercenari in Ucraina...................... 86

Il futuro dell’umanità................................................................. 87

In principio c’era il Nord Stream 2............................................ 88

[5].............................................................................................. 90

Zelensky non si rende di quel che dice...................................... 90

Due diversi modi di combattere................................................ 90

Interpretazioni divergenti sui corridoi umanitari....................... 91

Quali alternative a Putin?.......................................................... 92

Melloni condivisibile................................................................. 93

Condivido Roberto Buffagni del Movimento 5 stelle............... 95

Questa guerra mette in ginocchio l’Italia per i cereali.............. 99

Zelensky irresponsabile........................................................... 100

Assassinato uno dei negoziatori ucraini.................................. 100

Terrorismo dei neonazisti........................................................ 100

Rampini ridicolo...................................................................... 101

[6]............................................................................................ 101

Gli USA pronti a riconoscere Taiwan...................................... 101

Condivido Lannutti (e non da oggi)........................................ 102

Il Giappone si prepara alla guerra?.......................................... 102

Alza la testa la Transnistria..................................................... 103

Censure mediatiche................................................................. 104

Bloccare i conti correnti.......................................................... 104

Il valore delle autonomie locali e regionali............................. 105

Umano e politico per capire la guerra..................................... 107

[7]............................................................................................ 108

Razzismo rivoltante della nostra destra................................... 108

Di risoluzione in risoluzione................................................... 109

Una pentola a pressione........................................................... 109

Follie alla Zelensky.................................................................. 110

Ho l’impressione che la guerra stia per finire.......................... 111

Il livello dei nostri politici e giornalisti................................... 112

Kiev e la guerra batteriologica................................................. 112

Storie inventate........................................................................ 114

Il comico e affarista Zelensky.................................................. 114

Le parole del papa.................................................................... 115

La questione dei profughi........................................................ 116

Le spacconate di Di Maio........................................................ 116

[8]............................................................................................. 116

Mettere Putin con le spalle al muro......................................... 117

La questione delle fonti........................................................... 118

Promesse da marinaio e falsità patentate................................. 119

Sospeso dalla Luiss il docente Orsini...................................... 119

La Russia priva di futuro......................................................... 120

Sofismi di parole...................................................................... 121

Stato sovrano?......................................................................... 122

Benessere e dipendenza........................................................... 122

[9]............................................................................................ 123

La fine imminente di Zelensky................................................ 123

Gli errori militari di Putin........................................................ 123

La dittatura del capitale........................................................... 124

Il burattino Zelensky................................................................ 125

Due tipologie di nazismo......................................................... 125

Ha senso una mobilitazione generale obbligatoria?................ 126

Biden immorale....................................................................... 127

Modi diversi di usare la valigetta nucleare.............................. 128

Il disinteresse del governo polacco.......................................... 129

[10].......................................................................................... 129

Salvini ridicolo........................................................................ 129

La legione straniera in Ucraina............................................... 130

I sogni di Zelensky.................................................................. 131

Il nuovo asse geopolitico......................................................... 131

I discorsi retorici e populistici di Zelensky............................. 132

Ci stanno preparando alla guerra nucleare.............................. 132

La maglietta di Zelensky......................................................... 133

I negazionisti del Donbass....................................................... 134

Ipotesi assurda......................................................................... 134

I serbi dalla parte dei russi....................................................... 135

Fake news sull’ospedale pediatrico......................................... 136

[11]........................................................................................... 136

I nemici diventano amici......................................................... 136

Gli spot non muoiono mai....................................................... 137

Le fake news ucraine stanno aumentando sempre più............ 137

Stupisce l’ammissione del generale Paolo Inzerilli................. 137

Anche il generale Fabio Mini è contro la NATO.................... 138

Tra i due litiganti il terzo gode................................................ 139

Si moltiplicano le bande armate irregolari.............................. 140

Eutanasia e Ucraina................................................................. 140

Le fallite rivoluzioni ucraine................................................... 141

L’identità della destra ucraina.................................................. 141

L’origine del malessere ucraino............................................... 142

Premessa di un prossimo libro................................................. 143

Lucciole per lanterne............................................................... 143

Impeccabile l’analisi di Viganò............................................... 144

L’ambigua posizione cinese..................................................... 149

Cina, Stati Uniti e Taiwan........................................................ 150

[12].......................................................................................... 150

Zelensky, l’ebraismo e Israele................................................. 150

Suicidio economico di massa.................................................. 151

Ipotesi realistica....................................................................... 152

Intervista a Denis Pushilin....................................................... 153

Assassinato Ryndovsky........................................................... 153

Svezia e Finlandia possono essere coinvolte?......................... 154

Sempre molto informato Manlio Dinucci............................... 154

Nuovo asse geostrategico asiatico........................................... 156

Considerazioni opportune del generale Bertolini.................... 156

L’estrema destra ucraina.......................................................... 157

Scarcerato il criminale nazista Daniil Lyashuk....................... 163

Chiusura del McDonald’s........................................................ 163

Abbacinati dai video................................................................ 163

Era quasi pronta la bomba nucleare in Ucraina....................... 163

Armi batteriologiche russe o americane?................................ 164

L’importanza delle forze paramilitari straniere....................... 165

[13].......................................................................................... 165

Après moi le déluge!............................................................... 165

Una reazione a catena pro secessione...................................... 166

Gli oligarchi fanno schifo in quanto tali.................................. 166

Il problema dei profughi ucraini.............................................. 167

Scherzare col fuoco................................................................. 168

Rampini sragiona..................................................................... 169

Lo stupore dell’ingenuo Cingolani.......................................... 170

Una guerra irrilevante?............................................................ 170

Dalla parte di Luciano Canfora............................................... 171

Contro Fassino......................................................................... 172

La pericolosità della NATO..................................................... 174

[14].......................................................................................... 174

Stoltenberg guerrafondaio....................................................... 174

Falsità storica al TG1............................................................... 174

Il generale Tricarico si preoccupa........................................... 175

Una nuova Russia?.................................................................. 175

Condivido Pino Nicotri............................................................ 176

Prevista anche una guerra batteriologica................................. 182

Il modello Bandera.................................................................. 183

[15].......................................................................................... 184

Diversa consapevolezza........................................................... 184

Come porre fine alla guerra..................................................... 185

Muore Sansone con tutti i Filistei............................................ 185

La crisi economica degli Stati Uniti........................................ 187

Ucraina alla frutta?.................................................................. 188

Quota russa in Ucraina............................................................ 188

Cina e Russia finiranno alleate contro l’occidente?................ 189

Farneticazioni ucraine............................................................. 189

Una fake news interessante..................................................... 190

[16].......................................................................................... 192

NATO e UE a braccetto........................................................... 192

Nazismo e socialismo reale..................................................... 193

L’ammissione sconsolata di Zelensky..................................... 193

Un governo più democratico non guasterebbe........................ 194

Il militarismo di Putin.............................................................. 195

Dov’è il neon?......................................................................... 197

Le preoccupazioni tedesche..................................................... 197

La guerra da regionale a mondiale.......................................... 198

Il papa ingenuo........................................................................ 200

Negoziati particolari................................................................ 200

Prime manifestazioni pacifiste in Italia................................... 201

[17].......................................................................................... 201

Arriva la fame e non solo di energia....................................... 201

L’Australia si prepara alla guerra............................................ 203

Una nuova guerra fredda......................................................... 204

La vice di Zelensky è peggio di lui......................................... 205

Benzina da rubare.................................................................... 205

Tesi di Grozev.......................................................................... 206

Tony Blair farebbe meglio a tacere......................................... 207

La pistola di Cechov................................................................ 207

Nazista convinto...................................................................... 208

Biden criminale di guerra........................................................ 208

Ricostruzione cronologica di Leonid Savin............................ 209

[18].......................................................................................... 212

La posizione di Zjuganov........................................................ 212

Madri ucraine surrogate........................................................... 212

Amazon sdogana il neonazismo ucraino................................. 214

Ribellismo in Corsica.............................................................. 214

Davide e Golia......................................................................... 215

Accontentarsi è una filosofia di vita........................................ 215

Cardini super partes e finlandizzazione................................... 216

Più sei povero e più ti devi armare.......................................... 217

Bertinotti ancora di sinistra?.................................................... 218

Letta strabico........................................................................... 218

Pregevole sentenza della Corte di Cassazione........................ 219

[19].......................................................................................... 220

Nasce il duopolio..................................................................... 220

Putin corre ai ripari.................................................................. 220

Primo comandamento: rubare.................................................. 221

Il saggio (inascoltato) Prodi..................................................... 221

Il Sudafrica e la verità.............................................................. 222

Alla bisogna il nemico diventa amico..................................... 222

Stoltenberg somiglia al dottor Stranamore.............................. 223

Simulazione realistica di guerra atomica................................. 224

Putin e il vangelo..................................................................... 225

U cuncettu................................................................................ 226

Circondati da basi USA E NATO............................................ 227

Politi non lo capisco................................................................ 234

Divertente e arguto Tucker Carlson......................................... 235

Reticenza popolare.................................................................. 236

Molto convincente Mearsheimer............................................. 236

Zelensky in una bolla............................................................... 238

[20].......................................................................................... 238

Parenzo capisce qualcosa?....................................................... 238

Mannocchi stratega di primo piano......................................... 239

Efficienza pragmatica rispetto all’immagine pubblica............ 240

Arnese uncinato di piccole dimensioni................................... 240

Censurato il pittore Alexander Ozerski................................... 241

Dai loro frutti li riconoscerete................................................. 242

Globalisti e Grande Reset........................................................ 243

La fine prossima ventura della UE.......................................... 243

Mi piace la rivista Eurasia....................................................... 245

Davvero le guerre scoppiano all’improvviso?......................... 246

[21].......................................................................................... 247

Zhirinovskij avrebbe anche ragione........................................ 247

Censura mediatica in Ucraina.................................................. 248

Come Hitler nel bunker........................................................... 248

Fake news ridicola................................................................... 248

Magistrale sintesi cinese.......................................................... 249

Settimo: Non rubare................................................................ 249

Il mondo islamico si sta svegliando......................................... 250

Mai prendere per deficienti gli ebrei....................................... 250

Veltroni ignora o è ignorante?................................................. 251

Il Belgio ci ha ripensato........................................................... 251

Perché non pacificamente?...................................................... 252

La Polonia raddoppia............................................................... 252

Refrain Zelensky..................................................................... 253

Macron parla chiaro................................................................. 253

Esperimenti “scientifici” di medici neonazisti........................ 253

Italo Balbo risorto!.................................................................. 254

Chi li capisce è bravo!............................................................. 254

Cosa c’entra Jurij Gagarin?..................................................... 255

Il valore della mediazione turca.............................................. 256

Cos’ha fatto la Mogherini per la pace? Nulla!........................ 257

[22].......................................................................................... 258

Come è umano lei!................................................................... 258

Reductio ad hitlerum............................................................... 258

Una linea comune.................................................................... 259

Il nuovo fascismo di sinistra.................................................... 260

Chi è più nazista?..................................................................... 261

Demografia sociale e politica.................................................. 262

La libertà di ammazzarti.......................................................... 263

Noi italiani siamo pacifici....................................................... 264

Emergenzialismo a gogò......................................................... 264

[23].......................................................................................... 265

Lettera a Zelensky................................................................... 265

Il radicalismo ideologico della sinistra.................................... 267

Dugin pesca nel vero?............................................................. 267

Quando si straparla.................................................................. 269

Soluzioni al conflitto............................................................... 269

Ci risiamo: torna il falso delle armi chimiche......................... 270

Tre domande scomode............................................................. 270

Corrotta OMS.......................................................................... 271

Americani nuovi nazisti?......................................................... 271

Bernard-Henri Levy, amico dei neonazisti.............................. 273

[24].......................................................................................... 273

Vanità delle vanità................................................................... 273

Analogie coi lager nazisti........................................................ 273

Letta più stupido del previsto.................................................. 274

Ottimo Carlo Rovelli............................................................... 275

Chi è senza colpe lanci la prima pietra.................................... 276

Sempre grande Zanotelli.......................................................... 277

Di Maio il mediatore di professione........................................ 278

Un elicottero per la nostra troika............................................. 278

Un like a Domenico Gallo....................................................... 279

I luoghi comuni di Mentana?................................................... 279

Un botta e risposta inutile........................................................ 279

Algoritmi ideologici................................................................ 281

Princìpi propagandistici generali............................................. 282

Nazista persino la Chiesa ortodossa scismatica di Kiev.......... 282

Odessa sarà la prossima........................................................... 283

Il ruolo del FMI....................................................................... 283

Draghi ridicolo......................................................................... 285

Stoltenberg straparla................................................................ 285

[25].......................................................................................... 285

Armi al fosforo........................................................................ 285

Stati Uniti e neonazisti del battaglione Azov.......................... 286

Non la pace ma la vittoria........................................................ 286

Anche gli ungheresi si sono stufati dei neonazisti.................. 287

La fine del primato del dollaro................................................ 287

I polacchi vogliono un pezzo di Ucraina................................. 288

Martello e chiodi...................................................................... 289

Così è se vi pare....................................................................... 289

Non c’è più religione............................................................... 289

Austria contro Zelensky.......................................................... 290

Caratteristiche dei neonazisti ucraini...................................... 290

Promesse da marinaio.............................................................. 291

Strano modo di fare gli scout................................................... 292

[26].......................................................................................... 293

I neonazisti ci sono o non ci sono?.......................................... 293

La NATO e Pertini................................................................... 293

T’immagini.............................................................................. 295

Prospettiva falsata.................................................................... 295

Un nonnulla............................................................................. 295

Mentana sprovveduto o lecchino?........................................... 296

Realismo e concretezza non guastano mai.............................. 296

Le paure del FMI..................................................................... 298

Giannini si dovrebbe dimettere............................................... 298

First strike................................................................................ 299

Battere il ferro caldo................................................................ 300

La prossima crisi alimentare.................................................... 300

Risposte di Mazzucco al discorso di Draghi........................... 301

Un giornalista sempliciotto...................................................... 302

Se sei represso, sfogati............................................................ 302

[27].......................................................................................... 303

Un vero capo di Stato.............................................................. 303

Concetti semplici da capire..................................................... 304

Giustizia sommaria.................................................................. 305

Il prezzo del gas aumenta per colpa della UE......................... 305

La speculazione è la prima legge dell’economia..................... 306

Zelensky come Schwarzenegger............................................. 307

Guastarsi il fegato col rancore................................................. 307

[28].......................................................................................... 307

Ci fa o ci è?.............................................................................. 308

Ha ragione Biden..................................................................... 308

Mi chiamo Svetlana................................................................. 310

Le guerre statunitensi............................................................... 311

Lavrov e la sua domanda lecita............................................... 314

Tattiche simili.......................................................................... 315

Imprese italiane favorite dal 2% del PIL sulle armi................ 315

I cinesi finalmente più espliciti............................................... 316

[29].......................................................................................... 316

Russi come ebrei...................................................................... 317

Pagare o non pagare in rubli?.................................................. 317

Polacchi antistorici.................................................................. 318

I Biden e i laboratori ucraini.................................................... 318

Una svolta epocale................................................................... 319

Ritorno all’autarchia?.............................................................. 319

Gli USA aspettano che i russi si sfianchino?........................... 320

[30].......................................................................................... 320

Giornalismo d’accatto............................................................. 320

India emancipata...................................................................... 321

Melenso Gramellini................................................................. 322

Giudici internazionali antirussi............................................... 322

Gli USA destinati a implodere................................................. 323

Di chi è Kaliningrad?............................................................... 323

Impero russo come quello bizantino?...................................... 324

La nostra beata cecità culturale............................................... 324

Il Vaticano in controtendenza.................................................. 325

Un disastro immane per un risultato minimo.......................... 326

Fino a che punto autodeterminazione dei popoli?................... 326

[31].......................................................................................... 327

Mariupol è caduta e nessuno se n’è accorto............................ 327

Il conformismo degli intellettuali............................................ 328

Troppo severi?......................................................................... 328

Conclusione........................................................................ 330

Allegati............................................................................... 331

Protocolli di Minsk............................................................ 331

Discorso di Vladimir Putin alla nazione prima dell’operazione militare in Ucraina.......... 334

Bibliografia su Amazon..................................................... 340

 


 

 



[1] Quando nel 2020 si diffuse la notizia della possibilità di uno spostamento in Polonia delle armi nucleari americane dislocate in Germania, la cosa fu recepita dalla Russia come una provocazione, al pari dell’ingresso nella NATO, nel 2004, di altri Paesi dell’area ex-sovietica (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania e Slovacchia).

[2] Verso il 20 marzo anche il “New York Times” ha dovuto ammette l’autenticità dell’archivio ritrovato nel laptop di Hunter Biden. Glenn Greenwald (che all’epoca fu costretto alle dimissioni da “The Intercept”) ha puntato il dito contro tutti i colleghi che avevano alimentato la bufala della “disinformazione russa” al solo scopo di nascondere la verità. giubberosse.news/2022/03/20/il-nyt-ora-ammette-che-il-laptop-di-biden-finora-chiamato-disinformazione-russa-e-autentico/

[3] Secondo Franco Fracassi i morti furono invece circa 300 (cfr Ucraina dal Donbass a Maidan, cronache di una guerra annunciata).

[4] Strana l’assenza della Serbia, alleato storico della Russia, che comunque, pur votando a favore, si colloca in una posizione neutrale relativamente alle sanzioni. D’altra parte anche il Brasile ha ribadito la neutralità del Paese.

[5] Da notare che il Mar Nero è destinato a diventare un’area calda del pianeta, poiché 3 dei 6 Paesi rivieraschi (Turchia, Bulgaria e Romania), appartengono alla Nato, mentre Georgia e Ucraina vorrebbero farne parte.

[6] Il senatore americano Lindsey Graham ha chiesto agli esponenti del suo governo di uccidere il presidente Putin, cioè di verificare se ci sia un Bruto in Russia o “un colonnello Stauffenberg più efficace”, riferendosi da un lato al senatore dell’antica Roma coinvolto nell’assassinio di Giulio Cesare e dall’altro all’ufficiale tedesco che progettò il tentato assassinio di Adolf Hitler.

[7] Alla CSI aderirono Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan.

[8] La Banca centrale indiana sta discutendo un possibile schema di cambio diretto di valuta (rupie contro rubli) con la Russia per espandere il commercio e aggirare le sanzioni occidentali.

[9] Cfr anche www.youtube.com/watch?v=2Z19uqfM2kE e www.youtube.com/watch?v=5_VvpZke9O4

[10] La stessa Risoluzione chiedeva anche che l’UCK e altri gruppi armati degli albanesi del Kosovo venissero smilitarizzati: cosa che gli USA non hanno mai permesso.

[11] www.today.it/mondo/guerra-fake-news.html e www.ilriformista.it

[12] Non è forse vero che il professor Leo Strauss insegnava agli allievi ebrei che per proteggersi da una nuova Shoah dovevano costruire la propria dittatura con gli stessi metodi dei nazisti?

[13] L’art. in origine era stato pubblicato su “Il Manifesto”, che però l’ha censurato, difendendosi così: dire che “la Rand Corporation aveva previsto ogni mossa della guerra in corso in Ucraina” è una cosa, ma “far discendere l’oggettiva reazione dei bombardamenti di Putin alle installazioni NATO in Ucraina” è sbagliato, in quanto non si può dare “una legittimazione oggettiva della guerra russa”. Di fatto “la guerra della Russia di Putin è una aggressione. Spiegarne le origini e le complicità, oltre che le responsabilità occidentali, è per noi impegno di ogni giorno, ma questo non può voler dire giustificarla”. Come si può ben vedere si risponde a un’analisi politica ricorrendo a un principio etico. Col che si finisce per non ammettere l’evidenza e per schierarsi dalla parte degli USA. Con questa censura finisce la collaborazione ultradecennale di Dinucci al “Manifesto”.

[14] Dugin si rifà espressamente a Martin Heidegger, René Guénon e Julius Evola, Contesta il capitalismo occidentale ma la sua filosofia è sostanzialmente piccolo-borghese, simile a quella di Diego Fusaro. Non dice niente di particolarmente originale rispetto a quanto già detto dai filosofi russi, per lo più ortodossi ed esistenzialisti, che si opponevano alla rivoluzione russa, le cui riflessioni sono state raccolte in due volumi della Jaca Book all’inizio degli anni ’70: La svolta (Vechi), l’intelligencija russa tra il 1905 e il 17; AA.VV., Dal profondo. Raccolta di saggi sulla rivoluzione russa.

[15] Secondo “The Guardian” del 3 ottobre 2021 Zelensky non solo detiene quote azionarie di tre società off-shore, e ha legami con diversi oligarchi da cui riceve finanziamenti illeciti e introiti miliardari, ma è anche coinvolto direttamente in un giro di armi e soldi ai neonazisti.

[16] lavocedellevoci.it e ilsimplicissimus2.com

[17] In realtà si parla, in riferimento alle due guerre del Golfo, di oltre un milione di morti (tra militari e civili) e di diversi milioni di profughi, oltre che di malattie alla nascita e tassi di cancro peggiori che a Hiroshima. È stato uno dei più grandi crimini del ’900 e non c’è mai stata una richiesta di sanzioni.

[18] Su questo episodio e in risposta alla mia mail l’assessore alla cultura, Michele Guerra, mi comunica che il 9 aprile si terrà la mostra di Ozerski presso la Galleria Studio Bertani col patrocinio del Comune di Parma, senza censure di alcun tipo. Il pittore metterà all’asta alcuni suoi quadri e il ricavato lo devolverà ai bambini del conflitto ucraino.

[19] Avrebbero potuto vincere i vietnamiti contro gli statunitensi senza l’appoggio di russi e cinesi? Non credo, anche se negli anni ’70 la contestazione operaio-studentesca scuoteva dalle fondamenta il mondo occidentale.

[20] Il Partito Comunista, che aveva raggiunto anche il 13% alle elezioni politiche, è fuorilegge dal 2015. I fratelli Mikhail e Aleksander Kononovich, leader della giovanile comunista sono stati arrestati dalla polizia ucraina a Kiev..

[21] A dir il vero secondo i dati diffusi dal ministro della Difesa russo i militari morti al 25 marzo 2022 sarebbero stati 498. La cifra dei 7.000 è dell’intelligence USA e i generali sarebbero sette.

[22] Fonte originale sottoposta a censura occidentale: rt.com/business/551791-serbia-regrets-russia-gas-contract/

[23] I dati di Confindustria ci dicono che il peso della manifattura cinese su quella mondiale è passato dal 5% del 1995 a oltre il 30%, mentre la manifattura statunitense è calata attorno al 16,6%.

[24] Fonte: Wikipedia

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