TU SOLO HAI PAGATO

Quella che segue è la risposta che Eloisa dà a una lettera di Abelardo in cui egli manifesta il desiderio di essere seppellito nel cimitero del convento che la ospita.

"...Il solo pensiero della tua morte è gia una sorta di morte per noi. E la tua morte, la tua morte vera, allora, se ci troverà in vita, che cosa sarà? No, Dio non può permettere che noi ti sopravviviamo per renderti questo estremo dovere, per prestarti quell'assistenza che invece ci aspettiamo da te. Io prego il cielo che anche in questo io ti possa precedere, non seguire Risparmiaci, ti supplico; risparmia almeno colei che vive solo per te; non dire più cose del genere, che ci trafiggono il cuore come spade di morte e ci rendono ancor più penoso della morte questo poco tempo che ci rimane da vivere.

Me infelice e disgraziata, più infelice e più disgraziata di chiunque altra! Tu mi hai sollevata al di sopra di tutte le donne solo perché io debba patire quello che nessun'altra ha mai patito, quello che è tanto doloroso per te come per me?

E pare inoltre che, a complicare le cose, [ ... ] si sia verificato un vero e proprio capovolgimento dei valori consueti. Mentre infatti ci abbandonavamo paghi delle gioie dell'amore o, per usare una parole più volgare ma più espressiva, alla lussuria, la severità divina ci ha risparmiati. Ma appena legittimammo la nostra situazione, appena con il matrimonio cancellammo la vergogna del nostro illecito rapporto, la collera del Signore ci colpì in pieno e non risparmiò neanche per un momento quel letto, ormai purificato dal sacro vincolo matrimoniale, che pure aveva così a lungo sopportato quando lo sconciavamo in tutti i modi. Il castigo che tu hai subito sarebbe stato la giusta punizione per qualsiasi uomo colto in flagrante adulterio: ma tu non te lo sei meritato per esserti macchiato di una tale colpa, bensì per esserti sposato, per aver fatto ciò che, secondo le tue intenzioni, avrebbe dovuto cancellare ogni torto.

Hai patito per causa delle tua legittima sposa quella che di solito è la conseguenza di un amore illecito con un'amante, con un'adultera. E l'hai patito non quando ci lasciavamo andare ai piaceri ma quando, già momentaneamente separati, vivevamo ormai castamente, tu a Parigi, a capo della tua scuola, io, secondo i tuoi ordini, ad Argenteuil, in mezzo alle monache; quando ormai eravamo lontani l'una dall'altro, per poter attendere con più zelo e con più libertà tu alla scuola, io alla preghiera e alla meditazione dei sacri testi. Eppure proprio allora, mentre conducevamo questa vita che era tanto più santa quanto più casta, proprio allora tu hai pagato nel tuo corpo per tutti e due. A peccare eravamo stati in due, ma tu solo hai pagato: e ha pagato colui che era il meno colpevole, perché tu ormai ti eri umiliato per me e avevi posto ampiamente riparo alla faccenda, onorando me e tutta la mia famiglia." 

Abelardo e Eloisa, Lettere d'amore, a cura di E Roncoroni, Rusconi, Milano, 19711 pp. 180-187.