STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


GLI EBREI NELL’IMPERO BIZANTINO

L'imperatore bizantino Niceforo III Botaniate con Giovanni Crisostomo e l'arcangelo Michele

Wolf Murmelstein - exodus.jimdo.com

PROLOGO. ROMA E IL “POPOLO GIUDAICO”

  • Nell’anno 160 a.e.v. un senatoconsulto romano dava veste giuridica all’alleanza di Roma col popolo giudaico, rappresentato dal Sommo Sacerdote di Gerusalemme, sia residente in Giudea che nelle comunità della Diaspora intorno al Mediterraneo.
  • Dopo l’anno 63 a. e. v. Antipater e suo figlio Erode ottennero da Giulio Cesare e da Augusto garanzie per la libertà religiosa e l’esistenza delle comunità ebraiche.
  • Erode Agrippa I intervenne presso gli imperatori Caligola e Claudio e Erode Agrippa II intervenne presso l’imperatore Vespasiano in difesa delle comunità ebraiche.
  • Da ricordare le rivolte ebraiche contro i provvedimenti repressivi degli imperatori Traiano prima e Adriano dopo.
  • Con l’imperatore Settimio Severo si ebbe nuovamente la piena libertà religiosa e Caracalla accordò la cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi.

DA CITTADINI AD EMARGINATI. COSTANTINO – GIULIANO APOSTATA – TEODOSIO

Costantino, (313-337) diventato unico imperatore dopo la Battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, emanò nel 313 l’Editto di Milano che concesse ai Cristiani la libertà di religione e chiese ai fedeli di tutte le religioni di pregare per l’Impero e l’Imperatore invece di fare i vecchi sacrifici.

Se Augusto a suo tempo era anche Pontifex Maximus, Costantino, non ancora battezzato, partecipava sempre di più nelle dispute teologiche cristiane fino ad intervenire personalmente al Concilio di Nicea nell’anno 325 dove, tra altro, venne fissata la separazione delle date della Pasqua cristiana dal Pesach ebraico. Questa separazione, non seguita da molte comunità giudeo cristiane, coincise con l’avvio della progressiva cristianizzazione della città di Gerusalemme. Infatti Costantino aveva già ricevuto da Eusebio da Cesarea la notizia che il Vescovo Makarios di Aelia Capitolina Colonia (nome romano di Gerusalemme) aveva “scoperto” e reso accessibile il Sepolcro di Gesù Cristo e individuato il luogo della Crocifissione. Al Concilio di Nicea Makarios pretese quindi la rivalutazione della sede vescovile di Aelia Capitolina/Gerusalemme rispetto alla sede di Cesarea ancora capitale della provincia; Costantino, per mettere pace, propose di conferire a Makarios un incarico onorifico. Da ricordare che la madre di Costantino, Elena, era cristiana ed è nota per le sue ricerche di reliquie. In occasione della visita a Gerusalemme Costantino ordinò la costruzione della Chiesa della Natività a Betlemme e avviò la cristianizzazione della Terra di Israele che comportò la progressiva riduzione della presenza ebraica.

Il divieto emanato da Costantino agli ebrei di convertire e circoncidere gli schiavi di loro proprietà ha diversi aspetti. In questo modo gli ebrei vennero, di fatto, esclusi sempre di più dall’esercizio dell’agricoltura in gran parte basato sul lavoro servile. Dall’altra parte si deve ricordare come la conversione di uno schiavo all’ebraismo significava per lui il diritto al riposo settimanale e la prospettiva di venire liberato secondo i precetti ebraici. Ciò non poteva essere ammesso in un sistema economico basato sullo sfruttamento del lavoro servile. Si ha, peraltro, notizia della conferma da parte di Costantino del diritto degli ebrei di far parte delle magistrature cittadine. All’epoca però far parte delle magistrature cittadine era un onere piuttosto che un onore per cui questa conferma appare quindi a doppio taglio.

E’ evidente che Costantino abbia compreso che il Cristianesimo dell’impronta di Paolo di Tarso fosse uno strumento di governo adatto ad un regime sempre più tirannico con un ordinamento economico basato sul lavoro degli schiavi e l’oppressione crescente dei ceti popolari.

  1. Se in “Epistola ai Romani si definiscono “i funzionari imperiali come ministri di D’O” si chiama peccato l’opposizione agli ordine dell’apparato burocratico imperiale.
  2. Se in un sistema economico basato sul lavoro degli schiavi si raccomanda – “Epistola a Filemone” - di trattare lo schiavo come un fratello, cioè senza il diritto definito da norme al riposo settimanale e nessuna prospettiva giuridica alla liberazione lo si rende dipendente dall’arbitrio del padrone e si chiama peccato ogni sua aspirazione alla liberazione.

Così possono essere meglio interpretate le prese di posizione di Costantino contro le tesi teologiche di impronta giudeo-cristiana che vennero definite quali eretiche.

Le comunità giudeo-cristiane vivevano essenzialmente in Asia Minore, Siria, Terra di Israele e Egitto. Molte si richiamavano alla predicazione di Giovanni, Apostolo e Evangelista, che si rivolgeva essenzialmente ai ceti poveri, sempre più sfruttati. Le successive persecuzioni colpivano quindi Ebrei e Giudeo-Cristiani insieme, il regime tirannico imperiale non faceva distinzioni. Coloro che alcuni decenni prima avevano invocato tolleranza erano diventati intolleranti.

Costantino iniziò di inserire cristiani in molte posizioni importanti; ciò spesso significava accuse e condanne per chi era stato destituito e rimpiazzato. Per mantenere posizioni acquisite molti ebrei si battezzavano e “dimostravano” la loro conversione con grande intolleranza diventando detrattori della religione ebraica. L’Imperatore vietò sia di convertirsi all’Ebraismo che di diseredare i figli “convertitisi” al Cristianesimo.

Alla morte di Costantino divenne imperatore il figlio Costanzo (337-361) che intensificò le persecuzioni contro i “non cristiani”. Ebbe pure inizio un periodo di lotte dinastiche.

Si ha notizia di una grande rivolta ebraica con aspetti messianici – ovviamente crudelmente repressa - in Galilea intorno all’anno 350 contro l’intolleranza del prefetto Caesar Gallus. In ritorsione Costanzo rinnovò il divieto agli Ebrei di entrare a Gerusalemme.

Nell’anno 361 divenne Imperatore Giuliano (361-363), detto Apostata, unico sopravvissuto alle lotte dinastiche. Essendosi già accostato a culti pagani orientali era deciso a tutelare i diritti dei non cristiani. Ricevendo una deputazione ebraica chiese, retoricamente, il motivo per cui non venivano più offerti i sacrifici. Alla risposta, ovvia, che la celebrazione dei sacrifici era cessata con la distruzione del Tempio di Gerusalemme nell’anno 70, Giuliano ordinò di procedere alla ricostruzione sotto la direzione del funzionario imperiale Alypius, con sede ad Antiochia.

Dopo la distruzione del Secondo Tempio l’abolizione della presentazione dei sacrifici evitava il problema delle ricorrenti pretese di sacrificare davanti alla statua dell’Imperatore per il quale comunque si pregava. Il Secondo Tempio era stato costruito dalla comunità ebraica di Gerusalemme col consenso del Gran Re di Persia mentre per la costruzione dell’ipotetico Terzo Tempio l’ordine imperiale prevedeva la direzione di un funzionario pagano.. Era quindi realistico il timore di nuove pretese di presentare, in questo Terzo Tempio, dei sacrifici davanti all’immagine dell’Imperatore. I lavori di costruzione vennero fermati prima da un incendio e poi dalla morte in battaglia, nell’anno 363, di Giuliano Apostata, poi considerato Anti-Cristo. I suoi sostenitori, nel corso degli anni seguenti vennero perseguitati, spesso processati e condannati a morte, in base a varie accuse. Alypius venne accusato, processato e condannato per veneficio.

Alcuni anni dopo vennero diffuse le famigerate violentissime otto “Omelie Contro i Giudei” di Giovanni Crisostomo, appena ordinato sacerdote e reduce di lunghi anni di vita da eremita di auto mortificazione; chi è crudele con se stesso è crudele anche verso il prossimo e/o spinge alla crudeltà. Quanto detto in queste Omelie venne detto poi per secoli, e viene ancora ripetuto, dalla propaganda di odio contro gli Ebrei. All’epoca lo scopo immediato di questa predicazione era di trattenere i Giudaizzanti, già scomunicati, dalle tradizioni ricollegabili alle loro radici ebraiche; essenzialmente la celebrazione della Pasqua in coincidenza con la festività ebraica di Pesach. I vari gruppi di Giudaizzanti non osservavano la circoncisione, spesso negavano l’autenticità di parti del Vecchio Testamento e a Pasqua celebravano l’istituzione dell’Eucarestia e non la liberazione dalla schiavitù egiziana ricordata a Pesach. Non erano né Giudei né Cristiani; venivano però perseguitati come Ebrei.

La presenza dei Giudeo-Cristiani emerge quindi come fattore importante dei contrasti politico-religiosi tipici dell’Impero Bizantino. Le numerose comunità Giudeo Cristiane per le loro forti divergenze dottrinali non riuscirono a fronteggiare, uniti, la forza della Chiesa ufficiale, strettamente legata alla potenza imperiale.

Ulteriore passo della discriminazione degli Ebrei era il divieto imperiale,dell’anno 388, dei matrimoni misti con Cristiani. Ebrei e Pagani erano ormai solo tollerati. In questo clima di odio si ebbero le distruzioni di vari santuari pagani col saccheggio dei relativi tesori senza che i responsabili venissero puniti. La decisione dell’Imperatore Teodosio (379-395), per evidenti ragioni di opportunità politica, di punire i responsabili della distruzione di una sinagoga sita in una regione dove vivevano grandi comunità ebraiche, da una parte e dall’altra del confine col Regno Persiano, dovette venir revocata sotto la pressione di Ambrogio di Milano secondo il quale l’Imperatore stava nella Chiesa e non sopra la Chiesa.

Ormai veniva riconosciuto valido e lecito il movente del fervore religioso di vari atti di puro terrorismo e saccheggio. I principi di legge e ordine divennero cosi secondari rispetto all’intolleranza religiosa.

Seguì quasi subito il divieto ai Pagani di frequentare i propri templi e celebrare i riti. I santuari egiziani vennero distrutti per istigazione del Patriarca di Alessandria d’Egitto e Padre della Chiesa Teofilo; nulla viene riferito sulla destinazione dei rispettivi tesori. Venne stabilito il perdita dei diritti ereditari di successione per gli Apostati del Cristianesimo. Il Cristianesimo nell’anno 391 venne ufficialmente proclamato quale unica Religione di Stato. Gli Ebrei, ormai solo tollerati, non poterono più contare sulla tutela imperiale dei loro diritti. L’Impero Romano alla vigilia della propria divisione in due non era più uno stato di diritto.

ANNO 395: DIVISIONE DELL’IMPERO ROMANO - L’IMPERO DI BISANZIO

All’epoca della divisione dell’Impero Romano, anno 395, la maggioranza della popolazione ebraica e di quella giudeo-cristiana dell’Impero Romano viveva nella parte orientale – Terra Santa, Egitto, Asia Minore, Siria, Mesopotamia, Grecia – e divenne quindi suddita del neonato Impero Bizantino che il giovanissimo Imperatore Arcadio (395-408) voleva costituire come uno stato teocratico, politica seguita da quasi tutti i suoi successori.

Il clima favorevole all’inasprimento delle persecuzioni si ebbe nell’anno 398 con la chiamata alla carica di Patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo che era in divergenza, ufficialmente per questioni dottrinali, col Patriarca di Alessandria d’Egitto Theofilo che nell’anno 403 riuscì ad imporsi. Nell’anno 404 Giovanni Crisostomo venne destituito e esiliato. E’ giusto ricordare che Giovanni Crisostomo in varie Omelie aveva richiamato l’attenzione sulla grande miseria nelle classi popolari e censurato gli eccessivi lussi dei ceti dominanti. Ciò, In un regime tirannico basato sul sempre maggior sfruttamento del lavoro servile e oppressione dei ceti popolari, non era il modo migliore per conservare l’appoggio della Corte Imperiale.

Nella capitale Costantinopoli la comunità ebraica, dopo che la confisca e trasformazione in chiesa della grande Sinagoga, venne concentrata in un quartiere periferico. Nell’anno 408, sotto la minaccia del divieto assoluto di celebrare la festa di Purim. venne emanato il divieto del rito di bruciare la “forca di Haman”, ritenuta troppo simile alla croce.

Grande importanza avevano gli avvenimenti ad Alessandria d’Egitto dove nell’anno 415, in coincidenza con il massacro della filosofa pagana Ipazia, si ebbe la distruzione della comunità ebraica (assalto alle proprietà e cacciata degli Ebrei) per ordine del Patriarca Cirillo, Padre della Chiesa nipote e successore di Teofilo. Cirillo venne proclamato santo nel 1890 da Leone XIII in coincidenza del rilancio dell’offensiva della Chiesa Cattolica contro Liberalismo e Socialismo. Il Patriarcato di Alessandria, per via delle grandi proprietà terriere dei monaci copti e del possesso delle navi, controllava le forniture di grano a Costantinopoli e altre provincie dell’Impero e poteva prevalere quindi sullo stesso governatore imperiale che aveva tentato di aiutare la comunità ebraica.

Ormai era il potere economico a fomentare le persecuzioni di Ebrei e Pagani e la crescente oppressione delle classi popolari. Infatti nello stesso anno 415 Teodosio II (408-450) emanò – o venne costretto ad emanare - le norme che in Egitto sancirono il passaggio della proprietà delle terre dalle città a grandi proprietari terrieri – in concreto i monasteri copti – e la riduzione dei contadini a servi della gleba. Agli stessi grandi proprietari terrieri venne conferita la facoltà di imporre e riscuotere imposte; era il feudalesimo.

Nell’anno 417 venne vietato agli Ebrei di possedere schiavi cristiani, ne derivò l’impossibilità di dedicarsi all’agricoltura. Nell’anno 418 gli Ebrei vennero formalmente esclusi da cariche e impieghi statali. Un sensibile peggioramento si ebbe nell’anno 423 quando distruzioni o danneggiamenti di Sinagoghe ufficialmente non venne più considerato reato penale; poteva venire offerto un terreno di sostituzione o un risarcimento per la sottrazione di oggetti di culto, senza alcuna garanzia di congruità.

Il Patriarca ebraico Gamliel VI venne ripetutamente ammonito sull’osservanza del divieto di costruire nuove Sinagoghe – erano consentite solo riparazioni – e privato dei titoli imperiali romani conferiti nei secoli ai suoi predecessori. Alla sua morte, nell’anno 429, il Patriarcato Ebraico venne abolito e i contributi delle comunità della Diaspora avocati allo stato; si ebbe un nuovo “Fiscus Judaicus”.

Nell’anno 428 l’Imperatore Teodosio II avviò la codificazione dei propri editti tra cui le norme discriminatorie contro gli ebrei. Il Codice di Teodosio entrò in vigore ufficialmente nell’anno 430 ed è considerato basilare per il diritto medioevale, quindi anche per molte norme di discriminazione.

Successivamente, all’epoca dell’Imperatore Zeno (479-491) si ebbero varie persecuzioni tra cui un massacro ad Antiochia, Nell’anno 507, sotto l’Imperatore Anastasio I (491-518) si ebbero ancora persecuzioni a Costantinopoli. Da notare la coincidenza con la rivolta ebraica guidata dall’Exilarca Mar Sutra II in Babilonia contro il Regno di Persia Sassanide dove erano state emanate leggi assolutamente contrarie alla moralità.

L’Imperatore Giustiniano (527-565) arrivò ad interferenze censorie nella funzione sinagogale disponendo:

  1. Obbligo di leggere la traduzione in greco – dalla Septuaginta cristiana - del brano settimanale del Pentateuco e limitazione del contenuto dei commenti.
  2. Divieto della celebrazione del Pesach prima della Domenica della Pasqua cristiana. Pure qui si nota il legame fra la persecuzione contro gli Ebrei e quella contro quegli Giudeo-Cristiani che celebravano la Pasqua, nel senso del ricordo dell’istituzione dell’Eucarestia, contemporaneamente al Pesach che invece ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana.
  3. Divieto di recitare ad alta voce passi basilari – esaltazione dell’Unicità e della Maestà del Signore - delle preghiere ebraiche che erano ritenute polemiche contro la dottrina cristiana della Trinità. Si noti che un divieto simile era stato emanato qualche decennio prima dal re sassanide Jezgered II.
  4. Divieto di leggere il MISHNAH TORAH composto a cavallo dei secoli II e III e.v. a commento delle norme – civili, economiche, sociali – del Pentateuco. E’ evidente che si temeva il confronto con le norme severe del CORPUS IURIS CIVILIS appena emanato.

Infine le testimonianze di un ebreo in tribunale valevano solo se favorevoli – mai se contrarie - alla parte cristiana o allo stato e suoi organi. L’Ebreo non era più cittadino.

Non è una semplice coincidenza che lo stesso Imperatore Giustiniano, ordinò pure la chiusura della scuola filosofica di Atene. Le discriminazioni e le prepotenze anti-ebraiche nel primo periodo bizantino si accompagnarono alla persecuzione delle altre tradizioni culturali tramandate all’antichità Al posto delle discussioni e analisi delle scuole filosofiche si ebbero le vuote disquisizioni fideistiche della teologia alle quali non era possibile replicare. Non si dovevano offrire ai monaci – fanatici, ignoranti e violenti - pretesti per lanciare accuse di sacrilegio e scatenare nuove persecuzioni.

L’espansione bizantina sotto la guida di Belisario, condottiero di Giustiniano, nei territori già dell’Impero d’Occidente dissoltosi nell’anno 476, portava a duri colpi per le comunità ebraiche. Nel Nord Africa, nella Spagna Meridionale e in Italia Meridionale; molte Sinagoghe vennero confiscate e trasformate in Chiese. Alle funzioni sinagogali i passi settimanali del Pentateuco dovevano essere lette le relative traduzioni in latino.

Ad un certo momento con una “novella” legislativa, poi inserita nel CORPUS IURIS CIVILIS, Giustiniano proibì la pratica religiosa dell’Ebraismo – e anche del Paganesimo, ma quale? - nei territori riconquistati del Nord Africa. Come in simili casi, in Italia, Nord Africa e Spagna meridionale si ebbero famiglie ebraiche che formalmente si convertirono al Cristianesimo continuando a seguire, per quanto possibile, i precetti ebraici, come si ricava da alcune decisioni ecclesiastiche sull’esclusione di questi “convertiti formali” dai sacramenti. Alle Sinagoghe, al momento delle preghiere, si presentavano controllori, ufficialmente per verificare la lettura della porzione settimanale del Pentateuco anche nella traduzione della Septuaginta come pubblicato in quel tempo da parte cristiana; è da presumere che si voleva pure indagare sull’eventuale partecipazione di “convertiti formali” alle preghiere ebraiche. Nelle provincie conquistate molto dipendeva dall’atteggiamento dei rispettivi governatori che, guidati dal buonsenso, non sempre seguivano tutte le norme persecutorie. Ovviamente mancano notizie precise.

Il CORPUS IURIS voluto da Giustiniano per sistemare la legislazione romana venne per secoli considerato fondamentale per gli studi giuridici. La legislazione discriminatoria bizantina costituisce, almeno in parte, il modello per altre legislazioni discriminatorie e vessatorie; donde la sua importanza storica. Si ritiene che in confronto ad altri “non cristiani” – ma quali? Forse i Giudeo-Cristiani? – gli Ebrei fossero meno vessati; magra consolazione.

I CONFLITTI DI BISANZIO CON PERSIANI E ARABI CONDUCONO ALLA RESISTENZA ARMATA DELLA COLLETTIVITA’ EBRAICA DELLA TERRA D’ISRAELE

All’epoca in Giudea viveva ancora una grande collettività ebraica anche se in contrasto sia con i Cristiani ortodossi (nel senso di fedeli della Chiesa ufficiale) che con i Giudeo-Cristiani, Ebioniti ed altre. Anche nella Persia sassanide, essenzialmente in Babilonia e Mesopotamia, e nella Penisola Araba vivevano grandi collettività ebraiche in grado di combattere.

Nell’Impero Persiano all’inizio del sesto secolo vi fu la rivoluzione del giovane Exilarca Mar Sutra contro provvedimenti immorali – amore libero, ecc. – del regime sassanide ormai in decadenza e che durò ben sette anni, ebbe la sua roccaforte nella città di Mahuza (Machuza/Machoza) e venne sconfitta intorno all’anno 520. Questa rivoluzione aveva suscitato aspettative messianiche nelle collettività ebraiche, specialmente in Terra di Israele, in seguito però le condizioni nel regno sassanide si normalizzarono.

L’Arabia era oggetto della rivalità fra l’Impero di Bisanzio, il Regno Persiano Sassanide e l’Etiopia cristiana copta. Queste potenze intervennero anche militarmente contro i regni dell’Arabia sud-occidentale – importante via commerciale in caso di guerra fra l’Impero di Bisanzio e la Persia sassanide – occupando,, sempre solo per qualche decennio,territori ritenuti strategici. La collettività ebraica di Terra di Israele guardava, logicamente, alle combattive tribù ebraiche che da secoli vivevano in Arabia e avevano già combattuto contro le precedenti invasioni di Bisanzio che avevano lasciato brutti ricordi di tirannia. La dinastia regnante dell’Arabia Felix, dopo aver sconfitto l’occupante bizantino si convertì all’Ebraismo.

Nell’anno 602 iniziò una grande offensiva persiana contro Bisanzio con l’attacco sul confine con la Siria; l’esercito persiano si avvicinò verso la Terra di Israele dai monti del Libano. Un ricco uomo d’affari - si conosce solo il nome Benjamin - della città di Tiberiade organizzò partigiani ebrei in appoggio dell’avanzata persiana verso Gerusalemme; è probabile la partecipazione di tribù ebraiche dell’Arabia.

Oltre mille anni prima la conquista persiana della Giudea aveva permesso la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e una rinascita dell’Ebraismo. Ma gli ultimi dominatori sassanidi, ormai decadenti, non avevano le ampie vedute dei primi sovrani achemenidi. Si sa che il condottiero persiano fece portare molti ebrei in esilio; la ricostruzione della città di Gerusalemme, col Tempio, quale nuovo centro dell’Ebraismo era fuori questione.

Benjamin di Tiberiade ritenne quindi utile riallacciare i legami con l’Imperatore Eraclito (610-641) riuscito a passare ad una controffensiva e che promise il perdono per tutti coloro che avevano combattuto a fianco dei Persiani. Si ebbe la vittoria di Bisanzio e l’Imperatore Eraclito visitò Benjamin a Tiberiade per marciare poi verso Gerusalemme, per riportarvi una reliquia.

Al suo ingresso a Gerusalemme l’Imperatore Eraclito si trovò di fronte alla richiesta dei monaci di scacciare e sterminare tutti gli Ebrei, colpevoli di deicidio, promettendogli l’assoluzione per la rottura della sua promessa di perdono fatta a Benjamin di Tiberiade e di sostituirlo nella penitenza per cui si sentì quindi libero di volgersi contro gli Ebrei. E le promesse valevano solo se mantenute; venne emanato un decreto imponendo la conversione forzata.. Molti Ebrei dovettero fuggire mentre il grande capo Benjamin di Tiberiade accettò il Battesimo credendo cosi di mettersi a posto.

RIDIMENSIONAMENTO DELL’IMPERO DI BISANZIO

I condottieri bizantini Belisario e Narsete portarono il dominio bizantino su tutta l’Italia e arrivarono pure in Carinzia e Stiria, Ma la gloria di Giustiniano durò poco. Nell’anno 568 il popolo di stirpe germanica dei Longobardi conquistò la Valle Padana dove costituì un regno con capitale Pavia. All’Impero Bizantino per il momento rimase ancora la maggior parte dell’Italia, da Ravenna fino a Napoli e oltre.

Nell’anno 630 l’Imperatore Eraclito aveva potuto festeggiare la vittoria sulla Persia sassanide. Ma, la profezia sognata di un popolo circonciso all’attacco di Bisanzio – prima identificato in quello ebraico - si avverò a partire dall’anno 632 con i primi attacchi da parte degli Arabi, anche loro circoncisi. Gli Arabi in pochi decenni riuscirono ad occupare la maggior parte dell’Impero di Bisanzio che si trovò cosi privato delle sue regioni più fertili. Dopo la caduta di Cartagine nell’anno 695 Bisanzio comprendeva ormai solo la Penisola Anatolica, la parte meridionale dei Balcani e qualche territorio in Italia.

Negli anni 670-678 si ebbe il primo assedio di Costantinopoli da parte di una flotta araba; la salvezza dell’Impero di Bisanzio era dovuto all’impiego del Fuoco Greco, invenzione della scienza greca, applicata agli usi bellici da Hallikinos. Tuttavia, l’indebolimento di Bisanzio continuò malgrado la vittoria contro l’assedio arabo: Alle spalle di Costantinopoli le popolazioni scontente dei Balcani vennero unite nel Regno dei Bulgari, territorio della Tracia.

Di fronte all’avanzata persiana prima e a quella araba dopo le minoranze oppresse non avevano motivi per rimanere fedeli a Bisanzio. I nuovi dominatori arabi alle conversioni forzate e altre forme di persecuzioni sostituirono la tassazione degli “Infedeli”. Col tempo molti gruppi di Giudeo-Cristiani aderirono all’Islam.

La decadenza di Bisanzio da grande impero a stato di media dimensione era il risultato dell’intolleranza religiosa che doveva distogliere Il popolo da ogni idea di protesta contro le grandi ingiustizie sociali.

IL PERIODO DEL CONTRASTO SULL’USO DELLE IMMAGINI – ICONOCLASTIA – E I RAPPORTI CON IL REGNO EBRAICO DEI CASARI

Nell’anno 718 una flotta araba, appoggiata da un’offensiva sulla Penisola Anatolica, iniziò il secondo assedio di Costantinopoli. Anche in questa occasione la fine dell’Impero Bizantino venne sventata dall’impiego del Fuoco Greco, quindi ad un frutto dell’antica cultura scientifica greca e non alle disquisizioni teologiche.

Il nuovo imperatore, Leone III (718-741, originario della Siria e cresciuto in un ambiente misto accanto anche ad Arabi e Ebrei, era consapevole come il culto delle immagini fosse l’argomento preferito delle polemiche contro gli sforzi per convertire tutti al Cristianesimo. E’ pure da considerare che in ciò che era rimasto dal grande impero una parte importante della popolazione, specialmente nelle campagne, era giudaico-cristiana.

Ai tempi dell’Impero Romano nella Penisola Anatolica vivevano grandi comunità ebraiche, sia nelle città che nelle campagne (donde il motivo del legame dinastico fra Casa di Erode e il Re di Cappadocia Archelao). Presso queste comunità l’Apostolo e Evangelista Giovanni, che intorno all’anno 42 si era stabilito ad Efeso, svolse un intenso apostolato. Giovanni, Apostolo e Evangelista, da giovinetto era stato, insieme al fratello Giacomo Maggiore, a fianco di Giovanni il Battista e, quindi, battezzava con immersione quale purificazione rituale dai peccati, rispettava quindi, almeno formalmente, l’uso del bagno rituale ebraico. Sono note, ma poco studiate, le sue divergenze con Paolo di Tarso sulla forma del Battesimo, divergenze che hanno avuto effetto nei secoli successivi e che dovrebbero venire meglio esaminati in altra sede. Si deve ricordare come all’epoca di Traiano, Plinio il Giovane quale governatore della Bitinia, in risposta a sua domanda ricevette l’istruzione imperiale di non essere troppo rigoroso con questi Giudeo-Cristiani.

Nell’anno 723 l’Imperatore Leone III (718-741)emanò un severo editto per imporre a Giudei e agli “appartenenti alle sette di “vivere secondo il rito cristiano”; non si hanno notizie di grandi effetti di questo ordine imperiale che forse era inteso più a soddisfare la Chiesa Ufficiale, in particolare i monaci. Fatto sta che l’Imperatore Leone III si trovò in mezzo alla feroce disputa dell’iconoclastia.

Era l’elemento greco – borghesia mercantile e burocratica - che sostituiva alle immagini delle divinità pagane l’uso delle icone con temi cristiani; per chi ascoltava il Comandamento “Non farti immagine…” un orrore. Inoltre il costo elevato della decorazione di cattedrali con quadri e scultore finiva a gravare pesantemente sui ceti popolari già molto tartassati mentre le grandi proprietà dei molti monasteri godevano dell’esenzione fiscale e costituivano un grande potere economico e quindi politico.

Pare che l’Imperatore Leone III ritenne di appoggiare l’impeto dell’assalto iconoclasta anche per affermare la prevalenza dell’autorità imperiale nei confronti dell’alto clero. Da parte di coloro che sulla diffusione di immagini e sculture realizzavano profitti o ricavavano altri vantaggi Leone III, come pure i suoi successori immediati - Costantino V (741-775) e Leone IV detto “Il Casaro” (775-780) vennero insultati come Giudaizzanti e Giudei. E’ da notare l’estraneità delle comunità ebraiche a questa disputa.

Dopo l’anno 741 il Regno Casaro nelle steppe sarmatiche, dove si erano rifugiati molti ebrei per sfuggire alle persecuzioni bizantine, divenne un regno di coesistenza fra Ebrei, Cristiani, Musulmani e animisti seguaci dello Sciamanesimo. Con la conversione – o meglio – ritorno all’Ebraismo della Dinastia e dei discendenti di coloro che nei secoli passati avevano trovato rifugio in terra casara si formò uno stato che nei due secoli successivi ebbe un ruolo importante nella politica europea e, quindi, favorevole alle varie collettività ebraiche. In questo studio è importante ricordare i buoni rapporti fra l’Impero Bizantino e il Regno dei Casari e suggellati dal matrimonio fra l’Imperatore Costantino V e la principessa casara Tzitzak che, al momento delle nozze, venne battezzata col nome di Irene; era la madre di Leone IV il Casaro.

Leone IV il Casaro (775-780) tenendo conto dell’evoluzione della situazione nell’Occidente – alleanza fra il Papa di Roma e i Franchi che nell’anno 776 avevano sconfitto i Longobardi e incorporato i loro domini - attenuò il rigore iconoclasta. Dopo la morte di Leone IV il Casaro, l’Imperatrice Irene, quale reggente convocò nell’anno 787 un Concilio per decidere il ripristino del culto delle immagini e la fine dell’azione iconoclasta e migliorare cosi i rapporti con la nuova potenza dei Franchi e il Papato.

Dopo un periodo di interregno di vari usurpatori, venne al potere la dinastia frigia(con l’Imperatore Michele II (820-829), originario di Amoria dove da giovane era vissuto vicino a Ebrei e, pare che fosse stato aderente al gruppo dei giudaizzanti Athigani, che pur respingendo la circoncisione osservavano molti usi rituali ebraici. I suoi avversari misero in giro la voce che suo non fosse stato un ebreo battezzato. Fatto sta che sia Michele II che suo figlio Theofilo (829-842) erano dalla parte degli iconoclasti.

Le cose cambiarono di nuovo in peggio per gli Ebrei, con l’Imperatore Basilio I (867-886) della nuova Dinastia Macedone che emanò nuovamente severi decreti per la conversione forzata delle comunità ebraiche. Riuscirono a sfuggire a questa persecuzione le cinque comunità ebraiche della parte ancora bizantina dell’Italia Meridionale per merito per merito di un rabbino-medico che curò la figlia, malata mentale, di Basilio. La sorte delle comunità ebraiche costrette alla conversione forzata venne cantata da questo rabbino medico con composizioni che vengono ancora oggi recitate il Giorno del Kippur.

Il figlio e successore di Basilio, Leone VI (886-911) emanò decreti che da una parte garantivano l’intangibilità delle Sinagoghe (almeno di quelle ancora rimaste) ma imponevano agli Ebrei di portare le proprie controversie davanti ai tribunali statali e di osservare le norme matrimoniali generalmente vigenti. Le norme censorie di Giustiniano sulla preghiera sinagogale vennero rimesse in vigore e, nei casi di testimonianze in corte di giustizia si doveva prestare il giuramento in una forma umiliante; si noti che analoga norma era già stata emanata nel nuovo Impero Carolingio.

Coll’Imperatore Romano Lecapeno (920-944) si ebbero nuove persecuzioni volte a imporre conversioni forzate. Molti fuggirono verso il Regno dei Casari dove si ebbe quindi la prevalenza massiccia della parte ebraica rispetto a quelle cristiane, musulmane e animiste/sciamaniche con il turbamento dell’equilibrio fra le collettività componenti lo stato e quindi rivalità interne.

L’Impero di Bisanzio cercò alleati contro il Regno dei Casari e alla fine trovò l’alleato decisivo: i Vichinghi insediatisi nell’attuale Ucraina che spingevano per estendere il loro dominio fino al Mar Nero e il Mar Caspio. L’ultimo re ebreo dei Casari venne sconfitto nell’anno 967, i suoi discendenti (o presunti tali) si rifugiarono a Toledo in Spagna. Il Regno dei Casari - l’ultimo re era Cristiano - venne definitivamente sconfitto nell’anno 1017. Intanto l’alleanza fra Bisanzio e il dominio vichingo sull’Ucraina era diventato più stretta con la conversione al Cristianesimo del Principe Wladimir nell’anno 988 secondo il rito del Patriarca Ortodosso di Costantinopoli.

Si hanno notizie di agitazioni fomentate dai monaci per la cacciata degli Ebrei. Si hanno pure le notizie raccolte dal viaggiatore Benjamin da Tudela che, all’inizio del secolo 12 (già nel periodo delle Crociate) aveva incontrato nell’Impero di Bisanzio molte comunità ebraiche organizzate su basi autonome e gli Ebrei ben inseriti nella vita economica, specialmente nell’industria e artigianato della seta.

Questa coesistenza era vantaggiosa sia per quanto era ancora restato dell’Impero di Bisanzio che per gli ebrei sopravvissuti a secoli di persecuzioni. In una cronaca ebraica viene detto che nell’Impero di Bisanzio la posizione degli Ebrei era migliore rispetto alla situazione nell’Europa Occidentale.

La cruenta distruzione di Costantinopoli all’epoca della Quarta Crociata (1204) segnò la fine di questa condizione. I Crociati – Cavalieri e non – si resero colpevoli di eccidi di massa, saccheggi e distruzioni; non fecero distinzioni di religione quando violentavano, torturavano e uccidevano. Era una catastrofe.

L’Impero venne diviso in tre parti con i relativi dominatori in grado di attuare le misure persecutori emanate. Da citare il caso dell’Imperatore dell’Epiro Teodoro Dukas che, dopo la conquista di Tessalonica emise decreti persecutori essenzialmente intesi alla confisca di proprietà ebraiche. Nell’Impero di Nicea nell’anno 1253 vennero ordinati Battesimi forzati – ma non confische di beni – dagli Imperatori Giovanni Vatatzes e suo figlio Teodoro II Laskartis. In mezzo a queste persecuzioni emerse una nuovo dinastia, ritenuta usurpatrice da molti, ma artefice di una effimera rinascita di Bisanzio.

EPILOGO. IL TRAMONTO DI BISANZIO

Nell’anno 1261 Michele VIII (1261 – 1282) della nuova dinastia dei Paleologi riconquistò Costantinopoli e ristabilì, per quanto possibile, l’Impero Bizantino. Viene riferito che Michele avesse incontrato i dirigenti delle comunità ebraiche invitandoli a sostenerlo quale Imperatore. Tra i suoi primi atti di governo troviamo la revoca dei decreti persecutori emanati da Giovanni Vatatzes sulle conversioni forzate anche se chiarì ai dirigenti delle comunità ebraiche che si aspettava un loro apprezzamento per la sua tolleranza.

Fatto sta che la politica di tolleranza verso gli Ebrei venne continuata anche dal figlio e successore di Michele, Andronico II (1282 – 1328 ) al quale il Patriarca di Alessandria (!) Atanasio III – ormai soggetto al dominio musulmano – mosse rimproveri per aver consentito loro di vivere accanto ai Cristiani; cioè di non aver loro assegnato quartieri separati.

Nel secolo XIV la Repubblica d Venezia esercitò una grande influenza su quanto rimasto dall’Impero di Bisanzio ottenendo privilegi commerciali per i propri mercanti, anche ebrei. Cosi gli Ebrei soggetti a Venezia godevano di privilegio maggiori di quelli bizantini. Ovvio che molti cercarono di ottenere la cittadinanza veneziana per godere di relativi privilegi. L’Impero di Bisanzio non era più in grado di mantenere il controllo sul proprio sistema economico.

Nel 1453 Costantinopoli venne conquistata dai Turchi che posero fine all’Impero di Bisanzio.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 24/05/2015